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Brexit: risultati e conseguenze


Rotwang

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Ci sono cose più importanti del benessere economico.

Io per esempio pur di non vedere allogeni in Europa sarei disposto ad abbassare il mio stile di vita.

 

Sei ironico, no?

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  • Hinzelmann

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Squali. Sempre pronti ad approfittare delle disgrazie altrui i milanesi.

Gli inglesi hanno fatto la loro legittima scelta, nessuno li ha costretti ad andarsene. Milano fa benissimo ad approfittarsene, ci mancherebbe solo che non lo facesse.
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Ilromantico

A Milano? Ne dubito molto(infrastrutture penose, posizione, poco cosmopolita) Parigi pure, col clima politico e di attentati, non credo sarà la scelta. Francoforte? Potrebbe essere, ma non so quanto possa ritenersi vantaggiosa la posizione. Secondo me se la giocano Madrid o Barcelona, tasse più basse, infrastrutture moderne, posizione geografica,ecc. Almeno questo è il ragionamento piu logico, confermato anche dal fatto che gli investimenti stranieri e i business americani e inglesi arrivano sempre qui ultimamente.

Detto questo, gli interessi in gioco sono talmente enormi che Parigi e Francoforte faranno carte false per vincere. Vedremo...

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Secondo uno studio di osservatori di Boston:

 

1) Francoforte ( Distretto finanziario+BCE+Borsa di Francoforte )

 

2) Parigi ( ha già La Defense )

 

3) Amsterdam ( avrebbe il vantaggio di essere vicina a Londra e vantaggi fiscali)

 

4) Dublino ( molti vantaggi fiscali e paese anglofono )

 

5) Lussemburgo ( enormi vantaggi fiscali e nel cuore d'Europa )

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A Milano? Ne dubito molto(infrastrutture penose, posizione, poco cosmopolita) 

 

Ma parli di qualunque città spagnola o di Milano? Ripeto: non parlare di posti che non conosci, perché mi sa che ti stai confondendo e pure parecchio. Poco cosmopolita???  :haha:

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Si ma vogliamo parlare del fatto che questi civili paesi del nord oves europa sono una manica di ladri arraffoni che lucrano sugli altri, coi loro deliziosi trucchetti fiscali?

Cosa sarebbe il lussemburgo senza i mega evasori, meno della basilicata

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Milano può giocarsi la carta del costo della vita minore

 

Diciamo che se dovessi pensare al benessere dei miei

dipendenti e spostare anche quadri ed impiegati a Milano

potrebbero avere un tenore di vita più alto a parità di stipendi

 

D'altronde se dovessi investire a Milano dei soldi miei, nonostante

le promesse che può farmi Sala sui tributi comunali ed il governo per

le tasse statali, in tutta franchezza non mi fiderei

 

Come ci si può fidare di un paese che toglie e mette l'IMU la mini IMU

i voucher etc

 

Il tutto -beninteso- fatto dalla stessa maggioranza parlamentare

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ve la ricordate parmalat e berio ?

 

chi volete che impianti in italia un'industria finanziaria se il paese non sa riscuotere l'iva come si deve ?

 

chi si fida ?

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Finalmente li albionici levano le tende dal nostro bel continente. Proprio ieri infatti, la lor gobernante TERESINA FORSE ha firmato la missiva con la qual loro principiano a levarsi dalle gonadi: non possiamo che gaudir di tutto ciò, poiché non si possono mantenere relationi diplomatiche et commerciali con un popolo di scismatici bastian contrarii che quando si nettano le mani mantengon separate la tinozza dell'agua rovente et quella dell'agua frigida, solo per sentirsi differenti dalli altri.

Et finalmente si smetta di favellar la loro inutile lingua, fatta di barbari sputi et scatarri, per utilizzar novamente lo latino come lingua universalis ut colloquiar con li altri popoli

Sian li vocabulari angloredatti messi allo rogo! Cessi lo Castiglioni-Mariotti d'esser presente nelle magioni sol come cibo per sorci!

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Et a chi ci dirà che lo latinorum est lingua defunta respomderem così:

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Edited by freedog
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Ilromantico

@rotwang

È vero che non la conosco, ma non ho MAI sentito a nessun italiano o spagnolo parlare di Milano in modo stupefacente, anzi... sono sicuro però che non ha molto senso paragonarla con Madrid o Barcelona.

 

@hinzelmann

Il tuo esempio ha senso, ma io credo che non giochi a favore solo il sistema fiscale(Londra non è mica economica), ma quanto sia iconica la città. Londra è oggettivamente iconica e figa così come lo sarebbe Parigi.

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Sei ironico, no?

 

Fred non dare da mangiare ai troll, Fergus è chiaramente un infiltrato vicino a movimenti tipo forza nuova/casapound, l'ha già dimostrato diverse altre volte...

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Fred non dare da mangiare ai troll, Fergus è chiaramente un infiltrato vicino a movimenti tipo forza nuova/casapound, l'ha già dimostrato diverse altre volte...

 

Posso non piacerti ma non sono un fascista infiltrato, sono qui perché, a modo mio, mi piace il cazzo.

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Beh se dovessimo fare un discorso "iconico" per quanto sia

ovviamente un qualcosa di abbastanza soggettivo io direi che

se i mercati internazionali si collocano sull'asse New York--Londra--Tokyo

la succursale europea dei mercati internazioni probabilmente dovrebbe stare

a Francoforte

 

Vuoi per il fatto che è la Germania a comandare l'Eurogruppo, vuoi per il

fatto che a Francoforte hanno già sede le istituzioni finanziarie europee

vuoi per il fatto che si sceglierebbe il più solido e sicuro dei paesi dell'area

Euro e non PIGS o paesi che non sono finanziariamente solidi

 

D'altronde i paesi latini in questa fase storica contano poco nell'UE

 

I paesi che realmente decidono sono la Germania ed i suoi satelliti del Nord

con un occhio di riguardo per la Francia ed un malcelato disprezzo per gli altri

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La Repubblica

Theresa May come Margaret Thatcher, dopo le Falkland, Gibilterra? È l'ipotesi o meglio la non tanto velata minaccia circolata a Londra, davanti alle indiscrezioni secondo cui la Spagna potrebbe usare il negoziato sulla Brexit per risolvere un contenzioso che va avanti da decenni e riprendersi la rocca britannica affacciata allo stretto che chiude il Mediterraneo. "La premier May entrerebbe in guerra per tenere Gibilterra", dice Michael Howard, ex-leader del partito conservatore (prima di David Cameron) e uno dei pezzi grossi dei Tories. "Proteggeremo Gibilterra fino alle ultime conseguenze", avverte il ministro della Difesa Michael Fallon. Parole inequivocabili: se Madrid provasse a mettere le mani sul minuscolo enclave con l'Union Jack sul pennone, Londra sarebbe pronta a far tuonare i cannoni.

Due sviluppi sembrano la causa della durissima reazione del Regno Unito. Il primo è un documento diffuso dal Consiglio Europeo secondo cui la Spagna riceverebbe un veto di fatto sulla possibilità di applicare la Brexit anche a Gibilterra o meno. In sostanza, se il governo spagnolo si opponesse a estendere alla rocca gli accordi sull'uscita della Gran Bretagna dalla Ue, resterebbero due possibilità: o Londra accetta e Gibilterra rimane in sostanza parte dell'Unione Europea, in pratica una forma di annessione alla Spagna o quasi; oppure Londra rifiuta e allora la Spagna mette un veto agli accordi, cosicchè la Gran Bretagna lascia la Ue senza nessuna intesa commerciale o di altro tipo in sostituzione di quelle attuali.

Il secondo sviluppo è trapelato quando Alfonso Dastis, ministro degli Esteri spagnolo, avrebbe dichiarato che il governo di Madrid non metterebbe un veto al desiderio della Scozia di far parte dell'Unione Europea dopo avere eventualmente ottenuto l'indipendenza dal Regno Unito. Fino ad ora l'opinione dominante era che la Spagna si sarebbe tenacemente opposto a un'adesione della Scozia alla Ue, automatica o mettendosi in coda per iscriversi, in caso di indipendenza dalla Gran Bretagna, per non segnalare alla Catalogna una possibilità simile se un giorno otterrà l'indipendenza dalla Spagna. Invece ora sembra che la Spagna non si opponga più all'appartenenza della Scozia alla Ue. Le possibili ragioni variano. La situazione di Scozia e Catalogna è differente. Le regole costituzionali di Spagna e Gran Bretagna sono diverse. E così via.

Ma a Londra c'è il sospetto che l'apertura alla Scozia sia un segnale di ostilità contro il Regno Unito: un modo per aiutare gli scozzesi a ricevere da Downing Street l'autorizzazione al referendum per l'indipendenza già approvato dal Parlamento di Edimburgo. Una delle argomentazioni britanniche per rifiutarlo è sempre stata che, uscita dalla Gran Bretagna, la Scozia non potrebbe entrare nella Ue: la Spagna, annunciando che non si opporrebbe più, fornisce dunque un implicito aiuto agli indipendentisti.

Come che sia, di certo c'è la risposta violentissima del governo May. Attraverso il ministro della Difesa Fallon, intervistato nel talk show domenicale della Bbc, che parla di ricorso a 'estreme conseguenze', chiara metafora dell'opzione militare, per proteggere Gibilterra. "Gli abitanti di Gibilterra hanno più volte affermato che non vogliono essere governati dalla Spagna. La Rocca sarà protetta fino in fondo", dice Fallon. E attraverso l'ex-leader conservatore Howard, che intervistato da Sky News afferma: "Trentacinque anni fa esatti un'altra donna primo ministro britannico inviò le nostre truppe dall'altra parte del mondo per difendere la libertà di un altro piccolo gruppo di cittadini britannici contro un altro Paese che parlava spagnolo. Sono assolutamente certo che la nostra attuale premier dimostrerebbe la stessa risolutezza per gli abitanti di Gibilterra".

Dopo la guerra delle Falkland, scoppierà dunque la guerra di Gibilterra? Sarebbe la conseguenza più drammatica della Brexit. Al momento, naturalmente, c'è soltanto una guerra di parole. Ma a proposito della Brexit è il caso di notare che, nel referendum del giugno scorso, hanno votato anche gli abitanti di Gibilterra: schierandosi, al 99,9 per cento, per rimanere nell'Unione Europea.

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La guerra coi soldati per gibilterra per me non ci sara'.

 

pero' per me e' probabile che la brexit avvenga senza accordo con l'eu per i 60 miliardi di euro che l'europa chiede all'inghilterra per l'accordo.

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  • 4 weeks later...

E' una mossa per cercare di avere una migliore rappresentanza in parlamento del suo partito in un momento che lei ritiene favorevole in base a sondaggi probabilmente.

 

Bisogna vedere se gli elettori stufi di votare spesso le daranno ragione.

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  • 4 weeks later...

Theresa May agita lo spettro dei negoziati sulla Brexit, mentre Jeremy Corbyn continua a guadagnare terreno nei sondaggi. A giorni dal voto nel Regno Unito, i due principali candidati premier non invertono la tendenza innescata dopo l’attacco di Manchester.

 

Nel duello indiretto, perché la premier conservatrice ha rifiutato il confronto, le posizioni restano distanti:

 

“Meglio nessun accordo che un cattivo accordo”, sostiene Theresa May.

 

“Questa non era esattamente la mia domanda. La mia domanda era, siete pronti per l’uscita?”, ribatte il giornalista Jeremy Paxman.

 

“Per definizione se dico che nessun accordo è meglio di un cattivo accordo, significa che voglio ottenere un buon accordo dall’Unione europea”, conclude l’inquilina di Downing Street.

 

Corbyn è parso più a suo agio, oltre che determinato a difendere i punti più controversi del programma. Ma è lontano almeno 5 punti dall’avversaria.

 

“Accettiamo l’esito del referendum. C‘è stato un voto e noi lo accettiamo – dice il segretario laburista – La nostra priorità ora, è quella di negoziare un accordo di libero scambio con il mercato europeo, per proteggere i posti di lavoro in questo paese. Abbiamo bisogno di un accordo per stabilire il rapporto futuro con l’Europa, perché sono i nostri vicini di casa”.

 

Il vantaggio di Theresa May rimane comunque importante, a dispetto dell’imbarazzante retromarcia sui previsti tagli all’assistenza sociale dei pensionati della middle class, un giorno dopo la presentazione del manifesto.

 

Ecco il programma del Partito Laburista:

 

Nazionalizzazioni e impegni militari – Fra i punti principali c'è il tema delle nazionalizzazioni. Nel mirino di Corbyn ci sono le ferrovie, la rete idrica e il servizio postale.
 
Ha sorpreso l'intenzione di mantenere l’impegno con la Nato del tetto di spesa militare del 2 per cento sul Pil, come previsto fra l’altro dagli accordi, oltre all’assunzione di circa 10mila nuovi agenti di polizia e 500 controllori ufficiali per i confini. 
 
Salario minimo e pensioni – I Laburisti promettono di aumentare il salario minimo a 10 sterline l’ora a partire dal 2020 e quattro giorni in ferie di più all’anno. Stop dell’età pensionabile a 66 anni. 
 
Le tasse – Nel reparto fiscale, i laburisti garantiscono un’aumento della tassazione per coloro che guadagnano 80mila (o oltre) sterline l’anno, con aumento al 50 per cento di aliquota per chi ne guadagna 123mila (o oltre). Si tratta di circa il 5 per cento della popolazione.
 
Le aziende vedrebbero aumentarsi la corporation tax (imposta sulle società) dal 21 per cento attuale al 26 per cento a partire dal 2022. Garantito il non aumento della Vat (Iva) e del contributo Nin (Inps).
 
Se tutte queste manovre nel settore del fisco andassero in porto, secondo l'Institute for fiscal studies, si genererebbe il gettito fiscale in proporzione al Pil più alto degli ultimi 70 anni. 
 
Brexit – Immediato riconoscimento dei diritti per i cittadini dell'Unione europea al momento già nel Regno Unito. Allo stesso tempo si propone una gestione dell’immigrazione più controllata dopo il divorzio con Bruxelles. 
 
Scuola – Oltre 6 milioni di sterline annue in più al settore scuola e pasti gratis per gli alunni. 
 
Sanità ed edilizia pubblica – Costruzione di 100mila case pubbliche all’anno a prezzo agevolato. Aumento delle risorse nel settore sanitario per accorciare ancor di più i tempi di attesa e parcheggi gratis negli ospedali abolendone completamente il pagamento.
Edited by Rotwang
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Internazionale

 

Fare un pronostico sarebbe azzardato. Gli istituti di sondaggio britannici si sono sbagliati così spesso che non è possibile in alcun modo prevedere quale sarà il risultato delle legislative britanniche dell’8 giugno.

 

L’unica certezza è che, partiti con un grande distacco dai conservatori e dati per sconfitti da tutti, i laburisti sono in rimonta e con uno scarto minimo, dunque hanno una possibilità concreta di vincere.

 

Ma a prescindere dall’esito delle elezioni, con la conferma o meno della maggioranza conservatrice, il Regno Unito è un paese inquieto, per quattro motivi.

 

Accuse che colgono nel segno
Il più recente è la moltiplicazione degli attentati jihadisti sul suo territorio, tre negli ultimi tre mesi. I britannici hanno sangue freddo e lo hanno dimostrato, ma quando è troppo è troppo. Oltre a mettere in dubbio un modello comunitarista di cui andavano fieri, ora i cittadini del regno accusano i conservatori e soprattutto Theresa May, la premier ed ex ministra dell’interno, di aver operato tagli selvaggi al numero di poliziotti in nome dell’austerità di bilancio.

 

Il leader laburista Jeremy Corbyn non smette di ricordarlo. Il suo attacco funziona perché è giustificato e perché, più in generale, sta emergendo nell’opinione pubblica un rifiuto dei tagli alla spesa pubblica e dunque dei conservatori che ne sono paladini.

 

Questo è il secondo motivo del cambiamento nell’opinione pubblica e del successo della campagna di Corbyn, che ha criticato soprattutto il degrado del sistema sanitario britannico. Anche in questo caso le sue accuse hanno colto nel segno, tanto più che May aveva suscitato una levata di scudi proponendo che gli anziani con proprietà (compresa la casa) di valore superiore alle centomila sterline debbano pagarsi le cure sanitarie. May ha dovuto fare marcia indietro, ma ormai i britannici si chiedono se la loro protezione sociale sarà garantita e se il paese non stia andando verso il modello statunitense.

 

n tutto questo non possiamo dimenticare la Brexit, perché perfino i sostenitori dell’uscita dall’Unione europea hanno finalmente capito che non possono avere quadratura del cerchio. Se dopo aver lasciato l’Unione i britannici vogliono continuare ad avere accesso al mercato unico, dovranno accettare regole comuni, su cui non avranno più voce in capitolo, e il mantenimento del principio di libera circolazione, ovvero della libertà per gli altri cittadini europei di stabilirsi nel loro paese.

La Brexit non è più considerata la soluzione a tutti i mali e i suoi sostenitori sono ormai divisi tra quelli che vorrebbero un compromesso con l’Unione e quelli che lo rifiutano a priori, come May.

 

L’opinione pubblica è inquieta, e intanto gli scozzesi minacciano di dichiarare la loro indipendenza in caso di Brexit nella forma più rigida. Anche se Theresa May dovesse conservare una maggioranza (e non è affatto escluso) il Regno Unito dovrà comunque affrontare dibattiti faticosi e grandi divisioni.

Edited by Rotwang
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