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Vietare il burkini? È giusto e di sinistra


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L'Espresso

Lorella Zanardo si è messa nei panni di una musulmana. Letteralmente. Ha indossato in spiaggia il burkini, il controverso costume integrale femminile tanto amato dai fondamentalisti islamici. E ha capito che no, non va per niente bene. La studiosa femminista, famosa per i suoi studi sulla rappresentazione mediatica del corpo delle donne, spiega in questa intervista perché secondo lei è giusto vietarlo.

 

In Francia il Comune di Cannes ha bandito il burkini perché è una «ostentazione dell'appartenenza religiosa». Lo stesso ha fatto un paese della Corsica dopo una rissa in spiaggia. Lei cosa ne pensa?

«Come femminista italiana e attivista dei diritti delle donne penso che sia corretto vietare l'uso del burkini. Lo dico con circospezione, perché sono casi complicati e siamo davanti a qualcosa di nuovo per la nostra società. Ovviamente il velo è diverso, è un segno di modestia per chi lo porta. Ma il burkini è un capo d'abbigliamento che, come il burqa e il niqab, cela in modo pesante il corpo, e soprattutto posso dire che indossarlo non è frutto di una libera scelta delle donne»

Il Ministro degli Interni Angelino Alfano ha detto che vietarlo «sarebbe una provocazione potenzialmente capace di attirare attentati».
«Rileggo l'articolo 3 della nostra Costituzione e chiedo al Ministro dell'Interno di riflettere su cosa significhi che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale indipendentemente dal sesso. Non una provocazione quindi, ma un invito a rispettare i diritti delle donne tanto faticosamente conquistati. Diritti di cui possono godere anche le donne dell'Islam che giungono da noi»

Non tutte le femministe saranno d'accordo con lei.
«È vero. Voglio aggiungere che esprimo questa posizione nel profondo rispetto per le donne musulmane e per il mondo arabo. Ho girato un documentario in Iraq, e vengo spesso invitata nei Paesi arabi a convegni sulla questione femminile. Sono temi con cui discuto molto con le mie amiche egiziane, ad esempio. Ma il mio discorso non è “intellettuale”, non è teorico. Il mio femminismo è molto pratico. Infatti parlo del burkini dopo averlo provato»

In spiaggia?
«Sì, in Turchia. E posso assicurarvi che a 40 gradi, sulla sabbia, è davvero intollerabile. È una tuta che ricorda quella dei sommozzatori, ma, perché non corra il rischio di fasciare troppo il corpo e renderlo a suo modo sensuale, è un po' larga e ha anche una mantellina. Quando esci dall'acqua diventa pesantissimo, e infatti molte si fanno aiutare dagli uomini perché potrebbe esserci il rischio di annegare»

Quindi qui non può valere, come dire, che “il corpo è mio e lo gestisco io”, che ognuno ha il diritto di vestirsi come vuole?
«Conosco donne che sostengono di indossarlo come libera scelta. Ma in questi casi penso a quella volta che mia nonna, che è del 1910, mi ha detto: “Sai Lorella, noi ci tenevamo proprio a sposarci vergini”. Era davvero una loro libera scelta? Può darsi, ma come mai dopo la rivoluzione sessuale non è più stato così? Abbiamo scoperto che forse tanto libera non era. Dobbiamo avere rispetto degli usi e dei costumi di chi viene da un'altra cultura, ma dobbiamo mostrare alle nostre compagne immigrate i risultati delle nostre lotte, che un'altra società, più libera, è possibile, e che il burkini è una schiavitù»

Che cosa ci dice il burkini delle società in cui si è diffuso?
«Che sono società fortemente castranti verso la donna. Basta vedere quelle immagini commoventi delle ragazze che, appena il loro territorio viene liberato dall'occupazione di Daesh, si sbarazzano come prima cosa di quelle palandrane terrificanti. Penso alle parole della femminista egiziana Mona Eltahawy, che a 15 decise di mettersi l'hijab perché voleva dare all'uomo un messaggio di modestia, ma poi dopo 4 anni se lo tolse, perché capì che il problema non era lei, ma era l'uomo, lo sguardo dell'uomo. «Volevo sentire il vento nei capelli», disse. È una battaglia decisiva, e dobbiamo fare attenzione, perché anche nella laica Turchia vediamo pericolosi passi all'indietro»

Si è parlato molto di quella fotografia scattata alle Olimpiadi di Rio durante il torneo di beach volley. Da una parte una ragazza egiziana in hijab, dall'altra una tedesca in costume sexy. Lei cosa ha pensato? Che eravamo di fronte a un'identica sottomissione, come ha fatto notare qualcuno?
«Sull'hijab ho pensato a mia figlia, che fa pallavolo, e mi sono detta che non si può giocare bene con quel peso. Dall'altra parte è evidente che quei micro-costumi occidentali sono fatti apposta perché ogni tanto, ops, scoprano un pezzo di sedere. Forse gli uomini giocano in perizoma e mostrano un pezzo di chiappa? No, vanno in pantaloncini. Sui siti leggo infatti commenti di utenti maschi che dicono: “Seguo il beach volley femminile per guardare i culi delle ragazze”. Dunque, da una parte un corpo camuffato per non eccitare, e dall'altra uno che deve vendere e eccitare. Detto questo, non è assolutamente la stessa sottomissione. L'egiziana infatti non ha scelta, l'occidentale potrebbe anche rifiutarsi e probabilmente non lo fa perché le avranno spiegato che il loro sport ci guadagna in termini di pubblicità e contratti»

In Francia però il dibattito su questi temi c'è. In Italia non le sembra che finora sia mancato, sia in politica sia nel mondo intellettuale? Che, visto che siamo in tema di spiagge, mettiamo la testa sotto la sabbia?
«In Italia il dibattito è azzerato dalla paura di sembrare razzisti, di alimentare la propaganda di Salvini. Ma io sono di sinistra, sono femminista e per le frontiere aperte, eppure difendo il diritto delle musulmane di liberarsi delle loro gabbie. L'immigrazione dovrebbe essere un'apertura alla cultura altrui, alla conoscenza dei diritti, degli usi e dei costumi degli altri popoli. Quando viaggio nel mondo arabo, anche da sola, mi vesto con semplicità, con un velo leggero, un jeans o un pantalone. E anche le donne arabe potrebbero avere lo stesso rispetto per le nostre lotte, quando vivono in Italia. Invece a Milano si vedono sempre più queste scene tristissime in tram, con donne bardatissime e sudate con accanto i loro uomini tutti freschi, in bermuda, a gambe aperte. Ci sta bene così? A noi femministe sta bene così?»

Che cosa propone?
«Anzitutto non dobbiamo far sì che la paura di sembrare anti-islamici abbia la meglio sul nostro femminismo, sulla battaglia per i diritti delle donne. E poi, come in Nord Europa, non dovremmo fornire solo corsi di lingua agli immigrati. Ma anche lezioni sui nostri usi e costumi. Si parli di sesso, di omosessualità, di diritti».

È stata un'estate ricca di polemiche sul corpo delle donne. Soprattutto in Italia, dove si è parlato anche di “atlete cicciottelle”, ad esempio. Che cosa significa?
«Ci ricorda che noi donne siamo ancora in cammino. Che abbiamo sempre addosso lo sguardo dell'uomo. E che dobbiamo continuare la nostra battaglia per far capire al mondo che i corpi delle donne non hanno nulla di sbagliato»

La Zanardo ovviamente è contro anche la gestazione per altri:

non è infatti per l'autodeterminazione della donna

vuole semplicemente sostituirsi ai mariti musulmani

e spiegare alle donne migranti come è giusto vestirsi al posto loro.

Il ragionamento è sempre lo stesso:

le donne - anche quando dicono di essere consenzienti - non lo sono davvero

perché plagiate da un maschio - il marito musulmano o il committente gay -

che le forza a fare qualcosa che altrimenti non vorrebbero.

 

Quindi ciò che conta non è l'opinione della donna (plagiata)

ma l'opinione della femminista illuminata

che decide cosa le sia lecito desiderare.

 

Come se la nonna della Zanardo (nata nel 1910)

per sposarsi fosse stata costretta a perdere prima la verginità.

 

Perchè di quasto si parla: di una costrizione.

Una costrizione razzista per giunta: nessuno si sognerebbe mai

di multare una suora perché non si mette in bikini in spiaggia.

(Eh, ma se una suora dice che le va bene così noi le crediamo:

sono le donna straniere che hanno bisogno di una "interprete").

E' vero che fare il bagno vestite comporta trascinarsi dietro un grosso peso (vestiti intrisi d'acqua) così come stare vestite in spiaggia sotto il sole è assurdo, però Partire dall'assunto che chi lo indossa è perché costretta è sbagliato. Quindi no io non lo vieterei.

 

Poi discorsi di sicurezza, la garanzia di poter riconoscere il volto  degli individui anche si sesso femminile ecc ecc rimangono intoccabili. ma questo mi sembra un discorso che con la sicurezza non centra nulla.

nessuno si sognerebbe mai

di multare una suora perché non si mette in bikini in spiaggia.

(Eh, ma se una suora dice che le va bene così noi le crediamo:

sono le donna straniere che hanno bisogno di una "interprete").

 

Quante suore oggi sono costrette ad essere suore? Poi le suore non fanno il bagno con la tonaca, dovessero farlo andrebbero vestite in borghese, poi le suore sono legate a congregazioni religiose in cui scelgono liberamente di entrarvi prendendo i voti.

Edited by Rotwang
Saramandasama

Certo però una suora che diventa tale nel 2016 ha più strumenti di una mussulmana che indossa il burka o burkini perché intuisce che (per la sua cultura) altrimenti potrebbe fare la fine delle zoccole tedesche di Colonia, che meritatamente sono state molestate. Cosa che tra l'altro pensano e scrivono. Basta vedere i commenti che lasciano sotto questi articoli.

Che poi il paradosso è che in paesi come la Svezia sono proprio le femministe e di sinistra a difenderle, anche se per loro sono solo delle puttanelle.

 

In ogni caso in una spiaggia libera non vedo perché ognuno non possa andare vestito come crede..

le donne - anche quando dicono di essere consenzionti - non lo sono davvero perché plagiate da un maschio - il marito musulmano o il committente gay - che le forza a fare qualcosa che altrimenti non vorrebbero.

 

Se devo essere sincero con me stesso mi riconosco molto in questa descrizione.

 

Sbaglierò, (sarò forse più maschilista credendo invece di essere femminista?) ma mi chiedo: penso davvero che crescere in un contesto permeato dalla decisione maschile non lasci dietro di sé conseguenze che respirano sotto all’autodeterminazione?

 

La scelta del burkini è davvero libera se ho fatta mia l’idea che il corpo femminile è da celare?

 

Mi rendo conto che per noi è concepibile con difficoltà che una donna scelga di andare in spiaggia con il burkini.

 

Ammetterete che, visto così, davvero non sembra conciliare la comodità di una giornata spensierata ed il piacere di godersi di una giornata di sole e bagni…

 

Vietarlo? Mi sembra un po' reazionario.

 

Credo che la Zanardo, forse con una sicumera di cui lei stessa non si rende conto, volesse dire che le donne musulmane “manchino” di una modalità interpretativa, per cui in realtà non scelgono davvero di voler indossare quello.

Secondo voi cosa può capitare se proibite il burkini alle Musulmane?

Che loro cominciano ad andare al mare in due pezzi e si emancipano trovandosi un lavoro

o semplicemente loro e le loro famiglie smettono di andare al mare?

 

Immaginate che domani la Francia proibisca il due pezzi

perché le donne veramente emancipate girano a seno nudo

(solo le donne obbligate dai maschi portano il reggiseno in spiaggia,

infatti i maschi furbamente non si coprono i capezzoli);

davvero le vostre madri e le vostre nonne si adeguerebbero con gioia?

Allora una questione è l'esterno ovvero le istituzioni: è sensato e valido vietarlo?che obiettivi mi fisso?

 

È chiaro che la Zanardo fa una gran confusione.

 

Ed è certo che se vieto il burkini non darò vita l'indomani ad una generazione di donne musulmane 2.0 Nobel per la fisica di giorno e Samantha di Sex & The City la sera. L'unica conseguenza è che le donne obbligate dal marito/padre ecc.. non potranno più andare al mare.

 

L'altra questione è l'interno, cioè il mondo delle donne che lo indossano.

 

Non ho fatto una ricerca ma non mi pare proprio che il burkini sia un oggetto di design per il contesto in cui dovrebbe essere usato a meno che una persegua desideri masochisti. L'obiettivo è coprire il corpo a discapito dell'esperienza. È una scelta andare a fare una escursione in montagna ad 8 gradi con il pareo e gli zoccoletti ai piedi?

 

Si potrebbe paragonare questa invenzione a certi creazioni surreali della moda occidentale, Alexander McQueen ad esempio, certo nessun padre o madre da noi impone a moglie o figlie di indossare le armadillo shoes.

In Francia il Comune di Cannes ha bandito il burkini perché è una «ostentazione dell'appartenenza religiosa». Lo stesso ha fatto un paese della Corsica dopo una rissa in spiaggia.

 

E allora via anche tutte quelle catene d'oro col crocifisso che portano certi uomini e via i rosari ad anello che indossano tante donne.

Ma siamo seri, che buffonata è?

Se la spiaggia è un luogo pubblico sono libera di vestirmi come mi pare, così come dal parrucchiere, al bar o in palestra.

Qui ci si sta facendo prendere un po' troppo la mano eh...

Negli anni '40 si andava al mare con gonnellino e mutandoni e non se ne faceva tutto questo parlare.

 

Lasciate i mussulmani liberi di andare al mare vestiti come meglio credono, è solo confrontandosi da pari coi costumi della nostra società che col tempo potranno davvero iniziare a decidere che fare, se andare al mare in burkini o in bikini. Finché li si additterà ho come l'impressione che continueremo a parlare di aria fritta...

Insomma, davvero frega a qualcuno di come 'ste donne vanno vestite al mare?

Edited by Dory

Il burqini è un simbolo della sottomissione della donna ed è un'imposizione, non una scelta.

Anche nei pochi casi in cui dovesse essere una scelta lo sarebbe per una sorta di sindrome di Stoccolma, vittime della loro tradizione e religione.

Sicuramente decenni fa c'erano donne contrarie al diritto di voto, ma semplicemente per una questione di sudditanza culturale e psicologica.

Oggi ci sono sicuramente donne nel mondo che accettano l'infibulazione e le pratiche di mutilazione genitale femminile perché così dice la loro tradizione e cultura.

Ricordo poi che il burqini esiste dal 2006 ed è nato per soddisfare la sempre più graduale involuzione dell'islam, prima non c'era.

Non so se porre divieti sia la soluzione migliore, ma di certo non biasimo la decisione presa.

 

E' vero, se diventano maggioranza pure i gli ortodossi romeni sarebbero un guaio.

Per fortuna siamo in una società multietnica. :)

La differenza sta nel fatto che i musulmani sfornano molti più pargoli degli occidentali, che ormai fanno 1-2 figli se va bene.

Quindi sì, bisogna fare attenzione nelle prossime generazioni perché sono destinati inesorabilmente ad aumentare, considerando che all'alto numero di pargoli si affianca la crescente immigrazione.

Già ora in paesi come l'Olanda molte classi prime della scuola elementare sono costituite da soli immigrati di seconda generazione che sono poi in maggioranza musulmani.

Edited by Uncanny

 

 

 

 

Quindi ciò che conta non è l'opinione della donna (plagiata)

ma l'opinione della femminista illuminata

che decide cosa le sia lecito desiderare.

 

 

Concordo pienamente. La Zanardo pecca di presunzione, ritenendo i propri valori superiori e supponendo che chi non li condivide lo fa per ignoranza. 

 

In Francia il Comune di Cannes ha bandito il burkini perché è una «ostentazione dell'appartenenza religiosa». Lo stesso ha fatto un paese della Corsica dopo una rissa in spiaggia.

 

 

Infatti è stato già fatto ricorso alla giurisprudenza francese che quasi certamente dichiarerà incostituzionali il suddetto provvedimento. Infatti, va contro il principio dell'autodeterminazione dell'individuo.

Il burkini esiste già da un po', eppure, ha iniziato a fare scandalo solo questa estate. Evidentemente un po' di islamofobia, o quanto meno paura del diverso, si è diffusa.

Capisco il vietarlo in piscina per questioni igieniche, scelta ampiamente condivisibile ma il vietarlo in spiaggia è sicuramente esagerato.

Poi vedrete che le donne che non lo indossano per una reale scelta personale, vivendo nell' occidente laico, col passare del tempo aderiranno ai nostri costumi (sia in senso letterale che figurato).

Mi aspetto che la Zanardo lotti anche contro l'imposizione - certo culturalmente condizionata - dei costumi da bagno, nello specifico - essendo lei femminista - dei bikini, nelle spiaggie non nudiste.

Il paragone non regge semplicemente perché nel caso dell' "imposizione" dei costumi da bagno nelle spiagge non nudiste, questa vale pariteticamente per uomini e donne.

Quando vedrò uomini musulmani col burqini se ne potrà riparlare.

Edited by Uncanny

Il paragone non regge semplicemente perché nel caso dell' "imposizione" dei costumi da bagno nelle spiagge non nudiste, questa vale pariteticamente per uomini e donne.

Quando vedrò uomini musulmani col burqini se ne potrà riparlare.

Esattamente. Il burkini non è cultura diversa, è sottomissione. Può darsi che alcune donne particolarmente plagiate lo difendino ma il dress code islamico è frutto di un maschilismo agguerrito che non trova posto in un Paese civile.

Il paragone non regge semplicemente perché nel caso dell' "imposizione" dei costumi da bagno nelle spiagge non nudiste, questa vale pariteticamente per uomini e donne.

Quando vedrò uomini musulmani col burqini se ne potrà riparlare.

 

Il topless non è così diffuso, invero, nelle spiagge non nudiste.

 

Comunque, la mia era più una provocazione sul tema ''scelta-libera-ma-fortemente-condizionata-socialmente'' (come appunto portare il velo).

Questi erano i costumi da bagno femminili nel 1915-16, cent'anni fa esatti, non è che le donne europee fossero tanto distanti dall'attuale burkini... http://d3qvyul2tp4j8.cloudfront.net/i/V9X52jJRab.jpg

 

nei più recenti anni '50 i vescovi spagnoli avevano scomunicato le donne che indossavano il bikini (!) 

 

Della serie i paesi arabi sono fermi all'Europa di cento e passa anni fa, se la storia segue il corso normale, tempo qualche generazione e si occidentalizzano.

@@Fabius81, il paragone che poni è sensato... tuttavia è improbabile che un simbolo religioso, come il velo, sparisca in fretta dalla cultura islamica...

 

Io avevo letto un articolo interessante dove parlava del divieto in Francia del velo nelle scuole... la legge ovviamente aveva fatto discutere tanto il mondo musulmano... però il punto interessante di quella vicenda è stato che si valutavano le norme di presentazione in luogo pubblico da tutelare... un po' come quello che abbiamo detto noi sul crocifisso nelle classi...

Il succo della questione era che lo stato, da laico, doveva garantire tale forma di laicità nel rispetto di tutti i cittadini: nei tribunali, nelle questure, nei municipi e soprattutto scuole...

 

Ora, personalmente, anche a me viene da porre una distinzione nei due casi... in uno si parla di un luogo che non è solo pubblico, ma che coinvolge la funzione dello stato... nell'altro parliamo di una spiaggia, che appartiene alla quotidianità dei cittadini, senza coinvolgere direttamente la repubblica...

Io per strada posso portarmi un crocifisso, a testimoniare in un'aula di tribunale non potrei accendere un cero di un santino (teoricamente!)...

poi è un mio parere personale...

 

In ogni caso ho sempre pensato che fosse un grosso peso indossare quel completo... ma devo anche ammettere che rivolgo la stessa domanda a mia madre (occidentalissima) che non ama fare il bagno in bikini e a volte è più vestita di loro... eppure vuol dire qualcosa?

Poi la Francia avrà i suoi motivi, ma a quel punto vieti a tutti di indossare completi lunghi... come vieti a tutti di portare grosse borse in spiaggia.

il vero femminismo non accetterebbe mai la concezione che l'islam ha delle donne e le sue conseguenze pratiche (come l'uso di un velo o di un burkini), chiari segni non solo di un ' imposizione, ma di una sopraffazione di matrice maschilista e sessista.

In uno stato che promuove l'uguaglianza sul piano sociale e giuridico, ci deve anch' essere un'uguaglianza fra i sessi; 

La verità è che l'islam vorrebbe cancellare ciò che è naturale, cioè l'uguaglianza fra uomo e donna (la natura non ha dato leggi che prescrivessero la superiorità dell'uno sull'altro), e alcune femministe pur di evitare di essere tacciate di islamofobia devono prestare il loro consenso coatto a una pratica abominevole come quella dell'imposizione del burkini, non tanto per il vestito in sé, quanto per il significato che essa ha.

Oggi la paura di finire nel ghetto degli ''islamofobi'' produce un atteggiamento frequente di political corretness

Mettetevelo in testa, femminismo e islamismo sono come il sole e la luna. 

Edited by Olimpo

Come scrive @Fabius81, il trattamento riservato alle donne islamiche dalla loro gente somiglia a quello cui erano costrette le nostre nonne;

l'unica affermazione sensata della Zanardi riguarda la preoccupazione per l'uso del burkini in acqua.

In senso ampio, come suggerisce Almadel, siamo di fronte ad un caso di "femminismo illuminato"...per come la vedo io tendenzialmente appoggio e sostegno vanno forniti a chi li richiede...

 

Secondo voi cosa può capitare se proibite il burkini alle Musulmane?

Che loro cominciano ad andare al mare in due pezzi e si emancipano trovandosi un lavoro

o semplicemente loro e le loro famiglie smettono di andare al mare?

 

Credo che dopo i fatti di Nizza e Rouen la decisione del comune di Cannes sia stata un po' circostanziale...

 

Il paragone non regge semplicemente perché nel caso dell' "imposizione" dei costumi da bagno nelle spiagge non nudiste, questa vale pariteticamente per uomini e donne.
Quando vedrò uomini musulmani col burqini se ne potrà riparlare.

 

E' parecchio complesso voler affrontare la parità di genere per usi/costumi in ambiente musulmano;

mi preoccupano di più la disparità d'accesso all'istruzione e/o all'impiego (e qui torniamo alle nonne)

Il burkini è chiaramente una mostruosità ed è chiaramente un simbolo di oppressione. Ci sono anche donne che chiedono l'infibulazione, ma non possiamo considerare questo desiderio come sano e libero, quanto come il frutto di un'imposizione culturale; è ovvio che intabarrarsi in quel modo per fare il bagno è una sciocchezza ridicola e credo sia giusto e anche doveroso essere onesti fra di noi a riguardo. Ascoltare in silenzio idiozie tipo che la donna in bikini è oppressa quanto quella in burkini è un atteggiamento sbagliato e pericoloso: il burkini è un'idiozia ed un'idiozia violenta e pericolosa frutto di una cultura che opprime la donna. E' legittimo pensarla così e ci sono argomenti validissimi per difendere questo punto di vista.

 

Ciò detto, senza nascondesi la verità sul burkini come prodotto di una cultura violentemente sessista, non si può dedurne che vietarlo sia opportuno. Sia perché com'è stato già detto non porterebbe ad altro che ad una segregazione ulteriore delle donne musulmane, e sia perché non si può assecondare la linea di ragionamento pazzoide della Zanardo, efficacemente riassunta da Almadel

 

 

 

Quindi ciò che conta non è l'opinione della donna (plagiata) ma l'opinione della femminista illuminata che decide cosa le sia lecito desiderare.
 

 

La libertà individuale è definita appunto individualmente, non possiamo assolutamente permetterci di dichiarare una scelta, operata da un qualsiasi individuo in coscienza e senza costrizioni direttamente violente, come una scelta "non libera", solo perché non la condividiamo, e men che meno il nostro parere può autorizzarci a vietarla.

 

Dunque possiamo benissimo pensare, come penso io e credo la maggior parte dei presenti, che una certa scelta come il burkini sia vilificante e rappresenti l'interiorizzazione di un sistema oppressivo da parte dell'oppresso, ma questo non autorizza ad imporre una scelta diversa, perché a quel punto diventiamo noi gli oppressori. Non so voi ma io sono troppo stanco di vedere gente che vorrebbe privarmi del diritto di scegliere la mia vita con la scusa che lo fa "per il mio bene" (vedasi il sentinellume vario) per mettermi a fare la stessa cosa con qualcun altro. 

Secondo me dovremo continuare a dire che il burkini è il simbolo, violento, di una società che opprime la donna, e dovremo sempre portare avanti una battaglia culturale su tutti i fronti contro di esso. Ma vietarlo onestamente credo sia molto sbagliato.

Edited by FreakyFred
mirtillamirtilla

Rispondendo al primo commento di Almadel, da donna occidentale non musulmana e non femminista ti dico che preferisco 100 volte una "consegna" da un uomo gay che da un marito, per il semplice fatto che il primo non ha nella donna il suo oggetto del desiderio e quindi non deve dimostrare niente alla categoria femminile e in più nel primo rapporto ci sarebbe un contratto ben definito e limitato nel tempo mentre nel matrimonio i confini sono fumosi soprattutto in certi contesti religiosi e non solo in cui esso è strumento di sopraffazione dell'uomo (etero o presunto tale) sulla donna

 

Poi per quanto riguarda la questione del divieto di queste tuniche penso che sia praticamente solo per una questione di sicurezza, cioè sotto ci si potrebbe benissimo nascondere un'arma, anche bianca (e visto l'allarme attentati lasciato forse provocatoriamente da un settimanale tedesco mesi fa -armi nascoste tra le mercanzie dei vu cumprà e sotto la sabbia- le precauzioni non sono mai troppe)

 

Per quanto riguarda le suore al mare, per anni le ho viste in una spiaggia che mi è familiare da secoli, fare il bagno in costume intero esattamente come altre signore anziane (abbiamo scoperto che erano suore solo per loro stessa ammissione e guardando attentamente in effetti indossavano una cuffia di stoffa molto discreta che sarebbe potuta benissimo passare per una cuffia di un qualche hotel)

 

E no i diritti di donne che non siamo noi in quest'epoca di paura e incertezza non credo centrino molto

Il problema e' duplice e contrapposto.

 

Da una parte c'e' il diritto di autodeterminazione delle donne mussulmane. A loro spetta decidere che indossare per strada o in spiaggia.

 

D'altra parte c'e' una certa parte di donne mussulmane che devono vestirsi e comportarsi come i loro mariti, la loro famiglia e la societa' mussulmana impone loro. In europa vorremmo delle leggi che permettono alla donna mussulmana di autodeterminarsi ma questo e' impossibile da raggiungere per tutte le donne mussulmane in europa in quanto:

 

Se si vieta il burkini quelle donne mussulmane che per loro scelta vorrebbero indossarlo non possono farlo.

 

Se non si vieta il burkini quelle donne mussulmane che vorrebbero non indossarlo ma che gli altri le costringono ad indossarlo devono indossarlo.

Secondo me, facendo un'analisi storico-filosofica, c'è alla base la periodica involuzione del mondo europeo occidentale. Per capirci meglio dopo l'Illuminismo c'è stata la Restaurazione, dopo i Risorgimenti europei e i moti del 1848 il ritorno agli imperi e al colonialismo, dopo la liberazione sessuale e dei costumi stiamo tornando ad una nuova restaurazione con evidente ritorno di fiamma del potere della chiesa. Sono numerose le similitudini con la situazione di circa cent'anni fa :

 

- oggi si teme il pericolo islamico nell'Europa cristiana, allora si temeva il pericolo ebraico nell'Europa cristiana

 

- oggi si impongono i crocifissi, allora erano in vigore pesanti leggi contro la blasfemia e il vilipendio alla religione

 

- oggi si considera pericolosa e inaccettabile l'immigrazione, allora si considerava pericolosa e inaccettabile la decolonizzazione e l'autodeterminazione dei popoli

 

- oggi fa scandalo l'utero in affitto, allora facevano scandalo i figli nati fuori dal matrimonio

 

E via discorrendo...

Poi per quanto riguarda la questione del divieto di queste tuniche penso che sia praticamente solo per una questione di sicurezza, cioè sotto ci si potrebbe benissimo nascondere un'arma, anche bianca (e visto l'allarme attentati lasciato forse provocatoriamente da un settimanale tedesco mesi fa -armi nascoste tra le mercanzie dei vu cumprà e sotto la sabbia- le precauzioni non sono mai troppe)

 

Dubito, perché io potrei tranquillamente recarmi in spiaggia completo di t-shirt e bermuda celando un'arma in tasca senza che nessuno, obiettivamente, possa vietarmi l'accesso.

 

Io sarei contrario, in linea di principio, al divieto di indossare il burqini.

L'Italia è uno stato laico, e non credo che sussistano i presupposti per bandire un indumento affine ad una determinata religione sulla base di idee che, di principio, considererei lodevoli ma distanti dalle interpretazioni di una religione la cui espressione è libera.

Piaccia o non piaccia, evochi o meno l'asservimento della donna, non abbiamo il diritto di bandirlo sulla base di idee e comportamenti non condivisi.

 

Le donne musulmane che decideranno di non indossarlo non necessitano di una restrizione, mentre le donne che vogliono utilizzarlo eviteranno, semplicemente, di recarsi in spiaggia.

Edited by Laen

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