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La massa e' ragionante o istintiva ?


gattosc71

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NorwegianWood

Che le singole persone abbiano pregiudizi, sì, lo credo.

 

Che tali pregiudizi possano essere di natura culturale, religiosa, morale o istituzionale, sì, lo credo.

 

Che la cultura esista come entità, o la religione, la morale, le istituzioni, no, non lo credo.

 

Che la società sia qualcosa di più di una convenzione o di un modo che adoperiamo per riferirci a più persone che, autonomamente e per motivi diversi, esprimono i medesimi (pre)giudizi, no, non lo credo.

 

Il fatto che la Thatcher fosse - non sia, dato che è morta e io no - l'antitesi di ciò che sono io, non mi impedisce di citarla se una sua singola affermazione, estrapolata da tutto il corollario orribile e indecente del suo pensiero, coglie un punto sul quale, incredibilmente, ci troviamo d'accordo.

 

E sì, arrivo a tanto.

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Bel domandone... Secondo me, per poter rispondere, non è possibile generalizzare e non solo in termini di numero di persone da additare come "non pensanti" e numero di persone da definire "pensanti": la stessa materia del discorso è una variabile da prendere in considerazione. Vi faccio un esempio, per chiarire. Io sono appassionato di scienza, mi sto laureando e ho anche una passione per il teatro; se pertanto qualcuno mi parla di matematica, fisica o di recitazione, nel limite delle mie conoscenze, non mi faccio "fregare" e rifletto bene su ciò che la persona mi dice prima di annuire. Inoltre ho una mia idea ben chiara in proposito che non si basa sul pensiero della massa. Viceversa, se mi si parla di politica, che è un argomento che non mi piace e di cui non so nulla, o di arte (intesa come pittura / scultura), allora lì sì che ragiono in modo "non pensante", uniformandomi alla massa, perché poco mi interessa l'argomento, non  ho tempo e voglia di sviluppare una mia idea e se qualcuno mi chiede qualcosa, improvviso, dicendo una frase largamente condivisa dai più, tanto per non sbagliare. 

    Riassumendo, ritengo che ciascuno di noi possa ricadere in una delle due categorie (pensanti / non pensanti) a seconda dell'argomento preso in considerazione e che, comunque, presa la singola materia, la percentuale di non pensanti sia maggiore dei pensanti... Ma la per maggior parte di noi, credo, vi sia comunque almeno un ambito in cui si possa essere classificato tra i "pensanti"... Almeno spero!

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Che la società sia qualcosa di più di una convenzione o di un modo che adoperiamo per riferirci a più persone che, autonomamente e per motivi diversi, esprimono i medesimi (pre)giudizi, no, non lo credo.

 

C'è una via di mezzo tra il credere che l'idea abbia una sussistenza reale in sé e per sé fuori degli enti individui cui si riferisce ed il credere che gli enti individui siano tutti l'uno dall'altro perfettamente indipendenti e scollegati e sconnessi e separati e non reciprocamente influenzantisi, tanto che non si possa parlare di generi e di specie, se non come flatvs vocis, ma solo di singoli individui reali e che quindi io che scrivo qui sia un individuo non più assimilabile a te di quanto sia assimilabile ad una zanzara o ad una pietra.....

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E sì, arrivo a tanto.

 

Prendo atto

 

Ovviamente mi riservo di pensare che sia più un fatto di testardaggine

perchè il ragionamento fa acqua da tutte le parti

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Vi faccio un esempio, per chiarire. Io sono appassionato di scienza, mi sto laureando e ho anche una passione per il teatro; se pertanto qualcuno mi parla di matematica, fisica o di recitazione, nel limite delle mie conoscenze, non mi faccio "fregare" e rifletto bene su ciò che la persona mi dice prima di annuire. Inoltre ho una mia idea ben chiara in proposito che non si basa sul pensiero della massa. Viceversa, se mi si parla di politica, che è un argomento che non mi piace e di cui non so nulla, o di arte (intesa come pittura / scultura), allora lì sì che ragiono in modo "non pensante", uniformandomi alla massa, perché poco mi interessa l'argomento, non ho tempo e voglia di sviluppare una mia idea e se qualcuno mi chiede qualcosa, improvviso, dicendo una frase largamente condivisa dai più, tanto per non sbagliare.

 

 

Però anche in un certo ambito che si conosce bene, ad esempio la matematica o la fisica o la biologia, si può seguire e normalmente si segue la "massa", cioè l'opinione condivisa dai più e fondata sulle conoscenze acquisite dalle generazioni precedenti e non mai messe in discussione.

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Però anche in un certo ambito che si conosce bene, ad esempio la matematica o la fisica o la biologia, si può seguire e normalmente si segue la "massa", cioè l'opinione condivisa dai più e fondata sulle conoscenze acquisite dalle generazioni precedenti e non mai messe in discussione.

 

E' vero, io però mi riferivo alle cosiddette "questioni aperte". Inoltre ricordiamo che spesso lo sperimentatore ha come compito quello di mettere in dubbio una teoria precedentemente formulata, ideando un esperimento che miri a confutarla, almeno in un certo ambito o condizione. Ma mi rendo conto che stia uscendo dal topic prefissato e quindi non proseguo oltre xD

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@Hope.

 

Certamente la scienza, in quanto scienza, ma potremmo parlare genericamente di tutta la conoscenza, è eminentemente "zetetica".

Tuttavia è un fatto che ogni nuovo scienziato (in senso lato) non può mettere in discussione sempre e tutto quanto acquisito dai predecessori nei secoli o addirittura nei millenni, ricominciando egli solo daccapo, se non altro per l'insuperabile ostacolo della brevità della vita umana.

Talvolta però accade, come nel caso di Copernico e di Galileo, che qualcuno rimetta in discussione e rovesci addirittura per varie ragioni, di solito dipendenti dalle spiegazioni non del tutto soddisfacenti che ne risultano, principi inveterati e consolidati da generazioni..

Ma certo sono casi rari.

Penso che in ogni ambito umano, anzi diciamo pure in ogni ambito vivente, prevalga la tendenza all'aggregarsi nella direzione della moltitudine preponderante, il che peraltro non è sempre e necessariamente un errore:

in fondo nessuno può vivere perfettamente solitario ed isolato, ma sempre dipendiamo, quando più quando meno, dalle esperienze, dalle conoscenze, dalle intelligenze altrui.

Edited by Mario1944
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La massa va intesa in senso plurale ---> Le masse ---> Una società è un'insieme di masse. I mezzi per condizionare le masse sono molteplici e si possono ricondurre un po' tutti alla "cultura educativa" che distingue il bene dal male. L'istinto regola i due terzi delle nostre funzioni e le stesse emozioni sono precognitive, va da sé che in un gruppo di persone unite anche da uno scopo comune (razionale) intervenga il fattore istintivo che ci divide per simpatie o antipatie. Sul comportamento delle masse, sicuramente esiste un livello empatico che ne può scatenare istinti atavici riconducibili alla paura, la quale innesta gli istinti basici di fuga e attacco. Sono i comportamenti tipici del branco e la storia ci racconta di momenti di pura follia collettiva in cui generalmente si aprono cacce alle streghe e sì, il diverso o lo straniero o più generalmente il nuovo spaventano e quindi spesso finiscono per bruciare sulle pire.

 

Io personalmente credo che una delle peculiarità della società attuale è che non è più composta di masse . Ai tempi della rivoluzione francese esistevano tre Stati e corrispondevano alle masse di cui era composta la società dell'epoca ... dopo la rivoluzione industriale si è aggiunta la "massa operaia" e con il sopraggiungere del lavoro terziario si è formata "la classe media". Il censo e la tecnologia dei media culturali hanno determinato la formazione delle masse, cioè il riconoscimento del proprio lavoro in denari e la diffusione dell'informazione sociale ... se non ci fosse stata l'invenzione della stampa a torchio, non ci sarebbero stati i giornali o la diffusione del lavoro enciclopedico e bla bla ... 

 

Gli usi e i costumi del proprio lavoro formavano delle classi che poi l'industrializzazione ha "massificato" nelle fabbriche e la sindacalizzazione, cioè i diritti dei lavoratori, hanno ulteriormente contribuito alla formazione culturale delle masse. Un contratto di lavoro nazionale tipo quello dei metalmeccanici andava a scandire gli usi e i costumi di vita di migliaia di persone ... ad esempio, si andava in ferie tutti insieme in agosto e spesso lo si faceva anche negli stessi luoghi. 

 

Oggi tutto questo non esiste più ... non esiste il riposo settimanale o la festa comandata, non esistono i luoghi di aggregazione come un tempo erano i circoli ricreativi ... la società continua a destrutturarsi e la crisi del lavoro come sistema di ridistribuzione della ricchezza sta portando a una divisione tra ricchi e poveri sempre più marcata. Nel senso che oggi si è tornati a una società medievale divisa per censo e alle corporazioni dei mestieri (partite IVA). 

Per dire, se prima era il sindacalista che rappresentava le masse, ora è il capopopolo o il "predicatore" di piazza che interpreta lo stato umorale della società, proprio come accadeva nel medioevo. 

 

Lo vediamo anche nelle manifestazioni dove sfilano solo delle associazioni aggregate da problemi sempre più particolari. Oggi la più grande battaglia civile è quella nostra che si batte per ottenere uguaglianza su una base di unità formata dalla diversità sessuale, per il resto , tolta l'acqua pubblica o l'animalismo vegano, le aggregazioni sociali si formano su questioni sempre più particolari tipo la TAV o le trivelle pugliesi ... 

 

Questo ci deve far riflettere sull'importanza delle masse. Se andate nell'emisfero australe del nostro pianeta, dove le masse sociali non sono mai arrivate a formarsi, vedrete quello che ci accadrà a breve. L'élite decide il destino dei popoli e il solo contraltare è internet, cioè la rete è diventata il solo elemento con cui il popolo comunica il dissenso e se andiamo a vedere le ultime rivoluzioni, la rete è sempre stato un elemento fondamentale. Solo che è uno strumento funzionale e spesso il più umorale e "istintivo" di tutti e unisce alla stessa velocità con cui disgrega. 

 

Quella che abbiamo oggi è una società fluida in cui tende a venire meno lo stesso concetto di popolo, ma questo non deve far pensare a una società mutlietnica e finalmente liberata dal concetto di Stato (borghese). Quella che vedo formarsi è una società nomade che si identifica in simboli d'appartenenza sempre più deleteri che possono essere quelli religiosi fino ai colori della propria squadra di calcio. 

 

Sono quindi propenso a rivalutare il valore sociale delle masse, ma francamente non vedo come si possa tornare indietro  e allora non ci resta che sperare di nuovo in una élite illuminata che trovi il modo di tenere insieme la società e condurre il pianeta oltre la sua adolescenza tecnologica ... Sì, pare la trama di un film di Star Trek ... ma le avete viste le immagini dei robot che lavorano nei magazzini di Amazon? Forse è il momento di renderci conto che il futuro è oggi e non aver paura di abbandonare il vecchio ... bah, ora mi sembro Renzi che trasforma le feste dell'unità nei comitati per il Sì referendario ... Sono confuso e lo sono sempre di più ogni volta che incontro quei disgraziati che protestano contro la chiusura della propria fabbrica ---> canizze inferocite che si sbranano per mordere l'osso ... no, io non la conosco la soluzione ... so solo che le bidonville africane oggi le vedo anche in europa e posso solo avvertire i leghisti che li dentro ci finiranno a breve molti italiani e non per colpa di quei poveracci ... 

 

Boh ...

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Quindi non esiste una teoria condivisa bene quello che mi aspettavo .

Nemmeno una cosa tanto oggettiva come l'evoluzionismo ha potuto impedire che nascessero eresie come i creazionisti.

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Nemmeno una cosa tanto oggettiva come l'evoluzionismo ha potuto impedire che nascessero eresie come i creazionisti.

 

Anche perché il creazionismo è una teoria antecedente all'evoluzionismo, quindi semmai ci sarebbe da osservare che teorie come il creazionismo non hanno impedito la nascita di teorie come l'evoluzionismo.....

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