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Immigrati e aumento aggressioni omofobe


supermascherina

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E l'aumento delle aggressioni omofobe?

Come già detto diverse pagine addietro non esistono rilevazioni sul numero di crimini a movente omofobo, non esistendo uno specifico reato di omofobia.

Esistono però sondaggi in cui si rileva che l'omofobia fra i musulmani immigrati e pure fra quelli di seconda generazione è molto alta.

Esistono dati ufficiali sul numero di stupri già citati nelle prime pagine della discussione e di cui si è anche già discusso secondo cui il tasso di chi commette violenze sessuali è mediamente molto più alto nella popolazione immigrata rispetto a quella autoctona, e come già detto il dato sullo stupro esclude dalla discussione la questione della povertà e della situazione sociale: si tratta dunque di un problema meramente culturale.

 

 

 

 

 

Due contributi interessanti riguardo la questione islam e integrazione.

 

 

“L’estremismo affonda le radici nelle ambiguità dell’islam”. Parola di imam.

 

Hocine Druiche parla all’Assemblea nazionale francese.

 

“La comparsa di migliaia di jihadisti e il discredito dell’islam tradizionale a vantaggio di un nuovo islam combattente emerso dopo il caso Merah – e soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Siria – pongono i musulmani francesi davanti alla prova decisiva, li chiama a rispondere in modo chiaro ad alcune domande importanti. Tra la Francia e i jihadisti, chi scegliete? Dinanzi a questa anarchia dell’islam, riconoscete l’esistenza della crisi musulmana (nelle strutture e nei discorsi degli imam)? Quali impegni saranno adottati per regolamentare le tendenze violente all’interno della comunità musulmana? Siete disposti a distinguere tra l’islam e l’ideologia dell’islam politico che cerca il conflitto e l’odio anziché la pace? Accettate un islam libero e indipendente francese contro la visione dell’islam politico straniero?”.

 

A porre questi interrogativi davanti all’Assemblea nazionale francese, la scorsa settimana, è stato Hocine Druiche, vicepresidente della Conferenza degli imam di Francia, l’organismo che rappresenta – all’interno della frastagliata e disunita comunità musulmana francese – la voce che da tempo si batte contro la radicalizzazione sempre più evidente e pericolosa nelle banlieue e nella società locale. Al punto da finire nel mirino dell’importante e potente Consiglio del culto musulmano, riconosciuto dallo stato e comprendente la grande maggioranza dei predicatori islamici attivi nel paese. Perché, si domanda Druiche, “non si accetta un addestramento repubblicano degli imam così da evitare conflitti con la laicità, i valori della Repubblica e le tradizioni della società francese?”. L’islam, sottolinea, “non ha ancora dato risposte chiare e convincenti che possano rassicurare la popolazione locale”. La questione è nella risposta che si dà a questa domanda: “Siete pronti a separare l’ordine divino dall’ordine politico?”. Tutte queste “ambiguità”, ha aggiunto, forniscono “un terreno fertile per gli estremisti per reclutare più ragazzi e ragazze e avviarli a un percorso di decostruzione e odio nelle strade, nelle moschee e naturalmente attraverso le regi sociali”. Lo stato ha le sue responsabilità e deve attivarsi, ma “di certo, la soluzione alla radicalizzazione non può che venire dall’interno della comunità musulmana francese”. Druiche ha proseguito il suo intervento elencando i problemi che stanno alla base della crisi. Vi è innanzitutto “il mancato riconoscimento del problema. Di solito, gli imam, i predicatori e i leader musulmani credono che i musulmani siano completamente innocenti rispetto alla responsabilità morale e religiosa di tutti gli attacchi che hanno avuto luogo in Francia e in Europa. Dopo ogni attacco sentiamo dire che l’islam non è violenza, bensì pace e amore. Poi sentiamo dire che questi giovani non avevano niente a che fare con l’islam né con le moschee. Come se fossero cattolici, buddisti, ebrei o atei!. Terzo: si sente dire che al mondo non piace né l’islam né i musulmani. Di conseguenza, questi ‘infedeli’ vogliono rovinare l’islam (è la teoria del complotto)”.

 

Per la maggior parte della società francese – ha osservato Hocine Druiche – queste parole rappresentano la peggiore risposta che i musulmani avrebbero potuto dare a questi attentati. Milioni di cittadini in Francia e in Europa non comprendono le posizioni dei musulmani rispetto a questi attacchi”. E’ una realtà, aggiunge Druiche, che non si può banalmente spiegare con motivazioni di carattere economico, di disagio sociale, di emarginazione: sì, sono tutti elementi che contribuiscono a favorire la causa radicalizzante – “si ripete sempre più spesso, nelle banlieue delle grandi città, che ‘noi non siamo come loro, ‘loro non sono come noi’, ‘sarà una guerra civile’, ‘cambia il nome per ottenere un posto di lavoro’”. Ma c’è dell’altro: “Alcuni hadith e alcune interpretazioni dei testi religiosi sono contraddittori”, benché il problema maggiore resti quello “d’un islam politico che vuole regolare i conti con l’occidente. Un islam che pone un discorso emozionale, mondialista e populista. Un islam che spesso ha bisogno di creare conflitti e problemi per mantenersi popolare, giustificando tutto con la teoria della cospirazione occidentale contro islam e musulmani. Questo è un discorso importato dal mondo arabo”. Le soluzioni sono solo due, aggiungeva il vicepresidente della Conferenza degli imam di Francia: “Avere il coraggio di rivedere le interpretazioni di alcuni versetti coranici e hadith che non assicurano la convivenza in una società democratica” e “uscire dalla logica del conflitto”. Sono soluzioni dal basso, che devono sorgere dalla volontà dei musulmani stessi. Se non lo faranno, chiosa l’imam, toccherà allo stato regolare la questione. Il problema, alla fine, sta tutto nel chiarire se “l’islam sarà in grado di adattarsi alla Repubblica e se potrà convivere come minoranza con una maggioranza non musulmana. Questa è la grande sfida dell’islam e dei musulmani in Francia e in occidente, oggi”.

 

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/10/19/news/lestremismo-affonda-le-radici-nelle-ambiguita-dellislam-parola-di-imam-105518/

 

Hocine Drouiche, l'imam in questione, dice anche: "Avevamo sempre pensato che il terrorismo fosse nato in Iraq e in Afghanistan a causa dell’orgoglio dell’Amministrazione Bush. La primavera araba ha mostrato con chiarezza che il problema dell’islamismo è legato alla crisi teologica e giuridica dell’islam."

 

 

 

L'Islam è compatibile con la libertà?

 

L’Islam è compatibile con la libertà individuale? La domanda è di interesse, per diverse ragioni. La prima è che consente di riformulare in termini oggettivi il problema della convivenza interna (all’interno dell’Islam, e in particolare nel mondo arabo) ed esterna (con gli occidentali, con altre religioni, con gli atei o gli indifferenti) alle comunità musulmane.

 


Posto in questi termini, infatti, l’interrogativo costringe ad affrontare - con argomentazioni che possono essere verificate sui fatti - il tema concreto di come l'Islam sia conciliabile, sotto il profilo giuridico e istituzionale, con la libertà e con gli ordinamenti che la rendono possibile.

Che la questione sia tangibile e di attualità non vi sono dubbi. In Gran Bretagna è oggetto ormai di intervento governativo e parlamentare: lo scorso maggio, l’allora ministro dell’interno (e attuale primo ministro) Theresa May ha avviato un’indagine sull’applicazione della sharia nel territorio britannico e un’indagine conoscitiva è stata avviata dalla commissione parlamentare per gli Affari interni della Camera dei Comuni. Nella culla dell’Islam sunnita, l’Arabia Saudita, per contro, in questi mesi autunnali è in corso una campagna senza precedenti per abolire l’istituto della custodia maschile nei confronti delle donne: si tratterebbe di un passo in avanti verso una apertura di quel sistema politico e religioso verso maggiori libertà.

 


Chiedersi se l’Islam sia compatibile con la libertà è poi importante per capire cosa sta accadendo in Medio Oriente. Gli esiti delle violenze in corso in Siria, Iraq, Libia, Yemen, e della caotica ricerca di un ordine politico in quell’area, nel quadro del confronto secolare tra Islam sciita e arabo-sunnita, saranno senz’altro legati all’affermazione di un costituzionalismo finalizzato alla libertà individuale, compatibile con quelle dottrine. Finché ciò non accadrà, è assai probabile che quell’area continuerà ad essere teatro di scontri cruenti e di violenze arbitrarie perpetrate da organizzazioni di ispirazione religiosa.


 

Il termine “libertà” è, nondimeno, soggetto ad abusi. Spesso è utilizzato in modo ambiguo per indicare un presunto valore culturale o principio etico, magari specifico di questa o quella “civiltà”. Tuttavia, se ne può parlare in modo più preciso facendo riferimento alla condizione, ben descritta da Friedrich Von Hayek (The Constitution of Liberty), di assenza di coercizione nelle scelte private delle persone.


 

In tale accezione la libertà individuale ha le caratteristiche, piuttosto, di un bene scarso, e dunque economico, perfino commerciabile, come sanno bene i trafficanti di schiavi o i sequestratori. È possibile quindi valutarne la disponibilità in qualsiasi organizzazione sociale, distinguendo comunità tendenti al tribalismo o, nella loro versione massificata, al totalitarismo in cui la libertà è assente, da quelle inclini al modello della società plurale e aperta, non pianificata, prodotto della spontanea e volontaria interazione tra milioni di individui. Va da sé che le prime tendono anche all’uso della violenza e della repressione per limitare o impedire le scelte individuali e ridurre le persone all’obbedienza.

Questa distinzione chiarisce anche molti problemi inerenti i rapporti di convivenza tra comunità portatrici di valori e tradizioni diverse. Nelle società tendenti al tribalismo infatti si pone il problema dell’integrazione delle minoranze e del loro status giuridico collettivo. Il pluralismo è invece intrinseco alla società aperta, fondata sulla libertà individuale: l’unico requisito per avere pieno diritto di cittadinanza è l’accettazione del principio secondo cui la conoscenza umana è per definizione fallibile, e a nessuno - singolo o gruppo - può essere riconosciuta un’autorità assoluta sugli altri in nome di qualche verità rivelata. Per vivere liberamente dobbiamo, in sostanza, rassegnarci all’idea che gli altri possano sollevare obiezioni sulle nostre convinzioni, oppure ignorarle o considerarle irrilevanti.


 

Gli ordinamenti delle democrazie occidentali hanno istituzionalizzato questa fallibilità della conoscenza, traducendola in meccanismi che limitano il potere dei decisori pubblici. Si sono così create, in alcuni paesi, le condizioni per il superamento del tribalismo verso forme di convivenza libere.

In questo processo, è emerso però il problema dello status delle religioni – non solo dell’Islam – che stabiliscono invece dogmi totalizzanti. Come preservarli nel contesto di una società fondata sulla possibilità della libera indagine critica e di un dibattito pubblico senza restrizioni? La risposta che ha dato il Cristianesimo a questa sfida è stata, nella versione riformata, l’aver ridotto la religione a una faccenda strettamente privata e personale. Nel Cattolicesimo si è invece imboccata, gradualmente e tra varie peripezie, la strada più macchinosa della separazione tra Stato e Chiesa, che consente comunque un ragionevole rispetto delle condizioni che garantiscono la libertà.

Un aspetto fondamentale di queste soluzioni è che entrambe sono state, probabilmente, rese possibili da un preciso messaggio giuridico, contenuto nel precetto evangelico: “Date a Dio ciò che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”. Senza questa fondamentale separazione “costituzionale” tra affari di fede e affari secolari, non sarebbe stato probabilmente possibile conciliare i dogmi della religione con le esigenze della libertà.

Un’analoga distinzione è possibile anche nell’Islam? Secondo il poeta siriano Adonis è questo il problema fondamentale che l’Islam non ha ancora risolto. “Bisogna elaborare una nuova lettura - afferma nel libro “Violenza e Islam” (2015) - che distingua in modo profondo ed essenziale la pratica religiosa individuale dalla dimensione collettiva e sociale. Senza questa lettura innovativa e moderna, l’islam resterà prigioniero della violenza e del potere politico”.

In tutte le versioni - sunnita, sciita, più o meno conservatrici, almeno agli occhi di un osservatore esterno – ad oggi l’Islam sembra continuare scontrarsi con un insormontabile ostacolo logico: ridurre la fede a un fatto privato, o pubblico ma solo “spirituale”, senza applicare una qualche versione della sharia, sembra implicare la negazione radicale di tutta la dottrina religiosa nel suo complesso. Milioni di musulmani hanno trovato ovviamente un compromesso tra doveri dottrinari e libertà, ma, finché non sarà data una risposta giuridica e istituzionale definitiva a questo interrogativo, l’Islam correrà il rischio di tradursi in progetti politici liberticidi.

 


Affrontare questo problema, non dovrebbe servire ricordarlo, è ora più urgente che mai. A partire dallo scoppiare delle primavere arabe, nel 2011, in Medio Oriente è riesploso con una violenza straordinaria il conflitto tra sunniti e sciiti: nessuna delle due fazioni sembra andare in direzione di una interpretazione liberale delle proprie dottrine.

Sul piano politico, molti importanti paesi a maggioranza islamica riconoscono la sharia e ne applicano in tutto o in parte le prescrizioni, a partire dall’Iran sciita e dall’Arabia Saudita. In Turchia, dopo le epurazioni seguite al tentativo di colpo di stato della scorsa estate, vi è il rischio della progressiva sostituzione degli ordinamenti liberali con altri che incorporano i principi della legge islamica.

 


Si tratta di paesi molto diversi per storia e istituzioni, ma l’effetto dell’islamizzazione dei loro ordinamenti è quello tipico di qualsiasi regime totalitario: la riduzione delle libertà personali, la discriminazione arbitraria di determinate categorie di persone - senz’altro le donne, che vivono in questi paesi una condizione simile alla schiavitù - l’uso della tortura, del ricatto, del sequestro di persona e dell’assassinio di stato per reprimere ogni forma di pluralismo di pensiero o di comportamento.

Nei paesi occidentali, la progressiva diffusione di comunità che applicano informalmente la sharia è ormai un fatto, e negarlo o relegarlo, con qualche esercizio di sociologia spicciola, all’effetto di fenomeni di disagio sociale, di insofferenza giovanile o di alienazione da globalizzazione ricorda le forme di negazionismo nei confronti, per dire, del riscaldamento globale.

 


Si tende ad affrontare la questione islamica solo sull’onda dell’emozione mediatica generata da eventi drammatici, come gli attentati terroristici, il cui impatto è poi tutto sommato limitato, col risultato di trasformare un dibattito su un problema grave e urgente in uno scontro tra tifoserie. Sarebbe opportuno essere consapevoli che l’espansione di forme di tribalismo islamico è una minaccia pericolosa per la libertà di tutti, ovviamente in primo luogo per gli stessi musulmani, e in particolare per le donne musulmane, che più di tutti ne sperimentano sulla propria pelle la crudeltà e ferocia.

 

 

http://www.stradeonline.it/diritto-e-liberta/2391-l-islam-e-compatibile-con-la-liberta

Edited by Uncanny
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@Uncanny, non so come spiegarmi.

 

Io non metto in dubbio che l'Islam sia poco compatibile con la democrazia o che sia omofobo.

Io affermo che il vero rischio per la democrazia e per gli omosessuali occidentali siano invece gli Anti-Islamisti:

dalla Le Pen alla Lega Nord, da Forza Nuova a Trump; Orban, Putin, l'ADF...

molto più delle comunità di pakistani che aprono negozietti o delle comunità di kebabbari tunisini.

 

Per questo ritengo più pericoloso per la nostra comunità questo continuo soffiare sul fuoco della xenofobia.

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si trova sempre un "rappresentante" di una minoranza disposto a recitare il mea culpa. Poteva essere un omosessuale non gay, stavolta è un imam. 

La Francia è la piaga dell'umanità, un paese di stronzi, condannano gli immigrati ad un destino da sottoproletariato urbano, devastano il medio oriente e poi vogliono fingere che sia una questione ideologica a carico degli stessi immigrati.

Spero che Parigi bruci fino alle fondamenta.

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La Francia è la piaga dell'umanità, un paese di stronzi, condannano gli immigrati ad un destino da sottoproletariato urbano, devastano il medio oriente e poi vogliono fingere che sia una questione ideologica a carico degli stessi immigrati.

 

Viene infatti da chiedersi perché in Italia o in Germania non ci siano banlieu in fiamme e attentati

se il problema è solo quello dell'incompatibilità dell'Islam con la democrazia.

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In Indonesia ci sono cacce ai gay persino nelle università. Ma mi raccomando, ignorate l'omofobia dell'Islam perché è politicamente corretto.

Di dove sei tu? Afragola?

Facciamo pure finta che tu sia un napoletano.

Ci sono cacce ai gay giú da voi? Mi aspetterei di si, per come si parla qui di Napoli(e per come ne parlano i pgliesi i siciliani ed i campani immagrati) parrebbe terzo mondo uguale all'indonesia.

 

Io sono fatto così, perché dire "eh ma anche i cristiani in Nigeria" quando posso trollare un neobarbonico.

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si trova sempre un "rappresentante" di una minoranza disposto a recitare il mea culpa. Poteva essere un omosessuale non gay, stavolta è un imam.

Il rappresentante della minoranza in questione è il vicepresidente della Conferenza degli imam di Francia, non esattamente il primo scemo trovato per strada.

Una figura con un certo ruolo e una certa autorevolezza.

 

Io affermo che il vero rischio per la democrazia e per gli omosessuali occidentali siano invece gli Anti-Islamisti: dalla Le Pen alla Lega Nord, da Forza Nuova a Trump; Orban, Putin, l'ADF... molto più delle comunità di pakistani che aprono negozietti o delle comunità di kebabbari tunisini.

Per questo ritengo più pericoloso per la nostra comunità questo continuo soffiare sul fuoco della xenofobia.

Innanzitutto non si può solo ragionare in ottica della nostra comunità.

Esistono poi anche ragionevoli vie di mezzo con un atteggiamento realista e pragmatico nei confronti dell'immigrazione e allo stesso tempo non omofobe, spesso rappresentate dalla destra moderata.

La May in Regno Unito che è favorevole al matrimonio egualitario, la Merkel in Germania che giusto qualche giorno fa ha parlato di divieto del burqa e di contrasto a società islamiche parallelle fuori dal controllo statale in cui vige una sorta di Sharia (le cosiddette no-go zones, argomento che invito ad approfondire) e che pur essendo contraria a matrimonio e adozione non è certamente paragonabile alla Petry, i repubblicani in Francia che non hanno intenzione di abrogare la legge sul mariage pour tous, etc.

Trump è probabilmente il candidato repubblicano più friendly che ci sarebbe potuto essere e ha detto che, pur non condividendola, non ha problemi con la decisione della Corte Suprema di legalizzare il matrimonio gay. Un Cruz o un Rubio sarebbe stato peggiore sotto questo punto di vista.

L'Olanda è un caso a parte visto che l'estrema destra anti-islamica parla di matrimonio gay, eutanasia, cannabis legale etc. come conquiste dell'Occidente e le contrappone all'islam che le metterebbe in discussione.

In altri paesi come la Repubblica Ceca e la Danimarca anche la sinistra socialdemocratica ha assunto un atteggiamento duro nei confronti dell'immigrazione.

Mi sembra poi esagerato parlare di "rischio per la democrazia" nel caso vincesse un Salvini o una Le Pen, così come per Trump, che non si può considerare tale per quanto possa essere idiota. Forza Nuova è del tutto ininfluente mentre Orban è un caso a parte e la sua ascesa non ha neanche a che fare con l'anti-islamismo.

 

Viene infatti da chiedersi perché in Italia o in Germania non ci siano banlieu in fiamme e attentati

se il problema è solo quello dell'incompatibilità dell'Islam con la democrazia.

Situazioni di società parallele islamiche autonome fuori dal controllo statale, in cui vigono forme di Sharia e focolai di estremisti esistono in tutta Europa, mica solo in Francia.

Molenbeek a Bruxelles in Belgio, quartieri di Rotterdam nei Paesi Bassi, di Birmingham in Regno Unito, di Berlino in Germania giusto per fare qualche esempio. Di no-go zones ce ne sono moltissime anche in Svezia in città come Malmö e Stoccolma ad esempio.

Il fatto che in Italia non ce ne siano è dovuto alla particolare conformazione delle nostre periferie (si trovano diversi articoli online riguardo ciò) e la diversa entità del flusso migratorio in Italia rispetto agli altri paesi.

Edited by Uncanny
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la Merkel in Germania che giusto qualche giorno fa ha parlato di divieto del burqa

 

Ahah, beh se mi citi la Merkel siamo d'accordo.

Anche perché le politiche sull'immigrazione del centro Destra sono le stesse del centro Sinistra.

Non so nemmeno se nello specifico io e te vorremmo delle politiche diverse rispetto alle attuali.

 

Sull'immigrazione la battaglia non è

tra Conservatori, Liberali e Socialdemocratici;

ma tra noi tutti e la Destre Populiste.

(Che si alimentano di anti-islamismo,

ma vogliono anche distruggere i diritti civili, la NATO e l'Unione Europea)

 

Poi se vuoi possiamo discutere sulla "particolare conformazione delle nostre periferie" rispetto ai bombardamenti in Siria

o se sia o meno opportuno combattere l'ISIS con le bombe o solo con l'intelligence o tutto il resto.

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realista e pragmatico

 

che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa

 

 

 

non si può solo ragionare in ottica della nostra comunità.

 

e invece si, perchè la democrazia di Salvini e della Le Pen è democrazia per i bianchi eterosessuali, non per noi. Se non ti è chiaro gli immigrati sono il cuscinetto che attutisce i colpi di martello che le destre populiste altrimenti indirizzerebbero a noi.

 

 

 

particolare conformazione delle nostre periferie (s

 

Se con questo intendi che il nostro Paese è troppo disorganizzato per attuare un apartheid basato sul censo e sull'appartenenza etnica, al contrario di molti altri paesi europei, credo che valga ampiamente come risposta a qualsiasi tuo dubbio.

 

Da notare che questa discussione non c'entra nulla con l'ISIS, visto che questo non è un movimento di popolo che sorge nelle periferie, è stato creato a tavolino e semmai si è nutrito di frustrazioni estemporanee trasformando in guerriglieri estremisti piccoli criminali, spacciatori, bisessuali e queer (quest'ultimo vale come tributo) 

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Anche perché le politiche sull'immigrazione del centro Destra sono le stesse del centro Sinistra.

Non direi.

Magari in Germania sì, anche perché centro-destra e centro-sinistra governano assieme, ma negli altri paesi i pensieri politici sono differenti. La May la pensa molto diversamente da Corbyn. Fillon, il cui pensiero è molto diverso già solo da quello di Juppé, la pensa diversamente da Hollande o Valls, che pure si sono improvvisati anti-islamici in alcune dichiarazioni nel tentativo di riprendere un minimo di consenso. Berlusconi o Parisi non la pensano come Renzi e allo stesso tempo neanche come Salvini.

In linea di massima, riguardo l'immigrazione, la sinistra è lassista e fa finta di non vedere i problemi, la destra populista è estremista e cavalca il sentimento anti-islamico per prendere consensi, mentre la destra moderata è quella che ha l'atteggiamento più sensato e realistico, non opponendosi all'immigrazione tout court, ma prevedendo comunque limitazioni e controlli sul fenomeno.

 

Poi se vuoi possiamo discutere sulla "particolare conformazione delle nostre periferie"

Quella era semplicemente la spiegazione al fatto per cui noi non ci ritroviamo con simil-Molenbeek. Edited by Uncanny
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@Uncanny, quando hai tempo cercami le differenze tra le politiche migratorie

di Hollande e Sarkozy, della Merkel e di Renzi o di Renzi e Berlusconi;

perché io vedo nessuna o pochissime differenze.

Che ci sia del "lassismo" è propaganda xenofoba e mi disturba che tu non la veda.

 

Centro-destra e centro-sinistra non abbassano o alzano le quote di migranti economici

semplicemente perché queste quote sono stabilite dalle confederazioni degli industriali.

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e invece si, perchè la democrazia di Salvini e della Le Pen è democrazia per i bianchi eterosessuali, non per noi. Se non ti è chiaro gli immigrati sono il cuscinetto che attutisce i colpi di martello che le destre populiste altrimenti indirizzerebbero a noi.

La Le Pen è piena di froci nel suo entourage ed è favorevole ai PACS e ad un loro miglioramento. E' contraria a matrimonio e adozione, ma anche salisse al potere (cosa che non accadrà visto che al ballottaggio i socialisti voteranno Fillon come male minore) non avrebbe la volontà politica per abrogarli. Di per sé la posizione della Le Pen è praticamente la stessa della Merkel e del centro-sinistra italiano. Edited by Uncanny
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Di dove sei tu? Afragola?

Facciamo pure finta che tu sia un napoletano.

Ci sono cacce ai gay giú da voi? Mi aspetterei di si, per come si parla qui di Napoli(e per come ne parlano i pgliesi i siciliani ed i campani immagrati) parrebbe terzo mondo uguale all'indonesia.

 

Io sono fatto così, perché dire "eh ma anche i cristiani in Nigeria" quando posso trollare un neobarbonico.

Sei solo un disagiato. E comunque io sono laureato in indonesiano, quindi di che stai a parlare? E comunque, ne avessi azzeccata una di vocale. Edited by Pix
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Wow sai anche cucinare indonesiano mio coltissimo pix?

 

@unchy, se non sbaglio anche un celebre gerarca delle SA era omosessualmente dichiarato. Non per buttarla sul nazismo, ma un paio di checche nel partito ce le hanno tutti, proprio tutti. Fanno chic forse

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@Almadel, la questione non riguarda solo le politiche migratorie, ma anche l'atteggiamento verso l'islam e riguardo ciò richiamo la vicenda di Maryan Ismail.

Questa è la lettera con cui qualche mese fa decise di lasciare il PD.

Si è poi avvicinata a Parisi che ne condivide la visione e infatti ha anche parlato alla sua convention a settembre.

Ismail è assimilabile all'imam Druiche mentre il PD ai socialisti - riguardo cui in Francia esiste pure il termine "islamo-gauchisme" - per quanto concerne la posizione rispetto all'islam e l'integrazione.

 

-

 

 

Caro segretario Matteo Renzi,

 

mi chiamo Maryan Ismail, cittadina italiana di origine somala, iscritta al PD, fondatrice del Circolo PD Città Mondo e componente della segreteria metropolitana milanese. Sono attivista e appassionata della politica al servizio dei più deboli. Con entusiasmo ho partecipato ad alcune edizioni della Leopolda e la forza delle tue idee mi ha fatto sentire parte di un percorso di rinnovamento necessario per il nostro Paese.

 

Sono mussulmana, laica e progressista. Mi considero parte di un Islam numericamente maggioritario, purtroppo finanziariamente inesistente e dunque totalmente inascoltato. Siamo chiamati a palesarci solo per fatti riconducibili al terrorismo islamico. Non siamo neanche iconograficamente pittoreschi: veli e barbe non sono nostri segni distintivi.

 

Sebbene il nostro potere contrattuale con le istituzioni milanesi sia tendente allo zero, non perdiamo occasione per urlare la nostra contrarietà alla visione ortodossa di un Islam dove politica e religione sono profondamente intrecciate, identificabile in quel wahabismo della Fratellanza Islamica promosso da varie sigle nazionali e territoriali come UCOII e la milanese CAIM. Il “riformismo” spesso sbandierato da essi non significa rinnovamento bensì restauro della purezza delle origini ossia di una ortodossia ultraconservatrice.

 

Purtroppo il segretario del PD milanese Pietro Bussolati e l’assessore Pierfrancesco Majorino hanno scelto di sostenere con forza la candidatura dell’indipendente Sumaya Abdel Qader, sociologa mussulmana ortodossa, responsabile culturale del CAIM che ora siede a pieno titolo in Consiglio Comunale.

 

Nonostante le perplessità espresse anche da Emanuele Fiano a fronte delle forti ambiguità di alcune dichiarazioni dell'allora candidata, il sindaco Sala ha più volte dichiarato che sarà lei l'interlocutrice per la costruzione della controversa Moschea di Milano, avversata da tutte le comunità islamiche cittadine che non si riconoscono nel CAIM.

 

Dunque, il PD milanese ha scelto di interloquire con la parte minoritaria ortodossa ed oscurantista dell’Islam, chiudendo il dialogo alla parte positiva e progressista che esige la separazione tra politica e religione e sostiene il ruolo della donna mussulmana in un’ottica di consapevolezza dei propri diritti e doveri di cittadina. Ancora una volta, le anime dell’Islam moderno, plurale e inclusivo non sono state ascoltate.

 

Anche se la delusione è amarissima, continuerò a battermi perché così non debba essere. Da militante e da quadro di partito non posso accettare di condividere uno spazio politico che avvalla esclusivamente un'ideologia ortodossa che ci impone di sottoporci ad un Islam politico. Non posso farlo anche per storia personale: mio fratello Yusuf Mohamed Ismail, ambasciatore somalo presso le Nazioni Unite a Ginevra ha perso la vita per mano degli Al Shabab proprio per il suo impegno contro l'Islam politico e ideologico.

 

So con certezza che saremo noi inascoltati e invisibili moderati a narrare un Islam compatibile con una città moderna e cosmopolita come Milano. So con altrettanta convinzione che insieme a tanti altri cittadini di buona volontà saremo gli artefici di una nuova coesione sociale dove la dimensione religiosa apparterrà esclusivamente alla sfera spirituale e non si insinuerà con imposizioni e forzature nel convivere civile. Se poi altri mi considereranno “diversamente” musulmana, non sarà un mio problema.

 

Constato con rammarico che le tue belle idee di rinnovamento politico e sociale che tanto mi avevano coinvolta, a Milano si sono tristemente schiantate. Per questo e per le scelte inopinate del PD milanese mi dimetto da tutti i ruoli e riconsegno la tessera. Sono sicura che da libera cittadina, svincolata dai lacciuoli di bassissimi equilibri locali di partito, potrò promuovere l'Islam in cui credo e che mi appassiona tramite il dialogo e lo scambio con i miei concittadini per ottenere l'attenzione e il rispetto che la mia religione si merita.

 

Con immutata stima,

Maryan Ismail

 

-

 

@unchy, se non sbaglio anche un celebre gerarca delle SA era omosessualmente dichiarato. Non per buttarla sul nazismo, ma un paio di checche nel partito ce le hanno tutti, proprio tutti. Fanno chic forse

A parte questo, ho fatto anche notare che la posizione rispetto ai diritti lgbt della Le Pen è praticamente la stessa della Merkel e del centro-sinistra italiano.

 

 

 

Articolo lungo ma molto interessante riguardo Milano e l'Islam e che cita anche Ismail.

http://www.ilpost.it/2016/09/03/milano-moschea-islam/

Edited by Uncanny
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La Francia è la piaga dell'umanità

Sposami.

 

la democrazia di Salvini e della Le Pen è democrazia per i bianchi eterosessuali, non per noi. Se non ti è chiaro gli immigrati sono il cuscinetto che attutisce i colpi di martello che le destre populiste altrimenti indirizzerebbero a noi.

Applauso.

(Anche per il Così fan tutte di poche righe prima;)

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gli immigrati sono il cuscinetto che attutisce i colpi di martello che le destre populiste altrimenti indirizzerebbero a noi.

Non so se l'affermazione sia vera, ma, se lo fosse, non sarebbe illogico il comportamento di chi approfittasse del "cuscinetto":

mors tua, vita mea.

 

l'ISIS, visto che questo non è un movimento di popolo che sorge nelle periferie, è stato creato a tavolino e semmai si è nutrito di frustrazioni estemporanee trasformando in guerriglieri estremisti piccoli criminali, spacciatori, bisessuali e queer

Un "movimento creato a tavolino" non sconvolge e divide due Stati di decine di milioni di abitanti, suscitando una guerra che impegna migliaia di combattenti, produce migliaia di morti, milioni di profughi ed immani distruzioni:

che ci sia chi abbia soffiato sul fuoco fornendo denari, armi e supporti logistici, è indubitabile (salvo poi temere d'esserne scottato, come Arabia e Turchia), ma alla radice sta la demolizione, manu americana, del regime di Saddam, e la tentata demolizione, manibus multiplicibus, del regime d'Assad, regimi ferrei e crudeli senza dubbio, ma abbastanza solidi da coartare con una certa equità, finché son durati, spinte interne sanguinosamente, come s'è visto, conflittuali.

 

 

Il termine “libertà” è, nondimeno, soggetto ad abusi. Spesso è utilizzato in modo ambiguo per indicare un presunto valore culturale o principio etico, magari specifico di questa o quella “civiltà”. Tuttavia, se ne può parlare in modo più preciso facendo riferimento alla condizione, ben descritta da Friedrich Von Hayek (The Constitution of Liberty), di assenza di coercizione nelle scelte private delle persone.


Il problema è stabilire se la religione (di un dio) sia una scelta strettamente privata od una scelta pubblica o, meglio, una scelta privata con inevitabile valenza pubblica (cosa che è stata inconfutabilmente vera finora e forse sarà sempre vera).

 

 

In questo processo, è emerso però il problema dello status delle religioni – non solo dell’Islam – che stabiliscono invece dogmi totalizzanti. Come preservarli nel contesto di una società fondata sulla possibilità della libera indagine critica e di un dibattito pubblico senza restrizioni? La risposta che ha dato il Cristianesimo a questa sfida è stata, nella versione riformata, l’aver ridotto la religione a una faccenda strettamente privata e personale. Nel Cattolicesimo si è invece imboccata, gradualmente e tra varie peripezie, la strada più macchinosa della separazione tra Stato e Chiesa, che consente comunque un ragionevole rispetto delle condizioni che garantiscono la libertà.

C'è da osservare che:

 

1) lo status delle religioni e quindi della libertà di avere concezioni diverse in merito alle divinità non è solo un problema delle religioni con "dogmi totalizzanti", infatti guarda caso un Socrate, ma anche un Anassagora od un Protagora, poterono essere accusati nell'Atene del V secolo a.C. di non "credere che siano dei quelli che la città crede essere dei";

 

2) il Cristianesimo riformato non ha ridotto proprio per nulla la religione (ovviamente quella Cristiana) ad una faccenda privata e personale, basti considerare che nella Costituzione degli Stati Uniti d'America, nati eminentemente cristiani protestanti, è citato dio, (ovviamente il dio dei Cristiani) o quanto ascolto in politica lì abbiano le tesi dei Cristiani fondamentalisti ad esempio in merito al matrimonio delle omocoppie.

 

 

In tutte le versioni - sunnita, sciita, più o meno conservatrici, almeno agli occhi di un osservatore esterno – ad oggi l’Islam sembra continuare scontrarsi con un insormontabile ostacolo logico: ridurre la fede a un fatto privato, o pubblico ma solo “spirituale”, senza applicare una qualche versione della sharia, sembra implicare la negazione radicale di tutta la dottrina religiosa nel suo complesso. Milioni di musulmani hanno trovato ovviamente un compromesso tra doveri dottrinari e libertà, ma, finché non sarà data una risposta giuridica e istituzionale definitiva a questo interrogativo, l’Islam correrà il rischio di tradursi in progetti politici liberticidi.

Ma il problema è politico, non religioso, prima di tutto perché non si può ragionevolmente pretendere che una religione si scavi la fossa e si seppellisca con le sue stesse mani ed in secondo luogo perché l'Islam, come del resto il Cristianesimo riformato, non ha una forte autorità centrale istituzionalizzata con funzioni dogmatiche e pastorali, come ha la Chiesa romana o come anche hanno le Chiese ortodosse.

E del resto, quando la politica lo ha voluto, anche in Paesi d'antichissima ed assolutamente prevalete tradizione islamica, come la Turchia, ma anche l'Egitto o la Siria o l'Iraq o la Libia, l'influenza politica delle concezioni religione tradizionali islamiche è stata contenuta, quando non addirittura apertamente combattuta (soprattutto, ma non solo, in Turchia).

 

 

 

Sul piano politico, molti importanti paesi a maggioranza islamica riconoscono la sharia e ne applicano in tutto o in parte le prescrizioni, a partire dall’Iran sciita e dall’Arabia Saudita. In Turchia, dopo le epurazioni seguite al tentativo di colpo di stato della scorsa estate, vi è il rischio della progressiva sostituzione degli ordinamenti liberali con altri che incorporano i principi della legge islamica.

Appunto, che c'entra la religione islamica per sé stessa?

Come in Turchia si liberarono dell'influsso politico dell'ideologia islamica grazie ad Ataturk, così ora pare che vi si vogliano di nuovo assoggettare grazie ad Erdogan:

si tratta sempre di operazioni politiche e di operatori politici che usano la religone a proprio vantaggio od a svantaggio altrui, non di operazioni o di operatori religiosi con fini religiosi e del resto in Turchia un'autorità religiosa islamica, dopo la soppressione del Califfato nel 1924, è anche de iure inesistente, ammesso che sia mai esistita de facto.

Lo stesso re dell'Arabia, più propriamente custode delle due sacre moschee, non è un capo religioso, ma politico e sta all'interpretazione wahabita del Corano come Filippo II di Spagna o Luigi XIV di Francia stavano all'interpretazione cattolica del Vangelo, con tanto di uso della religione come instrumentum regni a prescindere dalle convinzioni religiose personali, che pure erano autentiche, dei singoli.

 

 

Constato con rammarico che le tue belle idee di rinnovamento politico e sociale che tanto mi avevano coinvolta, a Milano si sono tristemente schiantate. Per questo e per le scelte inopinate del PD milanese mi dimetto da tutti i ruoli e riconsegno la tessera. Sono sicura che da libera cittadina, svincolata dai lacciuoli di bassissimi equilibri locali di partito, potrò promuovere l'Islam in cui credo e che mi appassiona tramite il dialogo e lo scambio con i miei concittadini per ottenere l'attenzione e il rispetto che la mia religione si merita. Con immutata stima, Maryan Ismail

Sì, vabbe', ma pretendere che, non dico l'Unione Europea, non dico lo Stato Italiano, ma addirittura il PD milanese si faccia carico di promuovere un'ideologia religiosa islamica invece di un'altra, mi sembra veramente assurdo!

Edited by Mario1944
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Sì, vabbe', ma pretendere che, non dico l'Unione Europea, non dico lo Stato Italiano, ma addirittura il PD milanese si faccia carico di promuovere un'ideologia religiosa islamica invece di un'altra, mi sembra veramente assurdo!

Non è che il PD si faccia promotore di un'ideologia religiosa islamica invece di un'altra, ma è miope e non vede il pericolo nell'appoggiare un certo islam politico ben finanziato dalle petromonarchie del Golfo (non causalmente ovviamente), quando invece questo pericolo c'è ed è chiaro.

 

La sinistra, non solo in Italia, è anche quella che tende a giustificare sempre l'islam in tutto quello che fa, non capendo che c'è un problema interno ad esso e al massimo relegando tutto a banali "problemi sociali".

È il politicamente corretto.

Se un musulmano dice qualcosa di negativo (es: l'omosessualità è abominio, la donna è inferiore, etc.) si cerca giustificarlo in tutti modi, se la stessa cosa viene detta da un cristiano viene massacrato.

Il cristiano viene massacrato anche solo se dice di essere contrario a, chessò, il matrimonio gay, a differenza del musulmano.

Si adotta sempre un doppio standard ipocrita.

Edited by Uncanny
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Non è che il PD si faccia promotore di un'ideologia religiosa islamica invece di un'altra, ma è miope e non vede il pericolo nell'appoggiare un certo islam politico ben finanziato dalle petromonarchie del Golfo (non causalmente ovviamente), quando invece questo pericolo c'è ed è chiaro.

 

Non che m'interessi di giustificare il PD, milanese o no, ma francamente non credo che qui gran parte degli apparati di partito, non solo del PD, sappiano o possano discernere un "certo Islam politico" da un altro, tanto più se la ragione del discernimento sta solo nell'origine dei finanziamenti.

Del resto, se volessimo essere coerenti, dovremmo allora rifiutare qualunque operazione economica che abbia origine e finanziamento dalle "petromonarchie del Golfo", perché potenzialmente portatrice di favori ad un "certo Islam politico" potenzialmente pericoloso:

quindi ad esempio niente acquisti del Qatar in Costa Smeralda, niente acquisti degli Arabi sauditi a Milano (palazzo della Regione) eccetera.

Invece mi risulta che li sollecitiamo i finanziamenti e gli acquisti, talvolta aspettandoli come salvatori per la mancanza di "libido" investitoria degli Italiani (vedi vicenda del Montepschi che aspetta il fondo del Qatar per l'aumento di capitale snobbato dall'italica gente).

 

 

 

 

La sinistra, non solo in Italia, è anche quella che tende a giustificare sempre l'islam in tutto quello che fa, non capendo che c'è un problema interno ad esso e al massimo relegando tutto a banali "problemi sociali".

 

Anche qui, pur non essendo di Sinistra e pur non avendo quindi interesse a difese sinistrorse, mi pare una valutazione un po' esagerata, anche se forse è vero che talvolta si passa acriticamente dal "fuori i barbari (islamici)" di alcuni partiti, come la Lega, al "vogliamo bene tutti appassionatamente ed indistintamente"  di altri, ma credo che siano i soliti slogan ad effetto elettorale, con scarso contenuto fattuale in caso di potere governativo, infatti la Lega non mi risulta abbia mai espulso gli Islamici quand'era al governo, pur avendo il Ministero degli interni e quindi potendo almeno dare un impulso a provvedimenti di polizia, e neppure abbia proposto provvedimenti legislativi in sede governativa o parlamentare per espellerli.

Tante ciance, ma poca sostanza come sempre e del resto non siamo i soli:

Trump docet....

Edited by Mario1944
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A proposito di società parallele islamiche in cui vigono forme più o meno marcate di Sharia...

 

 

Donne non gradite nei bar a nord

di Parigi, come nel Maghreb

 

In Francia e nel resto dell’Occidente i cittadini musulmani sono spesso accusati di non essere abbastanza attivi nel denunciare i soprusi di chi non condivide lo stile di vita europeo. In realtà non poche associazioni, in particolare quelle che si battono per i diritti delle donne, sono fondate e guidate da militanti di estrazione arabo-musulmana. Dopo le azioni di «Ni putes ni soumises» di Fadela Amara, nei primi anni Duemila, in questi giorni in Francia si è parlato molto della «Brigade des mères», la «brigata delle madri» fondata dall’algerina Nadia Remadna, che ha realizzato un video con telecamera nascosta poi mandato in onda dal servizio pubblico al telegiornale delle 20.

 

Nadia e l’altra militante Aziza Sayah sono andate a Sevran, nella periferia nord di Parigi, e hanno filmato strade dove non si vede in giro neanche una donna. «Gli uomini occupano i luoghi, e le donne subiscono», dice la voce fuori campo. Poi le due attiviste decidono di entrare in un bar. Il dialogo che ne segue è molto interessante. «Cosa volete, signore?», chiede subito il padrone del bar. «Cerchiamo qualcuno». «È meglio se aspettate fuori». «Perché?». «Qui ci sono solo uomini». «Pazienza, al mondo ci sono uomini e donne, le diamo fastidio?». «Lo dico per voi». «Ma per noi non c’è problema, ci facciamo piccole piccole e ci mettiamo in un angolo». «Ma ci sono solo uomini qui», ripete un cliente. «E ti sembra normale? E se io volessi prendere un caffè con una cugina, un’amica, o tua moglie?». «Mia cugina resta a casa. In questo caffé non c’è mixité», insiste il proprietario, uomini e donne non si mescolano. «Siamo a Sevran qui, non a Parigi». «E allora? Sevran non è in Francia?». Esasperato, il patron alza la voce per sentenziare che «qui sei nel 93! (il dipartimento Seine-Saint-Denis, ndr) La mentalità è diversa, qui è come al villaggio!». Per villaggio si intende quello di origine, nel Maghreb, che alcuni cercano di importare tale e quale alle porte di Parigi.

 

http://www.corriere.it/opinioni/16_dicembre_13/donne-non-gradite-bar-nord-parigi-come-maghreb-99ca16fa-c09b-11e6-84a3-703e0bacaa0c.shtml?cmpid=SF020103COR

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Ma poveri, devono conservare le loro tradizioni e culture (barbare). Poveretti, non generalizzate...cattivone @uncanny!!!

 

A Parigi son stato qualche mese fa e sembra davvero messa malino. E pensare che da turistello vedi pure solo la parte più bella di Parigi, non oso immaginare il resto...

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A proposito di società parallele islamiche in cui vigono forme più o meno marcate di Sharia...

 

Questa infatti è la dimostrazione che il problema è soprattutto politico, non religioso:

la religione sia pure quello che è ed abbia il credo che le pare, ma essa si deve adeguare alle leggi statuali e, quando non s'adegui, dev'essere repressa.

 

Certo che, se le leggi statuali recepiscono quelle religiose (vedi sharia in molti Paesi musulmani) o comunque quelle religiose siano tollerate in certi ambiti pur se siano confliggenti con l'ordine giuridico statuale, c'è poco da lamentarsi, ma il problema è la responsabilità, o meglio l'irresponsabilità....., dei politici e più generalmente degli organi dello Stato (giudiziari, esecutivi, amministrativi) in questa concessione del laico al religioso.

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  • 1 month later...

Almadel, on 10 Dec 2016 - 11:25 AM, said:

E l'aumento delle aggressioni omofobe?

Ho trovato qualche dato interessante.

 

Uno studio fatto dall'Università di Amsterdam ha rilevato che nel 2007 dei 201 casi di violenza omofoba (dagli insulti alla violenza fisica) denunciati alla polizia ad Amsterdam, 2/3 degli aggressori erano giovani musulmani (il 36% del totale musulmani marocchini), anche riuniti in gang.

http://www.torontosun.com/comment/columnists/ezra_levant/2010/10/08/15630946.html

 

Nel 2006 la Gay Police Association ha rilevato che il 25% degli attacchi omofobi in UK erano stati compiuti da musulmani, nonostante fossero solo il 2% della popolazione.

https://www.theguardian.com/media/2006/oct/18/raceandreligion.religion

 

Un reportage della BBC ha rivelato che nel 2010 a circa 5000 bambini che frequentavano scuole islamiche in UK è stato insegnato che la condanna per il sesso omosessuale è l'esecuzione e che i ministri religiosi non sono d'accordo se la persona debba essere lapidata, data a fuoco o buttata giù da una rupe.

http://www.pinknews.co.uk/2010/11/22/islamic-schools-teaching-pupils-that-gays-should-be-executed/

Edited by Uncanny
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Non vedere le violenze omofobiche e sessiste nelle famiglie musulmane in Occidente equivale a quei benpensanti che negli anni '50 non osavano contestare i mariti che riempivano di legnate le proprie figlie e mogli per non andare contro la tradizione cattolica.

 

Vi manderei tutti in Arabia Saudita, anzi mi verrebbe voglia di convertirmi all'Islam e farvela pagare amaramente.

Edited by Rotwang
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Uno studio fatto dall'Università di Amsterdam ha rilevato che nel 2007 dei 201 casi di violenza omofoba (dagli insulti alla violenza fisica) denunciati alla polizia ad Amsterdam, 2/3 degli aggressori erano giovani musulmani (il 36% del totale musulmani marocchini), anche riuniti in gang.

 

A parte che duecento casi in un anno nella sola Amsterdam mi sembrano tantissimi,

non ti sembra strano che in Olanda siano addirittura due terzi

e in Italia non sia arrivato alle cronache neanche un caso?

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A parte che duecento casi in un anno nella sola Amsterdam mi sembrano tantissimi, non ti sembra strano che in Olanda siano addirittura due terzi e in Italia non sia arrivato alle cronache neanche un caso?

Duecento mi sembra un numero più che fattibile, considerando che non si parla solo di violenza fisica ma anche di insulti.

Fintanto che non scappa il morto i media generalmente ignorano, poi un caso di violenza era stato riportato da me qualche pagina fa.

Comunque non capisco cosa vorresti sottintendere con la tua domanda.

Ho riportato due statistiche e un reportage sulle scuole islamiche, non vedo cosa ci sia da mettere in dubbio.

Edited by Uncanny
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Non so, @Uncanny;

io vivo in un quartiere col 25% di immigrati (regolari) e perlopiù musulmani

e non ho mai sentito di insulti, provocazioni o pestaggi verso i gay da parte loro

(e su 39mila persone abbiamo avuto una pizzeria gay, una sauna, un bar e una discoteca).

Gli unici episodi di violenza che conosco contro i gay

sono stati compiuti proprio da estremisti contro l'Islam;

quindi semmai verso i Musulmani potrei provare della solidarietà.

 

Io generalmente faccio più attenzione quando sono davanti ad altre etnie

come quelli dei paesi dell'Est (cristiano ortodossi) o ai Nigeriani (cristiani evangelici);

perché i Nordafricani spesso non distinguono due gay da due amici maschi. :)

Non che conosca casi di violenze omofobe da parte di Romeni o Nigeriani;

ma i primi spesso sono implicati a violenze legate alla prostituzione maschile

e i miei partner nigeriani hanno sempre avuto il terrore di essere visti con me dai loro connazionali.

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