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Sull'importanza del Coming Out per la società


paperino

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Come contributo al Coming Out Day ho voluto aprire questa discussione per discutere del coming out non legato a singoli casi ma da una prospettiva più generale. Vi propongo due video, entrambi sottotitolati in italiano.

 

Nel primo, Morgana Bailey trova il coraggio di confessare ad alta voce ciò che per sedici anni ha tenuto segreto. Racconta le razionalizzazioni che la spingevano a mantenere il segreto e spiega come le ragioni che infine l'hanno spinta al coming out non siano esclusivamente personali, ma anche professionali e, soprattutto, sociali.

 

Morgana Bailey: Il pericolo di nascondere chi sei

 

 

Nel secondo, Ash Beckham, fa un bellissimo discorso sull'empatia e sulla compassione, intrecciandolo col problema del coming out. Ash Beckham mette in prospettiva le difficoltà insite nel coming out, sostenendo che facciano parte dell'esperienza umana di tutte le persone e sottolinea come vivere nel segreto, non sia il posto giusto per un essere 

 

Ash BeckhamTutti noi nascondiamo qualcosa. Cerchiamo il coraggio per uscire allo scoperto

 

 

Ho molto pensato di concludere questo topic con un riassunto delle tesi esposte nei video e/o con delle domande come spunto di discussione, ma credo che i racconti linkati siano sufficienti e che la discussione che potrebbe nascerne, avulsa da singoli casi, possa essere molto interessante e costruttiva.

Edited by paperino
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davydenkovic90

Ho trovato molto interessanti i video, stranamente,  di solito non amo l'americanata di fare queste prediche con auricolare e battutine a effetto.

Lasciando perdere la forma, due o tre concetti rilevanti mi va di evidenziarli:

 

1. Anche il non fare coming out porta a delle conseguenze, talvolta ben peggiori che farlo. 

2. Ogni esperienza è unica. E' stupido andare a sbattere in faccia verità nostre a un'altra persona, magari più giovane, con meno esperienze, più vulnerabile, diversa da noi nel carattere e nel fisico. Bisogna rispettare anche chi sceglie di non fare coming out e cercare di capirlo, più che di correggerlo o farlo sentire inadeguato. O ancor peggio, mandarlo a quel paese.

 

Mi sono capitati, nella vita, un paio di episodi in tal senso:

 

-Non mi è mai capitato di fare coming out nel circolo di tennis dove mi alleno, tranne che con un solo ragazzo, mio compagno storico, al quale ho addirittura presentato due ragazzi che frequentavo. Ci conosciamo dal 2007 e ha due anni più di me. Con lui è andata benissimo, pur essendo etero, omofobo, boyscout, cattolico, figlio di papà ecc. è semplicemente passato dal chiedermi se la squinzia di turno fosse o meno la mia ragazza a non chiedermi più niente. E abbiamo continuato ad allenarci insieme, farci la doccia, scriverci su whatsapp e quant'altro.  Non siamo amici né confidenti, siamo un po' come colleghi, diciamo.

Con gli altri invece è successo un mezzo disastro. Questa estate ho avuto la brillante idea di creare un gruppo facebook per raccogliere tutti quelli che giocano nel circolo. Con alcuni ho giocato abbastanza spesso, con altri meno, ma più o meno ci conosciamo, di vista o più approfonditamente e non abbiamo mai avuto particolari problemi. Alcuni di questi li ho aggiunti su facebook e ovviamente hanno notato determinate foto (gaypride, valeriona e quant'altro..) e ho visto chiaramente un cambiamento nel loro comportamento nei miei riguardi. Mi evitano molto di più. Con uno ho giocato una volta e non ha voluto fare la doccia con me, cosa molto strana. A un altro dovevo dei soldi (pochi euro, per carità) ma non mi risponde più... Io sono un tipo paranoico, ma questa non è paranoia. Prima mi scrivevano in continuazione, tanto che la maggior parte delle volte dovevo rifiutare, adesso praticamente mai e se scrivo io, non mi considerano.

Questi sono omofobi di prima categoria: tamarri, neanche giovanissimi (si parla di gente sui 30 anni), calcio e figa...quindi la reazione non mi ha stupito molto e non me ne dispiaccio.

La cosa che mi dispiace è che avendoglielo fatto sapere tramite social e non dalla mia viva voce ho forse in qualche modo corroborato la loro omofobia invece che darle un colpo. In questo modo credo che si sia creato una sorta di pettegolezzo alle mie spalle che alimenta la loro diffidenza e paura nei miei confronti.

 

-L'altro episodio è di natura completamente diversa. Una volta mi è capitato di conoscere un ragazzo che ancora non aveva fatto coming out con nessuno: in pratica ero io l'unica persona al mondo a sapere della sua omosessualità. Aveva una vita anche molto gratificante e piena di avvenimenti, era di una decina d'anni più grande di me, aveva tanti amici e tante passioni. A me raccontava l'altra faccia della luna, fin nei minimi dettagli, anche i più segreti e imbarazzanti. Io ho cercato per un po' di capirlo e trattarlo con la maggiore apertura possibile, dandogli qualche consiglio in base alla mia piccola esperienza ma con molto rispetto... Ho tagliato però un po' i ponti quando ho capito che mi utilizzava un po' come unico sfogo, forse sbagliando, e togliete pure il forse. Non sono stato abbastanza forte da sopportare questo genere di situazione e forse non ero neanche la persona giusta per poterlo fare, in quel momento della mia vita. Ci siamo visti di persona soltanto una volta.

Magari con qualche anno in più lo avrei accolto meglio e avrei avuto anche risorse in più per poterlo indirizzare meglio verso una soluzione al suo problema.

Comunque, ripeto, bisogna avere molto rispetto anche per chi non vuole dichiararsi. Non si può pretendere il coming out di un amico o di un conoscente, e neanche di un partner. Nella vita non esiste solo il coming out, ci sono tante altre cose importanti che vanno sistemate e non tutti sono abbastanza forti da reggere il colpo. Certo, la vita sentimentale e sociale è di vitale importanza per una persona, per cui uno dovrebbe investirci delle energie, a costo di sacrificare magari un 30 in più sul libretto universitario o a costo di prendersi delle critiche da parte della famiglia, qualche sguardo storto, qualche noia in più. A breve termine è stressante ma a lungo termine ne vale la pena.

 

E poi volevo sottolineare la necessità di essere diretti. Talvolta anche un po' forzatamente. Il coming out non è una giornata campale della nostra vita, dopo la quale tutto cambia. Ogni volta che conosci qualcuno di nuovo, cambi ambiente, lavoro, coinquilini, devi fare coming out e devi far fronte ad eventuali reazioni. A me capita di sentirmi dire che "non sembro gay" e questo è un problema, perché nei contesti "ufficiali" (scuola, lavoro, università, famiglia...) tutti assumono sempre che io sia etero di default ed è anche molto difficile contraddirli una volta che si sono fatti il film mentale per settimane o mesi. Quindi penso che uno debba dirlo, se non subito, quasi subito, ecco. Anche se nessuno te l'ha chiesto. Esattamente come la collega di lavoro di turno ti viene a dire che la viene a prendere il suo ragazzo.

Questa è una cosa che viene, naturalmente, dopo tante altre fasi... una fase precedente a questa, per me è stata quella di "non nascondermi", cioè, quando sono passato dal preoccuparmi che la gente potesse scoprire che ero gay - da qualche post o amicizia sui social, che tra l'altro non ho frequentato per lungo tempo - a fregarmene completamente e chi vuole capire e lo accetta bene, chi non capisce, affari suoi.

Poi ovvio, la sconosciuta che balla con me Occhi di gatto al concerto di Cristina d'Avena lo capisce subito che sono gay e non si pone tutto questo problema.

Anche l'anticonformismo,  che viene citato nel primo video, è un'ottima arma da tenere in serbo per mandare comunque delle vibrazioni "arcobalenose" agli altri.

Dare un'immagine informale, con venature chic o raffinate, non eteronormativa, diciamo (sempre ovviamente con grande naturalezza e se uno la trova una cosa congeniale a sé) può facilitare un po' la vita, oltre che essere divertente. 

 

E baci.

 

Oddio ma quanto ho scritto? o_O

Edited by davydenkovic90
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Bisogna rispettare anche chi sceglie di non fare coming out e cercare di capirlo, più che di correggerlo o farlo sentire inadeguato.

Sono completamente d'accordo con te, anche se, come la ragazza del video, credo che il coming out sia un momento difficile come ce n'è tanti nella vita. Credo il principio sia quello dell'amico: se pensi che stia sbagliando lo avvisi, anche se sentirlo può farlo stare un po' male, ma poi gli darai il tuo appoggio qualsiasi scelta faccia. Edited by paperino
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Per onorare la giornata ho fatto CO con una mia amica che non vedevo da luglio (la sentivo per telefono ma il CO per me è cosa che si può fare solo de visu).

 

Giusto per non perdere l'abitudine

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@@paperino,

 

@@davydenkovic90,

 

Grazie delle condivisioni...

 

Ho trovato sia i video (tra le altre cose non conoscevo il TED ma è OT), sia lo scritto di Davy molto interessanti.

 

Non so' quanto la mia vita cambierebbe se facessi CO. Ho avuto il ''coraggio'' ma forse, se dovessi essere sincero una pazzia come a volte faccio, di dirlo alle uniche due ''amiche'' che ho, anche se sono conoscenti che vedo un po' più frequentemente, una sera di poche settimane fa e quindi dirlo.

 

Stavo iniziando con un mio solito pippone, ma alla fine sono riuscito a dire solo : ''sono gay''.

 

Da occhioni con i lacrimoni da parte mia, siamo passati ai sorrisi e alle risate. Poi a sapere sia da parte mia che da parte loro dettagli più intimi su chi stavamo frequentando e cosa ci aspettavamo dalle relazioni che anche loro stanno cercando. Insomma tutto è stato sorprendentemente normale direi. Anche nei giorni successivi dove (anche io sono un po' paranoico) ho aperto un gruppo su Wa con loro due che sono sorelle. Ci siamo scritti con le mie solite battutine da gay scafato che non sono e il tutto andava bene. Ora non si sono più fatte sentire dopo parecchi giorni ed ho il timore che visto che la maggior parte dei miei amici ruota attorno a loro, qualcosa abbiano detto.

 

Non ne sono sicuro, forse è una paranoia perché non ho dati oggettivi a supporto.

 

Devo dire però, che sarà che non lo ho detto al mondo e ne mi sono messo su FB con l'arcobaleno, inizialmente mi sono sentito sollevato almeno per averlo detto a qualcuno, ma non direi che mi sento così bene, anzi ho delle paranoie come sopra enunciato. La mia vita non è cambiata come magari penso in quelle persone che lo fanno.

 

In questo momento particolarmente duro della mia vita, non posso farlo e non ne ho voglia (credo ci siano momenti in cui alcune cose devono essere sistemate prima), pur comunque cercando di frequentare circoli ed insomma a fare passetto dopo passetto, anche a granchio per viverla.

 

Devo sistemare il lavoro e poi francamente non saprei come gestirla perché è da poco che, il coming-out, lo ho fatto ma a me stesso.

Edited by Andy42
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