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I 10 film di Hollywood sull'Italia stereotipata e macchiettistica


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A volte c’è un rapporto cinematografico terribile tra Hollywood e l’Italia. Gli americani sono innamoratissimi di luoghi, cultura e atteggiamenti italiani, o almeno credono di esserlo. In realtà sono innamorati di una lunga serie di stereotipi e di quello che quegli stereotipi possono fare per i loro film, delle macchiette, delle falsità o delle credenze popolari. Dal Vaticano misterioso, ai simpatici viandanti, dalle vecchiette vestite di nero, alle suorine onnipresenti fino ai maschi latini e ad una società italiana "meridionalizzata" e ancestralmente arretrata (sono rare le ambientazioni statunitensi nell'Italia del Nord, ed in questo 'genere' di film sono sempre luoghi riconoscibili e romanzati per l'americano medio e spogliati di qualsiasi reale appartenenza alle tradizioni, alla cultura e all'atteggiamento degli italiani settentrionali). Stereotipi che sopravvivono da quasi un secolo.

 

Inferno è solo l’ultimo film a rispolverare quel misto di italiano da esportazione (Tom Hanks gira con Felicity Jones, la sua dottoressa, e una guida di un museo che pensa stiano insieme, nonostante lei potrebbe essere sua figlia, gli dice “Non si vergogni, non deve mentire, siamo in Italia”) coniugandolo alla nota fedeltà che Dan Brown ha nei riguardi di storia, tradizione e cultura locali.

 

Inferno però si avvantaggia del fatto di stare sulle spalle dei "giganti", di avere dietro di sé decine di film in cui l'Italia è narrata come una macchietta medievale, Wired ha cercato i dieci più involontariamente comici.

 

1. Vacanze romane

 

Senza dubbio il pilastro di tutti i film sugli stereotipi italiani, il più completo, esaustivo e sfacciato. Tutto ambientato a Roma con uno sprezzo per il ridicolo che, tuttavia, per quegli anni [a parer mio] s'intona ancora all'atmosfera del dopoguerra e ad una reale condizione del Bel Paese negli anni '50, ma poi immobilizzato in tale immaginario in film successivi, con idealizzazioni già presenti, erronee e sorpassate.

 

2. Sotto il sole della Toscana

 

Sulla fuga in Italia esiste un sottogenere molto preciso, uno di cui abbiamo scarsa conoscenza perché i film che lo rappresentano o non arrivano da noi o sono poco e mal distribuiti e per fortuna. Si tratta di film in cui una donna, giovane o sulla quarantina, cerca di rimediare ai suoi problemi trasferendosi nella campagna italiana. Sono storie in cui l'ambiente fa il 50% del lavoro, in cui si trovano sempre pomodori in bella vista e in cui solitamente è compreso nel pacchetto anche l'amante latino. In questo esempio con Diane Lane c'è un Raoul Bova poco più che trentenne.

 

3. Only You - Amore a prima vista

 

In Italia ovviamente si trova il vero amore e nello specifico a Venezia capita più di frequente. La particolarità della città presta il fianco a qualsiasi tipo di incomprensione su come si possa vivere in un comune lagunare simile, nonché una serie di forzature non indifferenti riguardo l'atteggiamento dei veneti.

 

4. To Rome With Love

 

Odiatissimo film di Woody Allen che in tre episodi mette in scena diverse zone, idee e versioni di Roma. In realtà, visto assieme agli altri film stereotipanti americani ambientati in Italia, non è certo il peggiore. Se con Roberto Benigni e nell'episodio con se stesso Allen gioca con qualche stereotipo comune, ma senza esagerare, in quello con Alec Baldwin (il meno comico) vola altissimo e raggiunge punte di cinema serio e onesto, in cui Roma è un luogo ricordato, un posto della memoria deformato dai ricordi ma non dagli stereotipi. Peccato che in questi benedetti film la Città Eterna sia sempre il centro con chiese e rovine dell'antichità, bloccata a La dolce vita di Federico Fellini, in un'atmosfera assolata quasi esotica, per non parlare di Alessandra Mastronardi che interpreta la friulana timorata e vestita anni '60, emigrata col neo-marito nella capitale in cerca di fortuna [in quale universo parallelo?].

 

5. La Pantera Rosa

 

Il primo film della serie, quello in cui l'ispettore Closeau è un personaggio marginale e i veri protagonisti sono David Niven (il ladro) e Claudia Cardinale (la proprietaria del diamante da rubare), è ampiamente ambientato in Italia, da Cortina fino a Roma, abbondando in idee preconcette e versioni irriconoscibili del nostro paese.

 

6. The Tourist 

 

Inspiegabile follia produttiva che ha coinvolto due stelle di primissimo piano come Johnny Depp e Angelina Jolie in un viaggio in Italia pieno di macchiette e crimini da strapazzo. Con Nino Frassica, Christian De Sica, Raoul Bova e altri italiani a fare le faccette e i due attori a spostarsi da una cartolina all'altra. Tonfo clamoroso a qualsiasi box office del globo.

 

7. Angeli e demoni

 

Prima di Inferno c'è stato quest'altro incredibile film tratto da un romanzo di Dan Brown, in cui Roma e il Vaticano sono sede d'intrighi oltre l'umano, in cui in ogni chiesa c'è un mistero o un passaggio segreto e in cui il Camerlengo si butta da un elicottero con esplosioni pseudo-nucleari sullo sfondo...

 

8. Due settimane in un'altra città

 

C'è Vincent Minnelli dietro questo dramma ambientato nel mondo dello spettacolo, attori e registi che in due settimane a Roma vedono rivoltarsi le loro vite. Ovviamente c'è l'amore di mezzo, consumato a piedi nudi in spiaggia con formose donne italiane, o con occhiate fugaci strusciando sulla dolce vita di Via Veneto.

 

9. Mangia, prega, ama

 

Secondo me uno dei peggiori film in questo senso. È solo una porzione della storia quella ambientata in Italia (Roma e Napoli), ma basta. La protagonista Julia Roberts viaggia in giro per il mondo per trovare se stessa e fa tappa in Italia per mangiare, ma fa anche in tempo a conoscere Luca Argentero, a vedere la tipica folla urlante all'ora del caffè e a toccare con mano la passione calcistica. In un momento apicale unisce fontane, amanti, opera e spaghetti.

 

10. Cos'è successo tra tuo padre e mia madre?

 

Non è rimasto lontano dal fascino dello stereotipo italiano nemmeno Billy Wilder che con Jack Lemmon ha girato una commedia a Capri, tra assurde credenze e inservienti che gesticolano ma soprattutto con la famiglia Trotta (che include un nano).

Edited by Rotwang

1. Vacanze romane

 

Senza dubbio il pilastro di tutti i film sugli stereotipi italiani, il più completo, esaustivo e sfacciato. Tutto ambientato a Roma con uno sprezzo per il ridicolo che, tuttavia, per quegli anni [a parer mio] s'intona ancora all'atmosfera del dopoguerra e ad una reale condizione del Bel Paese negli anni '50, ma poi immobilizzato in tale immaginario in film successivi, con idealizzazioni già presenti, erronee e sorpassate.

 

Nuooo, non me lo demolire...a proposito di quel che dici dell'intonazione del film all'epoca, va precisato che alla sceneggiatura hanno collaborato anche Flaiano e Suso Cecchi D'Amico (il meglio su piazza insomma). Era comunque un prodotto destinato al mercato internazionale, a tutti è rimasta impressa la vespa e la scena in cui la protagonista infila la mano nella bocca della verità, ma il sapore complessivo rimane, anche a mio gusto, piuttosto "verace", pur trattandosi di una favola.

 

2. Sotto il sole della Toscana

 

Sulla fuga in Italia esiste un sottogenere molto preciso, uno di cui abbiamo scarsa conoscenza perché i film che lo rappresentano o non arrivano da noi o sono poco e mal distribuiti e per fortuna. Si tratta di film in cui una donna, giovane o sulla quarantina, cerca di rimediare ai suoi problemi trasferendosi nella campagna italiana. Sono storie in cui l'ambiente fa il 50% del lavoro, in cui si trovano sempre pomodori in bella vista e in cui solitamente è compreso nel pacchetto anche l'amante latino. In questo esempio con Diane Lane c'è un Raoul Bova poco più che trentenne.

 

Filologicamente, l'archetipo del genere è Tempo d'estate di David Lean, con l'altra Hepburn (Katharine)...un film un po' intimista, che neanche ricordo, là il manzo autoctono era interpretato da Rossano Brazzi mi pare, e tutta la vicenda si svolge a Venezia.

 

5. La Pantera Rosa

 

Il primo film della serie, quello in cui l'ispettore Closeau è un personaggio marginale e i veri protagonisti sono David Niven (il ladro) e Claudia Cardinale (la proprietaria del diamante da rubare), è ampiamente ambientato in Italia, da Cortina fino a Roma, abbondando in idee preconcette e versioni irriconoscibili del nostro paese.

 

Fortunatamente Blake Edwards ha maltrattato personaggi di qualunque nazionalità (in quasi tutti i suoi altri film c'è qualche comprimario giapponese o simil-nipponico ridicolmente macchiettistico), perciò direi che nel suo caso tutto quel che v'è di preconcetto è funzionale alla demenzialità slapstick della vicenda.

 

Mi sa che gli altri mi mancano...e credo d'averli scartati proprio per via di recensioni come questeee :D

Si sono dimenticati di un classico come Stregata dalla luna dove gli italiani sono decisamente stereotipati, tra parentesi però era una commedia molto gradevole. Anche con la Francia comunque Hollywood non ha scherzato, direi che Un americano a Parigi e Gigì a livello di stereotipi non scherzano.

Il più stereotipato in assoluto mi pare sia:

 

Cos'è successo tra tuo padre e mia madre?

 

un capolavoro della commedia americana

 

Gli americani in generale ignorano l'esistenza del mondo

lo conoscono per lo più attraverso le lenti del loro melting pot

il multiculturalismo americano è infatti tollerante ma differenzialista

 

In pratica l'Italia è Little Italy...l'Italoamericano

 

Al di là di questo c'è l'assimilazione

in realtà non c'è molto da lamentarsi, è tutto turismo che cola...non porterete mai nessun turista a vedere gli indiani che raccolgono pomodori a latina o le periferie casertane o l'impermeabilizzazione dei suoli pdana (in questo senso The Tourist è stato incredibile, voi sareste dovuti stare in un cinema di queste parti per capire lo sconcerto delle persone di fronte al paesaggio bucolico che si ammira dai finestrini nella scena ambientata nel treno per venezia ).

 

Se dovessero fare un film sull'Italia reale...non lo farebbero, il mondo è già pieno di brutti posti e noi siamo un brutto posto come un altro.

Se dovessero fare un film sull'Italia reale...non lo farebbero, il mondo è già pieno di brutti posti e noi siamo un brutto posto come un altro.

 

L'Italia reale è più bella dell'Italia macchiettistica dei film USA (a parte che non esiste, è una loro invenzione ed è pure razzista), realtà vuol dire per forza bruttura? Ma dove? Che concezione bassa hai del cinema? Il tuo ragionamento è un po' come dire che si preferiscono i film popolari trash con la passera di turno perché fanno comunque "ridere" e di serietà e brutture è già pieno il mondo fuori dalla sala cinematografica. Forse Jerry Calà a questo punto ce lo siamo meritati.

Edited by Rotwang

 

 

L'Italia reale è più bella dell'Italia macchiettistica

 

questa è una delle tue tante uscite aprioristiche che mi fanno dubitare del fatto che tu abbia davvero delle opinioni e non piuttosto un elenco registrato di frasi ed aggettivi. In tal senso potresti davvero essere un cyborg.

 

L'Italia, con buona pace delle sue ossessioni di grandezza frustrata, è un posto come un altro. Vendere la favola dei campanili e delle colline toscane in un film romantico, ci sta. Ma perchè degli stranieri diavolo dovrebbero fare un film sull'Italia reale? Questo compito spetterebbe agli Italiani. Sono loro che dovrebbero raccontare il loro paese. A quanto pare o non lo sanno più fare o non lo sanno più fare in modo appetibile al pubblico.

questa è una delle tue tante uscite aprioristiche che mi fanno dubitare del fatto che tu abbia davvero delle opinioni e non piuttosto un elenco registrato di frasi ed aggettivi. In tal senso potresti davvero essere un cyborg.

 

Ma perché non scrivi cose sensate invece delle solite sparate becere e municipalistiche? Sei solo un gay poco intelligente.

Edited by Rotwang

 

 

Ma perchè degli stranieri diavolo dovrebbero fare un film sull'Italia reale? Questo compito spetterebbe agli Italiani.

 

Io invece mi sono chiesto come gli Italiani dipingano nei loro film gli altri Paesi,

ammesso che ritraiamo mai altri Paesi...

Abbiamo anche noi un filone di film in cui i paesi

stranieri sono dei meri fondali: i cd "gialli all'Italiana"

ambientati nelle capitali del vizio europeo degli anni '70

( nordiche + Londra ) infine il filone dei vari "Vacanze in...."

 

Poi abbiamo film più impegnativi ( Germania anno zero e tutto

il filone dei tedeschi depravati: da pedofili a sadici )

 

Ora che i Tedeschi son tornati a comandare no...ma

d'altronde neanche facciamo più molti film

 

Va detto che molti di questi film , lungi da essere mossi da un

qualsivoglia interesse per l'estero erano coproduzioni europee

( in qualche raro caso ad inizio anni '80 anche con gli USA )

Io invece mi sono chiesto come gli Italiani dipingano nei loro film gli altri Paesi,

ammesso che ritraiamo mai altri Paesi...

 

Film italiani ambientati all'estero non me ne vengono in mente molti. Giusto "Fumo di Londra" con Alberto Sordi ambientato in piena epoca beat o "Pane e cioccolata" con Nino Manfredi ambientato in Svizzera, o ancora un'altra commedia di Sordi ambientata in Australia di cui ora non ricordo il titolo. Però in tutti i casi i protagonisti erano sempre italiani che si trovavano sul posto. Ci starebbe anche "Totò e Peppino divisi a Berlino" ma li i tedeschi sono praticamente un contorno dei due protagonisti.

 

 

Però in tutti i casi i protagonisti erano sempre italiani che si trovavano sul posto

 

appunto, perchè accusare hollywood di usare il nostro paese come una quinta, se poi noi facciamo lo stesso....evidentemente è una cosa naturale... 

Abbiamo anche noi un filone di film in cui i paesi

stranieri sono dei meri fondali: i cd "gialli all'Italiana"

ambientati nelle capitali del vizio europeo degli anni '70

( nordiche + Londra ) infine il filone dei vari "Vacanze in...."

 

Ecco, io le Vacanze in le lascerei proprio perdere;

un regista caro ai gay come Visconti ha ritratto in modo magistrale una certa scena mitteleuropea a cavallo tra i due secoli

(però in quel caso sono film storici, come Gotterdammerung o Ludwig)

 

Il film di Sordi ambientato in Australia (una gradevole commedia del '71 con Claudia Cardinale) fa il paio con Fumo di Londra, o colla Ragazza colla Pistola colla Vitti di Monicelli...paradossalmente sono tutti film dove la caratterizzazione del protagonista italiano è più ridicola di quella dei comprimari stranieri.

 

Poi potremmo citare Blow Up o Zabriskie Point, entrambi di Antonioni...

riviste oggi quelle rappresentazioni della Londra anni '60 e della California primi '70 appaiono un po' datate,

segno che forse anche la controcultura ha fatto il suo tempo.

Edited by schopy

Beh sì...li possiamo lasciare, era per ricordare che esistono

 

Diciamo che più produttivo sarebbe citare alcuni "Gialli" all'italiana

 

Una lucertola con la pelle di donna e Lo squartatore di New York di

Lucio Fulci ; Cosa avete fatto a Solange ; Tutti i colori del buio ; Un

posto ideale per uccidere etc

 

Moltissimi film di questo filone erano ambientati all'estero, o avevano

dei protagonisti stranieri etc

 

Diciamo che il giallo all'Italiana e lo Spaghetti western sono i due generi

che l'Italia riuscì a vendere all'estero, senza dover impegnare i grandi nomi

del cinema d'autore

 

Chiaramente non possiamo considerare il western come rappresentativo

di un altro paese in senso stretto, più realistico è il Giallo.

 

Mentre Alberto Sordi è il vernacolare per eccellenza, il non vendibile oltre

il raccordo anulare, l'Italiano solo per Italiani, l'espressione massima dello

strapaese, questi film che cito io anche solo per il fatto di essere coproduzioni

da vendere all'estero, avevano un "respiro" cosmopolita

Moltissimi film di questo filone erano ambientati all'estero, o avevano

dei protagonisti stranieri etc

 

Diciamo che il giallo all'Italiana e lo Spaghetti western sono i due generi

che l'Italia riuscì a vendere all'estero, senza dover impegnare i grandi nomi

del cinema d'autore

 

Non sono adeguatamente documentato sulla distribuzione dei film italiani all'estero di cui dici;

c'è un fenomeno un po' antecedente alle coproduzioni che andrebbe ricordato.

Quasi tutti i film di De Laurentiis, e tanti di Ponti (che con Lombardo e Cristaldi sono stati tra i maggiori produttori cinematografici di casa nostra) erano già, dai primi '50, produzioni che impiegavano largamente maestranze e professionisti stranieri e spesso venivano girati all'estero; i film mantenevano tuttavia la nazionalità italiana.

E' colla legge Corona del '65 che si istituiscono parametri piuttosto rigidi per conferire la nazionalità ai film (e di conseguenza tutta una serie di benefici)...

 

I grandi produttori di cui sopra dai tardi '60 in poi hanno lavorato prevalentemente all'estero, e alle "coproduzioni" si sono affidati i cialtroni di tutti gli exploitation movie che citi tu :D

Edited by schopy

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