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Il nostro rapporto con la religione


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secondo una scuola di pensiero facente capo ad Angelo Brelich e sopratutto a Dario Sabbatucci, la fede e il credere sono prerogative prettamente cristiane, siamo noi, cristiani di formazione, a proiettarle sull'esterno, interpretando in questo senso rapporti che sono di altra natura. Sabbatucci evidenzia, ad esempio, la natura pattizia di religioni (ma anche questo termine sarebbe da contestare e contestualizzare) precristiane, si pensi alla Pax Deorum o all'Alleanza.

 

Be', ma anche il Cristianesimo, soprattutto nella sua articolazione cattolica, è palesemente pattizio:

che cosa sono i sacramenti, se non un patto giurato (sacramentum) tra dio ed uomo?

D'altra parte anche religioni non cristiane implicano una fede negli dei e questa fede è anteriore ad ogni formulazione pattizia:

se non ho fede che l'altra parte sia una persona tale che mantenga i patti, come posso fare patti con lui?

 

 

 

 

il fenomeno religioso esiste, ed esiste in maniera estremamente poliforme.

 

Senza dubbio, ma alla base c'è sempre la fede in un dio o in più dei e nella sua o nella loro alterità superiore rispetto agli uomini.

 

 

 

 

Quindi, se nasci in un bosco del cazzo potresti essere convinto dell'esistenza del Signore dei cervi, e instaurare con lui complessi sistemi di rapporti.

 

Ovvio, ma questo implica sempre una fede in qualche cosa di altro e superiore di cui non si ha esperienza quotidiana e comune, ma che è dedotto per necessità esplicative e confirmative:

ho esperienza dei cervi, ma non del signore dei cervi, che rimane occulto normalmente e che si manifesta in certi casi, con certe evocazioni, che difende od offende secondo appunto le relazioni instaurate con lui.

 

 

 

 

Ma da qui a definire questo transfert fede o un sentimento mistico innato nell'uomo (e perciò genuino e valido e dimostrante l'esistenza dell'entità), ce ne vuole.

 

Si può benissimo supporre che la fede in entità superiori chiamate dei o meglio che l'idea di tali entità superiori, idea che implica la fede in loro a prescindere dall'esperienza e dalla razionalità, sia idea innata nella specie umana o che addirittura ne sia caratterizzante rispetto alle altre specie viventi, senza per questo incorrere nell'errore logico di trasferire tale idea innata dal piano ideale suo proprio a quello reale.

Si può benissimo supporre che la fede in entità superiori chiamate dei o meglio che l'idea di tali entità superiori, idea che implica la fede in loro a prescindere dall'esperienza e dalla razionalità, sia idea innata nella specie umana o che addirittura ne sia caratterizzante rispetto alle altre specie viventi, senza per questo incorrere nell'errore logico di trasferire tale idea innata dal piano ideale suo proprio a quello reale.

No.

E' innata la ricerca del capobranco, non la fede.

Che poi, dopo millenni di civiltà, noi culturalmente e storicamente le confondiamo è un altro discorso.

No.

E' innata la ricerca del capobranco, non la fede.

Che poi, dopo millenni di civiltà, noi culturalmente e storicamente le confondiamo è un altro discorso.

la proiettiamo sugli altri, più che altro.

Proiettiamo spontaneamente la nostra ctaegoria "fede" su tutti quelli in cui ravvisiamo un barlume di fenomeno religioso.

 

 

E' innata la ricerca del capobranco, non la fede.

Non sono convinto, non universalmente, almeno. Che dire allora di quelle religioni che non contemplano dei o i cui dei non hanno quegli attributi di perfezione propri del dio abramitico?

Non sono convinto, non universalmente, almeno. Che dire allora di quelle religioni che non contemplano dei o i cui dei non hanno quegli attributi di perfezione propri del dio abramitico?

Partiamo dai cani, il cui comportamento abbiamo osservato da vicino.

Cosa fa di un cane il capobranco? In una struttura sociale in cui conta la forza, il fatto che sia più forte. Non a caso, chiunque sfidi il capobranco e lo sconfigga, dimostrando pertanto di essere divenuto il più forte, diventa egli stesso un capobranco.

Le religioni che non contemplano dei hanno comunque la Natura, il Grande Cervo, la Madre Terra e cose così: sempre impersonificazioni di qualcosa che riteniamo fondamentale. Attribuiamo (non a caso) volontà a queste figure rituali, o almeno li veneriamo in quanto reggitori della Terra e di un certo ordine (che, guarda caso, è sempre un'universalizzazione dei nostri valori).

Vogliamo parlare degli dei olimpici? Zeus era un grande capobranco, perché forte e scopatore: che vuoi di più?

La perfezione, poi, è un segno caratteristico del disagio mentale delle religioni rivelate, che sono vere e proprie psicopatologie istituzionalizzate: non a caso, si innestano su una koinè (parlo del cristianesimo) largamente influenzata da Platone e quelle menate sull'Idea, sull'Iperuranio e sulla contrapposizione tra mondo sensibile e mondo ideale. La perfezione non è comunque l'attributo principale del capobranco, visto che ancora oggi uno degli accostamenti preferiti alla parola "dio" è "onnipotente" (e parlo della liturgia cattolica).

 

 

Beninteso eh, a pelle li apprezzo più di quelli che qui dentro affermano di "credere in dio ma [etc]" e consimili. Loro almeno sono delle persone di cultura e vivono i loro sentimenti religiosi con un certo stile, non al limite della superstizione ritagliata su di una personale koinè di dottrine mal conosciute!

 

Il problema della secolarizzazione e del Dio personale

certamente esiste.

 

Bisogna però enucleare bene il contenuto psicologico

di rassicurazione, consolazione, vuoi rispetto ad una

incertezza ( generale e esistenziale ) che spaventa, vuoi

rispetto a potenziali sensi di colpa

 

La superstizione è forse culturalmente povera, sul piano

dei contenuti culturali razionali ( soprattutto rispetto a religioni

che possono vantare fior di teologi-filosofi ) ma è ricca di contenuti

sul piano psicologico. Ciò che contraddistingue questa forma di religiosità

è il fatto che non conosce riti sociali, è una religione individuale che serve

a mantenere un equilibrio interiore, piuttosto che un ordine sociale

 

Questa è la religiosità gay o -forse meglio- dei gay?

 

Almadel ha già citato neopaganesimo, buddismo, moltissimi gay però

amano l'astrologia e l'esoterismo, un ruolo rilevante nella cultura gay del

XX  secolo lo ha svolto pure il satanismo.

 

Abbiamo anticipato una tendenza, che si è poi generalizzata e diluita

( soprattutto se pensiamo al satanismo degli anni '40-'50 era fortissimo il

focus sulla liberazione della sessualità individuale, esigenze cioè che

toccavano in modo molto specifico un omosessuale di quegli anni )

 

Ed in queste forme diluite, spogliate dagli originali connotati controculturali

ora ci ritorna per certi versi indietro, come una sorta di "stampella" dell'ego

Il processo di graduale e progressiva ''personalizzazione'' della religione nei secoli XIX-XX è qualcosa di molto più diffuso di quanto si possa pensare. Lo si potrebbe dimostrare in una prospettiva storica, ma anche socio-antropologica.

In quest'ultimo senso, già il sociologo Thomas Luckmann se ne accorse intorno alla metà del secolo. Nel 1963 pubblicò un saggio molto interessante in merito, di cui consiglio la lettura: The Invisible Religion. The Problem of Religion in Modern Society. (Vi avviso che la versione italiana, edita da Einaudi, è fuori catalogo.)

 

Non penso quindi che (alcuni) omosessuali abbiano anticipato alcunché, sono stati solo alcuni fra i tanti. E l'orientamento sessuale è irrilevante nella tendenza generale.

 

Sul mio rapporto con la religione scriverò qualcosa solo se avrò tempo, mi piacerebbe farlo dettagliatamente.

Beh un fenomeno sociale non può essere determinato

da una minoranza del 3%

 

Se però quando il 97% del 3% ha una propensione a cui

corrisponde il 3% del 97%, qualcosa vorrà pur dire

 

Gli omosessuali lo hanno fatto prima, di più, più velocemente?

In forme controculturali esibite, più evidenti?

 

Insomma qualcosa bisognerà pur dire

Partiamo dai cani, il cui comportamento abbiamo osservato da vicino.

Non abbastanza a quanto pare. Come nota a margine, i cani non vivono in branchi e non si comportano come dici; i lupi in natura vivono in branchi che però sono delle famiglie, dove tutti sono figli della coppia "dominante", e anche lì non c'è nessuna lotta. Quella dei lupi che lottano per il ruolo di capobranco è una teoria degli anni '50 completamente superata e abiurata anche da chi la propose.

 

Per curiosità, era un esempio tratto dal libro di Morris?

Edited by paperino

Beh un fenomeno sociale non può essere determinato

da una minoranza del 3%

 

Se però quando il 97% del 3% ha una propensione a cui

corrisponde il 3% del 97%, qualcosa vorrà pur dire

 

Gli omosessuali lo hanno fatto prima, di più, più velocemente?

In forme controculturali esibite, più evidenti?

 

Insomma qualcosa bisognerà pur dire

 

E' difficile quantificare in questo caso. Dico solo che è più ragionevole pensare che la comunità omosessualità non abbia per nulla influito né anticipato il fenomeno generale, ma ne sia stata toccata nella stessa misura in cui son stati toccati gli altri membri - più o meno alternativi, controculturali, ecc. - della società occidentale.

 

D'altronde, mi pare non si possa negare come vi siano - ancor oggi - omosessuali tranquillamente aderenti alla religiosità tradizionale e, persino, membri delle gerarchie ecclesiastiche. Se ne è parlato ampiamente nei vari post.

Non mi interessano gli omosessuali cattolici, che in

quanto tali per decenni si definivano alla Zeffirelli :

"omosessuale non omosessualista" cioè NON GAY

 

Mi interessano persone che abbiano una identità gay

ma abbiano manifestato una forma di religiosità senza dover

abdicare alla propria identità

 

Parlo di un contesto in cui l'unica chiesa friendly era la chiesa

Unitaria Universalista del New England

Attribuiamo (non a caso) volontà a queste figure rituali, o almeno li veneriamo in quanto reggitori della Terra e di un certo ordine

Però anche questo non è vero per tutte le religioni. Così come non tutte le religioni prevedono figure onnipotenti. Diciamo che la teoria di Morris (se fondata su argomentazioni ed esempi corretti) può dare delle motivazioni a un sottoinsieme di tutte le religioni passate e presenti, di cui un sottoinsieme sarà composto da quelle a noi più vicine culturalmente, ma mi pare improbabile si possa universalizzare.

Ero "cattolico" nel senso che sono stato battezzato, mi sono confessato, ho fatto comunione, cresima e per anni pure il chierichetto, era una sorta di rito d'iniziazione culturale al mondo. I miei mi mandavano a dottrina e a messa non perché fossero realmente credenti o praticanti (macché, però c'era una certa conservazione), ma come la maggioranza silenziosa degli italiani volevano inserirmi nell'associazionismo parrocchiale secondo una certa cultura dominante (cristianismo). In realtà io non ho mai adorato Dio o Gesù (se non per fini taumaturgici), adoravo più Santa Lucia, la santa che nelle mie zone porta i regali natalizi con l'asino il 13 dicembre; non so, avendone pure un quadro, pregavo lei di nascosto, come se fosse una vera e propria divinità magica (ignorando totalmente fosse una santa e martire cristiana), attendevo la sua "venuta" tutto l'anno in cambio della mia infinita bontà di bambino riflessivo e sensibile. Insomma per me era una figura davvero mitica quanto reale perché portava i doni, ho smesso di crederci più tardi dei miei coetanei, non volevo abbandonare le fantasie che mi ero fatto, ci stavo troppo bene a crederci.

Ricordo ancora a catechismo quanto me ne fregassi delle lezioncine (non molto rigide) e dei lavori di gruppo o giochi coi ragazzini (che mi stavano antipatici) e pensassi più a cercarmi libri da leggere tra gli scaffali essendo per natura curioso, non ho mai avuto grandi rapporti d'amicizia con nessuno di quei bambini, inoltre invidiavo gli scout perché credevo conducessero una vita ai limiti dell'avventura però non avevo il coraggio di entrarci (o forse non ne avevo voglia).

Crescendo e maturando con la pubertà e ben sapendo di essere gay, mi resi conto di non poter più fingere di coniugare qualcosa come una fede che non avevo mai sentito, la vedevo utilitaristica e non tollerava per dogma l'omosessualità, perciò divenni prima solo credente e poi "ateo" e anticlericale per qualche anno. Ma il mio ateismo poi si annebbiò, nel senso che mi accorsi di avere una forte attrazione per la storia delle religioni, il loro funzionamento, le loro leggende o mitologie, senza crederci realmente acquisii una spiritualità assolutamente personale che non riguardava alcun aldilà, dio in particolare o visioni o quant'altro e che, leggendo su internet quanto fosse osteggiata da certe capre atee superficiali, nichilistiche e materialistiche (anche questa corrente ideologica è diventata una moda ed è un insulto alla non credenza), mi convinsi di non potermi più definire tale, così divenni agnostico, rimanendo di sentimenti fortemente anticlericali e antipapisti, ovviamente tendendo all'ateismo e a un grande razionalismo scettico, ma conservando quell'anima romantica e irrazionale che mi accompagnò da bambino (mi piace antropologicamente la religione popolare delle campagne). Ho sempre avuto una strana attrazione per il diavolo, nel senso che mi ha sempre affascinato come figura fin da bambino, forse l'ho sempre visto come simbolo di una rivincita contro i bulli, i prepotenti, gli ignoranti e i preti; ma non sono mai stato né sono satanista.

Non penso di sbattezzarmi, è un rito simbolico di decisione genitoriale che mi ha registrato come cattolico formale che segna la mia entrata nelle relazioni sociali e umane e la rispetto, certo la tentazione c'è, ma non credo comunque.

Edited by Rotwang

 riconosco che il cattolicesimo, assieme alle femministe pazze, è il principale nemico dei gay italiani

 

Basta scrivere coglionate leghiste, il machismo eterosessista non è mai stato nemico dei gay italiani? Rifletti sui tuoi nemici prioritari  :asd:

Edited by Rotwang
davydenkovic90
Ricordo ancora a catechismo quanto me ne fregassi delle lezioncine (non molto rigide) e dei lavori di gruppo o giochi coi ragazzini (che mi stavano antipatici) e pensassi più a cercarmi libri da leggere tra gli scaffali essendo per natura curioso, non ho mai avuto grandi rapporti d'amicizia con nessuno di quei bambini, inoltre invidiavo gli scout perché credevo conducessero una vita ai limiti dell'avventura però non avevo il coraggio di entrarci (o forse non ne avevo voglia).

Ahahhaah questo anche io! C'erano gli scout e i ragazzi dell'ACR (=azione cattolica ragazzi) che, nell'ambiente del catechismo, erano i più fighi e facevano queste cose da setta segreta da cui io mi sentivo escluso.

 

 

Non penso di sbattezzarmi, è un rito simbolico di decisione genitoriale che mi ha registrato come cattolico formale che segna la mia entrata nelle relazioni sociali e umane e la rispetto, certo la tentazione c'è, ma non credo comunque.

Io l'ho fatto semplicemente per non essere più iscritto nel registro parrocchiale come cattolico. Un po' come mi sarei cancellato da una qualsiasi altra associazione perchè nessuno possa dire che ne faccio, in qualche modo, parte. E' una scelta fatta per coerenza, non ha chissà quale valore simbolico e non cancella un evento storico. Ha anche conseguenze sul piano religioso, che si riassumono nel termine "scomunica", delle quali sono più che contento.

Edited by davydenkovic90

Balza all'occhio una cosa che già era evidente anche nelle conoscenze fuori dal forum. Tanti gay sono anticlericali o, addirittura, antireligiosi. Non è che la chiesa cattolica diventi un po' un simbolo dei problemi sociali di omofobia che viviamo? Un simbolo su cui scaricare il nostro rancore, la nostra frustrazione, come se fosse un parafulmine? Un capro espiatorio non del tutto incolpevole ma non responsabile di per se stesso della situazione generale?

 

 

Non è che la chiesa cattolica diventi un po' un simbolo dei problemi sociali di omofobia che viviamo?

 

Oltre alla Chiesa contro di noi c'è anche il neofascismo;

ma a darci grane in Parlamento teodem e teocon,

mica Forza Nuova o Casa Pound.

davydenkovic90

 

 

Non è che la chiesa cattolica diventi un po' un simbolo dei problemi sociali di omofobia che viviamo? Un simbolo su cui scaricare il nostro rancore, la nostra frustrazione, come se fosse un parafulmine? Un capro espiatorio non del tutto incolpevole ma non responsabile di per se stesso della situazione generale?

No.

L'omofobia più pericolosa è proprio quella di stampo cattolico perché è proprio a causa di quella, ad esempio, che c'è discriminazione sul piano legislativo e quindi anche nella società, come già ha detto giustamente Alma.

Io temo più la signora di mezza età borghese cattolica perbenista del bulletto che mi chiama "frocio". Che oggi mi fa solo divertire, tra l'altro.. magari potevo rimanerci male quando avevo 12 anni, ma oggi riderei un sacco se qualcuno mi chiamasse frocio, altro che rancore e frustrazione. :D

E poi i bulletti e altri tipi di omofobi possono attaccarsi a qualunque categoria per sfogarsi proprio perché l'intento non è attaccare la categoria ma la persona in particolare. Possono attaccarsi al fatto che uno è gay, grasso, timido, brutto, con gli occhiali o altro...

 

Io posso arrivare a capire chi è gay e cattolico, per necessità spirituali sue, non giudico. Però anche un gay cattolico non deve difendere a oltranza la chisa, se questa fa o dice cazzate. L'anticlericalismo è fondamentale anche all'interno della chiesa stessa (utopia)

 

 

E' innata la ricerca del capobranco, non la fede.

 

A parte che è da vedere che cosa sia innato e che cosa no, la ricerca di un capobranco può essere semplicemente un'utilità di sopravvivenza, quando si accerti che il capobranco abbia reali facoltà direttive ed organizzative, mentre una fede in un dio ovvero in entità astratte implica una cecità irrazionale perché non corroborata da esperienze reali.

 

Comunque quello che ho voluto notare è che un'idea può pur essere innata senza perciò implicare che essa sia anche reale FUORI di noi, come invece pretese Anselmo d'Aosta nella sua prova ontologica dell'esistenza di dio.

al di la del colore politico o confessionale direi che l'omofobia è veramente insidiosa quando sopravvive velatamente e con la complicità di persone omosessuali disposte a vivere in veste di omofobi ipocriti

 

ovviamente sono gli omofobi più estremi ed espliciti a travalicare i confini della violenza fisica, ma sul terreno dei diritti e delle discriminazioni sociali costoro hanno un peso assai scarso

 

lo stesso discorso vale per la chiesa, le cui frange più estremiste e reazionarie sono a loro volta una sparuta minoranza, ma le cui componenti "intermedie" continuano a frenare più in sordina ma anche con molta più autorevolezza le lotte contro le discriminazioni  

Edited by Catilina

Perché?

 

stronzate colonialiste, andavano bene negli anni 30 oggi le spacciano solo i finti laici ai soldi dei preti

 

 

 

Rifletti sui tuoi nemici prioritari 

 

Quando io e il mio compagno andremo in India col corredino Armani per il nostro bimbo, non voglio scoprire che nel frattempo quelle stronze delle femministe hanno ottenuto una moratoria ONU contro la GPA

E' innata la ricerca del capobranco, non la fede.

 

Credo che questa sia un'affermazione più accettabile per un antropologo secolarizzato...

ma forse ha senso pure ritenere innata la ricerca di una causa ultima.

 

Che dire allora di quelle religioni che non contemplano dei o i cui dei non hanno quegli attributi di perfezione propri del dio abramitico?

 

Fondamentalmente non sono nemmeno delle religioni...es, le varie vie del buddhismo non sono a rigore né religioni, né filosofie...

il termine più accettabile col quale traduciamo ciascuna scuola è, appunto, "via".

 

 

stronzate colonialiste, andavano bene negli anni 30 oggi le spacciano solo i finti laici ai soldi dei preti
 

 

No Demò. Sono teorie post-colonialiste, nate a fine anni '50, profondamente politicizzate per svariate ragioni.

I principali alfieri erano un quadro del PCI e un repubblichino vicino alla destra eversiva. Non sono certo teorie da santificare, hanno numerose mancanze, ma vanno contestualizzate.

 

Le tue definizioni vanno bene, semmai, per un approccio schimdtiano.

Non abbastanza a quanto pare. Come nota a margine, i cani non vivono in branchi e non si comportano come dici; i lupi in natura vivono in branchi che però sono delle famiglie, dove tutti sono figli della coppia "dominante", e anche lì non c'è nessuna lotta. Quella dei lupi che lottano per il ruolo di capobranco è una teoria degli anni '50 completamente superata e abiurata anche da chi la propose.

 

Per curiosità, era un esempio tratto dal libro di Morris?

No, era un esempio mio.

Comunque, tanto per la cronaca, il cane domestico (e non il lupo), quando non ha un padrone autorevole, si pone in conflitto di potere con lui per la supremazia (come il fatto di sedersi sulla sua poltrona preferita, per esempio).

 

Però anche questo non è vero per tutte le religioni. Così come non tutte le religioni prevedono figure onnipotenti.

Perché tu compi l'errore di assimilare le religioni rivelate alle altre.

 

Ho sempre avuto una strana attrazione per il diavolo, nel senso che mi ha sempre affascinato come figura fin da bambino, forse l'ho sempre visto come simbolo di una rivincita contro i bulli, i prepotenti, gli ignoranti e i preti; ma non sono mai stato né sono satanista.

Quand''è così, e se non l'hai già fatto, ti consiglio di leggerti le Veglie alla fattoria di Dikan'ka di Gogol' e, ovviamente, Il Maestro e Margherita di Bulgakov.

 

Tanti gay sono anticlericali o, addirittura, antireligiosi. Non è che la chiesa cattolica diventi un po' un simbolo dei problemi sociali di omofobia che viviamo? Un simbolo su cui scaricare il nostro rancore, la nostra frustrazione, come se fosse un parafulmine? Un capro espiatorio non del tutto incolpevole ma non responsabile di per se stesso della situazione generale?

O forse il contrario? Che questa maledetta industria della fede ha fin troppo rotto il cazzo? Che si è intromessa in questioni che non la riguardano solo perché lei crede in qualche favoletta da quattro lire e allora tutti devono aderire a queste favolette? Che si permette di sporcare menti vergini con questa panoplia assurda del peccato, della colpa, del pentimento?

Il cattolicesimo è una religione strappacoglioni. E a me, in quanto frocio, i coglioni piacciono. Quindi non ci sto.

 

Senti, Paperì: non farmi andare in bestia con queste cose o vengo su fino a Udine e ti prendo a turibolate in testa!

 

 

Fondamentalmente non sono nemmeno delle religioni...es, le varie vie del buddhismo

Dipende dalla definizione che diamo alla parola religione: se la riteniamo la fede in un essere supremo cui rivolgersi per avere perdono, sicurezza, favori, ecc. si potrebbe dire che il buddhismo non è una religione. Ma è una definizione ristretta.

 

Il problema è che ciò che quasi tutti in occidente credono sia il buddhismo non è per nulla rappresentativo del buddhismo nel mondo. Molti praticanti occidentali credono al più in una sorta di buddhismo "primitivo", un nucleo ristretto di credenze condiviso da più o meno tutte le vie del buddhismo, ma che, in realtà, è solo una piccola parte della religione. Per esempio, gran parte del buddhismo Mahayana è molto religiosa e rituale.

Semplicemente sono dei Cattolici che abbracciano

il Buddismo come religione personale e quindi gli

danno questo "taglio" ( tolgono al buddismo tutto ciò

che lo avvicinerebbe alla religiosità sociale cristiana

che hanno respinto )

No, era un esempio mio.

Comunque, tanto per la cronaca, il cane domestico (e non il lupo), quando non ha un padrone autorevole, si pone in conflitto di potere con lui per la supremazia (come il fatto di sedersi sulla sua poltrona preferita, per esempio).

È il vecchio *mito* della dominanza, nato dalle osservazioni sbagliate sui lupi già citate e ormai ampiamente superato. I cani non passano il tempo a mettere alla prova il padrone per acquisire la dominanza, che nei cani neanche esiste nella forma assoluta e generalizzata di cui parli. Perdonami, ma il comportamento, il linguaggio dei cani e le tecniche educative li ho studiate a fondo, so che in Italia (spesso arretrata) si credevano quelle cose fino a poco tempo fa perché le pensavo anch'io, ma oggi sono obsolete.

 

Comunque, e, sia chiaro, non intendo rivolgerLe una critica (ci tengo alla vita), ma dal Sig. LocoEmotivo mi aspettavo quanto meno una menzione del monolite di "2001: Odissea nello spazio". [emoji6]

Edited by paperino
Credo che questa sia un'affermazione più accettabile per un antropologo secolarizzato... ma forse ha senso pure ritenere innata la ricerca di una causa ultima.

 

In realtà anche dato per scontato che sia oggi superata quella dicotomia

fra sacro e religioso, che confinava il totem fuori dalla sfera della religione

credo che la risposta più generalmente accettata sia che il Totem rappresenti

una sorta di mitico progenitore della Tribù, che per certi versi identifica il clan

e ne rappresenta tutte le virtù

 

Poi in realtà - almeno se pensiamo agli indiani americani - ogni singolo componente

della tribù aveva il suo animale totemico. Cioè esisteva sia il totem del clan che il totem

individuale a cui si associava il nome della persona ( che per certi versi si impegnava

a interpretare al meglio il personaggio che quell'animale incarnava: lupo toro aquila

cavallo etc )

 

C'è una "saggezza" nel fatto di riconoscere ad ogni persona la possibilità di scegliersi

un animale totemico e quindi una identità.

 

Personalmente io guardo abbastanza con simpatia, come molti della mia generazione

a queste forme di religiosità arcaica

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