Rotwang Posted October 23, 2016 Share Posted October 23, 2016 (edited) La RepubblicaScampia è diventata famosa per le Vele e Gomorra. Ma ora le ultime tre Vele saranno abbattute (la delibera della giunta De Magistris è del 29 agosto) e per una rimasta - la B - sarà anche indetto un concorso internazionale per la riqualificazione. E la criminalità sta vivendo un periodo di crisi. In un lungo reportage a firma di Paola Zanuttini il dirigente del commissariato di Scampia Giovanni Mandato racconta come "la borsa della droga è in calo vertiginoso". Ma c'è qualcosa di nuovo a Scampia. C'è voglia di riscatto e rinascita, voglia di investire in imprese virtuose. Nel quartiere oggi rinasce la casa editrice siciliana dei Pizzini della legalità, il progetto è opera di Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo, già artefici del rilancio della Marotta&Cafiero editori (la cui sede è stata portata a Scampia), autori anche del "tg delle buone notizie". Nel quartiere è forte la presenza anche di associazioni come Mammut, Chi rom e chi no, Resistenza anticamorra, il Gridas che quotidianamente si impegnano per mostrare l'altra Scampia, quella che funziona. Proprio il Gridas ha ospitato i ragazzi della New York University, per un laboratorio di antimafia sociale. E poi c'è una palestra di Gianni Maddaloni, che non solo cresce piccoli campioni di judo e propone ai ragazzi a rischio o a quelli che a scuola sono iperattivi corsi gratuiti, ma ha organizzato anche corsi di zumba per mamme e bambini, in modo da tenere le famiglie unite in palestra e i ragazzini lontani dalla strada. La Giunta comunale di Napoli nel 2015 ha approvato anche la delibera per il completamento dei lavori della facoltà di Medicina prevista sempre a Scampia. Nate a seguito della legge 167 del 1962, le sette vele di Scampia (progettate dall'architetto Franz Di Salvo) facevano parte di un progetto abitativo di larghe vedute che prevedeva anche uno sviluppo della città di Napoli nella zona est, ossia Ponticelli. Esse restano, nonostante tutto, l'opera realizzata che meglio rappresenta la poetica architettonica dell'ideatore Di Salvo. Dopo anni di continue sperimentazioni progettuali, si vide affidare dalla Cassa del Mezzogiorno l'incarico di realizzare a Scampìa un grande complesso residenziale. Ispirandosi ai princìpi delle unités d’habitation di Le Corbusier, alle strutture «a cavalletto» proposte da Kenzo Tange e più in generale ai modelli macrostrutturali, Di Salvo articolò l'impianto del rione su due tipi edilizi: a «torre» e a «tenda». Quest'ultimo tipo, che imprime l'immagine predominante del complesso delle Vele, è contraddistinto dall'accostamento di due corpi di fabbrica lamellari inclinati, separati da un grande vuoto centrale attraversato dai lunghi ballatoi sospesi ad un'altezza intermedia rispetto alle quote degli alloggi. Erano inoltre previsti centri sociali, uno spazio di gioco ed altre attrezzature collettive. La mancata realizzazione di questo «nucleo di socializzazione» è stata certamente una concausa del fallimento. Se da un lato alcuni, sostenitori del brutalismo, affermano che la qualità tecnica ed estetica delle Vele possa essere quantomeno apprezzabile, resta innegabile la «inabitabilità» delle stesse, anche per ragioni che vanno al di là dell'architettura. L'idea del progetto prevedeva grandi unità abitative dove centinaia di famiglie avrebbero dovuto integrarsi e creare una comunità, grandi vie di scorrimento e aree verdi tra le varie vele; una vera e propria città modello, ma varie cause hanno portato a quello che oggi viene definito un ghetto, in primis il terremoto dell'Irpinia del 1980, che portò molte famiglie, rimaste senzatetto, ad occupare più o meno abusivamente gli alloggi delle vele. A questo intreccio di eventi negativi si è associata la mancanza totale di presidi dello Stato: il primo commissariato di Polizia fu insediato solo nel 1987, a quindici anni dalla consegna degli alloggi. La situazione ha allontanato sempre di più una parte della popolazione, lasciando il campo libero alla delinquenza. I giardini sono divenuti luogo di raccolta degli spacciatori, i viali sono piste per corse clandestine, gli androni dei palazzi luogo di incontro di ladri e ricettatori. Tra il 1998 e il 2003 sono state abbattute tre delle sette strutture iniziali (le Vele F, G e H), lasciando in piedi le restanti quattro strutture. La decisione di agire su una situazione di forte degrado fu presa sul finire degli anni Ottanta, sostenuta e ventilata dalla popolazione che denunciava le gravi condizioni delle Vele. Edited October 23, 2016 by Rotwang Link to comment https://www.gay-forum.it/topic/33787-scampia-rinasce/ Share on other sites More sharing options...
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