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coming out - suggerimento


Andy42

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Premetto, ho 42 anni ed ho nascosto sempre fino dall'età di 13 anni (primi rapporti soft con coetanei), mascherando e pensando di essere ''difettato'' la mia attrazione per il sesso maschile. Quindi direi in poche parole di essere un ''nuovo'' omosessuale represso. A 21 anni presi una sbandata forte per un ragazzo di 17 anni, ed anche lì non ero sufficientemente coraggioso da ammettere quello che c'era da ammettere. L'amore non era corrisposto (lui etero) e ci soffri moltissimo (normale). Da quel momento in poi l'ho schiacciata fino in fondo, nelle profondità delle viscere.

 

Da 4 anni a questa parte, dopo un lavoro di interiorizzazione, finalmente ho prima fatto CO con me stesso (cosa bellissima perché mi sembra di viaggiare per strada con una cosa straordinaria dentro) e da li sono partito con la frequentazione di circoli LGBT e rapporti con uomini (ragazzi), che non avevo avuto.

 

Ho sentito la necessità di confidare la cosa a 2 amiche che sono sorelle, è andato tutto bene, e per una di loro sono quasi diventato un consulente donna (cosa che mi aspettavo), ma dopo 2 lacrimoni mentre lo dicevo, un po' mi sentivo sollevato, ma era ed è una cosa temporanea.

 

Vorrei farlo anche con altri, ma non per appuntarmi una medaglia, oppure per far morire di infarto i miei genitori. Sono molto impulsivo e stavolta non vorrei fare cazzate.

 

Sto maturando il fatto (un attivista della mia associazione, tra una parola e l'altra mi ha detto di non preoccuparmi e che verrà naturale senza accorgermene) che per me il CO è un ulteriore step psicologico, di distacco dal giudizio altrui e vivere fuori dalle gabbie (non solo riguardanti la mia sfera sessuale) ed anche dagli schemi imposti dalla società. Insomma me ne frego, in maniera sana, di tutti e vivo libero ma con quella gioia e modo di vedere le cose a colori, come mi sembra di notare da alcuni gay che ho conosciuto di persona e mi sembrano avere un sprint in piu' nella vita, nelle relazioni (di tutti i tipi) e godersi la vita.

 

Sono sempre stato condizionato dai giudizi, soprattutto di rifiuto e non, e credo (visto che non ho fatto CO con i miei) e vivendo da solo da 25 anni di non essermi completamente distaccato psicologicamente da loro.

 

La domanda, mi accorgo che è difficile da rispondere ed anche forse formulata male, ma chiedo (per favore commenti al vetriolo anche no) che consigli mi potete dare anche voi per raggiungere quel livello a cui aspiro di piena libertà psicologia del fottersene dei giudizi altrui e vivere finalmente la mia vita a colori. Già lo sto notando che vedo le cose diversamente e la cosa mi piace e sono molto contento. Mi manca un altro step o altri step.

 

Per motivi recenti di essermi fatto male, non riesco ad approfondire la cosa con gli attivisti, ma tuttavia, nonostante l'attivista che ho conosciuto e mi ha detto di scrivergli su FB perchè ogni giorno se ne esce con un post da farti piegare in due dalle risate, non mi convince che la cosa avrà un decorso naturale, ma chiedo consigli.

 

Grazie a chi potrà e vorrà intervenire, spero di aver conciso ed essermi spiegato, nel qual caso rispondo volentieri, con i miei tempi dati da avere una mano sola libera purtroppo non la dx.

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La domanda, mi accorgo che è difficile da rispondere ed anche forse formulata male, ma chiedo (per favore commenti al vetriolo anche no) che consigli mi potete dare anche voi per raggiungere quel livello a cui aspiro di piena libertà psicologia del fottersene dei giudizi altrui e vivere finalmente la mia vita a colori

prenditi i tuoi tempi: col sistema del passo alla volta sai anche tu che di strada ne hai già fatta tanta!

 

 

Per motivi recenti di essermi fatto male, non riesco ad approfondire la cosa con gli attivisti, ma tuttavia, nonostante l'attivista che ho conosciuto e mi ha detto di scrivergli su FB perchè ogni giorno se ne esce con un post da farti piegare in due dalle risate, non mi convince che la cosa avrà un decorso naturale

magari sò de coccio io, ma sta frase proprio non l'ho capita!

 

 

rispondo volentieri, con i miei tempi dati da avere una mano sola libera purtroppo non la dx.

che t'è successo?

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ingessato al braccio destro, credo...

Secondo me, si riferisce a quello sinistro e lui è mancino... Per questo scrive "purtroppo non la destra".

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@@Krad77, il punto è questo, mentalmente avevo stilato una lista da affrontare chissà quando. Poi mi sono detto che secondo me era sbagliato, perché quando si è liberi dai giudizi e dal fatto di essere psicologicamente distaccato dal mondo (amici, conoscenti, collegi, genitori, parenti) credo che non importi a chi. Più che un CO del tipo informativo (spero si capisca), ambisco ad un CO psicologico. Poi se viene fuori, nulla al contrario a dire, sono gay.

 

Non sculetto, non ho il polso cadente, insomma credo di essere un maschione e non lo si nota credo (forse dal fatto esteticamente parlando che mi depilo tutto e le braccia sono lisce come la pelle di un bambino). Lo dico perchè non avrei problemi ad accettare un portamento più femminile, anzi magari mi aiuterebbe in certe occasioni.

 

 

 

magari sò de coccio io, ma sta frase proprio non l'ho capita!

niente, mi sono rotto l'omero e posso andare con 2 mezzi, ma non voglio che mi accompagnino a casa non potendo guidare e facendo tarti per i mezzi, sono favor fobico, odio chiedere aiuto. E quindi sono 3 settimane che non torno. Ma sono in via di guarigione  

Edited by Andy42
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Non sculetto, non ho il polso cadente, insomma credo di essere un maschione e non lo si nota credo

posso confidarti un segreto?

hai le stesse caratteristiche di più della metà dei froci di mia conoscenza!!

 

-quello delle scheccate è uno dei clichè più triti & stupidi che esistano;

quando affinerai meglio il gaydar capirai al volo chi è dei nostri da altri particolari..-

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piena libertà psicologica

boh, caro mio, non saprei cosa dirTi, se non blaterare di orgogli e autostime sconfinanti leggermente, nel mio caso, nei territori del narcisismo... (ridi ridi)

Ma una cosa è certa, secondo me: frequentare gente libera, prenderla un po' come modello di "stile", Ti farà bene sempre di più.

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ambisco ad un CO psicologico

 

Non sono sicuro di capire.

 

Per come la vedo io il coming out tende ad articolarsi in due/tre fasi: all'inizio si affronta la cerchia ristretta di amici intimi, quella in grado di capire: in questa fase il coming out è un atto solenne e delicato, si testa per al prima volta la propria identità omosessuale in senso sociale, ci si espone, si spezza il taboo, è il primo timido e tremolante gesto di rivendicazione identitaria con cui si apre la strada per amare se stessi e gli altri sotto il punto di vista della Fattibilità. Si spezza il pregiudizio, si scopre di essere dalla parte della ragione, si aprono gli occhi sulle ingiustizie, si consolida l'idea della sensatezza e della fattibilità concreta di una vita al di fuori della coartazione sociale esterna.

 

Nella seconda "tornata" si considerano i coming out più problematici e spesso impegnativi, ossia quelli con la famiglia, fratelli e genitori. Qui il coming out, per molte persone, deve smettere di essere confidenza ed entra nel vivo dell'affermazione politica di se stessi, dico politica perché la reazione genitoriale è sempre e comunque una reazione articolata e problematica, può scatenare uno scontro diretto, può scatenare una rappresaglia indiretta, può ingenerare comportamenti isterici e depressivo-piagnucolosi (soprattutto nei padri) oppure schizoidi e anaffettivi (nelle madri) o atteggiamenti sensodicolpisti (in entrambi) insomma è tutto un gran guazzabuglio di reazioni imprevedibili che il gay deve già essere in grado di frenare e punire. E' una fase in cui si scopre di non poter fare affidamento sull'altro, di non dover più fare coming out alla sola ricerca di comprensione ed empatia ma di doverlo fare per senso di giustizia e rispetto per la propria persona. Si impara come coltivare affetto per le proprie viscere indipendentemente dal feedback esterno. A volte si scopre addirittura che sono molto più gli altri ad avere bisogno di aiuto e comprensione piuttosto che noi stessi.

 

Nella terza fase si passa al coming out totale e definitivo, nel senso che il gay, dopo aver corroborato la propria identità con i coming out con reazioni positive e dopo essere stato capace di difenderla con i coming out con reazioni negative, si ritrova in una situazione in cui è riuscito a ristrutturare la propria identità in maniera finalmente egosintonica ed è quindi pronto a riconcepire il mondo in maniera non più eterocentrica. Avendo desacralizzato lo stesso coming out e possedendo ormai gli strumenti per considerare la propria omosessualità come imprescindibile da se stesso, accetta l'idea che chiunque conosca, anzi debba conoscere la sua identità nella sua interezza. E' una fase in cui si scopre anche l'importanza della sfida all'ordine costituito, il significato della lotta politica, l'universalismo di determinati valori e la contingenza di altri, si diventa in grado di scherzare in maniera profonda sui meccanismi del mondo, e si ambisce anche ad accettare con serafica dignità le allucinanti ed inconciliabili contraddizioni che affliggono il mondo, la realtà, e gli esseri umani tutti, noi stessi compresi.

 

E' un percorso non solo di coming out ma anche di crescita personale, anche molti etero devono affrontarlo ma per motivi differenti, e comunque sono tappe teoriche e astratte, la maggior parte della gente si ferma nei livelli intermedi, oppure fa un po' di una tappa e un po' dell'altra, a seconda delle risorse che ha, degli strumenti culturali che possiede, delle energie che decide di o che riesce a investire in questo processo.

 

Si tratta infatti di un processo di lungo periodo che può durare anche tutta la vita e non portare ad una meta precisa, essendo pieno di incognite e comunque assoggettato alla contingenza di mille fattori e mille accadimenti umani.

Edited by Sampei
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la reazione genitoriale è sempre e comunque una reazione articolata e problematica, può scatenare uno scontro diretto, può scatenare una rappresaglia indiretta, può ingenerare comportamenti isterici e depressivo-piagnucolosi (soprattutto nei padri) oppure schizoidi e anaffettivi (nelle madri)

beh, ragionando un po' per clichè, avrei detto il contrario:

reazioni isteriche e/o melodrammatiche nelle madri e silenzio tombale dei padri

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reazioni isteriche e/o melodrammatiche nelle madri e silenzio tombale dei padri

Per carità il mondo è vario, poi alcune volte il problema non si pone nemmeno perché i genitori sono già friendly, altre volte sono solo esteriormente friendly, ecc

 

Ho solo notato quei trend, sicuramente un po' buffi

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frequentare gente libera

hai risposto indirettamente anche ad uno dei pensieri ricorrenti che spesso mi vengono in mente, cioè perché sto continuando ad andare in associazione ? Dalle paure iniziali (lo ho anche scritto di getto, quando iniziai) sono passato a un boohh, pur andando a rassegne di film, presentazione di libri, aperitivi, giochi nerd, serate in cui non c'è nessuno e faccio il palo. Questo mi ha e mi sta permettendo di conoscere appunto gente libera e procedere nel mio percorso in modo dolce, senza forzature e fare nuove conoscenze. Capire alcuni miei limiti, in realtà mi sono già arricchito sotto tanti punti di vista e spesso in maniera positiva.

Non sono sicuro di capire.

Hai capito molto bene e ti ringrazio per avermi dato degli spunti (con una lucidità incredibile) a cui non avevo pensato o perlomeno visto e ragionato nel quadro globale.

 

Non so' francamente se riuscirò a completare il quadro prima della mia dipartita, avendo compreso che ci sono anche step, penso soprattutto in questo momento ai genitori anziani, dove sono certo che non sono omofobi, ma per tante ragioni (delusioni ed aspettative mancate, mancato rapporto affettivo con il padre, malattie dei genitori che avanzano in maniera sempre più potente con l'età, solo per citarne alcune) penso siano impossibili da superare. Non tanto perchè mi escludano da casa (vivo da solo) o mi diseredino, ma caricarli, nonostante non abbia mai avuto un buon rapporto con i miei e nel padre in maniera più forte, di un ulteriore fardello che non saprebbero gestire, come non la so' gestire neanche io (sto imparando credo). Per loro guai a parlare di problemi o cose che non vanno anche a parenti.

 

Forse perchè sono un quarantenne, forse perché mi sono scoperto tardi, per me l'omosessualità non è l'atto sessuale e basta, nonostante lo adori.

 

Sento un carico di responsabilità (sono anche tesserato XD) nel piccolo CO ad esempio che ho fatto con le due sorelle. Ho scoperto che anche loro hanno stereotipi e pur conoscendomi da tanto tempo, ci sono (come tu hai ben evidenziato) delle frasi che non mi vanno giù. Ad esempio quando dico loro che non vado a cena perché vado in associazione o ad un evento LGBT, e loro pensano (non è un proiezione) che vada ad infrattarmi in un luogo di depravazione con qualcuno, oppure frasi dal nulla del tipo : '' ti piace qualcuno della nostra compagnia ? '', ma come siamo sempre i soliti, ora cosa cambia. Sono cose innocenti ma appunto mi danno fastidio e sento la responsabilità anche di fare loro chiarezza. Gay = ok ti accetto, ma sei uno che se lo fa mettere dietro ad ogni occasione e chissà quante cose losche fai.

Frasi tipo quando dissi a mia madre che ero andato in un circolo culturale (omettendo LGBT) e sarei andato a vedere un ex attore di Zelig (notoriamente omosessuale) e lei mi disse : ah si ricordo, quello frocio ! oppure mio padre, fai attenzione a quella determinata cosa se no ti inculano. Sono delle pugnalate.

 

Sento l'importanza del CO per essere libero, e vedere anche le piccole cose con quegli occhi diversi, '' colorati '', sagaci, culturalmente anche preparati, il cogliere i piccoli dettagli e buttarli a ridere o vedere in atti innocenti le ingiustizie. Lo riassumo in '' vivere pienamente la vita a colori '' che penso l'omosessuale fiero e completo può avere dalle conoscenze che sto facendo. Non che questo debba essere un rimedio anti-depressivo.

 

Sarà lunga la battaglia e credo incompleta forse, ma intanto ti ringrazio

Edited by Andy42
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A volte si scopre addirittura che sono molto più gli altri ad avere bisogno di aiuto e comprensione piuttosto che noi stessi.  

.. .. 

Avendo desacralizzato lo stesso coming out e possedendo ormai gli strumenti per considerare la propria omosessualità come imprescindibile da se stesso, accetta l'idea che chiunque conosca, anzi debba conoscere la sua identità nella sua interezza.

 

citazione obbligatoria per uno degli interventi più brillanti e azzeccati di sempre del giovane dalle grandi speranze Sampei. 

roba che mi appartiene, mi descrive, ma che non ero in grado di verbalizzare.. 

grazie. 

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Per come la vedo io il coming out tende ad articolarsi in due/tre fasi: all'inizio si affronta la cerchia ristretta di amici intimi, quella in grado di capire: in questa fase il coming out è un atto solenne e delicato, si testa per al prima volta la propria identità omosessuale in senso sociale, ci si espone, si spezza il taboo, è il primo timido e tremolante gesto di rivendicazione identitaria con cui si apre la strada per amare se stessi e gli altri sotto il punto di vista della Fattibilità. Si spezza il pregiudizio, si scopre di essere dalla parte della ragione, si aprono gli occhi sulle ingiustizie, si consolida l'idea della sensatezza e della fattibilità concreta di una vita al di fuori della coartazione sociale esterna.

 

.....

 

Si tratta infatti di un processo di lungo periodo che può durare anche tutta la vita e non portare ad una meta precisa, essendo pieno di incognite e comunque assoggettato alla contingenza di mille fattori e mille accadimenti umani.

Grazie Sampei. La tua considerazione è stata 'illuminante' per me.

Approfitto del topic di Andy che, da quanto leggo, sta facendo passi da gigante nel suo percorso di CO, per imparare qualcosa anch'io....

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Sì, mi sono addirittura stampato il solo testo e me lo sono messo nel portafoglio, non scherzo.

 

Oggi faccio una piccola " prova " di Pride, partecipando ad una marcia per la trans Freedom March, sarà un'altra occasione per capire e partecipare insieme a conoscenti, attivisti e completi estranei anche a questa ricorrenza

 

Inviato dal mio SM-T805 utilizzando Tapatalk

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mi sono addirittura stampato il solo testo

ci credo senza problemi.

Anch'io ho una piccola collezione solo testo di citazioni interessanti, non in tasca ma sul pc. 

Buona marcia Andy

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Hai partecipato ad una marcia in cui c'erano un migliaio di persone . Ci hai messo la faccia sfilando in centro città, nella TUA città. Hai superato un stress da visibilità ben maggiore di quello del Pride che a Torino è molto più partecipato e quindi più "facile". Penso che tu abbia già dentro di te tutti gli strumenti emotivi e cognitivi per affrontare con serenità un coming out coi tuoi amici e, se lo vorrai , coi tuoi genitori.

Edited by gianduiotto
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@@gianduiotto, Grazie, più visibile di così non lo potevo proprio fare :-) È  stata dura all'inizio e con incoscienza alla partenza ho preso la bandiera ed ho marciato. All'inizio ero molto a disagio poi me ne sono sbattuto altamente ed ho fatto tutto il percorso, ho conosciuto anche la sindaca che è molto gay friendly.

 

Alla fine ho fatto il mio CO parziale sia con il mio miglior amico che con mia madre.

 

Vorrei dire di essere più sollevato, contento e felice, ma non riesco ancora a sorridere. Avrei forse dovuto farmi dei discorsi prima, ma poi, mi conosco, vado sempre a braccio e quindi anche se ho abbattuto alcune barriere avrei voluto dirlo in maniera migliore e meglio articolata.

 

Sento il peso e non tanto essere sollevato. Mi sento come se avessi dei riflettori puntati addosso per dimostrare ancora di più di essere migliore, sono spaventato e le mie capacità di interpretare la realtà spesso vengono messe in discussione, perchè già di mio sono sensibile ma ora ancora di più.

 

Frasi, atteggiamenti o pensieri che mi vengono in mente parlando con mia madre (con mio padre, al momento la escluso non perchè sia omofobo, ma perchè credo sia un depresso bipolare o poco ci manca) oppure gli amici con cui ho fatto CO noto un disagio, un volere mettere dei puntini sulle '' i '' , una maggior irrequietezza, ansia. Dimostrare che sono migliore di come mi pongo. Ho sempre l'incertezza di non capire cosa l'altro mi stia effettivamente dicendo, perchè i pensieri sono affollati e spesso tra le nuvole.

 

Non mi aspettavo questo tipo di reazione da parte mia, certo venire a sapere che alcuni amici lo avevano immaginato da alcuni miei auto-outing del tipo ''per noi se è omosessuale non c'è problema, l'importante che non ci provi con me'' oppure mia madre '' ok va bene, l'importante che tu sia felice, ma non diciamolo a nessuno '' mi fanno male e forse non ho capito un cazzo. Da un periodo di apertura, ho paura di ritornare nella solitudine, quella dell'anima.

 

Cerco di andare avanti a testa alta, cercando quello spirito iniziale di euforia e di vedere le cose a colori, ma le fasi down sono forti e laceranti. 

 

Ora non ho più voglia di dirlo a tutti i costi, se non forzatamente e se viene fuori dal nulla forse. Quando sono in mezzo agli altri ed ogni 3x2 fanno un commento etero, mi sento solo, con una voglia di gridare un '' che cazzo stai dicendo '' che rimane nelle viscere e non esce.

 

Altre cose stanno migliorando, credo che la strada sia molto più lunga e difficile di quanto avessi immaginato.

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Dimostrare che sono migliore di come mi pongo

è la molla che muove l'orologio della vita, purtroppo io personalmente non sempre me ne ricordo.

 

 

 

credo che la strada sia molto più lunga e difficile di quanto avessi immaginato

balle, chi ben comincia è a metà dell'opera.

E sono molto contento di conoscerti, a breve...   

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Hai appena descritto la cosa che mi fa più paura: vivere il CO come un macigno che ti cade addosso, piuttosto che come una liberazione.

Dai tempo ad amici e parenti di fare il loro percorso di accettazione. Non lasciarti travolgere dal loro disagio. Hanno bisogno del loro tempo per metabolizzare. Nel frattempo non ti buttare giù.

Hai già fatto tanti passi avanti. Non ti fermare.

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balle, chi ben comincia è a metà dell'opera.
Grazie Capri

 

 

 

Hai appena descritto la cosa che mi fa più paura: vivere il CO come un macigno che ti cade addosso, piuttosto che come una liberazione.
Non ti spaventare Greg, io sono io e tu sei tu e le modalità con cui le viviamo diverse.

 

Devo ringraziare un amico con cui ieri sera ne ho parlato, mi ha ascoltato ed ha ridimensionato in parte il mio disagio, facendomi capire che sto facendo dei passi importanti e coerenti e logici. Devo dare il tempo di maturare la cosa a loro ed anche a me.

 

P.s. il mio miglior amico con cui ne ho parlato, comunque sembra e dico sembra essere più vicino, poi ci vorrà del tempo perchè anche lui si fa le fisime ad esempio a fare un commento su una donna, oppure si sta facendo i film di come quando per scherzare eravamo andati a fare insieme un putan tour. Ma ce ne sarebbero delle altre che poi spero di descrivere in maniera migliore da come di solito scrivo 

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