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Omosessuali si nasce o si diventa?


Novgorod

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Diletta.. davvero hai detto le stesse cose che penso.Io mi incazzo sempre quando la mia prof di italiano che vuole fare la persona aperta che è a favore di omosessuali ecc dice "l'omosessualità è una scelta affettiva"...no, non sono d'accordo. come dici tu l'omosessualità è scegliere di essere se stessi oppure fingere e sottrarsi alla propria natura.p.s. Diletta... sei troppo saggia! :rotfl:

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Cara Inutile,domandi:“la preferenza è data dall'esperienza o è scoperta con l'esperienza?”.Preferire, come rivela l’origine del nome, implica un’elezione tra due cose diverse, delle quali una è posta prima dell’altra, nel nostro gradimento:dunque, non possiamo eleggere, di due cose, una, se non abbiamo esperienza d’ambedue.Come posso preferire i carciofi agli spinaci, rimanendo all’esempio che poni, se gusto solo gli spinaci ed ignoro i carciofi ?:al più, posso confidare nell’esperienza altrui.Ma la questione non mi pare sia:come possiamo disvelare a noi stessi che ci è grata piuttosto una cosa, che un’altra ?.In vero possiamo farlo sia deliberatamente, per averne fatta esperienza, sia cecamente, affidandoci all’autorità altrui e confidando nell’esperienza dei maggiori nostri o di coloro che stimiamo dotti o sapienti:non è necessario gustare ogni frutto offerto dalla terra, affinché preferiamo mele, pere, ciliegie ed altri frutti d’uso comune, benché si possa supporre che, forse, eleggeremmo qualche frutto che i più non reputano degno delle mense civili.Senza dubbio, sarebbe meglio che noi stessi esperimentassimo ogni cosa, ma non è possibile in tutto. La questione mi pare sia piuttosto:preferisco liberamente o no e dunque, in vero, non preferisco, ma sono costretto ?.Tu stessa osservi: ”la preferenza non incatena... se a me non piacciono gli spinaci non mi sento meno libera - sono libera di mangiarli comunque.”.Ed io consento pienamente e non altrimenti scrissi nel commento superiore:l’amor Greco è frutto d’un’elezione libera e deliberata.Aggiungi:”io non so se omosessuali si nasca o si diventi o in parte entrambi ma non credo sia una scelta, quanto piuttosto un modo di essere naturale e la natura non incatena, è quello che siamo, nulla più, con nessun giudizio di merito.”.Cara Inutile, la natura incatena senza requie, se è natura insita, concede libertà, s’è acquisita.E’ della nostra natura insita assumere cibi ed acqua, respirare, muoverci sulla terra stando sui piedi, nascere e morire e simili cose. Senza dubbio, di molte nostre inclinazioni possiamo disputare:è ineluttabile che alcuno si delizii dei carciofi ed aborra dagli spinaci ?.A me pare che, se vogliamo, in questo caso, riconoscere un’inclinazione naturale, non possiamo non riferirci ad una natura acquisita, la quale tuttavia, proprio perciò, ch’é acquisita, com’è stata accolta, così può essere repulsa, in virtù della libera deliberazione nostra.Alcuno potrebbe oppormi:l’ingegno privato di quel singolo uomo può essere tale, che non tolleri gli spinaci, ma prosperi nei carciofi.Sia pure.Ma io mi domando:quell’uomo, gustando gli spinaci, morirebbe o sarebbe gravemente menomato nella salute ?.Se così accadesse, mi domanderei s’egli non fosse afflitto da un morbo o da una deformità tale, che lo facesse diverso, che siano tutti gli altri della specie umana, i quali possono gustare gli spinaci senza danni, se pur gradiscano sommamente i carciofi. Di nuovo consento, quando scrivi:”la mia natura mi dice che gli uomini non mi attirano, ciò non toglie che in teoria sarei liberissima di avere una relazione eterosessuale.”.La Tua natura insita non T’impedisce di godere della beltà maschile, benché la Tua natura acquisita abbia eletta quella femminile.Ma, se sei liberissima, di congiungerTi con una maschio, mi dici perché non Ti congiungi ?:non per le catene di natura, perché hai convenuto che sei liberissima; dunque, perché non per elezione ?.Se la Tua natura insita non dirige, necessitandoTi, le Tue azioni, perché neghi ch’esse siano libere e deliberate ?.Questo non implica, è chiaro, che spesso, o per consuetudine acquisita fin dalla prima infanzia o per ripetizione costante e perpetua d’atti, alcune elezioni appaiano, a noi che le consideriamo, quasi una seconda natura, quasi connaturate in noi:ma altro è che siano veramente tali.Concludi:“ma preferisco scegliere di assecondare la mia natura (e questa è l'unica scelta che ci vedo)”.Tu stessa ripeti che è scelta, la sola ed unica scelta, ma pur sempre una scelta.D’altronde, se non fosse elezione, che sarebbe ?:necessità incatenante ?.Sia pure, ma, se fosse tale, non saresti liberissima, come hai affermato or ora.Con tutto ciò, posso anche dubitare che siamo liberi d’operare, sia pure entro i confini posti dalla nostra natura umana e mortale, perché, veramente, un fato, un dio, l’ordine stesso delle cose fa che tutti i moti dell’universo e, quindi, anche i nostri, accadano così e non altrimenti.Tuttavia, se così è, noi non siamo liberi in nulla, né d’amare né d’odiare questo o quello, né di desiderare né d’aborrire, né d’essere lieti né d’essere tristi, né di seguire la virtù né di cedere al vizio, perché altri altrove delibera per noi e dirige le nostre azioni e le nostre affezioni. Ma, come scrissi nel commento superiore:“se sono libero di operare come voglio, sia pure nei limiti della mia natura mortale, perché questa sola affezione d’amor Greco, tra molte, dovrebb’essere ineluttabile ?”.Anakreon.

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Caro Anacreonte (visto che italianizziamo..), il discorso sulla libertà di scelta è sicuramente un discorso filosoficamente molto complesso e non credo sia semplice dare una risposta definitiva a questa domanda.Io ho utilizzato un esempio e tu l'hai ripreso ma mi sembra che il come scopriamo che preferiamo la pasta o la pizza sia un tantino diverso dal come capiamo che preferiamo le donne o gli uomini, no?E poi non capisco perchè dovrebbe la preferenza essere una scelta.Se un sapore non ti piace, sei tu a deciderlo?Non mi sembra.Dipende dal nostro modo di percepire quel sapore e dal sapore stesso.E dunque io credo che se preferisco (e non scelgo di preferire) le donne è per come sono le donne rispetto agli uomini e per mia inclinazione naturale.Tu vedi questa inclinazione naturale come una pre-determinazione dell'essere umano e dunque come un limite. Io no.A me sembra, te lo dico in tutta sincerità e senza alcuna presunzione, che questa cosa della libertà ti ossessioni un po', mi sembra che tu l'assolutizzi troppo. Non possiamo decidere ogni cosa della nostra vita. Certe cose sono così e basta, certe cose accadono e basta. La libertà, secondo me, sta nello scegliere come comportarsi a riguardo.Tu hai parlato di libertà dell'amare o dell'odiare, ma se veramente fossimo liberi di scegliere chi amare sarebbe tutto così semplice (e noioso, diciamocelo). E odiare? Scegliere di odiare qualcuno a caso? E' forse possibile? O odiamo - se odiamo - per dei motivi?

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Cara Inutile,osservi:“Io ho utilizzato un esempio e tu l'hai ripreso ma mi sembra che il come scopriamo che preferiamo la pasta o la pizza sia un tantino diverso dal come capiamo che preferiamo le donne o gli uomini, no?”.Gli esempi non sempre calzano perfettamente.Per altro, nel caso singolare, non mi pare sconveniente l’esempio, perché forse la causa, per cui alcuna cosa piace o non piace al gusto, al tatto, all’olfatto, alla vista, all’udito, non è di natura molto diversa, che sia quella, per cui alcun’altra piace o non piace al cuore.Domandi:“E poi non capisco perchè dovrebbe la preferenza essere una scelta. Se un sapore non ti piace, sei tu a deciderlo? Non mi sembra.”.E chi dunque ?.Dipende dal nostro ingegno privato ?.Sia pure, concediamo ch’io non abbia parte nell’elezione, perché la mia natura singolare decreta per me.La questione, a ben considerare, è soprattutto quanto questa natura singolare mi costringa ed incateni e quanto io possa, volendo, negarle autorità e potestà nelle mie azioni.Nel Tuo commento superiore mi pare Tu abbia riconosciuto che sei liberissima di deliberare:dunque, convieni si tratti, al più, d’una semplice inclinazione, cui possiamo indulgere ovvero no. Affermi:“Tu vedi questa inclinazione naturale come una pre-determinazione dell'essere umano e dunque come un limite. Io no.”.A me pare piuttosto un’inclinazione effetto d’un’elezione; ma posso pur concederTi sia un’elezione effetto d’un’inclinazione.Ma, se pur fosse una natura necessitante, non la giudicherei limite, non più, al meno, di quanto io giudichi limite la necessità d’assumere cibo per vivere:tuttavia capisci che altro è dire che sia un’inclinazione, cui possiamo pur sottrarci per inclinare altrove;altro dire che è una natura necessitante, cui non possiamo sottrarci, perché ci coarta.Dichiari:”Non possiamo decidere ogni cosa della nostra vita. Certe cose sono così e basta, certe cose accadono e basta. La libertà, secondo me, sta nello scegliere come comportarsi a riguardo.”.Senz’altro non siamo liberi in tutto, anzi, forse in poco:ma proprio di ciò si tratta, se siamo liberi, noi maschi, d’eleggere la beltà della primavera maschile ovvero siamo costretti dal nostro ingegno singolare. Concludi:“Tu hai parlato di libertà dell'amare o dell'odiare, ma se veramente fossimo liberi di scegliere chi amare sarebbe tutto così semplice (e noioso, diciamocelo). E odiare? Scegliere di odiare qualcuno a caso? E' forse possibile? O odiamo - se odiamo - per dei motivi?.”.Dunque affermi che non sei libera né d’amare né d’odiare, perché odii ed ami per una certa causa ?; ma forse sei costretta ad amare ovvero ad odiare, quando sia una causa ?:a me non pare.Se alcuno T’insulta crudelmente, sei per certo libera d’odiarlo fino ad ucciderlo ovvero a ferirlo ovvero a chiamarlo in giudizio; ma non sei anche libera, semplicemente, d’ignorarlo ?:sia che Tu l’uccida sia che Tu l’ignori, operi o non operi per una certa causa, non per caso, ma per deliberazione; ma ciò non toglie che Tu sia libera di scegliere le varie vie da seguire.La libertà di fare alcunché non è libertà di fare qualche cosa senza causa, quasi la facessimo per caso, ma, piuttosto libertà d’eleggere o repellere questa o quell’altra causa, per cui fare o non fare quella cosa:La questione potrebbe piuttosto essere se tutto ciò, che accade, se tutte le nostre affezioni, se tutte le nostre azioni siano stabilite e definite e necessitate da un dio, da un fato, da un ordine ineluttabile dell’universo, cui non possiamo sottrarci e che dirige necessariamente ogni evento in questo modo, in cui accade, sì che noi possiamo ben illudere noi stessi, appellandoci liberi e confidando poter operare altrimenti, che operiamo, ma in verità non possiamo, perché siamo servi incatenati.Ma, se ciò fosse vero, dovrebb’essere vero per tutte le nostre azioni ed affezioni, non per questa sola, di cui trattiamo.Anakreon.

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Se trovo tale cibo sgradevole o gradevole non credo sia una scelta. Tanto che se proviamo a convincerci che qualcosa che non ci piace sia buona continueremo a trovarla sgradevole. Posso decidere che gli spinaci siano il mio piatto preferito, poi li mangio e mi rendo conto che così non è.Per quanto riguarda amore e odio. E' chiaro che se qualcuno mi insulta io posso scegliere come reagire. E volendo si può anche decidere di odiare qualcuno senza motivo, per capriccio.Ma l'innamoramento dipende dalla persona che ci sta di fronte, non si può mica decidere di punto in bianco di amare la prima persona che passa, no?O si può forse decidere di combattere l'innamoramento e sconfiggerlo?Si può fingere con noi stessi. Ma è una cosa che non dipende direttamente da noi, quanto piuttosto indirettamente...

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So già - e per questo sarei tentato di non scrivere - che mi si muoveranno aspre critiche per ciò che scriverò, ma è mia ferma convinzione che il problema vada analizzato alla radice.Alcuni definiscono l'omosessualità in base ad una caratteristica genetica. Questa tesi sosterrebbe che nell'organismo degli omosessuali fossero prodotti meno ormoni maschili, e più ormoni femminili.Altra tesi sosterrebbe che tale attitudine alla sessualità sia determinata dall'ambiente che l'individuo esperisce. Una situazione particolarmente problematica. Un rapporto difficile con uno dei genitori.Tra le posizioni che si sono aggiunte a queste nella discussione c'è quella del dio dalla testa di sciacallo, che - se ho ben capito - sostiene che tale caratteristica sia insita nell'essenza stessa dell'omosessuale, che sia cioè una caratteristica che definisce la persona stessa in quanto tale, e non sia causata quindi da fattori esterni al nucleo originario dell'io.Il lirico di Teo la definisce invece come una scelta, una direzione che liberamente l'animo prende secondo la preferenza soggettiva dell'individuo - concetto che, comprendo, esula dal banale concetto di "gusto" che comunemente si adduce al suddetto comportamente - ma nemmeno poi così tanto.Tralasciando per il momento discussioni metodologiche di approccio all'eziologia dell'omosessualità, vorrei innanzitutto indagare la cosa in sè che andiamo a indagare, che è l'omosessualità. E' perspicuo che non sarebbe necessaria una ricerca delle cause, se tale differenza non esistesse.Ora, si è fatta tanta retorica sull'omosessualità nell'antica Grecia, tanto che a questo punto potremmo dire che quello ellenico fosse un popolo per qualche strana ragione (forse l'aria? forse il mare? forse il sole? o magari qualche pianta che cresceva in terra di Grecia?) diffusamente omosessuale. Quello che non si discute - e che si è ben guardato di eliminare per lo più dai resoconti degli storici e dalle ricerche archeologiche stesse - è che in tanti altri popoli in epoca precristiana fosse comune e normale l'eros diretto verso persone dello stesso sesso. Solo alcuni gli etruschi, i greci, i celti, i persiani. In questi popoli non esisteva l'omosessualità latente, e generalmente era normale un atteggiamento bisessuale. Ora, se per i Greci poteva valere un discorso isolato, che considerasse la loro cultura come "malata" e distorta - sebbene gli esiti artistici, filosofici, spirituali e letterari della cultura ellenica potrebbero solo spingerci ad augurarci di essere afflitti dal medesimo morbo e devianza - gettare nello stesso sovraffollato girone la quasi totalità dei popoli antichi mi sembra indice di un errore di procedimento.Consideriamo invece i popoli in cui l'omosessualità era considerata immorale e sbagliata. Erano questi i popoli in cui una fortissima pregnanza a livello sociale e politico avevano la religione e di conseguenza la casta sacerdotale. Il caso degli ebrei è lampante nel suo eccesso. La sodomia è condannata ripetutamente nella Bibbia come declinazione della lussuria, generico eccesso delle passioni. Evidente è l'implicazione sociale di questo divieto, come di tutti i divieti posti alla popolazione. Essi sono tesi tutti a limitare gli istinti, le pulsioni vitali che sono primigenia e fondamentale espressione dell'ego. A ben guardare infatti, già nel giudaismo, e poi ancora nel cristianesimo, si vuol considerare la sessualità in generale come "peccato". Chi prende coscienza del proprio io è più pericoloso da controllare. E dunque meglio reprimere, meglio frustrare. Meglio indicare il corpo come inferiore, come slegato dall'anima immortale e splendente (e evidentemente anche sadica, es obbliga il corpo a martoriarsi e a privarsi di ogni cosa). Tuttavia, essendo l'amplesso tra uomo e donna necessario alla procreazione, si dovette chiudere un occhio sul rapporto eterosessuale, se non altro per l'impossibilità di poter verificare che ogni volta l'ovulo si lasciasse fecondare da uno spermatozoo. E si definirono dunque tutte le altre forme di espressione della sessualità come deviate, come diverse e distinte. L'omosessualità divenne una "bestialità" - termine che difficilmente si concilia con l'altra descrizione che la vuole "contro natura".Ora, se nei popoli non cristiani l'omosessualità era normale, e rientrava nella categoria - se è lecito categorizzarlo - dell'Eros, la sua distinzione entrò nella cultura proprio con l'avvento della Chiesa. Questa distinzione, come tutta la struttura ideologica della Chiesa, per secoli si è insinuata nella società, plasmando una visione del mondo, piegando la mente delle persone alle sue categorie. Chi nasce oggi sotto l'egemonia delle religioni monoteiste, antisessiste e repressive del desiderio, non può non accettare tali categorie, in quanto pregnanti la società. Nelle famiglie, a scuola, in Chiesa: ovunque è presente il mostruoso atteggiamento di educazione all'eterosessualità. Si indirizza all'eterosessualità con assidua disciplina, si mostrano principesse che vanno con principi, uomini che sono uomini e vanno con donne che sono donne. Ciò determina da una parte la repressione di desideri diretti verso il proprio sesso, con una forzatura che dirige l'eros unicamente verso quello opposto.Per contro, chi non riesce nell'opera di autolimitazione, di mutilazione delle pulsioni, si ritrova a dover definire lo stato incredibile (se rapportato a ciò che viene insegnato fin dalla culla) di non provare attrazione per le persone di sesso opposto, ma del proprio. E quindi si accolla la gravosa etichetta di omosessuale. La maggior parte degli eterosessuali è bisessuale - e non lo sa. Molti omosessuali lo sono, ma anche loro si sono trovati dinnanzi all'assurdo aut-aut. La netta distinzione tra etero e omosessuali è la sclerotizzazione di una preferenza - non spontanea, e infatti frequantemente volubile. Ma in generale, l'essere umano - come tutti i mammiferi superiori - è bisessuale. E l'amore può essere per chiunque.Ora, tenendo conto di queste considerazioni, appare evidente come sia una forzatura ricercare le cause dell'omosessualità, in quanto essa è naturalmente affiancata all'eterosessualità, e non ne è nettamente e necessariamente distinta. Avrebbe altrettanto poco senso ricercare le cause dell'eterosessualità. Ma è un'affezione della scienza, quella di voler applicare il suo metodo a qualsiasi sfumatura del mondo, cristallizzandola e definendola - dove forse la realtà non è veramente cristallizzata e definita. Lo scompenso ormonale è una spiegazione che non regge, in quanto un uomo fisiologicamente è comunque un uomo,e quindi l'ormone maschile prevale, così come una donna è necessariamente una donna, e l'ormone femminile prevale. Al più, tale teoria si può applicare ai casi in cui numeri diversi di cromosomi sessuali possono determinare uno sviluppo non definito della sessualità.D'altronde, la teoria comportamentale è fallace, in quanto non c'è mai palese corrispondenza tra omosessualità e avvenimenti personali - giacché a ben guardare, gli omosessuali con famiglie disastrate sono la stessa percentuale degli eterosessuali nelle stesse condizioni. La condizione omosessuale è sì insita nell'essenza, ma almeno quanto lo è l'eterosessualità stessa. E così la propria inclinazione la si sceglie, ma tenendo conto di tutte le influenze sociali, culturali e psicologiche. Ciò che io sostengo è una liberazione dallo stereotipo eterosessuale, dall'indottrinamento cattolico - necessariamente - in tale direzione, e dall'imbarazzo nell'esprimere l'omosessualità. Non è questa un'utopia - semmai è utopia (ma resa da secoli di dittatura ideologica drammaticamente vicina alla realtà) quella in cui l'eterosessualità è l'unica normale inclinazione dell'eros. Sostengo la necessità di liberarsi da tali costrizioni e pressioni, la necessità di slegarsi dalla ferrea divisione del mondo e degli uomini, per dare espressione alla radice ultima dell'io.Che non è definita e inscatolata, non è univoca e monocorde, non è eterosessuale, nè omosessuale, ma si manifesta nel mondo con la sua poliedrica poesia, con le molteplici facce dell'affetto, dell'amore, della gioia.(mi scuso nella parte finale se sono andato OT, ma l'enfasi e l'abitudine passata a discorsi politicheggianti mi ha trascinato su questo stile :look:)

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A mio parere sì. Non so poi secondo novgorod. Comunque io sono convinto che chi si libera dele costrizioni sociali (ed è veramente difficile) sia perfettamente in grado di amare un uomo quanto una donna. In sintesi, io penso che sia un fatto culturale, sebbene anche poi questa può sembrare una posizione banale. In tal caso, prego leggere sopra. Mi scuso per l'intromissione, non si parlava con me ma io sono egocentrico e quindi rispondo io lo stesso :look:

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Cara Inutile,ma l'elezione non è senza causa, anzi di causa ne può avere più, che una.Se odio ovvero amo alcuno, non perciò l'amo ovvero l'odio senza causa.La questione non è se odio ovvero amo senza causa, ma se, quando sia una causa, per cui io possa odiare od amare, io possa pur eleggere l'amare oppure il non amare, l'odiare ovvero il non odiare:sono cioè incatenato e costretto ineluttabilmente, per il mio ingegno privato o per la natura della mia specie, a ciò, cui essi mi stimolano, oppure posso liberamente repellere l'affezione amorosa ovvero odiosa ?.Non domando s'io non possa recedere pur con fatica, ripugnando all'inclinazione, che Ti posso anche concedere non manchi, ovvero alla consuetudine, che spesso ci dirige come una seconda natura; domando s'io sia libero d'eleggere altro odio od altro amore ovvero d'astenermi da ogni affezione, quando incorra in una causa, per cui possa amare od odiare.Per altro, Tu stessa annoti:“Ma l'innamoramento dipende dalla persona che ci sta di fronte, non si può mica decidere di punto in bianco di amare la prima persona che passa, no?”.Senz’altro no.Ma dunque non eleggi Tu colui o colei, per cui T’accendi d’amore ?;non lo eleggi, tra altri, perché riconosci, in lui ovvero in lei, virtù che T’allettano ?.O forse vuoi rispondermi che non potresti fare altrimenti, perché la Tua natura Ti costringe e, se pur Tu volessi repellere l’amore di questo o di quello, gli soggiaceresti ineluttabilmente, quasi fosse un dio maligno, che Ti trafiggesse colle sue irrimediabili saette ?.Potresti oppormi:la costrizione di natura opera nell’ambito d’un certo sesso, maschile o femminile, entro il quale siamo liberi d’eleggere questo o quella.Tale risposta potrebbe valere tra uomini di sesso diverso:la natura umana, per perpetuare la specie, stimola, con appetito ineluttabile, i maschi verso le femmine e vice versa.Ma tra maschi o tra femmine ?:a che fine la nostra natura umana dovrebbe stimolare, con appetito ineluttabile, un adulto verso la beltà e la bontà d’un giovane o questo verso la sapienza o la dottrina o la nobiltà d’un adulto ?.Tanto meno so reperire un fine, quanto meno l’appetito è universale:pare in vero che una parte non grande di maschi e di femmine ne siano affetti. Forse potremmo riferire lo stimolo al nostro ingegno singolare:ma, se dipende dall’ingegno di ciascuno, è possibile supporre che, se non concediamo sia morbo o deformità, esso sia ineluttabile ed irrimediabile per chi lo senta ?.Perché, in somma, alcuni pochi uomini deviano, per loro ingegno singolare, ma necessitante, dalla regola della specie ?:veramente, benché io non abbia per certo essere nel vero, mi pare più facile rispondere che deviino per elezione, che per costrizione. Anakreon.

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Caro Wotan, nella sostanza concordo con te. Solo che io sarei ancora più netto nell'irridere al discorso sull'eziologia dell'omosessualità che ormai è abbandonato anche dagli psicoanalisti più seri (a meno che siano freudiani ortodossi). Per questo un po' mi fa ridere e un po' mi intristisce vedere che nei Forum gay ancora si discuta di questo, tra l'altro di regola appoggiandosi a "scoperte scientifiche" o "teorie" dell'ultim'ora che tali non sono.Siamo anche d'accordo su un punto che è altrettanto e più importante di questo, e che tu hai lungamente articolato, mentre io lo avevo riassunto e buttato là, in un post di qualche giorno fa, con una formula: che, in quanto eterosessuali e in quanto omosessuali, siamo tutti «divenuti». E questo «essere divenuti» taglia alla radice l'alternativa ingenua "si nasce o si diventa?", che in ogni caso, per avere la dignità di una domanda almeno seria, dovrebbe essere estesa a tutti, gay ed etero.

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molto interessanti gli interventi di wotan e isher, mi sento in buona parte d'accordo con voi, anche se credo che questa bisessualità potenziale e originaria possa finire con lo stabilizzarsi nella preferenza per uno dei due sessi.(e poi non darei tutto il merito alla chiesa cattolica, anche altre religioni si difendono benissimo in quanto a repressione)per rispondere ad anakreon:

Ma dunque non eleggi Tu colui o colei, per cui T’accendi d’amore ?;non lo eleggi, tra altri, perché riconosci, in lui ovvero in lei, virtù che T’allettano ?
eleggi o riconsci proprio in virtù di quelle qualità che la persona che ti fa innamorare possiede?  e se no come ti spieghi che a volte ci si innamora di persone che con l'ideale che ci si era preposto in mente non hanno di che spartire?
Potresti oppormi:la costrizione di natura opera nell’ambito d’un certo sesso, maschile o femminile, entro il quale siamo liberi d’eleggere questo o quella.Tale risposta potrebbe valere tra uomini di sesso diverso:la natura umana, per perpetuare la specie, stimola, con appetito ineluttabile, i maschi verso le femmine e vice versa.Ma tra maschi o tra femmine ?:a che fine la nostra natura umana dovrebbe stimolare, con appetito ineluttabile, un adulto verso la beltà e la bontà d’un giovane o questo verso la sapienza o la dottrina o la nobiltà d’un adulto ?.Tanto meno so reperire un fine, quanto meno l’appetito è universale:pare in vero che una parte non grande di maschi e di femmine ne siano affetti. Forse potremmo riferire lo stimolo al nostro ingegno singolare:ma, se dipende dall’ingegno di ciascuno, è possibile supporre che, se non concediamo sia morbo o deformità, esso sia ineluttabile ed irrimediabile per chi lo senta ?
io non ti avrei certo opposto una frase come quella, perchè la nostra concezione è alquanto differente...e la tua obiezione proprio non la concepisco... non vedo altro fine nell'amore se non l'amore stesso.e non capisco perchè si dovrebbe pensare che se l'omosessualità non è una scelta, allora dev'essere una malattia...
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Caro Inutile,domandi:“eleggi o riconosci proprio in virtù di quelle qualità che la persona che ti fa innamorare possiede? e se no come ti spieghi che a volte ci si innamora di persone che con l'ideale che ci si era preposto in mente non hanno di che spartire?”.In somma, secondo Te l’amore è un impeto irrefrenabile ed ineluttabile, cui siamo costretti dal nostro genio singolare o forse da un dio che ci muove pur inviti ?. Eros ancora trafigge i cuori mortali colle sue ardenti saette ?.Stupisci:” non capisco perchè si dovrebbe pensare che se l'omosessualità non è una scelta, allora dev'essere una malattia...”.Non è necessario sia un morbo, quando non sia elezione e, per altro, potrebb’essere anche elezione morbosa, cioè elezione causata da difetto della mente:tale fu stimata nel secolo or ora trascorso e nel precedente, dalla medicina. Ho esaminate alcune cose possibili, non ho definite cose certe:del resto, la medicina stessa, in pochi anni, è trascorsa da un giudizio all’opposto.Rimane sempre, a mio giudizio, una domanda, cui per altro, possiamo anche non rispondere:donde nasce quest’impulso amoroso e che fine ha, se non concediamo sia elettivo ?.Sappiamo perché la natura ci stimoli l’appetito di cibo o d’acqua; sappiamo perché ci stimoli l’appetito del sesso diverso; ma perché ci stimolerebbe il desiderio del nostro medesimo sesso ?.Anakreon.

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e siamo di nuovo al punto di prima caro Ankreon...credo ci siano delle vie di mezzo difficili da definire tra scelta libera al 100% ed oppressive catene...quale origine abbia l'amore mi pare un discorso fuori dalla portata del ragionamento, se riusciamo ad afferarne un pezzetto, forse, è grazie all'arte...

donde nasce quest’impulso amoroso e che fine ha, se non concediamo sia elettivo ?.Sappiamo perché la natura ci stimoli l’appetito di cibo o d’acqua; sappiamo perché ci stimoli l’appetito del sesso diverso; ma perché ci stimolerebbe il desiderio del nostro medesimo sesso ?
deve avere necessariamente uno scopo perchè tu possa credere che non sia (o che non sia completamente) elettivo?e ponendo che per essere un modo di essere naturale e non una scelta debba avere uno scopo (ha forse uno scopo la bellezza al di fuori della vita umana? e non è forse essa naturale?), ponendo questo, non può essere che uno scopo ci sia anche se noi non ne siamo al corrente? ad esempio così come l'appetito per l'altro sesso ha lo scopo di assicurare la prosecuzione della specie, cosa ci impedisce di pensare che la mancanza di esso sia un modo di evitare una riproduzione eccessiva dell'uomo? (magari sto dicendo una idiozia, era giusto per fare un esempio)
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Cara Inutile,ripeto che non affermo sia necessario che alcuna cosa abbia un fine; me lo domando solamente.E posso pur errare domandando, se concediamo che nulla cosa abbia un fine ovvero che, benché l'abbia, esso non possa essere di nostra intelligenza. Per altro, la congettura che fai, circa l'utilità dell'amor Greco ad evitare una moltitudine d'uomini maggiore, che quella che la Terra possa soffrire, non è peregrina.Ma, se così fosse, dovremmo notare che quest'affezione fosse più diffusa oggi, che nei secoli scorsi, ovvero che affliggesse popoli numerosi od abitanti regioni fertilissime, che popoli piccoli o dimoranti in plaghe infeconde.Per altro, io non tanto impugno l'opinione in sé e per sé; quanto piuttosto vorrei che coloro, i quali concedano che la natura universale della specie umana o nostra singolare ci conformi talmente, che nessun nostro atto od affetto sia libero e deliberato; essi conservassero una certa costanza nell'argomentazione e non invocassero l'ineluttabile natura tal volta, tal altra negandola affatto.Anakreon.

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Per altro, cara Chiara, nel sito, che citi, questo c'è di buono:elettivo od innato l'amore, reputano che coloro, i quali siano affetti da quello Greco, possano essere risanati.E' consolazione sapere che la turpitudine non è senza rimedio.Anakreon.

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Sinceramente? Spero che "turpitudine" sia in senso ironico....perchè l'ultima cosa che mi serve è che qualcun'altro mi ricordi che sono un cesso... :asd::ok:

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NorwegianWood

Ma anche con gli occhi azzurri o verdi, o i capelli biondi o castani. O magari con due braccia, due gambe eppure un solo ombelico.

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E' proprio questa la questione, caro Selva di Tule:quanto delle nostre azioni, delle nostre affezioni è ineluttabilmente causato dalla nostra natura singolare e quanto dalla nostra libertà deliberante ?.Concediamo che chi delinqua, scusando sé stesso, accusi la sua natura irrefrenabile, affermando che non può ripugnarle più, che possa farsi crescere le ali per volare o le pinne per nuotare ?.Anakreon.

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A questo proposito, segnalo maliziosamente il topic sull'astrologia, ove pare che si stia inevitabilmente e prevedibilmente sfociando nel determinismo puro. :asd:

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NorwegianWood

Quanto, statisticamente, non saprei dirlo. Suppongo molto. Ma non per le nostre scelte quando siamo di fronte a più opzioni ("carriera o reputazione?", come recita una pubblicità :asd:), quanto per le nostre inclinazioni di fondo. La personalità è una materia grezza che poco a poco diviene prisma, riflettendo la luce in modo suo peculiare di faccia in faccia, smussando alcuni angoli e acuendone altri. Ciò non toglie che dietro all'esperienza c'è pur sempre la materia grezza originaria, e la sostanza non si cambia. A meno che qui non si cominci a parlare di alchimia e trasmutazione dei metalli, o di gay in etero e viceversa. :awk:PS: Posso cambiare nick? Selva di Tule mi piace troppo... e lo preferisco quasi senza h. :asd:

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Caro Selva di Tule,vorremmo sapere proprio questo:quanto la nostra materia sia impressa e formata dal nostro consiglio e quanto essa, resistendo e ripugnando, lo diriga e costringa pur invito. Anakreon.

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NorwegianWood

Beh, per questo sarà meglio attendere che la scienza abbia detto la propria definitivamente. Al momento è piuttosto discorde e ogni tanto saltan fuori "nuovi" dati o vengono reinterpretati quelli "vecchi". Nel frattempo, quindi, accontentiamoci di esporre la nostra, senza alcuna pretesa di affermare una qualche verità: l'opinione è pur sempre soggettiva per definizione. Però possiamo provare a consultare i tarocchi, la Pizia, il piombo fuso o i fondi di caffè! :asd:

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Omosessuali non si nasce, ma si diventa, secondo me.Ci sono un mucchio di scienziati che stanno analizzando i geni del dna e hanno trovato delle predisposizioni alla omosessualità in certe persone, ma questa predisposizione non è così forte come si credeva.L'omosessualità nasce dal carattere di una persona. E il carattere si plasma durante la propria vita.Secondo me quindi l'omosessualità è un lato del carattere della persona che viene acquisito sia per impronta genetica ma soprattutto per le circostanze della vita.
Io anche penso che non ci si nasca affatto e come dici anche tu nel post successivo ci si diventa in base alle esperienza che si vivono nel corso della vita e in base come queste esperienze vengano vissute dalla persona.
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A mio avviso e' molto pericoloso affermare che siano l'esperienze a determinare l'orientamento sessuale di un individuo.  Se cosi' fosse, si potrebbe avvallare l'idea per cui, una volta presa una consapevolezza piena del proprio io, sarebbe possibile "virare" e orientarsi a piacimento....A mio avvisto l'esperienze determinano il modo in cui viviamo il nostro orientamento, perche' il come e' frutto della nostra storia, ma l'essere e' insito in noi stessi.Io sono mancino, non so perche', so solo che per istinto ho cominciato a preferire l'uso della mano sinistra, e cosi' per il mio orientamento, non so perche', ma ho sempre avuto attrazione per individui del mio stesso sesso, avrei esempi che risalgono alla mia infanzia a questo proposito, ed in adolescenza non ho scelto di sentirmi attratto fisicamente da dei compagni di scuola, ho invece assecondato questo mio istinto, questo non so cosa, e cosi' ho cominciato pure ad innamorarmi perdutamente di ragazzi. Nella mia vita ho scelto di assecondare questo mio essere, ho scelto di comunicare col resto del mondo, ho scelto di capire che era importante fare coming out se volevo sentirmi piu' libero, ho scelto di avere delle relazioni che non fossero solo sessuali, ma sentimentali, ho scelto di vivere il resto della mia vita accanto al mio compagno.

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