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Come superare un amore o un'infatuazione reale o virtuale non corrisposti?


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C'è la tendenza a essere compassionevoli verso le persone che non riescono a dimenticare una storia finita o che non riescono a smettere di essere single e si aggrappano ad "amori" o infatuazioni reali o astratte, ma comunque non corrisposti.

 

Viene considerata una cosa romantica e a volte solo triste. La storia magari è finita tempo fa, in modo tragico e/o per svariati motivi oppure l'appuntamento e la ricerca dell'amore e della persona giusta non vanno a buon fine o non vanno proprio.

 

Una tra le più famose storie d'amore della letteratura è I dolori del giovane Werther di Goethe, del 1774. L'opera analizza bene l'ossessione romantica.

 

Il protagonista Werther è uno studente appassionato e si innamora perdutamente di una bella donna di nome Charlotte. Lei lo trova interessante, ma non lo ama, anche perché è sposata. Ci sono poi molte donne scapole e attraenti interessate a Werther, ma il ragazzo non ha tempo per loro. Lui vuole solo Charlotte, la donna che non ricambia. E, alla fine, non potendo avere il suo amore, Werther si suicida.

 

I lettori dell'epoca hanno amato molto il romanzo, elogiandone la pura e profonda conoscenza dell'amore, nient'altro che passione sfrenata, molto celebrata nella letteratura e nella società.

 

Ma le devozioni verso amori o infatuazioni, reali o virtuali (e dovuti a fattori psico-estetici vari), non corrisposti sono un interessante modo per non avere mai relazioni e sofferenze per la realtà dell'amore (che scoperta). Più che altro, l'ossessione per una persona assente permette forse di essere al riparo dalle conseguenze più difficili del sentimento amoroso.

 

Da parte mia forse c'è una paura dell'amore, che in generale può avere diversi fattori: la paura delle illusioni (c'è in buona parte), un eventuale disprezzo verso se stessi (che non mi riguarda proprio), il timore che qualcuno entri nella parte più segreta e nascosta di noi stessi (forse mi riguarda, ma parzialmente) e aggiungerei un quarto motivo, cioè l'idealizzazione dell'amore/infatuazione reale o virtuale, che impedisce di indagare la realtà circostante e che porta ad esserne costantemente annoiati o delusi rispetto ai canoni mentali o all'obiettivo ideale che conosciamo e risulta irraggiungibile, molto spesso. Naturalmente l'obiettivo ideale non sono vip o divinità olimpiche, ma persone per noi molto belle dentro e/o fuori, che abbiamo conosciuto o che sanno a malapena che esistiamo, che non abbiamo mai incrociato da vicino, ma che sono comuni mortali, anche se virtualmente, in certi casi, appaiono comunque adoni e mondani.

 

Sono, in cuor mio, un romantico ossessivo single da sempre e non ne parlo mai. In generale, chi si chiude sull'argomento non pensa alle cause che lo spingono a provare questi sentimenti, vuole solo il meglio possibile e subito, ed è ovviamente un atteggiamento stupido e molto irrazionale, come irrazionale è l'amore stesso del resto. Paradossalmente, osservare i presunti pregi in chi desideriamo idealmente o in un amore fallito/non corrisposto dimostra come potremmo amare e desiderare qualcun altro. Non sempre è facile comprendere che quello che vogliamo esiste al di là della persona che abbiamo identificato come il più grande desiderio romantico-sessuale della nostra esistenza, però c'è un curioso lato positivo nel sentirsi frustrati sentimentalmente o incapaci di amare realmente: si è al sicuro emotivamente (secondo me solo fino ad un certo punto).

 

Tuttavia, sono cosciente che il vero amore non sia desiderare chi non c'è ed inizio a pensare si possa evadere da questa prigione scendendo a patti con una certa prospettiva: l'esistenza di persone disponibili, che non ci piacciono particolarmente ma che provano forte interesse per noi. Alcuni dicono sia questa l'unica vera sfida che meriti la poesia del romanticismo. Ma è molto molto più facile a dirsi che a farsi, per questo credo che scendere a compromessi, in molti casi come questo, sia ancora più spaventoso che restare in prigione ed è la classica storia di molti che, pur di non rimanere soli, abbiano iniziato vite con qualcuno, oppure hanno trovare l'amore ideale ma consigliano agli altri di non inseguire falsi dèi (non sono ovviamente prese in considerazione le coppie aperte, per me un limbo relazionale che non merita alcuna attenzione).

Edited by Rotwang

Che l'amore sia un sentimento stupido è una valutazione qualitativa, di per sé senza alcun peso, e non condivisibile, visto il ruolo che riveste a livello biologico e socio-culturale. Che sia irrazionale è vero, nella misura in cui vi è un elemento istintuale nel processo di affezione e/o innamoramento. Non si può rimandare a una razionalità superiore - quella della Natura, che non esiste - visto che non ha una ''progettualità attiva'' insita. A meno che non si contempli una divinità ordinatrice a monte, cosa che possiamo escludere, direi.

 

D'altra parte, nell'amore, è possibile agire anche con un certo grado di razionalità. Ad es., se riesco a gestire il mio sentimento d'affetto verso un'altra persona che non mi corrisponde, si può superare, o quantomeno frenare, l'infatuazione. Oppure si può agire in un altro modo, più drastico: il distacco forzato (non incontrandola più, raffreddando i rapporti, ecc.), almeno per qualche tempo. Fu proprio in questo ultimo modo che superai la mia infatuazione (dalla corrispondenza impossibile) per un amico, nella mia tarda adolescenza.

 

Detto ciò, il nocciolo della questione posto da Rotwang mi pare il seguente: ne vale la pena cercare il ''vero amore'' (che ci corrisponde) e scartare intanto tutte le persone verso cui non si è perdutamente innamorati ma ci ricambiano perché loro stesse innamorate di noi? Quest'ultimo compromesso (accontentarsi) è peggio della ricerca, più o meno affannosa, di una perfetta corrispondenza d'amorosi sensi?

 

Io penso dipenda molto dalle persone, dal loro carattere, da ciò che si cerca e dalla situazione che si viene a creare, vivendola senza illusioni. Come detto altrove, a volte, forse, è una fortuna piacersi soltanto piuttosto che essere perdutamente innamorati vicedenvolmente... e in quest'ottica, stare bene con persone che non amiamo alla follia - tenendo in conto che magari non saranno i ''compagni di una vita'', ma da un certo punto in poi ritornare degli amici - mi pare... auspicabile?

 

Non riesco a trovare nessuna giustificazione, né fascinazione per chi si suicida per amore. Umana compassione, empatia, ma null'altro.

Edited by Layer

Io uso infatuazione come sinonimo di innamoramento (anche se nel senso comune il primo termine è utilizzato per intendere una innamoramento passeggero - ma è una valutazione che può essere fatta solo a posteriori, in realtà). Mentre la seconda per la seconda domanda, e sì per la terza (prima che venissero editate, lol).

 

Ho utilizzato ''amare alla follia'', in quel caso, per distinguerlo dalla situazione in cui si è magari innamorati ma ''non può funzionare'' sul lungo periodo (per alcune incompatibilità caratteriali, di interessi, di intesa sessuale, ecc.). Avete mai sentito dire da persone che - parlando del loro partner - si dicevano sicure che non sarebbero stati insieme fino alla vecchiaia? Ecco, io sì, è lì si può penso parlare di compromesso... il che non c'è nulla di male, se entrambe le persone ne sono consapevoli (che siano, cioè, in una relazione probabilmente e potenzialmente a tempo determinato). In questa casistica rientrano ad es. gli amori adolescenziali.

 

Quello che si è detto sul suicidio è vero (chi si suicida, il motivo l'ha trovato, nella sua logica), ma lì esprimevo un'opinione sull'immagine del giovane Werther, verso cui non provo nessuna fascinazione, appunto.

 

La compassione è un processo cruciale e importantissimo a livello biologico e sociale per la nostra specie (e non solo, forse). Bisognerebbe intenderlo bene e disitnguerlo dall'uso improprio che se ne fa del termine, nel senso del più spregiativo ''compatire''.

 

Compassione, cum + patior, soffrire insieme, percepire - e quindi comprendere - il dolore altrui. E' tutto fuorché mettersi su un gradino superiore. E' scendere allo stesso livello dell'Altro, comprenderne empaticamente il suo dolore, consolarlo e/o soccorerlo. Avere compassione dell'Altro significa immedesimarsi in lui in una situazione di difficoltà e attivarsi per risolverla.

Edited by Layer

L'ho scritto che c'è anche (o ha acquisito nel tempo?) la sfumatura del ''compatimento''.

Ma mi pare sia riportato sempre come secondo significato. Il primo, anche etimologicamente, è ''soffrire assieme''. E' immedesimazione empatica.

 

Poi se vuoi pensare alla compassione come qualcosa di negativo e basta, fai pure. :)

Edited by Layer

Vabbe ma in ogni caso non sento il bisogno di " soffrire insieme " a un suicida . Io farei solamente una presa d'atto della situazione.

 

Se ne può comprendere umanamente il dolore (amore non corrisposto), almeno se lo si è già esperito personalmente. E si può, al contempo, non giustificare l'atto (per svariati motivi). Non mi pare così strano. La presa d'atto avviene comunque, inevitabilmente, direi.

L'erba indisponibile é sempre piú verde...

Se pensi che la chiave per risolvere sia dare una possibilità a chi non ti piace, a meno che tu non stia parlando solo di sesso, non mi sembra che funzioni granché

Tanto piú che hai un'autentica ossessione per per l'accontentarsi, al punto di giudicare le relazioni altrui(che é piuttosto antipatico).

 

Io ti direi che se l'idealizzato di turno é gay, dovresti provarci. Se come é facile ipotizzare é uno dei tanti muscolosi con la barba con base a milano, puoi provare ad uscirci e-se non gli piaci, ne a lui né a quello dopo né a quello dopo ancora, forse le bastonate ti aiiteranno a ridefinirti e a riconoscere che chi é disponibile magari é un tuo eguale e puoi ricambiare

 

 

Se invece la combo é io sono Rotwang e sono perfetto e sono innamorato a distanza di 10 anni di quel mio amico etero muscoloso e simpatico, nessuno é come lui...scopa di piú

Alla tua età non accontentarti mai , sei bello e puoi osare , rischia e fatti male tra 10 anni ne riparleremo. Gli amori giovanili non aiutano a crescere

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

Se ti può consolare, dimenticare un amore reale e corrisposto, è ancora più difficile.

 

Gli amori non corrisposti sono solo nella tua testa, e ci sono perché forse idealizzi troppo quel sentimento che identifichi come amore. 

In una decina d'anni di esperienze sentimentali e sessuali

io credo sia normale aver messo insieme tutto il materiale necessario

per conoscersi come amante e come compagno.

Se ciò non è avvenuto, credo sia necessaria un po' di autoanalisi,

autoanalisi che non deve per forza condurre a trovare in sé dei difetti caratteriali,

ma anche a capire che forse si possono vivere vite piene e interessanti anche senza "grandi amori".

Potremmo considerare i dolori del giovane werther come l'atto costitutivo

dell'amore moderno, inteso come amore "biunivoco" necessariamente ricambiato

 

Ovviamente per una persona che lascia, ce n'è un'altra che viene lasciata ed è

chi viene lasciato o respinto che vive l'esperienza come una sorta di "fallimento"

personale

 

 

 

Se ti può consolare, dimenticare un amore reale e corrisposto, è ancora più difficile.

 

Non è detto

 

Se la decisione di lasciarsi matura nel tempo e non è un "fulmine a ciel sereno"

si potrà gradualmente prendere atto di un raffreddamento, di una interruzione di

dialogo, di una progressiva mancanza di "autenticità" del rapporto

 

Magari la decisione la prende l'altro, però esiste un "inizio" della relazione in cui

ci si è sentiti vivi e felici ma anche una "fine" della relazione non si era più così felici

certo se il tutto è molto condensato chi viene lasciato può non averlo ancora realizzato

ed allora diventa una sorta di bastonatura

davydenkovic90
 l'idealizzazione dell'amore/infatuazione reale o virtuale, che impedisce di indagare la realtà circostante e che porta ad esserne costantemente annoiati o delusi rispetto ai canoni mentali o all'obiettivo ideale che conosciamo e risulta irraggiungibile, molto spesso. Naturalmente l'obiettivo ideale non sono vip o divinità olimpiche, ma persone per noi molto belle dentro e/o fuori, che abbiamo conosciuto o che sanno a malapena che esistiamo, che non abbiamo mai incrociato da vicino, ma che sono comuni mortali, anche se virtualmente, in certi casi, appaiono comunque adoni e mondani.  

Al di là del perché tu lo faccia, è un po' triste limitarsi agli sconosciuti adoni e mondani su facebook.

Principalmente perché l'idea che hai di queste persone è illusoria: ti sembreranno anche adoni e mondani ma che ne sai cosa si rivelerebbero a una conoscenza più approfondita?

A me è capitato di infatuarmi, virtualmente o dopo pochissimo tempo, di certe persone molto attraenti a un primo impatto ... che poi, una volta concretizzato il tutto dopo una minima conoscenza o anche più approfondita, non erano come me le immaginavo, non mi piacevano e che non le volevo più.

 

 

Tuttavia, sono cosciente che il vero amore non sia desiderare chi non c'è ed inizio a pensare si possa evadere da questa prigione scendendo a patti con una certa prospettiva: l'esistenza di persone disponibili, che non ci piacciono particolarmente ma che provano forte interesse per noi. ECC.

Anche qui, ti devo dar torto. Hai visto o letto troppe fiabe dove arriva il principe azzurro a salvare la principessa.

Qualunque persona ha lati belli e lati oscuri. La differenza tra le persone reali e quelle che vedi sui social è solo che delle persone reali puoi vedere i lati oscuri (a meno che non riescano bene a nasconderli).

Nessuno si accontenta, in ultima analisi, e nessuno si mette insieme a qualcuno per non rimanere da solo. E' solo una storia che ti racconti per credere di dover continuare per la tua (anche legittima, in questo periodo, se è quello che senti, ma spero non eterna) strada di idealizzazione  piuttosto che fare i conti con qualcosa di reale con tutti gli sconvolgimenti che potrebbe portare nella tua vita.

 

Io ho sempre trovato molto saggio procedere - uso un termine un po' matematico, chiedo scusa - "induttivamente".

Se tu conosci un ragazzo e questo ragazzo ti va di rivederlo una seconda volta, bene, è già sufficiente. Vediamo cosa succede durante quella seconda volta. Se ti va di scrivergli un messaggio, chiedergli di uscire, baciarlo, abbracciarlo, andarci a letto, fallo. Se non ti va, non farlo. Non chiederti il perché e non chiederti nemmeno se quel dato ragazzo corrisponde idealmente alla tua immagine di "principe azzurro", per come te la sei costruita, o meglio, per come il contesto sociale (virtuale) nel quale sei immerso ti ha imposto di costruirtela. Siamo gay dichiarati giovani, belli e intlligenti, direi che ci siamo scrollati di dosso già diversi cliché sociali e steroetipi provenienti dalle nostre famiglie o dai contesti di provincia... dovremmo ricostruirne altrettanti e altrettanto sciocchi nel rapportarci ad altri gay e nella ricerca di un parnter? Semplicemente goditi quello che hai la fortuna di aver trovato. Non è roba da poco per nessuno trovare qualcuno con cui uscire e star bene insieme. Se poi questo diventerà qualcosa di più importante o se, invece, si esaurirà da un certo punto in poi, sarà solo il tempo a dirlo. Non sei tu a stabilirlo a priori sulla base della tua ignoranza o inesperienza o condizionamento subito.

Edited by davydenkovic90

Anche qui, ti devo dar torto. Hai visto o letto troppe fiabe dove arriva il principe azzurro a salvare la principessa.

 

In realtà non ho mai apprezzato molto questa classica dinamica da fiaba, non mi sento una principessa né credo di dover essere salvato da qualcosa di così pericoloso, ciao Valeria.

Edited by Rotwang
davydenkovic90
In realtà non ho mai apprezzato molto questa classica dinamica da fiaba, non mi sento una principessa né devo essere salvato da qualcosa in particolare, ciao Valeria.

No, forse salvato no, ma l'idea - un po' malsana e fuorviante - del principe azzurro un po' ce l'hai. 

Ora, ti va bene che uno vestito di azzurro quasi sicuramente è gay... però, dal mio punto di vista, forse quello che dovresti mettere in discussione è la prospettiva dalla quale valuti determinate persone e situazioni. Già nel titolo parli di "infatuazione virtuale", il che per me è molto strano. Come si può provare infatuazione virtuale per qualcuno e come può, questa, essere importante? 

E poi, come ho già detto, qui e altrove, trovo insensato interrogarsi sul dilemma dello scendere a compromessi, accontentarsi, ecc. perché non funziona mai così. Partendo dal presupposto che uno stia bene da solo (perché  i rapporti di dipendenza, di qualunque tipo, emotiva, economica ecc. sono orribili), se uno incontra una persona con la quale sta ancora meglio di quanto stesse prima, be', ma perché non frequentarla? Perché non avere una relazione con lui o lei, chiunque sia, che sia bello, brutto, giovane, vecchio, povero, ricco, diva da instagram e PR di un locale o l'ultimo sfigato del dipartimento di filosofia?

Il fatto è che mettersi con qualcuno (ma vale per qualsiasi rapporto, anche un rapporto di lavoro, avere un conoscente, un amico, uno scopamico, qualunque cosa) comporta sempre uno sconvolgimento della propria vita, oltre che delle proprie abitudini anche della sfera emotiva ecc. non sempre facile da gestire. Qui sta, forse, il vero compromesso. Vale la pena mettermi con qualcuno e sconvolgere la mia vita o è meglio rimanere da solo e occuparmi solo delle cose che già ho e che mi rendono felice (studio, lavoro, hobby, amici...) ? Bisogna mettere sulla bilancia tutto e valutare.

 

Faccio un esempio banale, che non c'entra con te Rot, ed esula un po' dal topic: uno non è dichiarato e non vuole dichiararsi perché ha paura. Trova un amico gay o un ragazzo. A quel punto deve scegliere se mantenere l'amico/ragazzo o dichiararsi... Se la pressione psicologica di quest'ultima cosa è tale da impedirgli di fare una vita serena (o almeno se pensa che questo possa accadere) facilmente rinuncerà all'amico/ragazzo, si trincererà, coi gay, dietro una facciata da "the only gay in the village" lamentandosi che i gay sono tutti superficiali e vogliono solo scopare e , con gli etero, manterrà invece la sua bella socialità da etero velato in giro per pizzerie i sabati sera ascoltando Ligabue e Vasco Rossi e concedendosi al massimo  qualche scopata ogni tanto. Ne ho consociuti tanti così e non sto dicendo che facciano male a farlo, sto dicendo che ognuno compie sempre delle scelte sulla base di sé e di cosa pensa che possa dargli maggior beneficio. La cosa buona è che spesso le scelte non sono definitive e se si commettono errori spesso si può cambiare rotta, basta essere elastici e obiettivi nel valutare le situazioni che abbiamo di fronte e le nuove realtà che ci troviamo a vivere.

Edited by davydenkovic90

No, forse salvato no, ma l'idea - un po' malsana e fuorviante - del principe azzurro un po' ce l'hai. 

Ora, ti va bene che uno vestito di azzurro quasi sicuramente è gay... però, dal mio punto di vista, forse quello che dovresti mettere in discussione è la prospettiva dalla quale valuti determinate persone e situazioni. Già nel titolo parli di "infatuazione virtuale", il che per me è molto strano. Come si può provare infatuazione virtuale per qualcuno e come può, questa, essere importante? 

E poi, come ho già detto, qui e altrove, trovo insensato interrogarsi sul dilemma dello scendere a compromessi, accontentarsi, ecc. perché non funziona mai così. Partendo dal presupposto che uno stia bene da solo (perché  i rapporti di dipendenza, di qualunque tipo, emotiva, economica ecc. sono orribili), se uno incontra una persona con la quale sta ancora meglio di quanto stesse prima, be', ma perché non frequentarla? Perché non avere una relazione con lui o lei, chiunque sia, che sia bello, brutto, giovane, vecchio, povero, ricco, diva da instagram e PR di un locale o l'ultimo sfigato del dipartimento di filosofia?

Il fatto è che mettersi con qualcuno (ma vale per qualsiasi rapporto, anche un rapporto di lavoro, avere un conoscente, un amico, uno scopamico, qualunque cosa) comporta sempre uno sconvolgimento della propria vita, oltre che delle proprie abitudini anche della sfera emotiva ecc. non sempre facile da gestire. Qui sta, forse, il vero compromesso. Vale la pena mettermi con qualcuno e sconvolgere la mia vita o è meglio rimanere da solo e occuparmi solo delle cose che già ho e che mi rendono felice (studio, lavoro, hobby, amici...) ? Bisogna mettere sulla bilancia tutto e valutare.

 

Faccio un esempio banale, che non c'entra con te Rot, ed esula un po' dal topic: uno non è dichiarato e non vuole dichiararsi perché ha paura. Trova un amico gay o un ragazzo. A quel punto deve scegliere se mantenere l'amico/ragazzo o dichiararsi... Se la pressione psicologica di quest'ultima cosa è tale da impedirgli di fare una vita serena (o almeno se pensa che questo possa accadere) facilmente rinuncerà all'amico/ragazzo, si trincererà, coi gay, dietro una facciata da "the only gay in the village" lamentandosi che i gay sono tutti superficiali e vogliono solo scopare e , con gli etero, manterrà invece la sua bella socialità da etero velato in giro per pizzerie i sabati sera ascoltando Ligabue e Vasco Rossi e concedendosi al massimo  qualche scopata ogni tanto. Ne ho consociuti tanti così e non sto dicendo che facciano male a farlo, sto dicendo che ognuno compie sempre delle scelte sulla base di sé e di cosa pensa che possa dargli maggior beneficio. La cosa buona è che spesso le scelte non sono definitive e se si commettono errori spesso si può cambiare rotta, basta essere elastici e obiettivi nel valutare le situazioni che abbiamo di fronte e le nuove realtà che ci troviamo a vivere.

 

Ci baciamo?

davydenkovic90
Io per esempio non mi lamento che i gay vogliono solo scopare anche se non ho fatto coming out ma mi lamento che non vogliono scopare con me e che quelli boni e intelligenti, che molto  spesso sono rich bitch perché si sono potuti permettere una educazione di un certo livello, sono tutti a Milano e Bologna ( soprattutto quelli di Ruvo di Puglia che piacciono anche a Rotwang anche se questi non sono necessariamente rich bitch )

Sì, lo sapevamo già, hai scritto già la stessa cosa negli altri 900 messaggi di questo profilo e nei precedenti.

Chi non ha fatto coming out fa più fatica avere relazioni con altri gay, relazioni di qualunque tipo. E c'è chi se ne schermisce in un modo, chi in un altro.

Tu ti giustifichi dietro al fatto che tutti gli altri sarebbero dei privilegiati, rispetto a te, perché Dio ha concesso loro la grazia di vivere a Milano. 

Sinceramente trovo poco produttivo mettersi a creare questo genere di divisori all'interno del nostro stesso gruppo, cioè, trovo inutile e improduttivo sparare a zero su un gay solo perché vive in un luogo migliore, ha più soldi, è più bello ecc. Troviamo, piuttosto, un punto comune.  Sarebbe molto facile, ce ne sarebbero tantissimi e sicuramente aiuterebbero di più.

Idem per le coppie, a che serve pensare che due stanno insieme perché si accontentano? Non è meglio pensare che magari stanno bene insieme?

E, prima, non sarebbe il caso di farne una conoscenza diretta?

Sul discorso delle infatuazioni virtuali... non mi sembra il caso di paragonarle a un "amore da parte di qualcuno che non ricambia", che è tutt'altra cosa, piuttosto direi che è innamorarsi di qualcuno che non esiste, o meglio, che, in quella forma, esiste solo nel perimetro della nostra immaginazione che completa il profilo social o le poche immagini che abbiamo di quella persona. Nella realtà, potrebbe essere completamente diverso, potrebbe essere meglio come peggio, potrebbe essere incompatibile con noi e non suscitare in noi nessuna emozione o voglia di frequentarlo, per esempio, dopo qualche uscita.... e a quel punto forse non era meglio "accontentarsi" (nella tua accezione) di qualche altra cosa?

Edited by davydenkovic90

Ah caro Rot...l'idealità non fa rima colla realtà.

Sei tu a doverci mettere del tuo; il punto non è "accontentarsi" di qualcuno che non ti piace, ma smetterla di contemplare le vite altrui da lontano, e trovare un modo per farne parte, o far sì che quelle vite s'intersechino un po' colla tua. 

Tu parli di disapprovazione sociale nei confronti di ragazzi single (beato te mi vien da pensare, io a 19 anni ero terrorizzato di presentare il primo fidanzatino ai miei amici di scuola, altroché :D ), io penso che chi sta qui a risponderti invece cerchi di portarti un'esperienza un po' più autentica di quella cui tu aneli.

 

Tuttavia, sono cosciente che il vero amore non sia desiderare chi non c'è ed inizio a pensare si possa evadere da questa prigione scendendo a patti con una certa prospettiva: l'esistenza di persone disponibili, che non ci piacciono particolarmente ma che provano forte interesse per noi. Alcuni dicono sia questa l'unica vera sfida che meriti la poesia del romanticismo

 

Non sono d'accordo...almeno provaci a relazionarti con chi ti piace!  

Edited by schopy

gentilmente riprendiamo da qui.

 

non è bello dover tagliare via l'intera seconda pagina di un topic (inframmezzato da risposte che avevano anche un senso tra l'altro) ma se cominciate a fare un botta-risposta di insulti e citazioni non si capisce niente e l'argomento che di per sé sarebbe interessante diventa solo occasione di polemica.

 

se vi va e avete qualcosa da aggiungere o ripetere, proseguite a discutere come persone civili. è inutile che mi mandate le segnalazioni se poi siete i primi a partecipare al flame.

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