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"Sono diverso, non sbagliato"


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Di seguito il tema scolastico di un 12enne pubblicato su Repubblica.it. E' un tema - non solo scritto bene ma anche commovente - contro il fenomeno del bullismo, sopratutto omofobo. E per questo motivo lo segnalo a voi.

______________

 

Pubblichiamo in questa pagina il tema di Ivan (nome di fantasia) svolto in risposta alla traccia "Inventa un racconto in cui sono presenti i seguenti personaggi: una vittima, un gruppo di ragazzi prepotenti, degli spettatori, un adulto. Soffermati sui dialoghi e sugli stati d'animo dei diversi personaggi. Alla base del racconto può essere un fatto realmente accaduto o un episodio verosimile. Scegli un finale che preveda uno scioglimento positivo o una soluzione negativa". Quando la sua insegnante riconsegna i lavori (dando 10 al contenuto di Ivan, 8/9 alla forma), chiede al ragazzo se vuole leggere pubblicamente il suo, e lui lo fa. I risultati sono tangibili: alcuni ragazzini coinvolti negli episodi raccontati nel tema chiedono scusa. Anche se non tutti.

ALCUNE persone all'apparenza stanno bene, ma muoiono dentro. Io sono Ivan e ho dodici anni. Vivo in una cittadina del Centro Italia, in una famiglia modesta, ma senza amici. Fin da quando ero all'asilo non ho mai amato i giochi da maschio: calcio, carte, giochi elettronici... A me non sono mai interessati. Preferivo stare con le femmine, più interessanti, a mio parere.

Ero diverso, non sbagliato. Venivo preso in giro, deriso davanti a tutti, perfino i miei amici partecipavano, per poi chiedere pateticamente scusa. "Mamma, ma perché mi trattano così? Cos'ho che non va?!?!". "Tranquillo, amore: sono solo invidiosi!". Io non credo proprio.

Poi arrivo alle elementari, un'occasione di riscatto, lasciando il passato alle spalle. La prima cosa che i compagni notano di me è la mia voce, acuta, squillante, diversa da quella degli altri maschi. Conoscevo qualcuno, ma erano proprio quelli che mi guardavano con più disprezzo. Ero solo, di nuovo.

Successivamente lego con due bambine, diventano le mie migliori amiche. Nonostante il nostro profondo legame cerco di stare lontano da tutte e due, temevo che se mi avessero conosciuto meglio se ne sarebbero andate. Le offese si ripetono, non erano pesanti, ma era il modo in cui le dicevano che mi feriva.

Passano quattro anni e arrivo in quinta. Le prese in giro gradualmente finiscono e riesco finalmente ad entrare nel "mondo dei maschi". Francesco, Flavio, Domenico, Roberto: eravamo inseparabili. Con l'arrivo in questo nuovo "mondo" o semplicemente un "diverso punto di vista" (come diceva papà) alcune cose cambiano in me. Inizio a seguire la moda, carte e gameboy sparsi per tutta la camera. Ero felice, finalmente.

Nella classe però c'erano alcuni ragazzi più emarginati, capivo come si sentivano e cercavo di stare vicino anche a loro: Alfredo, Saverio, Livio e Mario. Purtroppo questo bellissimo anno finisce.

Iniziano le medie. C'erano tutti: Livio, Domenico ecc... Entro a testa alta, fiero dell'anno precedente. Ma magari avrei dovuto abbassarla. Ginnastica, il mio punto debole. Non essendo interessato agli sport non ne avevo mai praticato uno. "Tutti alla sbarra! Flessioni!" urla il prof di ginnastica. Fiero di me mi getto sulla sbarra, faccio più flessioni che posso. Ma poi mi fermo. Tutti mi guardano. Uno dei compagni rompe il silenzio: "Ma cosa sei? Una femminuccia?!? ". "Già: scommetto che non sai nemmeno saltare!".

Tutti ridono, mi indicano come se fossi un fenomeno da baraccone. Ero a pezzi. "Omosessuale" "Trans" , ormai era così che mi chiamavano. Inizio con l'autolesionismo, una droga potentissima di cui non puoi più fare a meno. Mi chiedo come sarebbe bere quel bicchiere di candeggina sopra la lavatrice.

Un giorno vado al mare con Domenico e Francesco. Vedo in lontananza Alfredo, Saverio e Livio con cui avevo chiuso i rapporti. Si avvicinano e mi spingono a terra, sento un calcio, poi un altro ancora, iniziano a picchiarmi. Vedo Francesco e Domenico dietro di me, pietrificati, non reagiscono semplicemente perché non vogliono vedere. Mi lasciano a terra senza nemmeno la forza di piangere. Torno a casa e mi chiudo in camera.
Accendo il telefono "Cento nuovi messaggi dal gruppo antIvan". Il gruppo l'aveva creato Alfredo, c'era tutta la scuola. Leggo solo insulti, nessuno mi difende. "Ivan" chissà se ricorderanno questo nome, una volta che non ci sarò più. Apro la finestra e mi lascio andare. È finita, finalmente in pace. Sono diverso, non sbagliato.

 

Link: http://www.repubblica.it/cronaca/2017/06/04/news/quel_tema_di_un_ragazzo_di_12_anni_che_ha_messo_a_tacere_i_bulli_sono_diverso_non_sbagliato_-167195870/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P7-S1.8-T1

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lecosechenondici

Sono molto vicino al ragazzo di questo tema. "Prof., Turbino lo dobbiamo contare tra le femmine o tra i maschi quando facciamo le squadre? *Risate generali*"

"Ehi ma lo sai che sembri proprio quello frocio di Glee?" 
E niente, le persone incassano, poi a un certo punto per qualcuno finisce male se nessuno fa niente.

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Tra gli utenti e i visitatori di questo forum, ci saranno sicuramente persone che si ritroveranno in esperienze simili, purtroppo.

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mirtillamirtilla

Vera, verosimile o inventata la storia di Ivan mi ha commosso

Nel mio liceo c'era un ragazzo che si è tolto la vita per una storia simile, solo che i bulli non erano i compagni che avevano capito e, anzi, lo apprezzavano e gli volevano bene, ma i genitori che lo deridevano anche di fronte agli ospiti a cena

Gli stessi genitori che poi hanno continuato a presiedere alla cerimonia per l'assegnazione delle borse studio istituite in suo onore dalla scuola

In quei momenti mi saliva un istinto omicida che non avete idea, "eh il nostro ragazzo era un debole"

 

Era un ragazzo fantastico, sempre sorridente e solare a scuola, non oso immaginare l'orrore che aveva dentro di sè

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A me a 12 anni facevano scrivere il tema sul gatto.. o.o

 

Molto bravo il ragazzo, anche se da quello che scrive emerge una forte solitudine.

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Commovente, purtroppo è/è stata una realtà per molti di noi...

Una prova troppo difficile in una età così tenera, quando dovresti solo pensare a divertiti.

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Ci vuole molto coraggio per scrivere quello che ha scritto Ivan.

Due anni fa, in terza superiore, la professoressa di lettere propose una traccia simile in un tema. Si trattava di scrivere un articolo di giornale, non un racconto, però. Sentivo di avere qualcosa da dire, ero coinvolto emotivamente, ma avevo paura di parlare di qualcosa di così personale.

Alla fine, analizzai un sonetto di Dante. Il tema andò bene, ma persi l'occasione di parlare di un tema importante per me.

 

Di solito mi limito a leggere senza commentare. Se Ivan ha trovato il coraggio di dire la sua, però, anche io potevo scrivere due righe, almeno per una volta :)

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Ilromantico

Il tema mi sembra un po' spinoso. Mi accodo in linea generale alle opinioni già espresse, ma non me la sento nemmeno di giustificare che si parli di suicidio 'per far riflettere' né di sottovalutare la debolezza in sé.

Che io ricordi, alle medie ho visto situazioni ben peggiori eppure si reagiva e si cercava di non dar troppo peso. Attenzione, non sottovaluto minimamente il bullismo, ma il mondo purtroppo è così e per quanto paradossale possa essere è anche utile che le persone imparino un minimo a reagire. E si può reagire in mille modi: dirlo ai genitori, agli insegnanti, rispondere agli insulti o ritornare i cazzotti, ma anche conoscere i bulli e farseli amici.

A me alle medie e alle superiori cercavano sempre di prendermi di mira per il mio falso aspetto di 'debole', ma finivo sempre amico di tutti e rispettato perché reagivo in mille modi.

Non dico che tutti debbano avere la stessa capacità di reazione, ma il chiudersi a riccio mi sembra un'opzione alquanto auto-distruttiva.

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A me interessa il suo valore esemplare... e, perché no, condividere uno scritto che ha mosso qualcosa dentro me.

Poi si possono fare tutte le osservazioni che si vogliono, con il pericolo però di risultare - a volte - più che altro frustazioni.

 

Sicuramente non ti è mai mancata l'intelligenza per approfondire certi argomenti e presentarli in forma scritta (oddio, spero con un miglior uso della punteggiatura ;)), Arrhenius. Probabilmente ti è mancata solo la fortuna di avere insegnanti capaci o, quantomeno, sensibili a certe tematiche.

 

Questa è stata la fortuna di Ivan, come può dimostrare la breve intervista alla sua insegnante:

_____________

 

ROMA. "Ivan è un ragazzino intelligente, studioso, maturo ma timido e che restava sempre in disparte. Ora invece scherza con i suoi compagni. Cosa l'ha cambiato? Sicuramente l'applauso dei coetanei quando ha finito di leggere il tema in cui raccontava, con profondità, lucidità e proprietà di linguaggio, i suoi anni di bambino umiliato e respinto. Preso in giro perché ha la voce acuta e non ama il calcio, chiamato femminuccia perché, come scrive, è "diverso, ma non sbagliato"". La signora Rossi sorride: è la professoressa di Ivan, 12 anni e giorni difficili alle spalle. Due nomi di fantasia per una storia vera: è lei che ha aiutato Ivan a far emergere, grazie al tema in classe pubblicato ieri da Repubblica, il bullismo di cui era vittima e la sua determinazione di adolescente deciso a farsi rispettare. La traccia era: "Inventa un racconto in cui sono presenti: una vittima, un gruppo di ragazzi prepotenti, degli spettatori, un adulto".

Perché quel tema su prepotenti e vittime?
"Perché non basta guardare, bisogna riuscire a vedere questi giovani, non solo come alunni. Bisogna trovare il modo di farli parlare, di aiutarli a raccontare le loro sofferenze, le loro inquietudini, se non a voce con gli scritti, i gesti. Perché non è sempre tutto palese, visibile: nella nostra classe, Ivan non era preso in giro. Lo sentivo un giovane fragile, sensibile, ma non era bullizzato dai compagni. Erano altri, fuori dall'aula, i suoi aguzzini. E io non li avevo visti fino al suo racconto ".

Che fare contro i bulli?
"Io ho seguito corsi di formazione per capire io stessa. Poi ho organizzato mesi di lavoro in aula con video, lezioni di teatro per spingerli a tirar fuori le loro emozioni. In classe ho cercato di chiarire ai ragazzi la differenza tra scherzo e litigio, tra aggressione fisica, verbale, scherno. Alcune cose gli erano evidenti, altre meno. L'importante è far capire quanto male possano fare senza neanche rendersene conto. E le parole di Ivan hanno fatto sentire a tutti, vivo, il suo dolore".

Ivan racconta il suo suicidio.
"Fortunatamente quello è un episodio di fantasia: ha trasfigurato il senso del suo sfinimento davanti alle aggressioni. Ma la voglia di farla finita è un rischio presente, come le automutilazioni. I ragazzini vivono un'età complicata, piena di ansie. E spesso, colpiti da parole o gesti dei coetanei, si feriscono. Come se un taglio sulla pelle potesse distrarli da quella ferita ben più profonda e dolorosa inferta alla loro anima".
Anche Ivan si è tagliato?
"Nel suo caso per fortuna sono stati i genitori ad avvertirmi, a segnalarmi il problema. Ma spesso i ragazzini sono soli a casa per ore, con i genitori al lavoro, o distanti, sempre al telefonino. A volte non li conoscono a fondo, non sanno nemmeno se i loro figli siano bulli o vittime, mentre è importante un lavoro comune tra famiglia e scuola" .

Come vengono scelte le vittime?
"Hanno un solo elemento in comune: sono i ragazzi sentiti come "diversi", e quindi estranei alla maggioranza. Il motivo è ininfluente: possono essere più alti, più bassi, un po' sovrappeso, molto silenziosi".

Lei è mai stata bullizzata?
"Alla materna una bambina mi dava uno schiaffo tutti i giorni. Da allora più nulla. Tanto che me n'ero dimenticata".

Cosa ha fatto per combattere l'omofobia tra i giovani?
"Ho spiegato agli alunni che l'importante è l'affetto, che l'amore è di tutti e per tutti. E poi che non ci sono sport "da maschi" o "da femmine". Sembra che l'abbiano capito, certo c'è sempre qualche risolino in aula, ma è una minoranza".

Cosa è cambiato?
"Dopo il tema qualcuno degli aggressori di Ivan ha chiesto scusa, altri no. Ma in classe si è creato, tra scritti, discussioni, teatro, un clima diverso. Hanno cominciato a fare gruppo, a dirsi le cose in faccia mentre ognuno prima se ne stava per i fatti suoi".

Un video contro i bulli?
"I ragazzi hanno voluto fare un video che racconta la storia di un coetaneo preso in giro perché accusato di essere effeminato. Ci sono tanti personaggi, da chi lo aggredisce a chi lo difende. Ivan non ha recitato se stesso, ha preferito fare parte del gruppo". Lui il suo messaggio lo aveva già scritto nel tema, chiaro e tondo: "Sono diverso, non sbagliato".

 

Link: http://www.repubblica.it/cronaca/2017/06/05/news/ivan_e_i_bulli_parla_la_prof_dire_tutto_ai_compagni_gli_ha_cambiato_la_vita_-167271468/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P1-S1.6-T1

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Sì, bello, mi pare tutto un po' fantasioso però...soprattutto nella sua didascalicità, nel mettere una bella linea dritta tra buoni e cattivi.

Per lo meno, io reagivo diversamente, soffrivo proprio il fatto di sentirmi solo e capitava -non subito, ma dopo qualche anno- che anch'io mi forzassi per ridere con chi mi derideva, o di minimizzare l'affronto, l'insulto...non è stato un bene, perché in effetti una parte di me introiettava quell'omofobia di cui l'altra parte s'era già liberata molto tempo addietro. Però boh, da piccoli prendersi in giro è normale...la presa in giro non va esasperata, prima si riesce a viverla come un gioco e meglio è.

 

Da piccolo piccolo avevo scritto una poesiola dove raccontavo di sentirmi escluso da tutti gli amichetti...finiva con un cuore gonfio di rabbia che scoppiava come un palloncino. Che vergogna :D

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finiva con un cuore gonfio di rabbia che scoppiava come un palloncino

 

Direi un'immagine così efficace, autentica, nella sua ''drammaticità''.

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davydenkovic90

Io ero un po' come Ivan, solo che alla fine della storia non mi butto dalla finestra ma soffoco il malessere mangiando schifezze e giocando a tennis.

Alle medie mi davano del frocio, al liceo invece mai, però comunque ero bullizzato perché bravino a scuola e diverso. Se non fosse stato per quel paio di amiche trash, perché studiare mi piaceva e per le attività extra, probabilmente avrei addirittura mollato la scuola.

Coi professori andavo d'accordo, solo quella di filosofia si era accorta che mi bullizzavano, lo disse ai miei ma non fece granché... una volta mi infortunai durante l'ora di ginnastica alle medie, stavo in panchina con delle ragazze a tenere banco come mio solito.. e la professoressa venne a dirmi che dovevo sedermi su un'altra panca. Le chiesi perché e mi disse con aria da stronza "sei un maschio o una femmina?". Quella di italiano, sempre alle medie, un giorno davanti a tutti disse che ero capace di chiacchierare e cazzeggiate e contemporaneamente seguire le lezioni... mi definì "peggio delle donne". Ecco, di fronte a tutti questi commenti maschilisti, omofobi e quant'altro, credo che il bullismo sia tutt'altro che un problema da gruppetto di ragazzini disagiati e teppisti della scuola.

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lecosechenondici

 

 

Il tema mi sembra un po' spinoso. Mi accodo in linea generale alle opinioni già espresse, ma non me la sento nemmeno di giustificare che si parli di suicidio 'per far riflettere' né di sottovalutare la debolezza in sé.

Che io ricordi, alle medie ho visto situazioni ben peggiori eppure si reagiva e si cercava di non dar troppo peso. Attenzione, non sottovaluto minimamente il bullismo, ma il mondo purtroppo è così e per quanto paradossale possa essere è anche utile che le persone imparino un minimo a reagire. E si può reagire in mille modi: dirlo ai genitori, agli insegnanti, rispondere agli insulti o ritornare i cazzotti, ma anche conoscere i bulli e farseli amici.

A me alle medie e alle superiori cercavano sempre di prendermi di mira per il mio falso aspetto di 'debole', ma finivo sempre amico di tutti e rispettato perché reagivo in mille modi.

Non dico che tutti debbano avere la stessa capacità di reazione, ma il chiudersi a riccio mi sembra un'opzione alquanto auto-distruttiva.

E adesso che è stato scritto l'ennesimo post sul reagire sicuramente tutti reagiranno.

Ognuno ha il suo carattere. C'è chi reagisce chiudendosi a riccio. È una vittima, per cui la si difende e si sgridano i bulli.

I post di questo tipo hanno sempre (o quasi) la buona intenzione di dare il consiglio giusto, ma alla fine il messaggio che passa è che la vittima deve darsi da fare perché la situazione cessi di esistere. Però poi chi non riesce a reagire si sente una merda, si sente debole e incapace di affrontare la vita, non solo i bulli. Vi prego, facciamo le lezioni di vita ai bulli, non alle vittime.

Poi parlare di situazioni peggiori o migliori non ha senso, ogni situazione è a sé e ha una sua importanza psicologica che dipende anche da fattori che non sono riportati/riportabili in un tema.

Ripeto che capisco le buone intenzioni, non attacco nessuno, però no.

 

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