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Just now, SerialHenry said:

Quello che non ammettete, ma non lo aspetto e non voglio insistere per salvaguardare la mia IBS, è che migliaia di anni fa le donne sono state escluse dal dibattito sulla ripartizione tra i sessi e dal principio questo è stato portato avanti esclusivamente dagli uomini.

 

Immaginiamo pure che a un certo punto i Patriarchi abbiano vinto e abbiano deciso

che i maschi dovevano andare in miniera e a morire al fronte, mentre le donne dovevano preparare la polenta.

"Ahahah! Le abbiamo proprio fregate quelle cretine delle donne! La polenta, che orribile sottomissione!"

 

Oggi però siamo nel 2017 e possiamo finalmente sbarazzarci dell'orrendo complotto patriarcale

e intervenire per parificare tutte le storture di differenza tra i sessi: dal congedo di paternità agli anni per andare in pensione,

dal servizio militare obbligatorio esteso ad ambo sesso (o tolto per entrambi) dalle discriminazioni sul lavoro alla rinuncia alla paternità.

Facciamolo!

 

E coinvolgiamo anche le nazifemministe, se vengono. In cambio sosterremo qualunque legge sulla parità che le femministe propongano!

In fondo tra poter mettere dei capezzoli femminili su facebook e poter ottenere gli stessi diritti militari, riproduttivi e previdenziali delle donne

direi che la reciproca alleanza ci conviene parecchio!

 

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AndrejMolov89
21 minutes ago, SerialHenry said:

Quel prologo millenario è certo interessante ma lacunoso.


Levi Strauss identificava la nascita della società come lo scambio di donne da clan a clan, scambi decisi dagli uomini; e sempre nelle società primigenie agricole furono proprio gli uomini a sottomettere con la forza gli uomini più deboli e le donne per difendere “i beni privati”.

Quello che non ammettete, ma non lo aspetto e non voglio insistere per salvaguardare la mia IBS, è che migliaia di anni fa le donne sono state escluse dal dibattito sulla ripartizione tra i sessi e dal principio questo è stato portato avanti esclusivamente dagli uomini.

L'uomo aveva problemi ma intanto poteva modellare il mondo. La donna aveva problemi e basta.

E comunque già negare certe configurazioni in un mondo in cui esiste una cosina chiama Cristianesimo fa riderissimo. Senza dimenticare che prima di questo in Grecia c'erano filosofi che teorizzano l’inferiorità delle donne. Questa è la nostra cultura, noi siamo nati da lì.

Credo che bisogni guardare il problema da una prospettiva diversa. Senza entrare nel merito dell'origine del sessismo. Se esistono delle discriminazioni positive e negative bisogna eliminarle o limarle. Fare accenno al dominio del uomo ha il side effect di implicare che il femminismo ha uno scopo punitivo e non antisessita. 

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La donna è sempre stata considerata formalmente inferiore, al livello simbolico; se vogliamo parlare di Cristianesimo è considerata proveniente dalla costola dell'uomo, quindi è effettivamente inferiore, nella descrizione simbolica par excellence della cosa. Notiamo, però, come anche i bambini sono considerati formalmente inferiori rispetto agli adulti in tutte le società del modo... Ma ciò non toglie che i bambini, al giorno d'oggi, siano feticizzati e trattati con rispetto quasi sacrale. Questo perché, come scrivevo già altrove, le gerarchie di per sé stesse non son ingiuste o inique, sono una forma di ordine spesso necessaria. L'inferiorità simbolica e gerarchica può di fatto essere estremamente comoda. I bambini non possono lavorare, è vietato per legge; mai sentito bambini lamentarsene? È comodissimo essere mantenuti dai genitori.

Nel concreto l'ordine simbolico che ha sempre visto le donne come inferiori, appunto, simbolicamente, ha tuttavia garantito loro un posto del tutto dignitoso e non privo di vantaggi e, seppur quella divisione fosse "sbagliata" nel senso che ovviamente comportava soprusi sia verso gli uomini che verso le donne, ciò nonostante era del tutto "equa" nella ripartizione dei ruoli, perché domandava alle donne di meno come dava loro di meno.
Nessuno pensava che le donne dovessero essere obbligate a combattere in guerra. E dunque non votavano nemmeno. Giustissimo. Tu, donna, puoi diventare presidente e governare e portarci in guerra, e puoi esercitare il diritto di voto e quindi eleggere rappresentanti i quali rappresentanti decideranno fra le altre cose anche se si entra in guerra... ma poi in guerra sono obbligati ad andarci solo gli uomini?! È proprio ingiusto come suona. Se non vuoi essere obbligata ad andare a morire in guerra allora non puoi diventare presidente e dunque decidere se andare in guerra, né eleggere rappresentanti che potrebbero mandare me in guerra. È equo. Ovviamente vi sono soluzioni migliori; per esempio uomini e donne potrebbero avere esattamente gli stessi doveri, oltre agli stessi diritti.  Anche così sarebbe equo. Ma non è equo nel momento in cui alcuni hanno tutti i diritti ma non hanno tutti i doveri. Dunque siamo in una congiuntra storica particolare perché, al momento, anche se stiamo vivendo una situazione in cui i soprusi stanno diminuendo per tutti, le iniquità stanno aumentando, perché di questo miglioramento le donne si stanno avvantaggiando molto di più  :P

Ora, i tradizionalisti come la Miriano vorrebbero sostanzialmente tornare indietro a quella situazione in cui la donna non può diventare presidente. Non è un caso che l'esempio che faccio sia una donna, a molte donne piace la hypoagency, è comoda per tanti aspetti. Poi vi sono gli antisessisti che vorrebbero muovere verso uno stato di uguaglianza reale e sostanziale fra i sessi. E poi vi sono i/le nazifem che vogliono dare alla donna tutti i diritti e nessuno degli obblighi. E sono questi ultimi a starmi più sul cazzo di tutti, anche perché io sono maschio e costoro vogliono discriminarmi in quanto maschio, una cosa che non sono disposto ad accettare più di quanto non sia disposto ad accettare di essere discriminato in quanto gay.

Edited by FreakyFred
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SerialHenry

L'arroganza, l'accessorietà e la finta-grazia-da-stronzi di alcune risposte mi lasciano basito.

Vivo con l'animo in pace di aver scritto i commenti più sensati di questa discussione. Purtroppo oltre ad essere un veneto che non beve sono pure un veneto che non bestemmia e questo mi priva delle uniche possibilità di rispondere a certi utenti :(

(Non meravigliatevi che ci sia troll o flamer che vi offendono, avete l'attitude giusta per meritarvelo <3) 

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AndrejMolov89
3 minutes ago, SerialHenry said:

L'arroganza, l'accessorietà e la finta-grazia-da-stronzi di alcune risposte mi lasciano basito.

Vivo con l'animo in pace di aver scritto i commenti più sensati di questa discussione. Purtroppo oltre ad essere un veneto che non beve sono pure un veneto che non bestemmia e questo mi priva delle uniche possibilità di rispondere a certi utenti :(

(Non meravigliatevi che ci sia troll o flamer che vi offendono, avete l'attitude giusta per meritarvelo <3) 

Grazie, credevo di aver detto delle cose sensate. Immagino che è meglio che torni a lurkare e non commentare. 

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13 minutes ago, SerialHenry said:

L'arroganza, l'accessorietà e la finta-grazia-da-stronzi di alcune risposte mi lasciano basito.

Vivo con l'animo in pace di aver scritto i commenti più sensati di questa discussione. Purtroppo oltre ad essere un veneto che non beve sono pure un veneto che non bestemmia e questo mi priva delle uniche possibilità di rispondere a certi utenti :(

(Non meravigliatevi che ci sia troll o flamer che vi offendono, avete l'attitude giusta per meritarvelo <3) 

Perfetto modo per dileguarsi dalla discussione. Squalifichi le opinioni a cui non sei in grado di controbattere, esalti le tue e dai credito a un troll come Rotwang che tanto ha sempre insultato in qualsiasi discussione usandolo come dimostrazione del fatto che noi siamo brutti e cattivi. Ma lol.

Non mi è chiaro in cosa sarebbe arrogante, accessoria o con "finta-grazia-da-stronzi" la mia risposta (che riporto qua sotto) o quella degli altri utenti.

"Questo si chiama argumentum ab auctoritate e rientra nelle fallacie di pertinenza. Tu attribuisci a Levi Strauss una certa autorità e quindi in automatico tutto quello che dice deve essere necessariamente vero. Non vedo tra l'altro dimostrazioni effettive di queste supposizioni messe su da Levi Strauss, che quindi rimangono appunto teorie campate per aria. Non hai poi neanche spiegato perché quel prologo sarebbe lacunoso.

E' decisamente più convincente la teoria da me sopra riportata, dal momento che parte dall’analisi di semplici differenze biologiche evidenti a tutti per arrivare a definire il modo in cui si è costruito il sistema dei ruoli di genere senza scomodare imposizioni superflue e indimostrate di un sesso sull’altro (e quindi il patriarcato)." 

 

 

Edited by Uncanny
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L'Espresso

Il termine mancava, ora c’è. Già pronto a fare ingresso tra i neologismi dei dizionari: “ombrelline”. Ragazze in piedi con l’ombrello in mano, a proteggere dal sole relatori maschi. 
Dopo veline, ragazze immagine, donne-oggetto, si aggiorna col parasole femminile il catalogo dell’ordinario maschilismo. E siccome le parole contano, ci pensa il sindaco di Pimonte, Michele Palummo, a rafforzare lo spirito del tempo: definendo uno stupro di gruppo, dodici ragazzini contro una quindicenne, una bambinata. Birichinata, bricconata: poco più che una marachella. 
I social in rivolta. Il sindaco si ravvede. La verità è che la calura estiva fa da spia allo Zeitgeist: il maschilismo è forte e più che vivo che mai. 

«Temo che non ci sia nulla di nuovo», commenta la sociologa e filosofa Chiara Saraceno, da sempre attenta ai temi della parità, e da poco in libreria con “L’equivoco della famiglia” (Laterza). «O meglio: il problema è esattamente questo: che in termini di uguaglianza uomo-donna non cambia mai nulla. E ciò che è ancora più grave è la mancanza di consapevolezza delle donne più giovani».

“Questa foto è una brutta immagine. Sei donne che reggono l’ombrello ad altrettanti uomini ci fanno fare un salto indietro. Come si fa a non rendersene conto?”, ha scritto Laura Boldrini su Twitter. Ma emblematica è la risposta di una delle studentesse che reggevano l’ombrello nel corso del dibattito politico, a Sulmona: “Che male ho fatto? Non mi sento umiliata”.
«Certo: la studentessa ha considerato quel gesto un atto di gentilezza. Chissà perché, però, il ruolo del volontario tocca sempre alle donne. La verità è che non si è riusciti a fare maturare sufficientemente la consapevolezza che certe cose non si fanno. Né tra gli uomini né tra le donne».

E il sessismo è diventato ordinario. Così diffuso da risultare normalità.
«Esattamente. E se nella sensibilità comune gesti così finiscono per essere accettati, sa cosa succede? Che chi, come me, per tutta la vita si è battuta contro le discriminazioni, finisce per tacere. Mi succede sempre più spesso: rimango zitta, mi autocensuro, perché alla fine continuare a battersi contro gli stereotipi stanca davvero».

Sta dicendo che dobbiamo rassegnarci al fatto che nulla cambi?
«No. Ma una cosa è certa: il maschilismo è sdoganato. E la battaglia è sempre più difficile perché si nutre della presunzione che in fondo alle donne vada bene così. Che per il fatto di essere libere di agire, di vestire, di determinarsi, in fondo accettino come del tutto normali comportamenti maschilisti: “Non facciamo drammi, che sarà mai”, è l’atteggiamento che si sta facendo strada. Come dire: sarebbe bello che certe cose non accadessero, ma le vere tragedie sono altre».

“Ormai è successo, che vogliamo fare...”, è la difesa del sindaco campano.
«Proprio così. Però la ragazza, con la sua famiglia, è stata costretta a lasciare il suo paese e a trasferirsi altrove. Perché forse ciò che su scala più larga sembra non contare granché, in una comunità piccola conta eccome, ancora oggi. Ecco perché giustificare comportamenti tanto devastanti è doppiamente grave». 

C’è una generale aria di dismissione nelle lotte per la parità. La legge sul doppio cognome, materno e paterno, è ormai avviata verso il dimenticatoio. Con buona pace dei paterfamilias.
«C’è da dire che era una riforma a metà: il disegno di legge prevedeva la possibilità di ottenere il cognome materno, su richiesta. È bene che il Parlamento discuta un testo con gli emendamenti proposti: cioè che la normalità sia il doppio cognome e, su richiesta motivata, prevalga quello di un genitore solo. Si tratta di un fatto simbolico molto importante. “Perdiamo anche questo”, si devono essere detti i maschi. Senza pensare che società tradizionalmente maschiliste come quella spagnola lo considerano un fatto normale». 

Anche le campagne sul linguaggio, spesso proprio per colpa delle donne, rischiano di apparire battaglie di retroguardia, persino un po’ ridicole.
«Invece vanno fatte, perché servono. Sono battaglie necessarie, anche per ribadire che un direttore donna è una “direttrice”, e che il vincitore di un premio, se è una donna, si dice “vincitrice”, senza che ciò comporti una minore considerazione. Perché sennò diventa normalità il contrario».

Mentre noi discutiamo di parole, Trump simboleggia la vittoria del maschilismo su scala globale.
«E di molti altri aspetti negativi, in realtà. Trump è la sconfitta di chi non ha capito cosa stesse accadendo all’America, dall’impoverimento al sentirsi stranieri in casa propria. La vittoria di Trump è semmai la dimostrazione che anche il maschilismo più trash non produce un danno politico. In fondo, non è poi così grave, hanno ritenuto gli americani. Esattamente come accadeva a molta parte dell’elettorato di Forza Italia, magari intimamente disgustato dal comportamento di Berlusconi nei confronti delle donne, ma tutto sommato convinto che fosse una questione marginale, rispetto ad altri aspetti più importanti da considerare». 

Qualche settimana fa Debora Serracchiani ha sollevato molte polemiche con questa frase: “La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza”. 
«Io mi rifiuto di fare graduatorie dinanzi a un gesto di violenza. Ma se proprio vogliamo farne, il discorso andrebbe rovesciato: è molto più riprovevole che una violenza sessuale arrivi da un individuo appartenente al nostro mondo, con tutti gli strumenti culturali e sociali a disposizione per rendersi conto della gravità del suo gesto».

Però, il ragionamento di Serracchiani una cosa evocava: la visione delle donne nel mondo degli immigrati. Che rischia di entrare in cortocircuito con tutti i nostri sforzi per la parità.
«Per cominciare, non tutte le culture migranti hanno un atteggiamento di negazione dei diritti delle donne, quindi trattarli in modo omogeneo, come se fossero tutti uguali, non ci aiuta a capire...».

Ha ragione. Distinguiamo, allora: parliamo dei migranti provenienti dall’Africa subsahariana...
«Ecco: lì, è vero, le donne contano niente. Ma il problema è lavorare sull’integrazione. Non posso aspettarmi che conoscano le nostre regole giuridiche o che nel giro di qualche mese interiorizzino i nostri valori. È un lavoro importantissimo da fare: diffondere una cultura delle regole, a prescindere da ciò che intimamente pensano, ad esempio, delle donne. Attenzione però anche ai messaggi contraddittori che diamo: prendiamo uno di questi migranti che già è cresciuto con l’idea che una donna non valga niente. E mettiamolo davanti alla tv, alla pubblicità, a una di queste ordinarie scene di sessismo: non è così immediato che colga il confine tra ciò che è lecito e illecito».

Dopo i fatti di Colonia, i paesi del Nord, Germania in primis, hanno proposto corsi di educazione sessuale per gli immigrati. Le sembra realistico anche da noi?
«Certo: dovrebbe far parte della cultura civica spiegare agli immigrati le relazioni uomo-donna e il rispetto delle donne: a partire dal diritto delle ragazze di andare a scuola e della loro libertà nel vestire. C’è un abisso tra i nostri programmi di integrazione, con poche ore di italiano alla settimana, e gli investimenti che si stanno compiendo in altri Paesi. Con l’accoglienza di massa tutto ciò non è possibile. E le comunità locali, giustamente, si arrabbiano: ma abbiamo idea di quanto lavoro si riuscirebbe a generare se si investisse in una formazione a tutto tondo?».

Non dare messaggi contraddittori, ha detto. Sta crescendo una produzione libraria per giovanissime che punta proprio a educare contro gli stereotipi e contro il maschilismo. Le sembra utile? 
«Sì, tutti questi libri rivolti oggi alle ragazze possono decisamente servire a far maturare una maggiore consapevolezza. È un fenomeno molto bello che sta emergendo: la risposta che giovani madri cercavano per avere strumenti a disposizione per le loro figlie. Del resto, negli ultimi anni c’era stata una ipertrofia nella distinzioni tra giocattoli, libri, abbigliamento per maschi e femmine. Questo cambio di rotta, invece, è un buon segnale. Che la stessa Disney, dopo anni di sdolcinate principesse, ha dovuto imboccare, cominciando a proporre figure libere, autonome, con un destino diverso da quelle in attesa soltanto del principe azzurro».

A dimostrazione dei grandi passi ancora da fare, infuriano intanto le polemiche per il gender nelle scuole. Da ultimo è il neosindaco di Verona, Federico Sboarina, ad avere nel mirino una manciata di testi da mettere al bando dalle biblioteche.
«Chi protesta contro i libri gender per prima cosa mette insieme transessualismo, omosessualità, questioni di identità sessuale. Si parte dall’idea che se io metto in discussione i ruoli sociali non so più cosa sia un maschio e cosa sia una femmina. Mi pare irrispettoso nei confronti di chi vive sulla propria pelle disagi di questo tipo. E molto pericoloso per una società che punti a una vera parità tra uomini e donne: un modo simile di ragionare produce stereotipi tra i più tradizionali».  

 

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25 minutes ago, Rotwang said:

Già pronto a fare ingresso tra i neologismi dei dizionari: “ombrelline”. Ragazze in piedi con l’ombrello in mano, a proteggere dal sole relatori maschi. 

Questa storia è molto divertente perché a me è arrivata da una donna abbruzzese, presidente dell'UAAR, che se ne lamentava altamente.

La settimana dopo senpre su Facebook ha cercato quattro maschi per fare da paggetti alla Regina d'Aragona in una rievocazione storica.

Non sono riuscito a non farle notare l'incongruenza, ma è stato impossibile.

Quattro ragazzi che reggono la sottana di una donna sono "normali" e quattro ragazze che reggono altrettanti ombrelli per altrettanti uomini "uno scandalo".

Proprio a questo serve il mascolinismo: per scandalizzarsi di entrambe le situazioni o per non scandalizzarsi di nessuna delle due.

Sempre tenendo al centro il concetto di "parità".

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https://www.gay-forum.it/topic/35249-il-mascolinismo/page/2/#findComment-992523
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L'Espresso è la stessa rivista che poche settimane fa è uscita con un numero con questa copertina:

19990287_1340019066116166_2672175249017892047_n.jpg.dca1e6b750861b9b4c1c96124c217e20.jpg

Misandria portami via e non aggiungo altro.

 

Comunque un aspetto che non si è ancora evidenziato è che nel movimento MRA non sono presenti solo uomini, ma anche molte donne.

Ad esempio Erin Pizzey, attivista nel campo delle violenze domestiche che nel 1971 fece aprire uno dei primi rifugi per vittime di violenza domestica e che negli anni - seppur abbia affermato di non esser stata mai femminista - si è spostata su posizioni sempre più critiche del femminismo. https://it.wikipedia.org/wiki/Erin_Pizzey

Oppure Cassie Jaye, inizialmente femminista scettica del movimento MRA, che ha deciso poi di indagarlo facendone a riguardo un documentario molto esaustivo di circa 2 ore uscito da quasi un anno, The Red Pill, di cui tra l'altro consiglio la visione. Dopo aver realizzato questo documentario e approfondito la visione dei MRA ha abbandonato il femminismo per abbracciare la loro visione anti-sessista. Nel documentario intervista anche la sopracitata Erin Pizzey. https://en.wikipedia.org/wiki/The_Red_Pill

Questi sono solo due esempi fra le donne più note che ne fanno parte, ovviamente non sono gli unici che si potrebbero fare.

 

Edited by Uncanny
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1 hour ago, Almadel said:

Questa storia è molto divertente perché a me è arrivata da una donna abbruzzese, presidente dell'UAAR, che se ne lamentava altamente.

La settimana dopo senpre su Facebook ha cercato quattro maschi per fare da paggetti alla Regina d'Aragona in una rievocazione storica.

Non sono riuscito a non farle notare l'incongruenza, ma è stato impossibile.

Quattro ragazzi che reggono la sottana di una donna sono "normali" e quattro ragazze che reggono altrettanti ombrelli per altrettanti uomini "uno scandalo".

Proprio a questo serve il mascolinismo: per scandalizzarsi di entrambe le situazioni o per non scandalizzarsi di nessuna delle due.

Sempre tenendo al centro il concetto di "parità".

Le ombrelline alle corse di auto e moto sono sessismo, dei paggetti in una rievocazione storica no, solo un minus habens non capisce la differenza.

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14 minutes ago, Almadel said:

Puoi anche argomentare?

Come si fa a mettere sullo stesso piano la mercificazione culturale contemporanea dell'immagine delle donne non parlanti e apparentemente non senzienti come desiderio erotico, messe a fare le immagini o appunto gli oggetti porta-ombrelli alle gare d'auto o di moto (o saloni di vario tipo), e dei paggetti alla corte di una regina ad una rivendicazione storica? I paggi erano tali mica perché si ritenevano gli uomini inferiori alle donne, la servitù poi era in buona parte femminile o in discreta parte in molte corti europee, quindi è un paragone proprio INSENSATO, da minus habens per l'appunto.

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Just now, Almadel said:

Ti ho chiesto di ARGOMENTARE, non di ripetere il niente che hai da dire con più parole.

Ho argomentato, o ripeti la stessa domanda in mancanza di risposte come fanno i bimbi? Il tuo paragone è da analfabetismo storico, è ignorare secoli e millenni di discriminazione maschile sulle donne in ogni ambito possibile e immaginabile e tu arrivi nel 2017 a mettere sullo stesso piano le ragazze-immagine ai paggetti maschi di una rivendicazione storica? L'unica risposta è bestemmiare, ma da dove cazzo esci fuori, tu?

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5 hours ago, Uncanny said:

Se il femminismo fosse stato obiettivo nell’analisi delle situazioni di genere, perché non avrebbe dovuto considerarli? Perché nei secoli passati ha agito solo in una direzione, non dando alcun aiuto concreto agli uomini?"

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59 minutes ago, Uncanny said:

L'Espresso è la stessa rivista che poche settimane fa è uscita con un numero con questa copertina:

19990287_1340019066116166_2672175249017892047_n.jpg.dca1e6b750861b9b4c1c96124c217e20.jpg

Misandria portami via e non aggiungo altro.

 

Comunque un aspetto che non si è ancora evidenziato è che nel movimento MRA non sono presenti solo uomini, ma anche molte donne.

Ad esempio Erin Pizzey, attivista nel campo delle violenze domestiche che nel 1971 fece aprire uno dei primi rifugi per vittime di violenza domestica e che negli anni - seppur abbia affermato di non esser stata mai femminista - si è spostata su posizioni sempre più critiche del femminismo. https://it.wikipedia.org/wiki/Erin_Pizzey

Oppure Cassie Jaye, inizialmente femminista scettica del movimento MRA, che ha deciso poi di indagarlo facendone a riguardo un documentario molto esaustivo di circa 2 ore uscito da quasi un anno, The Red Pill, di cui tra l'altro consiglio la visione. Dopo aver realizzato questo documentario e approfondito la visione dei MRA ha abbandonato il femminismo per abbracciare la loro visione anti-sessista. Nel documentario intervista anche la sopracitata Erin Pizzey. https://en.wikipedia.org/wiki/The_Red_Pill

Questi sono solo due esempi fra le donne più note che ne fanno parte, ovviamente non sono gli unici che si potrebbero fare.

 

http://www.ilfoglio.it/bandiera-bianca/2017/06/13/news/madrid-no-manspreading-persecuzione-dei-maschi-139634/

http://www.ilgiornale.it/news/salute/maschio-si-sta-femminizzando-sterilit-raddoppiata-e-pene-pi-1374534.html

Per fortuna che L'Espresso resiste alla marea montante nazi-maschilista.

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https://www.gay-forum.it/topic/35249-il-mascolinismo/page/2/#findComment-992538
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3 hours ago, FreakyFred said:

La donna è sempre stata considerata formalmente inferiore, al livello simbolico; se vogliamo parlare di Cristianesimo è considerata proveniente dalla costola dell'uomo, quindi è effettivamente inferiore, nella descrizione simbolica par excellence della cosa. Notiamo, però, come anche i bambini sono considerati formalmente inferiori rispetto agli adulti in tutte le società del modo... Ma ciò non toglie che i bambini, al giorno d'oggi, siano feticizzati e trattati con rispetto quasi sacrale. Questo perché, come scrivevo già altrove, le gerarchie di per sé stesse non son ingiuste o inique, sono una forma di ordine spesso necessaria. L'inferiorità simbolica e gerarchica può di fatto essere estremamente comoda. I bambini non possono lavorare, è vietato per legge; mai sentito bambini lamentarsene? È comodissimo essere mantenuti dai genitori.

A me pare che anche questa disamina sia un po' rapida...non saprei dire se esser mantenuti sia sempre "comodo", né la ritengo una condizione sempre invidiabile.

A me spiace per i toni che ha preso la discussione, e tutto sommato @Uncanny, la paginetta sgualcita che ci proponi tu come ricostruzione storica più convincente di quanto riportato da SerialHenry non mi pare meno immune delle critiche di fallacia ab auctoritate che tu gli muovi.

Non commento quanto sbraitato da Rotwang, perché ormai qui tutto fa brodo e si mettono sullo stesso piano le ombrelline e gli stupri di gruppo (il che è davvero agghiacciante), rifiutando di replicare ad Alma che, se non altro, paragona la faccenda reggi-ombrelli al paggio reggi-gonna (situazioni a mio avviso effettivamente accomunabili).

Edited by schopy
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@schopy è comodo. D'altro canto ad esso corrisponde quasi immancabilmente una perdita di indipendenza e autonomia: la famosa dinamica padrone-servo di hegeliana memoria... che prosegue con il rovesciamento dei ruoli per cui il servo di fatto può diventare detentore del vero potere. 

Non sto assolutamente mettendo in dubbio la legittimità della richiesta femminile di autonomia, indipendenza e agency. Ma devo sottolineare come alla ridiscussione dei diritti di una parte debba naturalmente corrispondere una ridiscussione dei suoi doveri, e così anche una ridiscussione dei diritti e doveri dell'altra parte. Ripeto, non è ammissibile che le donne possano decidere se si fa la guerra, ma solo i maschi siano obbligati a parteciparvi. Non è ammissibile che le donne possano decidere se avere o meno un figlio, e possano anche appioppare le conseguenze della scelta ai padri. A pari diritti corrispondono pari doveri.

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L'opener dovrebbe almeno imparare a scrivere, i suoi post sono una tortura

 

In realtà le posizioni Mra sono diffuse molto tra i frocetti, perché giustamente odiano dover sopportare il complesso di doveri sociali maschili pur non godendo degli stessi privilegi (quali siano poi oggi questi privilegi, in Europa, non saprei)

Devo dare atto a Rotwang che per una volta il topic non é aperto in reazione alla frustrazione di non fare parte dei froci famosi e influenti: il femminismo é una tematica che sente davvero.

Purtroppo peró la sua é una posizione atipica e minoritaria, essere femminista, oggi, tra i froci, significa essere QUEER.

 

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47 minutes ago, FreakyFred said:

Ripeto, non è ammissibile che le donne possano decidere se si fa la guerra, ma solo i maschi siano obbligati a parteciparvi.

A me non viene in mente un paese in cui ad oggi si sia verificata questa situazione, puoi farmi un esempio? Es., in Israele la leva è obbligatoria anche per le donne...

47 minutes ago, FreakyFred said:

Non è ammissibile che le donne possano decidere se avere o meno un figlio, e possano anche appioppare le conseguenze della scelta ai padri.

Questa non la capisco del tutto...certo, la donna ha facoltà di abortire, ma pure l'uomo può usufruire dei mezzi contraccettivi più idonei (...non è che TUTTE le femministe sono la copia carbone della protagonista di Attrazione Fatale...)

Certamente a pari diritti debbono corrispondere pari doveri; la situazione lamentata dai Male Right Activist però, a mio parere, concerne soprattutto le conseguenze di sbilanciamenti giurisprudenziali, che generano poi quelle spiacevoli situazioni, es., del babbo che dorme in auto per pagare gli alimenti all'ex moglie disoccupata cui spetta la custodia dei figli.

Se v'è maggior incidenza di suicidi o morti violente tra gli uomini, ciò dipende da un coagularsi di fenomeni diversi che spesso però conseguono ad un tentativo di adattamento di quei soggetti a determinate aspettative di genere...

13 minutes ago, Demò said:

In realtà le posizioni Mra sono diffuse molto tra i frocetti, perché giustamente odiano dover sopportare il complesso di doveri sociali maschili pur non godendo degli stessi privilegi (quali siano poi oggi questi privilegi, in Europa, non saprei).

Io sono matto e un filo sociopatico, perciò magari non faccio testo, ma si può capire di quale complesso di doveri sociali noi gay ci staremmo facendo carico...?

Edited by schopy
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2 minutes ago, schopy said:

Questa non la capisco del tutto...certo, la donna ha facoltà di abortire, ma pure l'uomo può usufruire dei mezzi contraccettivi più idonei (...non è che TUTTE le femministe sono la copia carbone della protagonista di Attrazione Fatale...)

Questa è una posizione da estremista di destra.

Tutti - maschi e femmine - possiamo usufruire dei mezzi contraccettivi.

La donna - oltra alla contraccezione - ha due ulteriori possibilità: l'aborto e l'abbandono del neonato in ospedale.

Il maschio - oltre alla contraccezione - non ha alcun modo di difendersi da una paternità indesiderata:

è obbligato a mantenere il bambino in qualsiasi caso. E - se la donna lo disconosce alla nascita -  automaticamente anche lui perde tutti i diritti sul bambino.

 

L'idea innovativa si chiama "aborto maschile" ed è la possibilità per il padre di disconoscere il bambino entro quattro mesi dal concepimento.

Ovviamente il padre non può far abortire la madre del figlio (e ci mancherebbe altro) né può pretendere che porti a termine una gravidanza indesiderata (sia mai)

però dovrebbe poter dire che il figlio non lo vuole e che se la madre lo vuole esso è totalmente suo responsabilità.

 

Ovviamente egli non ha i diritti che ha la madre: non può disconoscerlo alla nascita (come la madre può)

perché la donna potrebbe scegliere se tenerlo o meno in dipendenza dall'opinione del compagno.

Né può chiederne l'affido se la madre lo abbandona (per quanto sia un un punto sofferto per molti aspiranti padri)

perché la madre ha il diritto di abbandonare il bambino in pieno anonimato.

 

La frase: "Poteva usare un contraccettivo" è la classica frase da nazi maschilista anti-abortista

analoga a "poteva chiudere le gambe" e sarebbe bello se nessuno la ripetesse più.

 

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