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Giornata della memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia


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Nei mesi scorsi nei Consigli regionali di numerose regioni centro- meridionali come Movimento 5 Stelle abbiamo presentato una mozione per l’istituzione di una “Giornata della memoria per le vittime meridionali dell’Unità d’Italia”. Mozione che è già stata discussa e approvata in Puglia e Basilicata e che speriamo possa venire presto approvata anche in Campania.
Il giorno scelto per la celebrazione della Giornata della memoria è il 13 febbraio, giorno della fine dell’assedio di Gaeta, perchè sia occasione di riflessione, eventi e dibattiti che coinvolgano la società civile, il mondo della cultura e dell’università, le scuole e più cittadini possibile.

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/08/04/news/vittime_dell_unita_d_italia_conoscere_fa_bene_al_paese-172366513/?refresh_ce

Cosa ne pensate di questa giornata della memoria??

 

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/08/02/news/chi_usa_la_memoria_per_cercare_consenso-172218317/

Nello stesso periodo Sergio Puglia del M5S presenta analoga proposta al Senato della Repubblica: nel suo intervento sostiene che al Sud i piemontesi si sono comportati nientemeno «come i nazisti a Marzabotto».....

.....

Questi soggetti giocano sporco per allargare il consenso alla loro politica. Sovrappongono la memoria alla storia: o, meglio, l’invenzione della tradizione, il mito dell’età dell’oro borbonica con i suoi presunti primati, la “conquista del Sud” da parte dei “coloni piemontesi”, il fantasioso numero delle 100 mila vittime meridionali immolate all’obiettivo dell’unificazione, ai risultati della più accreditata ricerca scientifica. Così neoborbonismo e populismo vanno a braccetto nell’uso pubblico dell’antistoria: e stanno diventando ingredienti non opposti ma complementari di nuove modalità di ricerca del consenso...

 

Siete d'accordo con Repubblica o date un giudizio diverso a questa iniziativa?

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1 hour ago, OLEG said:

 

Cosa ne pensate di questa giornata della memoria??

 

Ogni guerra ha le sue vittime e certamente la conquista savoiarda dell'Italia, non solo quella meridionale, non fu senza vittime:

basti ricordare la strage di Solferino e San Martino, che fu l'occasione per la costituzione della Croce Rossa e che fu ricordata con orrore perfino dall'imperatore Francesco Giuseppe, quando quasi sessant'anni dopo  i suoi ministri gli proposero la guerra alla Serbia.

D'altronde non si può negare che molti, almeno nelle classi più istruite, erano favorevoli ed anche pronti a combattere e quindi ad uccidere ed essere uccisi pur di costituire uno Stato unitario sotto i Savoia, che allora parevano  soli disponibili all'opera.

Certo lascia un po' perplessi che la giornata sia stata promossa da quelle regioni meridionali le cui classi dirigenti e non solo dirigenti fecero poco o nulla per difendere la dinastia regnante e l'antica indipendenza del regno delle Due Sicilie, quando addirittura non furono collusi o non favorirono attivamente gli invasori!

Lacrime di coccodrillo?

 

1 hour ago, OLEG said:

il 13 febbraio, giorno della fine dell’assedio di Gaeta

La data non è casuale, di fatto è un chiaro riferimento Neoborbonico, che poco ha a che vedere con la politica di occupazione e repressione del brigantaggio, avvenuta dopo

Repubblica omette di dirci chi ha votato a favore e chi contro...perchè sappiamo benissimo essere queste regioni tutte a guida PD

 

 

 

29 minutes ago, Mario1944 said:

basti ricordare la strage di Solferino e San Martino

Pessimo esempio, perché la battaglia di Solferino e San Martino si svolse tra l'esercito francese e quello austriaco, con una di gran lunga inferiore presenza dell'esercito sabaudo a San Martino. Non risultano vittime civili, come normale nelle guerre di quel tempo, in cui gli eserciti tendevano a scontrarsi in campo aperto e la popolazione raramente veniva toccata. Non per niente la Croce Rossa nacque, inizialmente, per organizzare l'assistenza sanitaria nei campi di battaglia e garantire le cure ai soldati a prescindere dall'esercito di provenienza.

Insomma, un pessimo esempio per parlare di vittime meridionali dell’Unità d’Italia.

Edited by paperino

Come immaginavo...d'altronde i Consiglieri regionali del M5S in Puglia sono 8

Solo oltre ogni previsione XD

Praticamente su 50 consiglieri regionali hanno votato contro in 2 : un esponente della lista Emiliano ed uno di "Noi A Sinistra per la Puglia"

 

Le solite campate in aria filoborboniche .

Facciamo un esempio pratico: domani decidiamo di unire la Francia alla Repubblica Italiana, la invadiamo e facciamo un po' di vittime francesi .

Fra un centinaio di anni dovremmo quindi istituire un giorno alla memoria di quei francesi che perirono lottando contro l'invasione e che morirono ancora da francesi?

 

 

 

3 minutes ago, Ghost77 said:

Fra un centinaio di anni dovremmo quindi istituire un giorno alla memoria di quei francesi che perirono lottando contro l'invasione e che morirono ancora da francesi?

Be' di solito queste commemorazioni sono fatte dgli invasi, non agli invasori..... e d'altronde non si può dar loro torto!

Semmai nel caso specifico quello che lascia perplessi è che gli invasi in massima parte si guardarono bene dal partecipare alla difesa contro gli invasori, quando non accorsero ad aiutarli.

2 hours ago, Hinzelmann said:

La data non è casuale, di fatto è un chiaro riferimento Neoborbonico, che poco ha a che vedere con la politica di occupazione e repressione del brigantaggio, avvenuta dopo

Repubblica omette di dirci chi ha votato a favore e chi contro...perchè sappiamo benissimo essere queste regioni tutte a guida PD

 

 

 

Non ho pubblicato l'intero testo degli articoli per non rendere la lettura troppo pesante. 

In questa occasione Repubblica non è stata faziosa. Infatti nelle prime 4 righe del secondo linck che avevo postato:

Tira una brutta aria antiunitaria nelle istituzioni locali del paese, Regioni e Comuni del Mezzogiorno in particolare. Il 4 luglio il consiglio regionale della Puglia approva quasi all’unanimità, con pochissimi dissensi trasversali e col favore di partiti di destra, di centro e di sinistra, una mozione presentata dal M5S

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/08/02/news/chi_usa_la_memoria_per_cercare_consenso-172218317/

IlTaciturnoCheScrive
3 hours ago, Arrhenius said:

Sono abituato a intendere cosi il 13 febbraio e a intendere i vincitori come italiani anche se non c'era ancora l'Italia Unita. Secondo voi perché ?

Il termine "italiano" nel XVI secolo non aveva la stessa accezione che noi oggi diamo alla stessa parola. Per noi "italiano" fa riferimento non a un territorio ma a una cultura che si è omogeneizzata. A quei tempi era piuttosto vago ancora più di quanto generico possa essere oggi "scandinavo" per gli scandinavi. 

È anche un po' vero che oggi tutta la storia del territorio conosciuto come Italia viene interpretata con gli occhi da "italiani contemporanei" (culturalmente inteso). 

Detto ciò, il neoborbobismo... bah, sarà che da siciliano i Borbone non mi stanno simpatici, figuriamoci che ne penso dei nostalgici!

Un giorno della memoria che rimarchi delle colpa dell'attuale Stato mi sembra solo un pretesto per cercare di addossare le responsabilità a qualcuno delle cattive condizioni di vita odierne. 

2 hours ago, Ghost77 said:

Le solite campate in aria filoborboniche .

Facciamo un esempio pratico: domani decidiamo di unire la Francia alla Repubblica Italiana, la invadiamo e facciamo un po' di vittime francesi .

Fra un centinaio di anni dovremmo quindi istituire un giorno alla memoria di quei francesi che perirono lottando contro l'invasione e che morirono ancora da francesi?

Penso che non si riferiscano ai militari dell'esercito borbonico morti nel contrastare i garibaldini ma ai civili uccisi durante quella che oggi chiamiamo repressione del brigantaggio, avvenuta dopo l'unità d'italia quando i meridionali erano già cittadini del Regno d'Italia. Infatti i piemontesi vengono paragonati con i nazisti a Marzabotto. Non con una forza che conquista un territorio ma una forza che controlla un territorio in modo criminale e brutale.  Cosi come, negli articoli, si fanno riferimenti ai villaggi rasi al suolo e alle rappresaglie

 

Edited by OLEG

Eppure l'autore dell'articolo che già ho linkato sostiene, parlando della cosiddetta repressione del brigantaggio: "Durante il quale — secondo una stima ragionata — sarebbero periti circa 10.000 briganti; circa 5.000 militari e guardie nazionali (queste ultime rigorosamente meridionali); circa 5.000 civili (in gran parte ad opera delle bande brigantesche, pur con l’apporto delle 13 vittime accertate nella durissima rappresaglia dell’esercito regio a Casalduni e Pontelandolfo, nel Beneventano)."

Per quanto riguarda i villaggi rasi al suolo si portano solo tre esempi, in cui le motivazioni degli attacchi non paiono necessariamente così arbitrarie come qualcuno vorrebbe credere, né pare vi siano state stragi in tale occasioni.

http://www.sanniopress.it/2016/08/08/pontelandolfo-una-lettera-inedita-del-1861-perirono-13-persone/

D'altra parte non risulta questa opposizione alle truppe garibaldine, anzi. Dei più di 50.000 volontari che si unirono agli iniziali Mille ben più di 30.000 erano meridionali.

Continuo a non vedere delle basi storiche a questa sciocca giornata di memoria.

Forse, invece di lanciare campagne populiste per cercare di addossare le colpe della situazione attuale o di piagnucolare perché lo stato non fa abbastanza, sarebbe ora di cominciare a rimboccarsi le maniche e fare qualcosa per migliorare le cose. Finora non l'ha fatto il M5S così come il PD, il PDL o chi vi pare...

37 minutes ago, IlTaciturnoCheScrive said:

Detto ciò, il neoborbobismo... bah, sarà che da siciliano i Borbone non mi stanno simpatici, figuriamoci che ne penso dei nostalgici!

Infatti i Siciliani non gradirono la preponderanza napoletana, a dispetto del ripristinato nome di Regno delle Due Sicilie, imposta dai Borboni soprattutto dopo la Restaurazione.

D'altronde i Siciliani avevano un'antica tradizione d'opposizione al centralismo napoletano che risaliva ai tempi degli Angiò.

Probabilmente pensarono che fossero meglio i lontani Savoia di Torino, già peraltro re di Sicilia dal 1713 al 1720, che i vicini Borboni di Napoli.

 

1 hour ago, OLEG said:

Penso che non si riferiscano ai militari dell'esercito borbonico morti nel contrastare i garibaldini ma ai civili uccisi durante quella che oggi chiamiamo repressione del brigantaggio, avvenuta dopo l'unità d'italia quando i meridionali erano già cittadini del Regno d'Italia.

Però in effetti rinominare le vittime della repressione del brigantaggio, per quanto efferata sia stata, vittime del processo di unità d'Italia o, se si preferisce, di conquista savoiarda dell'Italia, è parecchio forzato:

volendo essere logici, anche i mafiosi incarcerati oggi potrebbero dunque rivendicare il medesimo "status victimarius" ;-)

 

a distanza di tanto tempo, l'unica cosa che si può ragionevolmente tentare è un'analisi storica: tentare oggi di istituire una giornata della memoria per le vittime etc. non ha alcun senso

a distanza di 150 anni il legame emotivo con tali eventi, se mai c'è stato, è inevitabilmente interrotto e non ripristinabile: la cosa è facilmente verificabile per quanto riguarda fatti ben più vicini, in particolare lo stesso antifascismo, che nel dopoguerra e fino agli anni '80 ha avuto la forza di collante politico-emotivo condiviso dal cosiddetto arco costituzionale, e che almeno da una ventina d'anni si è irrimediabilmente sfaldato (e questo è ben visibile nel dibattito politico della seconda repubblica: certe prese di posizione di Berlusconi e della destra sulla festa del 25 Aprile negli anni '70 od '80 sarebbero state inimmaginabili, perché non appartenevano alla coscienza del vissuto storico di una schiacciante maggioranza di persone)

ma i nonni muoiono, e le vicende, anche le più dolorose e condivise, si usurano, tramontano, e cosa si vorrebbe fare: inventarsi una arcaica mitologia meridionalista? in quale ottica e con quali obiettivi? la politica dovrebbe traghettare verso il domani, non verso un revisionismo senza futuro

40 minutes ago, conrad65 said:

a distanza di tanto tempo, l'unica cosa che si può ragionevolmente tentare è un'analisi storica: tentare oggi di istituire una giornata della memoria per le vittime etc. non ha alcun senso

 

L'analisi storica è fatta dagli storici;  i politici producono fumo per raccattare voti facendosi notare in cose di molto rumore e poca sostanza:

tanto fumo, appunto, e poco o niente arrosto.

Da meridionale credo sia una grandissima cavolata senza senso. Detto questo, un altro conto sarebbe rivalutare alcuni fatti storici così come narrati senza voler per forza voler dare dei nazisti ai piemontesi o affermare che il sud dei Borbone era una sorta di Edoldorado. È innegabile che si il processo di unificazione comportò numerose violenze come l'eccidio di Bronte, ma di quello fu responsabile Garibaldi mercenario dei Savoia. In un certo senso è corretto affermare che si trattò di una invasione del Sud, l'unificazione fu un processo per molti aspetti forzato ed imposto, non esisteva e tuttora non esiste in Italia un sentimento nazionale paragonabile a quello francese o tedesco. Forse aspettando tempi più maturi l'unificazione si sarebbe comunque avuta ma in modo meno traumatico.

2 minutes ago, m89 said:

l'unificazione fu un processo per molti aspetti forzato ed imposto, non esisteva e tuttora non esiste in Italia un sentimento nazionale paragonabile a quello francese o tedesco.

 

Comunque anche il sentimento nazionale tedesco, che pure non mancava, fu "pecuniosamente" aiutato dal Bismark  il quale, pagando gli ingenti debiti di Lodovico II re di Baviera, lo indusse ad offrire la corona imperiale di Germania a Guglielmo re di Prussia, guarda caso dopo una guerra vittoriosa contro la Francia di Napoleone III, guerra, inutile dirlo, promossa dallo stesso volpone.

Insomma, consenso popolare sì, ma ottenuto dalla punta della spada e favorito da una borsa ben colma d'oro.

Sulla scelleratezza della cosa si è già detto, mi limito a soffermarmi sulla parte finale dell'articolo postato da paperino (cito dal link):

Quote

Se le amministrazioni regionali ritengono utile approfondire o discutere questo o quel capitolo della storia nazionale, è forse più utile promuovere e finanziare dottorati di ricerca universitari per arricchire le nostre conoscenze; riordinare e digitalizzare gli archivi comunali per colmare le tante carenze informative; sollecitare e sostenere corsi di aggiornamento per docenti tenuti da storici qualificati. Contribuendo a rafforzare la cultura storica e critica dei cittadini.

Tutta cose bellissime. Ahimè, questa non fanno scalpore, né portano voti.

Edited by Layer
14 hours ago, OLEG said:

In questa occasione Repubblica non è stata faziosa. Infatti nelle prime 4 righe del secondo linck che avevo postato:

Su 50 Consiglieri regionali votano contro a titolo personale in 2 e tutti i partiti all'unanimità a favore

Ammesso e non concesso che sia una mozione "populista" approvata per raccogliere un facile consenso elettorale nel Meridione ( aspetto di cui personalmente dubito, perchè credo che i pugliesi decidano come votare in base ad altro, piuttosto che all'istituzione di una giornata della memoria...) direi che avendolo votato tutti i partiti il risultato sia che nessun partito sia disponibile a perdere neanche un voto, pur se significa votare una mozione sbagliata, o inutile o dannosa.

Se poi tutti sono populisti, nessuno è populista

Quindi tutti i partiti sono Populisti, nel senso che sono disponibili a fare qualunque cosa pur di raccogliere dei voti, il ché testimonia semplicemente la crisi dei partiti politici aperti ad ogni sia pur vaga idea perchè privi di idee ed identità politica ( non parliamo poi di capacità di rielaborare e proporre )

L'aspetto paradossale è che nel momento in cui la Lega Nord, partito sezionale ed antiunitario, diventa Sovranista in ottica antieuropea, tutti i partiti Nazionali che fino a qualche anno fa non esitavano ad appoggiare la magistratura a proposito di fantomatiche indagini su attentati all'unità nazionale di separatisti veneti, ora diventerebbero sezionali ed antiunitari

Per me è solo lo specchio di un paese alla deriva...

 

 

Quanti decenni sono che al su si autoingannano con la favoletta del Nord che li invade e pone fine all'età dell'oro? É solo la naturale conseguenza, ma tanto finirà come la 'giornata della famiglia naturale" votata in lombardia e veneto e di cui mai più si é sentito parlare

Comunque altro che legge stralcio ed eversione del latifondo, voi meridionali vi meritate ancora il feudatario che vi tenga a bacchetta a suon di frustate, vediamo se é meglio

On 8/8/2017 at 11:53 AM, Demò said:

Quanti decenni sono che al sud si autoingannano con la favoletta del Nord che li invade e pone fine all'età dell'oro?

Che i Savoiardi ovvero gli Italiani del Nord, se così si vuole chiamarli, non posero fine all'età dell'oro del Regno delle Due Sicilie è pacifico, se non altro perché età dell'oro non esistettero e forse non esisteranno mai nella storia umana, ma obbiettivamente non si può dire che i Savoiardi, dopo averla segretamente stimolata, non abbiano raccolti i frutti dell'invasione garibaldina insignorendosi del Mezzogiorno d'Italia.

Peraltro si può dire il medesimo, cioè che invasero e conquistarono, anche delle altre regioni non meridionali:

dei ducati padani, delle terre già veneziane, del granducato di Toscana, delle legazioni pontificie e financo del Lazio e di Roma stessa.

Chi abbia alla fine realmente guadagnato e chi perso è difficile a dirsi, se non altro perché non sappiamo come sarebbero andate le cose se i Savoia fossero stati più contenti del proprio e meno espansionisti verso oriente.

Certo la formazione di grandi Stati ai confini non favoriva il sopravvivere di piccoli Stati all'interno della penisola:

più o meno quello che accadeva nel medesimo periodo in Germania.

In ogni caso, quello che è difficile da legittimare è che il diritto d'aggregare ed unire sia stato proprio dei Savoia e dei Piemontesi e non d'altri, ad esempio dei Borboni e dei Napoletani o addirittura, secondo le proposte neoguelfe, del Pontefice e dei suoi Romani, che del resto almeno formalmente erano eredi di quella Roma che dominò l'Italia duemila anni prima.

qualcuno doveva assumersi il ruolo storico di guidare l'unificazione, come è successo in Germania

siccome l'Unificazione tedesca è passata per la battaglia di Sedan e l'autoritarismo prussiano, mentre all'epoca in Italia non esisteva uno stato forte quanto quello prussiano, la nostra unificazione è passata attraverso la collaborazione dei liberali con una monarchia disposta a farsi costituzionale e ad aprirsi alla borghesia: i Borboni ed il Papa hanno preferito il boia al parlamento

Il fatto che la battaglia di Magenta è stata vinta più dai francesi di Napoleone iii che dall'esercito piemontese è strettamente collegato al fatto che poi ne è sorta l'Italia liberale, come c'è un rapporto altrettanto diretto tra la vittoria prussiana di Sedan e i governi ultraconservatori ed aritocratici dell'Impero tedesco

Bisogna ricordare che nel processo di unificazione dei due maggiori stati dell'Europa occidentale ancora divisi a metà ottocento, non c'era in ballo solo la lotta contro gli stranieri, ma anche quella tra le classi sociali per raggiungere il potere: se fossi Gramsci direi che i kaiser tedeschi hanno sconfitto prima la borghesia tedesca nel 1848, poi gli austriaci e i francesi per realizzare il piano di unificazione, mentre i piccoli Savoia hanno rischiato il trono nel 1848 per allearsi con la borghesia italiana, poi hanno potuto affrontare gli austriaci proprio in forza del fatto che questi erano il piedistallo di tutti i governi conservatori del paese

resta da chiedersi se a gestire la costruzione di un paese sia stata meglio l'efficienza riformatrice di uno stato autocratico e militare o gli interessi di parte di una fetta di notabili sparsi tra le alpi e la sicilia

Edited by Demò

Ci sono alcune verità storiche sulle accuse fatte dai Neoborbonici e altre no, ad esempio è vero che su alcuni dati il Regno delle Due Sicilie era uno stato economicamente florido. Guardiamo le riserve auree:

- Regno delle Due Sicilie 443,2 milioni di lire in oro

- Stato Pontificio 90,6 milioni lire in oro

- Regno di Sardegna 27 milioni lire in oro

- Lombardo-Veneto 20,8 milioni lire in oro

Dall'altra c'erano pesanti arretratezze, ad esempio il numero di km di ferrovie (meno di 100 nel territorio più vasto dell'Italia pre-unitaria) e il tasso di analfabetismo elevatissimo (quasi il 90& contro meno del 35% nel Regno di Sardegna).

Però se vogliamo vedere altri dati vediamo che fu il sud a sostenere poi la monarchia Sabauda nel referendum del 1946, con un picco di quasi l'80% nella Provincia di Napoli.

https://it.wikipedia.org/wiki/Nascita_della_Repubblica_Italiana#/media/File:Italian_referendum_1946_support_for_republic_it.svg

segno che forse gli ottant'anni di dominazione sabauda non furono così pessimi. Anche vero che il sud rimase molto fedele alla monarchia e guardò spesso con diffidenza (se non con aperta ostilità) il fascismo, viceversa di alcune zone del nord (Lombardia in primis) dove il consenso al regime era storicamente molto forte già dalle elezioni del 1921.

 

IlTaciturnoCheScrive
3 hours ago, Fabius81 said:

Però se vogliamo vedere altri dati vediamo che fu il sud a sostenere poi la monarchia Sabauda nel referendum del 1946, con un picco di quasi l'80% nella Provincia di Napoli.

È vero. Perfino la Sicilia fu a favore della monarchia sabauda, o magari forse solo a favore della monarchia. La Sicilia fu indipendentista sotto i Borbone (la Primavera dei popoli comincia a Palermo), indipendentista sotto i Savoia (che avevano prima rifiutato la Sicilia, poi preteso e in ogni caso deluso tutte le aspettative), ma al momento di votare se buttare fuori i Savoia o farli restare, i siciliani votarono per farli restare. 

4 hours ago, Demò said:

qualcuno doveva assumersi il ruolo storico di guidare l'unificazione

 

Doveva?:

be' hai una concezione provvidenziale delle vicende umane,  suppongo tu scriva Storia, con la S maiuscola ;-)

 

3 hours ago, Fabius81 said:

è vero che su alcuni dati il Regno delle Due Sicilie era uno stato economicamente florido. Guardiamo le riserve auree:

 

Credo che il concetto di "Stato economicamente florido", almeno nell'accezione più diffusa, implichi qualcosa più del mero possesso d'ingenti riserve auree....

 

3 hours ago, Fabius81 said:

il tasso di analfabetismo elevatissimo (quasi il 90& contro meno del 35% nel Regno di Sardegna).

 

Le percentuali riscontrabili sono variabili, forse perché sono effetto di stime, ma concordano nel dare al Piemonte un tasso d'analfabetismo molto minore rispetto alle altre regioni o meglio Stati italiani, non dissimile tuttavia da quello della Lombardia, che pure era "oppressa" dallo straniero.

Per altro tassi simili a quelli del Mezzogiorno si avevano in Sardegna, governata dai Savoia dal 1720.

Comunque è interessante notare che il "Piemonte di Germania", con riferimento alla sua posizione nell'unità tedesca, cioè il Brandemburgo Prussia, aveva il tasso d'analfabetismo minore di Germania oltreché tra i minori d'Europa e molto minore anche del Piemonte.

4 hours ago, Fabius81 said:

Però se vogliamo vedere altri dati vediamo che fu il sud a sostenere poi la monarchia Sabauda nel referendum del 1946, con un picco di quasi l'80% nella Provincia di Napoli.

(.....)

segno che forse gli ottant'anni di dominazione sabauda non furono così pessimi.

 

O forse segno che i popoli in genere s'adattano al regime presente ed aborrono i mutamenti.....

  • 2 weeks later...

Le numerose e gravi «questioni» che emersero immediatamente prima, durante e specialmente dopo il compimento del Risorgimento, ovvero appena conseguita l'unificazione politica e amministrativa dell'Italia, erano in realtà tutte costituite da elementi preesistenti, taluni presenti addirittura da secoli, che però non potevano, o ben poco potevano confliggere tra loro, né causare squilibri, essendo all'interno di Stati molto piccoli e molto diversi, con istituzioni, società ed economie assolutamente specifiche, perché frutto di percorsi storici non univoci, anzi spesso contrastanti, che avevano gradualmente determinato varietà dialettali e mentalità disomogenee, differenti se non ostili persino a pochi km di distanza.
Sennonché appena si passò dalla «poesia» risorgimentale alla dura prosa, che fu quella del brigantaggio, della questione romana, della questione cattolica, del pareggio di un bilancio disastrato, già nel primo decennio unitario e poi, una volta conclusasi - e pure positivamente con la presa di Roma - la fase del sogno che aveva animato le varie componenti del Risorgimento, finita insomma la fase agitatoria e romantica, che in vario modo aveva ispirato prima l'anima carbonara, poi quella mazziniana, quindi quella giobertiana, fino a quelle federaliste repubblicane di Cattaneo e Ferrari, emerse tutto insieme quel vecchio inestricabile groviglio di contraddizioni politico-sociali ed economiche, ulteriormente aggravato, a partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, dalla complessa situazione internazionale che, per via dell'imperialismo e della concorrenzialità crescente, obbligava il nuovo Stato ad abbandonare il liberismo economico, adottato da appena due decenni e che pure stava cominciando a dare qualche frutto nel disastrato Meridione e in Sardegna, per passare al protezionismo, il quale non poteva che cristallizzare appunto le parti più povere e meno attrezzate del paese. A sua volta tutto ciò giustificò la scelta accentratrice e preparò il terreno all'autoritarismo. 
I fattori che contribuirono ad accentuare la divaricazione, già esistente per ragioni storiche e geografiche, vanno dunque individuati principalmente nella politica economica protezionista che concorse ad accrescere in maniera determinante lo squilibrio tra Nord e Sud. Il Meridione, arretrato e non in grado, salvo rare eccezioni, di seguire il passo dello sviluppo del resto del paese, assistette impotente ad una frattura che si faceva sempre più marcata, dimostrandosi incapace di trovare le energie per dare vita ad un valido programma di risanamento.

Edited by Rotwang

È pertanto comprensibile che il Risorgimento italiano dovesse dare luogo ad uno Stato nel quale regioni profondamente diverse per storia, costumi e interessi, finivano con l’essere giustapposte in un unico organismo politico-amministrativo. Ed è inutile sostenere che tutto ciò sia avvenuto non perché erano state dimenticate le «particolari cautele» necessarie per compiere quella delicata e difficile operazione, ma perché voluto in quanto solo in quel modo si poteva portare a compimento il compromesso fra borghesia industriale del Nord ed agrari del Sud.

Questa è la verità, solo questa, il resto sono fandonie neoborboniche.

Edited by Rotwang
1 hour ago, Rotwang said:

voluto in quanto solo in quel modo si poteva portare a compimento il compromesso fra borghesia industriale del Nord ed agrari del Sud.

Questa è la verità, solo questa, il resto sono fandonie neoborboniche.

Va be', adesso non esageriamo nel verso opposto, però. La questione meridionale è complessa, figlia di una situazione esistente e protratta e acuita da responsabilità dei popoli di quelle regioni, ma non è che il Regno d'Italia l'abbia propriamente gestita al meglio... Semplicemente, non ha le colpe che gli vengono addebitate in questa ridicola "giornata" di cui al presente topic.

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