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Numero chiuso e ordine sparso


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12 hours ago, paperino said:

Infatti, se è vero che "il 79/80 per cento dei triennalisti prosegue e consegue la laurea magistrale", cui bisognerà aggiungere una percentuale di laureati triennali che proseguono e non completano la magistrale, si può immaginare di togliere il 20% ai laureati nel 2000 del vecchio ordinamento: 144.000 - 20% = 115.200. L'operazione non è propriamente lecita, quindi non si può comunque fare un confronto diretto con i 130.000 laureati magistrali del 2016, ma ci aiuta a intuire la scorrettezza dell'argomentazione dell'autore dell'articolo...

Non colgo il nesso; l'autore dell'articolo sovrappone il numero di laureati magistrali di oggi ai laureati al 2000, che è sensato, visto che per la maggior parte delle professioni che richiedono la laurea occorre conseguire, appunto, la magistrale e non basta la triennale...

Come afferma nello stesso articolo il rettore della Sapienza, il 3+2 andava perfezionato un po'...nei paesi anglofoni esiste da sempre, corrisponde alla distinzione tra Bachelor e Master, qui s'è importato un modello che nemmeno la società extra-accademica conosce bene, neanche oggi dopo 15 anni.

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Beh il 3+2 voleva, ingenuamente, imitare i sistemi esteri, in modo da anticipare l'ingresso degli studenti nel mondo del lavoro, generando un bivio "ufficializzato" fra il "proseguo con la magistrale" VS "mi fermo alla triennale" che nelle intenzioni avrebbe permesso una scrematura e una differenziazione naturale della forza lavoro.

Ma, come al solito, e come in mille altri settori, si è importato un sistema alieno in maniera totalmente decontestualizzata, ed ecco i pasticci.

Il 3+2 come dice Schopy era inizialmente tipico dei paesi di cultura anglosassone, paesi in cui è tutto completamente diverso: la mentalità è fortemente individualista e antifamilista, il mercato del lavoro è intrinsecamente improntato alla precarietà coniugata con un'intensa mobilità verticale, inoltre non vi è ripudio della mobilità orizzontale; il sistema formativo è completamente impostato su logiche aziendalistiche, le strade di formazione del reddito personale sono di stampo rigorosissimamente neoliberista.

Sono sistemi in cui la disparità sociale è accettata e assecondata perché vista come strumento di crescita personale e di possibilità di realizzazione per tutti.

I paesi continentali (Germania Italia e Francia) vedono invece come strumento di crescita personale e possibilità di realizzazione per tutti l'esatto opposto, cioè il rifiuto e il disincentivo verso la disparità sociale.

Ciononostante, i paesi continentali, afflitti dal perenne senso di inferiorità verso i paesi anglosassoni, hanno importato un modello confacente a questi ultimi, ma innestandolo in mondi con differente mentalità.

il sistema dell' "esamificio 3+2" ha bisogno di una società in cui

1) la maggior parte dei lavori richieda formazione universitaria di tipo tecnico, non generalista (se studi "diritto" ma sei povero non ti insegno i principi generali della costituzione, ti insegno come si preparano i moduli delle polizze assicurative, è questo ciò a cui puoi ambire)

2) la stratificazione economica  della popolazione sia adeguatamente rispettata in una gerarchizzazione degli istituti universitari (dall'istituto x non possono che uscire impiegati e infermieri, dall'istituto y non possono che uscire medici e avvocati, dall'istituto z non possono che uscire dirigenti e amministratori delegati) ecc

3) le università includano nel pagamento della retta la "vendita di un contatto" da cui mandarti quando hai finito di studiare

4) il mercato del lavoro sia contemporaneamente ultraprecario ma anche ricchissimo di offerte di bassa qualità

5) le persone siano convinte che si tratti ideologicamente del miglior sistema possibile perché a tutti è data la possibilità di "salire la scala" e realizzare l'American Dream metodista-presbiteriano in cui ognuno si merita quello che ha e se sei ricco lo sei perché Dio ti reputa calvinisticamente meritevole, mentre se sei povero è la giusta punizione per non essere abbastanza inserito all'interno dell'imperscrutabile meccanismo della Provvidenza Divina.

 

Tutte le 5 condizioni esistono già nei paesi anglofoni. In Francia si è moderato fortemente i problemi del 3+2 (o più precisamente il 3+1+1 che hanno loro) con un intensissimo programma di assistenza sociale agli studenti; in Germania la crescita economica ha insabbiato i problemi ma d'altronde preesisteva e permane un approccio socialdemocratico/scandinavo all'università, che è pubblica e gratuita per tutti.

Vediamo in Italia:

1) condizione soddisfatta al 50%: la gente non ha ancora accettato di cestinare il vecchio principio secondo cui l'istruzione forma il Cittadino, e non il Lavoratore;

2) condizione soddisfatta al 50%: le forme di sostegno agli studenti, gli alloggi per i fuori sede, i buoni pasto, le borse di studio, l'ISEE, la calmierazione delle rette ecc sono tutti GRAVISSIME FORME DI INTROMISSIONE DELLO STATO che, perequando, ostacolano l'agire della libera forza del Mercato che punisce chi ha poche risorse e premia chi ne ha molte;

3) condizione soddisfatta al 25%: solamente i master con rette annuali al di sopra dei circa 7.000/8.000 euro consentono al giorno d'oggi in Italia un inserimento in azienda tramite stage e tirocini NON trovati dallo studente;

4) condizione soddisfatta al 5%: il mercato del lavoro italiano è frammentato in almeno tre blocchi: lo spezzone dell'ultraprecarietà, che le persone non riescono ancora a prendere seriamente in considerazione per via del fortissimo abbassamento del tenore di vita che impone e per via dell'assoluta insostenibilità del costo della vita, inoltre il cestino di offerte è scarsissimo, perché l'economia stagna ormai da vent'anni; lo spezzone dell'indeterminato con pensionamento a 67 anni, in cui il ricambio scavalca praticamente due generazioni; lo spezzone dell'inaccessibilità, che raccoglie tutti gli altri lavori che potevano essere iniziati da zero in epoca di boom economico mentre oggi hanno barriere in entrata insuperabili per un'elevatissima porzione di persone (capitale di investimento per le attività produttive, fiscalità e oneri per le attività professionali, prospettive di margine di profitto troppo basse per i lavori autonomi, ecc);

5) condizione soddisfatta allo 0,5%: la società italiana è intrisa di una concezione della realtà molto diversa da quella dei dominatori anglosassoni. Le persone cercano stabilità, hanno alta propensione al risparmio, bassa attitudine al rischio, legami familiari più forti rispetto ai legami extrafamiliari, l'idea della proprietà immobiliare della prima casa come realizzazione personale. Le persone tendono ad avere prospettive "illuministe" nel momento in cui approcciano la cultura tendendo a non considerare valida una formazione che ripudi la componente culturale e diffidano dell'ultratecnicizzazione delle nozioni di insegnamento. Le persone hanno poi un approccio "cattolico-socialista" alla realizzazione personale intendendola come possibilità equanime di raggiungere obiettivi professionali ed economici al di là delle disparità di partenza.

 

 

 

 

 

 

Edited by Sampei
  • 9 months later...

L'Università degli Studi di Torino ha deciso di cancellare il corso di laurea in Psicologia dopo la bocciatura del numero chiuso da parte del Tar del Lazio, in seguito al ricorso dell'Udu (Unione degli universitari). La decisione deve essere confermata ancora da un voto a fine giugno ma è certa. 

Il corso ammetteva 400 studenti a fronte di oltre 2000 che facevano il test. Sarebbe poi probabilmente l'unico cdl in Psicologia in Italia a numero aperto, quindi vi si riverserebbero molti più studenti da tutta l'Italia sicuri di entrare. 

Come è possibile riuscire a gestire da un anno all'altro migliaia e migliaia studenti in più? È palese che non si possano trovare risorse sia in quanto a strutture sia in quanto a docenti e personale, per quanto si possano chiedere al governo nuovi finanziamenti.

Questi sindacati studenteschi sono il Male. Con i loro stupidi idealismi, fiancheggiati dal Tar che è notoriamente reazionario, hanno distrutto uno dei primi e più prestigiosi cdl in Psicologia d'Italia. Stanno facendo regredire la formazione universitaria peggiorandone la qualità.

Anche se il governo, che ha le sue innegabili responsabilità avendo sempre tenuto politiche d'austerity rispetto la formazione universitaria, investisse molti più soldi, migliaia e migliaia di studenti non sarebbero comunque gestibili per un corso del genere, tanto più se l'adeguamento dovrebbe avvenire in un'estate. 

Poi va fatto un discorso a parte rispetto al cdl di Psicologia. È un corso che sforna disoccupati, abbiamo 1/3 di tutti gli psicologi d'Europa e il mercato del lavoro a riguardo è più che saturo. Che senso ha mettere il numero aperto che porterebbe ad un aumento esponenziale di nuovi laureati nel settore? Il tutto solo per idealismo becero mascherato da "diritto allo studio"?

Edited by Uncanny
LocoEmotivo
7 minutes ago, Uncanny said:

Questi sindacati studenteschi sono il Male. Con i loro stupidi idealismi [...] Il tutto solo per idealismo becero mascherato da "diritto allo studio"?

Ammazza, quanto stai avvelenato con gli idealisti.
Anche io preferivo i presocratici, ma forse esageri un po'.

Se i sindacati hanno vinto vuol dire che l'amministrazione universitaria ha violato la legge ( salvo verifica del Consiglio di Stato )

Quindi - eventualmente - sarebbe da cambiare la legge che limita la capacità degli Atenei di imporre il numero chiuso, perchè sarebbe diventata una norma oramai irrealistica, non più congrua ad una politica di austerity e di tagli ai finanziamenti, che di fatto impone agli Atenei di limitare gli accessi

Se lo Stato mi limita i finanziamenti ed io Università non ho più le risorse per garantire l'accesso libero a certi corsi, posso vedermi costretto o ad elevare le tasse universitarie ( e non posso ) o a mettere un numero chiuso per limitare la spesa ( e non posso, perchè la legge non prevede di farlo per mere esigenze di finanza quindi devo far finta che vi siano delle esigenze didattiche etc )

Vi è anche la possibilità di sopprimere il corso di studi ( che in pendenza di appello suona un po' come strumento di pressione sul giudice di secondo grado ) fossimo negli USA e vedessimo uscire professori ed addetti amministrativi cogli scatoloni di cartone sotto il braccio, sarebbe forse diverso...ma qui perderebbero il lavoro solo i precari e non il personale di ruolo ed i precari universitari sono pagati talmente poco che forse ci guadagnano a non lavorare più.

Si potrebbe anche prevedere che lo Stato sostiene i costi dell'istruzione superiore solo per gli studenti che provengono da famiglie con un reddito particolarmente basso, tutti gli altri devono pagare le tasse per i poveri e la retta per le spese proprie. Ragionevolmente avremmo un ulteriore crollo delle iscrizioni, perchè molte famiglie del ceto medio andrebbero in difficoltà...il diritto allo studio finisce per tutelare soprattutto il ceto medio

Certo la contraddizione fra la limitzione degli accessi e le lamentazioni che in Italia in pochi accedono è stridente

Ma succede anche per le carceri : si lamenta che non si tengono i delinquenti in carcere, ma poi le carceri non soddisfano i requisiti e gli standard di capienza per riceverli

L'importante è dire le cose con onestà e poi il parlamento decida cosa preferisce

Le esigenze didattiche di un  numero chiuso alle facoltà umanistiche ci sono. Stanno entrando capre e porci. Purtroppo, non solo i professori, ma anche gli studenti con un minimo di cultura si son accorti che ultimamente stanno occupando posti dei ragazzini che non hanno voglia di fare nulla. E, oltretutto, ignoranti come lammmerda. 

Siamo tutti d'accordo che le università non hanno più fondi, quelli rimasti sono usati per le facoltà scientifiche che portano onore e gloria all'ateneo, per intenderci se uno studio viene menzionato sui siti più rinomati, allora otterrà più fondi. E non è una mia idea, son conti proprio fatti dalle stesse università. Mi basta guardare la Home del mio ateneo dove ci sono 20-30 articoli che menzionano i FAMOSI studi scientifici citati in America, Giappone, Cina, Germania... Facoltà umanistiche? Bò. Ci sono ancora? Stanno facendo qualcosa? 

L'altro giorno mi son messo a ridere perché solitamente per gli eventi scientifici non si ricevono mail, ma ci sono sempre almeno un mille persone in più dei posti disponibili, invece per incontri umanistici ho ricevuto un centinaio di mail che mi ricordavano che se avessi voluto sarei potuto andare a questi incontri. 

Io arrivo da Lingue, quindi facoltà umanistica e due settimane fa ho sostenuto un esame con una prof di un corso diverso (stessa materia però), perché la prof originaria è a casa in malattia (primo punto di differenza da una facoltà scientifica, dove se si ammala qualcuno gli danno un sostituto nel giro di 2 ore, noi invece veniamo appioppati a un prof a caso di un corso simile), che mi diceva che ormai ci sono solo studenti menefreghisti e non preparati. Non hanno preparazione, non hanno voglia, vanno avanti perché glielo dice il paparino che sborsa il soldino. Ovviamente, non sentendomi tirato in ballo, le ho risposto che effettivamente aveva ragione, ma che purtroppo anche l'Università aveva le proprie colpe; colpe che tutti vedono e che nessuno argina. Siamo andati avanti per un'ora tra interrogazione vera e propria e disquisizione filosofica sullo schifo che c'è. 

I problemi alla base sono due: l'accesso libero e la mancanza di fondi. Come fare? Io suggerimenti li ho, ma secondo voi si possono presentare? La risposta rimane sempre: <Lei è uno studente, non è possibile che abbia idee.> 

Detto ciò, rimango d'accordo sull'entrata dei numeri chiusi nelle facoltà umanistiche. Son stanco di dovermi sorbire ragazzette a caso che non conoscono neanche l'etimologia di una parola o di ragazzi che arrivano per far chiasso. 

Sono laureato in Storia proprio alla Statale di Milano e sì, sono stra-favorevole al numero chiuso nelle facoltà umanistiche, che sono spesso considerate come parcheggi di fancazzisti a causa dell'accesso libero. Centinaia di persone sedute per terra e nei corridoi non sono indicative del livello d'insegnamento, ma di un certo sovraffollamento degradante sì, peccato sia stata bocciata la proposta, ma io mi auguro che la reintroducano. Numero chiuso = maggiore qualità per la presenza di meno persone.

All inizio ero contrario al numero chiuso ma ho cambiato idea.

Troppi studenti e pochi prof rendono l insegnamento privo di didattica e questo non funziona per la qualità dello stesso.
Inoltre è anche un modo per indirizzare i ragazzi verso lidi più richiesti

Immatricolati Università italiana
2003      332.000
2006      306.000
2014      270.000
2017      290.000
Davvero vuoi che ti debba contestare questo dato ? Ti prego , argomenta perché lo sai meglio di me che con i valori assoluto si fa politica ma non si risolvono i problemi
Sono due pagine che argomento, senza che nessuno si prenda la briga di replicarmi nel merito, ti basta rileggere i miei interventi

Li ho letti ma comunque sono constatazioni le tue. Il mio discorso parte da un dato di realtà, meglio una buona università per pochi che una cattiva per tutti.

Quindi in questa ottica se posso dirlo trovo il dato positivo anche perché se vai a vedere le università che hanno perso più iscritti sono quelle umanistiche.

Se ci sono meno laureati in giurisprudenza io accendo un cero a sant Antonio visto i dati occupazionali.

E non venitemi a raccontare dello studio come qualcosa finalizzata alla cultura superati i 20 anni devi rimboccarti le maniche e lavorare o quantomeno costruirti un futuro in tal senso

Negli anni 60 l università era un vezzo borghese o per professionisti.

Ad ogni modo se nelle classifiche internazionali le nostre università migliori sono tra le peggiori una domanda bisogna farsela

Che poi dire se lo Stato o se si aumentano le tasse.

Il punto è che lo studio deve essere gratuito c è anche questa mentalità r tutti sono convinti che con quei 1000 o 2000 euro l anno di università che si paga ci sia chissà quale business.

Nello stesso tempo magari spendono gli stessi soldi per una certificazione.al british council per 2 ore a settimana per 6 mesi...

1 hour ago, Iron84 said:

Negli anni 60 l università era un vezzo borghese o per professionisti.

non solo: 

il "figlio dottore" (non necessariamente nel senso del medico) era anche prestigio sociale per la famiglia e concreta possibilità di salire nell'ascensore sociale

Meglio una buona università per pochi piuttosto che una cattiva università per TUTTI, se fosse vero forse avresti anche ragione ma  nessuno ha mai pensato di rendere l'istruzione universitaria un obbligo, quindi bisogna correggere in MOLTI

Correggiamo in : meglio per pochi, che per molti...anche se poi trovo incongruo lamentarsi dell'università vezzo borghese ERA esattamente l'Università per POCHI che desiderate

L'Università non ha mai garantito nessun ascensore sociale perchè l'Italia non l'ha mai garantito ed è la nostra società che da sempre va nella direzione opposta qualunque sia il sistema scolastico vigente ( cambiano i sistemi scolastici non il risultato )

Tanto questo è VERO che il crollo delle iscrizioni a Giurisprudenza oramai al 7% deriva semplicemente dal fatto che non ci sono più i CONCORSI PUBBLICI che erano l'unico ascensore sociale possibile per i non raccomandati MOLTO bravi, cioè eravamo messi talmente male da dover confidare nello stato più che nella società civile

Le ragioni del successo di Giurisprudenza erano queste: ti preparava ai concorsi, non ci sono più concorsi e quindi calano le iscrizioni...la gente nella sua semplicità fa scelte razionali ( a volte collettivamente più dello stato )

Semmai il problema dovrebbe essere l'esplosione delle iscrizioni alle facoltà scientifiche

Nel 2001 sceglievano le facoltà scientifiche il 30% ora il 37% ( +7% )

sceglievano le Facoltà Sociali il 43% ora il 34% (-9% ) con prevalenza di Economia (13%)

sceglievano  le facoltà a numero chiuso l'8% ed ora sono al 10%  ( +2% )

le Umanistiche erano al 19% e restano al 19% (=)

Se io vedo questi dati emerge che nelle facoltà a numero chiuso, pur in presenza di una recente flessione, si ha un lieve incremento rispetto al 2001

Legge, Scienze Politiche ed Economia registrano un crollo e le Umanistiche sono in pareggio

Le Scientifiche quelle sì hanno incrementato sensibilmente il numero degli studenti

Secondo me, ormai, l'iscrizione all'università è vista come la naturale prosecuzione del percorso formativo di moltissimi ragazzi. Pochi decidono di non proseguire gli studi o di intraprendere carriere alternative (come i semi-sconosciuti I.T.S).

Il problema è che il numero di ragazzi che non terminano il percorso iniziato è pericolosamente alto, e credo che ciò sia in parte correlato alla leggerezza che caratterizza la scelta della facoltà.

I primi anni il sovraffollamento delle aule e dei laboratori è evidente, quindi sono favorevole al numero chiuso. Si potrebbe eventualmente discutere sulle modalità di selezione: non sempre i test che vengono proposti sono un buon indice di preparazione dei candidati. Inoltre, non si tiene minimamente conto della motivazione dei candidati.

Saramandasama

Oltre ai test classici, sarebbe importante anche fare una buona scrematura con l'astrologia. Dei test astrologici dove individuare chi ha le stelle e i pianeti giusti per ultimare brillantemente gli studi.

Se hai troppo Saturno e poco Giove[nel tema Natale], meglio darti all'agricoltura~

21 minutes ago, Simo.94 said:

Secondo me, ormai, l'iscrizione all'università è vista come la naturale prosecuzione del percorso formativo di moltissimi ragazzi.

Il tasso di proseguimento degli studi è anch'esso calato dal 54-55% circa al 50% del 2017

Certo non si tratta di un crollo...è un tendenziale calo di 4-5 punti

Gli studenti si dividono in 2, metà lasciano e metà ci provano...

Quelli che poi si laureano entro i 5 anni previsti sono il 49% del 50%

e dopo 10 anni il 57% del 50%

Effettivamente sui metodi di selezione mi sono espresso male. Quando parlo di motivazione, mi riferisco alla consapevolezza delle reali opportunità che comporta il conseguimento di un titolo di studio. 

Forse si potrebbe migliorare il sistema di orientamento alla scelta della facoltà (che, comunque, da quando mi sono iscritto io sta effettivamente facendo passi avanti).

Penso che le aspettative siano molto basse...l'incremento delle facoltà scientifiche e sanitarie segnala la consapevolezza del fatto che bisogna attrezzarsi per emigrare, con un titolo spendibile anche all'estero ( se la propria famiglia non è in grado di sostenere un ciclo intero direttamente fuori, che è la soluzione ottimale )

L'8% che si laurea fuori corso non so quanto possano costare allo Stato, potrebbero proseguire sostenendo i costi integralmente a loro carico, a botte di 10.000 Euro l'anno, però si rischierebbe di abbattere ulteriormente il numero di laureati che rimane a sua volta modesto

Nel complesso si tratterebbe di un 25% di laureati, limitato il numero dei fuori corso

18 hours ago, Aarwangen said:

Sono laureato in Storia proprio alla Statale di Milano e sì, sono stra-favorevole al numero chiuso nelle facoltà umanistiche, che sono spesso considerate come parcheggi di fancazzisti a causa dell'accesso libero. Centinaia di persone sedute per terra e nei corridoi non sono indicative del livello d'insegnamento, ma di un certo sovraffollamento degradante sì, peccato sia stata bocciata la proposta, ma io mi auguro che la reintroducano. Numero chiuso = maggiore qualità per la presenza di meno persone.

Io mi sto prendendo la triennale di Storia contemporanea alla Sapienza (una delle università più incasinate di Italia) proprio in questi mesi. 

Il primo anno c'era un sovraffollamento veramente assurdo: corsi oceanici di 300-400 persone con relativi cronici problemi di spazio. In pratica, essendoci un significativo ammanco del corpo docente, la politica della Sapienza è quella di accorpare i corsi comuni ai vari dipartimenti, primo fra tutti  Contemporanea I, ché più meno è un esame di tutti i curriculum umanistici.

Il secondo anno le cose si sono fatte più cristiane, sono finiti i corsi oceanici interdipartimento: il numero di frequentanti medio era di 30-40 persone circa.

Il terzo anno c'è stato il tracollo della presenze, perché a questo punto siamo rimasti solo noi di Storia, che siamo giusto una trentina. Mi sono quindi ritrovato a seguire corsi (anche estremamente validi e interassanti) con sole altre 4 persone.

Se ci fosse stato il numero chiuso in partenza, il mio amato corso sulle guerre balcaniche al terzo anno si sarebbe comunque tenuto? Io ho forti dubbi.

Io mi sto prendendo la triennale di Storia contemporanea alla Sapienza (una delle università più incasinate di Italia) proprio in questi mesi. 

Il primo anno c'era un sovraffollamento veramente assurdo: corsi oceanici di 300-400 persone con relativi cronici problemi di spazio. In pratica, essendoci un significativo ammanco del corpo docente, la politica della Sapienza è quella di accorpare i corsi comuni ai vari dipartimenti, primo fra tutti  Contemporanea I, ché più meno è un esame di tutti i curriculum umanistici.

Il secondo anno le cose si sono fatte più cristiane, sono finiti i corsi oceanici interdipartimento: il numero di frequentanti medio era di 30-40 persone circa.

Il terzo anno c'è stato il tracollo della presenze, perché a questo punto siamo rimasti solo noi di Storia, che siamo giusto una trentina. Mi sono quindi ritrovato a seguire corsi (anche estremamente validi e interassanti) con sole altre 4 persone.

Se ci fosse stato il numero chiuso in partenza, il mio amato corso sulle guerre balcaniche al terzo anno si sarebbe comunque tenuto? Io ho forti dubbi.

Quello che dici tu è molto interessante e pone in essere delle criticità da risolvere

Detto ciò, lo chiedo ad[mention=694]Hinzelmann[/mention] dispensatore di dati.

Tu cosa ne pensi? Ho capito che come me parti da un dato di realtà ma c'è un punto che non mi è chiaro.

Consideri un numero basso di laureati un elemento su cui intervenire, bisogna aumentarli ma ne siamo sicuri?

Il vero punto, a mio avviso è che il diploma non serve più da solo e su questo non ci piove ma non stiamo esagerando a ritenere la laurea come unica soluzione ?

Oggi per la stragrande maggioranza dei lavori sono necessarie sostanziali competenze linguistiche ed informatiche che la scuola da sola non può dare. L alternanza scuola lavoro e l arricchimento della programmazione didattica con elementi strettamente legati al mondo del lavoro ha molti ostacoli. Forse si a 15 o 16 anni bisogna pensare a dare basi culturali piuttosto che pratiche ma questo è un altro discorso. Detto ciò per lavorare in posta non serve una laurea così come per lavorare in banca, se non fosse così non si spiegherebbe come mai tanti figli di dipendenti diplomati fanno questo lavoro senza provocare disastri. Sono lavori impiegatizi non professioni. Certo sono lavori diventati sempre più complessi rispetto ad una volta e quindi la laurea ti assicura o meglio ti rassicura su una certa attitudine semplicemente perché il diploma da solo non è garanzia

Inoltre esiste anche una tenendenza a considerare la giovinezza un disvalore quindi meglio posticipare l ingresso nel mondo del lavoro.

Tutto questo per dire che alla fine tutti sti laureati non servono e nemmeno ha senso che lo stato investa per formare persone che poi emigreranno all estero.

Quindi alla luce di certi dati tolta la pace di alcuni appassionati ( la nobilità moderna che studia per il gusto di sapere) ovvio che uno studente di oggi si guarda intorno e decide che tra il fare il disoccupato a 19 anni piuttosto che a 25 o 26 preferisca la prima opzione.

Ci sono ragazzi che avrebbero voluto fare un certo indirizzo professionale e non abitando in grossi centri urbani hanno dovuto farsi il professionale che c'era, perchè la legge impone un minimo di iscrizioni per poter attivare un indirizzo

Cosa vogliamo dire di fronte ad un corso universitario triennale con 30 iscritti e corsi frequentati da 4 studenti?

Andrebbe soppresso, in questi casi bisogna ringraziare l'autonomia di Ateneo che per tutelare cattedere e dipartimenti se ne inventa di tutti i colori

Ma se andrebbe soppresso che senso ha chiedere il numero chiuso?

E' ovvio che sotto il profilo organizzativo qualcosa non funziona perchè tu per tenere in vita tanti dipartimenti e corsi poco frequentati poi vai a risparmiare e procedi per accorpamenti sui corsi comuni, poi io non ho la competenza per giudicare facoltà umanistiche...per cui posso svolgere un ragionamento su legge

4 minutes ago, Iron84 said:

Il vero punto, a mio avviso è che il diploma non serve più da solo e su questo non ci piove ma non stiamo esagerando a ritenere la laurea come unica soluzione ?

Dovevano essere le triennali ad adempiere a questa funzione: buttiamo lì coadiutore legale o giurista d'impresa?

E ' anche vero che oggi come oggi per fare la segretaria-telefonista gli studi legali assumono i laureati in legge magistrali, ma prescindiamo da questo dato di "durezza"

Un tempo facevi il professionale ora una triennale come sopra

Se però io accorpo tutte le triennali su dei corsi propedeutici comuni con Istituzioni di diritto privato e pubblico e la metà dei triennalisti abbandona, forse c'è il problema che ho la pretesa di far fare istituzioni di diritto privato ad una futura segretaria....

E se questo mi serve a mantenere sociologia e filosofia del diritto frequentati da 4 persone....ho una parziale risposta al problema

Il numero chiuso però consente di non toccare ciò che mi preme cioè piante organiche cattedere e dipartimenti etc

8 minutes ago, Iron84 said:

Inoltre esiste anche una tenendenza a considerare la giovinezza un disvalore quindi meglio posticipare l ingresso nel mondo del lavoro

Questo non credo sia vero, credo vi sia convenienza semmai a ridurre il numero statistico dei disoccupati-inoccupati

cioè dietro la tendenza al "parcheggio" ci può essere una convenienza statistica

In Italia siamo dei moderati che ragionano per convenienza e tendono a svicolare i problemi

Poi io non so applicare alle facoltà umanistiche l'esempio fatto per legge

8 minutes ago, Hinzelmann said:

Cosa vogliamo dire di fronte ad un corso universitario triennale con 30 iscritti e corsi frequentati da 4 studenti?

Andrebbe soppresso, in questi casi bisogna ringraziare l'autonomia di Ateneo che per tutelare cattedere e dipartimenti se ne inventa di tutti i colori

dettaglio: stai parlando di un corso umanistico.

per esperienza diretta (benchè col vecchio ordinamento), la frequenza a lettere non è così fondamentale: è MOLTO più dirimente sciropparsi BENE la bibliografia per l'esame!

all'epoca mia, avrò seguito in tutto non più di 3-4 seminari, e ho dato 20 esami, preparato & discusso la tesi, ritirato la pergamena con l'effige della Minerva

dettaglio: stai parlando di un corso umanistico.
per esperienza diretta (benchè col vecchio ordinamento), la frequenza a lettere non è così fondamentale: è MOLTO più dirimente sciropparsi BENE la bibliografia per l'esame!
all'epoca mia, avrò seguito in tutto non più di 3-4 seminari, e ho dato 20 esami, preparato & discusso la tesi, ritirato la pergamena con l'effige della Minerva
Quello che dici è anche il motivo per il quale il nostro sistema universitario è uno dei peggiori del mondo sviluppato
2 minutes ago, LocoEmotivo said:

Mi immagino già il titolo: "Ode a Monte Caprino" ?

c'hai quasi preso:

da brava giuovin suffragetta omosex, approfondii la sessualità (anche omo, benchè stravelata) all'epoca del cinema dei "telefoni bianchi"

1 minute ago, Iron84 said:
10 minutes ago, freedog said:
dettaglio: stai parlando di un corso umanistico.
per esperienza diretta (benchè col vecchio ordinamento), la frequenza a lettere non è così fondamentale: è MOLTO più dirimente sciropparsi BENE la bibliografia per l'esame!
all'epoca mia, avrò seguito in tutto non più di 3-4 seminari, e ho dato 20 esami, preparato & discusso la tesi, ritirato la pergamena con l'effige della Minerva

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Quello che dici è anche il motivo per il quale il nostro sistema universitario è uno dei peggiori del mondo sviluppato

aspetta: son passati quasi 20 anni dall'epoca mia,

sinceramente (non avendo più bazzicato l'ambiente) non so se -tra nuovo ordinamento,  riforme, nuovi corsi dagli effetti speciali & colori ultra vivaci- le cose siano cambiate

11 minutes ago, LocoEmotivo said:

Ti chiederei quasi di mandarmene il pdf, se non la avessi scritta al tempo degli amanuensi.

(Chiudo l'OT) 

la copia (all'epoca dovevi farla cartacea e rilegata) sta a casa di Madreh al paesello

[casa ancora in zona rossa, benchè non danneggiata & superagibile dopo 6 perizie fatte a distanza di tempo... lasciamo perde, chè se ce penso me parte l'embolo]

Saramandasama
17 minutes ago, freedog said:

la copia (all'epoca dovevi farla cartacea e rilegata) sta a casa di Madreh al paesello

[casa ancora in zona rossa, benchè non danneggiata & superagibile dopo 6 perizie fatte a distanza di tempo... lasciamo perde, chè se ce penso me parte l'embolo]

Non ci potete andare? E gli sciacalli?

L'avete svuotata?

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