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Architettura fascista


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1 hour ago, conrad65 said:

ma questo non può a mio avviso giustificare la distruzione dell'opera:

Su questo non ci piove

Eventualmente si potrebbe sollevare un problema di coerenza, qualora vi fossero frasi o citazioni mussoliniane che non supererebbero il vaglio della legge Mancino ( sarebbe cioè incoerente punire me per una frase che costuisse ipoteticamente incitamento all'odio, qualora vi fossero frasi su un monumento di uguale o simile tenore ) il ché ovviamente non è nel caso della frase sul palazzo della civiltà italiana e nel caso di altre citazioni mussoliniane o fasciste

L'unico esempio realmente problematico sollevato nell'articolo è l'affresco nel salone d'onore del CONI intitolato Apoteosi del Fascismo, peraltro opera di un pittore fiorentino. Questo affresco fu coperto dagli alleati e rimase coperto fino alla Giunta Veltroni, ma non fu distrutto

Il problema è che l'accademia fascista dell'educazione fisica, che poi tale non era perchè Ricci di fatto la trasformò in un ente di formazione degli istruttori dell'opera nazionale balilla e della GIL ( e quindi l'apoteosi del fascismo - se vogliamo - ci starebbe anche tutta testimoniando come l'educazione degli italiani diventava questione di partito e -sì- lo sport era promosso ma in divisa ed a fini di preparazione militare ) è diventata la sede del CONI.

Si tratterebbe semmai di spostare la sede del CONI altrove, a mio avviso non sarebbe neanche sbagliato alla luce di una serie di opacità e ambiguità reali

In primo luogo il fatto che i cd movimenti sportivi minori o para-dilettantistici hanno continuato ad innervarsi nei corpi militari dello stato ( cosa che succedeva anche nei paesi dell'est, beninteso...) in secondo luogo la dirigenza sportiva italiana ha coltivato una contiguità con il fascismo abbastanza oggettiva, con una serie di ricadute ( in particolare sul fronte maschilismo e omofobia ) che sono ancora oggi evidenti su un piano culturale

Questo è avvenuto - beninteso - quando l'opera era ancora coperta...cioè non è un problema che risolvi con una tenda, ma tale resta anche se la apri o togli

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On 6/10/2017 at 3:06 PM, Rotwang said:

Quelle sono opere di pregio e hanno reso le città italiane vagamente imperiali, la Galleria di Milano, di Napoli o le opere di risanamento urbano di Roma prefasciste sono capolavori.

stai parlando della Roma umbertina?

quella delle prime grandi speculazioni edilizie?

-vedi anche alla voce Banca Romana, tanto per capire il cotè che  spolpò la città storica, dal parco Ludovisi ai vicoletti trasteverini-

capolavori quei palazzacci brutti brutti?

fatti un giro per Prati -io ci abito, presumo di conoscerla un po' sta zona- e ne riparliamo, eh...

guarda, architettonicamente salverei solo il quartiere Coppedè,  ma sul resto ci metterei un caterpillar sopra

4 minutes ago, freedog said:

stai parlando della Roma umbertina?

https://it.wikipedia.org/wiki/Urbanistica_a_Roma_tra_il_1870_e_il_2000#La_capitale_del_fascismo

http://www.regesta.com/2013/03/18/il-piccone-demolitore-e-risanatore-della-roma-fascista/

https://www.ritacharbonnier.it/2011/05/la-roma-del-ventennio/

http://www.storiain.net/storia/la-roma-di-mussolini/

https://www.google.it/search?q=progetti+fascisti+roma+mole+littoria&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwjD4K3Bgt_WAhXBNhoKHeC3CCIQ_AUICigB&biw=1366&bih=637

Non parliamo poi della devastazione di Roma nel secondo dopoguerra repubblicano e democristiano-vaticano, che hanno abbruttito irrimediabilmente quel letamaio fascio-mafioso che chiamiamo capitale:

https://it.wikipedia.org/wiki/Salvatore_Rebecchini

Durante il 1953-1963 avvenne il cosiddetto "sacco di Roma": i grandi proprietari immobiliari, come la gigantesca Società generale immobiliare, il cui principale azionista era il Vaticano, a cui fu permesso di costruire su tutti gli spazi disponibili in città (e rispetto all'inizio del secolo, l'espansione sabauda appariva ridicola e poca cosa, armonica e oculata, col sindaco Ernesto Nathan, massone ed eroe italico), coprendo dunque tutta la capitale italiana di isolati orrendi, anonimi, di cemento e costruiti al risparmio. Già nel 1956 L'Espresso aveva pubblicato un'inchiesta che parlava della corruzione legata alla speculazione edilizia, con la collusione delle autorità municipali.

Nel 1970 un'abitazione su sei a Roma era ancora abusiva e 400mila persone ufficialmente abitavano in casa che non esistevano. Un lascito fascio-cattolico, che non appartiene ai Savoia, studiate.

Edited by Rotwang

 Rotwang, su,

Le tue posizioni sono insostenibili almeno per quanto riguarda Roma (su altre città non mi esprimo).

Via della conciliazione è una cosa oscena, non non lo nego, ma questo non significa che bisogna sperticarsi nella difesa improbabile di quegli scandali di Prati e dell'Esquilno, per tacere della Grande torta nuziale.

Se hai una personale idiosincrasia per il marmo e le scalinate e una passione smodata per i portici e i vialoni ortogonali non è colpa nostra.

Sull'Esquilino viene costruito un intero quartiere, e questa "è forse la più grande impresa di Roma capitale, pensata come un'addizione organica alla città" (F. Giovannetti).  La zona viene scelta perché è vicina alla nuova Stazione Termini e ha il "pregio" di essere poco urbanizzata, caratterizzata com'è da ville con vasti giardini, vigne e orti. (...)  I resti archeologici che si scoprono nel corso dei lavori vengono distrutti  sistematicamente mentre si salvano i "capolavori": statue, rilievi, bronzi e gioielli.

1 minute ago, Bloodstar said:

per tacere della Grande torta nuziale

alludi alla macchina da scrive?

23 minutes ago, Rotwang said:

Nel 1970 un'abitazione su sei a Roma era ancora abusiva e 400mila persone ufficialmente abitavano in casa che non esistevano. Un lascito fascio-cattolico, che non appartiene ai Savoia, studiate.

che la vocazione palazzinar-speculativa sia giunta fino a stamattina, sopravvivendo a qsi ideologia, regime, governo eccetera lo sappiamo bene.

MA tutto ebbe inizio colle grandi magnate di 150 anni fa.

E' vero che si veniva da almeno un paio di secoli di immobilismo urbanistico papalino (diciamo dall'epoca di Sisto V, su per giù),

ma De Merode visse & operò a fine 800, non poi....

10 minutes ago, Rotwang said:

Ci sono sempre state magnate, all'epoca fu poca cosa e non abbruttirono la città, dopo la WWII sì.

Guarda, per non scontentare nessuno e costruire ovunque hanno letteralmente fatto diventare il centro storico il passaggio tra prati ed esquilino, con la conseguenza di dover aprire mille strade per permettere i collegamenti. In più ci hanno piazzato tutte le istituzioni

E non parliamo di Villa Ludovisi, il più bel parco di Roma, è diventata via veneto

A me le vie ortogonali stanno  bene, ma con un po' di senso, se Roma è una città collinare piena di resti archeologici costruisci fuori o di fianco cristoddio: e invece no, si facevano la guerra coi preti di giorno e di sera programmavano la prossima speculazione tutti insieme a cena

scienza-IV-DOC-1.jpg

La riorganizzazione urbana sabauda fu sempre per risanare le vecchie città italiane marce, fine, la speculazione edilizia ci fu, non minimamente paragonabile a quella sotto il fascismo e nel secondo dopoguerra. Se negate che il Ventennio devastò i centri storici italiani e ritenete che non sia stato affatto invasivo o peggio, che abbia effettuato interventi perlopiù di pregio, siete delle teste di cazzo che devono studiare meglio storia dell'architettura e storia urbana, froci fascisti.

Edited by Rotwang

Non è certo Mussolini ad aver inventato il gusto per il monumentalismo magniloquente, basti pensare al palazzaccio. Quello che noi chiamiamo stile umbertino fu  un tentativo di identificare uno "stile nazionale" per un Regno relativamente giovane ( il Vittoriano per il 50nnale del Regno etc ). Non so se sia possibile ravvisare in questa finalità politica delle caratteristiche - di magniloquenza e rigore stilistico - che lo distinguono da altri eclettismi europei del periodo, più funzionali a corrispondere al mero gusto della borghesia trionfante ( e quindi il kitsch o il pompier parigino o bavarese )

Certo il Nazionalismo non fu inventato da Mussolini e investì Roma perchè era la capitale d'Italia

Quanto al concetto di "risanamento", di ben più gravosa e generalizzata applicazione, vi rinvio alla vicenda fiorentina:

Già nel 1881 il comune incaricò una commissione di rilevare lo stato degli immobili e delle condizioni di vita degli abitanti della zona del Mercato Vecchio, che rilevò il preoccupante degrado e spianò la strada all'opera di risanamento massiccio. Il progetto definitivo venne approvato il 2 aprile 1885: entro giugno tutta la popolazione della zona era stata evacuata e tutte le proprietà erano state generalizzatamente espropriate.

I lavori procedettero con solerzia dal 1888, demolendo innanzitutto la parte nord della piazza, tra la colonna dell'Abbondanza e l'attuale lato del Caffè Gilli: a questo punto, una volta eliminati i miserabili edifici del mercato si era riscoperta la piazza cinquecentesca, con la loggia del Pesce del Vasari e forse, secondo per esempio il parere di Piero Bargellini, sarebbe stato auspicabile che i lavori si fossero interrotti lì. Ma il centro era ormai gravato da forti interessi economico speculativi, che reclamavano edifici in grande pompa, nuovi di zecca per rappresentare l'emergente ceto borghese, per cui l'area delle demolizioni si ampliò notevolemente

Nelle demolizioni andarono perse 26 antiche strade, 20 tra piazze e piazzette, 18 vicoli; furono abbattuti 341 immobili ad uso abitativo, 451 botteghe e vennero allontanate 1778 famiglie per un totale di 5822 persone.

Tra gli edifici di notevole rilevanza storica andarono perduti la torre dei Caponsacchi, la torre degli Amieri, il vecchio Monte di pietà dei Pilli (già in via Monalda), ecc. Vi si trovavano inoltre le case anticamente abitate da importanti famiglie: le prime dei Medici, quelle degli Strozzi, dei Sassetti, dei Della Luna, dei Lamberti, dei Tosinghi, degli Anselmi, dei Vecchietti, dei Tornaquinci, ecc.

Numerose furono le sedi delle Arti perdute per sempre: dei Medici e Speziali, degli Albergatori, dei Rigattieri, degli Oliandoli e Pizzicagnoli e dei Linaioli e Rigattieri; in quest'ultima esisteva ancora la nicchia del tabernacolo dei Linaioli, capolavoro di Beato Angelico e Lorenzo Ghiberti, oggi nel Museo nazionale di San Marco.

https://it.wikipedia.org/wiki/Mercato_Vecchio

Ciò che successe fu la distruzione della città medievale "popolare" a favore di un tessuto urbano di palazzi neorinascimentali tutti uguali, era la città borghese in tutto e per tutto corrispondente alle attese di un turista che volesse vedere tante repliche di palazzo strozzi

3 minutes ago, Rotwang said:

I Savoia hanno buttato giù in larga parte chiese o quartieri per fare parchi e piazze, il fascismo per costruirvi i suoi edifici pubblici e abitazioni "popolari", fine

a dire la verità il fascismo ha buttato giù i quartieri popolari del centro per farci piazze e strade, spostando la gente nelle borgate fuori città

esattamente come l'italia liberale

ma che cazz dici, ti droghi?

cioè, il fascismo era in mano alla borghesia italiana, ti pare che i sostenitori del fascismo pieni di immobili nei centri storici affittati al proletariato urbano volessero farli abbattere per farci case popolari? 

no, li han fatti abbattere per costruire palazzi di appartamenti upper class e uffici (es Milano)

dove vivi

non mi pare che, parlando di sbancamenti e di distruzione dei tessuti urbani storici, si possa mettere in contrapposizione il comportamento delle istituzioni italiane post-unitarie a quello dell'Italia fascista, perché ci fu una sostanziale continuità

a Roma il fascismo distrusse la spina di  borgo per fare via della conciliazione e tutto il quartiere medievale che era collocato su via dell'impero, attuale via dei fori imperiali... ma l'Italia post-unitaria non fu da meno, con la distruzione sistematica di tutta la corona di ville storiche (villa ludovisi, villa peretti, e molte altre), lo sbancamento per costruire il vittoriano e la distruzione per realizzare corso vittorio emanuele, che taglia il centro storico da piazza venezia fino al Tevere

poi possiamo anche domandarci se alcuni di questi interventi furono migliori di altri, o maggiormente necessari: ma entriamo in specifiche valutazioni di carattere urbanistico

Edited by conrad65
1 hour ago, conrad65 said:

non mi pare che, parlando di sbancamenti e di distruzione dei tessuti urbani storici, si possa mettere in contrapposizione il comportamento delle istituzioni italiane post-unitarie a quello dell'Italia fascista, perché ci fu una sostanziale continuità

Ci fu una continuità sostanziale e - bisogna dirlo - era anche ciò che faceva Napoleone III a Parigi o chi per lui a Vienna e Londra etc

E' una certa idea di "modernità" o di città moderna borghese, un nazionalismo imitativo ( pur con uno stile suo riconoscibile )

Se non sbaglio l'ultima fotografia di @Demò in cui si intravede a destra la colonna dell'abbondanza e che dovrebbe corrispondere ad un fetta di Piazza della Repubblica, dovrebbe essere l'intervento che secondo Piero Bargellini era quello preferibile ( che poi pure la loggia del pesce fu buttata giù e ricostruita per come recuperabile in piazza dei ciompi ed anche la colonna è stata deposta e ricollocata solo nel 1956 dopo lo sfratto della statua di Vittorio Emanuele )

Ovviamente il punto è che si trattava di città italiane, con una storia assai più ricca da preservare, il messaggio che partiva era chiaro: noi da Roma facciamo la Nazione, voi sudditi sparsi nelle varie città "fate gli affari" ( è il limite di una autonomia locale concepita in chiave solo "privatistica" )

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2017-10-08/perche-l-italia-ha-ancora-cosi-tanti-monumenti-fascisti-new-yorker-provoca-rete-stronca-121459.shtml?uuid=AEiYSLhC

la mia opinione sull‘architettura fascista / razionalista: va contestualizzata nell‘architettura internazionale di quel tempo. Un po‘ dappertutto si costruivano cose simili a quell‘architettura. A me piace poco, salvo alcune eccezioni.

a quel tempo per far posto a nuovi simboli architettonici da costruire si abbattevano cose di un‘altro stile, magari di maggior valore artistico di quel che si sarebbe poi costruito dopo al loro posto. Oggi non dovrebbe piu‘ succedere.

3 hours ago, marco7 said:

Un po‘ dappertutto si costruivano cose simili a quell‘architettura.

Nì, certamente  razionalismo e neoclassicismo sono le due tendenze dell'epoca

Però oggi parliamo di post moderno e poi di decostruttivismo come "stili internazionali" anche perchè il nuovo skyline di Milano è letteralmente fatto da architetti stranieri...all'epoca no. Chiaro che Mussolini ci avrebbe detto che l'arte e l'architettura fascista erano del tutto nuove del tutto italiane e uniche  e non era vero perchè niente nasce dal niente , al contempo ci fu certamente un filtro italiano che oggi non esiste più

Parlare male dell architettura postunitaria è follia pura! Però l architettura razionalista va contestualizzata ed un grande esempio di modernità peccato però che spesso gli interventi megalomani l abbiano penalizzata soprattutto quando intervenivano in contesti architettonici già fortemente caratterizzati.

L'architettura sotto il fascismo si può dividere in due filoni.

Da una parte il gruppo Novecento propugnatore del ritorno all'ordine dopo le avanguardie e dell'uso di modelli classici come archetipi dell'identità nazionale italiana.

Dall'altra il Gruppo 7 vicino al razionalismo e gli ideali del movimento moderno. Quella propugnata fu però una sintesi fra razionalismo e tradizione. Il razionalismo fascista era sui generis rispetto a quello internazionale, era un razionalismo originale tutto italiano. Anche in questo caso l'intento era rimarcare la specificità dell'identità nazionale italiana. 

Passando all'articolo, non è che ci sia molto da commentare, è un delirio da cima a fondo.  Questo modo di pensare è comunque molto diffuso negli ambienti liberal americani, non si tratta del delirio di un singolo. Fortunatamente in Italia rimane confinato alla Boldrini e qualche partigiano con l'Alzheimer. 

L'architettura fascista va preservata banalmente per il valore artistico che porta con sé e a me personalmente piace anche, almeno per quanto riguarda l'architettura del Gruppo 7. 

N.B. Visto che se ne è parlato anche in altri thread, vi invito a capire che "liberale" e "liberal" non sono in alcun modo sinonimi. Il New Yorker è una rivista liberal, non liberale. 

Negli USA i "liberal" sono coloro che si trovano più a sinistra nello spettro politico, esclusi i "radical" che però sono ininfluenti. Bernie Sanders o Elizabeth Warren ad esempio sono liberal. 

Direttamente da Wikipedia:

«Diversamente dai liberali europei (centristi), i liberal americani rappresentano una corrente politica vicina ai valori della socialdemocrazia (centro-sinistra).

Il termine "liberalismo" si diffuse negli USA inizialmente per non utilizzare il termine, considerato filosovietico, di "socialismo" (tuttora riferito ideologicamente al socialismo reale e al comunismo dei radical), difatti la sinistra americana utilizza ancora oggi le parole "liberal" e "progressisti", e non "socialdemocratici". »

Edited by Uncanny

Il termine liberalismo si diffuse negli USA perchè negli USA non è mai esistita una sinistra marxista o socialdemocratica

Quindi negli USA il sistema politico si articola in Liberali di sinistra ( liberal ) e liberali di destra o  conservatori ( liberist )

A parte alcuni esponenti socialdemocratici come Sanders, che ricordiamo è stato un indipendente dal 1979 al 2015

Sono i Socialdemocratici europei, semmai che sono oramai divenuti anch'essi liberali....

[ E' un OT ma è come stanno le cose e va ribadito ]

Edited by Hinzelmann
12 hours ago, Iron84 said:

Però l architettura razionalista va contestualizzata ed un grande esempio di modernità peccato però che spesso gli interventi megalomani l abbiano penalizzata soprattutto quando intervenivano in contesti architettonici già fortemente caratterizzati.

Il Razionalismo in quanto tale  si contrappone proprio alla ridondanza decorativa dell'architettura eclettica postunitaria, che è una architettura "storicistica" ( neo-rinascimentale, neo-barocca, eclettica nel senso della sovrapposizione di stili storici ) per far valere un concetto "razionale" della costruzione. Pertanto la tendenza è a favore del recupero di un classicismo, che può in alcuni casi diventare classicismo formale ( è questo il caso di Piacentini il cui stile potremmo definire  come un neoclassicismo semplificato ) o essere un classicismo non formale ma ideale-progettuale ( Terragni ) in ambedue i casi si vuole fare qualcosa di Italiano ( nonostante i riferimenti al funzionalismo europeo ) e di nuovo, proprio rispetto allo stile umbertino post-unitario

Con questo ovviamente possono piacere entrambi, pur essendo storicamente contrapposti

Quanto alla collocazione nei contesti urbani è chiaro che un neorinascimentale "asciutto" come quello fiorentino si colloca meglio rispetto all'eclettismo spinto del palazzaccio, però nei libri di storia dell'arte ci va quest'ultimo, perchè di gran lunga più originale. Al contempo il mimetismo maggiore dei palazzi fiorentini che sconfina nell'anonimato, non può cancellare la distruzione del tessuto urbano medievale della città, che ne risulta stravolto sul piano urbanistico

18 hours ago, Uncanny said:

Gruppo 7

Purtroppo gli studenti di architettura se ne stanno avvolti nei loro manti serici scrutandoci dall'alto delle loro torri di cristallo satinato e tocca a noi castigarti come meriti

Il gruppo 7 e il GUR (il corrispettivo per la progettazione urbana) furono i grandi sconfitti del fascismo.

In un primo tempo sperarono di usare il fascismo per dire qualche cosa di nuovo e ci riuscirono con la stazione di Firenze, che PERÓ suscitó scandalo.

La borghesia italiana filofascista, la stessa che stava dietro a un certo atteggiamento reazionario nel mondo scolastico (si diceva prima latino&greco vs cultura scientifica) non capiva e non voleva il razionalismo, perché lo considerava estraneo, nipponico (cit) e deviato.

Dietro naturalmente c'era un vero e proprio contrasto tra professionisti: da una parte i giovani architetti che vogliono affermarsi, dall'altra l'"accademia" cioé la cupola semimafiosa di quei 4 o 5 studi abituati a spartirsi le commesse statali e forieri di uno stile eclettico e storicista.

In mezzo, il vero interprete del Fascismo, il più furbo: Piacentini. 

Piacentini inizialmente foraggia il gruppo 7 e il gur per far emergere l'inadeguatezza dei "vecchi" a rappresentare il nuovo ordine, anche per la loro compromissione col regime liberale.

Poi tra il 1930 e 1931, quando il fascismo ormai si é affermato, tradisce il gruppo 7 che aveva cercato lo scontro diretto con l'accademia fidando nel suo appoggio. Erano rei di aver fatto una mostra sul razionalismo, in cui effettivamente cercavano di accreditarsi come originali interpreti del fascismo, ma con una serie di installazioni ridicolizzavano le opere recenti dello storicismo (dei loro avversari). Nel 31 il gruppo 7 é costretto a sciogliersi e confluirà in un'organizzazione fascista e normalizzata.

A quel punto ha vinto Piacentini, del resto la storia architettonica sotto il fascismo é esemplare dell'ordine corporativista, due o tre grandi professionisti davanti e gli altri alla loro corte.

Con Piacentini abbiamo l'affermarsi del neoclassicismo semplificato, cioé dello stile perfetto per esprimere quel che vuole il dux: architetture scenografiche e un po' cimiteriali, abbastanza razionali da passare per modernismo art decò ma abbastanza romane e monumentali per farsi capire e piacere dalla ggente. É un po' un'arte nazional popolare in effetti.

Solo che spesso diventa pesante e difficile da inserire nel tessuto storico.

Le grandi opere del razionalismo le abbiamo negli anni 50: scalzati gli architetti immagine del fascismo, i giovani(ormai non più tali) finalmente diventano protagonisti.

Edited by Demò
Saramandasama

Ha ragione la signora. È da abbattere. La Cina ci insegna, la crescita del pil va di pari passo con la distribuzione del passato per fare posto al nuovo. Ma noi, si sa, amiamo sguazzare nel decadente e decaduto.

W la Cina!

*distruzione del passato

Edited by Salamandro

Se non erro, durante l'Ottocento si diffusero due modalità d'approccio verso gli edifici storici (dentro e fuori le città): l'abbattimento di quelli ritenuti degradati, popolari e di poco interesse artistico (benché scenografici), con la conseguente riqualificazione (imborghesimento) e costruzione di nuovi edifici in stile neoclassico, eclettico, ecc., oppure la ricostruzione integrativa dei siti archeologici o degli edifici storici (tipo gli interventi di ''restauro stilistico'' fatti da Eugène Viollet-le-Duc).

Rispetto al francese citato, un nostro connazionale - Raffaele Stern - ebbe idee decisamente più moderne sul restauro (pur avendo vissuto prima, a cavallo tra XVIII e XIX secolo), ma non so quanto ebbero seguito. Sta di fatto che alcuni celebri interventi, che vediamo ancora oggi (ad es. lo sterone del Colosseo), hanno fatto scuola.

Detto ciò (sempre se non abbia detto baggianate), non nascondo - come non ho nascosto nell'ultimo raduno romano - che ho un debole per alcuni edifici post-unitari come il Palazzo di Giustizia o il Vittoriano. Benché riconosca siano, sopratutto il secondo, notevolmente ''fuori luogo'' nel loro contesto, la maestosità e scenograficità di essi mi esaltano (e d'altronde era questo l'effetto ricercato). Nel tempo son divenuti simboli della città.

A Lecce c'è una piazza, Piazza Sant'Oronzo, che può essere l'emblema di questi interventi e stratificazione nel tempo: il Sedile cinquecentesco (in stile gotico e rinascimentale) e la Chiesetta coeva dedicata a San Marco (segno della consistente colonia di mercanti veneti, quando la piazza era adibita agli scambi commerciali e alla compravendita), la colonna di Sant'Oronzo (una statua di bronzo settecentesca su marmi di epoca romani, donati da Brindisi e un tempo alla fine della Via Appia), la seicentesca Chiesa di S. M. delle Grazie in stile barocco, i più recenti Palazzo della Banca d'Italia (neorinascimentale), il Palazzo dell'Ina (razionalismo), tipiche case del centro storico addossate l'una all'altra e qualche edifici degli anni del boom economico. E, in tutto questo, l'Anfiteatro romano del I-II secolo d.C., portato alla luce (per metà) durante il Novecento dove prima sorgevano le vecchie botteghe mercantili.

Sono tutti interventi che non si amalgamano per nulla (creando un effetto di stonatura architettonica da qualsiasi pdv) e che sono costati la perdita irrecuperabili di edifici storici e siti archeologici (necropoli messapica), eppure - e nonostante questo - può essere considerata una sorta di libro dell'evoluzione architettonica, politica, storica della città. E forse anche un monito su come non intervenire nel tessuto urbano con interventi fuori luogo (e tempo)...

http://bistrocharbonnier.altervista.org/lecce-le-trasformazioni-urbanistiche-di-piazza-s-oronzo/

23 hours ago, Hinzelmann said:

Sono i Socialdemocratici europei, semmai che sono oramai divenuti anch'essi liberali....

Si potrebbe dire che i sistemi socialdemocratici più efficaci sono quelli  essenzialmente liberali. 

I paesi scandinavi sono fra quelli con la più alta libertà economica e d'impresa al mondo, la Danimarca sta pure sopra gli USA (la liberistissima Italia tra i grandi paesi industrializzati del mondo è quello con meno libertà economica). I paesi scandinavi hanno una flessibilità sul lavoro altissima con il modello della flexicurity. Hanno politiche di bilancio più restrittive di quelle della media europea e che verrebbero definite "liberiste" in Italia,  nel 1997 in Svezia ad esempio è stata stabilita dal governo socialdemocratico la politica del "surplus budget target", cioè tenere costantemente un surplus di bilancio durante un ciclo economico. Infine i paesi scandinavi tassano i profitti aziendali, i profitti da capitale, in modo similare agli USA (Svezia al 49,1% ad esempio, USA al 44% mentre l'Italia al 62%). 

Comunque trattasi di discorso OT.

13 hours ago, Demò said:

Purtroppo gli studenti di architettura se ne stanno avvolti nei loro manti serici scrutandoci dall'alto delle loro torri di cristallo satinato e tocca a noi castigarti come meriti

Tutto interessante quello che hai scritto, per carità, ma non vedo come sia in contraddizione con ciò che ho detto. 

Il Gruppo 7, pur rimanendo "sconfitto" in un secondo momento, è stato e rimane fondamentalmente caratterizzante del fascismo. 

Comunemente se si pensa all'architettura fascista viene in mente il razionalismo, anche molti interventi in questo thread lo dimostrano. La Casa del Fascio di Terragni per dire è fra le strutture più identificative dell'architettura fascista.

Edited by Uncanny
40 minutes ago, Uncanny said:

Comunemente se si pensa all'architettura fascista viene in mente il razionalismo, anche molti interventi in questo thread lo dimostrano. La Casa del Fascio di Terragni per dire è fra le strutture più identificative dell'architettura fascista.

Comprensibile visto lo stacco stilistico, molto spartano, che di solito ha quel tipo di architettura.

Il resto dell'architettura coeva, quella più classicista-storicistica, si mimetizza con il contesto dei centri storici. Qui a Pisa c'è un bel Palazzo delle Poste degli anni Venti che riprende lo stile toscano tipico di altri palazzi storici e difficilmente qualcuno non avvezzo alla storia dell'arte/architettura collocherebbe la sua costruzione nel XX secolo.

1 hour ago, Layer said:

Qui a Pisa c'è un bel Palazzo delle Poste degli anni Venti che riprende lo stile toscano tipico di altri palazzi storici e difficilmente qualcuno non avvezzo alla storia dell'arte/architettura collocherebbe la sua costruzione nel XX secolo.

Se ci fai caso però, al di là del fatto che è evidente che si tratta di un palazzo eclettico di stampo ancora ottocentesco ce n'è uno accanto simile "più asciutto" e successivo, che potremmo ritenere una sorta di neo-gotico semplificato "alla maniera di Piacentini"cosicchè tu dovresti poter vedere nel medesimo luogo un edificio che seppur progettato nel 1924 è ottocentesco ed accanto uno di pochi anni successivi in cui il progettista imita Piacentini pur cercando di adattarsi al vincolo neogotico della scelta precedente.  ( se ricordo bene perchè nessuno dei due edifici passa inosservato ma  la cosa più mirabile è l'inserimento in una piazza di forma incongrua rispetto al tema gotico )

Il primo edificio, sarebbe un edificio che mira in forme eclettiche di identificare una sorta di "stile pisano" il secondo edificio già cercherebbe di venire a patti con uno stile "fascista" ( non lo trovo però su internet ) imitando Piacentini

Mussolini voleva uno stile fascista, non voleva vedere uno stile neogotico a Pisa ed uno stile neorinascimentale a Firenze, voleva la riconoscibilità del regime fascista sia a Pisa che a Firenze. Anche se nel caso specifico noi vediamo una sorta di "mediazione" o trapasso lasciato a metà ( il resto della piazza credo avrebbe dovuto ospitare altri edifici fascisti )

L'essenza dello stile fascista la vedi poi nel Tribunale di Pisa, che imita quello Piacentiniano di Milano

2 hours ago, Hinzelmann said:

ce n'è uno accanto simile "più asciutto" e successivo

Immagino ti stia riferendo al Palazzo della Provincia:

piazzavittorio-2.jpg

Leggevo che il progetto è dello stesso architetto (Federigo Severini) coinvolto nel Palazzo delle Poste. C'è solo una differenza di cinque anni fra le due costruzioni (1924-1929), e in effetti quest'ultimo ha uno stile più asciutto (pur cercando una sorta di continuità rispetto all'edificio accanto, come dicevi - tra l'altro ripresa poi nel più recente edificio della Camera di Commercio, che nella foto non risulta visibile ma è al lato opposto dei due edifici succitati).

Non è un caso ovviamente che gli interventi a cui mirava il regime erano spesso edifici chiave per il tessuto urbano (sedi di tribunali, amministrazione locale e statale, scuole, stazioni, ecc.), che simboleggiano lo Stato e dunque il Potere. C'è anche il Palazzo dell'INAL, proprio vicino a quello di Giustizia, come esempio di architettura fascista. 

Tutti interventi che come al solito hanno rimaneggiato pesantemente il precedente e più antico tessuto urbano.

Ecco mi mancava il dato che il progettista è il medesimo, questo ovviamente spiega il tentativo di adattare tra loro i due edifici

Se questa Piazza fosse stata fatta nel 1880 avremmo avuto una specie di piazza della libertà pisana, contornata di edifici neogotici invece che degli edifici neorinascimentali voluti dal Poggi a Firenze

https://it.wikipedia.org/wiki/Piazza_della_Libertà_(Firenze)

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