Spawn Posted December 16, 2017 Share Posted December 16, 2017 @mirtillamirtilla tranquilla, le tue domande non mi sono arrivate come giudizio, anzi. Molto semplicemente - e non lo scrivo per svicolare il discorso - credo che il ruolo del ''mondo esterno'' abbia, per ciascuno di noi, un peso variabile. Come pure il darsi o non darsi un'etichetta. Poi c'è anche da specificare cos'è che intendiamo io e te quando parliamo di "mondo esterno": se solo il circuito più ristretto o l'universo tutto. Mi spiego meglio e rispondo con ordine perché sono tutte domande piuttosto specifiche a cui voglio dare la giusta importanza: Ho parlato di accettazione come di qualcosa che non volevo, che mi è stata "imposta". Sicuramente lo è stato da principio perché, nel mio caso, a 20 anni mi sono ritrovata a mettere in discussione una sessualità (etero) che avevo dato per scontata. Questo ha inevitabilmente (e dico inevitabilmente per me, per il mio modo di vivere le cose, per la mia personalità) creato una pressione interiore, perché desideravo capire chi fossi e cosa fosse questa nuova sfumatura di me che era rimasta silente per tutti quegli anni, ma al tempo stesso la percepivo proveniente pure dall'esterno: stavo avendo una relazione felice, qualcosa di importante in me si stava smuovendo, come potevo celare un cambiamento tanto importante alla mia famiglia, ad esempio. Agli amici. E il problema me lo ponevo perché con loro ho un rapporto in cui la comunicazione ha la sua importanza. Questo è il "mondo esterno" a cui faccio riferimento io. Il mondo "significativo", ecco. E ricordo la fatica nel difendere quel rapporto - perché il mio di coming out in famiglia non andò benissimo, diciamo così - assommata alla difficoltà privata che vivevo io nel cercare di arrendermi a ciò che era davanti ai miei occhi: cioè che appunto mi piacessero molto pure le ragazze. Non è stato facile, questo intendevo. La suggestione che ti ho rimandato di "forzatura" era effettivamente reale per me, all'epoca. Ma perché, proprio come carattere, io preferisco essere prevedibile per me stessa, conoscermi, figuriamoci su una questione che ritengo molto importante come la sessualità. Una mia amica una volta mi disse "Se mi chiedessi se sono lesbica o bisessuale ti risponderei che non lo so e comunque non mi interessa" Ecco. Io non riuscirei mai a dire che "non mi interessa" una dimensione della mia identità. (L'esempio l'ho fatto non per giudicare il pensiero di chi riesce a prenderla con più tranquillità, quanto per spiegare cosa c'era dietro quella bramosia di risposte) Credo di aver capito ciò che mi stai dicendo, comunque e correggimi se sbaglio: "Perché tanto sbattimento?" Eh. Bella domanda. Perché sono cerebrale. E perché mi sentivo fragile. Darmi un nome, imparare a maneggiarlo, mi dava l'illusione di poter essere più protetta. Ed in parte è stato pure così: ma non era l'etichetta in sé a proteggermi, quanto il percorso che c'era stato dietro. Inizialmente magari un po' forzato dagli eventi, ma poi graduale e relativamente fluido. Riguardo la tua ultima domanda: ho sorriso. Ma non per quello che mi hai domandato, ma perché poi mi sono andata a rileggere e mi sono detta pure io "Ma chi è st'altro co' cui devo anna' a parla'?" Credo avessi condensato (male) un po' quello che ti ho scritto adesso sul coming out con se stessi e sulla forza che quest'esperienza genera. Forza che magari si può tradurre in "Oh, padre mio, io so' questa: se te sta bene meglio, altrimenti 'sti cazzi". Non volevo intendere che è necessario esser pronti a far guerra se chiunque domanda (chiseichevòimalèvate) ma in effetti da come ho scritto sembra proprio così. Qui faccio mea culpa Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
mirtillamirtilla Posted December 17, 2017 Share Posted December 17, 2017 19 hours ago, Spawn said: @mirtillamirtilla. CUT Riguardo la tua ultima domanda: ho sorriso. Ma non per quello che mi hai domandato, ma perché poi mi sono andata a rileggere e mi sono detta pure io "Ma chi è st'altro co' cui devo anna' a parla'?" Credo avessi condensato (male) un po' quello che ti ho scritto adesso sul coming out con se stessi e sulla forza che quest'esperienza genera. Forza che magari si può tradurre in "Oh, padre mio, io so' questa: se te sta bene meglio, altrimenti 'sti cazzi". Non volevo intendere che è necessario esser pronti a far guerra se chiunque domanda (chiseichevòimalèvate) ma in effetti da come ho scritto sembra proprio così. Qui faccio mea culpa Grazie mille, dubbi appianati soprattutto in merito all'ultima obiezione E cavoli quanto amo le risposte in romanesco sagace ahahah Comunque sì, non riuscivo a capire proprio perché io sono più come la tua amica, differenti modi di approcciare la cosa quindi anche differenti costruzioni a valle Thx Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
LocoEmotivo Posted January 17, 2018 Share Posted January 17, 2018 La bisessualità è uno dei grandi scogli del pensiero LGBT, perché ancora oggi sono in molti a considerare il mondo come diviso solo in bianco e nero. Se tu sei più o meno ugualmente coinvolta da entrambi i sessi a livello sia fisico che mentale, ottimo! Preparati soltanto a sostenere una guerra psicologica contro il resto del mondo che potrebbe durare anche tutta la vita Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
RebisRebus Posted January 21, 2018 Share Posted January 21, 2018 Io ho un'ottima opinione di bisessuali e pansessuali, ma mi rendo conto deriva dal mio vissuto. Io sono transgender, e perdipiù attivista, quindi è chiaro che a me si manifestano i bisessuali dichiarati, attivisti, realmente aperti ad ogni relazione. Mi rendo conto che l'uomo gay cisgender invece entra in contatto con i sedicenti bisessuali che sono i velati pruriginosi con moglie a carico, che cercano "cacchio" in saune, portali, cruising. Quel tipo di bisessuale raramente fa parte della mia vita, e direi per fortuna... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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