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Stefano Gabbana: 'Sono stufo di essere chiamato gay'


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Stefano Gabbana, il noto stilista che in coppia con l'ex compagno Domenico Dolce ha creato il brand 'Dolce e Gabbana', è stufo di essere etichettato come 'gay'. Lo ha spiegato lui stesso al 'Corriere della Sera'.

"Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo. Mi sembra incredibile che ancora oggi si usi questo termine. Sono biologicamente un maschio: lo stesso vale per una donna, che è una donna punto e basta, al di là di tutto. La parola gay è stata inventata da chi ha bisogno di etichettare e io non voglio essere identificato in base alle mie scelte sessuali", ha detto Gabbana in un'intervista al quotidiano.

La sua è una battaglia contro "tutti quelli che continuano a identificare le persone in base ai gusti sessuali. Del resto ho sempre fatto così: quando per strada mi urlavano 'frocio', io li inseguivo. Una volta uscendo di casa una macchina con quattro ragazzi mi ha gridato dal finestrino qualcosa del genere. Sfortuna per loro nel frattempo il semaforo è diventato rosso, li ho raggiunti e gli ho detto di scendere dalla macchina. Erano spiazzati".

"Classificare crea solo problemi: cinema-gay, locali-gay, cultura-gay... Ma di cosa stiamo parlando? Il cinema, i libri e la cultura sono di tutti, anche se capisco che le lobby nascondo quando c'è bisogno di proteggersi da un clima avvelenato", ha quindi concluso.

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davydenkovic90

Questo è, in fondo, quello che faccio: cercare di persuadervi, giovani o vecchi che siate, a non prendervi troppa cura del corpo e dei beni materiali prima che della vostra anima perché divenga migliore, di dirvi che non dalla ricchezza nasce la virtù, ma che dalla virtù derivano, piuttosto, ogni ricchezza e ogni bene, per l'individuo come per gli stati. [Platone, Apologia di Socrate, XVII]

Purtroppo il signor Gabbana pensa che il fatto che il suo cospicuo conto in banca e la sua capacità di fare vestiti maculati che piacciono alle star con cui organizza i party nelle sue ville, lo autorizzino ad avere voce in capitolo su qualsiasi argomento senza prima informarsi. La parola gay è servita per fare tante battaglie, mentre lui era impegnato ad andare a pregare a San Babila per la fortuna che ha avuto nel suo lavoro. E' il classico omofobo machista che pensa solo ai soldi e si schiera sempre dalla parte del più forte, ecco perché è allergico alla parola gay, non c'è molto altro da dire.

Edited by davydenkovic90

anche Ozpetek si è dichiarato d'accordo

il problema è che, se anche si potesse abbandonare l'etichetta per entrare in una dimensione dove non ha questa importanza... prima sono necessari trent'anni  o più in cui dentro l'etichetta ci stai dentro, e alla grande,  come questi due signori hanno fatto entrambi, e allora perché non ce lo vengono a dire?? Se è perché non se ne rendono conto, dimostrano scarsa intelligenza, se è perché non lo vogliono dire,  sono due grossi ipocriti.

1 hour ago, davydenkovic90 said:

E' il classico omofobo machista che pensa solo ai soldi e si schiera sempre dalla parte del più forte, ecco perché è allergico alla parola gay, non c'è molto altro da dire.

beh più che machista (definizione un po' esagerata), lo definirei complessato.

Alla fine se non ritenesse importanti le etichette, non avrebbe bisogno di fermare dei ragazzini che, in auto, gli urlano ''frocio''.

Se se la prende così tanto, vuol dire che la ritiene un 'offesa.  Che gli dà importanza. L'unico modo perché smettano di esistere le etichette è smettere di ritenere l'omosessualità un fatto ''curioso'' o fuori dal normale.

1 hour ago, Syfy said:

Io sono d'accordo con lui. Non vedo perché l'orientamento sessuale debba definire una persona. Io non sono solo gay.

E' sbagliata l'opinione, non la coerenza.
Perché l'orientamento sessuale contribuisce a definire la persona, non la definisce tout court. Cosa che nessuno nei movimenti glbt ha mai sostenuto.

Io sono gay.
Io sono italiano.
Io sono simpatico (o no).
Io sono intelligente (o no).
Io sono carismatico (o no).

Sono tutte mie caratteristiche che mi rendono l'uomo che sono; perché l'essere gay è una gabbia più delle altre? Perché devo rifiutarla? Perché non la posso integrare con tutte le altre caratteristiche che mi rendono uomo?

La risposta, in questi due casi di Gabbana e Ozpetek (nel tuo non lo so syfy) è che hanno già integrato, per decenni, il loro essere gay nella loro persona. Lo hanno fatto talmente tanto bene e talmente tanto a lungo che possono ora permettersi il lusso di dimenticarsene.
Ma è un lusso.
E non riconoscerlo significa: o mentire pubblicamente sapendo di mentire (ipocriti) o non arrivarci con il ragionamento (stupidi).

davydenkovic90
6 minutes ago, Krad77 said:

Sono tutte mie caratteristiche che mi rendono l'uomo che sono; perché l'essere gay è una gabbia più delle altre? Perché devo rifiutarla? Perché non la posso integrare con tutte le altre caratteristiche che mi rendono uomo?
 

Nel caso di Gabbana, perché deve - anche per questioni di business -far piacere ai poteri forti e dar contro alla comunità lgbt che combatte per i diritti, esattamente come tutti i gay omofobi italiani omologati dal successo, stile Nannini, Ferro ecc.

La Nannini ha detto che se n'è andata dall'Italia a stare a Londra perché non si sentiva tutelata... hai capito, la signora? Va a Londra palesemente per motivi fiscali e non avere tante rotture di scatole, e invece ci da a bere che  si è stizzita perché si aspettava che le leggi gliele portasse qualcuno su un piatto d'argento, visto che, dalla sua posizione di privilegiata artista, non ha mai mosso un dito per  la comunità lgbt.  Idem Ferro, Renato Zero, e compagnia bella.

Non c'è da fidarsi delle parole fintamente liberali e filosoficheggianti di questi signori. E' vero che etichettare le persone è sbagliato, perché una persona è una persona, con mille altre caratteristiche oltre all'orientamento sessuale, con un vissuto e una personalità complessi, ma è altrettanto sbagliato scagliarsi contro la parola "gay" e contro la definizione dell'orientamento sessuale perché - come nel caso di Gabbana, ripeto - non si vuole avere nulla a che vedere con le lotte per l'uguaglianza né con la comunità lgbt intesa come movimento volto al raggiungimento di determinati obiettivi.

Dolce e Gabbana semplicemente due stilisti che fanno vestiti orrendi per tamarri, fine. Tutta la mia stima per le capacità imprenditoriali, ma non sono voci da ascoltare, in tema di omosessualità, diritti e uguaglianza. Sono due gay che parteggiano sempre per il più forte, senza avere un minimo di sensibilità, intelligenza o apertura mentale. Per loro tutto è stupido, futile e vuoto tranne i soldi che fatturano con Madonna.

Per capire cosa pensano questi signori basta vedere una loro intervista (bastano anche i primi 3 minuti e si capisce già tutto)

2 hours ago, Krad77 said:

anche Ozpetek si è dichiarato d'accordo

no, Ferzan come al solito è più cerchiobottista, dice "sticazzi delle etichette" e la butta in caciara quando gli si chiede di spiegarsi meglio

-intanto però s'è cirinnato, giacchè ora si puote-

quanto allo stracciarol.. ehm.. noto stilista,

copincollo & straquoto quanto segue

---

Valerio Colomasi Battaglia

STEFANO GABBANA HA RAGIONE

Stefano Gabbana (con una o due "B"?) ha ragione: lui non è "gay". 
"Gay" non è un termine che indica qualsiasi persona omosessuale. 
"Gay" è un termine che dalla sua stessa origine, denigratoria, ci racconta una storia difficile ma emozionante.

Ci racconta di una comunità così brillante da prendere un insulto e farlo proprio disinnescandolo e facendolo diventare un simbolo della propria rivoluzione.

Ci racconta di persone diverse che hanno unito le proprie forze per combattere insieme una battaglia politica e culturale che in pochissimi decenni ha rivoluzionato il mondo.

Ci racconta di presa di coscienza, di orgoglio, di lotta per la liberta di autodeterminazione di tutte e tutti, di lacrime e risate, di paillettes e documenti politici, di impegno quotidiano per cambiare questo mondo.
Tutto questo non ha niente a che vedere con Stefano Gabbana e io, che gay lo sono orgogliosamente, non voglio essere "confuso" con lui e chi ha fatto le sue scelte.

È vero, Stefano, non sei "gay". 
Sei un omosessuale "qualunque" perchè hai scelto di ignorare la paura e la sofferenza che tu stesso hai provato e di non combattere per evitare che altri giovani la provino un domani.

Sei un ricco uomo omosessuale, niente di più.

50 minutes ago, Krad77 said:

E' sbagliata l'opinione, non la coerenza.
Perché l'orientamento sessuale contribuisce a definire la persona, non la definisce tout court. Cosa che nessuno nei movimenti glbt ha mai sostenuto.

Io sono gay.
Io sono italiano.
Io sono simpatico (o no).
Io sono intelligente (o no).
Io sono carismatico (o no).

Sono tutte mie caratteristiche che mi rendono l'uomo che sono; perché l'essere gay è una gabbia più delle altre? Perché devo rifiutarla? Perché non la posso integrare con tutte le altre caratteristiche che mi rendono uomo?

Sono della tua stessa opinione. Non dico che l'essere gay sia una gabbia, ci mancherebbe. Ma sono d'accordo con lui quando dice perché bisogna ancora classificare i film gay come "cinema gay" e non come semplicemente film romantici.

Quello che vorrei dire è che mi auspico un futuro dove non sia necessaria una differenza di questo tipo (anche se è un futuro utopico).

Poi come ho detto separo le persone dalle idee. Dolce e Gabbana non li conosco (non me ne intendo di moda) ma con Ozpetek ho le idee chiare (di cinema me ne intendo xD): lui ci ha fatto una carriera sopra.

27 minutes ago, davydenkovic90 said:

Nel caso di Gabbana, perché deve - anche per questioni di business -far piacere ai poteri forti e dar contro alla comunità lgbt che combatte per i diritti, esattamente come tutti i gay omofobi italiani omologati dal successo, stile Nannini, Ferro ecc.

La Nannini ha detto che se n'è andata dall'Italia a stare a Londra perché non si sentiva tutelata... hai capito, la signora? Va a Londra palesemente per motivi fiscali e non avere tante rotture di scatole, e invece ci da a bere che  si è stizzita perché si aspettava che le leggi gliele portasse qualcuno su un piatto d'argento, visto che, dalla sua posizione di privilegiata artista, non ha mai mosso un dito per  la comunità lgbt.  Idem Ferro, Renato Zero, e compagnia bella.

Non c'è da fidarsi delle parole fintamente liberali e filosoficheggianti di questi signori. E' vero che etichettare le persone è sbagliato, perché una persona è una persona, con mille altre caratteristiche oltre all'orientamento sessuale, con un vissuto e una personalità complessi, ma è altrettanto sbagliato scagliarsi contro la parola "gay" e contro la definizione dell'orientamento sessuale perché - come nel caso di Gabbana, ripeto - non si vuole avere nulla a che vedere con le lotte per l'uguaglianza né con la comunità lgbt intesa come movimento volto al raggiungimento di determinati obiettivi.

Dolce e Gabbana semplicemente due stilisti che fanno vestiti orrendi per tamarri, fine. Tutta la mia stima per le capacità imprenditoriali, ma non sono voci da ascoltare, in tema di omosessualità, diritti e uguaglianza. Sono due gay che parteggiano sempre per il più forte, senza avere un minimo di sensibilità, intelligenza o apertura mentale. Per loro tutto è stupido, futile e vuoto tranne i soldi che fatturano con Madonna.

Per capire cosa pensano questi signori basta vedere una loro intervista (bastano anche i primi 3 minuti e si capisce già tutto)

SI,  SI, SI

comunque non vedo dove sia il problema, ragazzi

siate più democratici

non vuole essere appellato  "gay" ??

FROCIO

CHECCA

CULATTONE

ROTTINCULO

    ;) 

davydenkovic90
19 minutes ago, Syfy said:

Ma sono d'accordo con lui quando dice perché bisogna ancora classificare i film gay come "cinema gay" e non come semplicemente film romantici.

Quello che vorrei dire è che mi auspico un futuro dove non sia necessaria una differenza di questo tipo (anche se è un futuro utopico).

Che cosa ingenua da dire, esiste il cinema gay esattamente come esistono i romanzi gialli o i romanzetti d'amore Harmony o tre metri sopra il cielo... e cioè brutto cinema o brutta letteratura che esiste - etichettato e impacchettato - in funzione di un pubblico mediocre che ricerca sempre quel tipo di storia, quello stesso tipo di situazioni, ecc. perché usa la letteratura o il cinema come consolazione o antistress.

Se uno è un grande regista e fa bei film, che parlino di gay, di etero, di foche monache, poco importa, e non vengono etichettati.

Se vogliamo parlare di moda (non sono esperto, ma comunque ci provo) forse, nel caso di Gabbana, risalta più l'omosessualità della bravura come designer. E' sicuramente un ottimo imprenditore, capace di costruire un brand di successo basato su un'immagine stereotipata di uomini molto virili e donne bellissime del sud italia che evidentemente incontrano il gusto di molte persone, specie all'estero. Ma mi sa che la moda di D&G sia piuttosto dozzinale e nessuno ha voglia di discuterne più di tanto. I giornali si occupano dell'omosessualità di Gabbana come dei flirt di Briatore, perché sul resto c'è poco da dire.  

Mentre - mi pare- a nessuno importi più di tanto della sessualità di Roberto Capucci, John Galliano o Karl Lagerfeld perché sono considerati, credo, dei geni nell'ambiente della moda.

Edited by davydenkovic90

se gli omosessuali non fossero una minoranza, questa etichetta (applicata alla letteratura, cinema) non avrebbe ragione di esistere. Ma il fatto è che sono una minoranza.

Inoltre credo che certe ''etichette'' siano utili nel mondo accademico / universitario o della saggistica. Uno storico del cinema o uno storico della letteratura contemporanea tenderà a parlare di ''letteratura omosessuale o letter. omoerotica'', allo stesso modo in cui parlarebbe di una letteratura femminista, per un proprio progetto di ricerca.

Del resto l'omosessualità è stata spesso intesa come una sottocultura, in passato. Ora, come scriveva anche un giornalista di mia conoscenza, si inizia a parlare invece di una vera e propria cultura (così come di una cultura femminista, pank ecc..)

Edited by Olimpo
davydenkovic90
29 minutes ago, Olimpo said:

se gli omosessuali non fossero una minoranza, questa etichetta (applicata alla letteratura, cinema) non avrebbe ragione di esistere. Ma il fatto è che sono una minoranza.

Inoltre credo che certe ''etichette'' siano utili nel mondo accademico / universitario o della saggistica. Uno storico del cinema o uno storico della letteratura contemporanea tenderà a parlare di ''letteratura omosessuale o letter. omoerotica'', allo stesso modo in cui parlarebbe di una letteratura femminista, per un proprio progetto di ricerca.

Del resto l'omosessualità è stata spesso intesa come una sottocultura, in passato. Ora, come scriveva anche un giornalista di mia conoscenza, si inizia a parlare invece di una vera e propria cultura (così come di una cultura femminista, pank ecc..)

Vero, però credo che qui Gabbana si riferisca al fatto che se uno fa lo stilista, lo scrittore, il regista, ecc. deve essere preso in esame per ciò che fa e come lo fa e non per il gusto sessuale. Platone non viene considerato "gay fiction", benché un qualsiasi studioso possa parlare di omosessualità in Platone. Se ci riferiamo a prduzioni contemporanee di libri, film, ecc. che vengono etichettati come "gay" è per il motivo che spiegavo nell'altro post: vendere un dato prodotto a un pubblico che ha una aspettativa sul prodotto stesso, ovvero quello, magari, di identificarsi in una data storia. Ma questo non vale solo per l'etichetta gay, vale anche per una serie infinita di altre etichette, dalle soap opera, ai libri gialli,  rosa, ai  film dell'orrore... ecc.

Un locale gay non è un ghetto nel quale il gay si rinchiude per incapacità di vivere all'esterno. Direi piuttosto che è un contesto ben determinato, fatto cper chi ha quel dato gusto, dove c'è una particolare musica e un particolare tipo di intrattenimento che non si trova altrove, e che è un luogo di ritrovo per i gay esattamente come un locale chic del quadrilatero della moda può essere luogo di incontro per stilisti e star della tv, ad esempio, o come un rifugio di montagna può esserlo per amanti delle escursioni o dello sci di fondo. Ecco il senso di aggiungere l'aggettivo "gay" a parole come cinema, locale, crociera, ecc. Non è che i gay si rinchiudono sempre e solo in queste situazioni e al di fuori non fanno vita. 

11 minutes ago, davydenkovic90 said:

 Ecco il senso di aggiungere l'aggettivo "gay" a parole come cinema, locale, crociera, ecc. Non è che i gay si rinchiudono sempre e solo in queste situazioni e al di fuori non fanno vita. 

Sono d'accordo, se vuoi leggi questo articolo, a proposito

http://www.culturagay.it/saggio/391

"Nel mio articolo Questioni di etichette [2] avevo già osservato come, a furia di cercare scuse per rifiutare un'identità omosessuale, le/gli omosessuali finiscano col diventare riconoscibili fra tutti proprio per via della loro ossessione di non essere riconoscibili. Dato che per le persone eterosessuali definire la propria identità sessuale è la cosa più ovvia del mondo, chi rifiuta a tutti i costi di definire la propria sessualità non può che essere una persona omosessuale. Come nel caso dell'autore della scritta di Parigi.."

Quando una persona omosessuale rifiuta di essere chiamata "gay" oggi

lo fa quasi sempre per un posizionamento politico, come fece Zeffirelli.

Gabbana vuole semplicemente dire di essere un omosessuale di destra,

troppo privilegiato per avere davvero bisogno di diritti.

Anche una persona intelligente e di cultura come Ozpetek da ragione a Gabbana (che è un pessimo stilista adatto giusto a tamarri di periferia)

http://www.huffingtonpost.it/2017/12/18/ha-ragione-gabbana-basta-etichette-gay-detesto-quando-mi-dicono-suo-marito-simone-e-un-compagno-di-vita_a_23310526/

a mio parere nel 2017, quasi 2018, "catalogare" le persone in base all'orientamento sessuale è assurdo, per esempio perchè Wikipedia inserisce categorie come "persone che hanno fatto coming out", "persone lgbt", "attori lgbt", "cantanti lgbt"? Sarebbe come fare le categorie tipo "attori grassi", "cantanti con la barba", ecc...

davydenkovic90
46 minutes ago, Fabius81 said:

Anche una persona intelligente e di cultura come Ozpetek da ragione a Gabbana (che è un pessimo stilista adatto giusto a tamarri di periferia)

http://www.huffingtonpost.it/2017/12/18/ha-ragione-gabbana-basta-etichette-gay-detesto-quando-mi-dicono-suo-marito-simone-e-un-compagno-di-vita_a_23310526/

a mio parere nel 2017, quasi 2018, "catalogare" le persone in base all'orientamento sessuale è assurdo, per esempio perchè Wikipedia inserisce categorie come "persone che hanno fatto coming out", "persone lgbt", "attori lgbt", "cantanti lgbt"? Sarebbe come fare le categorie tipo "attori grassi", "cantanti con la barba", ecc...

Non si tratta di catalogare, ma di descrivere. Per me essere definito "gay" o "barbuto" non fa differenza, entrambi gli aggettivi mi descrivono molto bene e non mi offendo in nessun caso.

Se uno è allergico alle parole "gay", "marito", ecc. è semplicemente perché non si è ancora accettato oppure perché deve dare conto della sua vita a un'ideologia cattolica e di destra. E, in ultima analisi, perché è un ignorante in materia perché, a parte qualche idealizzazione o qualche fidanzato muscoloso, è sempre stato troppo impegnato a pensare al jet set, a girare film o a mandare avanti la propria azienda per pensare  - anche - ai problemi, per dire, del ragazzo gay che fa l'impiegato o studia giurisprudenza o delle coppie di lesbiche con figli. 

Svalutare il coming out  dicendo "non è la sessualità che definisce una persona" è una brutta favola che questi raccontano ai giornalisti e a se stessi per mettersi a posto la coscienza.

Faccio un esempio: la famosa tennista Flavia Pennetta ha vinto uno uno dei più grandi tornei al mondo, è una leggenda dello sport. Quando, però, ha lasciato il tennis, si è sposata con il suo fidanzato, ha fatto un figlio, ecc. non si è lamentata di essere descritta come sposa, moglie, madre, donna di casa, tutt'altro. Ha detto che essere madre e moglie era un sogno ben più grande che non vincere i grandi tornei, e ha accettato di buon grado che il gossip su di lei parlasse di questi argomenti, come sempre accade quando uno è un personaggio pubblico. La Schiavone, altra tennista leggendaria, è lesbica, tutti lo sanno, ha una compagna, ma non ha mai voluto rivelare niente a riguardo, infastidita e avulsa (e forse impaurita) da qualsiasi tipo di esposizione pubblica non solo del proprio orientamento sessuale, ma anche del fatto di avere una compagna. Uno può capire perché, può capire la difficoltà, la fragilità di una persona come lei e scusarla. Ma non esageriamo: non possiamo costruire una verità astrusa dove i gay che fanno coming out, partecipano attivamente alle lotte per l'uguaglianza dei diritti sono lobbisti, vittime dell'omologazione e delle etichette, mentre gli altri sono tutti intellettuali, raffinati e liberali.

E' palesemente Gabbana quello vincolato da lobby e da ristrettezza di vedute, sull'argomento.

Edited by davydenkovic90
4 hours ago, Almadel said:

Gabbana vuole semplicemente dire di essere un omosessuale di destra

Può essere che Gabbana voglia dire di essere di destra ( anche se ci era noto dal 1994 avendolo detto direttamente credo..)

Quando però Ozpetek dice che la pensa esattamente come Gabbana SOLO su questo punto, evidentemente vuole dire che

il problema è diventato ANCHE un problema dei gay di sinistra che hanno fatto una unione civile

Se poteva essere accettabile che un gay di destra negli anni '90 la pensasse come Zeffirelli ( attualmente 94nne ) e a dire il vero noi polemizzavamo lo stesso con Zeffirelli, non credo che nessuno di noi si sarebbe immaginato di doverlo fare con Ozpetek, gay di sinistra e neo coniugato, nel 2017.

Cosa accomuna i due?

Il fatto di dare delle risposte INDIVIDUALISTICHE a prescindere dalle idee politiche generali

Il locale gay mi va bene, finché ci scopo io ; il film a tema LGBT lo faccio finché mi serve ; l'Unione civile anche, se...e qui mi fermo per rispetto, non conoscendo nessuno dei due ETC

Degli altri gay me ne frego

Eppure anche nei film di Ozpetek c'è sempre questo desiderio di smarcarsi dall'identità gay

non tanto nei termini dell'individualismo, quanto proprio in quelli della fluidità sessuale;

che è il modo queer - di sinistra - di evitare lo stigma di una etichetta scomoda.

Di per suo si può essere fluidi e individualisti e non fluidi ed individualisti

Se però vogliamo parlare di "queer" io mi aspetterei che un "queer" si definisse tale ( Queer e non Gay )

non "un uomo" come Lucio Dalla, Gabbana e Zeffirelli

davydenkovic90

Comunque tutte le etichette possono essere scomode. Essere etichettati come gay è spiacevole tanto quanto essere etichettati come belli, magri, bassi o alti, per il lavoro che si svolge o per gli hobby che si hanno. In pochissime occasioni siamo considerati semplicemente come "esseri umani" e niente più. Ma non è niente di fastidioso, uno ci fa il callo e ci convive, semplicemente. 

Il problema è che fare coming out e definirsi gay serve ed è servito, alla maggior parte della gente (probabilmente non a Gabbana, che ha usato altri mezzi a lui più congeniali) anche per emanciparsi e per poter vivere dignitosamente la propria condizione, opponendosi a chi, invece, tenta di osteggiare l'omosessualità. Io non mi etichetto come gay, semplicemente dico di esserlo perché la gente può pensare, di default, il contrario, e poi perché non mi va di nascondermi né reprimermi, come invece vorrebbero omofobi e cattolici.

Direi "marito", se ne avessi uno, perché  non ho in testa la moglie e il marito come se fossero Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, ma perché sono favorevole al matrimonio fra persone dello stesso sesso e non trovo necessario trovare un nome (o etichetta, come vuole Gabbana) ad hoc, Consapevole che la parola "marito", come la parola  "gay" non toglie nulla a me, a tutte le altre mie caratteristiche, al fatto di essere un uomo, un figlio, uno stilista ecc.

Ripeto quello che ho detto all'inizio: il fatto che uno abbia un'azienda di successo non lo autorizza ad aprire bocca per renderci partecipi della sua ignoranza.

22 hours ago, Olimpo said:

"Non voglio essere chiamato gay, perché sono un uomo. Mi sembra incredibile che ancora oggi si usi questo termine. Sono biologicamente un maschio: lo stesso vale per una donna, che è una donna punto e basta, al di là di tutto. La parola gay è stata inventata da chi ha bisogno di etichettare e io non voglio essere identificato in base alle mie scelte sessuali", ha detto Gabbana in un'intervista al quotidiano.

Sono d'accordo con Gabbana sul rifiuto delle etichette ed in specifico di questa etichetta, qualunque sia l'espressione usata, cioè gay, frocio, sodomita eccetera:

sarebbe bello essere considerati parte del genere umano maschile senza specificazioni di oggetto del desiderio erotico, non ovviamente per rifiutare od occultare l'oggetto, ma per non farne una specificazione di anormalità rispetto alla normalità non gaya, non frocia, non sodomita eccetera che infatti non ha bisogno culturalmente di specificazioni.

Non sono invece d'accordo con l'affermazione che la parola gay  sia stata inventata per bisogno d'etichettare:

a mio parere era un'invenzione necessaria sia per rifiutare appellativi ingiuriosi per l'uso, se non per l'etimo, sia per promuovere una rivendicazione di dignità contro l'omofobia culturale, morale e legale imperante.

20 hours ago, Olimpo said:

Alla fine se non ritenesse importanti le etichette, non avrebbe bisogno di fermare dei ragazzini che, in auto, gli urlano ''frocio''.

Se se la prende così tanto, vuol dire che la ritiene un 'offesa.

Ma di fatto era ed è un'offesa:

indipendentemente dal modo in cui alcuno la recepisca, è un'offesa nell'intento di chi la proferisce.

20 hours ago, Olimpo said:

L'unico modo perché smettano di esistere le etichette è smettere di ritenere l'omosessualità un fatto ''curioso'' o fuori dal normale.

Appunto, ma questa è, credo almeno, l'essenza del ragionamento di Gabbana.

19 hours ago, Krad77 said:

perché l'essere gay è una gabbia più delle altre? Perché devo rifiutarla? Perché non la posso integrare con tutte le altre caratteristiche che mi rendono uomo?

Non è l'essere gay ad essere una gabbia, ma eventualmente la definizione di gay, frocio eccetera, come separante ed escludente dal consorzio umano "normale".

4 minutes ago, Mario1944 said:

Non è l'essere gay ad essere una gabbia, ma eventualmente la definizione di gay, frocio eccetera, come separante ed escludente dal consorzio umano "normale"

Ho capito ma se uno dice al contempo di voler essere considerato "un uomo" e poi che fatta l'unione civile il suo compagno non deve essere considerato un marito, gradirei anche capire di quale "normalità" parliamo

Certamente non c'entra la velataggine di cui parlava Dall'Orto nel 1994 ( almeno 1 gay dichiarato in ogni Arcigay, ma questi sono stra-dichiarati )

Non è la normalità del matrimonio egualitario, perchè altrimenti non definiresti il tuo coniuge "compagno di viaggio" ( al di là della legge che abbiamo )

Non è la rivendicazione dell'anormalità, perchè altrimenti rivendicheresti la "diversità" dell'identità gay, mentre questi pateticamente si sentono infastiditi dal fatto che il marito ce l'hanno solo le donne

Non è la fluidità...a 60 anni, suvvia!

Semmai a 60 anni inizierà un certo calo ormonale...

davydenkovic90
11 minutes ago, Mario1944 said:

sarebbe bello essere considerati parte del genere umano maschile senza specificazioni di oggetto del desiderio erotico, non ovviamente per rifiutare od occultare l'oggetto, ma per non farne una specificazione di anormalità rispetto alla normalità non gaya, non frocia, non sodomita eccetera che infatti non ha bisogno culturalmente di specificazioni.

11 minutes ago, Mario1944 said:

Non è l'essere gay ad essere una gabbia, ma eventualmente la definizione di gay, frocio eccetera, come separante ed escludente dal consorzio umano "normale".

Questo vale anche se uno di 2 metri viene etichettato, ad esempio, come "alto". Tale etichetta lo distingue e lo rende anormale di fronte alla maggioranza degli uomini di altezza media. Non credo che nessuno alto due metri voglia che la gente smetta di dirgli che è alto. Magari, dopo un po', martellare sempre su questa caratteristica può annoiare, ma uno ci convive benissimo. 

Non è l'etichetta "gay" a creare divisori sociali,  sono quei i partiti politici, chiese e lobby - quelle per cui Gabbana parteggia, peraltro - che vogliono che i gay non solo la smettano di definirsi gay, ma reprimano pure il loro orientamento e se ne ritornino nelle fogne e nei battuage senza farsi vedere da nessuno.

2 hours ago, davydenkovic90 said:

Questo vale anche se uno di 2 metri viene etichettato, ad esempio, come "alto". Tale etichetta lo distingue e lo rende anormale di fronte alla maggioranza degli uomini di altezza media. Non credo che nessuno alto due metri voglia che la gente smetta di dirgli che è alto. Magari, dopo un po', martellare sempre su questa caratteristica può annoiare, ma uno ci convive benissimo. 

Non è l'etichetta "gay" a creare divisori sociali,  sono quei i partiti politici, chiese e lobby - quelle per cui Gabbana parteggia, peraltro - che vogliono che i gay non solo la smettano di definirsi gay, ma reprimano pure il loro orientamento e se ne ritornino nelle fogne e nei battuage senza farsi vedere da nessuno.

precisamente!

cosa altro aggiungere?!

            8)

ps: ah si:   Dolce, Gabbana... ma annate a vaff....!!!    :D 

Edited by castello

Francamente non credo lo faccia per "machismo".

20 hours ago, Hinzelmann said:

Se però vogliamo parlare di "queer" io mi aspetterei che un "queer" si definisse tale ( Queer e non Gay )

A parte che "non bisogna cadere nella tentazione di considerare il queer una nuova etichetta, perché queer è qualcosa che si fa e non che si è" (cit.)

per qualcuno la parola "gay" è troppo di destra e cerca in "queer" un'uscita a sinistra, per altri è troppo di sinistra e cerca "omosessuale" o meglio ancora "uomo".

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