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CO: uno dei (tanti) motivi per cui noi siamo "meglio"


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Ciao, ragazzi.

Stavo leggendo un po' di discussioni arretrate quando mi sono reso conto di un nuovo, importante valore del CO: quello del rito di passaggio.

Che il CO sia un momento in qualche modo cruciale per tutti noi (velateh a maggior ragione) è fuori discussione: ciò che mi ha colpito è che quegli stessi etero a cui guardiamo con tacita e disgustosa ammirazione in fin troppi post non hanno niente che gli sia anche solo paragonabile da lontano. Nel momento in cui esci dall'armadio e gridi (o dici o sussurri) "Sono ciò che sono", fai il primo passo in una nuova età (che non so se sia adulta o adolescenziale, ma sicuramente non è più infantile): riconoscere la tua identità e il suo valore e il volertene ammantare per presentarti al mondo, è un gesto che un etero non avrà mai il bisogno di compiere.

Questo ci permette di essere "migliori"? Forse no. Questo ci offre una opportunità in più, un asso nella manica supplementare? Credo proprio di sì.

È gradito il confronto (e l'abito scuro, ça va sans dire). 

La società occidentale moderna non ha dei veri e proprio riti di passaggio. Essi sono piuttosto frammentari e ''invisibili'': la maturità scolastica, la patente di guida, la maggiore età e il diritto di voto, la laurea (con annessa esperienza di fuori sede o da pendolare), la presentazione del/la proprio/a ragazzo/a (e quindi in teoria la ''pubblicità'' dell'effettiva attività sessuale dell'individuo), la Cresima, ecc. tutti di questi segnano il passaggio all'età adulta, ma nessuno in particolare: è l'insieme che - a un certo punto - ti fa sembrare adulto agli occhi della società, e comunque in modo progressivo e diversifico per i vari gruppi (per gli amici, la famiglia, lo Stato, la Chiesa, ecc.).

Il ''CO'' per gli etero è la presentazione del partner di sesso diverso. La vera differenza è che loro non ne fanno una questione identitaria, o meglio politica. Il CO invece per una persona omosessuale lo è, inevitabilmente.

24 minutes ago, LocoEmotivo said:

Ciao, ragazzi.

Stavo leggendo un po' di discussioni arretrate quando mi sono reso conto di un nuovo, importante valore del CO: quello del rito di passaggio.

Che il CO sia un momento in qualche modo cruciale per tutti noi (velateh a maggior ragione) è fuori discussione: ciò che mi ha colpito è che quegli stessi etero a cui guardiamo con tacita e disgustosa ammirazione in fin troppi post non hanno niente che gli sia anche solo paragonabile da lontano. Nel momento in cui esci dall'armadio e gridi (o dici o sussurri) "Sono ciò che sono", fai il primo passo in una nuova età (che non so se sia adulta o adolescenziale, ma sicuramente non è più infantile): riconoscere la tua identità e il suo valore e il volertene ammantare per presentarti al mondo, è un gesto che un etero non avrà mai il bisogno di compiere.

Questo ci permette di essere "migliori"? Forse no. Questo ci offre una opportunità in più, un asso nella manica supplementare? Credo proprio di sì.

È gradito il confronto (e l'abito scuro, ça va sans dire). 

Quotissimo.

Per prepararmi al coming out ho trovato utile la lettura di "Comprendere l'omosessualità" di Marina Castañeda, che ricordo che sottolineava questo passo: in sostanza diceva che l'esperienza del coming out forgia il carattere, dovendo compiere qualcosa che per gli etero non è comparabile.

3 hours ago, LocoEmotivo said:

Nel momento in cui esci dall'armadio e gridi (o dici o sussurri) "Sono ciò che sono", fai il primo passo in una nuova età (che non so se sia adulta o adolescenziale, ma sicuramente non è più infantile)

anche meno enfasi, eh..

se lo chiamiamo "orgoglio" è perchè dichiarandoci non ci vergogniamo più di essere noi stessi:

-nel nostro caso- ragazzi che amano/si innamorano/si ingrifano per altri ragazzi.

punto

3 hours ago, LocoEmotivo said:

Questo ci permette di essere "migliori"? Forse no. Questo ci offre una opportunità in più, un asso nella manica supplementare? Credo proprio di sì.

Questo significa che sono condannata per tutta la vita a dover fare coming out fino alla fine dei miei giorni.

Perché sinceramente dopo che ho fatto coming out con famiglia ed amici, la questione mi si ripresenta sistematicamente.

Tipo, giusto giusto di recente, per cercare una fottuta stanza a Roma.

Più che un'opportunità a me pare una croce eh.

Con tutto che sono felicemente lesbica, sia chiaro.

4 hours ago, LocoEmotivo said:

Questo ci permette di essere "migliori"? Forse no. Questo ci offre una opportunità in più, un asso nella manica supplementare? Credo proprio di sì.

No, non credo ci renda né migliori né, tantomeno, ci offra un asso nella manica in più. 

Semplicemente con un CO ti porti allo stesso "livello" di un etero che non deve fare questo sforzo supplementare (perché di quello si tratta) per vivere tranquillamente la propria vita. 

Perché il punto di partenza è diverso (prendete con le pinze quello che dico): un etero parte un gradino sopra di noi, dopo il CO noi saliamo di un gradino e arriviamo al suo stesso livello, ma prima siamo sotto. 

È un po' come dire (similitudine molto azzardata, ammetto) che uno schiavo dopo che si ribella al padrone si trova in una situazione socio-economica migliore del suddetto. No, al massimo adesso può disporre degli stessi strumenti dell'ex padrone per condurre la propria vita. 

Poi sul fatto che dover affrontare un'esperienza del genere ti tempri e ti renda più forte, sì. 

L'asso nella manica in più  sta, eventualmente, nel dover affrontare un "problema" ulteriore che, se superato, ti aiuterà ad affrontare anche i problemi futuri della vita con più forza. 

Ma è un'arma a doppio taglio perché se non superi questa prova, muori dentro. 

E ora la versione romantica della risposta:

Sì, ci rende migliori perché ci dà un'opportunità in più per crescere.

Raccogliere una sfida e superarla fa di te una persona più ricca, più forte. 

Soprattutto se consideri che la sfida è contro, quasi, il mondo intero. E tu sei da solo a combattere! 

Nessun etero potrà provare quella sensazione di "avercela fatta"! 

Dipende quale visione hai tu della cosa o della vita in generale :) 

Edited by bradipo
6 minutes ago, bradipo said:

Semplicemente con un CO ti porti allo stesso "livello" di un etero che non deve fare questo sforzo supplementare (perché di quello si tratta) per vivere tranquillamente la propria vita. 

non la farei così tragica da melodrammone strappacore

penso sia che ci si regala la possibilità di essere se stessi, senza fingere o nascondersi

o vergognarsi di come si è

7 hours ago, LocoEmotivo said:

riconoscere la tua identità e il suo valore e il volertene ammantare per presentarti al mondo, è un gesto che un etero non avrà mai il bisogno di compiere.

Hai ragione, ma questo implica che l'omofobia ambiente abbia un valore....

Tutte le difficoltà della vita portano ad una maggiore consapevolezza di se stessi e una maturità precoce.

Questo in linea generale.. basta aprire un frocial random e leggere i messaggi per capire che in fondo ogni persona è diversa e non migliore di altre a prescindere.

17 hours ago, LocoEmotivo said:

Questo ci offre una opportunità in più, un asso nella manica supplementare?

anch'io credo proprio di sì, che rappresenti un overboost personale, specie quando il proprio CO può essere definito a posteriori vincente, di successo, e si è confermato secondo i piani, le aspettative concrete. 

Allora, vediamo un po'...

On 27/1/2018 at 3:03 PM, Layer said:

La società occidentale moderna non ha dei veri e proprio riti di passaggio.

[...] 

Il ''CO'' per gli etero è la presentazione del partner di sesso diverso. La vera differenza è che loro non ne fanno una questione identitaria, o meglio politica. Il CO invece per una persona omosessuale lo è, inevitabilmente.

Noi non abbiamo riti di passaggio, esatto, e proprio da ciò nasceva la mia riflessione.

Anche noi abbiamo il rituale della presentazione del partner, quindi non penso sia il caso di assimilarlo ad un CO etero: è un momento comune e generale in cui facciamo ci esponiamo ad un possibile conflitto tra amore e affetti, tra futuro e passato, che dice molto di noi ma non ha la stessa valenza simbolica del CO.

On 27/1/2018 at 3:13 PM, Syfy said:

[...] l'esperienza del coming out forgia il carattere, dovendo compiere qualcosa che per gli etero non è comparabile.

Io non sarei così categorico ma sono d'accordo: ci viene offerta la possibilità di essere più consapevoli, occasione che molti di noi non si lasciano sfuggire.

E scusate se è poco.

On 27/1/2018 at 5:59 PM, nowhere said:

Questo significa che sono condannata per tutta la vita a dover fare coming out fino alla fine dei miei giorni.

Perché sinceramente dopo che ho fatto coming out con famiglia ed amici, la questione mi si ripresenta sistematicamente.

È per questo che c'è un connotato fortemente politico, nel CO: facendolo una volta, tu porterai quel vessillo in alto per sempre. Puoi fare un CO "preventivo", puoi fare in modo che quante più parti del tuo quotidiano non necessitino di una simile reiterazione ma fai parte di una minoranza e dovrai sempre porti "in conflitto" con la maggioranza.

Sono le regole del gioco, in fondo.

On 27/1/2018 at 7:27 PM, bradipo said:

Semplicemente con un CO ti porti allo stesso "livello" di un etero che non deve fare questo sforzo supplementare (perché di quello si tratta) per vivere tranquillamente la propria vita. 

Perché il punto di partenza è diverso (prendete con le pinze quello che dico): un etero parte un gradino sopra di noi, dopo il CO noi saliamo di un gradino e arriviamo al suo stesso livello, ma prima siamo sotto. 

[...] 

Poi sul fatto che dover affrontare un'esperienza del genere ti tempri e ti renda più forte, sì. 

L'asso nella manica in più  sta, eventualmente, nel dover affrontare un "problema" ulteriore che, se superato, ti aiuterà ad affrontare anche i problemi futuri della vita con più forza. 

Ma è un'arma a doppio taglio perché se non superi questa prova, muori dentro.

Tutti i riti di passaggio possono fallire, ed è anche per questo che sono così importanti.

Mi spiegheresti meglio la parte dei gradini, please? 

On 27/1/2018 at 10:31 PM, Mario1944 said:

Hai ragione, ma questo implica che l'omofobia ambiente abbia un valore....

Non ha un valore ma esiste: con il CO diamo un senso a questa omofobia ambientale (e non un valore) ponendoci criticamente ad essa.

44 minutes ago, LocoEmotivo said:

Non ha un valore ma esiste: con il CO diamo un senso a questa omofobia ambientale (e non un valore) ponendoci criticamente ad essa.

Se l'omofobia ambiente ti  permette di:

"riconoscere la tua identità e il suo valore"

inevitabilmente ha un valore perché, se non ci fosse, non potresti:

"riconoscere la tua identità e il suo valore".

E' l'omofobia ambiente che fa sì che tutti quei gay, i quali si rivelano a fronte alta, siano "forti e valorosi" a prescindere:

niente omofobia ambiente, niente rivelazione di sé e dunque niente riconoscimento d'identità e valore di sé.

Eracliteamente si può dire che è il conflitto che muove l'universo, non la pacificità ;-)

50 minutes ago, LocoEmotivo said:

È per questo che c'è un connotato fortemente politico, nel CO: facendolo una volta, tu porterai quel vessillo in alto per sempre. Puoi fare un CO "preventivo", puoi fare in modo che quante più parti del tuo quotidiano non necessitino di una simile reiterazione ma fai parte di una minoranza e dovrai sempre porti "in conflitto" con la maggioranza.

Sono le regole del gioco, in fondo.

Si, ma io in tutto questo non  vedo il lato positivo.

Mi riferisco a come hai aperto il topic:

On 27/1/2018 at 2:46 PM, LocoEmotivo said:

Questo ci permette di essere "migliori"? Forse no. Questo ci offre una opportunità in più, un asso nella manica supplementare? Credo proprio di sì.

Non capisco quale asso nella manica supplementare ci sia.

Nel senso: non è che nel momento in cui si fa coming out una volta, si è a posto per il resto dei propri giorni.

Certo, il momento esatto in cui lo fai ufficialmente per la prima volta, hai quel senso di liberazione e pace che ti deriva, appunto, da quella prima volta.

Ma poi ti ritrovi comunque con la consapevolezza addosso di dover continuare a fare coming out anche in altri ambienti (non solo fra famiglia ed amici) sistematicamente.

E mi riferisco in particolare sui posti di lavoro (...sarà che non ho avuto delle esperienze molto positive, sia in Italia che in Uk) o anche semplicemente per trovare una diamine di stanza e/o appartamento (questo più in Italia, in Uk non ho avuto problemi perché là hanno una mentalità della serie "i soldi sossoldi")

Quindi no, per me il coming out a vita continua ad essere una forma di stress.

14 minutes ago, nowhere said:

Quindi no, per me il coming out a vita continua ad essere una forma di stress.

Anche se non è a vita, non è un esame di tutta tranquillità.

Certo, l'impostazione di Locoemotivo non è illogica:

si tratta di una prova che può temprare e ovviamente anche stroncare, come tutti cimenti pericolosi, ma che certo implica coraggio, volontà di affrontare e (tentare di) superare le avversità.

Tuttavia, come ho già osservato, inevitabilmente implica il riconoscimento del valore formativo dell'omofobia ambiente o almeno della sua utilità:

non so se sia questo il messaggio del topic starter;   da come m'ha risposto parrebbe di no, ma allora ci si potrebbe domandare che cosa sarebbero i gay senza omofobia.....

Edited by Mario1944
8 minutes ago, Mario1944 said:

Eracliteamente si può dire che è il conflitto che muove l'universo, non la pacificità ;-)

Mai sostenuto il contrario, infatti.

6 minutes ago, nowhere said:

Si, ma io in tutto questo non  vedo il lato positivo.

Torno a ripetere: noi abbiamo un rito di passaggio. Noi abbiamo un'esperienza condivisa e generalizzabile (pur se con le dovute differenze). Noi abbiamo un momento in cui poter dividere temporalmente la nostra vita e dire "Prima del CO" o "Dopo il CO".

Per me, questo è un grande lato positivo.

Forse l'unico ma comunque grande. 

12 minutes ago, LocoEmotivo said:

Noi abbiamo un momento in cui poter dividere temporalmente la nostra vita e dire "Prima del CO" o "Dopo il CO".

Per me, questo è un grande lato positivo.

Va bene, ma senza omofobia come faresti?

Questo è il punto:

niente omofobia, niente "lato positivo"....

12 minutes ago, LocoEmotivo said:

Torno a ripetere: noi abbiamo un rito di passaggio.

E' un concetto che negli anni ho ripetuto spesso.

Una volta avevamo il servizio militare, ma ora c'è solo il coming out.

Questo ha fatto sì che la comunità omosessuale sia in assoluto l'identità più forte

in un mondo come il nostro in cui le identità tradizionali vanno disfacendosi.

Io non mi iscriverei mai al veneto-forum, né aiuterei una ragazza in difficoltà solo perché italiana;

ma sono cose che ho fatto in nome di una comune identità omosessuale.

2 minutes ago, Mario1944 said:

Va bene, ma senza omofobia come faresti?

Perdonami ma confondi omofobia con realtà eterosessuale.

La nostra identità nasce per riflesso ad un universo eterosessuale: l'omofobia è una derivazione malata dell'eterosessualità ma non è eterosessualità.

Anche in una società eterosessuale, inclusiva e tollerante il senso del CO non si perde perché è comunque l'affermazione identitaria di una minoranza.

1 hour ago, LocoEmotivo said:

Anche in una società eterosessuale, inclusiva e tollerante il senso del CO non si perde perché è comunque l'affermazione identitaria di una minoranza.

Quindi dovrebbero fare coming out anche quelli che hanno gusti rari o comunque di minoranza?

ovviamente no.

L'affermazione identitaria di una minoranza ha sempre direttamente od indirettamente un'implicazione di ripulsa dell'oppressione, della segregazione o della reiezione da parte d'una maggioranza e l'avrebbe anche se si trattasse d'oppressione, segregazione o reiezione fatta da una minoranza prepotente ai danni d'una maggioranza impotente.

Senza oppressione, segregazione, reiezione non c'è necessità e quindi non c'è né merito né valore nel rivelarsi orgogliosamente parte d'una minoranza.

1 hour ago, LocoEmotivo said:

La nostra identità nasce per riflesso ad un universo eterosessuale:

Non sono d'accordo:

l'omoerotismo è autonomo dall'eteroerotismo e non ne dipende certo per riflesso.

Altra questione è l'identità rivendicativa contro l'omofobia, che appunto dipende dall'omofobia ambiente.

Edited by Mario1944

@Mario1944, che ti devo dire? Le cose non stanno a mio avviso come dici tu e,  non essendo questa una discussione sull'omofobia ma sul valore del CO (e nonostante tu evidenzierai la netta correlazione tra le due cose e bla bla bla), non penso continuerò oltre questo braccio di ferro.

davydenkovic90
4 hours ago, Mario1944 said:

Quindi dovrebbero fare coming out anche quelli che hanno gusti rari o comunque di minoranza?

ovviamente no.

L'affermazione identitaria di una minoranza ha sempre direttamente od indirettamente un'implicazione di ripulsa dell'oppressione, della segregazione o della reiezione da parte d'una maggioranza e l'avrebbe anche se si trattasse d'oppressione, segregazione o reiezione fatta da una minoranza prepotente ai danni d'una maggioranza impotente.

Senza oppressione, segregazione, reiezione non c'è necessità e quindi non c'è né merito né valore nel rivelarsi orgogliosamente parte d'una minoranza.

Il coming out è importante per un motivo molto cretino: se non lo fai, tutti pensano di default che tu sia etero. E lì nascono i problemi.

Non è questione di oppressione, segregazione o omofobia, è semplicemente dire ciò che si è, come dire "sono astemio" oppure "non mi piace la pizza".

SteveDimarino

Il coming out ,come hai detto tu è un passo fondamentale per tutti noi :) E' la forza con cui andiamo nel mondo,una forza che nessuno può e deve opprimere.

Svelarsi è un gesto d'amore per se  stessi, è farsi conoscere dalla gente,senza censure,Non bisogna nascondersi,conosco una persona che a 40 anni suonati ancora si faceva passare per etero con i suoi amici..che cosa tremenda..che sofferenza..e poi che cosa inutile..perchè poi è uscito fuori il fatto che era gay.Questo è il risultato che bisognare essere se stessi con chiunque,tanto la gente se deve dire cattiverie le dice comunque,non si crea scrupoli..Ma riprendendo il discorso di prima..hai ragione..il fatto di fareCO è un privilegio,una marcia in più,segno che non abbiamo paura del giudizio altrui.La gente purtroppo non aspetta altro che noi ci reprimiamo,e solo cosi dimostriamo che siamo più forti,che abbiamo il DIRITTO DOVERE di affermarci!!:)))

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