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Guest -NakedOnTheSand-

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Finalmente, "Mrs Dalloway", di V. Woolf.

A volte faccio un po' fatica a stargli appresso (anche per via della traduzione antichissima che ho trovato, che contiene parole come "cosunque" o "strologare"), ma almeno sto capendo un po' meglio "Le ore" di Cunningham che avevo letto mesi fa.

[Consiglio: se volete leggere "Le ore", leggete prima "Mrs Dalloway"]

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Silver Reflex

Sto leggendo l'ultimo libro della bellissima trilogia Midnighters di Scott Westerfeld, dopodichè credo che mi accingerò a leggere La solitudine dei numeri primi di Giordano e Finchè non cala il buio della Harris

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Consiglio: se volete leggere "Le ore", leggete prima "Mrs Dalloway"

 

Condivido :rotfl:

A pensarci bene "Le ore" non è che una rivisitazione di "Mrs Dalloway", con la differenza che nel romanzo di Cunningham la protagonista viene scissa in tre differenti figure, ovvero l'autrice (Virginia Woolf), la lettrice (Laura), e il personaggio (ovvero Clarissa, che ha anche lo stesso nome della Dolloway, e altri punti in comune che non dico per evitare spoiler). In fondo è sempre così, il protagonista di un romanzo si porta dietro quasi inevitabilmente un po' del proprio autore, poi riflette la personalità del lettore e infine ha un suo significato letterale. Cunningham non ha fatto altro che portare tutto in superficie, compresa la tematica chiave del tempo che scorre e le tendenze omosessuali.

 

Le Ore è anche il titolo che la Woolf aveva inizialmente scelto per la sua storia.

Comunque sono entrambi dei bellissimi romanzi, anche se "Mrs Dalloway" è evidentemente più complesso... e infine più efficace :rotfl:.

 

 

Io sto leggendo "America" di Kafka. Sono circa a metà e sta iniziando ad appassionarmi moltissimo.

All'inizio ci si sente un po' disorientati, ma credo che questo aiuti il lettore ad entrare da subito in empatia col protagonista, un giovane praghese catapultato da solo nella sconfinata America del Nord. Oltrepassata questa prima parte si viene inghiottiti dagli eventi e il testo scorre velocemente.

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rosa_delle_alpi

Agatha Christie - Ten Little Indians

ti sta piacendo? io l'ho letto anni fa e lo ricordo ancora come il libro più angosciante che abbia mai letto...  :rotfl: :rotfl:

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Secretwindow

@ rosa_delle_alpi

 

Ten Little Indians l'ho terminato oggi e mi è piaciuto, il genere "delitti della camera chiusa" è uno dei miei preferiti. Come te l'ho trovato parecchio angosciante. Non voglio spoilerare e neanche far capire il punto del libro, ma se a grandi linee te lo ricordi, hai presente il passaggio dove il personaggio di Vera Claythorne rientra nella casa? Ecco, per me quello è il punto più angosciante :rotfl:

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avevo bisogno di una veloce lettura da aereo e ho scelto di comprare "Il caso dei libri scomparsi". promette bene, ma dopo una ventina di pagine mi sto già scrivendo in testa una lettera di reclamo verso la casa editrice, chiedendo che il traduttore/ice venga licenziato in tronco.

 

stupida io che mi vado a comprare un libro inglese tradotto in italiano, invece che un libro di un autore italiano.

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E' inutile... Di che casa editrice è? So per certo che più sono grosse meno pagano, per cui i traduttori più seri non li prendono in considerazione.

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Credo che il problema sia inverso. Le case editrici pagano (poco) e a lungo termine (90 gg. se va bene)e quindi sono i traduttori a cercare altrove. Che poi quelli che si improvvisano traduttori si facciano andare bene queste modalità è un altro paio di maniche.

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Ten Little Indians

 

Un capolavoro. Una pagina che mi ha sempre parecchio incuriosito, e che naturalmente uno va a rileggersi

dopo aver appreso chi è l'assassino, finito di leggere il libro, è proprio quello riguardante la descrizione

dei pensieri e dei monologhi interiori dell'assassino stesso. Dame Agatha ha scelto infatti di descrivere i

pensieri dei vari dieci personaggi, e l'assassino dovrebbe, a rigor di logica, o non essere descritto nei suoi

monologhi interiori, oppure dame Agatha dovrebbe barare. Invece non bara, e se la cava in modo

raffinato e intelligente, in un modo tale, peraltro, che, leggendo quel piccolo pensiero, al lettore non

viene nessun sospetto.

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E' inutile... Di che casa editrice è? So per certo che più sono grosse meno pagano, per cui i traduttori più seri non li prendono in considerazione.

Tea. Non e' che mi aspetto che la casa editrice cambi politica per via del mio reclamo, comunque, e' ormai ho l'abitudine molto inglese di far sentire la mia voce nel caso qualcosa non mi soddisfi appieno. Le chance che cambi qualcosa sono minime, ma provare non costa niente.

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parole_alate

Finalmente, "Mrs Dalloway", di V. Woolf.

A volte faccio un po' fatica a stargli appresso (anche per via della traduzione antichissima che ho trovato, che contiene parole come "cosunque" o "strologare"), ma almeno sto capendo un po' meglio "Le ore" di Cunningham che avevo letto mesi fa.

[Consiglio: se volete leggere "Le ore", leggete prima "Mrs Dalloway"]

 

Uhm, ricordo distintamente che una delle prime versioni italiane (Medusa, 1947? poi comunque ripubblicata) di Mrs Dalloway conteneva un piccolo episodio di censura, piccolo ma fondamentale per comprendere alcune dinamiche tra i personaggi. Chi è il traduttore?

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Tea. Non e' che mi aspetto che la casa editrice cambi politica per via del mio reclamo, comunque, e' ormai ho l'abitudine molto inglese di far sentire la mia voce nel caso qualcosa non mi soddisfi appieno. Le chance che cambi qualcosa sono minime, ma provare non costa niente.

 

Non è una questione di cambiar politica la casa editrice, quanto il fatto che l'intera rete editoriale in Italia è marcia. Servirebbero riforme strutturali, ma non frega niente a nessuno.

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Nel senso che i libri costano molto ma tutti i "dipendenti" che lavorano nel campo sono pagati pochissimo... I traduttori in primis. In Italia i 3/4 delle pubblicazioni sono traduzioni, ma i traduttori italiani sono quelli pagati peggio in tutta Europa. Inoltre non c'è un albo di rifermiento o qualcosa di simile (è una questione controversa, a dire il vero, ma qui andiamo davvero troppo oltre), per cui è pieno di gente che si spaccia per traduttore proponendo tariffe vergognose del tipo 3 euro a cartella (penso si faccia meno fatica a elemosinare) ammazzando il mercato.

In più per risparmiare sui costi spesso si segano figure fondamentali come l'editor, che dovrebbe rivedere il ttuo, perché uno può essere un traduttore eccezionale ma lo strafalcione può scappare, specie se si lavora a ritmi serrati, o il correttore di bozze.

L'inglese è la lingua più bistrattata devo dire... In genere la prosa da lingue "minori" è tradotta molto meglio.

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Sto rileggendo (non ridete vi prego) cime tempestose.

Ancora non lo so perchè, tra tutti i libri ancora non iniziati che ho in camera... ma m'è venuta voglia di questo.

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Silver Reflex

La questione della traduzione libri è spinosa, io stesso da assiduo lettore di libri stranieri (di nostrano leggo poco e nulla) spesso ci sbatto il mio faccino contro...

Verbi senza senso, parole italianizzate che non vogliono dire nulla...

Non capita sempre ma è abbastanza frequente.

 

La cosa grave è che comprare i libri in lingua originale costa meno; essendo che le traduzioni in pratica siamo noi stessi a pagarle queste dovrebbero essere ottime

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per riagganciarmi all'ultimo commento di Silver Reflex ho scoperto la settimana scorsa che l'autrice de "I viaggi di Nina" (una serie, anzi due, di documentari sulle lesbiche) ci ha fatto un libro... stavo per comprarlo quando ho visto il prezzo... 17 euro!! ti credo che in Italia non legge nessuno!! io sono abituata a ben altri prezzi :/

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Secretwindow

l'assassino dovrebbe, a rigor di logica, o non essere descritto nei suoi

monologhi interiori, oppure dame Agatha dovrebbe barare. Invece non bara, e se la cava in modo

raffinato e intelligente, in un modo tale, peraltro, che, leggendo quel piccolo pensiero, al lettore non

viene nessun sospetto.

 

E' questo suo stile, che in parte ho trovato anche in "C'era una volta", che - a mio parere - la mette un gradino sopra ad altri egregi giallisti. Anche se si viene colti da un sospetto, le basta una frase che apparentemente sembra non essere determinante a far riconsiderare tutti i vari indizi.

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per riagganciarmi all'ultimo commento di Silver Reflex ho scoperto la settimana scorsa che l'autrice de "I viaggi di Nina" (una serie, anzi due, di documentari sulle lesbiche) ci ha fatto un libro... stavo per comprarlo quando ho visto il prezzo... 17 euro!! ti credo che in Italia non legge nessuno!! io sono abituata a ben altri prezzi :/

 

E' un circolo vizioso, poca gente legge ergo si tengono alti i prezzi. E considera che il libraio su una singola copia guadagna pochissimo. In più anche sui libri si pagano i diritti della Siae, che è una cosa assolutamente odiosa.

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parole_alate

per riagganciarmi all'ultimo commento di Silver Reflex ho scoperto la settimana scorsa che l'autrice de "I viaggi di Nina" (una serie, anzi due, di documentari sulle lesbiche) ci ha fatto un libro... stavo per comprarlo quando ho visto il prezzo... 17 euro!! ti credo che in Italia non legge nessuno!! io sono abituata a ben altri prezzi :/

 

Il discorso secondo me non andrebbe neanche fatto sul costo del libro, ma piuttosto sul fatto che libri insignificanti (quelli che uno magari occhieggerebbe volentieri sotto l'ombrellone, ma niente di più) vengono stampati in edizioni di lusso, facendo lievitare i costi. Posso anche pensare di spendere una cifra spaventosa per un Meridiano, ma lasciare venti euro all'ennesima edizione di un giallo Longanesi, no...

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Silver Reflex

E' un circolo vizioso, poca gente legge ergo si tengono alti i prezzi. E considera che il libraio su una singola copia guadagna pochissimo. In più anche sui libri si pagano i diritti della Siae, che è una cosa assolutamente odiosa.

 

Questo sarebbe antieconomia, di solito i prezzi sono alti quando c'è un grosso mercato, mentre li si abbassano per far aumentare le vendite.

Credo che il problema nostro sia un altro, insito probabilmente in cultura e consuetudini

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Questo sarebbe antieconomia, di solito i prezzi sono alti quando c'è un grosso mercato, mentre li si abbassano per far aumentare le vendite.

Credo che il problema nostro sia un altro, insito probabilmente in cultura e consuetudini

 

Dipende, Silver... se un mercato è di nicchia, abbassando i prezzi non si aumentano le vendite, al massimo si fanno felici gli acquirenti. La ditta rischia la chiusura però... Vedi ad esempio come funziona il mercato fumettistico, e non solo in Italia, ma un po' ovunque.

 

Ora, considerare il mercato editoriale "di nicchia" è un po' esagerato, mi rendo conto, però le statistiche dicono che effettivamente in Italia l'editoria si legge sui cosidetti "forti lettori", quelli che comprano e leggono consistenti quantità (la mia famiglia ad esempio), mentre sull'altro piatto della bilancia c'è gente che non compra neanche un libro all'anno. Sicuramente è un mercato anomalo rispetto a quello di altri paesi.

 

A questo punto invece una domanda per tutti: divido in un nuovo topic? Se finisce qui non vale la pena, se pensate di voler approfondire l'argomento serve spostare, qui siamo totalmente OT.

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