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Sono dovuto tornare indietro di tre pagine per ricordarmi qual era l'ultimo libro di cui avevo parlato.

 

Era "Tre millimetri al giorno", di Matheson, e rinnovo il consiglio di leggerlo.

 

Dopo averlo finito, mi sono dedicato a "Un gioco da bambini" di Ballard: dato che adoro Ballard, ma questa è oggettivamente la cosa peggiore che abbia scritto in vita sua, mi astengo da commenti.

 

Dopo di questo, ho letto "La campana di vetro" di Sylvia Plath: un'autobiografia non dichiarata, praticamente.

E, in quanto praticamete autobiografica, gran parte di ciò che vive la protagonista è stato vissuto in prima persona dall'autrice: potete facilmente imamginare, quindi, quanto vivida può essere la descrizione della depressione, del tentato suicidio, dell'elettroshock...

Procuratevelo.

 

Finito quello, ora sto leggendo "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" di Philip Dick, il libro da cui è tratto Blad Runner.

È vagamente tratto, dovrei direi: non colgo molti punti in comune a parte il nome del protagonista e la presenza di alcuni androidi.

Già il film non mi era piaciuto granché, ma più vado avanti col libro, più il mio giudizio sulla pellicola precipita.

Fate una cosa, compratevi il libro, sopratutto se avete già visto il film. Tanto per farvi un'idea di cosa volesse veramente Dick...

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Visto che andrò qualche giorno in montagna (come se non ci fossi già XD ) penso che mi porterò Train Man - Romanzo di Amore Collettivo. Lo avevo lasciato a metà perché ero in un periodo in cui tutte le storie di amori felici mi facevano tornare alla mente ricordi che volevo dimenticare XD

"Il mistero della coscienza", di John R. Searle.

 

Searle recensisce una serie di libri che trattano il problema della coscienza, e ne approfitta per tentare di far emergere la sua visione in proposito.

Confermo la mia preferenza per Dennett. Searle non mi convince in nulla, la sua prospettiva sulla coscienza sembra un continuo paradosso. Afferma che la coscienza è "causata" dal cervello e dalle sue funzioni, ma non "è" una funzione del cervello. Poi quando Dennett lo accusa, giustamente, di parlare di una coscienza che è "secreta dal cervello come una poltiglia", risponde tutto sdegnato. Ma è esattamente quello che stai dicendo! Inoltre, parla sì del mistero della coscienza, ma pare non avere in realtà la minima intenzione di risolvere questo mistero. Pare che ami piuttosto cercare di infrangere ogni possibile soluzione, sia essa dualistica o computazionale. Ha sempre qualcosa da ridire su tutto. Ma ciò è ovvio... una discussione sulla coscienza come cosa in sé è di per sé impossibile. Essa è soggettività pura e assoluta, e in questo suo aspetto particolare non c'è in effetti nulla da risolvere; della soggettività nulla si può dire, ma semmai tutto si può intuire. Se si vuole dirne bisogna necessariamente limitarsi a porre la questione non nei termini della nostra mente, ma nei termini dell'altra mente. Chi vuole che spieghi a Searle la ragione delle sue sensazioni se Searle stesso, che è l'unico in grado di provarle, non sa farlo? Bisogna rinunciare proprio alla soggettività qualitativa di Searle e usare un approccio in terza persona al problema. Che è esattamente ciò che fa Dennett, venendo così accusato da Searle di "negazionismo della coscienza". Ma dai! Se Searle nella sua ricerca non vuole rinunciare al "mistero", né alla soggettività assoluta che costituisce l'esperienza cosciente, è inutile che scriva libri sull'argomento. In effetti, la sua ricerca non arriva da nessuna parte né mai può arrivare da nessuna parte, il suo argomento della stanza cinese, se considerato valido, blocca qualsiasi tentativo di ricerca sulla coscienza. Si è castrato da solo.

6 Biblioteche. Molto insolito, ma affascinante a modo suo :sorriso:

Di cosa parla? E chi è l'autore/autrice? :smiley:

 

 

 

Ho finito anche "Accendimi di desiderio 2", che è ancora più piacevole del primo volume, le storie mi hanno presa e sono davvero ben scritte. Ieri sera ho iniziato l'"Elogio della bicicletta" di Ivan Illich.

In vista dell'uscita del quarto, e ultimo, libro del Ciclo dell'Eredità di Christopher Paolini, sto leggendo Brisingr, perché se dei primi due libri conservavo un ricordo chiaro e preciso, di questo libro non mi ricordo praticamente nulla.

Libro che avrebbe dovuto essere conclusivo, ma poi venne chiesto al giovane scrittore la stesura di un quarto libro, ed è innegabile che questo ne abbia risentito. La parte centrale è molto lenta, a tratti esasperante, ed il povero cavalliere dei draghi Eragon e la sua dragonessa Saphira restano incastrati negli intrighi politici dei nani e dei Varden.

Il finale però regge bene il confronto con gli altri, con rivelazioni importanti per il giovane ragazzo e per il destino del suo mondo, mentro infuria la guerra tra Impero e Ribelli.

Finito Train Man - Romanzo d'amore collettivo, diciamo che come storia non è particolarmente originale: un ragazzo aiuta sul treno una ragazza in difficoltà, lei lo ringrazia mandagli un regalo e lui allora vuole provare a conquistarla ma non è facile per lui essendo un otaku di Akihabara e quindi si fa dare dei consigli.

 

Non racconto tutto altrimenti se qualcuno lo vuole leggere gli rovino il libro.

 

Io cmq l'ho letto più che altro per come il libro è impostato. Il libro, una storia vera, non ha un autore poiché sono molti i partecipanti, il libro infatti è stato scritto prendendo da internet, il forum si chiama 2channel, i post di questo ragazzo e dei suoi amici otaku che lo aiutavano a conquistare la ragazza. E' come leggere un forum dove c'è lui che racconta e gli altri che lo aiutano, poi ci sono le faccine, i disegni fatti con il codice ASCII ecc ecc, è molto particolare. Solo i giapponese avrebbero potuto fare una cosa del genere :D

 

 

E' una raccolta di racconti di Zoran Zivkovic in cui il/la protagonista viene a contatto con una incredibile biblioteca magica, una per racconto. E' carino, leggero ed è un'ottima lettura estiva ;)

Sembra interessante, proverò ad informarmi. :smiley:

 

 

Se qualcuno di voi avrà la possibilità di leggere l'"Elogio della bicicletta" di Illich, lo faccia, perchè è un libro illuminante, decisamente attuale e avanguardista visto che fù scritto nel 1973. E' tipo il "1984" della filosofia.

Stasera inizio "A cosa servono gli amori infelici" di Gilberto Severini.

"Emozione e Coscienza", di Antonio Damasio.

Secondo libro della trilogia del neurologo sudamericano iniziata con "L'errore di Cartesio". Stavolta l'autore approfondisce il problema cui aveva solo accennato nel libro precedente, ovvero la sua teoria della coscienza.

Sembrano essere capisaldi di detta teoria:

1) L'importanza del senso del sé, e delle funzioni che distinguono l'io dal non-io per rendere possibile l'esperienza soggettiva

2) La distinzione fra vari livelli di esperienze soggettive ed emotive, corrispondenti a diversi livelli di consapevolezza

3) Il ruolo primario dell'emozione.

Sono ancora ai primi capitoli, vedrò come va a svilupparsi l'argomentazione più avanti.

"Emozione e Coscienza", di Antonio Damasio.

Secondo libro della trilogia del neurologo sudamericano iniziata con "L'errore di Cartesio". Stavolta l'autore approfondisce il problema cui aveva solo accennato nel libro precedente, ovvero la sua teoria della coscienza.

Sembrano essere capisaldi di detta teoria:

1) L'importanza del senso del sé, e delle funzioni che distinguono l'io dal non-io per rendere possibile l'esperienza soggettiva

2) La distinzione fra vari livelli di esperienze soggettive ed emotive, corrispondenti a diversi livelli di consapevolezza

3) Il ruolo primario dell'emozione.

Sono ancora ai primi capitoli, vedrò come va a svilupparsi l'argomentazione più avanti.

Sembra molto interessante. :smiley: Mi farebbe piacere sapere una tua opinione una volta finito il saggio.

Finito "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" di Dick.

Ribadisco ciò che ho scritto prima: se avete visto solo Blade Runner, vi consiglio di leggervi anche il libro, che è tutt'altra cosa.

Non è il meglio di Dick, ok, ma il film non ci si avvicina neanche lontanamente e si perde per strada le tematiche più importanti.

Bah.

 

Ora ho iniziato "La città e le stelle" di Arthur Clarke.

Non mi piace un granché il modo in cui scrive, troppo asettico, troppo descrittivo quando si tratta di concetti e poco quando si tratta delle personalità e senza un minimo di ricercatezza linguistica... e non è colpa del traduttore. Inoltre, come dire... c'è una certa sovrabbondanza di punti di sospensione... usati anche al posto delle parentesi... che rendono a tratti fastidiosa la lettura.

Per fortuna che la vicenda... perlomeno nei suoi tratti puramente "scientifici", come il funzionamento della città... è molto interessante.

Però, ecco: voi ci riuscireste a leggere serenamente un libro scritto così?

[Però i puntini di sospensione non so se siano di responsabilità di Clarke o del traduttore.]

Mi dava fastidio Saramago e la sua punteggiatura creativa, credo che anche i punti di sospensione a caso sarebbero irritanti, sì. Un mio amico mi ha regalato praticamente mezza bibliografia di Dick, tra cui il libro da te citato, prima o poi dovrò decidermi ad iniziarne qualcuno.

 

Al momento sto leggendo il Dizionario Filosofico di Voltaire e L'invenzione della cultura eterosessuale di Louis-Georges Tin. Ho scoperto quanto Voltaire considerasse l'omosessualità "contro natura" e l'ateismo come qualcosa che non può essere tollerato poiché ti rende senza morale. Cool!!!1!1

 

 

Finito sia "A cosa servono gli amori infelice" di Severini, che "Flirtare ai grandi magazzini" della Stein.

Il primo varrebbe la pena di essere letto anche solo per l'intenso e crudo dialogo tra il protagonista e Gianmaria a pagina 85/86. Verissimo e toccante. Una sorta di mazzata nei denti per il povero "allettato".

Il secondo è puro divertimento e sperimentazione linguistica. Era da tempo che non mi divertivo così nel leggere dei mini-racconti/saggi biografici. La Stein era un genio e da questo piccolo libricino emerge immediatamente la sua incredibile padronanza della lingua, la potenza linguistica e quanto sia sta innovativa, essenziale e necessaria per la letteratura. Come si suol dire: "nutrimento per il cervello", una che aveva qualcosa da dire.

 

Al momento sto leggendo "Picasso", sempre di Gertrude Stein e "La scomparsa dell'alfabeto" di Valeria Viganò.

prima o poi le dovrò leggere pure io :)

 

invece, come ogni estate, mi leggo una serie di libri su un qualche mondo immaginario (odio il termine fantasy che mi dà l'idea di qualcosa di pseudotolkeniano) questa volta è il turno delle cronache di narnia.

Io sto leggendo "L'ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafòn, c'è un po' di tutto; romanticismo, avventura e anche alcune pagine di terrore. Parla di un cimitero di libri dimenticati in cui sono raccolti tutti i libri che nessuna persona legge più. L'idea sembra un po' sciocca ma vi giuro che è molto bello ^^

andrew_vandek_86

In vista dell'uscita del quarto, e ultimo, libro del Ciclo dell'Eredità di Christopher Paolini, sto leggendo Brisingr, perché se dei primi due libri conservavo un ricordo chiaro e preciso, di questo libro non mi ricordo praticamente nulla.

Libro che avrebbe dovuto essere conclusivo, ma poi venne chiesto al giovane scrittore la stesura di un quarto libro, ed è innegabile che questo ne abbia risentito. La parte centrale è molto lenta, a tratti esasperante, ed il povero cavalliere dei draghi Eragon e la sua dragonessa Saphira restano incastrati negli intrighi politici dei nani e dei Varden.

Il finale però regge bene il confronto con gli altri, con rivelazioni importanti per il giovane ragazzo e per il destino del suo mondo, mentro infuria la guerra tra Impero e Ribelli.

 

Io ho intenzione di rileggere l'intera saga a breve, non vorrei perdermi dei riferimenti nell'ultimo libro del Ciclo a causa di una mia mancata rilettura ^_^

Io ho intenzione di rileggere l'intera saga a breve, non vorrei perdermi dei riferimenti nell'ultimo libro del Ciclo a causa di una mia mancata rilettura ^_^

 

 

Tranquillo, comunque all'inizio di ogni libro c'è la sinossi ai precedenti, dunque in caso potresti sempre rinfrescarti le idee con quella.

 

Comunque, essendo arrivato al tremendo buco nero che occupa gran parte di Brisingr, impedendomi di leggere più di qualche pagina prima di annoiarmi a morte, ho iniziato anche Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg. Un romanzo, che avrei dovuto leggere alle medie, ma che fin'ora non ho mai preso in mano, nel quale lo scrittore ricostruisce fedelmente, e anche grazie agli archivi dell'epoca, il processo tenutosi nei confronti di Domenico Scandella (detto Menocchio), accusato di eresia e processato in piena controriforma, dall'Inquisitore di Aquileia e Concordia. Fin'ora dai pochi capitoli che ho letto sembra interessante, anche se non di semplice luttera perché vengono spesso riportati brani degli atti del processo che erano stati scritti in volgare e che mescolano latinismi, friulanismi e cenni di dialetto veneto...

Ho appena finito di rileggere La peste, di Albert Camus.

 

Lo avevo letto molti anni fa e ne avevo un ricordo ormai vaghissimo.

È senza dubbio, almeno per me, il più bel romanzo di Camus, che del resto ci ha lavorato

per anni. Come dice il titolo, tratta della peste che, dopo minimi e rapidi segni premonitori,

si abbatte sulla cittadina di Orano, in Algeria. La burocrazia, le autorità, all'inizio negano

che si tratti proprio di peste ma poi debbono arrendersi all'evidenza e la città viene isolata, chiusa

in se stessa; non vi si può più entrare né se ne può uscire: anche raggiungere il mare, alle porte

della città, sarà impossibile per tutti i lunghi mesi in cui la peste mieterà le sue vittime.

 

In questo ambiente chiuso, immobile, si assiste a una intensificazione dell'esistenza: sia

per chi lavora e si impegna contro la peste (come il medico, l'indimenticabile figura di Bernard

Rieux, e tutti i suoi amici e sodali che collaborano e si danno in vario modo da fare con lui) sia

per chi non accetta questa situazione, e vuole fuggire da Orano, come il giornalista capitato

per caso nella città, e che vi si trova assurdamente prigioniero, il quale poi sceglierà anche lui

di impegnarsi nella lotta contro l'avanzare del male al fianco di Rieux.

 

È un romanzo molto maschile, pieno di uomini: il tema della maschilità è molto forte in

Camus. Indimenticabile la scena del bagno notturno di Rieux e del suo amico,

pochi giorni prima della fine dell'epidemia, quando, non potendone più, varcano i controlli

e raggiungono il vicino mare. Il dispiegarsi della storia è punteggiato dai capisaldi della

filosofia dell'assurdo che Camus andava elaborando, alla quale La peste dà peraltro una risposta

positiva, impegnata, anche se del tutto antieroica, e in questo sta il suo fascino.

 

Romanzo bello, importante, denso, che consiglio a tutti coloro che ancora non l'abbiano letto.

Finito "Picasso" della Stein, che è semplicemente meraviglioso, attuale come non mai sulle riflessioni che fa sul modi della "gente" di: comprendere, vivere e accettare i cambiamenti, sulla società e la guerra. Ci sono diverse analogie con il periodo che stiamo vivendo ora. E' un godimento per la mente. Per me la Stein rimane un punto di riferimento.

Poco fa ho finito anche "La scomparsa dell'alfabeto" della Viganò, che mi ha presa solo in parte. La scrittura m'è piaciuta a tratti. Brava nelle parti descrittive, ma a volte è appunto troppo descrittiva. Rischia di perdersi. Molto brava invece nel creare suspance e nell'accrescere l'attesa, ma dopo un pò viene il dubbio che non sia solo un modo per riempire pagine e aumentare il numero dei fogli scritti per dare più corposità al volume. L'incipit del libro non m'è piaciuto e il finale rimane un pò in sospeso, quasi deludente. Dopo 250 pagine, non ho capito dove voleva andare a parare.

 

A parte questo, sono già pronti sulla mia scrivania "Pasto nudo" di Burroughs e "La metà di tutto" della Nirigua.

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