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Credete in Dio?


sexfeet

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Yrian non mi metto a quotare le varie parti della tua ultima risposta perchè in sostanza sono gli stessi miei pensieri concretizzatisi su "carta"... :salut:

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ForbiddenLove

io credo in Dio, sono cattolico non praticante... ma ho perso fiducia nella Chiesa, specie da quando Ratzinger è papa, che vede gli omosessuali come appestati da riportare sulla retta via o da compatire... peccato!!! Vi consiglio di leggere il libro "In nome dell'amore" di Melissa P. E' una lettera aperta al Cardinale Ruini in cui questa ragazza parla della sua posizione riguardo diverse chiusure mentali della Chiesa Cattolica odierna, senza dimenticare noi gay... :salut:

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Credo all'idea che si dovrebbe avere di un "dio", la divina provvidenza! :)Rispetto molto comunque, chi sente bisogno di credere nella chiesa e nella sua catechesi.

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Guest Raindrops88

Per dirla in un certo modo, tendo a dare un'altra risposta alle domande, e qui mi sovviene la guida agli autostoppisti galattici, quando chiedono al computer "deep thought" di dare una risposta alla domanda sulla vita, l'universo e tutto. La risposta è 42, che per me, è una delle cose più splendide da dire :De anche più divertenti :rotfl: :rotfl:

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  • 2 weeks later...

@Raindrops88: 42 aspettando il grande Zarquon.Credere in Dio? Preferisco credere in me stesso e nelle mie forze. Dio se esistesse sarebbe solo una seccatura in più.

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NorwegianWood

Eheh, suppongo che, se esistesse, Dio di seccature ne avrebbe ben di più. :PComunque credere in sé stessi e nelle proprie forze è fondamentale. Non esclude necessariamente credere anche in una forza superiore, ma nemmeno - appunto - lo prevede. Le due cose, insomma, non mi paiono né in relazione né in contrasto. Del resto c'è anche il detto "Aiùtati, che Dio t'aiuta". :sisi: Penso, però, che un Dio a uso e consumo dell'uomo, un Dio cioè che serva soprattutto a esaudire preghiere/capricci/desideri, sia un po' troppo antropocentrico e francamente anche un po' inutile... sarà pure rimasto disoccupato per qualche miliardo di anni prima che comparisse il suo capolavoro: l'Homo sapiens. No, una forza superiore - se è tale - credo debba prescindere dall'uomo e debba essere, invece, universale. Che è poi la mia visione di "Dio" o meglio "Dea" o meglio "Abraxas".

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Guest Greynbow
"Abraxas"
Perdonami, ma non è uno dei nomi del demonio? :eek:Credo che anche una "forza superiore" sia un concetto che risponde ad un'esigenza profondamente umana, non meno di quella di conforto delle preghiere. Se vuoi, Dio può anche esistere. Nessuno ti smentirà. Anche la fede è una questione di creatività, forse.Io personalmente ho smesso di credere per una mia esigenza psicologica, a cui poi ho trovato ragioni metafisiche e morali, ma se uno vive come se Dio esistesse, in pratica lo fa esistere, credo
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Comunque credere in sé stessi e nelle proprie forze è fondamentale. Non esclude necessariamente credere anche in una forza superiore, ma nemmeno - appunto - lo prevede. Le due cose, insomma, non mi paiono né in relazione né in contrasto.
Beh un conto è vivere la vita in funzione di Dio e quindi per entrare nelle sue grazie sottomettersi alla "sua volontà", un altro conto è vivere la vita per sé stessi facendo conto sulle proprie forze e conquistandosi la vita terrena." it's better to reign in hell, than serve in heaven" ( the paradise lost, Milton)
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NorwegianWood

Giusto. Grazie per la precisazione, Andrea. Anche perché, se la metti così, mi trovi pienamente d'accordo (oltre a citare il mio verso preferito, seppure inflazionato, del Paradise Lost). :sisi:OTComunque no. Abraxas non è un nome del Demonio. È il nome del Demiurgo creatore del Noûs (la Mente). C'è una bella differenza... E poi, a ben guardare, non è che il Demonio abbia così tanti nomi. È un'idea diffusa, lo so, ma dando un'occhiata alle gerarchie infernali (come nell'ottimo Livre rouge di Dourcet-Valmore) si comprende che Satana e Lucifero, ad esempio, non sono la stessa entità.Fine OT

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Vorrei dire anche io la mia... Io credo in Dio, sento che esiste grazie a ciò che chiamiamo fede. Sono anche cresciuto in un ambiente cattolico, intendo genitori parenti ecc anche se mi sono distaccato un po' dalla Chiesa, non per i soliti motivi con cui si accusa la Chiesa, in realtà non conosco neanche io i motivi.... Tuttavia credo molto nel messaggio cristiano, mi ci ritrovo, ed in generale mi ritrovo con la morale cattolica che in fondo influenza ognuno di noi. Capita che alcune volte che anche io rimanga perplesso e confuso nei riguardi della Chiesa... ed è su questo che rifletto, ma di certo non la condanno...... diciamo che sono in riflessione ma mi trovo in accordo con la gran parte delle messaggio cristiano, quell di Gesù, è per questo che credo in Dio.....

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sarebbe interessante vedere le risposte alla stessa domanda in un ipotetico forum di paesi di altra fede religiosa.Sicuramente le risposte sarebbero le stesse, cambierebbero i nomi dei personaggi (Budda, Maometto o Shiva al posto di gesu).Per fortuna il secolarismo (e il sincretismo culturale e religioso) tendera' a staccare fede sentita da organizzazioni che gestiscono la fede.

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non credo in dio, nè in un satana.... nè negli amici.... nè nelle persone che mi circondano... credo solo in me, l'unica persona che conosco e di cui sono certa dell'esistenza!

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Povero Rigoletto, quanto poco dimostri di sapere di religione... In nessuno dei "personaggi" che citi (Buddha, Maometto, Shiva) i rispettivi "fedeli" hanno una fede dello stesso tipo di quella che hanno i Cristiani o gli Ebrei nel loro Dio.

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NorwegianWood

Citando una delle poche cose decenti di Constantine: «Non credi nel Diavolo? Peccato, perché lui crede in te.» :sisi:

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Povero Rigoletto, quanto poco dimostri di sapere di religione... In nessuno dei "personaggi" che citi (Buddha, Maometto, Shiva) i rispettivi "fedeli" hanno una fede dello stesso tipo di quella che hanno i Cristiani o gli Ebrei nel loro Dio.
Quoto pienamente. Il Buddhismo, tanto per fare un esempio, non crede nemmeno in un dio creatore. Il Buddha non è adorato, è solo venerato come un uomo che, grazie al suo personale cammino, ha scoperto il modo per vincere il dolore esistenziale. Il Buddhismo insegna tecniche meditative che aiutano l'uomo a vedere i meccanismo interiori, quelli che agiscono nella mente, del dolore esistenziale e del male di vivere, affinché possa liberarsi dal dolore esistenziale( il male di viere, come lo chiamiamo in Occidente). Curioso il fatto che, laddove nel Cristianesimo spesso si invita ad una fede cieca in un dio creatore, nel Buddhismo non si parla di un dio o di uno spirito supremo, perché secondo il Buddha ciò sarebbe una questione di fede, avulsa dalla riflessione( il Budsdhismo non nasce da una rivelazione divina, ma da una lunga riflessione personale) e non serve all'uomo per raggiungere la quiete dello spirito qui ed ora. Il Nirvana non è, come sostengono molti occidentali poco ferrati in materia, una sorta di Paradiso ultraterreno. E' semplicemente un modo di essere della mente libera dal dolore esistenziale che sfibra lo spirito dell'uomo. E' un modo di essere qui e ora della mente, non una speranza di vita futura. Infatti il Nirvana, al contrario del paradiso cristiano, si ottiene in questa vita, e non assicura affatto una vita eterna altrove, perché esso porterebbe alla fine del ciclo delle reincarnazioni e alla scomparsa dell'entità della persona. Nel Buddhismo non si parla di un'anima immortale. Non c'è un anima che si reincarna. C'è solo un insime di causa ed effetto che determina le reincarnazioni e che passa di vita in vita, senza essere un'anima immortale. Raggiunta la pace dello mente qui ed ora, questo insieme di causa ed effetto viene meno con la morte fisica e non si ha più rinascita. Semplicemente non si è più. I buddhisti non parlano mai di anima, ma paragonano la reincarnazione all'accensione di una candela con un'altra. La fiamma che si genera nella candela che viene accessa non è più la fiamma della candela precedente, che non esiste più così come noi la conosciamo. Il Buddhismo nega l'esistenza di un'anima immortale. Si parla di un insieme di istanti di mente che si succedono continuamente di vita in vita, senza essere un'anima. Se poi rigoletto ha da ridire su questa affermazione, gli consiglierò una serie di letture, che gli farebbero bene.  :) Il Buddhismo si rivolge all'uomo, senza parlare di Dio o di un Buddha da adorare. "Se incontri il Buddha per strada, uccidilo" è un tipico detto buddhista, che invita ad abbandonare i dogmi per riscoprire dentro di sé la verità, vale a dire la conoscenza dei meccanismi che generano in noi il dolore esistenziale e il modo per vincerli. Ecco perché la Chiesa accusa da sempre i buddhisti di ateismo. In effetti, se si prende il termine nella sua accezione originale, il Buddhismo è una religione senza dei da venerare. Le preghire(se così si possono chiamare) sono solo rivolte a se stessi, e servono a sviluppare l'autoconoscenza, non sono suppliche al Buddha(che chiese di non essere adorato) o a Dio.  Si prega parlando a se stessi per potersi esplorare a fondo.
Sicuramente le risposte sarebbero le stesse, cambierebbero i nomi dei personaggi (Budda, Maometto o Shiva al posto di gesu
Anche nell'Induismo, sebbene si parli di Dio, si precisa che l'uomo può solo autosalvarsi. La reincarnazione, in fondo, è una forma di autosalvezza:l'anima(che nel Buddhismo  non esite) si reincarna per autoperfezionarsi, senza l'intervento di Dio. Il Dio poliedrico degli indù può al massimo manifestarsi sotto fortma di dei e dee che insegnano all'uomo le vie per perfezionarsi(yoga, meditazione...), ma poi sta agli uomini raggiungerla da soli. Non ti sembra che il Cristianesimo dia risposte diverse? Il Cristianesimo stabilisce chiaramente che pretendere di raggiungere la salvezza da soli è una bestemmia contro Dio; ecco perché molti pensatori cristiani attaccano l'Oriente, regione del mondo dove poco importa se Dio esista o meno, tanto l'uomo può essere perfetto anche senza di Lui. Vatti a leggere i commenti di Ratzinger e di Giovanii Paolo II, poi vieni a dirmi che le risposte sono le stesse... :sisi:
fede sentita da organizzazioni che gestiscono la fede.
Nelle religioni orientali non esite una gerarchia clericale che stablisca cosa è giusto credere. Ecco perché sono state interpretate in modi diversissimi e si presnetano sotto tante forme diverse anche su loiano dottrinale, tantoché molti studiosi suggeriscono di parlare di Buddhismi più che di Buddhismo. Mi sono sempre chiesto perché le persone parlino senza essere veramente informate...sarà che la loro lingua si muove troppo in fretta e non riescono a  fermarla?Ti consiglio, caro Rigoletto, il libro "Cos'è il Buddhismo" di Donald Lopez, dove si parla anche della questione controversa dell'anima nel Buddhismo; almeno saprai argomentare in modo decente quello scrivi, senza fare certe affermazioni ballerine basate sul nulla. Tra l'altro, anche tra le religioni  monoteiste c'è una certa differenza nel rapporto che i loro fedeli hanno con Dio.  Se passassi più tempo ad informarti invece che a sputare veleno sui forum, forse ci arriveresti. Acnora non sono riuscito a leggere un tuo post in cui non spari a zero su tutto e su tutti, spesso senza conoscere a fondo l'argomento trattato.  ;)
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.°o0-JaMiE-0o°.
non credo  in dio, nè in un satana.... nè negli amici.... nè nelle persone che mi circondano... credo solo in me, l'unica persona che conosco e di cui sono certa dell'esistenza!
Montata la ragazza :)Ma neanche io ci credo. Gia è tanto che credo in me,figuriamoci in qualcosa in dubbio.
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Citando una delle poche cose decenti di Constantine: «Non credi nel Diavolo? Peccato, perché lui crede in te.» :sisi:
Non a caso si tratta di un fumetto/film di fantasia. Ammesso che tutte le religioni fossero vere ci sarebbe un'inflazione di divinità e di aldilà. Per l'appunto la religione cristiano-cattolica è arrivata a noi non perché fosse quella "più" vera, ma semplicemente quella più diffusa... meditate su questo. Una religione per misurare il suo potere non conta la sua verità [di per sé indimostrabile], ma il numero di fedeli e i posti in cui è stata diffusa. Riprendendo le parole di Rigoletto, sarebbe interessante se al posto di esser stati educati da preti cattolici fossimo stati educati da imam o monaci buddisti ... Non a caso la religione non è quasi mai una scelta, ma un'imposizione o peggio un fattore sociale-ambientale del luogo in cui si nasce e per cui la non appartenenza pregiudica il riconoscimento presso la comunità.
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NorwegianWood

Andrea, sulle tue ultime considerazioni non mi trovo d'accordo - ma ognuno, giustamente, ha le sue idee. :sisi: Ci terrei giusto a far notare che il topic riguarda il credere in Dio e non il credere nel Dio cattolico, perciò il tema è più ampio e, se vogliamo, sfuggente. Più ampio perché universale; sfuggente perché non radicato in un determinato contesto, bensì nell'animo di ciascuno di noi. E ciascuno, appunto, è un universo a sé per quanto in relazione con altri universi dato che «nessun uomo è un 'isola».Quanto all'ipotesi per assurdo sull'esistenza di ogni aldilà e divinità, potrei partire da due presupposti diversi per proporre un modello in cui essa è possibile (mentre tu, mi par di capire, sei categorico nell'affermare che non lo è).Ipotesi numero 1: La descrizione di divinità e aldilà dipende strettamente dal contesto storico-geografico, è insomma un fenomeno dalla forte caratterizzazione locale. Dunque potrebbe darsi che una stessa divinità si sia rivelata in modo diverso a diverse popolazioni, così da essere accettata e venerata senza essere troppo in contrasto con le credenze in vigore - l'adorazione, del resto, è il nutrimento di un dio. Per le rivoluzioni culturali c'è sempre tempo, stando ai tempi dell'uomo, e un messia è sufficiente per innescare un lungo, travagliato e graduale cambiamento. Che poi, qui sì, si tratti di Gesù, Maometto o Buddha, conta poco perché la caratterizzazione locale in ogni caso resta. Non c'è dunque da stupirsi se ogni popolo ha una sua visione di Dio, dell'Aldilà e via dicendo: è l'Uno che si fa Molteplice e replica sé stesso a uso e consumo dell'uomo che non può capirlo.Ipotesi numero 2Esistono effettivamente più dei e aldilà, in un numero inimmaginabile. Ciò parrebbe essere in contrasto con le leggi della fisica. Tuttavia, un dio e un aldilà - come tali - non si collocano nel nostro mondo ma in un luogo al di fuori del tempo e dello spazio o, meglio, in un luogo dove tempo e spazio sono molto diversi rispetto a ciò che percepiamo noi creature a tre dimensioni. Un luogo, ad esempio, dove passato presente e futuro coincidono, dove il tempo non scorre, dove ogni punto occupa lo stesso spazio di tutti gli altri, dove la fisica segue leggi sostanzialmente diverse date le condizioni estreme della materia per massa, spazio e tempo. Qualcuno, a questo punto, potrebbe anche tirar fuori i concetti di onnipresenza, onnipotenza e onniscienza ma non andiamo troppo oltre.In effetti esiste anche un'ipotesi numero tre, riassumibile con "Non esistono alcun Dio e alcun aldilà". Ognuno si dà il dio e l'aldilà che vuole. Ma è una su tre e non è detto che sia quella reale.Rispondo poi a ciò che dici sulla religione che "non è quasi mai una scelta". Ciò, culturalmente, è vero; ma qui, ripeto, non si parla di abbracciare una religione rispetto a un'altra, ma di credere in un qualunque Dio, anche personale, aderendo così a un'idea di sacro. E il senso del sacro non è un'imposizione, è qualcosa che si annida dentro di noi: o l'abbiamo o non l'abbiamo, e chi non c'è l'ha non se lo può dare.

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Povero Rigoletto, quanto poco dimostri di sapere di religione... In nessuno dei "personaggi" che citi (Buddha, Maometto, Shiva) i rispettivi "fedeli" hanno una fede dello stesso tipo di quella che hanno i Cristiani o gli Ebrei nel loro Dio.
magari qualcosa so pure io, almeno per quella che devo subire dalla religione in questo paese.Quello che intendevo dire, è che le risposte in altri contesti e altre divinità sarebbero sostanzialmente le stesse.Vorrei chiedere se secondo voi il grosso dei credenti ha conoscenze profonde in materia teologica (cosa che per altro qualcuno ha già affrontato) ma finirei OT.
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@NorvegianWood: Beh hai proprio ragione sono un tantino andato off-topic ... questi topic a sfondo religioso sembrano tutti uguali, invece c'è quella sfumatura che lo rende diverso dall'altro. Se per un attimo escludessimo la realtà e prescindessimo da essa, potremmo farne di speculazioni più o meno fantasiose come quelle che tu hai proposto, l'unica con senso è la tua ipotesi 3. (toh il numero perfetto XD come la trinità xD)Quando ero piccolo, babbo e mamma mi dissero che babbo natale mi avrebbe portato dei doni per natale qualora fossi stato buono e carbone nel caso contrario. A domande incalzanti "Ma se babbo natale è uno come può fare il giro della terra?" loro mi rispondevano con altrettante trovate "si muove con velocità pari a quella della luce", " ha degli aiutanti .... ". State tranquilli che i bambini sono anche più svegli di molti adulti... Insomma credo che sia riconosciuto che Babbo Natale non esiste [non devo mettere lo spoiler vero?], perché allora gli adulti si sforzavano di giustificare l'esistenza di babbonatale ai bambini? Perché non può semplicemente essere più pacifico ammettere la non esistenza di dio piuttosto che cercare di giustificarla a tutti i costi facendo spesse volte delle iperboli e/o voli pindarici?

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NorwegianWood

Mah, forse perché qualche adulto (qualche?) a un dio ci crede davvero. Se crede a Babbo Natale... beh, problemi suoi!Azz... ho dimenticato lo spoiler. :sisi:

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Leggendo i post che precedono, in particolare quello di Jessy, interessante e bene informato, mi sentivo ricondotto alla domanda iniziale del topic: «credete...?». Una domanda che per essere davvero còlta richiede che ci si concentri sul verbo e si ometta qualunque suo complemento.Sono giuste e pertinenti tutte le differenziazioni che Jessy mette in luce, ma si ritorna sempre alla stessa questione: «credere». Eppure sembra che proprio questo fatto primario sfugga. Intendo dire:«Credere»:- che ci sia qualcosa in cui credere, piuttosto che niente- che sia «importante», cioè da valorizzarsi, il fatto di credere- che si possa raggiungere il Nirvana qui in terra (bizzarra credenza) piuttosto che nell'al di là - per non parlare poi dei fantastici miti che ogni religione, ogni tecnica di salvazione, ogni dottrina introspettiva o di fede ingenuamente fabbrica: reincarnazione, resurrezione, altro ancora.E' interessante vedere come una nota comune tra cristianesimo e buddhismo malgrado tutto ci sia: il problema è vincere «le mal de vivre», insomma il dolore (anche nel cristianesimo il Divino sceglie di manifestarsi nel dolore: la vicenda di Gesù Cristo). E quindi bisogna «credere» che sia possibile vincere il dolore dell'esistenza, la sofferenza, il male (altra bizzarrissima credenza). Anche le grandi filosofie ellenistiche, Epicureismo e Stoicismo in primis, sono dominate da questo imperativo, che poi passa alle morali del Sé, alle tecniche e riflessioni ascetiche, introspettive.L'ossessione del «credere»: credo in Dio, non credo in Dio, credo che gli dei vivono negli intermundia e non si occupano delle vicende umane, credo al ciclo delle reincarnazioni, credo che ci sono delle verità da scoprire dentro di me. Ma il tratto saliente della contemporaneità a me sembra l'incapacità per molti di noi di entrare in una qualunque di queste «credenze».

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riferendomi alla tua ultima frase ... credo che non ci siano piu' le credenze di una volta ... grandi e spaziose da contenerci :asd:scusatemi ma è stato più forte di me... comunque con Dio non si cura certo il male di vivere... anzi alle volte qualcuno teorizza il dolore come unica via per dio... e in più l'epicureismo non è certo una religione, ma un modo di vita proprio atto ad evitare dio e ricercare il piacere ovvero il tetrafarmaco.

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ok comunque dio come bibbia o chiesa secondo me non esiste..un uomo che tutto solo riesce a costruire il mondo in 7 giorni e ha fatto tutte le cose che la chiesa ci inculca da secoli non ci posso credere..l'uomo non riesce da solo a cambiare una lampadina figuarati il mondo..no l'idea della chiesa è sbagliata..dio come presenza per trovare la forza ancora ancora ci posso credere..

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no l'idea della chiesa è sbagliata..dio come presenza per trovare la forza ancora ancora ci posso credere..
Se si deve cercare Dio solo per "trovare la forza", allora è meglio non cercarLo per niente. Sa di egoismo. Supponendo che Dio esista e che si curi dell'uomo, sarebbe naturale per l'uomo cercarlo per poter essere completo, non per avere un dio da invocare solo in caso di bisogno. A questo punto, sarebbe meglio non rivolgersi a lui per niente...
dio è una cosa alla quale una persona di aggrappa quando si sente sola
Non sempre vero. Per fortuna c'è gente coerente con le proprie idee, che se dice di credere in Dio non lo fa solo nel momento del bisogno. Se si deve credere per avere un dio bianco e puro che scacci magicamente ogni situazione problematica, meglio non credere...almeno si evita questo atteggiamento egoistico ed egocentrico. Io non credo nel concetto biblico di un dio padre creatore, perché la spiegazione biblica sull'esistenza del male e del dolore nel mondo non mi ha mai convinto. Mi risulta difficile credere che la sofferenza di un bambino africano malato di AIDS sia legata al progetto "giusto" di un dio creatore. Bella teoria, ma secondo me non regge all'evidenza dei fatti. Se dopo la morte dovessi incontrare questo ipotetico padre del mondo, credo che io e lui dovremmo fare un lungo discorsetto sulla sua "giusta" Provvidenza. Tuttavia, se credessi, eviterei di rivolgermi a lui solo nel momento del bisogno. O si crede coerentemente con le proprie idee, o non si crede per niente. Possibile che noi uomini moderni siamo così pigri che, anche quando abbiamo fede, ci affatica troppo rivolgerci a Dio al di fuori delle situazioni di bisogno? Un dio usa e getta, che riflette il modo in cui siamo abituati a trattare gli altri. In fondo, rispetto ad alcuni anni fa siamo tutti sempre più chiusi, asociali ed egoisti... sempre pronti ad approfittare dell'altro...o dell'Altro. :cry:
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Io vorrei rivolgere una domanda a tutti, e che credo correlata al topic:«a che cosa non crediamo (più) quando sentiamo il bisogno di credere in Dio?»La domanda è seria e merita una introspezione sincera anche da parte dei credenti.Certo, con questa domanda non mi rivolgo tanto a coloro che sono nati nella fede, che da sempre credono, o che hanno una fede inconcussa, e questo per motivi che sono intuibili. Mi riferisco soprattutto a coloro che abitano le zone della razionalità, oppure della perplessità, o dell'inclinazione che non diventa fede, o a quelli che hanno creduto e poi smesso di credere (ovvero il contrario), e in generale a quanti, credendo o non credendo, fanno oggetto di un esame critico questo «credere», come qualunque altra opzione, scelta, dimensione psicologica.

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NorwegianWood

Come spunto direi che è interessante, non è off topic e credo ci penserò un po' su. :cry: Però stiamo attenti a non partire da un presupposto assoluto che, invece, vale per alcuni e altri no: che la presenza di Dio colmi un'assenza di altro tipo. Un punto su cui già Isher, giustamente, ha messo il dito. ;)

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Isher, quando una persona arriva a credere in Dio è perchè si è stancata di cercare risposte che non è riuscita a trovare.La questione è che la religione aiuta davvero chi non ha più la forza di combattere l'incognita rappresentata dall'universo, non a caso, la maggior perte delle persone anziane credono fortemente in dio, impaurite dall'idea di non trovare un "posto dopo la morte".

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Isher, quando una persona arriva a credere in Dio è perchè si è stancata di cercare risposte che non è riuscita a trovare.
Trafalgar, io invece avanzavo la supposizione che quando «si arriva a credere in Dio», o si è tentati di credere, o si vorrebbe credere, (non mi riferisco quindi a chi ha una fede sibcera e assoluta magari fin da bambino), è perché si è aperta un'enorme falla da qualche parte, ed emergono paure, ansie, debolezze mai superate o nuove.Oppure perché si è rinunciato o ci si appresta a rinunciare a qualche cosa, interiormente. Non dico che sia sempre e solo per questa ragione, questo no: ma è un'eventualità che va considerata per capire che cosa sta succedendo dentro di te e che cosa stai perdendo, o hai perduto.
La questione è che la religione aiuta davvero chi non ha più la forza di combattere l'incognita rappresentata dall'universo, non a caso, la maggior perte delle persone anziane credono fortemente in dio, impaurite dall'idea di non trovare un "posto dopo la morte".
Ci sono molte persone anziane, credenti, che hanno paura della morte. Il problema è che nulla può consolare della perdita della vita, se si ama la vita, e la più bella favola religiosa non ha mai, secondo me, consolato nessuno: è l'esercizio della rinuncia al vivere che prepara il credente a morire serenamente, non la prospettiva del Paradiso o della Luce Eterna. Questo, andando all'osso, e parlando (crederei) proprio delle persone anziane.
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