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Ritorno a Long Beach


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Ritorno a Long Beach
Spoiler

Devo subito premettere che questo non è un romanzo autobiografico  quindi non ci sono riferimenti a persone veramente esistite ... ovviamente non lo dico per l'improbabile soldato americano che legge sta roba e si riconosce in qualche personaggio. Scrivendo in soggettiva è facile che si prendano per reali dei fatti inventati. Poi è normale che comunque parlo di esperienze mie, ma nella stessa misura in cui ci finirebbero in un qualsiasi romanzo di fantasia.

Ho trovato liberatorio tornare a scrivere a ruota libera su qualcosa di cui sentivo l'esigenza di raccontare.  Chi sta leggendo Apologia di un Momento, si accorgerà che il protagonista è lo stesso e in fatti, cronologicamente questa storia inizia dove finirà quell'altra. Scrivere questa storia mi serve anche per capire dove sto andando con quell'altra.

Qui non adopero robe stravaganti tipo la letteratura entropica. Voglio scrivere di getto e senza neanche rileggere troppe volte ... 

La Struttura è influenzata dalle serie televisive che mi sono sparato a go go mentre scrivevo in una camera d'albergo, quindi i capitoli sono in realtà degli episodi e i pacchetti che li conterranno nei post corrispondo alle stagioni --> Sono scemo, lo so --> Qui ci sono i primi 4 episodi + l'antefatto.

Scrivo con molta facilità e quindi suppongo che questo primo racconto della serie dovrebbe concludersi entro il 2018. 

NB: Per chi non lo sapesse, scrivo senza filtri e censure, quindi non è roba per damigelle col pelo sullo stomaco.  

Frankenstorm

 

President Obama ---> This is gonna be a big and powerful storm.

La vita è strana e a volte prende le sembianze metaforiche di una tempesta come questa ---> Frankenstorm ---> così chiamavano Sandy, quando era ancora sui Caraibi e continuava a cambiare forma da tempesta tropicale a uragano, dal mare verso la terra ferma, seguendo traiettorie anticonvenzionali ... dirigendosi sempre più a nord in un continuo divenire, per spingersi su, su, fino a raggiungere il Canada, trasformandosi in un ciclone tropicale gelido. »Superstorm Sandy« qualcosa di mai visto prima ---> se fossimo stati nell'era classica, qualche poeta ne avrebbe tratto dei versi ispirati alla mitologica ---> l’ira di qualche dea venuta a vendicarsi di questa lingua di sabbia artificiale che mostra il petto all'Atlantico ---> Long Beach Island (NY) <---

Billy Crystal ---> A massive storm of most one thousand miles wide with a destructive power of a atomic bomb.

Negli stand scorrono i video di quei giorni nefasti ---> La prima volta che ho visto Long Beach Island era anche la prima volta che vedevo gli Stati Uniti d’America. Gli anni novanta del ventesimo secolo stavano per cominciare ed io non avevo ancora compiuto venti anni. L’aereo doveva atterrare al JFK ma fece una lenta virata ---> Detesto i voli civili, specie quelli intercontinentali, la pressurizzazione scombussola il mio sistema enterico e volevo scendere il più presto possibile da quella supposta con le ali. Invece ci fu quell'ulteriore virata ... fu allora che sorvolammo la costa e vidi questa specie di atollo sabbioso affiorare dall'oceano ... se non fosse stato visibile anche il reticolo di strade che s’intersecavano simmetricamente, dall'alto poteva essere scambiato per un banale arenile,  ... aveva qualcosa di familiare ... forse erano quei frangiflutti posti sulla  costa che mi ricordavano le spiagge del litorale romano. Non ebbi molto tempo per starci a pensare perché la sorvolammo solo un paio di volte e trattenevo i crampi dell’ennesimo attacco di colite ...

»How did hurricane Sandy turn in an superstorm of epic proportion«

Ora eccomi qua ... oramai quarantenne ... vestito di tutto punto ad ascoltare Billy Crystal in una serata di ringraziamento per quanti si sono spesi nella ricostruzione di Long Beach ---> Io ho fatto davvero poco, mi sono limitato a rispondere via WEB alla richiesta di aiuto ... si è data da fare Lola, la mia cara amica trans che tempo addietro aveva trasformato la sua parruccherìa in un’agenzia di viaggi. Le proposi la vantaggiosa offerta turistica di vedere New York standosene su una spiaggia, che ricorda le nostre cittadine sul litorale romano con tanto di pizzerie e ristoranti italiani. Poi c’è arrivato questo invito e non volevo tornare ... avevo paura del passato ---> I ricordi belli sono quelli che fanno più male.

Ep.1 (Reminiscenze)

Avrò avuto una decina di anni la prima volta che ho incontrato il Generale ---> Mi fece da padrino per l’ingresso in una sorta di comunità religiosa. Io non me lo ricordo neanche quel giorno, ma da allora il Generale vegliò sempre su di me come un Papà Gambalunga ---> La volontà di Dio lo pose sulla mia strada, senza dargli la possibilità di sottrarsi a quello che alla fine considerò un vero e proprio mandato divino ... del resto, il Generale era uno di quei soldati convinti che sia il padreterno a spedirli in battaglia.  

Mi adottò solo dopo essersi innamorato di mia madre ---> infognandosi in questo modo nei nostri marasmi famigliari. Io ero un piccolo Frankenstorm che seguiva traiettorie anticonvenzionali in un continuo divenire di tempestosi accadimenti. All'età di quindici anni mi sentivo pronto per affrontare la vita e c’impattai contro rompendomi l’osso del collo ---> si scoperchiò la cloaca che era stata la mia esistenza fino a quel giorno e tutti i segreti che ci custodivo dentro si liberarono improvvisamente come demoni da un vaso di Pandora ... e come in quello, anche nel mio rimase solo la speranza ---> La mia speranza fu il Generale che mi mise in convitto dai salesiani per sottrarmi ai venti di burrasca.

Il collegio non fu una brutta esperienza ---> il rumore dei passi nel confortevole silenzio dei corridoi, i sussurri nella sala studi, il chiostro con gli agrumi fioriti ---> per un po’, quelle regole riuscirono a contenermi in una forma stabile, ma fu un sollievo solo temporaneo. Durò giusto il tempo d’incontrare Pablito, un seminarista colombiano dal colorito ambrato e gli occhi neri profondi come l’universo. Pablito fuggiva il mio sguardo ogni volta che lo incrociavo nei corridoi perché avevo scoperto l’angolino nei suoi occhi dove custodiva i pensieri proibiti, quelli che risvegliarono l’appetito del demone sopito in me. Gli risparmiai il mio morso vampiresco, ma oramai il vento di tempesta aveva ricominciato a soffiare nelle vele del naviglio, trascinandomi nelle tumultuose correnti della vita e in men che non si dica, tornai a naufragare sul punto di partenza.

Fu allora che il Generale decise di sradicarmi definitivamente da Roma e iniziarmi alla vita militare. Avrei potuto dire di No, ma sapevo anch'io che il solo modo di sopravvivere a quelle esperienze devastanti era fuggire il più lontano possibile. Certo che però non mi resi conto di cosa andassi  incontro ---> l’inizio fu veramente traumatico! La vita militare mira a cancellare totalmente la tua individualità e lo fa in maniera assolutamente cruenta. Ancora prima che dal rigido inquadramento gerarchico, la rieducazione arrivò dalla camerata, attraverso una violenta goliardia capace di far tabula rasa di ogni altra tua precedente esperienza ---> La contingenza m’imponeva di sopravvivere e per farlo avrei dovuto combaciare con il modello di soldato che dovevo diventare ---> Il trauma psicofisico scolpì sulla mia pelle una forma permanente, seppellendo per sempre il ragazzo freak che ero stato.

Lo sforzo necessario agli addestramenti era un continuo scontro con i propri limiti e spostare sempre un po’ più in alto l’asticella della difficoltà, sublimò il piacere del mio eros metamorfo. Il paracadutismo mi dava una scarica adrenalinica coinvolgente quanto il sesso e mantenere il controllo nelle situazioni più difficili, m’insegnò a tenere ben salde le redini in ogni aspetto della mia vita. Imparai a surfare sull'onda empatica provocata dalla condivisione con gli altri commilitoni di quella vita al limite ... ma il lato piacevole durò troppo poco. Fui trasferito nel nono reggimento e poi da lì a breve entrai nei corpi speciali della NATO e alla fine ---> Addio Italia! ----> A ripensarci adesso accadde tutto rapidamente ... eppure ricordo bene quanto erano lunghi quei giorni, interminabili a volte ---> lo scopo era seppellire il passato e ci riuscii morendo ogni sera in branda, senza avere più la forza di pensare.

In Alaska conobbi il limite oltre cui non potevo porre l’asticella per continuare a fuggire da  me stesso. Tra gli scricchiolii glaciali di quella terra riemersero le reminiscenze dei mille fantasmi sepolti sotto uno strato di pack artico. Avevo abiurato al libero arbitrio per dimenticare cosa fossi, ma neanche questo bastava per diventare un altro. Durante il primo colloquio, mi fu chiesto perché non somigliavo ai miei commilitoni ---> li avevo conosciuti da troppo poco tempo per riuscire a fraternizzare con loro, gli risposi, ma il tizio con i galloni parlava del profilo psicologico ---> Puoi dirmi qualcosa che già non so? ---> Sapevano cos'ero ancor prima di capirlo io stesso e volevano sfruttare le mie potenzialità ---> Quel tizio trattenne un sorriso compiaciuto, quando gli dissi che nella loro scheda mancava il nome del mio padre genetico ---> Ero un yiddish polacco ---> la sua penna prese a correre su e giù per dei fogli che dopo qualche anno mi catapultarono in Alaska.

Rincontrai quello stesso tizio quando comunicai l’intenzione di mollare tutto perché a tutto c’è un limite ed io avevo appena conosciuto il mio ---> Ero stato sbattuto da una parte all'altra d’America e dopo aver acquisito ogni brevetto necessario, avevo dimostrato di essere diventato un’arma anticonvenzionale portando a termine la mia prima missione sul campo ---> I bombardamenti di Dubrovnik non smettevano di tormentarmi. Spedirmi in Alaska era stato il massimo che avrebbero ottenuto da me ---> Il tizio con i galloni mi fece spavento quando abbozzò un sorriso nel tentativo di apparire amicale. Disse che neanche a lui piaceva l’Alaska e mi dette persino ragione nel pretendere un trattamento migliore ---> Io non stavo chiedendo niente del genere. Allora scappucciò la sua stilografica e con piglio severo me la puntò contro prima di cominciare a usarla ---> Ti sposto in retrovia ma non tirare troppo la corda ---> mi chiese dove volevo andarmene in vacanza perché avrei completato il mio addestramento all'università ---> California, Florida? Potevo scegliere la spiaggia su cui andarmi a scongelare il culo ---> Io scelsi Long Island perché mi era apparsa di nuovo così famigliare quando la sorvolai  di rientro dalla lunga missione nella ex Jugoslavia.

Mi misero di stanza a Oyster bay, ma era una situazione temporanea ---> Ero in congedo straordinario e potevo togliermi la divisa per andare a vivere in una casa tutta per me ---> Più facile a dirsi che a farsi! La mia vita si era interrotta al quarto liceo e, dopo essere diventato un soldato degli Stati Uniti d’America, ora mi ritrovavo ad affrontare il college ---> In che cosa si stava trasformando Frankenstorm? ---> La stanza assegnatami alla Base militare aveva due letti, due armadietti, due scrivanie con due sedie e due piccole librerie pensili ---> Io non ero il primo che mandavano in quel posto per studiare. Aspettai le cinque del pomeriggio senza disfare lo zaino perché aspettavo di ricevere le direttive dal Colonnello ---> Questa è una piccola Base e vorrei che capissi che qui non siamo in guerra ---> L’atmosfera in quella Base militare era molto rilassata ... diversa da quelle che avevo sempre conosciuto. I soldati sorridevano e i graduati non pretendevano il saluto militare prima che gli rivolgessi la parola.

“Farmingdale è un villaggio tranquillo e spero che tu non sia uno di quei mastini che dovrebbero andare in giro con il guinzaglio” Quella storia del guinzaglio era motivo di vanto tra i membri dei corpi speciali. “Il nostro scopo è tenere vivo il buon rapporto tra la società civile e l’esercito” Quel colonnello non sembrava neanche un militare quando invece d’impartirmi delle direttive, si mise a snocciolare tutte le sue apprensioni sui possibili turbamenti che avrei potuto creare in quella oasi di pace e prosperità. “Ci sono degli alloggi liberi nel campus universitario” Non voleva avermi tra i piedi. “Ci sono le ragazze” Mi stava facendo incazzare. “In questo momento siamo molto impegnati con le attività del Campo di addestramento, lo sai?” Se ne accorse che stavo per perdere le staffe e la smise di rompermi i coglioni. “La stanza è tua per tutto il tempo che vuoi” Gli chiesi solo del letto accanto al mio, ma lui fraintese il tono greve con cui glielo domandai e si affrettò a rassicurarmi che sarebbe rimasto vuoto ---> peccato, dividere quella stanza mi avrebbe facilitato il compito di stringere amicizia con qualcuno. 

Ep.2 (Il Generale)

Una delle abitudini che mi ha fatto integrare subito negli Stati Uniti è quella del jogging mattutino ---> Correre appena sveglio mi aiutava a cancellare gli incubi notturni. Di solito evito di farlo nei parchi dove incontrerei altra gente che corre e cerca di attaccarti bottone nei momenti di pausa. Detesto ugualmente farlo nel traffico o su dei marciapiedi affollati. Il mio percorso ideale deve essere poco frequentato e privo di deviazioni che ti costringono a pensare. Ero stato fortunato e proprio davanti alla Base ne avevo subito individuato uno che pareva essere stato messo là dal destino. Imboccavo Rome Street che era una strada dritta senza uscita, di solito non incontravo nessuno perché c’erano solo depositi, garage o piccole attività aziendali. Giunto in fondo, attraversavo un parcheggio privato per raggiungere Verdi Street, che era la parallela di Rome Street, che usavo per tornare indietro e dopo l’incrocio con Belvedere Ave, arrivavo proprio davanti all’entrata della Base.

Avrei dovuto avvertire il Generale del nuovo dislocamento ---> Stavo rientrando dall’abituale corsa mattutina e un soldato mi venne in contro per convocarmi dal Colonnello ---> Quella gran dama gli stava offrendo te e pasticcini, quando entrai nel suo ufficio e inavvertitamente scattai sull’attenti. “Riposo, ragazzo ... riposo” Disse il Generale che in divisa avrebbe intimidito anche il padreterno. “Vi faccio strada io” Il Colonnello ci si era attaccato come una piattola ai coglioni e volle accompagnarci alla mia stanza, manco se non mi ricordassi da solo la strada. “Come stai?” Quando rimanemmo soli, mi fece quella domanda cui non avevo mai saputo rispondere. “Hai solo bisogno di riposo” Gli avevano comunicato la mia richiesta di congedo. “E’ normale dopo una così lunga e difficile operazione in campo” Come facevo a spiegargli del vuoto pneumatico in cui ero finito?

“Hai portato a casa un gran risultato, figliuolo!” Avevo ancora sottopelle il brivido sgomento di quella gente. “Dicono che potresti diventare il numero uno” Gli americani hanno la fissa del numero uno e poi la menano continuamente anche sul gioco di squadra, senza rendersi conto che non esiste il plurale di uno. “Ora è tempo di rimettere in ordine le tue priorità” Non volevo niente ... non desideravo niente ... mi svegliavo più stanco di quando andavo a dormire. “A pochi di noi è concesso spingersi dove ti trovi tu adesso” Stavo impazzendo o lo ero già, ci sono livelli di solitudine in cui non è possibile sopravvivere. “Devi essere orgoglioso di portare la croce” Forse mi avevano sopravvalutato e quel peso mi aveva schiacciato.

“Benvenuto nella nostra comunità” Il Generale non lasciava mai nulla al caso e aveva preparato quella visita fin nei più piccoli dettagli ---> fatto salvo avvertirmi che sarebbe venuto. “Questa è la tua casa” Andammo in macchina fino al villaggio di Farmingdale, dove ci aspettava il parroco della chiesa cattolica romana di Saint Killian. “Morì martire ... ” Dopo avermi confessato, mi attaccò una tale pippa su San Chiliano d’Irlanda sacrificatosi nel nome di Dio, quindi non avrei dovuto prendermi pena dei morti ammazzati tra le fila dei nemici dell’America. “Il Signore sia sopra di te per proteggerti” Appena entrato in quella chiesa, mi sentii a casa. “Davanti a te per guidarti” Tutto l’insieme di quei messaggi simbolici e poi l’altare e il presbiterio, mi parlava delle macerie di un’infanzia recondita. “Dietro di te per guardarti le spalle” Il Generale mi aveva portato un dono da parte di mamma. “Dentro di te per benedirti” Era la catenina d’oro del mio battezzo, ora c’era un piccolo crocefisso pendente al posto della medaglietta di San Giovanni Battista che persi da bambino. “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” Dopo aver ricevuto la benedizione, ci congedammo.

“Perché non la chiami?” Risalimmo in macchina e svoltammo su Main Street. “Questo rancore non fa bene neanche a te” Il ricordo di mia madre era qualcosa di opprimente. “Stava per impazzire all’idea che fossi morto” Le macerie di tutto quello che avevo faticosamente dimenticato, stavano riemergendo dal fondo nebbioso della mia memoria. “Le dirò che sei in missione” Pensare a lei mi provocava un dolore irrazionale. “Siamo arrivati alla banca” Per fortuna il tragitto fu brevissimo e il Generale non ebbe modo di costringermi a promettere nulla. “Avrai bisogno di una carta di credito” Entrammo all’EAB bank per aprire un conto. “Quella la terrai per le spese correnti” Avevo già la carta in cui mi accreditavano la paga. “Io mi fido di te” Come no! Intanto ogni volta che avrei usato quel conto, lui avrebbe saputo come stavo spendendo i suoi soldi.

“I corsi inizieranno solo a ottobre” Non avevamo fatto colazione ed entrammo da Gino’s Pizza.  “Che cosa farai in questi mesi?” Nella cartellina universitaria che mi porse, non c’erano indicate le direttive per il tempo libero. “Perché hai scelto questo posto?” Certo che la California o la Florida sarebbero state dei luoghi più appetibili . “Conosci qualcuno di cui non mi hai parlato?” No, nessun oriundo italiano residente a Long Island aveva legami con qualche mia vecchia conoscenza romana. “Una vacanza ... il mare ... il divertimento” Dovevo proprio avere un aspetto cupo per indurre il Generale a pronunciare tali amenità. “Ragazzo, sono un uomo anch’io ed è naturale che tu abbia delle necessità ” Ce la stava mettendo tutta per cavarmi qualche parola di bocca. “Scoppi di salute!” Aveva ragione lui, non mi ricordavo neanche più da quanto tempo non scopavo. “Guarda che petto ha la brunetta” Santo cielo, era così imbarazzante sentirlo parlare in quel modo!

“Ragazzo, so di non essere tuo padre ... ” Tornammo alla base nelle prime ore del pomeriggio. “Eri solo un bambinetto arrabbiato con il mondo ... ” Continuò a farmi strani discorsi. “Tu forse neanche ti rendi conto di cosa sei diventato, vero?” Era lui che forse non aveva chiaro in mente cosa avevo affrontato per diventarlo. “I figli non si scelgono mentre tu mi sei stato mandato ... ” Ancora con quella storia di Seth inviato da Dio ad Abramo dopo che Caino aveva ucciso Abele! “Sei un tracciatore nato, l’ho sempre saputo” Me lo aveva insegnato lui a tracciare una preda durante le battute di caccia al cinghiale. “Il tuo animale totemico” Oh, Dio mio! Ancora le sue storie sui nativi americani? “Ora so che il mio destino era riportarti a casa” Voleva solo torcermi l’anima dal rimorso. “Sei un uomo che ha fatto la sua scelta ed io la rispetto” ---> Balle, mi stava lisciando il pelo solo per non farmi abbandonare l’esercito.

“Io sono orgoglioso di te” Disse, dopo avermi chiesto di accompagnarlo all’aeroporto. “Trovati una ragazza e vedrai che le cose ti appariranno più chiaramente” Forse aveva ragione anche quell’altro tizio in camice bianco e il disorientamento che stavo provando era dovuto allo stress post traumatico. “A Long Island non si può vivere senza” La Pajero Nissan Patrol con cui era venuto, l’aveva comprata per me! “Per qualsiasi cosa, ragazzo, usa quel dannato numero!” Intendeva quello del suo telefono satellitare, me lo dette il giorno del mio arruolamento ed io non lo usai mai. “Tu lo sai che non sono bravo in certe cose” Mi voleva bene e anch’io non ero bravo in certe cose. “Arriverà il giorno che capirai” Quel giorno è arrivato troppo tardi.

Ep.3 (La Spedizione Punitiva)

»Il Vecchio e il Mare« il libercolo se ne stava stretto tra due enormi manuali e lo scoprii mentre sgomberavo la mia piccola libreria pensile. Non ricordo il nome scritto con la biro all'interno della copertina, ma era di una ragazza e c’era anche una data e quella coincideva con l’anno del mio arruolamento ---> Ogni coincidenza porta con sé qualcosa di magico. Quella volta mi condusse nell'esperienza di Santiago e il suo sforzo contro la malasorte mentre pescava l’enorme Merlin. Il ragionamento ipertrofico m’incasina la vita e c’era stato un tempo in cui i libri erano diventati la mia droga ---> Quel Ernest Hemingway fu come assaporare un buon bicchiere di Hight Rye Bourbon dopo anni di assoluta astinenza ---> Non volevo ricascarci ---> Riposi il libercolo sulla libreria pensile, ma la sera successiva lo sfogliai di nuovo alla ricerca dei leoni africani ---> Tornarono a esplodere i mortai da sopra le colline di Dubrovnik ...

Erano solo dei fuochi d’artificio ma dalla finestra non riuscivo ad accertarmene e raggiunsi la recinzione sul deposito di scuolabus, solo allora vidi qualche pennacchio schizzare il cielo di colore. Danko mi chiamava dal suo box ... era il cane dobermann che avevo visto fin dal primo giorno che arrivai alla base. Lo raggiunsi e feci scorrere il paletto del cancello, il cane corse a nascondersi chissà dove ... mi misi a cercarlo. I fuochi d’artificio erano finiti da un pezzo, quando lo trovai rintanato in un tubo di scolo, ma proprio non voleva saperne di uscire dalla sua tana ---> Trascorsi la notte insieme a Danko perché quello pareva essere un buon nascondiglio per proteggersi dai brutti sogni.

“Hey, tutto apposto amico!” Danko era solito nascondersi in quel buco e Brad, il suo addestratore, lo sapeva bene. Mi risvegliai in mutante in mezzo al prato con Brad che mi chiedeva se mi sentissi male. Non gli risposi anche perché non ho mai capito bene l’accento del Kentucky. Gli sorrisi e me ne tornai in camera, ignorando lo sguardo di quanti incontrai sul mio cammino ---> Il Colonnello mi convocò nel suo ufficio ---> Lo rassicurai di aver superato i test psicologici per lo stress post traumatico ---> Dopo l’incontro col Generale, la Madama aveva cambiato atteggiamento nei miei confronti e mi aveva persino proposto di partecipare al campo delle reclute. “Non posso avvalermi di un ufficiale in congedo straordinario” Gli chiesi di essere inserito nei servizi della base solo per ricambiarlo della fiducia dimostratami, invece reagì manco gli avessi dato dello stronzo.

“Se ci tieni, nelle cucine c’è sempre bisogno di aiuto” Aveva detto il Colonnello, inorridito dal mio desiderio di prestare servizio in mensa. “Ciao, amico!” La mensa è un ruolo strategico. “Ti piacciono i cani?” Quel rumore di fondo è simile al suono che fa la rotellina delle frequenze di una radio ---> Basta captare la modulazione giusta per distinguere le conversazioni. “Vado ad allenare quelli della municipale di Suffolk” Poi Brad si fermò a parlare con me. “Potresti venire anche tu ... se ti va” Accettai di aiutarlo con i cani e poi gli passai una doppia razione di carne. “Grazie, amico!” Brad era un ragazzo non troppo alto, non troppo magro e neanche troppo sveglio. La divisa pareva stargli larga e non si toglieva mai il cappellino neanche a tavola ... lo portava sempre con la visiera calata sugli occhi, forse convinto che gli desse un’aria da duro.

“Da dove vieni, amico!” Trovavo più rassicurante paracadutarmi oltre le linee nemiche piuttosto di tenere viva una conversazione. “Intendevo qual è la tua città” Appena salii sul suo furgone che puzzava di cane, Brad iniziò a farmi un sacco di domande. “Roma è dove sta il Papa ... dannazione, ecco perché hai la croce dei papisti al collo!” Gli chiesi di parlare più lentamente, se voleva che gli rispondessi. “Mio zio è stato a Parigi in viaggio di nozze” Il viaggio per Suffolk si rivelò una tortura. “Boston, ci sono stato a Boston!” Alla fine gli dissi che ero di Boston o non l’avrebbe piantata di chiedermi da dove venivo. “Avrei scommesso le mie scarpe che venissi dal Connecticut” Per qualche strana ragione il mio inglese somigliava al Connectichese. “No, lo penso perché sei tocco come loro” Era una battuta umoristica ... sorrisi per farlo contento.

“Io non so tirare, amico” Al ritorno chiesi a Brad se gli andava di fare due tiri al canestro prima di cena. “Josè è portoricano, vero Jo?” Lo vidi un po’ titubante, ma poi accettò. “E’ vero che sei cattolico, Jo?” Brad si presentò in palestra con un commilitone di nome Josè in succinti pantaloncini da atletica. “Hey, amico ... quanto ti devo pagare per farmi tirare un fottuto canestro?” Jo mi stava simpatico, anche se sparava un sacco di balle sulle sue prodezze sportive. “I niggas giocano a basket, io sono latinos e uso la mazza” Brad se la rise di gusto per l’allusione sessuale alla mazza da baseball. “Hai la mazza moscia, Connecticut!” Non gli feci toccare palla solo per il gusto di ascoltare le stronzate che gli uscivano da quella fogna di bocca. “Va a farti fottere” Alla fine mi sfanculò, dicendo che se volevo giocare da solo, potevo continuare a farlo senza di lui.

“Il colonnello ha vietato l’ingresso ai cani” Dopo cena Brad mi raggiunse in camera e gli chiesi dell’inseparabile Danko. “Perché tu non vieni nella sala ricreativa?” Stare in quei posti era per me come ballare il tiptap su un campo minato. “Bella questa ... il tiptap sul campo minato” Quelle persone mi avrebbero fatto tante domande cui non avrei saputo rispondere ... esattamente come stava facendo Brad. “Hey, amico ... smettila ... dammi il mio cappello!” Lui lo sapeva il motivo per cui non si toglieva mai il cappello? “Non è divertente” Disse, dopo essersi risistemato il cappello davanti allo specchio.

“I ragazzi dicono che hai fatto il Restore Hope” L’operazione in Somalia aveva riportato l’America nel mondo reale, dopo la barzelletta mediatica del Desert Storm. “Josè voleva solo essere tuo amico” Domingo Arroyo era diventato l’orgoglio nazionale portoricano, dopo aver sacrificato la propria giovane vita in Africa.  “Io penso che tu racconti solo cazzate” C’era molta determinazione nella voce di Brad ... come se stesse eroicamente mostrando il petto al nemico. “Dici di venire da Boston, ma sei del Connecticut e sparli dei ragazzi del Desert Storm ma non hai partecipato neanche al Restore Hope” Se ne stava in piedi davanti alla mia sedia. “Tu sei uno SR col cervello flippato” Mi stava forse provocando? ---> Non sei degno d’indossare questa divisa ---> Il soldatino aveva fatto male i suoi conti perché conoscevo bene la risposta a quella retorica da West Point.

Il guaio fu che Brad si era messo in posizione perfetta e mi bastò puntare saldamente il piede in terra per tirare un dritto su quel pungi ball ... non mi feci neanche troppo male alle nocche e lui cadde tramortito come un sacco di patate. Temetti persino di averlo fulminato perché era finito a terra senza emettere neanche un rantolo e non dava alcun segno di vita ---> Se lo portavo in infermeria, avrei passato dei guai ---> Per fortuna incrociai Danny nel corridoio, una matricola di quelle che si arruolano durante il college per i mesi estivi. Il ragazzo fu felice di compiere quella missione per me e trascinò Brad in infermeria, dicendo di averlo trovato in quello stato fuori dalla base.

Dallo sdegno con cui ero guardato, capivo come la notizia dell’aggressione a Brad si stava diffondendo rapidamente. “Pulisci bene tutta quella merda” Ora c’era solo da aspettarsi le giuste conseguenze di quel mio gesto avventato. Già il giorno dopo Green Mile mi ordinò di pulire la cappa della cucina ---> Avevano ragione a odiarmi! Prendersela con Bradley Lynn Wickliffe  era come tirare un calcio in culo ad un cucciolo di panda. Lui era quello che aveva sempre una parola buona per tutti e quella sera era venuto a cercarmi in camera per aiutarmi a socializzare con gli altri, invece riuscii a far perdere la pazienza persino a lui. Lo avevo ripagato con quel cazzotto e dopo non mi ero neanche preoccupato di portarlo in infermeria ---> Ero obiettivamente un gran pezzo di merda ...

 “Hai fatto un buon lavoro” Green Mile era il cuoco afro americano ---> una montagna di ciccia nera. “Quest’arnese non ha mai funzionato così bene!” La cappa era intrisa di grasso puzzolente ... quell’odore nauseabondo mi ricordò i trascorsi adolescenziali vegetariani. “Come hai fatto?” Mi accorsi che il problema stava nel collegamento elettrico del motore di aspirazione che lo faceva lavorare a metà potenza. “Ragazzo, posso farti una domanda?” Io non avevo problemi a rapportarmi con gli altri, se mi venivano date delle direttive chiare. “Perché sei in guerra con il mondo?” Green Mile versò del solvente su uno straccio e me lo porse per pulirmi le mani sporche di quella lordura. “Hey, dico a te ... guardati le spalle” L’umiltà e la dedizione con cui avevo speso tutto il pomeriggio a riparare la sua cappa, indussero Green Mile a ricredersi nei miei confronti ... però anche lui mi fece delle domande cui non sapevo rispondere e dopo che gli voltai sgradevolmente le spalle, mi regalò un premuroso avvertimento ...

Mi sentivo dannatamente in colpa per quello che avevo fatto ... ma non riuscivo lo stesso ad andare in infermeria per chiedere scusa a Brad. Preferii recarmi al box di Danko e mi accorsi che nessuno si era preoccupato di riempirgli la ciotola del cibo. “WooF” Mi fece, senza neanche degnare di uno sguardo la carne nella ciotola ---> Dove sta Brad? ---> Leggevo chiaramente questa domanda nei suoi occhi nocciola. “WooF” Ficcatela nel culo la tua sbobba, disse digrignando i denti, quando cercai di fargliela annusare. Se la sera avanti mi avesse visto aggredire il suo padrone, non avrebbe esitato un attimo ad azzannarmi alla gola. Presi dunque la ciotola della carne e lo condussi in infermeria, in barba a tutte le regole della base. “Ciao, Danko!” Lo salutò la dottoressa, anche lei un’afroamericana ... le spiegai che conoscevo le regole, ma il cane accettava il cibo solo dalle mani di Brad. “Dallo a me ... tu, amico, invece hai proprio bisogno di una doccia!” Mi disse turandosi il naso simpaticamente ... aveva ragione, puzzavo di fogna non solo metaforicamente...

La spedizione punitiva era stata organizzata il giorno dopo al Campo. In genere il Sergente Collins mi chiedeva di fare una dimostrazione di come andassero eseguite correttamente le prove d’addestramento. Il Maggiore Stanley era invece il capo degli istruttori e quel giorno avevamo tenuto una lezione di lotta insieme a Mitchell e Roger.  Stanley, Mitchell e Roger stavano sempre  insieme e quel giorno in particolare si erano comportati come tre compari che celavano un complotto. La dimostrazione di lotta si rivelò una strategia per provocarmi e si davano il cambio per indurmi a fare figure di merda. “A quanto pare non basta essere dei corpi speciali per saper combattere” A me era stato insegnato ad ammazzare la gente e non a giocare a wrestling.

Conclusi così quella messa in scena e me ne andai negli spogliatoi, dove mi seguì un tizio che si mise ad armeggiare con un armadietto. M’insospettì l’occhiata torva che mi diede e cercai di stare il meno tempo possibile sotto la doccia perché l’esperienza m’insegnava quanto fosse »scivolosa« la lotta su un maiolicato insaponato. “Hey Connecticut!” Una voce che non riconobbi, mi chiamò per farmi voltare ---> vidi solo l’ombra nera di una grande coperta da imballaggio mentre mi finiva in testa ---> Stavo per subire un cappotto. Erano almeno tre i picchiatori che usavano probabilmente dei sacchetti di patate per creparmi le ossa senza lasciare lividi ---> Se cadevo, sarebbero arrivati anche i calci ---> Alla fine, prima di scappar via, riuscirono ad abbattermi con un calcio volante all’altezza della faccia e quello Sì che mi stese...

Un buon lottatore si misura da quante ne riesce a incassare perché nella vita ne buscherai sempre di più di quante riuscirai a darne. Ero stato pestato altre volte e parlo di roba ben peggiore di un cappotto. Ci misi un’eternità a srotolarmi da quella coperta di merda e non fu per niente facile riuscire a tornare in posizione eretta ... tuttavia mi sentivo moralmente meglio perché avevo espiato la mia colpa. Me ne stetti chiuso in camera a leccarmi le ferite per un paio di giorni. Avevo soprattutto un mal di denti che non mi lasciava dormire, ma neanche riuscivo a stare sveglio e in questo modo gli incubi riuscivano a rincorrermi fin nella realtà. Dovevo reagire e andai in mensa covando propositi di vendetta. “Salve, Connecticut!” Brad si venne a sedere al mio tavolo. “Dannazione, se hai fame!” Quel coglione si era persino tolto il cappellino per parlarmi. “Grazie per esserti preso cura di Danko” Se si azzardava anche a chiedermi scusa, lo avrei picchiato di nuovo.

“Io non lo so come funziona per voi papisti ... ” Sicuramente andava diversamente che per i Battisti. “Oh, mio Dio!” In quel momento mi esplose il premolare destro ... lo sputai a pezzettini mentre lo sgranocchiavo insieme all’osso di un’aletta di pollo. “Che cazzo ti succede!” Esplose anche il premolare sinistro ---> Era una sensazione simile alla fine del mondo ... o almeno alla mia fine nel mondo. “Andiamo in infermeria” Avevo solo quattro carie trascurate che mi avevano svuotato i denti e quel calcio sul grugno me li aveva fracassati. La dottoressa mi diede degli analgesici che mi fecero passare il dolore, così non ne volli sapere di andare dal dentista ... però non mi potevo guardare allo specchio e quando il giorno successivo sputai nel lavandino anche i due premolari dell’arcata inferiore ... andai da Brad con la coda tra le gambe a pregarlo di portarmi in uno studio dentistico ...

Ep.4 (La Stagione dell’Amore)

“Devi confessarti” Che? Avrei dovuto invece bestemmiare, dopo aver saputo del botto di quattrini necessario per l’impianto di quattro capsule dentarie che l’assicurazione dell’esercito non copriva. “E’così che funziona, ok?” Era stato Josè a spiegargli che noi »papisti« avevamo bisogno di un parroco per l’assoluzione dai nostri peccati. “Non ci muoveremo da qui, fino a quando non andrai da quel fottuto pastore” Secondo il piccolo evangelista del Kentucky, il mio mal di denti era una sorta di vendetta divina. “Scendi da questo dannato furgone, Connecticut!” Se almeno mi avesse lasciato in pace, avrei potuto godermi lo sballo dell’anestetico fattomi inalare dal dentista.

“Le chiese cattoliche somigliano a delle case dell’orrore” Come dargli torto? Santa Lucia che ti serve su un piattino le sue cornee, la Madonna con il cuore trafitto da sette spade e poi il povero Gesù che da millenni pende esanime dalla sua croce. “Questo chi è?” Brad mi aveva portato nella chiesa di Sant Killian, ma il parroco stava facendo i cazzi suoi e lo aspettammo per parecchio. “E’ proprio una bella storia, dove vendono il libro?” Ebbi tutto il tempo di raccontare a Brad la vita di San Francesco d’Assisi e gli declamai anche qualche bel verso tratto dal Canto dei Cantici ---> O quello che era perché stavo proprio fatto e non c’era da scommetterci sulla fedele traduzione dall'italiano. “Sai un sacco di cose, Connecticut!” Fraintesi il complimento di Brad per una delle sue pessime battute umoristiche e finsi di ridere come facevo sempre.

“Torna quando sarai in te stesso” Chissà cosa cazzo raccontai al parroco perché alla fine della confessione, aveva una faccia molto imbarazzata. “Domenica ti aspetto alla funzione” Doveva smetterla di credermi una testa di barattolo vuota! Io glieli potevo recitare a memoria i suoi versetti del vangelo, cazzo! “Ci credo, ma adesso calmati” Dovevo fare qualcosa per rimediare ai miei peccati e tutte le sue prediche non mi avrebbero certo reso migliore di quel piccolo evangelista del Kentucky. “Dieci dollari” Dieci pezzi per un dannato libro a fumetti sulla vita di San Francesco? ---> Ma Gesù non li aveva cacciati i mercanti dal tempio?

“Connecticut ... forse è meglio che ci vai un altro giorno in banca” E perché? Avevo appena avuto il perdono di Dio e dovevo sbrigarmi prima di farlo incazzare di nuovo. “Connecticut ... sei sicuro?” Di cosa c’era d’aver paura? Quegli sporchi arabi dell’EAB bank non lo sapevano mica che ero mezzo ebreo. “Salve, Io sono Clark, il tuo operatore finanziario” Non era colpa del protossido d’azoto se quel tizio appena uscito da una réclame, mi appariva esilarante con tutte le sue domande che terminavano con un ---> Correct? ---> Mi fece il prestito che chiedevo, ma non so se i tassi d’interesse erano proprio vantaggiosi, magari lo saranno pure stati, ma io non riuscivo proprio a capirlo ... mi bastava sapere che quei soldi non sarebbero finiti sul conto della carta di credito del Generale con la dicitura ---> Scazzottata. “Ma non la potevi fare fuori?” E quante storie per un soffio di vento ... ero stato costretto a trattenere quella scoreggia davanti al tizio della banca tutto profumato di lavanda. “Apri lo sportello, cazzo!” E poi il suo furgone puzzava talmente di cane che persino Danko era costretto a tenere la testa fuori dal finestrino.

“Dannazione Brad, dovevi dirmelo!” Lungo il tragitto di ritorno che durava non più di cinque minuti, caddi addormentato con il grugno spiaccicato sul finestrino del furgone. “Che ha detto al prete?” Al parroco gli avevo spuntato un fumetto su San Francesco a cinque pezzi, ma non era forse simonia pretenderne dieci? “Dannazione, avrei filmato tutto!” Brad si fece aiutare da José per trascinarmi letteralmente fino alla mia stanza. “Io sono tuo amico” Mai fidarsi di un portoricano. “Brad, diglielo anche tu che sono suo amico” Beh, allora mi avrebbe fatto anche il favore di sbattermi l’uccello? “Vado a prendere la videocamera, tu non lo fare addormentare!” Brad invece mi aiutò anche a togliere la giacca che mi stava facendo sudare come un porco. “Questo che cos’è?” Come, che cos’è? E poi ero io quello drogato? Era il dannato libro a fumetti di cui gli stavo parlando da ore! “Grazie, amico!” Se voleva ringraziarmi, poteva sfilarmi quei maledetti anfibi che mi stavano stritolando i piedi ...

“Brad, questo fottuto cane non dovrebbe stare dietro al furgone?” Josè pur di non perdersi lo spettacolo del dentista, accettò di sedersi sul sedile posteriore insieme a Danko. “Connecticut, raccontaci com’è andata” Credeva che fossi così coglione da ... da dire le solite merdate in quei video dove si vedono quelli tuonati da ... da quella roba là che ti fa dire merdate, ecco. “La tua però è merda buona, vero Connecticut?” E certo, per chi mi aveva preso ... fottuto sacco di merda di un portoricano ... e tanto lo sapevo perché stava girando quel fottuto video e non m’importava, ecco. “Continua, dai che tutti devono saperlo” Certo che dovevano saperlo perché io non ero mica uno di quelli con un fottuto manico di scopa su per il culo ... cioè, io lo capivo il motivo per cui tutti mi si volevano sciacquare dai coglioni, ecco. “Brad, portiamolo in pizzeria da Rachel!” Che era diventato scemo? Sarei riuscito a ingoiare una pizza solo se Danko l’avesse masticata al posto mio. “Dannazione Brad, andiamo da Rachel!” Ma Sì, della birra sarei riuscito a ingollarla ...

“Smettila Josè, io non ci trovo niente di divertente” Non andammo da Gino’s Pizza come pensavo, ma dal suo concorrente dall’altro lato della strada, dove lavorava Rachel ---> Una puledra irlandese dai bei capelli rossi e due occhi di giada, che sventola! “Niente birra per lui” Anche se era un po’ troppo assennata ... ma tanto bastava quella sua gonna corta a ubriacarmi. “Hey, Connecticut ... modera i termini che stai parlando della mia donna” Dalle mie parti si diceva ---> Se po’ guarda’ un palazzo e non se po’ guarda’ ‘na testa de cazzo? ---> A tradurre il romanesco in inglese venne fuori una roba sboccatissima e forse neanche con troppo senso ... sicuramente non quello che intendevo io perché Rachel prima se la rise, ma poi mi disse sul grugno che mi lasciava integri i gioielli di famiglia solo perché capiva quanto quei due neuroni che portavo appesi tra le gambe, mi erano indispensabili per sopravvivere.

“Salve, Connecticut!” La devitalizzazione dei denti durò tre settimane, durante le quali tutta la base ebbe modo di deridermi, ma in fondo fu una buona cosa. “Tutto apposto, Connecticut?” Ero così sputtanato che oramai ognuno conosceva cosa si celava dietro la mia maschera da testa di cazzo. “Ci vediamo dopo, Connecticut?” Il guaio era che per rimanere simpatico, sarei dovuto andare in giro con una bombola di perossido di azoto sulle spalle tipo un subacqueo. “A me stai simpatico anche così” Brad non faceva testo ---> lui era uno che trascorreva gran parte della giornata con un cane dobermann. 

“Il mio primo figlio maschio si chiamerà Francis” San Francesco, ecco uno che ci sapeva fare con le persone! “Deve essere bello avere il superpotere di parlare agli animali” Certo che leggere la sua parabola di vita a fumetti, doveva averne leggermente turbato la percezione di Brad. “Lei è mia moglie Dora” Ci rimasi di stucco quando mi mostrò la foto di una ragazza che in un certo senso gli somigliava parecchio. “Ci siamo sposati l’anno scorso” La sua vita era così logica ... glielo dissi che lo invidiavo moltissimo e avrei persino potuto odiarlo per avermi spiattellato in faccia la sua felicità.

Ripensai molto alle parole del Generale, sul fatto di trovarmi una ragazza e come questa avrebbe saputo risolvere quel misterioso ginepraio che avevo nel petto. Sapevo quanto era pericoloso per me rimettermi sulle orme dell’amore però, mi dissi, che era passato tanto tempo ed ero cambiato ---> Potevo permettermi anch'io di coltivare un semino di speranza, cazzo! Brad aveva conosciuto Dora ai tempi della scuola e aveva sempre saputo che sarebbe diventata sua moglie. Lui non cercava altro e tanto meno ne sentiva la mancanza. Avrei anch'io potuto saziarmi delle preziose premure di una ragazza? Aveva Ragione il Generale ---> Quella era la mia stagione dell’amore. Gli anni della demolizione erano terminati e le macerie della vita passata erano sepolte sotto delle solide fondamenta di cemento armato ---> Era giunto il tempo di trovare la pietra quadrangolare su cui erigere la mia casa ...

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https://www.gay-forum.it/topic/36483-ritorno-a-long-beach/
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  • 2 weeks later...
Spoiler

Ecco un altro pacchetto di episodi e come mio solito vi includo dei contenuti speciali.

Vorrei farvi visualizzare Farmingdale, ma si tratta di un piccolo villaggio di Long Island e non si trova molto in giro, oltre alla squadra di football e il torneo di golf. Ho trovato solo questo breve video panoramico girato con un drone.

Quella che si vede all'inizio è Main Street che è tipo il corso principale di un paese nostrano.

Al 22esimo secondo, il drone gira proprio sull'incrocio dove c'è l'edificio della EAB bank, quello bianco con gli archi.  Poi si vede il treno che passa, quella è la nota linea ferroviaria LIRR, che collega Long Island a New York --->  per chi volesse, si prende in Penny Station a Manhattan. Al minuto 2:17 il drone gira proprio sopra la chiesa cattolica di Sant Kilian di cui parlo spesso.  

In quest'altro breve video si può vedere Jones Beach.

Anfiteatro a parte, si può vedere che è un ambiente umido (palude) all'interno di una riserva naturale. Nella prima panoramica, si vede un pezzo di strada statale,  è quella su cui il protagonista lascia a piedi il povero Danny per ripicca ... capirete che non è una bella esperienza camminare al buio su una strada del genere. Dal minuto 1:29 mentre il video finisce, si vede all'orizzonte l'obelisco al centro della rotatoria, in quel punto si accede alla spiaggia vera e propria. Se siete a New York e volete andare in spiaggia, non vi consiglio Jones Beach perché è un posto per famiglie e pensionati ---> Molto meglio Long Beach Island!

Quest'altro video, invece, è troppo lungo per quello che deve mostrare. Sono una carrellata di fuochi d'artificio di capo d'anno, ma anche d'estate a Long Island gli spettacoli pirotecnici non mancano.

Basta, per ora non ho altro da mostrare che richiami i luoghi del racconto. Alla prossima!!!

 

Ep.5 (Jenna Jameson)

La condivisione coatta della quotidianità forma il ritmo circadiano di una caserma, nel cui corpo si sincronizza la secrezione ormonale del piacere collettivo. Avevo osservato che la gioia e il relativo piacere giungevano come temporaneo affrancamento dallo stress della vita marziale ed era questo a indurre una solidarietà cameratesca capace di coinvolgere emotivamente. Rancori, invidie o rivalità fra maschi, tutto scompariva dinanzi allo spirito di corpo e nessuno avrebbe mai lasciato indietro un compagno al costo della propria stessa vita ---> Di questo sentimento si declama l’eroismo ma si sottace l’omoerotismo che pure lascia tracce inequivocabili. Ovviamente non si può parlare di eros in termini generali, ognuno lo coglie nel modo in cui la vita glielo pone e nella misura che si è disposti ad accettarlo, ciò non toglie che esso esiste come opportunità per tutti ...

Nel mio caso c’era la priorità di obliare un eros metamorfo privo di cataratte capaci di contenerlo in quel mitigato omoerotismo cameratesco. Questo mi aveva sempre impedito di esercitarlo per entrare in sintonia con lo spirito di corpo. Ero un’individualista capace di esprimere una forte volontà che finiva per stridere con gli equilibri interni del gruppo in cui mi trovavo. “Trovati una ragazza” Il Generale la faceva facile, ma la bussola nel mio pisello era ancora difettosa. In quegli ultimi anni avevo imparato ad annullare ogni sorta di attrazione sessuale applicando il metodo Wittgenstein ---> Una rapida manovella sotto le docce, giusto per tenere sotto controllo la pressione idraulica nei miei coglioni ---> Ero diventato un fottuto vulcaniano dalle orecchie puntute alla Dr Spock? ---> Naaa ---> Quello che ero riuscito a fare è cristallizzare il mio cuore dentro una gelida corazza di ordine e disciplina ---> Mi ero ficcato un manico di scopa su per il culo come una qualsiasi zitella ---> Altro che Wittgenstein, mi ero trasformato in un’antipatica Signorina Rottermeier.   

“Jenna Jameson è roba seria!” Essere stato pestato negli spogliatoi del Campo, aveva fatalmente incrinato il cristallo in cui avevo ibernato il cuore. “Non avrà le tette di Pamela Anderson, ma almeno non sono rifatte” Il sentimento di rivalsa e il dolore fisico avevano rimesso in moto la risacca emozionale rimasta congelata nel pack artico. “Ha ragione Conney, anche quelle di Jenna Jameson sono rifatte” Le antipatie come le simpatie intrecciano dei rapporti sociali e con essi, si riattiva anche la sensualità che ha bisogno di scaricare i flussi biologici del sesso. “Che cazzo ne capisci tu di tette, in Kentucky avete solo quelle delle vacche” La statistica della mia masturbazione ebbe una brusca impennata e richiedeva maggiori stimoli. “Jenna Jameson però scopa veramente” I film porno erano in rapida diffusione a causa di Blockbuster e le pornostar stavano spazzando via le playmate della carta platinata.

Alla Base, le uniche immagini stuzzicanti si trovavano attaccate dietro agli sportelli degli armadietti mentre le riviste da dove provenivano, avevano vita breve a causa delle pagine tutte appiccicate. Avevo comprato Penthouse e Playboy perché erano le sole riviste erotiche che si potessero acquistare in una stazione di servizio ... le avevo prese entrambi perché almeno arrossii una volta sola, quando la tipa alla cassa mi guardò come se le stessi porgendo gli otto pollici del mio uccello invece degli otto dollari per quelle fottute riviste. “Connecticut!” Le avevo pagate e non rubate, ma Brad me le strappò lo stesso di mano infilandosele sotto la giacca come un ladro. “Lascia fare a me” Brad si comportava manco avessimo acquistato della droga. “Andiamo in un posto tranquillo” Svoltò su Motor Ave e si fermò in fondo al parcheggio completamente vuoto di Allen Park ---> Si vedeva lontano un miglio che c’eravamo appartati per fare chissà cosa.

“Che angioletto che è!” Brad si era tirato su il cappellino per guardare meglio la rivista che teneva sul volante. La sfogliava solo con la mano sinistra mentre teneva la destra saldamente sul cavallo della divisa. “Connecticut, quanto pagheresti per uscire con una così?” Sicuramente più di otto dollari. “Non scherzare, dico sul serio” Io volevo solo farmi una sega, ma aveva ragione Brad perché quelle fighe invitanti servivano a stuzzicare delle fantasie ed erano quelle a fartelo venire duro. “Sei uno sporco maiale” Brad non riusciva manco a pronunciarla la parola »pompino«. “Che cazzo stai facendo!” E che ci potevo fare se trovavo arrapante segarmi sotto gli occhi di Brad che continuava a scandalizzarsi come una verginella puritana?

“Sei proprio un incivile!” Sporcai il paginone centrale di Playboy che era della misura giusta per contenere gli schizzi di un’eiaculazione media ... e dopo averlo accartocciato, lo tirai via dal furgone. “Danko, No!” Il cane si lanciò fuori dal finestrino, forse convinto che fosse una palla ... ma quando lo annusò, iniziò schifosamente a leccare la mia sborra. “Connecticut, tu sei proprio una bestia!” Sì, avevo mancato il cesto delle cartacce e sarei dovuto scendere io dall’auto, ma era troppo esilarante vedere Brad litigarsi la mia merda col cane. “Tu sei malato, te lo dico io!” Ma no, dopo se la rise con me perché avevamo appena vissuto insieme qualcosa che avremmo raccontato per il resto della nostra vita ---> Brad ed io eravamo diventati amici.

“Hey, Conney?” Condividere l’intimità di una sega comporta un certo istinto a rimanere uniti. “Noi andiamo al Campo per sfottere le reclute” Era questo il motivo che aveva spinto Brad a trascinarmi nella saletta ricreativa? “Ci viene anche Josè” Il Caporal Maggiore Rodriguez era il compagno di stanza di Brad e di conseguenza anche lui era mio amico. “E’ una roba divertente, dai!” Capivo che gli altri ragazzi della Base volessero conoscermi meglio, come il solito però mi si erano drizzati gli aculei da istrice appena misi piede in quella saletta. “Non farti pregare, Conney!” Ero rimasto piantato sul divanetto davanti al televisore, unico luogo in cui non avrei dovuto parlare con qualcuno. “Li sfottiamo solo un poco” Disse così Brad, quando stavano passando i titoli di coda di un vecchio film di Swazzengher.  

“Hey, LeRoy ... brutto ciccione, che cazzo state combinando?” Era stata un’iniziativa del Maggiore Stanley andare a infastidire le matricole. “Ci riposiamo, Signore!” Tuttavia, era Josè che dirigeva l’incursione. “Apri questa fottuta porta” Le camerate erano delle stanze simili a quelle di un campus. “E’ stata una dura giornata per noi, Signore” Il Soldato LeRoy era un ragazzone ginger che fece scattare sull’attenti il resto della sua camerata. “Mi stai dando del coglione, rispondi, ti sembra che io abbia la faccia di un coglione?” Era evidente il motivo per cui quei ragazzi si erano chiusi in camera ...  “Fighette, quali sono i valori della leadership americana” LDRSHIP ---> Lealtà, Dovere, Rispetto, Servizio, Onore, Integrità e Coraggio Personale ---> Per tutto il tempo dell’addestramento base, i sette valori guida dell’esercito ti erano chiesti a qualsiasi ora del giorno e della notte.

“Ufficiale Specialista NCO, faccia rapporto” Impersonavo io quell’acronimo e dovevo inventarmi qualcosa per torchiare le reclute. Josè aveva usato uno stile cinematografico, Stanley era stato piuttosto didattico, Roger si era divertito con l’evergreen ---> Pancia a terra e pompare. Da un Warrant Officer ci si aspettava invece qualcosa di originale e così decisi di smascherare il segreto della porta chiusa ---> Sei letti disposti per tre, ma solo due cubi apparivano disfatti, tra i quali scorsi un cavo elettrico maldestramente scalciato sotto una branda.  Mi bastò seguire la prolunga elettrica per giungere al corpo del reato ---> Che ci faceva un piccolo televisore di quelli con il mangiacassette VHS incorporato accanto alla branda di LeRoy? Inserii la spina nella presa elettrica e si sentì la testina del videoregistratore terminare l’operazione di Stop. Mi bastò premere il tasto »play« per risolvere l’arcano ---> Comparì il primo piano della figa di Jenna Jameson ...

“Brutti segaioli di merda!” Mi pentii subito di quello sfoggio da Sherlock Holmes. “Posso spiegare tutto, Signore!” Il tentativo di giustificazione di LeRoy fu effettivamente divertente. “Vi faccio rapporto dal Colonnello” E Sì, ce la vedevo proprio la Madama a scandalizzarsi per come le reclute si tiravano le seghe. “Tenente Roger, sequestra questa merda” Ah, ecco cosa volevano fare! ---> Portammo tutto in camera mia per esaminare oculatamente il corpo del reato. “Jenna scopa sul serio, non è che stuzzica e basta come fa Pamela Anderson” A quel genere di pornografia non serviva alcuno sforzo d’immaginazione. “Zitti!” Josè si era prontamente tolto i pantaloni ed era saltato sul letto accanto al mio, ingaggiando con Stanley un’interessante discettazione sulle qualità di una pornostar. “Voglio seguire il film” Brad, invece, fu catturato dai contenuti culturali del video e stanco di sentirci discutere, andò a spegnere la luce per poi sistemarsi a un palmo dal piccolo televisore con l’uccello in mano.

Rimasi moscio per tutto il tempo ---> Quello che si stava consumando era un semplice bisogno fisiologico che non mi destava alcun coinvolgimento, per me era come tentare di pisciare in fretta in un orinatoio affollato. Gli altri rimasero catturati dai gemiti di quegli amplessi mirabolanti e non si accorsero nemmeno che me ne andai alla finestra per accendermi una sigaretta ---> L’erezione collettiva mi stava escludendo. Eppure volevo essere coinvolto in quella storia che il giorno dopo avrebbero raccontato nella saletta ricreativa condendola di dettagli esagerati ---> Perché non mi veniva naturale lasciarmi includere nella loro normalità?

“Hiiiii ... iiiiiih” No, non lo so descrivere il verso che fece Brad ... era tipo un risucchio asmatico aggravato da uno spasmo che lo scosse dalla testa ai piedi, facendogli trascinare indietro la sedia. “Non farci caso, gli sono esplose le palle” Mi ero precipitato ad accendere la luce per vedere cosa gli era successo! “Sta zitto e passami quei kleenex” Mi prese una ridarola insensata che alla fine indispettì Brad. “Che ci troverete mai da ridere tanto” José ci raccontò delle prime volte che lo aveva sentito stramazzare in branda e credeva che soffrisse di attacchi epilettici. “E allora Stanley che quando viene miagola come un gattino?” Aggiunse Roger e oramai gli sfottò si sprecavano con Josè che faceva il verso a tutti con imitazioni grottesche. “Questa merda è pericolosa” Solo Brad prese la cosa sul serio e se ne andò dopo aver lanciato un anatema contro quella videocassetta del demonio. “Dove cazzo vai, scemo!”  Josè lo rincorse perché sapeva che quel suo rimorso non era una finzione.

La mia camera rimase muta ad ascoltare i gemiti di quella cagna di Jenna Jameson. “Secondo te a Connecticut piace la figa?” Perché Stanley fece quella domanda perfida in mia presenza? “In questo film ci sono certi cazzi da farlo sbattere pure a un frocio” Notò Roger facendomi l’occhiolino. “Sarà che le SR non se lo sbattono come noi comuni mortali” Stanley stava sul mio letto e mi fece cenno di andarmi a sedere accanto a lui ---> Quella pippa si stava rivelando una prova di amicizia. Mi tolsi lentamente i vestiti e poi mi sdraiai accanto a Stanley restando con una gamba fuori dalla branda. "Ah, ma allora ce l’hai l’uccello!” Disse, quando finalmente mi venne duro fuori dalla fessura dei boxer. “Sta attento amico che Stan ti mangia il pesciolino” Ridacchiò Roger mentre si carezzava il suo bazooka. “Vieni qua, Conney” Stan mi tirò a sé passandomi un braccio sulle spalle. “Hai proprio un bel apri scatole” Disse a bassa voce mentre mi esaminava l’uccello.

Era strano perché di porcherie così ne avevo già fatte, eppure mi sentivo scombussolare peggio di quella verginella di Brad. “Tienimi, amico” Stanley iniziò a miagolare i suoi gemiti. “Sto per venire” Disse alzandosi sulle reni e protendendo il bacino su di me per sporcarmi l’uccello. “Resta così, bravo ragazzo!” Poi cominciò a segarmi con il piglio di un ciclista in volata sul traguardo. Fu così rapido da impedirmi ogni reazione. Il movimento rapace della sua mano non si fermò fino a spremermi. “Ho vinto!” Esultò con la mano sporca in aria. “Ti ha scoppiato, amico” Sancì poi Roger e non sapevo se offendermi o ridere con loro. “Pulisci questa merda” Quando mi allungò i kleenex, risolsi tirandomelo addosso per costringerlo a sporcarsi. “Se non la finite, mi fate voi una pompa” Si lamentò Roger perché Stan ed io ci stavamo azzuffando, totalmente presi dall’overdose di serotonina post eiaculatoria.

Quello che stavamo facendo era uno spooning bello e buono. Ci tenevamo durante la lotta senza che nessuno dei due avesse voglia di staccarsi dall’altro. “Conney, io dormo qua stanotte” Mi disse il Maggiore Stanley mentre Jenna Jameson continuava a gemere instancabilmente. “Svegliatemi domani perché ho il servizio di mattina” Si raccomandò Roger mentre si asciugava l’uccello prima di spegnere la luce.  “E chi sono io, tua madre?” Gli rispose Stanley che si tirò il mio braccio sotto la testa addormentandosi subitaneamente. A un certo punto sfilai il braccio e lui si voltò abbracciandosi al mio petto, nonostante quella non fosse la posizione più comoda per dormire, riposai come non mi capitava da tanto tempo.

Ero stanco di dormire da solo e anche se erano degli estranei, quei due uomini avevano riempito il vuoto della mia stanza. Mi alzai straordinariamente sereno e sbrandai Roger che si tirò su le brache dopo aver annusato con disgusto la mano con cui si era appena ravanato le palle ---> Uscì senza dire neanche buongiorno. Aperta la finestra, respirai una bella boccata d’aria fresca perché la camera puzzava peggio di una latrina pubblica. Raccolsi i kleenex sparsi sul pavimento e poi andai incontro a quel mattino ---> A Long Island mi sentivo a casa. Al ritorno dall’abituale corsa, anche il Maggiore Stanley non c’era più e mi domandai se era veramente possibile che quelli fossero gli stessi uomini che mi avevano fatto un cappotto.

Ep.6 (Rispondere di Sì alla vita)

“Conney, Signore” Alla Base non mi ero mai presentato con i galloni perché non ero là in funzione del mio ordine e grado. “Potrebbe il soldato LeRoy parlarti, Signore?” Gli altri ufficiali erano tutti più grandi di me mentre io mi sentivo anagraficamente più vicino alle reclute. “Riguardo all’accaduto di ieri sera, Signore” Dopo il raid in camerata, quei ragazzi iniziarono a scattare sull’attenti prima di chiedermi la parola. “Soldato LeRoy, Signore” Quando Danny si presentò in cucina con il suo capo camerata, compresi quanto il mio grado gerarchico ci divideva molto di più degli anni che mi separavano da Brad o persino dal Maggiore Stanley. “Ci farete rapporto, Signore?” Io? Semmai spettava al Maggiore Stanley farlo. “Voi non siete dell’unità psyops, Signore?” Ma se ero là proprio per studiare quella merda di psicologia. “Allora non è venuto per profilarci, Signore?” José gli aveva rifilato la balla che ero in incognito per indagare sulla loro moralità ... cioè, ma che cazzata!

“Signore, ci spiega allora che ci fa un SR in questa fottuta cucina?” Intervenne Green Mile, con piglio alquanto minaccioso ---> Tutta la Base sospettava che la storia dello studente fosse solo una copertura perché il Colonnello mi aveva visto ricevere delle misteriose direttive dalle mani di un Generale. “E’ tuo padre!” A volte la realtà ha bisogno di essere tradotta ricorrendo a degli stereotipi letterari ---> Il Generale diventò dunque il severo padrigno che mi aveva messo a pelare patate in quella cucina di Long Island. “Ci sarebbe ancora un problema, Signore” Solo LeRoy notò il dettaglio che in ogni modo rimanevo un ufficiale e continuò a chiamarmi Signore. “Potrei riavere indietro almeno la videocassetta?” Doveva riconsegnare Jenna Jemeson al videonoleggio ...

José pensava seriamente che li stessi spiando! ---> Ho bisogno di parlarti ---> Così dissi a Brad appena lo vidi avvicinarsi al banco del rancho. “Perché non sarei sincero con te?” Quella sera che gli menai il cazzotto sul grugno, anche lui mi aveva dato del bugiardo. “Sei tu che ti comporti in modo strano” Il Colonnello aveva letto il mio fascicolo pieno di omissis e per questo che aveva provato a scaricarmi fin dal primo colloquio? “Il Colonnello mi aveva solo chiesto di tenerti d’occhio” Era stato il Colonnello a mettermi Brad alle calcagna! “Che cazzo stai farneticando?” Dovevo aspettarmi altre rappresaglie? “Io non sapevo niente del cappotto” Il Maggiore Stanley che voleva da me? “Ieri sera Stan ti ha portato con noi perché ti ha visto che non aprivi bocca con nessuno” Questo era vero, ma non bastava a giustificare quella sega in tandem.

“Conney, sei tu che ci tratti con diffidenza” Io ero là proprio per cercare di ricostruirmi una vita sociale. “Se non sei qui per farci rapporto, allora perché stai sempre sulla difensiva?” Aveva ragione Brad perché dopo la lunga missione nell’Ex Jugoslavia, ero diventato paranoico. “Devi fidarti dei tuoi sentimenti e iniziare a rispondere di Sì alla vita” La conoscevo quella psicologia da manuale tipo ---> Rispondi Sì al tuo successo. “Nessuno vuole farti del male, Conney!” Adesso stava esagerando, mi aveva persino teso la mano come faceva per avvicinare dei cani diffidenti. “Io sono tuo amico” Brad era uno di cui ci si poteva fidare. “Qualunque cosa ti tormenta, la puoi superare costruendo dei nuovi ricordi” Ma che gli dici a uno così? “Si dice grazie, questa è la seconda cosa che devi imparare” Quale sarebbe stata la prima? “Chiedere scusa quando dici una cazzata” Sorrisi perché credevo che fosse una delle sue battute, invece diceva sul serio ... e gli chiesi scusa per aver dubitato della sua amicizia.

Parlare con Brad fu una liberazione! Dopo, sentivo i passi leggeri e mi pareva che ballassi come Gene Kelly mentre tiravo via la merda dal pavimento della cucina con lo spazzolone. “Connecticut, a te manca qualche rotella, te lo dico io!” Concluse Green Mile, vedendomi ridere e scherzare, distribuendo pacche sulle spalle di tutti ---> Avevo semplicemente abbassato la guardia ... non avevo più paura. “Le missioni di uno SR devono essere fighe!” Non lo sono perché non puoi condividerle, ma ora che facevano luccicare gli occhi di Danny, mi apparivano decisamente più fighe. “Come hai fatto a diventare SR?” Non l’avevo scelto io ---> Ero nato con questo destino ---> oppure no, magari potevo finalmente cambiarlo!

“Io sono qui per la borsa di studio” Quando eravamo sotto le docce per toglierci l’odore di fritto da dosso, chiesi a Danny di lavarmi le spalle ---> Era un segno di straordinaria fiducia. “Mia madre non può pagarmi il college” Fu allora che si sentì autorizzato a farmi delle domande personali e quando mi voltai e gli presi lo straccio dalle mani, lui si voltò di spalle senza che gli dicessi nulla. “Il mio vecchio non era un buon americano” Mentre percorrevo in lungo e largo la sua bella schiena, mi cominciò a parlare della famiglia che non aveva i mezzi per mandarlo al college. “...” Poi rimase in silenzio aspettando che finissi. Danny era un po’ più basso della statura media. Il biondo ramato dei capelli e la carnagione bianca richiamavano le sue origini irlandesi. Aveva gli occhi talmente chiari da far apparire il loro azzurro quasi trasparente, mentre le ciglia e sopracciglia erano così sottili da diventare invisibili. Aveva il naso piccolo e tondo e i denti gli si accavallavano un po’ sul davanti ...

“Che hai da guardare?” Disse imbarazzato perché continuai a fissarlo quando tornò sotto il suo soffione della doccia. “Sono stato un buon quarterback alle scuole superiori” Sì, aveva proprio un bel fisico ... troppo minuto per un giocatore di football americano, ma ben delineato. “Infatti non ho superato le selezioni per la squadra del college” Non doveva essere facile per lui ammettere i propri fallimenti ---> Lo raggiunsi sotto il soffione e con una mano sulla nuca, lo costrinsi a mettere la fronte contro la mia. “Lo pensi veramente?” Gli dissi che era un vincente perché non si era mai arreso, neanche con un ubriacone d’irlandese per padre e davanti alla verità di non possedere del talento sportivo. “E’ duro ammetterlo, lo sai?” Che stronzo che ero! “Non tutti possono essere fortunati come te” Gli avevo appena vomitato in faccia i demoni da cui fuggiva ---> Lo avevo offeso e se ne andò ...

Quella conversazione mi turbò parecchio ---> Dovevo fidarmi dei miei sentimenti come aveva detto di fare Brad? Forse la mia diffidenza verso gli altri nasceva proprio dalla paura d’innamorarmi di un ragazzo? ---> La schiuma continuava a scivolare tra le pericolose rapide di gole e canyon del corpo di Danny in una vertigine di paura ---> Rispondere di No alla vita, mi avrebbe ricacciato di nuovo nell’assoluta apatia degli ultimi anni? ---> Lo sguardo della memoria precipitava ogni volta lungo il canale al centro della sua schiena a correr via in quell’incavo dove si celava il proibito ---> Il giorno dopo, fui costretto a segarmi nelle latrine, tanto mi era venuto duro a guardare i pantaloni della sua divisa che rimanevano intrappolati nella fessura di quell’incanto.

Ep.7 (Il Tradimento di Danny)

Il Generale mi aveva esortato a mettere ordine nel mio cuore, eppure non intendeva che lo facessi con un ragazzetto. Se fosse stato il corpo di una ragazza a crearmi gli stessi patemi d’animo, non mi sarei dovuto inventare altri nomi diversi dall’amore. Ero finito in quel posto proprio perché durante la mia turbolenta adolescenza ero stato confuso da un istinto sessuale difettoso ---> Ero oramai un uomo assennato e quindi avrei dovuto attendere che quel batti cuore sconsiderato si affievolisse. Sapevo come alcuni soldati in libera uscita sfogassero quegli istinti con dei ragazzi proprio per farsi passare le fregole. Dovevo volgere lo sguardo alla parte regolare di me e quando questa mi avrebbe indicato una ragazza, l’avrei scelta per sposarmi e metter su famiglia ---> Era così che dovevano andare le cose, cazzo!

 “C’è l’hai con me?” Il giorno dopo evitai Danny e a volte mi capitava di rispondergli di traverso pur di non guardare le sue labbra schiudersi in un sorriso. “Scusa per ieri” Prima della fine del turno alla mensa, fui costretto ad ascoltare la sua voce da Mickey Mouse scusarsi per qualcosa che non aveva fatto. “Certo che mi va!” Lo invitai a fare jogging insieme ---> Potevamo rimanere amici anche senza scopare, No? Già, ma come andarlo a spiegare al mio uccello che sotto le docce, divenne come la freccia di un senso unico? “Ehi, sei bello carico!” Beh, in fondo capitava di darsi una mano tra commilitoni. “Hai un bell’attrezzo” Squittì in una delle sue risate da criceto, prima di arrivare sotto il mio scroscio d’acqua ---> Gli passai un braccio sulle spalle e lui allungò da solo la mano. “Stai per venire?” No, ero diventato duro come un sasso, però non sarei mai riuscito a venire in quel modo.

“Non voglio” Provai a tirarlo verso di me, però lui mi respinse aggrottando lo sguardo. “Scusa, ma non mi piace così” Sentii avvamparmi il volto dalla vergogna. “Conney?” Che voleva ancora? Ero già abbastanza imbarazzato di mio per quello che era successo. “Sei arrabbiato con me?” Certo che No! “Allora perché non mi guardi?” Che domanda stupida. “Conney?” Non avrebbe dovuto seguirmi negli spogliatoi, la regola era che da quel momento avessimo dimenticato per sempre quanto accaduto. “Che devo fare per avere una risposta?” Forse mi era sfuggita la domanda. “Conney!” Che cazzo voleva da me? “Non ce la fai proprio, devi per forza essere così stronzo?” Mi ero semplicemente rivestito e stavo per andarmene, che c’era di sbagliato anche in questo? “Io ci tengo alla tua amicizia” Di che stava parlando? Io ero un ufficiale e lui una recluta, condividevamo solo quel paio d’ore alla mensa.

“Ti va di farci un’uscita insieme?” Intendeva con le altre reclute. “Il sabato sera andiamo al 323” Era il Nightclub di Farmingdale ---> Non è usuale che un graduato vada in libera uscita con delle reclute, ma l’alternativa era trascorrere la serata con Brad al Checkers in fondo a Broadhollow Rd ---> Risposi di Sì alla vita. Nel mio armadio, però, non c’era nulla di adatto per un night ---> Oltre all’uniforme, avevo solo delle T-Shirt e qualche paio di jeans. “Mitchell dovrebbe avere la tua stessa taglia” Danny mi consigliò di chiedere aiuto al Maggiore Stanley per procurarmi qualche straccio da mettermi. “Ho io quello che ti serve” Il Soldato Mitchell era un buon taekwondoka e in palestra ci picchiavamo duro ---> Sospettavo che fosse stato uno dei suoi calci a farmi saltare i denti.

“Provati questi beige”Ero riluttante a chiedergli un favore, però Stanley non mi dette modo di rifiutare. “Se non rimorchi con questi, te la faccio io una sega” Non avrei mai creduto che nell’armadietto di un soldato ci potesse stare tanta roba! “E a che servirebbero gli amici, brutto stronzo!” Il Tenente Mitchell era mio amico? Cioè, in palestra ogni volta ricorrevamo a ogni scorrettezza fino a farci girare talmente i coglioni da bestemmiare insieme il demonio! “Dove lo trovo un altro sacco di ossa da spaccare?” Sì, come No! Quando non poteva scalciare come un asino, finiva schiena a terra regolarmente. “Con la mia merda addosso sembri quasi un gentiluomo!” Mi si gelò il sangue nelle vene a rivedere quel fantasma nello specchio ...

Bisogna dare modo alle persone di fare qualcosa per te, è così che le coinvolgi nella tua vita. “Io vado con Connecticut” Il Maggiore Stanley sembrava che non stesse aspettando altro. “Voi andate pure avanti” I ragazzi passarono a prendermi alla Base stipati nella station wagon di LeRoy e Danny si sganciò subito col pretesto di farmi da guida. “Vengo anch’io, tu sei una merda come navigatore” Si unì subito a noi anche Ralph, un bel tipo dai tratti somatici da nativo americano. “C’è posto anche per me, ragazzi?” Il quale fu seguito a stretto giro da Stuart, un moretto secco allampanato, ma quando Rick, il ragazzotto dalla risata asmatica, cercò anche lui di abbandonare LeRoy, questo pestò i piedi in terra e minacciò di non riaccompagnarli a casa ---> Alla fine di una complicatissima contrattazione, scaricammo Rick. “Ci vediamo al night, perdenti!” Con tutto il tempo che impiegammo a decidere chi dovesse scendere dal mio fuoristrada, saremmo andati e tornati almeno un paio di volte da Farmingdale.  

Il 323 era un classico locale di provincia ---> C’era il bar che serviva cocktail con i cappellini orientali, dei salottini semicircolari con piccoli tavolinetti rotondi al centro, tanti specchi e una piccola pista da ballo rialzata su cui ruotavano le luci colorate delle stroboscopiche. “Hey, Connecticut, vuoi davvero passare tutta la sera con quei sfigati?” C’erano altri soldati in borghese, che non sempre è facile riconoscere a prima vista. “Vieni che ti presento a una micetta” Stan, Mitch e Roger avevano deciso di venire anche loro al 323 e se ne stavano seduti in un salottino a svaccare con delle tipe. “Non te lo faranno venire duro i ragazzini?” Stan mi saltò addosso all’improvviso iniziando subito a fare lo stronzo. “Hey, quando ti vorrai divertire da uomo, ci trovi da quelle fighe da sballo” Mi fece proprio incazzare! Perché era sconveniente che stessi con quei ragazzi, io non avevo certo quarant’anni come lui.

Danny pareva conoscere tutti e tra un saluto e una chiacchiera, con noi ci restava poco e niente. Per gli altri ragazzi era già uno sballo essere entrati in quel night a guardare le cosce delle entreneuse. Quelli più svegli tentavano qualche approccio, ma le fighe là in giro sapevano annusare il culo di una recluta a un miglio di distanza. C’eravamo dunque rassegnati a prenderci una scuffia a cazzo dritto e stavamo trascorrendo la serata seduti a bere cocktail annacquati, quando di punto in bianco, fui colto da un coinvolgimento emotivo pazzesco per qualsiasi cosa ---> Appena ascoltai il pop scandinavo degli Ace of Base, ruppi gli indugi e salii sulla pista da ballo anche se ero spaiato e iniziai a ballare ...

“Sei forse ubriaco?” Io non lo avevo neanche fatto per rimorchiare, cioè a me piace ballare, cazzo! “Quella roba lasciala fare ai niggas” Secondo i WASP ballare è roba da negri o latinos perché loro sanno saltare solo la quadriglia. “Conney, io sono tuo amico e credimi se ti dico che tu non sai ballare” Stanley pensava sul serio che dopo quella sega in tandem che c’eravamo fatti, mi ero dimenticato di essere stato pestato da loro? “Brutto stronzo, ti voglio presentare a una micetta!” Ok, però io ero italiano e quindi sapevo ballare, chiaro? “Tu sei picchiato in testa, amico” Se lo diceva Roger ci dovevo credere perché era quello del gruppo che non beveva per guidare la macchina al ritorno. “Conney è cresciuto in Europa” Mitchell mi presentava così alle ragazze ed io gli volevo bene per questo ... in quel momento volevo bene a tutto il mondo.

Insieme al mio bicchiere arrivò al tavolo anche l’entreneuse che Stanley mi voleva assolutamente far conoscere ---> Rachel! ---> Anche se la penombra poteva ingannarmi e lei non mi riconobbe, quella era proprio la donna di Josè! “Hey, dove vai?” Io non ero in cerca di guai e mi sganciai subito dalla loro combriccola. “Connecticut, aspetta!” Ero andato a pisciare e di ritorno dai cessi, Rachel mi placcò in un angolo. “Ho saputo che sei amico di Josè” Quell’infame di Stanley ci godeva a seminar zizzania. “Usciamo un momento per parlare?” Mi ci voleva una boccata d’aria. “Josè non lo sa che lavoro qui” Eravamo entrambi poco sobri e ci parlavamo con fin troppa sincerità. “Lo faccio ogni tanto per arrotondare ma Josè non capirebbe” Non lo sapeva che quel posto era frequentato dai militari?

“La vita è dura per una ragazza madre” Potevo anche capirla, ma non era onesto nei confronti di Josè. “Glielo dirai?” Il Maggiore Stanley me l’aveva presentata apposta perché ero amico del suo fidanzato? “Nessuno sa che stiamo insieme ... tranne te” Forse lo sapeva anche il Maggiore Stanley. “Tu non ti preoccupare di questo” Che cazzo stava facendo? “Me ne sono accorta subito che ti piaccio, sai?” Come No? Appena conosciuti in pizzeria mi aveva detto che avevo i neuroni nelle palle. “Il posto giusto dove li deve tenere un vero uomo” Non avrei dovuto farlo, lo so ... ma era così sexy e poi faceva la puttana ---> Almeno se dovevo litigare con Josè, ci sarebbe stato un motivo valido.

“Mi piace la tua macchina!” Sarebbe stato meglio averne una con i sedili posteriori reclinabili. “Hey, mi fai male!” Rachel non aveva ste gran tette, però erano così arrapanti in quella camicetta sbottonata dalle tinte impressioniste tra l’indago e l’ocra. “Tu che mi dai in cambio?” Schizzi di colore in quel decolleté immacolato. “E che cazzo!” Ci strusciammo solo un po’ ... giusto una paccatina ... fece appena in tempo a metterselo in bocca e sparai via l’intero carico. “Adesso la boutique non se la riprende questa merda” Rachel aveva rivoltato l’etichetta della camicia all’interno del colletto, così avrebbe potuto ridarla indietro al negozio usando qualche pretesto. “E adesso chi me li dà i soldi per pagarla?” E chi altri se non il coglione che gliela aveva imbrattata? “Cazzo, scarichi peggio di un asino!” Appena mi vide aprire il portafogli, tornò a essere la cagna in calore di prima. “Almeno dimmi come ti chiami?” Meglio di no ...

Cercai di rientrare nel night ma un tizio che avrei potuto affogare in un solo sputo, me lo impedì. “Tornatene in caserma, fratello” Mi doveva solo spiegare come potevo essermi ubriacato con i loro alcolici annacquati. “Noi siamo in licenza” Domandai a quel buon samaritano di un nigger di chiamarmi qualcuno dei ragazzi per avvertirli. “E’ sicuro di poter guidare, Signore?” Uscì LeRoy che mi mandò a cagare perché loro erano in licenza. “Signore, lei non è in condizioni di guidare” Dopo aver messo in moto l’automobile, rimasi fulminato da un lampeggiante stradale e stetti non so per quanto tempo lì fermo ... poi sentii bussare al finestrino ed erano i ragazzi. “Si sente bene, Signore?” Gli spiegai che potevo guidare per quelle strade tutte perpendicolari una all’altra, cioè erano delle rette geometriche intersecanti, capito? “Conney, guido io, Ok?” Sì, Danny era un amico e poteva guidare la mia auto ...   

Era appena mezzanotte e volevo vedere il mare “Andiamo a Jones Beach, ti piacerà” Ci voleva poco più di un quarto d’ora per arrivare, però vomitai lo stesso un paio di volte durante il tragitto. “Vuoi tornare alla Base, Signore?” No, cazzo! Ero andato a scongelarmi le chiappe a Long Island e non avevo ancora visto quel fottuto mare. “Sicuro di stare bene, Signore?” Doveva piantarla di chiamarmi Signore, porca di una vacca ladra! “OK” Danny riconosceva quei luoghi anche al buio e me li indicava dandomi prima un colpetto sulla gamba. “...” Poi rimase in silenzio lasciando la mano sulla mia coscia e ogni tanto la sentivo stringersi. Mi sentivo finalmente bene quando ci fermammo in un parcheggio vuoto ---> Esiste qualcosa di più desolante di un parcheggio sconfinatamente deserto?

Io sono un buon intenditore di spiagge, so distinguerle dal profumo particolare che hanno. Annusai il vento e in quello di Jones Beach c’era l’aroma dolciastro delle sterpaglie che marcivano negli acquitrini circostanti. Proseguimmo a piedi attraversando una gigantesca rotatoria stradale, nel cui mezzo si ergeva l’ombra sinistra di un obelisco sgraziato. Quella notte, i pali dell’illuminazione stradale erano straordinariamente accecanti e mi ferivano gli occhi con i loro dardi di luce, tanto da impedirmi di vedere il mare ---> Udivo solo una distesa di pece nera e vischiosa ansimare nel sospiro della risacca. Danny voleva fermarsi sul boardwalk ma io no, dovevo toccare l’infinito ... mi tolsi le scarpe e raggiunsi l’acqua e poi mi lasciai cadere sconfitto ---> Avevo sbagliato tutto ...

“Precisamente che cosa stai cercando?” Non lo sapevo, ma lo avrei potuto riconoscere e quello non era il posto giusto. “E’ un bel posto questo, dovresti almeno vederlo di giorno” Danny mi raccontò di quando da bambino i genitori lo portavano su quell’enorme spiaggia a costruire i suoi castelli di sabbia. “Ti devo confessare una cosa” Il mal di macchina mi aveva lasciato una fastidiosa nausea addosso e gli chiesi di aspettare ancora qualche minuto prima di rimetterci in viaggio. “Ti hanno dato una chicca” Disse »pop a molly« e io non sapevo che volesse dire. “E’ una pasticca per sballarsi” I farabutti me l’avevano sciolta nel cocktail quando mi ero allontanato con il Maggiore Stanley. “Non avrebbe dovuto farti male!” Che cazzo volevano saperne loro dei miei trascorsi con le droghe? “Lo sanno tutti di quando il Caporal Maggiore Rodriguez ... ” Il protossido d’azoto non lo devi mica digerire.

“Era solo uno scherzo!” Volevano ridere alle mie spalle, ecco cosa intendeva. “Non è come pensi” Cioè quello non era stato un invito a cena con il cretino? “Non è stata una mia idea” Erano stati Stan, Mitch e Roger a organizzare tutto? “Io neanche volevo farlo” Vaffanculo ---> Certamente non sarei uscito con loro, se me l’avesse chiesto qualcun’altro. “E anche colpa tua” Come sempre, ma intanto se ne sarebbe tornato indietro con l’autostop. “Chi mi carica a quest’ora!” Cazzi suoi ---> Preso per culo da quattro sfigati di merda ---> Mi sentivo tradito ed ero assetato di vendetta ... però tornai indietro perché non avevo ancora finito con Danny, almeno così me la raccontai ---> Sbagliai più volte strada in un reticolo di corsie complanari e solo dopo parecchi chilometri ritrovai quell’obelisco del cazzo! Ma di Danny non c’era traccia ...

Il piccoletto si era già fatto più di un miglio a piedi, quando intravidi la sua sagoma sul bordo della Statale con il pollice alzato. “Va a farti fottere, Conney!” La luce dei fari non gli aveva permesso di riconoscere la mia auto e solo dopo che scesi, mi mandò affanculo. “Credi di poter pisciare in testa a tutti?” Sicuramente avrei potuto pisciare via lui invece ero tornato. “Sei una testa di cazzo!” Non se ne dimenticò neanche uno di quegli insulti meditati su ogni passo compiuto sulla Statale buia e deserta. “Perché non avrei dovuto farlo?” Disse che si era reso complice di quel brutto tiro perché lo avevo mortalmente offeso, quando gli dissi che suo padre era stato un ubriacone d’irlandese. “Tratti tutti come delle merde” Ecco cosa pensa la gente quando credi che a loro non importi nulla di te. “Puoi anche lasciarmi qua perché non te lo dirò mai” Invece di scusarmi, continuai a contrattare la resa e gli chiesi di chi era stata l’idea d’impasticcarmi.

“Che stronzo!” E va bene, lo feci salire in macchina a forza di calci in culo. “Facciamo prima se mi lasci guidare” Ce ne stemmo zitti per tutto il tragitto sulla Statale, con lui che smanettava con la radio della macchina ... ma dopo mancai l’uscita per Farmingdale e mi disse seccamente che dovevo lasciarlo guidare e allora cominciai io a smanettare con la radio della macchina. “Dobbiamo proprio ascoltare questa merda da niggas?” Wreckx N era il DJ in testa a tutte le classifiche. “Questa è roba per stupidi papponi” L’Hip Hop e i rapper stavano cambiando la musica pop. “Stronzate, questa merda va contro i valori della società americana” I niggas erano americani come tutti gli altri. “Che cazzo significa All I Wanna do Zum Zum Zum and more Pum Pum?” Glielo dovevo veramente spiegare?

“Un nigga con i soldi è solo un delinquente più degli altri niggas” Che ne sarebbe stato dell’esercito senza gli afroamericani? “E’ carne da macello” Basta, non mi andava di ascoltare le farneticazioni di un irlandese cattolico che confondeva la pietra di San Pietro con quella di Plymouth dei Padri Pellegrini. “Va a farti fottere, Conney!” Cioè? Il bastardo scese dal Pajero lasciandomi in mezzo alla strada e si voltò pure alzandomi il medio di entrambi le mani! Preferiva dunque proseguire a piedi piuttosto di starmi ancora ad ascoltare? No, lo stronzetto mi mollò nell’isolato di casa sua, da dove non sapevo come ritrovare la strada per tornare alla Base.

Ep.8 (La Loggia del Sergente Collins)

“Hey, Connecticut, la moglie di Dracula ti ha fatto un pompino?” Saranno state quasi le due del mattino, quando riuscii finalmente a trovare la Base, ma oramai avrei dovuto aspettare le sei prima che qualcuno mi facesse entrare. “Che cazzo è successo ai miei pantaloni!” Parcheggiai sul ciglio della strada e stavo quasi per appisolarmi, quando per poco il Maggiore Stanley non mi faceva venire un colpo, bussando come un folle contro il finestrino dell’auto. “I miei pantaloni li rivoglio indietro puliti, chiaro?” C’erano anche Mitchell e Roger con lui e appena scesi dall’auto iniziarono gli sfottò. “Quella gallinella doveva proprio essere assatanata!” Non so com’era potuto accadere, ma Rachel aveva sbavato di rossetto la patta dei pantaloni beige di Mitchell.

“Io lo so chi si è caricato Connecticut” Stanley non poteva esserne certo ---> Rachel non era l’unica puttana di quel night. “Me ne sbatto di dove ha ficcato l’uccello, ora voglio andare a dormire” Roger chiuse la discussione ricordando a tutti che dovevamo sbrigarci, se non volevamo rimanere chiusi fuori. “Chi l’avrebbe detto che quella puttana era la donna di Rodriguez!” Lasciai la mia macchina davanti alla Base e salii sul pick-up di Roger per andare a dormire al Campo. “Un amico vero dovrebbe dirtelo” Il Maggiore Stanley discusse per tutto il tempo con Mitchell perché lui sosteneva che dovevano farsi i cazzi loro. “Allora non lo vorresti sapere se un bastardo d’amico si è scopato la tua donna?” L’amico in questione ero io, brutto figlio di puttana!

Mentre aspettavamo che il Sergente Collins ci venisse ad aprire il cancello di servizio, mi scornai con il Maggiore Stanley. “Hey, ragazzi, cucitevi quelle bocche” Il Sergente Collins era l’ufficiale più anziano della Base. Lui si era fatto il Vietnam e nello sguardo ne serbava l’ombra di una luce oscura. “Hey, parlo con te, non m’importa un cazzo del tuo grado, quando mi chiedi un favore, sei tu che prendi ordini da me, ricevuto?” A guardarlo, ti veniva da chiederti se non fosse appena uscito da qualche set cinematografico perché somigliava esattamente all’idea che abbiamo tutti di un sergente. “Non ho sentito” --->  »Yes Sir, Mr Sir« ---> Parlava ed agiva proprio come un sergente del cinema e non perché aveva visto troppi film, il Sergente Collins era semplicemente il prototipo umano che aveva fornito il modello ai registi. “Connecticut, la tua faccia non mi piace” Beh, neanche io mi facevo le seghe pensando al suo brutto grugno ---> Signore!

“Sai quanti bastardi fottitori di madri come te ho conosciuto?” Tuttavia, il Sergente Collins era un pezzo di pane ed era capace di rimanere sveglio fino alle tre del mattino per trasgredire le regole e farti rientrare dalla libera uscita del sabato sera. “In Vietnam c’era un tizio dei corpi speciali proprio come te” Questo faceva Sì che tutti gli dovessero un favore e persino il Colonnello gli tributava il dovuto rispetto. “Vuoi sapere che fine ha fatto?” I tanti aneddoti che raccontava sul Vietnam, nascondevano sempre una morale e c’era da scommetterci che il tizio come me conosciuto in quella terribile guerra era finito morto ammazzato perché troppo individualista. “Sbagliato, si è beccato la sifilide da una puttana di Saigon” Sì, aveva anche un buon senso dell’umorismo, sempre che ti facessero ridere quelle battute da marines tipo nei vecchi film di Ronald Regan.

“Chi altri se non un ispettore chiederebbe di lavorare nelle cucine?” Il Sergente ci offrì il bicchiere della staffa sul patio di casa sua, dove trovammo anche Green Mile. “Tutti per uno e uno per tutti, lo sai?” Condividere un six pack di birre era il miglior modo per venire a sapere la verità. “Chi la fa l’aspetti, Connecticut” In ogni caserma esiste almeno una confraternita più o meno dichiarata e il patio del Sergente Collins era la loggia in cui si era deliberata la spedizione punitiva ai miei danni. “Ammetterai che te la sei cercata” Mi avevano fatto saltare quattro fottuti denti! “Hai solo conosciuto il diretto ammazza tutto di Roger” Non era stato un calcio di Mitchell a spaccarmi i denti. “Mi dispiace Connecticut, ma non volevi saperne di andare a terra” Bensì un cazzotto di Roger. “La storia che ci aveva raccontato Rodriguez era diversa” Brad gli aveva poi spiegato com’erano andate le cose.

“Abbiamo sbagliato, Connecticut” Mi ero già accorto di essere simpatico al Sergente Collins perché in palestra mi dava spesso delle dritte per menarle a Mitchell. “Cinque inning a quattro per me, non ci provare Conney” Mitch sarà pure stato campione di scorrettezze, ma il cappotto nelle docce non poteva metterlo sullo score delle sue vittorie. “Tu invece sei campione a sparare balle di merda” Era ubriaco e solo per questo non lo stendevo seduta stante. “Smettetela o sveglierete mia moglie” Intervenne il Sergente che ci liquidò a tutti. “Domani il ring è tutto vostro” Green Mile invece ci organizzò un incontro chiarificatore nella palestra del Campo. “Domani mangerai la polvere, Conney” Si congedò così quella testa di minchia, però io il conto in sospeso l’avevo con il Maggiore Stanley e non capivo perché il giorno dopo avrei dovuto fare a botte con Mitch ...

Il Sergente rientrò a casa sua e Green Mile se ne andò montando sul suo pick-up giallo. Il maggiore Stanley era scomparso insieme a Mitchell ed io ero rimasto con Roger che in mezz’ora aveva rimesso in pari l’astinenza di tutta la serata ---> Dove cazzo sarei andato a dormire? Cercai di svegliare Roger, ma quello aveva il sonno di piombo e ci metteva mezz’ora per riprendere coscienza. Riuscii a metterlo in piedi ma camminavamo proprio come due ubriachi che si tengono dritti appoggiandosi l’uno all’altro. Le reclute erano in licenza e quindi bastava entrare in una camerata e gettarsi sul primo letto che capitava.

Rivoltai Roger su una branda e ci rimase disteso come un sacco di patate. Gli tolsi le scarpe e tirai le gambe sul materasso, solo allora lo sentii mugugnare sistemandosi a pancia sotto ---> Missione compiuta ---> Decisi di darmi una rinfrescata sotto la doccia ---> Riflettevo su tutti i casini accaduti in quelle ultime ore e mi accorsi che era sbagliato considerarli dei problemi. In fondo, la vita consiste in una concatenazione di errori e fraintendimenti che a volte si complicano e in altre si risolvono. Non si può sempre fare la cosa giusta, sbagliare è invece necessario per rompere la stasi e ricominciare a rotolare come pietre che cozzano tra di loro ---> Non volevo più fermarmi.

I ragionamenti se ne volavano via insieme alle zaffate di fumo della sigaretta mentre ero seduto sul bordo della finestra. Il cielo cominciava a schiarire, quando si levò una leggera brezza in cui riuscivo a distinguere il profumo di Jones Beach. “Levati” Roger mi scalzò dal davanzale con una brusca bracciata e a occhi chiusi si rivoltò l’uccello fuori dai pantaloni per pisciare dalla finestra. “Cazzo, che bello!” Lo sentii dire mentre pisciava via quel gallone di birra che era riuscito a svegliarlo ---> Appagare un bisogno provoca la soddisfazione dei sensi. Stette lì sulla finestra almeno per un paio di minuti e dopo lo vidi pestare via i pantaloni per strada mentre se ne tornava a letto. Poi accostò rumorosamente la branda accanto alla mia e ci si gettò sopra abbracciando il cuscino. “Conney?” Mi chiamò per menarmi un cazzotto sulla spalla e ridersela giusto il tempo per ricominciare a ronfare.

Ep.9 (Io non sono come voi)

“Eccoli, li ho trovati!” Dormimmo fin a mezzogiorno e forse avrei potuto continuare fino a sera. “Sveglia fighette!” Peccato che il risveglio non fu altrettanto piacevole con quel rompicoglioni di Stan. “Scattare soldati, il sole è già alto!” Ci pensò Roger a cacciarlo via tirandogli dietro un paio di materassi. “Andiamo, non fate gli stronzi!” Roger aveva bloccato la porta con la spalliera di una sedia e poi si era venuto a sedere sul ciglio del mio letto. Mi accorsi subito che doveva dirmi qualcosa e aveva bisogno di farlo in confidenza. “Sono stanco di questa vita di merda” Disse, dopo avermi lanciato uno sguardo sconsolato ---> Lui era stato oggetto di un provvedimento disciplinare durante il Restore Hope, da dove fu rimpatriato e poi parcheggiato in quella Base.

“Voglio tornare in servizio attivo” Stan gli aveva detto che mio padre era un Generale. “Ho solo fatto una cazzata!” Aveva sparato per gioco a dei soldati dell’UNITAF che facevano jogging. “Era uno stupido scherzo per ammazzare il tempo!” Sapevo di molti provvedimenti disciplinari avvenuti durante la missione internazionale in Somalia, alcuni dei quali stavano finendo di dominio pubblico. “La stampa ci dà sempre addosso” Si doveva reputare fortunato di non essere stato congedato con disonore. “Quelle erano solo delle puttane, cazzo!” Il contingente statunitense era uscito pulito da tanti di quei casi scabrosi. “Dici che sarò riabilitato?” Gli feci solo capire che doveva starsene buono e rigare dritto, prima di tentare un riesame del suo caso. “Grazie Conney, conta pure su di me, OK?” Lo interruppi restituendogli il cazzotto della sera prima perché non mi sentivo degno della sua fiducia.

“Se non la pianti, ti faccio saltare altri quattro denti” Disse arricciando le sue labbra carnose in un sorriso che andava da un orecchio all’altro. “Voglio sposarmi e avere almeno quattro figli” Si sdraiò accanto a me iniziando a confidarmi altri brandelli di sue speranze. “Due femmine e due maschi, così non si sentiranno soli” Roger aveva compiuto da poco trent’anni ed è il momento in cui un maschio sente l’istinto di metter su famiglia. “Ti sgrigli una figa e poi ottieni una salsiccia nel letto” Roger si esprimeva in un inglese assai figurato e non sempre riuscivo a seguirlo nelle sue colorite metafore yankee.  “Io non lo vorrei sapere” Stavamo parlando di Josè e Rachel? “Stan ha scoperto la moglie usare l’attrezzatura da giardino” Che cazzo significava? “Adesso non sa che fare, lo sai?” Fingevo di capirlo, ma solo alla fine compresi il senso di quello che stava dicendo.

“Ora gli stanno sul cazzo tutti i cattolici” La moglie del Maggiore Stanley scopava con il giardiniere che per definizione è un cattolico latino, ecco perché aveva preso di mira Josè e me! “Tu che c’entri, gli irlandesi non sono mica latinos?” Potevo sbattermi quanto volevo, tanto non ci credeva nessuno che fossi italiano. “Un irlandese che si spaccia per mangia spaghetti, amico, come baro sei una merda” Ero troppo diverso dal prototipo di oriundo italiano e avevano dedotto che fossi irlandese perché frequentavo la parrocchia di San Killian ---> Tra italiani e irlandesi di New York non è mai corso buon sangue. “Tu e Stan siete due cani della stessa razza” Continuò a dire mentre ci dirigevamo al prato dove c’era un vero e proprio picnic american style. “S’incazza solo perché lo pisci via” Secondo lui sbagliavo a pensare male del Maggiore Stanley e non era vero che aveva tramato per farmi litigare con Josè.

Trascorrere la domenica pomeriggio all’aperto è un must dello stile di vita americano e al Campo si riunivano le famiglie dei militari per una sfida al barbecue. “Lui è il ragazzo dei corpi speciali di cui vi ho parlato” Il Sergente Collins mi presentò con molto calore alla sua famiglia ---> La moglie Margaret e la figlia Faith che era incinta di Rod, il genero faceva l’istruttore all’accademia di polizia di Nassau, vicino alla riserva Massapequa. “Che touch down, Conney!” Era scontato che mi sedessi al loro tavolo da picnic e siccome il posto davanti al barbecue spettava all’indiscusso capo famiglia, nel frattempo Rod mi aveva invitato a giocare la partitella di football tra scapoli e ammogliati, anche se poi gli scapoli erano tutti fidanzatissimi. “Dannazione, una missione sotto copertura!” Credo che di novità ne accadessero poche in quel contesto e mi trattavano manco fossi un eroe nazionale.

“Sarebbe fantastico se venissi a scuola per incontrare gli alunni” Ora però stavano esagerando! Già avevo accettato di partecipare a una lezione di difesa personale nell’accademia di Rod. “Ti prego Conney, la scuola elementare McKenna sta proprio dietro all’accademia!” Stavamo addentando le bistecche con la speciale salsa barbecue del Sergente Collins, quando Faith si mise a insistere affinché accettassi d’incontrare i ragazzini della scuola dove insegnava. “Non insistere Faith, il ragazzo a ottobre andrà al college per studiare la guerra psicologica, vero Conney?” Come aveva saputo dei miei corsi di studio? “Si tratta solo di un paio d’ore, vero che tu ci verrai, Conney?” Che cazzo avrei potuto raccontare a dei marmocchi?

“Faith, non credi anche tu che Conney sarebbe perfetto per Jenny?” Dopo mangiato, il picco glicemico rallentò il bioritmo di tutti quanti e si bivaccava stancamente all’ombra, ascoltando il celiare delle donne. “Perché non andrei bene per lei?” Roger s’indispettì quando le signore iniziarono a civettare su dei miei possibili accoppiamenti. “Jennifer è una brava ragazza” La vita spiegata da Margaret era così logica da farmi spavento ---> Il Generale intendeva proprio quella roba quando mi disse di trovarmi una ragazza? “Conney è già un ufficiale, lui possiede lo spirito di sacrificio” Io proprio non riuscivo a vedermi sposato con dei figli. “Una donna non vuole per marito una testa calda” ---> All'improvviso sentii salirmi un’ansia opprimente e volevo scappare via da quella gente.

“Hey, non puoi gettare la spugna prima di salire sul ring!” Saranno state tipo le cinque o le sei del pomeriggio quando il Maggiore Stanley e Green Mile iniziarono a far passare la voce del combattimento tra me e Mitchell. “Lo abbiamo già detto a tutti” Tutta quella normalità aveva finito per farmi sentire di nuovo un freak di merda. “Si può sapere che ti è preso?” Non ricordavo di aver dato il mio accordo all’incontro organizzato da Green Mile. “Andiamo ragazzo, dovete solo divertirvi come fate sempre in palestra” Poteva sostituirmi Roger. “La questione è fra voi due, amico” Allora gliela davo vinta a tavolino. “Possibile che faccia incazzare solo a me questo suo atteggiamento!” Se fossi salito su quel ring, tutti avrebbero pensato che cercassi il loro consenso.

“Non hai accettato la sfida ma neanche l’hai rifiutata!” Il Maggiore Stanley se la prese particolarmente a cuore. “Lo vuoi sapere che cosa penso di te?” Era questo che proprio non gli entrava in testa ---> Non me ne fregava un cazzo di cosa pensasse di me un coglione come lui. “Ora smettetela voi due e tu Conney stai sbagliando tutto” Disse Green Mile mentre tratteneva Stan perché aveva iniziato la sceneggiata del duro che cerca lo scontro. “Sei solo uno sbruffone codardo” Se l’era presa tanto perché gli avevo detto che su quel ring ci sarei salito volentieri solo per regolare i conti con le bastardate che mi aveva fatto.

“Adesso basta!” Intervenne anche il Sergente Collins. “Maggiore Stanley, stai dando spettacolo!” Meno male che qualcuno se n’era accorto. “Stringetevi la mano e chiudiamo qui la faccenda” E Sì, magari ci prendevamo per il mignolo e avremmo fatto anche giurin giurello. “Connecticut!” Il Maggiore Stanley riconosceva l’autorità morale del Sergente Collins, ma io no e quando mi protese la mano, gli piegai il polso e rivoltai il braccio per costringerlo a inginocchiarsi. Siccome fece resistenza, lo convinsi poggiando indice e medio sotto il suo pomo d’Adamo per esercitare una leggera pressione sulla trachea e strozzarlo mentre con il pollice gli occludevo la carotide da sotto l’orecchio. “Oh, mio Dio!” Il collasso respiratorio unitamente alla mancanza momentanea di afflusso di sangue al cervello, provocò il mancamento che fece afflosciare quello stronzo a terra.

“Sei andato fuori di testa?” No, ero lucidissimo e del resto avrei potuto ammazzarlo se avessi voluto. “Stai bene Stanley?” Certo che stava bene, lo avevo mollato prima che svenisse. “Oh, mio Dio!” Non facevano altro che invocare Dio quelle stesse donne che prima si dicevano certe che sarei stato un ottimo marito. “Forse dovremmo portarlo in infermeria” Cazzate, stava vomitando perché si era ingozzato di schifezze. “Connecticut, cos’è che non va in te?” Green Mile voleva un combattimento e glielo avevo dato. “I combattimenti leali si fanno sul ring” A me avevano solo insegnato come ammazzare la gente nel modo più rapido e sicuro ---> Mi sentii meglio quando tutti la smisero di considerarmi come uno di loro.  

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Spoiler

Non so per quanto riuscirò ancora a rispettare l'impegno settimanale di postare un pacchetto di nuovi episodi ... in ogni modo la prima stagione finirà entro natale, spero. Bah, passiamo ai contenuti speciali ---> Siccome non ho niente da mostrare in riferimento a questi episodi, passo alla mirabilia anni novanta postando l'automobile che guida il protagonista ...

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La foto è piuttosto generica, però il modello dell'auto era questo .. anche se in quella del protagonista, il portapacchi arrivò solo quando ebbe necessità di portarci la tavola da surf a Long Beach.  Passiamo a qualcosa di più interessante ---> la musica.

Ho accennato al reggae scandinavo degli Ace of Base, ovviamente si parla di un reggae molto pop e anche gli Ace of Base rispettavano la formazione pop classica degli Abba. Inserisco il tormentone di quegli anni ---> All That She Wants ---> Nella versione super vintage registrata per una trasmissione televisiva italiana che si chiamava Superclassifica show, che era un residuato in avanzato stato di decomposizione degli appena trascorsi anni ottanta.

 Guardando questo imbarazzante playback delle due belle gnocche scandinave, è impossibile non ricordarsi di questi altri due belli gnocchi ---> Milli Vanilli

Era tutto finto, e nel caso di questi due manzi ci fu uno sputtanamento tale che finalmente si mise  fine al vizietto europeo molto anni ottanta, di prendere dei modelli e poi farli cantare in play back. Lo scandalo avvenne negli Stati Uniti perché da quelle parte il concerto live era ancora centrale nella musica mentre in Europa questi fenomeni duravano una stagione e i loro tour si facevano solo in televisione. 

Il caso degli Ace of Base fu invece un successo mondiale ed era proprio in quegli anni che gli effetti della globalizzazione mediatica si cominciavano a far sentire. Tuttavia, il successo era ancora legato alla vendita del CD e quindi si doveva aspettare che si distribuisse nei negozi per entrare in un nuovo mercato. Fu così che il successo di All She Wants che era del 1993, arrivò solo nel 94 negli Stati Uniti. Vediamo se riesco a trovare la foto del mega store della Virgin records di New York ...

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Ecco, sono molti che fanno coincidere la chiusura di questo grandissimo supermercato di CD musicali con la fine di una era storica della musica.  CMQ, nella prima metà degli anni novanta, nonostante la pirateria del formato digitale già dilagasse, il mercato ancora reggeva, soprattutto perché nelle case, insieme al televisore e al PC, ci si trovava anche il complesso Hi-Fi per ascoltare la musica, ve ne faccio vedere uno che è meglio ... 

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In realtà, in questa foto è molto più anni novanta il pavimento che non l'HI-Fi, in quegli anni >>gli stereo<<erano un unico pezzo compatto, però questo rende soprattutto bene l'idea di com'era il mobile domestico dedicato all'ascolto della musica.  Concettualmente era un'eredità culturale che arrivava dagli anni sessanta/settanta; negli anni ottanta si regalava generalmente dopo l'esame di terza media e aveva lo stesso significato della bicicletta che si riceveva dopo la quinta elementare ---> Era uno step lungo l'emancipazione dalla fanciullezza. La bicicletta era il primo mezzo di trasporto che ti permetteva di allontanarti dal cortile domestico mentre lo Stereo serviva a tenere le prime festicciole e relativi flirt. 

Discorso sociale a parte, perdere questo >>elettrodomestico<< per la musica ha significato un progressivo abbassamento della qualità di ascolto. 

Passiamo all'altro pezzo di cui scrivo ---> rumpshacker ---> sound molto, molto, molto primi anni novanta ... 

Come negli altri video, si notano elementi provenienti dai vicini anni ottanta ---> le spalline ipertrofiche dei Milli Vanilli e qui i costumi delle ragazze sgambatissimi. Il sound anche è molto discotecaro anche se negli states ha un significato diverso che non in Europa, dove l'elettronica la faceva da padrone e imperversava il Rave party con i Bpm illegali. 

Vorrei soffermarmi sul dialogo razzista che al riguardo il protagonista tiene con Danny e si sente anche nel resto degli episodi con l'utilizzo del termine nigga per indicare gli afroamericani (negro). In quegli anni si era nel momento dell'affermazione del genere hip hop che negli States era legato a doppio filo con le gang di quartiere e i loro loschi traffici, non ultimo la prostituzione o lo spaccio di droga. I CD dei rapper erano degli epistolari con cui le gang se le mandavano a dire e spesso si dichiaravano ufficialmente guerra con tanto di morti per strada. Il 94 è l'anno in cui Big Daddy litiga con 2Pac e da lì a breve ne commissionerà l'assassinio ...

Ci sono un paio di ricostruzioni cinematografiche di quegli eventi, una delle quale è appena uscita dalle sale di proiezione. La realtà è che il mercato dell'hip hop è ancora fortemente condizionato negli assetti economici che ne scaturirono, per esempio Jay-Z è quello che ne trasse più vantaggio. Lui è una mente politica e non a caso è stato il paladino di Obama e per tutto il periodo della sua presidenza, ha avuto modo di raccontare la sua versione dei fatti ... puntualmente sposata da tutti i registi democratici.

CMQ in quegli anni, New York si rivedeva piombare nell'incubo che l'aveva colpita nei primi anni ottanta, quando si registrava un morto ammazzato al minuto e interi quartieri come il South Bronx, ma anche l'Est Side di Manhattan con strade come Alphabet street che erano completamente in mano alle gang di quartiere.  

Non a caso proprio nel 1994, l'ex Procuratore di Ferro del South District di NY, Rudy Giuliani viene eletto sindaco di New York con lo slogan >>Tolleranza Zero<<. Molta gente si trasferiva a Long Island proprio per paura degli afroamericani e dei latinos. La musica hip hop che in Europa si ascoltava senza alcun pregiudizio, conteneva messaggi di violenza inauditi, molti dei quali erano a sfondo razzista, sessista e omofobo. 

Se i democratici li ritenevano dei poeti di un nuovo stile letterario che interpretavano la dura realtà della gente di colore, i repubblicani traevano semplici conclusioni dai rapporti stretti che avevano i rapper con i delinquenti, spacciatori e pappa di quartiere, senza farsi scrupoli nell'invocare la censura per quei testi violenti e anti sociali che andavano contro i principi dello stile di vita americano.

Basta così che rischio di scrivere dei contributi speciali più lunghi degli episodi stessi ... 

Ep.10 (Un’Irresistibile Tentazione)

“Sporco fottitore di madri, mi devi insegnare quella mossa killer!” Dopo aver ricordato a tutti qual è il mestiere di un soldato, Roger mi riaccompagnò alla Base. “Stavolta Stan ha trovato un cane più bastardo di lui” Chi vince trova sempre qualcuno che si schiera dalla sua parte. “Tu sei un vincente, amico!” Ero così confuso. “Non preoccuparti, il Sergente Collins è dalla tua parte” Secondo Roger avevo dimostrato a tutti quanto fossi vincente, ma il problema era che io mi sentivo un perdente ---> Ero io quello sconfitto che se ne tornava dentro il suo buco di merda. “Amico, sei un super duro, cazzo!” Boh, forse ero io che mi facevo troppe pippe mentali e se solo avessi avuto la testa di Roger, in quel momento le cose sarebbero apparse super fighe anche a me.

Rimasi chiuso in camera fino a tardi ---> Mi sentivo dannatamente solo. “Ti abbiamo portato la cena” Brad e Josè vennero a trovarmi con un vassoio di pollo fritto. “Chicken Chips, le tue preferite!” Perché lo facevano? Perché mi stavano ancora appresso? “E che cazzo, così ci fai sentire delle merde!” Cos’è che li faceva sentire in colpa? “Lui è un fratello per me, diglielo anche tu Brad” Chissà quale sviluppo aveva avuto la storia di quel pomeriggio. “Ti avrei spaccato io la faccia” Però ero il doppio di lui e ne avrei fatto carne trita. “Tu sei una macchina da guerra, cazzo” Poteva anche piantarla con le lusinghe e dirmi dove voleva arrivare. “Sono stato io a chiedere al Sergente Collins di darti una lezione” Lo sapevo già e non era per quello se il Maggiore Stanley avevo ricevuto la contropartita.

“Tu sei un buon americano, Connecticut!” Ma come, se proprio Brad mi aveva detto che non ero degno di portare la divisa degli Stati Uniti. “Il Sergente Collins ci ha spiegato ... ” Già, era stata l’assoluzione del Sergente ad aver cambiato le cose. “Hai lo stress post traumatico e noi abbiamo sbagliato a giudicarti” Stavo proprio male ... non riuscii a trattenere le lacrime ... però non lo sapevo se stavo male per lo stress post traumatico ... non sapevo un cazzo di quello che mi si rivoltava in corpo. “Quando hai bisogno di qualcosa, chiedi a noi, ok?” Dovevano andarsene via ... non ero abituato a condividere le mie emozioni.

“Tutto apposto, Connecticut?” Quando il giorno dopo rimisi piede in cucina, per un attimo si fermò il tempo e mi guardarono come se fossi un alieno. “Abbiamo saputo che ti è successo” Che mi era accaduto? Ero lo stesso stronzo di sempre. “Sono stato uno sciocco e volevo solo che lo sapessi” Green Mile mi fece lo stesso discorso di Brad sui buoni patrioti americani che tornano dal fronte. “Smettila di fare l’eroe” Forse il Sergente Collins aveva scambiato il mio stress post traumatico con quello dei reduci del Vietnam. “Qualunque cosa ti è successa, si vede quanto male ti ha fatto” Mi sentivo un verme a lasciargli credere chissà cosa ---> Pensavano che avessi visto morire i miei compagni o ammazzato qualcuno. “Sarò anche un semplice cuoco, ma conosco la segretezza delle missioni di uno SR” Dovevo solo rispondere »grazie« però mi riusciva persino peggio di scusarmi.

Danny si era fatto cambiare turno in mensa. “Ci penso io, Signore” Il Maggiore Stanley lo servì Ralph che per tutto il tempo sfuggì al mio sguardo. Nel pomeriggio Brad mi evitò d’incontrarlo di nuovo portandomi con sé in un campo estivo, dove teneva una dimostrazione con i cani da salvataggio insieme ai vigili del fuoco ---> Quei ragazzini non avevano paura di me ---> Ero per loro una sorta di gigante buono. “I bambini non sbagliano mai” Secondo Brad era una fisima mentale quella che mi faceva credere di essere super cattivo, ma per l’evangelista del Kentucky il mondo somigliava a un fumetto della Disney, dove le sfumature del male non potevano esistere. 

“Volevamo scusarci, Signore” Per cena detti forfait al servizio in mensa per evitare ancora di vedere il volto truce di Stan. “Al Campo non si parla d’altro, Signore” Avevo espressamente chiesto a Brad e Josè di lasciarmi solo. “Siamo qui per rimediare al torto, Signore” Però venne a bussare alla mia porta l’intera camerata di LeRoy. “E’ stato il Maggiore Stanley a darci la pasticca, Signore” Gettai il sacchetto di biscotti che stavo sgranocchiando a LeRoy per tapparsi la bocca e smetterla di chiamarmi Signore. “Hey Connecticut, è vero che il Maggiore strabuzzava gli occhi come uno scemo?” Avrei voluto vedere lui con una crisi di soffocamento in corso, però Sì, Ralph lo aveva imitato benissimo.  “Caspita, un campo in Alaska sarebbe fichissimo!” Si fermarono in camera a celebrarmi come fossi un cazzo di supereroe. “Dopo cena vieni al Campo?” Avevano voglia di stare con me e questo mi lusingava parecchio.

Andando dai ragazzi, commisi l’errore di entrare al Campo con il fuoristrada che oramai conoscevano tutti. Lo parcheggiai davanti alle baracche delle reclute e quindi chiunque sapeva che ero lì dentro. “LeRoy ha la macchinetta per tosare” Tagliarsi i capelli in camerata è uno step obbligato per costruire lo spirito di corpo. “Connecticut li vuole come li hai tagliati a me” Ad averceli dei capelli spessi e corvini come quelli di Ralph! Io me li stavo tagliando proprio perché i miei sbiadivano e si arricciolavano tipo quelli di Shirley Temple. “Che gliene pare, Signore?” LeRoy ci sapeva proprio fare con quell’affare ed era riuscito a squadrare la mia zazzera incolta. “Mio nonno ha sfamato la famiglia con il suo barbershop, Signore” Gli concessi di raccontarmi un po’ di sé mentre si preparava a tosare la testa a uovo di Rick. “Noi veniamo da Limerick e siamo fottuti irlandesi cattolici fin nelle midolla, Signore” Anch’io avrei voluto avere un così forte spirito di appartenenza.

Danny non era venuto con gli altri a scusarsi in camera mia e quando lo rividi al Campo, aveva riso per le cazzate che si dissero mentre LeRoy mi tagliava i capelli, ma se ne rimase in disparte sulla sua branda con il naso tra i libri per prepararsi all’esame della sua borsa di studio. “Conney, vuoi lavarti la testa con il mio shampoo?” Ralph monopolizzava la mia attenzione mentre cercavo in qualche modo di catturare il suo sguardo tenuto prigioniero dietro gli occhiali da vista. “Conney sta in coppia con me” No, grazie. Dopo avermi prestato tutto il necessario per lavarmi la testa, Ralph voleva farmi sedere al tavolo da gioco per una mano di poker, ma io ero allergico a ogni tipo di gioco di carte. “Those Young Girls con Tracy Lord e John Holmes!” LeRoy era un cultore della pornografia e quella sera aveva in serbo un vero classico. “Sistemiamoci qui, Signore” Organizzò la proiezione di modo che potessimo gustarcela senza che gli altri ci rompessero le palle.

“John Holmes è quello con il cazzo enorme?” Quei ragazzi erano nati circa a metà degli anni settanta e non avevano ancora i peli pubici quando fu girato quel film del 1984. “Chi è Tracy Lord?” Quello invece era il materiale da pippa con cui mi ero segato io durante l’adolescenza. “John Holmes è ancora vivo?” Cinque anni sono lo spazio di tempo che divide una generazione dall’altra e quei ragazzi appartenevano a quella dopo la mia. “State zitti, cazzo!” Il richiamo dei gemiti esagerati del film dissolse il gruppo al tavolo da gioco e anche gli altri ragazzi si accamparono sulle due brande davanti al piccolo televisore con il videoregistratore incorporato. “Di che è morto?” John Holmes era morto nel 1988 di AIDS. “Sccc ...” LeRoy pretendeva il silenzio per la sua sega »culturale« mentre gli altri continuavano a fare domande.

I ragazzi giunsero improvvisamente con uno scatto da velocisti. Stuart e Rick si sistemarono ai miei piedi e dovetti ritrarre in fretta le gambe per fargli spazio, mentre Ralph s’infilò dietro di me, sostituendosi al cuscino. “Andate a farvi fottere” LeRoy invece difese strenuamente la branda scalciando chiunque tentasse d’invadere il suo spazio, così Danny fu costretto a sistemarsi su una sedia. “Conney, tu hai mai fatto sesso di gruppo?” Alla loro età io già ne avevo combinate di ogni fino a scornarmi con la vita e Sì, avevo anche fatto sesso di gruppo. “Solo le puttane si fanno scopare in batteria?” Le loro curiosità mi costringevano a ricordare cose che avevo volutamente dimenticato. “La roba nei film sono solo cavolate” Disse Denny, quasi per dire che le mie storie erano delle vanterie. “Se pagassimo una puttana, ce la potremmo scopare insieme” Condividere il sesso è il momento più alto della vita di branco fra maschi.

Comunque, già consumare insieme la masturbazione in quel modo era qualcosa assimilabile al sesso di gruppo. “Sccc ...” Presto gli inviti al silenzio iniziarono ad arrivare da più parti, segno che ognuno aveva iniziato a lustrarsi il piffero. “Secondo voi quello è un effetto speciale?” Solo il povero Ralph si era scelto una posizione infelice perché mi aveva fatto appoggiare con le spalle su di sé. “A Stuart fa schifo leccare la fica” Non potendo quindi segarsi, si divertiva a importunare gli altri. Io mi stavo solo coccolando l’uccello nei pantaloni e per il vero trovavo più stuzzicante del film, sentire Ralph che tentava di dissimulare dei piccoli movimenti pelvici contro le mie spalle.

“Che hai detto?” Alzai la testa nel vano tentativo di guardare Ralph in faccia per chiedergli se gli sarebbe piaciuto farsi una doppia penetrazione come quella nel finale del film. “Non lo so” Ti piacerebbe questo, lo faresti quell’altro, era un gioco di fantasia che serviva a coinvolgersi e lo stavano già facendo Stuart e Rick con Danny, per questo pensai di cominciarlo anch’io con Ralph. “A te piacerebbe?” Loro erano in tre e la goliardia non permetteva l’intimità che invece si venne a creare con i sussurri tra me e Ralph. “Lo hai mai fatto?” Me ne accorsi subito che la faccenda era inopportuna, ma lui continuò ad abbassarsi con il capo per parlarmi nell’orecchio. “Ma è meglio stare sopra o sotto?” Gli spiegai che stando sotto alla donna ti godevi lei che diventava super porca con il cazzo di quell’altro che la inculava.

“Allora io voglio stare sotto” Il nome Ralph stava per Rafael perché lui era guatemalteco e nel sangue aveva sicuramente del DNA dei nativi americani e come loro era completamente glabro. “Io me la farei una doppia” Lui stava in mutandine e maglietta, sentivo la sua durezza dietro le spalle e avevo smesso di strizzarmelo, preferendo spassarmela con le sue belle gambe lisce tra cui ero sdraiato. “Ti piacerebbe fartela con me?” Lui mi massaggiava il collo ed era una vera goduria e lo fu ancora di più quando iniziò ad allungare il movimento delle mani fin sopra al petto. “Io me la farei solo con te” Si era molto eccitato e mi tratteneva la testa in un abbraccio prima di sussurrarmi delle appassionate porcherie.

“C’è il coprifuoco ragazzi” I film porno degli anni ottanta non duravano mai più di un’ora e LeRoy cronometrava sempre la sua eiaculazione sulle sborrate a rallentatore dei contenuti speciali. “Tutti in branda che domani sarà un altro fottuto giorno di naia” La luce accesa spazzava via l’intimità cresciuta nella penombra e si rientrava nei ranghi della normalità. “C’è la branda del soldato MIA, Signore” ---> Missing in Action ---> Così avevano chiamato il fantasma che occupava il letto vuoto della loro camerata. Proprio non mi andava di tornare alla Base e accettai volentieri di dormire nella branda del fantasma. “Maledetti mosquitos” Dopo un po’ vidi Stuart che si alzò per accertarsi che la zanzariera della finestra fosse ben chiusa e accorgendosi che ero sveglio, disse qualcosa contro i fastidiosi insetti. Faceva caldo e non avevo sonno, quindi andai anch’io alla finestra per fumare una sigaretta ---> Vidi in lontananza la luce accesa sul patio della casa del Sergente.

Sarà stata quasi mezza notte quando decisi di spogliarmi e affrontare gli incubi. “Non riesci ad addormentarti?” Probabile che Ralph mi avesse osservato per tutto quel tempo, aspettando il momento propizio per venirsi a sedere sul ciglio del mio letto. “Ti va di parlare un po’?” Risposi alla sua proposta tirandomi di un lato sul materasso e lui si coricò di fianco a me. “...” Lo abbracciai da dietro stringendomelo addosso, lui ebbe un sussulto quando gli passai le mani sotto la maglietta e annusai il buon odore di bagnoschiuma sulla pelle del suo collo. “Signore?” Non so cosa volesse chiedermi ogni volta che pronunciava la parola »Sir« con l’accento di una domanda. “Signore?” Disse ancora, quando glielo tirai fuori dagli slip. “Signore!” Iniziò a esclamare in un sussurro ogni volta che sentiva la mia durezza strofinarsi tra le sue calde natiche. “MMM” Gli misi una mano sulla bocca per trattenere quel »Sir« che era diventato un gemito convulso mentre si divincolava appassionatamente nella mia presa.

Il sangue caldo di Rafael mi fece sudare parecchio e alla fine ebbe la meglio su di me. Dopo essere stramazzato tra le sue chiappe, lui si voltò assalendomi con una tale veemenza che per poco non mi tirava giù dal letto. Soffocai l’impeto della sua foga stringendomelo addosso mentre scaricava ---> Rafael era un avventista del settimo giorno o, meglio, lo erano quelli che lo avevano »salvato« dall’indigenza nel suo paese e convertito alla fede millenarista degli angeli dell’apocalisse. “Abbiamo peccato, siamo perduti!” Iniziò a piagnucolare e me lo caricai in spalla per metterlo sotto le docce e mentre gli lavavo via di dosso le tracce del nostro peccato, fui impressionato dalla capacità di persuasione con cui lo avevano plagiato. “Tu sei un servo della bestia” Secondo i milleriti il Papa è l’anticristo e di riflesso i papisti ne sono i discepoli. “Ho corrotto il mio corpo e ora non sarà degno di accogliere la Grazia di Dio” Per gli avventisti il corpo e l’anima sono la medesima cosa e ho il dubbio che Rafael fosse proprio vergine ...

 ---> Non preoccuparti, ok? ---> Gli dissi mentre lo asciugavo ---> Lo dovevi conoscere il male prima di poterlo rifiutare, No? ---> Non era la prima volta che vestivo i panni del diavolo tentatore ---> La fede di un soldato deve essere messa alla prova ---> Lo accompagnai a letto ---> Il giudizio di Dio arriverà nei gesti che guideranno la tua spada al servizio dell’Arcangelo Michele ---> Gli raccontai quello che voleva sentirsi dire e si rassicurò come un fanciullo che ascolta una paurosa fiaba dalla morale salvifica. “Connecticut” Mi richiamò, quando speravo proprio di avermelo sciacquato dai coglioni. “Tu sei stato mandato da Dio!” Non ricordo se quella fosse un’esclamazione o una domanda, il fatto era che dovevo ancora imparare quanto gli avventisti credano nei convincimenti millenaristici e gli sorrisi senza prenderlo sul serio.

Ep. 11 (Mrs Pipe)

“Che cazzo ci fai qui?” Quasi scoppiavo a ridere mentre guardavo lo stupore sulla faccia di Josè. “Tu non puoi dormire con le reclute” Solo dopo l’alza bandiera si era accorto della mia auto parcheggiata davanti la baracca dei ragazzi. “Ti pare che degli ufficiali dormano con le matricole?” Quello che avevo fatto sarà stato anche irrituale, ma non stava scritto da nessuna parte che ... “Allora lo dico io che non ci puoi stare qua” Dovetti calmarlo spiegandogli che LeRoy mi aveva tagliato i capelli e poi si era fatto tardi eccetera ... “A me e Brad avevi detto che non ti andava di vedere nessuno” Accidenti, pareva proprio che avessi premeditato di scaricarli. “Qualcuno potrebbe fraintendere questa tua passione per la carne fresca, lo sai?” La sua fu solo un’insinuazione perfida per colpirmi, tuttavia, c’era chi poteva pensarlo ...

Decisi di rimanere al Campo proprio al fine di dimostrare pubblicamente che non avevo nulla da nascondere. “Stan dice che l’anno scorso c’era una bocca nigga” Roger mi raggiunse quando andai a sedermi sul piccolo colle del percorso di guerra. “Ha succhiato il cazzo a tutti” Lo aveva mandato il Maggiore Stanley per farmi ammettere le malevolenze che sicuramente stavano già circolando sul mio conto? “Chi è la tua discarica?” Non era poi così inusuale che un soldato anziano prendesse sotto la sua ala protettrice una recluta. “Che fottitore di madri!” Disse dopo avermi quasi stritolato le palle. “Alza il culo” Mi chiese un passaggio per andare al villaggio perché aveva bisogno di munizioni per il suo fucile da caccia ...

“Sta zitto e vienimi dietro” Cioè, mi aveva fatto proprio male, non stavo fingendo. “E smettila!” Cioè, mi aveva fatto sbiancare cazzo! “Guido io, vero?” Poteva pure andare a farsi fottere. “Buon giorno Tenente Roger” In quella che non era un’armeria, ci accolse insieme allo scampanellio della porta, una signora minuta, molto magra e con una messa in piega ipertrofica. “Ti presento Mrs Pipe, lei è la miglior impagliatrice di Long Island” Nonché dottoressa veterinaria, col cazzo però avrei mai portato a curare il mio cane in quel  suo ambulatorio pieno zeppo di animali imbalsamati.

“Lui viene dal Connecticut” Mrs Pipe portava in punta al naso un paio di occhialini tenuti con una catena intorno al collo. “Hai fatto la cosa giusta a portalo con te” Disse, lanciandomi una sbirciata da sopra gli occhiali ---> Be Right Back ---> Mentre si scambiavano frasi di convenevole, Mrs Pipe rivoltò il cartellino sulla porta del negozio. “Tu sei proprio una bella torta di manzo!” Lo disse a me mentre già stava soppesando le mie palle con la stessa perizia di quando tastava le bestie che le portavano a visita. “Vieni dietro nell’ambulatorio, bravo ragazzo” Che cazzo stava succedendo? Lanciai un’occhiata atterrita a Roger che scoppiò a ridere e ma se non parlavano chiaro, io non ci andavo in quel cazzo di ambulatorio a farmi castrare! “Non avrai paura di una vecchia signora come me!” Non era vecchia ... almeno credo.   

“Sdraiati” Su un tavolino di alluminio tipo obitorio, giammai! “Fidati, Mrs Pipe è un’artista” Disse Roger tenendomi per le braccia. “Così non senti freddo sulle tue belle guanciotte” Intendeva le mie chiappe perché mi aveva calato i pantaloni prima di farmi sedere sul tavolo dove visitava le bestie. “Dammi solo un minuto per prepararmi” Se quella storia era uno scherzo, era già durato troppo, OK? “Fidati di me!” No e ancora No, volevo andarmene, chiaro? “Chiudi gli occhi e rilassati, la signora ti farà solo un pompino” Allora perché mi aveva bendato? Dove stava la fregatura? “Ti piace, vero?” Sia dannato all’inferno, era una sensazione stranissima! Era come se lo avessi infilato in una roba molliccia e turgida allo stesso tempo e come succhiava! Ingoiava anche e non so cos’altro mi stesse facendo scaricare copiosamente ...

“Ora puoi guardare” Ah, No! Quel figlio di puttana di Roger non doveva farmelo vedere ---> Mrs Pipe portava la dentiera, cioè, mi aveva appena fatto un bocchino senza denti ---> Che schifo! ---> Avevo tra le cosce una schiuma di bava tipo di una lumaca gigante. Stavo per vomitare o magari l’ho anche fatto, mentre quell’altro scemo si pisciava addosso per il gran ridere. Per fortuna che Mrs Pipe si rimise subito la dentiera in bocca e usò il getto della doccia dei cani per lavarmi in fretta quello schifo. “Scusa se non sono una principessa” Lei era la discarica della Base, si approfittava delle palle gonfie dei soldati per farsi una pinta di sborra a scrocco ---> Vecchia baldracca!

“Guardati attorno e dimmi cosa vedi?” Ci sono giorni in cui sarebbe meglio restarsene a dormire. “Vedi gente in brache e scarpe da ginnastica?” OK, non avevo fatto in tempo ad andarmi a cambiare perché ero già in ritardo per il servizio alla mensa, però Green Mile non poteva menarmela così dura. “C’è qualcun altro qui che puzza come uno sporco cane appena uscito dall’ambulatorio di Mrs Pipe?” Come caspita si era potuta spargere la voce prima ancora che mettessi piede in cucina? “Va a sederti in mensa, verginella” Che ci trovavano tanto da ridere? “Hey Conney, ti vedo un po’ stanco oggi” Ma chi ti conosce? “Hai tenuto alta la bandiera della Base?” Gente che fino a quel giorno avevo appena salutato, ora si sentiva in diritto di sfottermi.

“Mi dai un passaggio per andare al Campo?” Se Ralph non mi avesse chiesto uno strappo, al Campo non ci sarei tornato perché lo sapevo che gli sfottò sarebbero continuati. “Fermati al centro commerciale, devo comprarmi uno spazzolino da denti nuovo” Quella mattina il Maggiore Stanley gli aveva fatto pulire i cessi con lo spazzolino da denti. “Ci ha fatto un’ispezione a sorpresa” Il classico pretesto per accanirsi contro una camerata. “Non è per colpa tua, Conney!” Invece era proprio così. “Quello fa lo stronzo con tutti” Ero pronto a scommettere che c’era lo zampino di Stan anche nella storia di Mrs Pipe, altrimenti come cazzo lo avrebbe saputo l’intera Base prima ancora che tornassi dal suo ambulatorio?

“Canestro!” Tra una cosa e l’altra, chi era di servizio in mensa, tornava al campo che gli altri erano tutti andati in libera uscita. “Questo però è fallo, Conney!” A me non sarebbe dispiaciuto rimanermene a poltrire in branda, però mi lasciai convincere da Ralph per andare a fare due tiri al canestro. “Hey, Rambo, così hai conosciuto Mr Pipe, non è vero?” Era inevitabile che in palestra avrei incontrato il mio caro amico Mitch. “Non avrai paura anche di una sfida a basket!” Le provocazioni del Tenente Mitchell ci potevano stare, ma con lui c’era anche Stan che non perse l’occasione per tornare all’attacco. “Non sarai geloso della tua fighetta” Aveva preso il pallone di mano a Ralph e poi lo aveva chiamato »pussy boy«. “Due contro due e se perdi, la tua fighetta ci fa una pompa” Ci godeva proprio a farmi incazzare. “Li batteremo, Conney!” Mi disse Ralph passando alle mie spalle, pronto a difendere il suo onore ---> Accettai la sfida del Maggiore Stanley sottolineando però che alla fine della partita me lo sarei inculato in ogni caso.

“Così mi farai godere troppo presto, Rambo” Diceva ogni volta che sbagliavo un tiro. “Non è colpa mia, è la tua fighetta che si è innamorata del mio uccello” Ripeteva dopo aver commesso qualche fallo plateale su Ralph. “Getta la spugna, perdente” Stan era un discreto giocatore di basket ma sicuramente era anche un eccellente provocatore e lo presi a spallate. “Tu giochi sporco come il solito” Che faccia di bronzo! “Chiediamolo alla tua fighetta se era fallo” Ralph non poteva mentire, però sapevo che lo avrebbe fatto per me e allora gli dissi di andare negli spogliatoi senza rispondere al suo superiore. “Stan ora stai esagerando, è solo una stupida partita a basket!” Gli disse Mitch, quando lui minacciò di farmi rapporto perché non ero nella posizione di dare ordini a dei suoi sottoposti.

“Non ti devi preoccupare per me” Raggiunsi Ralph sotto le docce e cercai di convincerlo a starmi alla larga. “Io non sono un ragazzino” Lui stava lì perché ambiva entrare all’accademia militare e se cedeva a una provocazione di Stanley era fottuto. “Sono commosso da questa scena d’amore” Stan non solo ci aveva seguito ma aveva anche origliato prima di entrare in scena platealmente applaudendoci. “Sono venuto a riscuotere la scommessa” S’infilò sotto il soffione della doccia di Ralph e aveva tentato di farlo abbassare mettendogli una mano in testa. “Non essere timido, lo so che ti piace succhiarlo” Al secondo tentativo, Ralph lo respinse più energicamente e non potevo restarmene a guardare. “Figlio di puttana, guarda che mi hai fatto!” Io lo sapevo che era pericoloso picchiarsi nelle docce e cercavo sempre di evitarlo, ma quella volta non avevo avuto scelta!

“Merda, non riesco a muovere il braccio!” Lo avevo spintonato e poi ci si era azzuffati, ma sul maiolicato era come ballare all’Hollywood on Ice e fu solo accidentalmente che Stan scivolò sbattendo il grugno sul pavimento. “Mi fai male cazzo!” Iniziò a sanguinare dal naso ed era accecato dalla rabbia quando mi si avventò un’altra volta contro. Lo lasciai semplicemente schiantare di nuovo sul pavimento e quella volta ci rimediò una lussazione della spalla. “Sei sicuro di saperlo fare?” Avevo avuto un commilitone cui gli capitava spesso quel guaio e sapevo rimettere a posto una spalla slogata anche a occhi chiusi. “Mi dici perché mi detesti tanto?” Se lo avessi odiato, non sarei stato lì a tenergli il ghiaccio istantaneo su quel suo naso storto. “Questa me la paghi, Conney, te lo giuro!” Beh, l’importante era che non perdesse il conto delle batoste prese.

Con lui era una battaglia persa in partenza e allora lo piantai in asso. “Il Maggiore Stanley è uno che non se la tiene” Il solo modo che conoscevo per restare fuori dai guai era chiudermi in camera. “Lui, Mitchell e Roger giocano sempre in squadra” Brad e Josè cercarono di convincermi che tutti alla Base erano dalla mia parte. “Quelli sono dei ciuccia cazzi, diglielo anche tu Brad” Era commovente come quei due mi dimostravano la loro solidarietà. “Hai fatto la cosa giusta, Conney!” Eppure Stan sembrava sincero quando mi domandò il motivo del mio disprezzo nei suoi confronti. “Cerca solo di tirarti dalla sua parte, diglielo anche tu Brad ” Lo avevo umiliato davanti a tutti. “Devi insegnarmela quella mossa micidiale” Josè riusciva sempre a farmi ridere e anche quella volta ci riuscì con un’imitazione dei versi di Bruce Lee.

“Insegnano questa merda nei reparti speciali?” Stavamo cazzeggiando e oramai c’eravamo persino dimenticati dell’accaduto, quando Roger si presentò sulla porta. “Che cazzo vuoi, amico?” Josè lo affrontò al posto mio, credendo che fosse lì per darmele. “Qui nessuno cerca problemi, amico!” Era come uno di quei cagnolini di piccola taglia che abbaiano tanto per spaventare le bestie più grosse. “Portorico, togliti dai piedi” Roger era un mastino ma io avevo imparato a conoscerlo sotto una luce diversa. “Connecticut, possiamo parlare, per favore?” Era una bestia pericolosa, ma aveva gli occhi buoni ed era capace di ridere senza cattiveria. “Sei con me quando ti dico che la dobbiamo sfangare questa storia?” Accettai di andare con lui a casa del Sergente Collins dove avrei trovato anche il Maggiore Stanley.

“Entrate pure, George vi sta aspettando in salotto” George Collins viveva con Mrs Collins in una modesta ma decorosa casetta all’interno del Campo. “George diventerà nonno!” E tra non molto sarebbero diventati nonni ---> Ma che cazzo mi avevano chiamato a fare? ---> Mrs Collins ci offrì te e biscotti, ci mostrò l’album di famiglia e solo quando era quasi mezzanotte, si congedò raccomandandosi al marito di non fare l’alba. “Vuoi il ghiaccio nel Whiskey?” Solo allora il Sergente andò al mobile bar per offrirci da bere. “Avete qualcosa da dirmi, ragazzi?” Stanley non aveva aperto bocca per tutta la serata e a me non andava d’iniziare quella storia che non sapevo da quale verso prendere.

“Negativo” Rispose Stan, quando il Sergente lo interrogò direttamente sulla faccenda. “Allora sei stato tu a provocarlo?” Si rivolse a me e francamente non sapevo rispondere. “Roger, mi vuoi aiutare a capire?” Sembravamo dei ragazzini che non volevano ammettere le proprie responsabilità davanti alla severità paterna. “Connecticut vuole ammazzare Stan con la mossa di Hokuto” Disse Roger, lasciandosi sfuggire un sorriso beffardo, ma il Sergente probabilmente non conosceva Ken il Guerriero e non colse l’ironia. “E’ vero, Stan?” Dovevo pur difendermi, allora cominciai dall’inizio e gli spiegai del risentimento per quella spedizione punitiva che mi era costata quattro capsule dentarie, della pasticca nel mio cocktail al nightclub, del tentativo di farmi litigare con José e poi di come si era accanito contro i ragazzi della camerata solo perché erano miei amici. “Negativo” Il Maggiore Stanley si era trincerato dietro al suo silenzio e non distoglieva lo sguardo verso la finestra neanche quando rispondeva »Negative, Sir« ad ogni domanda.

“Roger?” Il tenente Roger era proprio scarso come paciere e avrei preferito che al suo posto ci fosse stato qualcuno con la parlantina di Mitchell. “Questa è casa mia e sono io che invito le persone, chiaro Connecticut?” Il mio intervento fu inopportuno e mi arrivò subito una bacchettata. “Chiaro, Connecticut?” Era una questione di autorità e poiché avevo accettato la sua mediazione, anch’io gliela dovevo riconoscere. “Sono due teste di cazzo, Signore” Concluse Roger prima ancora di cominciare a parlare e a quel punto Stan sbottò. “Voglio sapere perché mi pisci via” Gli bastavano i primi dieci motivi o voleva tutto l’elenco? “Te la sei presa solo con me” Era lui che mi stava addosso. “Io ho solo cercato di esserti amico” Ma vaffanculo. “Roger ti ha spaccato i denti eppure andate a divertirvi insieme” Lui era leale con me e non mi sfotteva in giro. “E Rodriguez che ti ha beffeggiato con quei video in cui eri strafatto?” Josè non mirava a fregarmi. “Però ci sei stato con la sua donna” Che figlio di puttana a dirlo davanti al Sergente! “E tu che mi hai umiliato davanti a tutta la Base, cazzo!” Era così accorato quando mi diceva quelle cose ...

Cercai di spiegargli che ero una persona molto complicata e anche molto pericolosa persino per se stessa. Solo la disciplina dell’esercito mi aveva impedito di autodistruggermi, ma allo stesso tempo aveva fatto di me qualcosa che non riconoscevo più. Ora che avevo concluso brillantemente la mia prima missione sul campo, mi ero accorto che la realtà non è un film d’azione e continua anche dopo i titoli di coda. Io non sapevo più distinguere buoni e cattivi, conoscere una persona era come precipitare oltre una linea nemica ---> Mi cagavo addosso dalla paura perché ogni volta che qualcuno mi parlava, era come ascoltare la contraerea spararmi addosso ---> Come farmi capire da loro?

“Ah Conney ... Conney ... Conney!” Disse il Sergente, alla fine di quella mia strampalata esposizione. “Dovresti dare più fiducia a chi ti sta davanti” Avevo titillato il suo ego e mi preparai ad ascoltare qualcun’altro dei suoi aneddoti di guerra. “Avevo la tua età quando misi piede in Vietnam e come te ero pieno d’ideali patriottici” Quel ricordo gli inondava gli occhi di una nostalgica amarezza. “Ero pronto a sacrificare la vita per il mio paese, lo sai?” Capivo quello spirito di abnegazione che demanda la responsabilità delle proprie azioni. “I dubbi iniziano ad arrivare quando capisci che è la vita degli altri che stai sacrificando in nome dei tuoi ideali” Offrì uno dei suoi sigari solo a me, era un segno di straordinaria intimità che escludeva quanti non potevano capire quello che mi stava dicendo. “Lo spavento di ognuno che vedi morire ti si appiccica agli occhi e non lo scordi più” Io non avevo ammazzato nessuno, però mi ero reso complice della follia della guerra ---> Sarei morto trascinandomi dietro quel tremendo senso di colpa?

“Sarei dovuto essere felice di tornare a casa” Invece iniziò a sentirsi in colpa per essere sopravvissuto a chi meritava più di lui di vivere. “Ero un morto che camminava tra la gente” Lui non era abituato agli incubi che ti rincorrono anche di giorno. “Ragazzo, una testa di barattolo non dovrebbe mai cominciare a pensare!” Il Sergente si sbagliava perché fu la sua capacità di analisi a permettergli di trasformare in saggezza quelle terribili esperienze. “No, a salvarmi fu l’amore di chi non mi ha abbandonato e solo Gesù Cristo può avergli dato la forza di sopportarmi” Doveva ammettere però che a saperlo riconoscere ci voleva tanta saggezza. “La vuoi aver sempre vinta tu, non è vero?” Bisogna credere nei valori, avere fede e non perdere la speranza o tutto quanto inizia a crollarti addosso. “Corretto ... è così che stanno le cose, Conney” In sostanza bisogna obnubilare la propria coscienza critica ...

“Forse non è un caso che tu sia qui” I soldati credono al destino come i giocatori d’azzardo o chiunque altro dipenda da una volontà che non sia la propria. “Farmingdale è un buon posto dove mettere radici” Che fosse veramente quello il luogo che mi aveva attratto? “Ragazzo, l’esercito c’insegna a difendere lo stile di vita americano, ma sei tu che devi metterlo in pratica costruendo la casa su cui il nostro paese poggia le fondamenta” Stava cercando di aiutarmi con la sola retorica che conosceva. “Ora stai pensando che nessuno può capirti, ma è proprio questa convinzione che ti isola da tutti” Anche lui come il Generale pensò di portarmi in una chiesa, questa volta era quella Battista del pastore che lo aveva guidato verso la luce. “Lo so che gli irlandesi sono cattolici” Ero italiano, ma a che serviva ripeterlo? “Potresti comunque parlarci” Magari, chissà ... rimasi sul vago giusto per non offenderlo con una risposta negativa.

Lasciammo il Sergente notevolmente turbato e anche mezzo ciucco. “Ieri sera la moglie l’ha scaricato nel cesso” Stan ci abbandonò con una certa impellenza e Roger mi disse che era colpa della moglie che lo aveva messo alla porta. “Ha bisogno di un fratello per ricominciare a trottare, lo capisci?” No. “Sua moglie è avvocato e lo farà a pezzi peggio di come hai fatto tu” Forse se lo meritava. “Sbagli a giudicarlo male” Che ci trovava di buono in Stan? “Ti è mai successo di voler piacere a una super figa che non ti caga?”  A chi non era accaduto almeno una volta? “A lui capita sempre” Parlava della moglie o di me? “Pensaci perché Stan non è una cattiva sberla” Mi disse ancora Roger al momento di separarci e io gli accordai la mia disponibilità ad un armistizio.

Ep. 12 (L’istinto Animalesco)

>>>Fino ai venti anni il desiderio sessuale interroga la sensualità del corpo al fine di individuare l’emozione capace di soddisfarlo. Era quanto stavano sperimentando i miei giovani amici della camerata, dandomi l’opportunità di ricominciare con loro quella ricerca dal punto dove l’avevo abbandonata. Io ero però già nella fase successiva, quando si conoscono le proprie esigenze e si cerca la misura giusta di soddisfarle <<<

“Glielo dirò, Signore” Era dalla serata del nightclub che cercavo il modo di riparlare a Danny senza essere costretto a scusarmi. L’occasione si presentò proprio il giorno dopo l’incontro pacificatore con Stanley a casa del Sergente Collins ---> Puoi dire ai ragazzi che ... ---> Usai questa formula tanto da rendere implicito che poteva ben continuare a tenersi quel suo grugno di merda, cioè che non me ne fregava un cazzo, ecco ---> Ho risolto la mia questione con il Maggiore Stanley e ora non avrete più problemi con lui.

Danny aveva sostituito Ralph al turno di mensa ed ebbe un sobbalzo quando gli bussai sulla spalla. Non so cosa si aspettasse che gli dicessi perché aveva l’aria molto preoccupata mentre mi seguiva nella dispensa ---> Tutto apposto? ---> Gli domandai alla fine. “Posso andare ora, Signore?” Cioè, aveva paura di me? “Non lo so, Signore” Era Stanley quello stronzo e non io, cazzo! “Ora tu e il Maggiore siete amici, non è così, Signore?” Che stava insinuando? “Assolutamente nulla, Signore” Era scattato sugli attenti e fissava il vuoto. “Posso andare, Signore?” Perché non la piantava di fare lo stronzo! “Posso andare ora, Signore?” No, mi doveva prima dire per quanto sarebbe ancora durata quella storia del Sì Signore. “Non capisco, Signore” Gli irlandesi di Limerick sono più cocciuti degli asini sardegnoli. “Posso andare ora, Signore?” No, volevo sapere che gli aveva detto Stanley. “Stavo solo consegnando il rancio al Maggiore, Signore” A pranzo, avevo visto Stan protendersi sul banco del buffet per parlare a Danny. “Voleva le patate con la carne, Signore” E glielo doveva dire nell’orecchio? “Non capisco, Signore” Cristo, lo avrei ammazzato! Ero sicuro che Stan gli aveva detto qualcosa su di me, ma cosa?  

>>> La separazione matrimoniale stava spingendo Stan a riconsiderare la sensualità da cui trarre le emozioni su cui fondare il proprio progetto di vita. Lui aveva appena compiuto quarant’anni e avvertiva nella trasformazione del proprio corpo una pericolosa irreversibilità delle rinunce fatte in passato. La determinazione a recuperare il tempo perduto identifica la sensualità del maschio maturo, nella cui determinazione è facile che i più giovani in cerca di esperienze cadano vittime <<<

“Si sarà preso una sbronza” Chiesi a Green Mile perché Ralph si era fatto sostituire da Danny. “Questi ragazzi pensano che il Campo sia una specie di Disneyland” Lui fu molto evasivo nella risposta. “E’ tutto apposto, Conney” Avrebbe potuto dirmi che aveva marcato visita e basta, invece m’insospettì proprio con le sue eccessive rassicurazioni. Ora non è che ci volesse una volpe per accorgersi che stava succedendo qualcosa, così finsi di andare con Brad al canile, invece presi l’auto e mi recai al Campo. “Connecticut, che ci fai qui?” Al cancello, la guardia avvertì il Sergente Collins che sopraggiunse con aria torva. “Non puoi andare e venire dal Campo come ti pare, lo sai?” Era evidente che il soldato alla sbarra aveva ricevuto l’ordine di non farmi passare.

“Tu sei in congedo straordinario e questa è una zona militare sotto tutela del Colonnello” Allora dovevo andare dal Colonnello per scoprire perché non mi volevano far vedere la recluta Guzmàn? “Conney, non crearmi altri problemi, ok?” Forse non aveva capito che ero io il loro problema. “Hai ragione, sei tu il nostro vero problema” Allora era molto facile risolverlo, bastava coinvolgermi in quella faccenda. “Devi darmi la tua parola d’onore che ...” Stronzate, se non mi faceva entrare subito, gli avrei fatto direttamente rapporto alla disciplinare. “Ti credi un duro che puoi venire a comandare ...” Era lui che lì dentro ordinava a tutti, persino al Colonnello ed era questo a essere inammissibile. “Porta il culo dentro al mio ufficio” No, perché nel frattempo qualcuno avrebbe fatto qualcosa e io volevo vedere subito Ralph, chiaro? “Conney, non fare cazzate!” Credeva che mi mancasse il coraggio di saltare quella sbarra e andarci a piedi fino alle baracche?

“E’ andato fuori di testa” Aveva provato maldestramente ad impiccarsi nelle docce e quelli lo avevano messo in infermeria come un malato qualsiasi. “Non riusciamo a capire che gli è successo” Avevo un tale magone nel gozzo mentre andavamo all’ambulatorio e poi fu anche peggio. “Lo abbiamo dovuto sedare” Mi disse la dottoressa afroamericana perché mi spaventai a vederlo sul letto esanime con il livido al collo della cintura che lo stava per strozzare. “I suoi compagni di camerata dormivano” E allora come se ne sarebbero accorti? “Dobbiamo conoscere queste risposte prima che arrivi uno sconosciuto a farci le domande” A chi voleva chiederlo, se avevano sedato l’unico che sapeva com’erano andate le cose? “Il ragazzo è in stato di shock e potrebbe reiterare il gesto suicida” Forse era solo incazzato. “Non posso prendermi questa responsabilità” Lorazepam, lo lessi sulla fiala stappata del sedativo ... allora sfilai la pistola dalla fondina del Sergente e una volta tolta la sicura, mi sedetti accanto al letto di Ralph ---> Nessuno si sarebbe avvicinato a quel ragazzo prima che si risvegliasse.

“Scusami George, ma questa è una brutta storia che si sta complicando sempre di più” La dottoressa se ne lavò le mani e disse che l’indomani mattina il Colonnello avrebbe trovato il suo referto medico sulla scrivania. “Credi di aiutarlo allontanando la dottoressa?” Quella ne sapeva meno di me e lui messi insieme. “Lei è molto brava” Come Mrs Pipe che era molto »brava« a fare i bocchini, ma non per questo poteva curare altro che cani e gatti. “Tu non hai visto in che stato lo abbiamo trovato” Presto lo avrei scoperto ... presto per modo di dire, perché Ralph dormì ancora per parecchio tempo. Il Sergente rimase con me nell’ambulatorio e di tanto in tanto arrivava qualcuno con cui andava a parlare, ma poi tornava a sedersi. Verso sera mi convinsi anch’io che c’era bisogno di un medico e dopo aver comunicato la resa al Sergente, lasciai l’ambulatorio per andare a pisciare.

Al ritorno trovai Ralph seduto sul lettino con il Sergente che cercava di confortarlo. “Ho peccato” Mi disse appena mi vide sulla porta. “Non ho saputo rinunciare al peccato” Piagnucolava scavandosi il dorso delle mani con le unghie. “Sono condannato a restare nelle tenebre” Lo abbracciai e gli dissi che avrei impedito a chiunque di chiuderlo di nuovo nello scantinato per redimersi dal peccato. “Satana è troppo potente, capisci?” Come potevo capire quello che gli avevano fatto per indurgli quel terrore inconscio. “Non sono degno d’impugnare l’elsa dei giusti” Ne avrei conosciuti tanti di quei sant’uomini che nel nome di Dio curano il male col sangue dei presunti peccatori. “Non merito di vivere” La vita gliela aveva regalata Dio e solo a lui spetta riprendersi quanto ci ha dato. “Ho paura” Credeva forse che Gesù non ne avesse mentre saliva sul Golgota? “Io non ce la faccio” La croce è meno pesante se troviamo un Simone di Cirene con cui condividerla.

Ralph accettò di confidarsi solo con me e quindi rimanemmo per un po’ da soli. Le cose erano andate più o meno così: Il giorno della partitella di pallacanestro con Mitch e Stan, dopo i fatti accaduti nella doccia, quando lo lasciai da solo negli spogliatoi con Stan ... ebbene, lo convinse a fargli una pompa. Quella cosa non lo aveva spaventato più di tanto perché gli aveva fatto schifo e, memore delle mie parole, si era detto che il peccato bisogna conoscerlo prima di poterlo rifiutare. Sta di fatto che la sera stessa, lo succhiò di nuovo a Stan e forse gli fece anche un po’ meno schifo perché accettò di spompinare un soldato suo amico. Fu allora che avvertì di stare cedendo a una tentazione e quella notte, dopo l’incontro a casa del Sergente, Stan tornò all’attacco.

Stan forse era arrabbiato con me per com’erano andate le cose o, forse, lo avrebbe fatto lo stesso perché aveva intuito come Ralph stesse rapidamente cedendo alla tentazione del cazzo. Quella notte andò nella camerata dei ragazzi e seppe convincerlo di nuovo a seguirlo nei bagni, stavolta però gli chiese di più e Ralph non gli seppe dire di No. Rimase sconvolto da quella cosa che al contrario di fargli un male del demonio, gli provocò il piacere dei sodomiti. Dopo aver fatto i suoi comodi, Stan lo trattò male chiamandolo »sporca cagna« e salutandolo con uno sputo, gli dette appuntamento per il giorno dopo. Ralph rimase a combattere i diavoli con cui gli avevano inculcato il timor di Dio e alle prime luci dell’alba, quelli ebbero la meglio e si ritrovò appeso per il collo a una cinghia. Per fortuna il tubo dell’acqua cui si attaccò, cedette e i ragazzi lo soccorsero.

“E’ colpa mia, Conney!” Riuscì a confidarmi la sua vergogna solo perché aveva avuto quel primo contatto intimo con me. “Io sono disgustoso” Sapeva che avrebbe ceduto di nuovo al Maggiore Stanley? “E’ meglio la morte” Lo terrorizzava quel piacere della carne oppure le pene corporali cui sapeva di doversi sottoporre per purificarsi l’anima? “Dio vede tutto” Era così sicuro di volere rimanere in un tale giardino dell’Eden? “E’ il pertugio del demonio!” I timorati di Dio che lo chiamavano in quel modo, non riservavano certo anatemi meno colpevolizzanti per ogni altro tipo di coito sessuale. “Che devo fare, Conney?” Io non avevo le risposte che cercava, potevo solo dirgli che era stupido farsi del male per qualcosa che non gli era dispiaciuto. “Io odio il Maggiore Stanley” Gli promisi che nessuno lo avrebbe mai più costretto a fare qualcosa contro la sua volontà.

 “Hai capito che gli è successo?” Rassicurai il Sergente Collins che Ralph non avrebbe più fatto gesti avventati. “Conney, si tratta di quello che penso io?” Un soldato di lungo corso come lui sapeva bene come andavano certe faccende. “Quel ragazzo ha bisogno di aiuto” Ora non poteva propinarmi una reprimenda contro la perniciosità del sesso tra maschi. “Chi è stato?” La colpevole era quella natura che tutti si ostinavano a ignorare. “Chiederò che sia congedato” Ecco, consegnarlo alla sua famiglia sarebbe stato il modo migliore per farla scontare solo a lui. “E se lo rifarà di nuovo?” Tentare il suicidio o prenderlo in culo? In ogni caso, mi sentivo colpevole perché lo avevo tirato dentro le mie vicende personali. “Cristo, sei stato tu!” C’eravamo segati insieme, ma come avrei potuto prevedere gli sviluppi di quella faccenda? “Connecticut, chi stai coprendo?” Un po’ tutti quanti ...

>>> Il Sergente Collins aveva ormai superato la mezza età e, complice la traumatica esperienza in Vietnam, relegava certe effusioni tra maschi in un effetto nefasto della guerra. Lui aveva bandito dal talamo nuziale ogni altro tipo di sensualità che non poteva essere convertita in un edificante sentimento genitoriale. Una condizione in cui quel genere d’istinto animalesco si manifestava nello squallore del peccato, in tal modo le sensazioni rimanevano sterili, senza generare emozioni che minacciassero le fondamenta della famiglia. Il Sergente era però dotato di un vigoroso profilo morale e aveva perseguito realmente le rinunce fatte a favore della famiglia. Questo gli aveva indotto un annichilimento dei sensi e traeva dallo spirito di sacrificio quell’appagamento che usava come il surrogato sensuale di una precoce senilità <<<  

“Andiamo a sparare a qualche bottiglia di birra?” Dopo aver rimesso la sicura alla pistola, al momento di riporla nella fondina, se la fece saltare nella mano per lanciarmela dalla parte del caricatore. “Uno specialista SR è anche un tiratore scelto” Mi avevano addestrato come lo spotter di uno sniper team proprio perché ero una schiappa come tiratore. “Ti va bene questa?” La Beretta M9 di ordinanza era una buona pistola semiautomatica. “Lo sai chi era Carlos Hathcock, ragazzo?” Il miglior cecchino di sempre con novantatré bersagli confermati durante la guerra del Vietnam. “E’ merda santa, quello che hai detto!” Improvvisamente, il Sergente parve dimenticarsi di quanto accaduto a Ralph.

Sparare mi libera dall’ansia e al contempo mi carica di sicurezza, ma preferisco farlo all’aperto perché i poligoni indoor sono sempre dei bunker di cemento armato asfittici ---> Mi rompo i coglioni a tirare in un cazzo di target di carta così proposi al Sergente uno shot down ---> Un morto a testa. “Dannazione, ragazzo!” Qualunque ruolo avesse avuto il Sergente Collins in Vietnam, sicuramente non era stato quello del tiratore scelto. “Non vorrei mai incontrare sulla mia strada quelli più bravi di te” Mise una media di non più di quattro o cinque colpi nel target ... e non si avvicinavano mai al centro.

“Si brucia come all’inferno” Sì, non era un caso se d’estate nessuno metteva piede in quel poligono. “I soldi dei contribuenti li spendono per il circolo del golf” Non funzionava neanche l’impianto di areazione e dopo un po’ la puzza di polvere da sparo ti soffocava.  “Questa è l’America!” Quel cazzo di poligono era inagibile e mi stavo squagliando dal caldo. “Ho la gola che sputa spago” Intanto il Sergente trincava dalla fiaschetta di whiskey, la riponeva rapidamente nel taschino credendo che non me ne accorgessi mentre contavo i suoi colpi, che andavano via sempre più a cazzo di cane.

“Questa merda è per uomini, ragazzo!” Gli chiesi un sorso per farlo sentire a suo agio e per poco quella roba non mi ammazzava! Divenni paonazzo e poi il singhiozzo m’impedì di sparare. “Al fronte l’acqua calda era un lusso” Le docce del poligono di tiro erano in disuso da un pezzo, ma il Sergente non volle sentire ragioni e senza batter ciglio, s’infilò sotto l’unico soffione da cui usciva un filo d’acqua rugginosa. “Che vuoi fare, principessa?” Non era per l’acqua fredda che con quel caldo sarebbe stata un refrigerio e neanche per le condizioni fatiscenti di quegli spogliatoi ... “Avanti, abbiamo persino il sapone!” Perché preferiva quel tugurio quando potevamo usare i comodi spogliatoi della palestra? “Ricordo di quando ... ” Sì, il Vietnam, però stavamo a Long Island, cazzo! “Saigon la vidi solo due volte” M’infilai sotto la doccia con lui accanto che iniziò a raccontarmi una delle sue tante storie.

Allora ---> Il Sergente Collins apparteneva a quel genere di maschio la cui virilità acquisisce vigore invecchiando e come per il bourbon, questo poteva accadere solo in una botte di ottimo legno di quercia americana. “Le puttane ti attaccavano la sifilide come niente” Di sicuro non mi aveva portato in quel posto isolato per mostrarmi la sua destrezza di tiratore. “Arrivavi all’inferno e ti pisciavi addosso dalla paura” Il Sergente voleva confidarmi le sue esperienze omoerotiche che forse aveva sempre taciuto persino a se stesso? “Si chiamava Perth, era un pulcino appena uscito dall’uovo” Prese a sciacquarmi la testa con le sue grosse mani, lo sapevo che cosa stava cercando, però mi spaventò lo stesso la veemenza con cui ruppe ogni indugio e mi spinse nell’angolo della doccia.

“Tu lo vuoi, non è vero?” A quel punto importava poco quello che volessi io. “Ti piace così, non è vero?” No, perché avrei dovuto arrendermi alla sua impetuosa volontà. “Sei così giovane!” Mi annusava e poi sentii la sua lingua raspare la pelle come fosse quella di una fiera in procinto di cibarsi della mia carne. “Colpisci, avanti!” Me lo staccai di dosso perché non volevo soccombere in quel modo. “Colpisci più forte!” Il Sergente Collins era una bella bestia e dovetti allontanarlo con uno sforzo e dopo quel piccolo confronto, all’acme della propria eccitazione, lui mi chiese di colpirlo. “Sei proprio una fighetta!” Era un fascio di muscoli induriti, ma io non tiravo mica per fare male. “Senti qua, questa è roba buona, ragazzo” Era in preda all’esaltazione sessuale che gli faceva strabuzzare gli occhi. “Tocca e senti che consistenza!” Appena lo sfioravo, il suo respiro diveniva un rantolo per poi esplodere in un grugnito. “Vuoi vedere la mia sborra, non è vero?” Mi cinse il collo in un braccio trattenendomi a sé mentre pareva che stesse per venire ...

“Colpisci, più forte!” Voleva che continuassi a colpirlo sugli addominali, anche se a me pareva che quella cosa non giovasse alla sua erezione. “Ci siamo ... ecco!” Forse ero io che non ero capace di farmi coinvolgere in quel suo autoerotismo feroce. “Sei proprio una fighetta!” Con quei grugniti che gli contorcevano gli addominali, era più probabile che cagasse uno stronzo piuttosto che riuscisse a sborrare a cazzo moscio. “Cazzo, Sì ... stritola le mie grosse palle di toro” Quando mi permise di fare a modo mio, riuscii a incanalare la sua aggressività in una poderosa erezione, ma non riusciva proprio a scaricare e quando sembrava essere sul punto di esplodere, allora ricominciava a grugnire. “Sta fermo!” Oramai pensavo che quel tira e molla non sarebbe più finito, quando mi spinse contro la parete e si avventò famelico su di me.

Mi arresi anche perché non avrei potuto sottrargli il mio cazzo mentre sembrava un cane che ringhia, geloso del suo osso. Ogni tanto mi ci dava una pompata, ma per lo più si sollazzava a schiaffeggiarlo o lo leccava assaporandone il succoso midollo e poi gongolava soddisfatto quando mi strappava un gemito ---> Ero spaventato perché sembrava posseduto dal demone di un istinto animalesco. Allora gli carezzai prudentemente il capo e lui cercò la mia mano, strofinandoci sopra la faccia. Non so cosa stesse succedendo, ma compresi che le cose erano cambiate e m’inginocchiai anch’io. Lui mi strinse e nascose il volto sul mio collo, credo che stesse piangendo tra i suoi singulti rabbiosi. Lo iniziai a carezzare teneramente e lui mi lasciò fare, allora gli presi una mano e la guidai su di me. Ci stavamo finalmente segando come Cristo comanda, quando lui tolse la testa dal mio collo e mi prese a guardare negli occhi ---> Non mi ero sbagliato, stava proprio piangendo!

Non riuscivo a sostenere il suo sguardo e non volevo perdere quell’attimo d’intimità, allora lo afferrai violentemente per la nuca per costringerlo a poggiarci fronte a fronte e continuammo a occhi chiusi, inspirando ognuno la passione dell’altro. “Fallo” Disse, quando gli sussurrai che c’ero vicino. “Spara quel tuo carico su di me” Ero felice che fosse tornato in se stesso e aveva ricominciato a parlarmi. “Bravo ragazzo, sparamelo addosso” Mi alzai in piedi e lui mi porse il petto. “Cazzo, Sì!” Dopo iniziò a grugnire di nuovo, ma fu per l’ultima volta perché dal suo cazzo stillò faticosamente un unico gocciolone denso di sperma, spinto fuori con furiosi sforzi che gonfiarono tutte le vene del suo corpo, al punto che temetti gli stesse per prendere un colpo!

Per fortuna non tirò le cuoia, rimase solo per qualche attimo ansimante prima di rialzarsi tossendo. Sputò uno scaracchio nel buco del sifone della doccia mentre si lavava via la mia sborrata tra i peli del petto ---> Chissà che cazzo le aveva combinato a Mrs Pipe quando gliela portarono a conoscere! ---> Fu felice di condividere quel ricordo. “Quando toccò a me, aveva ancora qualche dente” Mi rispose dopo essersi torto dal ridere. “Tu sei un bravo ragazzo, lo sai?” Era passato da un formalismo marziale a una bestialità primordiale e ora mi era diventato di una tale dolcezza paterna! “Lascia fare a me” Mi legò persino le stringhe degli stivali e dopo mi aggiustò pure la cintola della divisa. “Questa mettila così” Mi obbligò a non indossare la maglietta perché disse che il sudore di cui era pregna poteva farmi raffreddare. “Ti faccio vedere come si fa” Quindi m’insegnò a portarla attaccata dietro ai pantaloni perché, disse ---> E’ da tosti, non credi?

Ep. 13 (Una nuova casa per Ralph)

La sera prima, dopo aver raggiunto una tregua diplomatica, il Maggiore Stanley ci aveva piantato in asso appena usciti dalla casa del Sergente Collins ---> Io non comprendevo i modi con cui Stan manifestava interesse nei miei riguardi. Tuttavia, sapevo che scazzottarsi instaura un rapporto sensuale attraverso l’istinto di prevalere sull’altro, non era strano quindi se quel desiderio carnale latente avesse generato l’emozione che ci stava legando in un’amicizia. Il Maggiore Stanley però sembrava non rendersi conto dei suoi capelli brizzolati, i quali stridevano con degli atteggiamenti da adolescente dispotico. Nel contempo, pretendeva un genere di rispetto che non riusciva ad impormi con le maniere forti ... anzi, le aveva buscate regolarmente ---> Io dovevo difendermi dal suo rancore.

 “Che gli dico a Stan?” Se sei cresciuto in una famiglia disgraziata, diventi indulgente con quanti non ti sanno voler bene e finisci per concedere una seconda possibilità anche al Diavolo. “Lo portiamo a meta questo punto?” Quella sera, durante il tragitto di ritorno alla Base, Roger aveva continuato a parlarmi con quel suo inglese yankee che capivo poco. “Vedrai quanto ti fotti!” Io mi ero distratto, fino a quando iniziò a pretendere delle risposte.  “Ci verrai?” ---> Dire sempre Sì alla vita ---> Avevo voglia di fare nuove esperienze, uscire dall’ambiente chiuso di una caserma e Roger, Mitchell e Stanley sapevano il fatto loro riguardo al divertimento, almeno così mi pareva ed ero così stanco di piangermi addosso. “Stai facendo la cosa giusta, amico!” Invece avevo appena commesso un errore grosso come una casa ...

“Io che c’entro?” Seppure cercassi di porre rimedio ai miei errori, continuavo a sbagliare e così facendo, volevo capire se il Maggiore Stanley avesse fatto del male a Ralph per colpa mia ---> Andai a prendere di petto Danny. “Tu e Stan siete proprio fatti della stessa pasta” Disse che quella notte stava studiando e a nulla valse spegnere rapidamente la torcia elettrica perché Stan si era accorto di lui. “Puoi starne certo che Ralph c’è andato sui suoi passi” Come potevo essere sicuro che non l’avesse ricattato in qualche modo? “Il Maggiore non l’ha costretto come invece hai fatto tu” Danny si era accorto anche di quando fui io a portare di peso Ralph nei bagni perché in preda alla crisi nervosa causata dal nostro rapporto intimo. “Io non voglio entrarci nelle vostre storie di merda” Le cose stavano proprio come me le sputò in faccia Danny ---> Stan ed Io c’eravamo approfittati di quel povero ragazzo ---> Accettare la sua amicizia mi sembrò la cosa più giusta da fare, almeno non ci sarebbe andato di mezzo qualcun altro.

Dovevo ancora risolvere il problema delle macchie di rossetto sui pantaloni di Mitchell e restituirglieli puliti mi parve il modo migliore di riallacciare i rapporti anche con lui. “Prestami la macchina e ti ci porto io nella migliore lavanderia di Farmingdale” Fu Roger a consigliarmi di chiedere aiuto a Josè. “Il mio amico aveva bisogno di una lavanderia ed io l’ho portato nella migliore di tutta Long Island” Rose O’reilly era la madre di Rachel e lavorava in una lavanderia, ecco dunque spiegata la cattiveria nel consiglio di Roger. “Te l’ho presentata Rachel, la mia ragazza, Rachel, ti ricordi alla pizzeria?” Certo che mi ricordavo di Rachel, cazzo!

Rose O’reilly era la quarantenne più sexy che avevo mai incontrato prima. “Il gatto ti ha preso la lingua?” Somigliava fisicamente a Rachel, anche se la maturità smussava le spigolature di quel corpo asciutto e slanciato ---> elegante e leggiadro con quelle gambe lunghe e le caviglie sottilissime e quando si muoveva parevano danzare come un airone sulle acque. “Rose, non darci peso, viene dal Connecticut” Portava i capelli lunghi acciuffati in testa, infilzati con un arnese tipo piccolo ferro da maglia. “Ti vuoi muovere!” Avevo cominciato a pensare in italiano e non riuscivo a scegliere le parole in inglese per dire qualsiasi cosa ---> Come cazzo facevo a darle in mano quel pantalone beige con la patta tutta insudiciata dal rossetto della figlia?

La sua mano affusolata si protese verso di me ---> in realtà aveva le mani segnate dal lavoro che facevano e le nocche erano grosse con le unghie dallo smalto rovinato, ma io le trovavo sexy lo stesso. “Dai qua!” Concluse Josè, che mi tirò via la busta e la vuotò sul tavolo. “Cazzo, me lo potevi dire che portavamo quella merda da mia suocera!” Mi sentii avvampare le guance dall’imbarazzo mentre Rose esaminava la macchia con perplessità. “Te la devi proprio essere spassata, amico!” Rose mi disse che avrebbe fatto del suo meglio per smacchiare quei pantaloni. “Chi era la pollastrella assatanata?” Gli dissi che era stata una tipa conosciuta al nightclub ...

“L’hai spogliata con gli occhi, ecco cosa hai fatto!” Rose era vedova di guerra, suo marito morì in Vietnam senza mai conoscere sua figlia Rachel. “Non ti posso far scopare mia suocera, lo sai?” Non si era risposata, anche se ebbe un’altra figlia ... a quanto pareva, la storia della ragazza madre che mi aveva propinato Rachel, era stata ricalcata sulla vita di Rose. “Comunque ... ” Quando a Josè veniva duro, diventava nervoso e parlava uno spanglish che di per sé era comprensibile, ma lo pronunciava con la stessa enfasi di una lingua latina. “Eccome se mi farei cavalcare da lei” Esiste qualcosa in cui un maschio non voglia infilarlo? “E stava piegata con la cabeza nella lavaplatos, Virgen Maria que tentaciòn!” Ogni volta che José evocava un’immagine erotica, aveva un rinculo che lo faceva rimbalzare sul sedile e con urgenza si afferrava il cavallo dei pantaloni come per trattenerlo, quindi con la stessa mano si segnava la croce e poi si baciava la punta delle dita.

“ Sei geloso!” In effetti, m’infastidiva come sporcava l’immagine Rose con le sue porcherie. “Tanto non te la lascio fottere, cabron!” Ero stufo di starlo a sentire e quando mi fermai davanti alla sbarra d’accesso al Campo, gli lasciai la macchina per andare a cercare Ralph. “E’ stato trasferito all’infermeria della Base” Accidenti, la faccenda si complicava! “Dammi solo qualche minuto, cazzo!” Stavo andando all’ufficio del Sergente, quando fui rincorso da Stan che per catturare la mia attenzione dovette strattonarmi per un braccio. “So che hai parlato con la recluta Flynn” A quanto pare, era molto intimo anche con Danny. “Conney, non ti conviene denunciarmi!” Evidentemente sapeva che anch’io avevo ravanato nelle mutande di Ralph. “Dannazione, che hai intenzione di fare?” Doveva venire con me dal Sergente perché solo lui poteva tirarci fuori da quel fottuto guaio.

“Maggiore, tu meriti il congedo con disonore” Sedersi davanti alla scrivania del Sergente Collins fu come salire sul banco degli imputati davanti a una Corte Marziale. “Tu non sei degno d’indossare la divisa” Mi era sembrata una buona idea costringere Stanley a confidare nell’indulgenza di George. “Se fossi un uomo, ti dimetteresti da solo” Invece a quello gli partì proprio la brocca! Dal suo volto adombrato dal disappunto, non trapelava alcuna umana comprensione. “Il tuo crimine mette a rischio l’intero esercito degli Stati Uniti d’America!” Era proprio così perché le famiglie affidavano cecamente i loro ragazzi all’esercito che li andava a reclutare nelle scuole. “Perdemmo la guerra del Vietnam proprio perché si ruppe la fiducia tra noi e la società civile” Questa era la ragione per cui era così importante che non uscisse nulla da quell’ufficio. “Non credere di farla franca” Alla fine, il Sergente Collins giunse alle mie stesse conclusioni e cacciò Stanley dal suo ufficio come un cane.

“Questa è proprio una gran brutta storia, Conney” Io rimasi in silenzio com’ero stato per tutto il tempo. “Il Maggiore Stanley deve pagare per il crimine che ha commesso o diventeremo suoi complici” Ralph era stato trasferito dopo che il Colonnello aveva letto il referto medico trovato sulla scrivania ... ma quello parlava solo del suo tentato suicidio. “Il ragazzo sarà congedato d’ufficio” Questo non era giusto perché in quel modo Ralph avrebbe scontato la colpa di essere stato troppo sensibile. “Quel ragazzo non ha la tempra per diventare un militare” Esisteva anche la logistica, No? “Ha bisogno di un supporto medico” Lo stavamo per riconsegnare a quegli schizzati di millenaristi che erano i veri responsabili del suo gesto avventato.

“Un fatto così grave non può essere ignorato” Per il Sergente era impossibile soprassedere. “E se la prossima volta riuscisse a togliersi la vita?” Ralph aveva solo bisogno di liberarsi dei demoni che gli avevano cacciato nella testa e riguardo al Maggiore Stanley, conoscevo un posticino in Alaska, dove poteva essere trasferito in tutta sicurezza. “Ho detto a Margaret di preparare anche per te” Stavo per andarmene, quando il Sergente mi fece uno strano invito a pranzo. “Così ci aiuterai a mangiare il polpettone avanzato a cena” Che voleva intendere? Lo sapeva che avevo il servizio in mensa. “Green Mile è d’accordo con me” Ancora con quella storia che un ufficiale non deve lavorare nelle cucine? “Un ufficiale non sta nelle cucine e non dorme in camerata con le reclute, hai capito Connecticut?” Certo che lo avevo capito, quella era la misura restrittiva decisa nei miei confronti.

“Al Campo c’è sempre bisogno d’aiuto” Dopo pranzo, il Sergente mi riaccompagnò alla Base. “Ci parlo io con il Colonnello” Mi voleva tenere sott’occhio? “Le reclute saranno congedate alla fine del mese, dopo potrai andartene in vacanza come tutti” Io ero già in congedo straordinario, cazzo! “Non fare quella faccia, lo sai che ti sto aiutando” Da sotto un certo punto di vista, quello poteva anche essere inteso come un ricatto. “Aspettami in infermeria” Alla Base, lui si recò dal Colonnello mentre io andai a trovare Ralph. “Quando mi dimetteranno?” Lo avevano messo sotto chiave. “Voglio tornare con gli altri” Solo allora compresi quanto grave fosse ritenuto il gesto che aveva commesso. “Perché non posso vedere nessuno?” La vergogna che l’esercito voleva tenere nascosta era il suicidio. “Che sta succedendo, Conney?” Lo avremmo saputo appena il Sergente sarebbe tornato ...

“Il Colonnello ha deciso e tu non puoi farci niente, lo capisci?” Affanculo, la gran madama non voleva rischiare di avere tra i piedi una commissione d’inchiesta. “Conney, quel ragazzo ha tentato di togliersi la vita!” Ci si mise pure la dottoressa con la sua perizia medica. “Ha bisogno di un supporto psicologico” L’esercito pagava frotte di strizzacervelli. “Cerca di ragionare, ragazzo!” Se ne stavano lavando le mani peggio di Ponzio Pilato con Gesù Cristo. “Gli sarà assegnato un medico quando torna a casa” Un congedo per turbe psichiche, la sua vita ne sarebbe rimasta segnata per sempre ---> Che lavoro avrebbe potuto trovare con un marchio del genere? “Conney!” Conney un cazzo, ci andavo io da quella madama a spiegarglielo. “Ci sarebbe un’altra possibilità ... ” Dovevo convincere Ralph a chiedere il congedo di sua iniziativa.

“Perché?” Alle scuole elementari mi spiegarono che la porcellana è più resistente dell’acciaio ed è proprio questa eccessiva durezza a renderla fragile. “Io non ci voglio tornare a casa” Continuavo a sentirmi come un soldatino di porcellana pronto a schiantarsi per terra. “E’ Dio che mi punisce per quello che ho fatto” Se lo rimandavo a casa da quegli schizzati, avrebbe tentato di togliersi la vita di nuovo, lo sapevo che era così. “Aiutami, ti prego!” Porca puttana, non era giusto e non poteva finire così. “Io non saprei dove andare” Nessuno lo costringeva a tornare a casa, poteva bene trovarsi un lavoro, quella la fuori era l’America, cazzo! “Vorrei essere forte come te” Ma quale forza, se ero capace solo di creare guai. “Io tornerò a casa” No ---> Gli avrei trovato io una sistemazione, era il minimo che potessi fare dopo averlo cacciato in quella situazione di merda. “Connecticut, ora che hai intenzione di fare?” Il Sergente gli procurò il foglio di via firmato dal Colonnello e poi mi chiese che avrei fatto ---> Non lo sapevo.

Chiesi a José se poteva darmi una mano, ma fece come tutti gli altri che guardarono con sospetto l’impegno profuso per quel bel ragazzetto. “Sei uno stronzo, me l’avevi promessa!” E certo, voleva anche che gli lasciassi la macchina. “Ralph può stare a casa mia” E’ sempre così, nel momento del bisogno, l’aiuto arriva sempre da chi meno te lo saresti aspettato. “Mia madre vive da sola” Danny, fu l’unico dei ragazzi della camerata a farsi avanti, quando chiesi anche a loro se potevano aiutarci. “Sta attento Ralph perché sarà nella mia stanza che dormirai stasera!” Si mise anche a scherzare mentre ci aiutava a mettere la roba nel sacco e fu un toccasana per l’umore nero che ci trascinavamo dietro. “Mia madre si sentirà più rassicurata, se a chiedergli il favore sarà un ufficiale dell’esercito” Sì, indossavo solo dei pantaloncini e quella mattina non avevo avuto tempo di sbarbarmi, però non mi meritavo quell’occhiataccia sarcastica che mi lanciò Danny.

“Signor Sì, Signore!” Ammetto di averlo fatto soprattutto per vanità a indossare l’alta uniforme. “Sei uno strafico, Signore!” Quindi ci stava che quei due mi prendessero per i fondelli. “Signore, con quella indosso, farebbe scattare sugli attenti anche il Colonnello” E comunque era vero, il Generale mi aveva insegnato a portare l’uniforme ---> Schiena dritta e sguardo fiero, cazzo! Però speravo di fare un’entrata in scena migliore perché quando arrivammo, in casa Flynn non c’era nessuno e quello scemo di Danny aveva dimenticato le chiavi. “Posso aprire passando dal retro” Lui avrebbe voluto scavalcare la staccionata sul retro e intrufolarsi dalla porta finestra della cucina come chissà quante volte aveva già fatto, ma io preferii aspettare per non indispettire la padrona di casa. “Lei lavora nella farmacia del centro commerciale” Sì, quel centro commerciale stava appena superato il passaggio a livello di Merritts Road, però io mi sentivo in imbarazzo a romperle le palle sul posto di lavoro ...

Casa Flynn era piccolina, con un solo piano e l’ingresso aveva quattro gradini di mattoncini rossi con un corrimano di ferro. Non era una casa lussuosa ma neanche si poteva definire modesta, sicuramente non era grande come quelle lì attorno e si vedeva che non ci abitava un uomo perché le manutenzioni erano carenti, come il garage che avrebbe avuto bisogno di una riverniciata. Aspettavo continuando a camminare avanti e indietro sul marciapiede e per fortuna che la casa era sovrastata dalla chioma degli alberi sulla strada che riparavano dal sole, altrimenti mi sarei squagliato dentro la divisa. “Io vado a chiamarla, voi aspettate qui, Ok?” Dopo quasi un’ora e con la prospettiva di aspettarne almeno un’altra, mi lasciai convincere da Danny e gli passai le chiavi della macchina per andare a prendere la madre. “E se dicesse di No?” A Ralph stavano venendo i miei stessi dubbi ...

Ralph ed io eravamo oramai stremati dall’attesa, quando vedemmo finalmente il mio Pajero svoltare all’incrocio da Powell Blvd. “Mi dispiace avervi fatto aspettare” Mrs Flynn aveva dovuto aspettare la chiusura della farmacia perché quel giorno era da sola in negozio. Poco male, almeno il figlio aveva avuto tutto il tempo per spiegarle il motivo per cui eravamo lì e da come ci accolse, la faccenda faceva ben sperare. “Sarò felice di avere questo bravo ragazzo a darmi compagnia” La madre di Danny somigliava a Zia May dell’Uomo Ragno! “Mi darai una mano anche con i lavori domestici, vero?” Prima di tornare a casa, Mrs Flynn gli aveva già fissato un colloquio di lavoro al minimarket. “Sarei così felice di avervi a cena” Come si poteva rispondere di No a una donna così gentile? Al Sergente Collins avrei parlato io per il mancato rientro di suo figlio.

“Danny, fa gli onori di casa con il Maresciallo” La signora non aveva dimestichezza con i gradi militari. “Non posso, io devo far vedere la stanza a Ralph” Il piccoletto mi lasciò insieme alla madre che immancabilmente tirò fuori l’album di famiglia insieme a un bicchierino di cherry. “Questo era il mio povero marito” L’ubriacone violento che l’aveva fatta penare per una vita. “Danny è cresciuto troppo in fretta” Si sentiva in colpa perché non aveva potuto mettere via i soldi per il college. “Sono felice di averti finalmente incontrato, Colonnello” Zia May me lo disse con le lacrime agli occhi. “Ci vuole un gran cuore per prendersi tanta pena per questi ragazzi” Stava ancora parlando di me? “Sono felice che il buon Dio mi dia l’opportunità di sdebitarmi” Iniziavo a dubitare del mio inglese perché non riuscivo più a capire chi fosse il soggetto del suo discorso.

“Non so come avrei potuto fare, senza il suo aiuto” Stava parlando di me o del Padreterno? No, perché sembrava proprio che si riferisse a me! “Pizza per tutti?” Non ebbi modo di capirlo perché Danny e Ralph irruppero in salotto proponendo la pizza per cena e Mrs Flynn ne fu entusiasta, come lo era per ogni parola che usciva da bocca del figlio. “Tenente, può accendere queste torce contro i mosquitos, per favore?” Decidemmo di apparecchiare sul patio e poi la signora mi offrì del vino bianco. “Danny la stima molto, lo sa?” Che mi stesse fraintendendo per qualcun altro? “Era solo un ragazzino quando si arruolò nella protezione civile, se lo ricorda vero?” Il vino rese ancora meno comprensibile di chi stesse parlando.

“Pizza piccante ai peperoni, pizza col salame e prosciutto, chi ha ordinato quella con funghi e cipolla?” Chi lo avrebbe detto che un così funesto giorno di sarebbe concluso in una bella serata? “Mi passi la senape?” C’era una tale quiete sul retro di quella casa! Il mondo con tutte le sue complicazioni apparivano distanti mille miglia. “Ralph ed io vogliamo rimettere in sesto la piscina” C’era una piccola piscina in disuso dietro il garage. “Basta che non mi costi un occhio della testa, ragazzi!” E’ proprio vero che il Signore agisce per vie imperscrutabili. “Lo faremo con i nostri soldi, vero Ralph?” Si era fatto tardi e dissi a Danny che poteva dormire a casa sua. “Conney non regge l’alcol” Questo non era vero, lo tenevo benissimo quando non mi ci aggiungevano robe strane. “Non se ne parla, guido io Boss” Beh, forse era meglio così perché l’ultima volta che il bastardo mi aveva mollato in mezzo a Merritts Rd, avevo girato a vuoto per parecchio tempo prima di ritrovare la strada giusta per tornare alla Base.

“Ti stai sbagliando, quella non era la stessa stazione di servizio” Danny voleva farmi credere che non aveva svoltato sulla stessa strada per due volte. “Qui c’è il senso unico” Doveva piantarla di abbindolarmi come usava fare con la madre. “E’ una scorciatoia” Quando incrociammo Main Street, lo costrinsi a dirmi perché stava girando a vuoto. “La verità è che non trovo il coraggio di confessarti una roba” Lo pregai di aspettare il giorno dopo per farlo perché avevo avuto una giornata troppo pesante. “Io non lo so se domani avrò ancora il coraggio di farlo” Perché guastare il lieto fine di quella difficile giornata? “Io devo farlo, Signore!” Io sapevo solo che quando Danny iniziava a chiamarmi »Sir« si trattava di guai. “Riguardo al Maggiore Stanley, Signore” Ora che lo sapevo, già mi preoccupavo. “E’ colpa mia, Signore!” Ok, meglio che parcheggiava al Dunkin’Donuts dietro alla Base, almeno poteva rovinarmi la serata dopo avermi offerto qualcosa di dolce.

“Ora posso parlare, Signore?” No, prima volevo la mia ciambella. “Allora dimmelo tu quando posso” Avrò avuto il diritto di mangiarmi la ciambella in santa pace, cazzo!  “Insomma, Conney!” Che gli costava aspettare di risalire in macchina. “Ma se mi hai fatto parcheggiare perché non volevi parlarne in macchina” Porca puttana, io quel problema lo avevo risolto, OK? Ora lo avrei riportato al Campo, poi sarei passato a casa del Sergente ---> Buonasera Margaret, scusa l’ora ma devo parlare urgentemente con George ---> Lui mi avrebbe detto »ben fatto, ragazzo« e poi finalmente me ne sarei andato a dormire. “Io ho risolto il problema e non tu” Voleva una medaglia? Voleva prendersi il merito della faccenda? Ok, se voleva, lo urlavo al mondo che Danny Flynn era un bravo ragazzo. “Smettila, ci stanno guardando tutti” E certo, perché tanto era sempre colpa del sottoscritto. “Saliamo in macchina” Ed io glielo avevo detto che era meglio tornare in macchina prima d’iniziare a discutere.

“Sei calmo adesso?” Come glielo potevo far capire che non avrei retto una sola oncia di ulteriore rimorso per quello che era successo? “E’ proprio per questo che devo dirtelo” Voleva solo scaricarmi il peso della sua coscienza addosso. “Non so da che parte cominciare” Per quanto mi riguardava, poteva anche tenerselo per sé. “Con te non si riesce ad avere un dialogo, cazzo!” Io non ero mica scemo, l’avevo capito da come mi aveva parlato Zia May che qualcosa non quadrava, però ora non ero nella condizione di sopportare la notizia che Peter Parker non era l’Uomo Ragno. “Hai ragione perché io sono tutt’altro che Spiderman” Ecco andati in fumo anni di assolute certezze Marvel. “Sto parlando seriamente, questo non è uno stupido scherzo” Doveva farsene una ragione perché a me era toccato scoprirlo a dieci anni che i supereroi non esistevano a cominciare da mamma e papà.

“Credi di aver avuto solo tu una vita difficile?” No, ma chi ne ha già una da trascinarsi dietro, non ha la forza di mettersene un’altra sulle spalle. “Posso almeno chiederti scusa?” Se questo bastava a mandarlo a dormire più sereno. “Scusa per aver fatto la spia per il Maggiore Stanley” Ecco, lo sapevo che c’era la fregatura. “Lo devi sapere, cazzo!” Fin da bambino imparai che non sempre sapere tutto è una buona cosa. “Io ci tengo alla tua amicizia” Per questo che mi stava raccontando di avermi sempre mentito? “Certo che No” Mi domandavo solo perché finivo sempre per essere attratto dalle carogne come lui. “Hai ragione, sono proprio una carogna” Appunto e ora era meglio dirci addio senza stupidi rimorsi.

“Io non ce la faccio, Conney!” Eravamo arrivati al Campo, doveva solo fare un altro piccolo sforzo per scendere dalla mia fottuta macchina e non voltarsi indietro. “Ti prego, Conney!” No e No e poi No e No, stop. “Non sei neanche curioso di sapere perché l’ho fatto?” La curiosità uccise il gatto e lo sapevo che un giorno o l’altro anch’io ci avrei lasciato lo zampino. “Il Maggiore Stanley ... ” Su base volontaria le scolaresche liceali venivano reclutate nei servizi ausiliari e Stan si occupava di questo. “Lui mi stette accanto quando persi mio padre” Potevo ben immaginare quanto gli stette vicino. “Perché devi sempre fare lo stronzo?” Si tratta di un talento naturale. “Tu non puoi capire in che merdaio ero finito” Sua madre aveva preso malissimo la morte del marito e imparò a ingoiare gli ansiolitici con un buon bicchiere di vino bianco. “Il Maggiore mi ha aiutato” Facevo proprio fatica a vedere Stan nelle vesti del buon samaritano.

“E’ un opportunista, ma se sto qui, lo devo a lui” Tutti si possono arruolare. “E’ difficile vincere una borsa di studio per uno che voleva studiare giocando a football” Pensava forse di poter aggiudicarsene una senza studiare? “No, però lui mi ha promesso ... ” Lo stava ingannando. “Forse hai ragione, però io gli dovevo comunque qualcosa” Quelli come Stan non fanno niente per niente. “All’inizio dovevo solo riferirgli che facevi nelle cucine” Ovviamente ora si pentiva di averlo fatto perché aveva scoperto quanto fossi buono, bravo e bello. “Tu parlavi solo con me” Si può essere più idioti di così? “In fondo, io non ti conoscevo” Brad aveva riferito al Colonnello perché non mi conosceva, il Sergente Collins mi aveva fatto menare perché non mi conosceva, Roger mi aveva spaccato quattro denti perché non mi conosceva, almeno Stan aveva aspettato di sapere chi fossi prima di provare a fregarmi.

“Misi io la pasticca nel cocktail” Bene, così anche i ragazzi della camerata mi avevano mentito. “No, a loro dissi che era un’idea del Maggiore Stanley” Invece aveva architettato tutto da solo e allora per quale motivo poi aveva messo su tutta quella manfrina di Jones Beach eccetera? “Ti era flippato il cervello” Si era spaventato perché mi aveva trovato flashato nell’auto. “Non volevo farti del male, però tu mi ha fatto incazzare!” Dopo corse da Stan a raccontargli una versione dei fatti che mi facesse apparire più stronzo di quanto non ero già. “Perché avrei dovuto farlo?” Per qualche strana ragione ero simpatico a Stan e questo a lui non stava bene. “Tu non sai niente!” In effetti, rimasi basito quando mi raccontò che la storia del cazzotto a Brad era stata interamente premeditata. “Lui mi ha detto di aspettarti nel corridoio” Quindi Brad mi aveva provocato apposta! Chi se lo sarebbe aspettato un inganno del genere dal bifolco del Kentucky?

“Brad è un idiota” Sì, gliele aveva sicuramente messe in bocca Stan le accuse che mi mosse quella sera.  “Tu sei idiota quanto lui” Sì, la reazione che ebbi era proprio la risposta da manuale di West Point. “Stan cercava il pretesto per farti quel cappotto” Danny non sapeva del chiarimento che c’era stato a casa del Sergente. “Non sto cercando d’ingannarti!”Stan mi aveva coperto fino al momento che Josè non andò a denunciarmi al Sergente Collins. “Allora perché lo avrebbe fatto?” Gli avrei dovuto un favore e attraverso quello contava di avvicinarmi a lui, che poi era la stessa tecnica che aveva usato per tirarsi nel letto Danny. “Questo non è vero!” Era stato Stan a trovare quella sistemazione a Ralph, per questo che Zia May aveva creduto che fossi lui. “Mia madre non ci sta molto con la testa” Lei aveva solo ceca fiducia in quel bugiardo del figlio.

“Io non avrei voluto farlo!” Li conoscevo bene quel genere di Diavoli che pretendono di addossarti le loro colpe. “Tu non mi hai dato altra scelta, cazzo!” Che c’entrava Ralph? “Quel ciuccia cazzi si è messo in mezzo” In mezzo a chi si era messo? “L’hanno visto tutti come ti ronzava attorno” E allora? “Mi aveva chiesto il turno alle cucine appena aveva saputo che volevo essere spostato dal tuo servizio” Gli aveva fatto un favore, No? “Va a farti fottere, Conney!” Danny andò a raccontare a Stan che me la spassavo con Ralph, allo stesso modo di quando lo ragguagliò sui miei gusti sessuali e quello si sentì libero di tentare un approccio facendomi una sega. “Ho fatto di peggio” Cioè? “Gli ho detto che era Ralph a metterti contro di lui” Alla sua storia continuava a mancare l’ingranaggio del movente che ne facesse girare la logica.

“Sei tu che non vuoi capire” Avrei capito solo quanto sarebbe uscito dalla sua bocca. “Ho sbagliato, lo ammetto!” La sera dell’incontro tra Ralph e Stan, gli aveva retto il gioco facendo da palo fuori dai bagni. “Te lo sei scopato anche tu” Era Danny l’amico di cui mi aveva parlato Ralph, quello a cui Stan gli aveva detto che lo doveva succhiare. “Non guardarmi così” Che pezzo di merda! “Io non credevo che arrivasse a tanto!” Al contrario di lui, Ralph aveva una coscienza cui dover dar conto. “Ralph è a casa mia e non certo in quella tua o di Stan” Gli stava passando solo quella vita di serie B da cui cercava di scappare grazie a una borsa di studio. “Potevo anche non farlo” Gli faceva comodo qualcuno che rimanesse a casa con sua madre.

“Io ho una coscienza o perché credi ti stia dicendo tutto questo?” Perché ora che Stan ed Io stavamo per uscire insieme, magari avrei saputo da lui l’infame che era? “Tu non sai niente” Gli chiedevo solo di usare tutta la sua doppiezza affinché Ralph continuasse a credere di aver trovato una nuova casa. “Mi vergogno di quello che ho fatto, Conney” Era tardi e francamente mi sentivo alquanto frastornato da quella giornata emotivamente molto difficile ---> Ora doveva solo scendere dalla mia auto e andarsene affanculo.

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  • 3 weeks later...
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Eccomi in preavvisato ritardo ---> Inizio subito con i contenuti speciali ---> Ho due contributi video riguardo alla visualizzazione dei luoghi di cui parlo negli episodi ---> Massapequa Park --> Com'è facile dedurre dal nome, si tratta di una riserva dei nativi americani che un tempo abitavano numerosi questa parte di america. Ho scelto questo primo video per le riprese dall'alto che  inquadrano alcuni luoghi che cito negli episodi.

I primi 40 secondi ritraggono il lago maggiore, quello dove il protagonista va a pescare alla fine di questo pacchetto di episodi. Se volete vedere la famigerata aquila pescatrice dal collo bianco, quella del simbolo degli USA per intenderci; beh, qui potreste vederla. 

Dopo si stacca sul lago più piccolo all'estremità est del parco, dove si vede anche la fermata della ferrovia urbana, quella con cui è possibile arrivarci anche da New York in brevissimo tempo, però non so se ci sono corse dirette da Penny Station, eventualmente si deve cambiare a Jamaica Station. 

Il motivo principale per cui ho scelto questo video sta al secondo minuto, quando il drone ha iniziato a percorrere la Lake Shore Drive e in quel momento sorvola l'incrocio con Van Buren Street. Dove sta il capanno in cui il protagonista vive il suo incontro con la figlia del predicatore battista.

Quest'altro video, invece, l'ho scelto principalmente perché mostra il parco nel momento più suggestivo, cioè in autunno ...

TripAdvisor time --->  Per i viaggiatori forumini che volessero visitarlo, avverto che non è un parco tipo Central Park. Questa è soprattutto una riserva naturale e si visita attraverso una passeggiata sulla pista ciclabile che lo percorre in tutta la sua lunghezza. Esiste anche un sentiero per lo jogging, ma è un vero e proprio fuori pista molto accidentato.  E' invece il posto ideale per sperimentare il vero stile di vita americano, quello che ha poco a che fare con la vita delle grandi città. L'ideale sarebbe fermarsi almeno qualche giorno e assicuro che vi sentireste anche a casa, perché ci sono moltissimi oriundi italiani. Il solo problema è quello degli hotel perché non è una zona turistica ... 

Passiamo alla musica ---> La protagonista di questi episodi canta una canzone molto famosa di Dolly Parton che risale al 1970. Siccome è divenuta un evergreen per bambini, ve la propongo non nella version originale, bensì karaoke apposta per bambini ...

Arriviamo dunque alla parte più ostica ---> Tim LaHaye ---> E' difficile dirvi chi è senza spiegare prima cos'è il puritanesimo americano.  Dunque ho deciso di parlarvene solo alla fine di una serie di brevi pillole con cui cercherò di spiegare appunto chi sono i puritani che hanno fatto l'america. Bando ad ulteriori ciance,  parto con il primo contributo e assicuro a chi mi seguirà in questa dimostrazione, che alla fine potrà meglio capire la mentalità degli americani.

***

1a Pillola

Differenza tra Puritano e  Neopuritano

Oggi siamo abituati a indicare criticamente con il termine puritano chi manifesta atteggiamenti anti moderni e bacchettoni. Pur non essendo propriamente sbagliato, però è il frutto di una reinterpretazione avvenuta durante la rivoluzione culturale tra gli anni cinquanta e settanta del secolo scorso, passata alla storia come neopuritanesimo. Questo recuperava solo dei particolari aspetti puritani in chiave reazionaria per opporsi alla liberazione sessuale. Così, quando noi europei moderni parliamo di puritanesimo, in realtà non ci accorgiamo che ci stiamo riferendo al neopuritanesimo; il quale è essenzialmente un atteggiamento reazionario nei costumi che poco ha a che spartire con la storia del movimento.

Il puritanesimo è un movimento riformista che nasce in Inghilterra e rientra nell’ambito della Grande Riforma Calvinista del XVI secolo insieme a quella Luterana e a ogni altra sfumatura del Cristianesimo Evangelico. Tuttavia, come spesso capita per la cultura insulare britannica, la sua radice affonda in fatti e tradizioni autoctone e almeno agli inizi, il puritanesimo fu associato a quello dei catari albigesi, dalla cui radice etimologica in greco --> καϑαρός --> si ricava il termine originale/puro. Questo riferimento non è cercato dai Cristiani Evangelici inglesi, ma gli è affibbiato dai loro detrattori per individuare una pericolosa origine francese nel loro intento rivoluzionario. Del resto, tutti i nomi con cui conosciamo questi movimenti evangelici sono dei dispregiativi coniati da quello che oggi chiameremmo establishment, al fine di schernirne l’integrità morale con cui si mettevano in contraddizione con i tempi moderni.

I Puritani erano identificati anche con il termine Separatisti perché rifiutavano la riforma anglicana di Enrico VIII, che costringeva a giurare fedeltà sia al Re e sia al capo della chiesa riuniti nella stessa persona. I Cristiani Evangelici rinnegavano invece qualsiasi gerarchia ecclesiale e non riconoscevano altri che Gesù a capo della loro chiesa. Questo induceva i Puritani a chiedere la separazione delle due cariche, di modo da poter rifiutare quella del capo della chiesa cristiana inglese senza finire per essere tacciati di alto tradimento. E’ da questa esigenza che scaturiscono le prime teorie sullo Stato Laico, che i puritani porteranno poi con sé nelle colonie americane.

Invece, la figura bacchettona del neopuritano è stata rievocata dall’iconografia che risale alla guerra civile inglese; quando gli evangelici sostennero Cromwell formandone la frangia repubblicana più estremista, arrivando a chiedere e ottenere la testa del Re Carlo I (1649). Contrariamente ai costumi dell’epoca, loro si vestivano tutti allo stesso modo con abiti neri, apparendo come un austero esercito in divisa che combatteva contro ogni licenziosità mondana. Erano chiamati teste tonde o ancor peggio teste d’uovo perché non mettevano la parrucca e forse proprio per questo, indossavano dei gran cappelloni puntuti con la tesa ampissima, i quali accentuavano ancora di più lo spavento di trovarseli davanti per strada. Tutto questo non ha nulla a che spartire con la reale storia del puritanesimo e del grande apporto culturale che condizionò la formazione della società democratica americana.

***

Ok, basta così ... 

Ep. 14 (Tim LaHaye)

 “Evviva lo stile di vita americano!” In fondo non è così difficile distinguere il bene dal male se scegli di attenerti alle regole . “Dio benedica l’America!” Così facendo, la giustizia diventa il verbo dei giusti e i cattivi sono quelli che non la rispettano. “Possa la nazione liberata dal Cielo, essere benedetta con la vittoria e la pace” Io ero americano e la divisa faceva di me un giusto. “Sia lodato l’onnipotente che ci ha creato e protetto come una nazione” I cattivi attentavano allo stile di vita dei giusti con gli scandalosi atteggiamenti del maligno. “Questo è il nostro motto” Abbiamo fede in Dio! Crediamo nella Bibbia e rifuggiamo il dubbio che si cela nella tentazione del male. “La bandiera adorna di stelle per sempre garrirà sulla terra dei liberi e degli impavidi” Dio ci abbia nella sua gloria e benedica l’America sempre. 

Dopo la vicenda di Ralph, in me scattò l’istinto di redenzione e come accadeva ogni volta, decisi di abbracciare la più severa tra le ortodossie moraliste che mi capitò sottomano. Accettai dunque d’incontrare il Predicatore Battista: Cornelius Zacarias, quello di cui mi aveva parlato il Sergente Collins. “Dio Benedica l’America!” Era la prima volta che sentivo citare un inno nazionale durante il sermone in chiesa, ma fui veramente coinvolto dall’entusiasmo con cui i fedeli rispondevano. “Questo è il ragazzo cattolico di cui ti ho parlato” George mi aveva espressamente detto d’indossare l’uniforme e anche lui aveva quella da cerimonia, solo Rod non aveva messo quella della polizia.  “E’ il Signore a scrivere il nostro destino” Il Pastore sapeva riconoscere i colori delle mostrine militari e lesse il mio destino dagli onori che portavo appuntati al petto. “Ho sentito l’entusiasmo nella tua fede, ragazzo!” Sì, mi ero un attimo lasciato infervorare dal suo sermone, ma avrebbe dovuto vedermi durante una messa cantata! “Vedo nei tuoi occhi la scintilla” Disse, quando il Sergente Collins concluse la mia presentazione adducendo anche le stellette dorate che arricchivano il mio pedigree famigliare.  “Sei dei nostri, Conney?” Quell’invito era una proforma perché Rod aveva invitato il Pastore a pranzo in casa sua apposta per me.  

“Conney, ti presento Jennifer” Quando Faith proseguì le presentazioni con la figlia del Pastore, compresi che quello era anche un appuntamento galante. “Perdona Jennifer, è una ragazza molto timida” Lei avrà avuto vent’anni o poco di più e non era neanche brutta! “Piacere d’incontrarti ... Conney” Sfuggì alla mano che le avevo proteso e arrossì quando la ritrassi, imbarazzata dallo sguardo severo del padre. Solo allora pronunciò la frase di convenevole, aggiungendovi con uno sforzo finale il mio nomignolo, una confidenza che le avvampò ulteriormente il volto. “Non farti una cattiva idea di Jenny” Mi continuò a dire Faith, dopo che lei si era rifiutata di salire in macchina con noi. “Io guido solo delle Cadillac, amico!” Il discorso s’interruppe perché Rod mi fece sedere accanto a lui per mostrarmi meglio la favolosa guida digitale della sua nuova Cadillac DeVille.

»Spirit-Controlled Temperament« Il Pastore era un fervente ammiratore dei manuali di auto aiuto di Tim LaHaye e per tutto il pranzo mi espose le sue teorie su come controllare la mia esuberanza maschile. »How to Win Over depression« Mi spiegò che anche l’autore di quei libercoli era un reduce di guerra e di come aveva superato lo stress post traumatico. »The Act of Marriage: The Beauty of Sexual Love« Scrisse insieme alla moglie i benefici del matrimonio cristiano e come sopravvivere alla noia domestica ---> Comprai un intero cartone di quella merda che »casualmente« il Pastore Cornelius aveva caricato nella macchina del Sergente. »Raising Sexually Pure Kids: How to Prepare Your Children for The Act of Marriage« Dopo aver pranzato, noi uomini ci andammo a sedere in salotto e mentre loro parlavano di non so cosa, tirai via qualche titolo dal mio prezioso pacco di saggezza. »The Unhappy Gays: What Everyone Should Know About Homosexuality« Iniziai a sfilarne uno ad uno di quei libercoli andando a ritroso nel tempo, fino ad arrivare a quello del 1978, scritto contro l’epidemia omosessuale, ma ce n’era anche per i seguaci della falsa fede cattolica e l’archetipo di Satana individuato nel Papa Paolo VI.

“Lascia stare quei libri” Mi disse Margaret, venendosi furtivamente a sedere sul bracciolo della mia poltrona. “Perché non vai ad aiutare Faith con i piatti?” Era mai possibile che in casa di Rod non ci fosse una lavastoviglie? “Accudire alle faccende domestiche fortifica lo spirito famigliare” Mi bacchettò Faith, quando le chiesi se aveva la lavapiatti rotta. “Prendi lo strofinaccio e asciuga” Continuò a dire, strabuzzando gli occhi per impedirmi di fare qualche altra gaffe con Jennifer che era al lavello, felice di ottemperare al suo dovere di femmina. “Io vado a controllare che agli uomini non manchi nulla” Quando Faith ci lasciò da soli, Jennifer rimase impietrita con le mani nell’acqua sporca dei piatti ---> Come si fa ad attaccare bottone con una così?

Mi limitai a osservarla mentre le ero accanto eppure mi accorgevo che anche questo era inopportuno con lei. Jennifer aveva i capelli castani ben pettinati e tenuti indietro da un casto cerchietto di legno. Quello era l’unico accessorio sul suo vestito della domenica: camicetta bianca e gonna lunga, scarpe da ballerina ai piedi con calze corte bianche. “Oh, buon Dio!” Bastò che le sfiorassi una mano mentre prendevo un piatto da asciugare, per mandarla in tilt. “Perdonami” Ero stato io l’imbecille che si era fatto sfuggire il piatto di mano, le dissi quando la raggiunsi per raccattare i cocci. “Sono una stupida” Aveva un bel visino pulito e quel suo sguardo dimesso stuzzicava il mio istinto di predatorio.

“Ti prego!” Stava per scappare via, solo per questo che la trattenni per un polso. “Mi sento svenire” Le chiesi se stava bene perché non avevo capito che il motivo del suo scompenso era proprio la mia presa energica. “Oh, buon Dio!” Si teneva una mano sul ventre e pareva che trattenesse degli spasmi tipo conati di vomito. “Lasciami ... ” Potevo forse farla cadere in terra? Invece la sostenni mentre continuava a invocare non so quale provvidenza. “Aspetta, ti prego!” Ebbe una sorta di mancamento, fu allora che la sentii vibrare prima di abbandonarsi docilmente al mio abbraccio come una tenera colombella con le ali ritratte sul mio petto. “Sto bene ora, grazie” Margaret e Faith sopraggiunsero attirate dal fragore del piatto rotto, ma quando arrivarono, era già tutto finito e Jennifer ci tranquillizzò sul suo mancamento.

“E’ il caldo, basterà che mi dia una rinfrescata” C’era da crederle perché vestita com’era, un colpo di calore era molto plausibile. “No, ti prego ... faccio da sola!” Respinse Faith che si era proposta di aiutarla in bagno e una volta lontana, Margaret rimproverò la figlia perché non riusciva a trattenere una risatina maliziosa. “Conney, raggiungi pure gli uomini in giardino, pensiamo noi alle faccende” Volevo solo aspettare che Jennifer tornasse, giusto per sincerarmi che non fosse stato per colpa mia se ... “Conney, per favore!” Qual era il motivo di tanto imbarazzo? “Faith, pensaci tu” Risolse Margaret e la figlia mi prese sottobraccio per tirarmi via dalla cucina. “Certo che è colpa tua, stupido!” Giuro che l’avevo solo trattenuta, non volevo farle del male! “Jenny ha le ossa di un passerotto e tu hai queste mani da gigante!” Mi sentivo in colpa ---> Ero uno stupido troll!

“Li accompagni tu, Rod?” Dopo qualche tempo, Margaret interruppe la nostra interessante conversazione sulla pesca al calamaro, avvertendo il Pastore che sua figlia si sentiva poco bene e aveva bisogno di andare a riposare. “Smettetela voi due!” Due chi? Era Faith che dovette correre in bagno o si pisciava addosso dal gran ridere. “Si può sapere cos’è successo?” Domandò George che come me non ci si raccapezzava tra tutti quei sottointesi maliziosi. “Voi uomini!” Margaret se la prese anche con il marito per l’indelicatezza della sua domanda. “Che le hai combinato, Conney!” L’avevo trattenuta e poi abbracciata, questo era successo a prescindere le ragioni pratiche per cui lo feci. “Santo cielo, Conney ... quella è una brava ragazza timorata di Dio!” Ci si mise pure Rod, che al ritorno c’informò ufficialmente che il Pastore Cornelius era molto risentito per l’accaduto ---> Forse avrei dovuto imparare a memoria tutta quella merda scritta da Tim LaHaye ...

Ep.15 (R.I.P.)

»No, la santità non fa per me, la bellezza non fa per me, il paradiso non è cosa per me« Jennifer si era innamorata ma il Pastore Cornelius decretò che ero un deprecabile fornicatore cattolico ---> E dire che sarei anche stato disponibile a scucirgli duemila dollari l’anno per andare a pregare nella sua chiesa. “Ci vuole il mais per pescare le carpe” La sera in cui andai a chiedergli spiegazioni, poi dovetti ringraziare Rod per avermi tirato fuori dai guai con la polizia. “Rod, raccontaci ancora di come Conney ha fatto scappare la figlia del Predicatore” Fui diffidato dall’avvicinarmi a casa loro e fu per festeggiare la fine di quella dannata storia che accettai di andare a pesca e anche Josè e Brad si unirono a noi. “Vi ho raccontato di quando Conney ha portato da mia suocera dei pantaloni sporchi di rossetto?” La mia love story con Jennifer era durata nemmeno due settimane. “Quei pantaloni avevano la zip tutta sporca di rossetto, capito?” ---> Anche quella vicenda finì sulla bocca di tutti.

Il giorno dell’incontro con il Pastore Cornelius, il Sergente Collins mi aveva strappato la promessa di aiutarlo a cambiare la coibentazione nel sottotetto di casa sua perché quel paraculo di Rod gli aveva dato forfait. “Ti va di restarcene un po’ per fatti nostri?” Quando stava con me, George aveva una sorta di regressione infantile. “Stare qui su mi ricorda il fienile di casa mia nell’Ohio” Quel giorno faceva un caldo d’inferno e complice la polvere, in quel sottotetto si soffocava. “Che cosa state combinando ancora lì sopra?” Avevamo iniziato di buon mattino a tirare su i rotoli di lana di vetro e verso le dieci l’avevamo già stesa tutta, poi George mi aveva cominciato a raccontare le sue avventure di adolescente nel fienile della fattoria di famiglia in Ohio. “Io non so cosa mi fai!” Disse a un certo punto, quando gli venne duro nei pantaloncini, ma non avemmo il tempo di fare nulla perché Margaret prese a chiamarci da basso.

“Il tuo soldatino sta sempre sull’attenti!” Dopo un frugale pranzetto preparatoci da Margaret, portammo la vecchia coibentazione allo smaltimento dei rifiuti. “Senti qua che roccia” A George non erano passate le fregole e nel furgoncino tornò sull’argomento allungando la mano sul mio pacco. “Bella presa, ragazzo!” Andammo avanti a stuzzicarci così per tutto il giorno e quando tornammo a casa, anche a Margaret parve che George fosse ringalluzzito come un ventenne. “Sei forse impazzito, George!” L’avevamo trovata in cucina insieme alla figlia Faith mentre sfornava una torta tutta per me ---> “A Conney piacerà molto la nostra torta speciale allo sciroppo d’acero”.

Eravamo sporchi e sudati ma Faith non volle saperne di lasciarmi andare prima di gustare la torta. “Perché non lasci fare a Faith e ti vai a fare bella?” George non si tratteneva e faceva una corte sfacciata alla moglie. “Mettiti quel bel vestito a fiori che ti porto a cena fuori stasera” Margaret non riusciva a fargli tenere le mani apposto. “Tu devi essere impazzito!” Disse, dopo avermi lanciato una strana occhiataccia, quasi si fosse accorta in quel momento da dove provenivano le fregole del marito. “George, un po’ di contegno, per favore!” Però le faceva piacere eccome e Faith ed io li vedemmo correre di sopra come due ragazzini al primo appuntamento.

“Non li invidi anche tu?” Mi chiese Faith mentre mi tagliava una fetta di torta. “Se solo Rod somigliasse almeno un po’ a mio padre” Rod soffriva parecchio la personalità del suocero e quelle parole non gli avrebbero certo fatto piacere. “Voi andate, ci penserà Conney ad accompagnarmi a casa” Mi accollai l’onere di riaccompagnare la figlia che non poteva guidare col pancione. “Gli piaci molto, lo sai?” Sulla via del ritorno, trovai il coraggio di chiederle come stava Jennifer. “Perché non la inviti a uscire?” Io ero convinto di aver sbagliato tutto. “Conney, devi essere più sicuro di te stesso” Mi rimproverò Faith, quando cercai di dissuaderla dal combinarci un appuntamento per via del predicatore rompiballe. “Allora non hai capito proprio niente, lascia fare a me” Fu così che la sera successiva mi ritrovai sulla porta di casa del Pastore Cornelius.

“Buona sera Conney, entra pure in casa” Per fortuna che Rose O’reilly aveva ripulito i vestiti presi in prestito da Mitchell con un giorno d’anticipo, così ne approfittai ancora per tirarmi a lucido. “Ti presento mia moglie Olivia” Rimasi di stucco quando il Pastore chiamò sua moglie che era di sopra forse ad aiutare la figlia a prepararsi. “Sono lieta di fare la tua conoscenza” Per qualche strana ragione avevo pensato che il Pastore vivesse solo in casa con la figlia. “Servici del Te in salotto, sbrigati” Olivia me la ricordo come in un film degli anni cinquanta con una camicetta dai polsini e il colletto strettissimi sotto a un camice per i lavori domestici. “Olivia, siediti con noi a fare conversazione” Sì, la mia difficoltà a conversare stava creando un certo imbarazzo ...

“Così tuo padre è un vero Generale!” Povera Olivia, mi fece tanta tenerezza lì seduta sul ciglio del sofà, quando quell’esclamazione inopportuna accese una luce nei suoi occhi spenti. “Olivia, ti prego!” La rintuzzò subito il marito, piccato del fatto che in tal modo si erano palesati i discorsi che avevano fatto in famiglia. “Va piuttosto a prendermi la brochure per la raccolta fondi” Già gli avevo visto scucire un’offerta a Rod per la nuova chiesa che stava costruendo ad Amityville. “Cornelius, non credi che ... ” Fui grato a Olivia per il suo tentativo di opporsi, quando tornò in salotto stringendo al petto il materiale divulgativo, ma in fondo me l’ero cercata perché gli detti spago al fine di non essere costretto a parlare. “Mille dollari, hai visto cara?” Non volevo fare lo spilorcio, ma forse esagerai con la cifra che scrissi su quell’assegno. “Sia lodato il Signore” Disse Olivia, accennando un inchino non si sa bene se a me o a Dio...

“Va a chiamare tua figlia o questo bravo ragazzo chissà che penserà di noi” Olivia scattò in piedi e corse via su dei passettini. “Quella figlia è buona solo per mettermi in imbarazzo” Si stava sicuramente riferendo a quando lo costrinse ad abbandonare la casa di Rod. “Abbi pazienza con lei, sua madre l’ha viziata con tutte le sue premure” M’infastidiva il tono che usava, sembrava quasi che mi stesse vendendo un elettrodomestico. “Seguimi Conney, ecco la mia Jennifer” La introdusse così la madre, prima che scendesse le scale per permetterle un’entrata scenografica. “Non è bellissima?” L’aveva acconciata come uno spaventapasseri; No, forse sono troppo severo. Solo che si vedeva lontano un miglio che quell’abito era stato tirato fuori da qualche vecchio baule in soffitta e tutti gli accessori erano spaiati, per non parlare del trucco che le scarabocchiava il bel faccino ...

“Se avessi indossato la divisa, avresti potuto riportarmela anche dopo mezzanotte” Questa gran battuta il padre la pronunciò sull’uscio di casa, prima che ci avviassimo alla macchina parcheggiata sul vialetto. “Jenny, stavi per dimenticare il giacchetto” Tuttavia, la pessima battuta del padre non mise in imbarazzo Jennifer quanto sua madre che ci rincorse per darle il giacchetto contro l’umidità della sera. “Sono mortificata per quanto è successo l’altro giorno” Fu la prima cosa che disse Jennifer quando giunse in fondo alle scale, dopo che le porsi il piccolo bouquet di rose bianche e che continuava a farsi girare in mano mentre guidavo la macchina. “Tieni” No, non intendeva i fiori, ma il mio assegno che teneva piegato in mano. “Ti prego, riprenditelo” Mi stupì quel gesto rivoluzionario ordito sicuramente da Olivia. “Sono così dispiaciuta!” Non potevo riprendermi quei soldi senza fare una pessima figura con suo padre ...

Avevo prenotato al ristorante Annabelle di Main Street, ma era ancora presto. “Ti va di andare al parco dei divertimenti?” Anche se non c’ero mai stato, sapevo dov’era Adventureland perché stava davanti al college e per arrivarci bastava percorrere Broadhollow Rd. “Io ci sono stata solo una volta, ma era di giorno” Tali amenità andavano contro i sobri dettami educativi con cui era cresciuta Jenny. “Con le luci è tutto più bello!” Sembravamo due liceali appena usciti dal ballo di fine corso. “Sai sparare?” Che domanda era quella? Stesi non so quanti orsi, paperelle e palloncini, tanto che alla fine non sapevamo dove mettere i peluche che Jenny sceglieva con l’entusiasmo di una bambina. “Che spavento!” Ebbi un flashback malinconico quando salimmo sulla Nave del Pirata. “Ti manca molto l’Italia?” Le raccontai che su quella giostra ci andavo da ragazzino quando ero in vacanza a Sabaudia.

“Tu sei cresciuto dove la Maga Circe trasformava gli uomini in animali!” Entrammo in quel parco dei divertimenti che nemmeno ci tenevamo per mano e ne uscimmo con Jennifer che mi abbracciava in vita ed io la stringevo con un mano sulla spalla. “In quale animale credi che ti avrebbe trasformato?” Secondo il mio carattere? Non lo so, forse avrebbe dovuto dirmelo lei. “Io non sono una maga e non ti conosco abbastanza” Dopo aver cenato, la riaccompagnai a casa e avevo sforato parecchio la mezzanotte perché da Annabelle quella sera si ballava la quadriglia. “Non guardarmi così” C’eravamo fermati a parlare in macchina sul vialetto di casa e dopo qualche minuto si era accesa la luce sul patio. “Mio padre potrebbe vederci” Alla fine mi concesse un bacio, ma dovetti forzarla per concedermene uno alla francese. “Un altro e basta” Il secondo me lo chiese lei e mi sentii autorizzato a osare ... lei mi tenne la mano che si era intrufolata sotto la gonna e la sentii di nuovo trattenere quei singulti che la scuotevano come se avesse dei conati di vomito.

“Tutto apposto ragazzi?” Ci ritrovammo la testa del padre dentro il finestrino e per poco non ci faceva prendere un colpo. “Ci stavamo salutando, padre” Per fortuna che si affacciò in quello della guida e non si rese conto che gli stavo paccando la figlia. “Siete stati al parco dei divertimenti?” Come negarlo con tutti quei peluche che stavo scendendo dal portello posteriore dell’auto. “Oh, mio Dio, quest’orso è gigantesco!” Avevo abbattuto il Grizzly d’oro per vincere quello. “Conney sa sparare benissimo, madre” Olivia era corsa fuori in vestaglia per aiutare la figlia a portare in casa la cacciagione. “Jenny ha sempre desiderato andare in quel posto” Mi disse il Pastore Cornelius sulla porta di casa, quando gli misi in braccio l’orso di peluche gigante. “Dunque vi vedrete ancora?” Che cazzo di domanda era quella? “Olivia ed Io saremmo felici se domani sera potessimo farti sedere alla nostra tavola” Certo che così presto non me lo sarei aspettato un invito a cena formale, ma ero comunque felice d’iniziare una storia seria.

“E’ successo qualcosa?” Il giorno dopo mi decisi a usare il numero del telefono satellitare del Generale. “A quale faccenda ti riferisci?” C’era da capirlo che si preoccupasse, visto che non lo avevo mai chiamato prima, neanche quando stavo rischiando la vita. “Ragazzo, non puoi capire quanto sono felice per te!” Avevo trovato la ragazza giusta, quella mattina mi ero svegliato con questa certezza e avevo rimuginato fino a pranzo come potessi dirglielo perché aveva ragione lui e mi sentivo, non so ... forse ero proprio innamorato di lei! “Che genere di donazione?” Il blocchetto degli assegni da cui avevo staccato quello dato al Predicatore era dell’EAB bank e se non glielo dicevo, il Generale si sarebbe informato da solo a chi era stato accreditato. “La tua fidanzata è la figlia di questo Predicatore?” Mi era sfuggito il dettaglio del fuso orario ---> a quell’ora il Generale era seduto a cena con mia madre. “Sì, hai capito bene” Appena pronunciò la parola »fidanzata« lo sentii conversare con lei ... e fu l’apocalisse.

“Vorrei sapere che ti ho fatto per essere trattata come una pezza da piedi” Anche lei aveva ragione di essere arrabbiata con me. “Per quanto tempo ancora devo scontare la pena di averti messo al mondo?” Non era furiosa per la storia del fidanzamento con la figlia di un Predicatore miscredente. “Ti ho pianto morto e forse sarebbe stato meglio così” Quando rientrai con mezzi di fortuna ad Aviano dalla missione nell’Ex Jugoslavia, non era previsto che dovessi essere segnalato allo Stato Maggiore Italiano ed io lo venni a sapere solo parecchio tempo dopo in Alaska che figuravo come disperso in azione di guerra, in pratica quando a casa già mi avevano calato in una fossa. “Non mi sono meritata neanche una telefonata per sentire la tua voce” Non ero reperibile in quella fottuta notte artica e dopo era stata lei che non voleva più sentire la mia voce perché preferiva continuare a piangermi al cimitero ... cazzo!

“Ti sei dimenticato della tua famiglia” Forse aveva proprio ragione lei e non feci nulla per riesumare quell’angoscioso passato dalla tomba in cui era finito. “Tu hai un sasso al posto del cuore” Mi sarebbe bastato sputare delle scuse, ma non c’era niente da fare perché rimanevano incastrate nel gozzo impedendomi di respirare. “Ti sei accasato con quest’altra svergognata dimenticandoti di noi” Tanto era inutile cercare di spiegarle cose che non avrebbe potuto capire. “E’ questa senza Dio che non ti lascia venire neanche al matrimonio di tua sorella?” Mia sorella si sposava! “Ti ho pure mandato il crocefisso benedetto da Papa” Quello era stato dunque un dono per riappacificarci.  “Neanche una risposta mi sono meritata” Non potevo certo dirle che il Generale non me lo aveva spiegato il senso di tutto ciò.

“Fallo almeno pe’ tu sorella che ce tiene tanto” Volevo bene a mia sorella ma non ci credevo che tenesse così tanto ad avermi al suo matrimonio. “Almeno ce fai conosce la tua fidanzata” Oddio, portare Jennifer in Italia! “Non te azzardà a famme lo sgarbo de non spasatte in chiesa!” Sposare? “Non te feci nasce ebreo e t’ammazzo prima co’ ste mani mie piuttosto de vedette morì apostata” Le promisi di andare al matrimonio di mia sorella e finalmente si decise a ripassarmi il Generale. “Ti senti bene?” Stavo meglio prima di telefonare. “Non sei costretto a tornare, OK?” Non era solo per quello. “Vuoi che venga a parlare con il Pastore Cornelius?” Come cazzo faceva a sapere il suo nome? “Ha prelevato i soldi quattro ore fa” Ora capivo perché aveva chiesto di parlare al direttore della banca prima di aprire il conto ---> Gli comunicavano in tempo reale ogni movimento.

Solo dopo quella telefonata mi resi conto che ero andato a Long Island per rinascere a nuova vita, ma che siamo noi senza il nostro passato? ---> Zombi.

Ep.16 (Un Amore Impossibile)

“Oh, mio Dio, No!” Essere fidanzati comporta attrezzarsi per adempiere i doveri del ruolo sociale che si va a occupare. “Ti prego, Conney!” Esattamente come per quella cena, in cui avrei dovuto mostrare dei rassicuranti segnali di adeguatezza --> Nel mio sacco da militare non c’era niente del genere --> Avevo bisogno di abiti adatti, delle scarpe nuove e roba tipo un bell’orologio da mettere al polso. “Tu devi essere impazzito!” Io non ero bravo con lo shopping e ci rimediai solo degli sfottò quando provai a chiedere aiuto agli amici. “Oh, benedetta merda!” Jenny, invece, accettò di accompagnarmi e trascorremmo ore nel centro commerciale. “Oh, Sì” Lei si divertiva sicuramente più di me che di malavoglia andavo ogni volta a provare gli abiti. “Sì ... Sì!” Le proposi per gioco d’invertire i ruoli e quindi dovevo scegliere io qualcosa per lei e quando aprì la porta del camerino di prova, mi c’infilai dentro.

“Sì, Conney, Sì!” La bloccai in un angolino e senza neanche sfiorarla, iniziò ad avere l’affanno. Era spaventata dalla situazione e dalla consapevolezza che avrei potuto abusare dell’intimità di quella porta chiusa. Le sfiorai solo il collo con le labbra facendola rabbrividire e trattenne un gridolino quando le infilai la lingua nell’orecchio. Con un braccio si teneva i seni e con l’altra mano proteggeva l’inguine che iniziò presto a illanguidire, dandole quelle strane scosse che le facevano torcere i visceri. “Tu mi porti alla follia” Dopo impazzì letteralmente! “Tu sei il mio diavolo tentatore” Quante me ne disse di blasfemie mentre perdeva ogni freno inibitorio! “Impalami come una cagna del demonio!” No, non scopammo in quel camerino. A lei bastò avvinghiarsi al mio corpo e toccarmi là dove mai avrebbe pensato di osare.

“Io ti amo, Conney, ti amo così tanto!” Ringhiò un orgasmo che le fece rivoltare gli occhi nelle orbite mentre mi bagnava copiosamente la mano. “Ho paura di amarti troppo!” Era la terza volta che ci vedevamo e non era possibile che si fosse già innamorata di me. “Voglio essere solo tua” Sicuramente la mandavo su di giri di brutto, ma solo perché sapevo bene come azionare quel suo erotismo represso. “Voglio rimanere sempre così” L’avevano educata a preservare la propria illibatezza, col risultato che nel tempo, il terrore interiorizzato dello stupro le si era piantato nella vagina e iniziava a vibrare appena lo sguardo di un uomo la sfiorava. “Con te mi sento libera” Mi domandavo solamente chi era arrivato prima di me a romperle l’imene ...

“Sono così felice, madre!” Sì, ricordo che lo era veramente e per tutto il tragitto di ritorno a casa non smise neanche un solo secondo di raccontarmi non so neanche io cosa. “Questo me l’ha regalato Conney” Appena parcheggiai sul vialetto, lei corse dalla madre che già si era affacciata sulla porta finestra della cucina. “E’ bellissimo, figlia mia!” Come si poteva non rimanere contagiati dal suo prorompente entusiasmo? “No piccina mia, tu vatti a preparare che alla cena penso io” Olivia derise la mia offerta di aiuto per apparecchiare e mi costrinse ad accomodarmi in salotto. “Quel testone di mio marito dovrebbe già essere qui” Dopo qualche minuto tornò con del Te e tre pasticcini, sul vassoio c’era anche una copia sgualcita del New York Post.

Io mi sentivo in imbarazzo perché dopo aver speso tutti quei soldi in shopping, ero rimasto in short e magliettina dei NY Giants con ai piedi le mie consumate scarpe da jogging. “Non ti preoccupare ragazzo, questi vezzi lasciamoli alle femmine” Sto cazzo, appena il predicatore entrò in quel salotto, mi lanciò una tale occhiata di disappunto che dovetti scusarmi con lui per l’abbigliamento poco consono alla sua giacca e cravatta. “La sola cosa che non va è la tua maglietta, non è vero?” Lui tifava per i NE Patriots. “Vuoi vedere come hai investito i tuoi soldi?” Mi portò nel suo studio, dove aveva fatto realizzare un bellissimo plastico della chiesa che voleva costruire. “Questa è la scuola adiacente con il campo da football” Era proprio un progetto ambizioso e mi congratulai con lui. “Mi occorrono un bel po’ di soldi, ma con l’aiuto del Signore e di generosi contribuenti come te, riuscirò presto a iniziare i lavori” Mi disse orgogliosamente, aprendo lo stipetto chiuso a chiave dove teneva l’alcool. “Ci vuole un brindisi per il nostro futuro” Disse proprio ---> Nostro futuro ...

“Ti piace, padre?” Quando Jennifer ci venne a chiamare per la cena, piroettò per mostrarci come le stava il vestito nuovo. “E’ un regalo di Conney” Accidenti se era bella! Si faceva fatica a credere che fosse la stessa ragazza di qualche giorno prima. “Un po’ di contegno, figlia mia!” Le avevo scelto un abito semplice con un’arricciatura sul decolté e la gonna a ruota che le lasciava scoperte le belle ginocchia. “Sono così felice, padre!” Il Pastore si era imbarazzato perché Jenny gli aveva gettato le braccia al collo come un’allegra bambinetta. “Ragazzo, imparerai presto che una donna va educata a una sana morigeratezza o ti condurrà sul lastrico” Lui avrebbe preferito che i soldi di quel vestito fossero finiti nel suo obolo. “Ti ringrazio o Signore per il cibo che ci doni ... e per aver condotto a questa tavola un nuovo commensale” Olivia e Jenny si scambiarono un’occhiata birichina quando il capofamiglia aggiunse quella postilla alla solita benedizione prima del pasto.

“Così tuo padre e tua madre vivono a Roma” La cena fu un tribolo dall’inizio alla fine con tutte quelle domande sulla mia famiglia. “Che bello, settembre è un mese molto romantico per sposarsi” Non volevo raccontare balle. “Cornelius ed io ci siamo sposati a giugno e c’era un tale caldo!” Cercai di sviare il discorso sul matrimonio di mia sorella e fu anche peggio. “A me piacerebbe sposarmi in primavera” Sarebbe stato più facile affrontare un percorso di guerra. “Tu sei cattolico, vero ragazzo?” Domanda retorica, visto che tutti sapevano che ero uno sporco papista. “I matrimoni cattolici sono una fiera delle vanità” Avesse saputo che ne pensavano i miei di quelli loro! “Le coppie infrareligiose non hanno futuro” Si era fatto tardi e certo non potevo continuare ad annuire silenziosamente alla requisitoria che il Pastore mi stava facendo.

Sarei dovuto diventare battista per sposare la figlia di un predicatore? ---> Tecnicamente ero lì solo per conoscerli prima d’iniziare a frequentare Jennifer e non a chiedere la sua mano. Non glielo feci notare perché sarebbe stato indelicato, ma lasciai trasparire il mio disappunto quando dissi che non volevo approfittare della loro ospitalità. “Jenny!” Esclamò Olivia, quando la figlia lasciò cadere le posate nel piatto e scappò in camera. “Cornelius, dovevi proprio affrontare l’argomento stasera?” Sicuramente Olivia costrinse il marito a calci nel culo per venirsi a scusare. “Ragazzo, aspetta solo un momento” Prima che mettessi in moto la macchina e me ne andassi per sempre ... “Io so riconoscere un bravo ragazzo quando lo vedo” Si stava sbagliando di grosso. “Il Signore ha messo il cuore della mia bambina nelle tue mani” Effettivamente, un ditalino fatto bene può far miracoli.

Ep.17 (Di Nuovo nei Guai)

Mi ero sinceramente invaghito di Jennifer e il suo entusiasmo mi era rimasto sotto pelle come un brivido che m’infiammava di desiderio. Più mi dicevo che era meglio per tutti chiudere quella storia subito e meno riuscivo a distogliere il pensiero dal suo viso pulito. “Hai ragione” Provai a parlarne al Sergente Collins, ma figurarsi se un paladino come lui non la pensasse allo stesso modo. “Voi uomini e il vostro stupido orgoglio” Margaret al solito aveva le idee chiare su tutto. “Tu e suo padre siete dei tori che si stanno scornando” Era mai possibile che dovessi essere sempre paragonato alle peggiori teste di cazzo? “Lo vedi anche tu che ho ragione?” Secondo lei mi ero impuntato sull’offesa ricevuta contro la mia famiglia. “Olivia mi ha raccontato della faccia che hai fatto” A quanto pareva, tutti ne sapevano meglio di me su cosa pensassi veramente.

Margaret aveva ragione ---> L’orgoglio mi avrebbe fatto perdere l’occasione di essere felice. “Lascia fare a me, Conney” Faith era una donna molto più spregiudicata della madre e non ebbe alcuna remora a trovare il modo di farmi incontrare con Jennifer fuori dalle convenzioni sociali. “Conney, voglio stare con te per sempre” Lei sembrava proprio felice quando mi vide arrivare a casa di Rod. “Hey, non vorrete concepire il vostro primo figlio sul mio divano” Sì, c’eravamo messi a limonare scandalosamente, senza alcun riguardo per gli altri. “Queste sono le chiavi del capanno di mio suocero” Quello era stato l’alcova d’amore clandestina per tutto il periodo del fidanzamento tra Rod e Faith. “Ricordati di accendere il boiler, se non volete fare la doccia fredda” Non ero sicuro che per Jenny fosse normale andare in quel posto con il proposito di scopare ...

Il capanno era una casetta prefabbricata con una bandiera degli Stati Uniti che sventolava da un pennone piantato nel piccolissimo giardino. “Ti piacerebbe fare una passeggiata nel parco?” Si trovava sulla Lake Shore Drive, all’altezza di Van Buren Street che era una strada senza uscita, finiva in un piccolo accesso alla riserva Massapequa. “Ci sono le papere e anche dei bellissimi cigni!” Dietro all’entusiasmo di Jenny per farmi conoscere quel parco, ci lessi dell’indecisione per quanto eravamo andati a fare. “Non è bellissimo?” Il parco con i laghetti e gli uccelli d’acqua era bello eccetera ... ma a forza di limonare su quei romanticissimi ponticelli, il mio di uccello non mi dava tregua con un su e giù che continuava da troppo tempo. “C’è qualcosa che non va?” E per dirla tutta, mi era preso un tale dolore al testicolo sinistro che mi stava rovinando la passeggiata. “Sei in collera con me?” Era quasi un’ora che passeggiavamo e si erano fatte le quattro del pomeriggio ...

“Io non lo so se questo è giusto, Conney!” Parliamoci chiaro, io sapevo benissimo come metterle in moto il motore, ma volevo che fosse una sua libera scelta venire a letto con me. “Tu mi piaci così tanto, Conney!” Potevamo anche starcene solamente abbracciati nel letto, No? “Solo abbracciati?” Lo so che come pretesto per indurla a entrare in quella casa era proprio puerile, ma nonostante i suoi vent’anni, Jenny pareva proprio un adolescente al suo primo appuntamento. “Oh, mio Dio, sei sicuro che possiamo starci?” Non era ben chiaro se quel capanno fosse un ufficio di qualcosa, certo era che la presenza di una scrivania mise subito in allarme Jennifer. “Dici che è sicuro?” Insomma, se lo avevano usato anche Rod e Faith ... “Ci togliamo i vestiti qui?” C’era solo una stanza e un bagno, poteva scegliere lei dove preferiva farlo. “Preferirei non togliermeli” Con quel caldo? Beh, io stavo meglio in boxer ...

“Ora che facciamo?” Se non si era sverginata con un cazzo finto, lo doveva aver già fatto con qualcuno o No? “Avevi detto che saremmo rimasti solo abbracciati” C’era un letto che avevo appena tirato fuori dal divano ed era anche piuttosto comodo. “Le lenzuola sono sporche” Non saranno state fresche di bucato, ma erano abbastanza pulite. “Che vuol dire che posso farti quello che voglio?” Dopo essersi finalmente decisa a togliersi la camicetta e a sfilarsi la gonna, mi raggiunse sul letto. “Mi vergogno” Sapevo che in quelle circostanze, qualsiasi cosa avessi fatto, a lei sarebbe salito quello spavento che la faceva arrendere. “Parliamo un po’, ti va?” Volevo che fosse una sua decisione anche solo parlare di sesso. “Perché vuoi saperlo?” Io glielo avevo confessato di aver avuto dei trascorsi sessuali da gran sporcaccione, ora spettava a lei dirmi almeno con chi lo aveva fatto la prima volta.

“Tu quanti anni avevi la prima volta che lo hai fatto?” Era accaduto con la fidanzatina delle medie e dovemmo accorciare il preservativo con le forbici e poi fissarlo sul mio uccellino con l’aiuto di un elastichetto. “Ma dai, non ci credo!” Ridere delle mie assurde avventure adolescenziali la mise a suo agio. “Contano anche le toccatine?” Nel mio caso No, ma per lei potevano starci anche quelle. “Il figlio dei vicini di casa saliva sul tetto del garage per bussare alla mia finestra” E che facevano in cameretta? “No, non lo facevo entrare!” Allora? “Lui rimaneva fuori dalla finestra” Gli faceva una pippa in finestra ---> Era una variante sexy di Romeo e Giulietta. “E dai, non fare lo stupido!” Mi piaceva vederla ridere. “Sì, usavo anche la bocca” Dopo quella confidenza, la sua mano iniziò a esplorare il mio petto nudo.

“Perché vuoi saperlo?” Non mi aveva ancora detto con chi lo aveva fatto la prima volta. “Non me lo ricordo” Non ci potevo credere. “Te l’ho già detto” Sempre con il figlio dei vicini? In finestra! “In cameretta, sciocco!” Allora non era solo il suo compagno di giochi proibiti. “Larry era fidanzato con Britney, una delle più belle ragazze del college” C’era qualcosa nella cronologia che non mi tornava. “Larry è più vecchio di me” Abbastanza più grande da poter iniziare a scalare il suo garage quando lei era ancora una bambina. “Ti è venuto duro!” Che c’era di strano? La sua manina si era intrufolata sotto l’elastico dei boxer. “Il tuo è più grosso di quello di Larry” Meno male che Larry non era un afroamericano.  “Però dal suo ne usciva proprio tanto” Ah, era anche una golosona! E ci sapeva anche fare ---> Aveva un tocco leggero ma si sentiva che era ben allenato ...

“Sta fermo!” Rimaniamo solo abbracciati ... come No! “Vuoi star fermo con queste mani?” Lei me lo stava pompando di brutto ed io non potevo neanche darle una paccatina? “Ho detto fermo” Che sberla che mi menò dritta in faccia! “Hai detto che potevo farti quello che volevo” Non prendermi a ceffoni e quando la tenni forte per i polsi, avvenne quello che già conoscevo. “Oh, Sì!” Appena sentiva una volontà forte trattenerla, s’innescava quell’erotismo biologico che la costringeva ad arrendersi. “Ti voglio bene, Conney” Anch’io e non so come l’aveva abituata questo stronzo di Larry, ma io non l’avrei costretta ad amarmi. “Lo devi fare, capito?” E mi pareva strano che mi fossi innamorato di una con tutte le rotelle a posto. “Fottimi come una cagna, hai capito?” Cercava di picchiarmi, ma credo che si facesse più male lei.

“Perché non mi ami?” Alla fine di quella crisi isterica, esplose in un pianto dirotto. “Che vergogna, perdonami” Solo dopo l’abbracciai teneramente e le dissi che uno dei vantaggi di scopare con una zoccola navigata come lo ero io, era quello che non si doveva mai vergognare. “Che cosa ho che non va?” Niente ---> Da piccolo, in campagna dai nonni, avevo notato che le galline sono difficili da catturare, ma se urlavo forte spaventandole, allora si accovacciano come quando il gallo le montava ---> E’ un istinto naturale ---> Sono molte le donne che davanti alla forza di un maschio provano lo stesso istinto. “Mi stai dicendo che sono una stupida gallina?” Ora che ne sarebbe stata consapevole, non lo era più.

“Che stai facendo?” Sfilai la federa da un cuscino e l’attorcigliai stretta per farne una fune con cui legarle i polsi dietro  la schiena. “Conney, No!” Con le ali bloccate non poteva più svolazzare. “Non violentarmi, ti prego!” Le sarebbe piaciuto eccome subire ancora una volta quel tipo di sesso che l’assolveva da ogni volontà. “Oh, mio Dio!” Le strappai le mutande perché non c’era altro modo di sfilargliele e poi le allargai le cosce per leccargliela fino allo sfinimento. “Continua!” La corda fatta con la federa del cuscino non resse allungo ai suoi contorcimenti, ma anche dopo che riuscì a liberarsi, continuò a scaricarmi il suo miele sulla lingua. “Prendimi, voglio essere tua” No, volevo che facesse da sola. “Ti prego, lo voglio!” No, volevo guardarla mentre si masturbava. “Mi vergogno” E di cosa, se mi aveva appena pisciato in bocca! “Sei uno sporco cane” E lei una lurida cagna, a quanto pare eravamo proprio fatti l’uno per l’altra.

“Dammelo” Ero in ginocchio su di lei e poteva ben prenderselo da sola. “Spara sulla mia faccia” Non con la pistola, ovvio. “Ah!” Feci da solo perché mi arrapava troppo vedere quel suo visino angelico bramarmi in tal modo e accompagnò ogni mio schizzo con un gridolino. “AH!” Il mio orgasmo l’aveva distratta e senza il mio coinvolgimento erotico, il suo si era affievolito e rischiava di non arrivare fino in fondo. “Oh, mio Dio, Oh, mio Dio!” Arpionai senza troppo riguardo il suo desiderio con due dita, trovando immediatamente la superficie rugosa all’interno della sua vagina. “No ... No ... No!” Ci misi un attimo a stapparla, ma furono comunque momenti molto concitati e dovetti tenerla giù con una mano sul petto mentre si torceva in un lungo orgasmo. “Oh, mio Dio” Ripeteva ancora, perché il suo sistema nervoso continuava a essere scosso da spasmi epilettici.

“Ah, è gelida!” C’eravamo dimenticati di accendere il boiler della doccia. “Uh, basta!” Le sembrava tanto fredda perché eravamo accaldati e madidi di sudore. “Sto congelando!” Si era avvinghiata a me come un gatto selvatico. “Ti prego, Conney!” Se non ci lavavamo bene e subito, tra un po’ avremmo puzzato come maiali. “Tu sei proprio matto!” Sì, intanto lo shock della doccia fredda ci aveva aiutato anche a riprenderci dalla trans erotica. “Mi fai male!” Le era presa una ridarola pazzesca mentre la strofinavo energicamente con l’unico asciugamano che avevamo a disposizione. “Guarda che capelli!” E che ci potevo fare? Li avevamo lavati con il bagnoschiuma e specie i suoi, si erano arruffati. “Conney?” Ok, ero felice anch’io e avevo voglia di coccole quanto lei, ma qualcuno doveva pure richiudere il letto prima di andarcene. “Voglio cantarti una canzone” Che?

»My coat of many colors« Jenny sapeva cantare benissimo! »That my momma made for me« Sembrava la voce di una bambina quella che intonava Dolly Parton in Coat of many color. »Made only from rags« Jenny si stava accompagnando tenendo il tempo con il battito delle mani. »But I wore it so proudly« Sembrava un allegro gioco cui mi unii subito. »So with patches on my britches« Quelle note così pulite, facevano vibrare il diapason della mia anima. »And holes in both my shoes« La sua voce addobbava quella stanza disadorna con i mille colori di un Natale fuori stagione. »In my coat of many colors« Mi stava regalando il suo cappotto dai mille colori. »I hurried off to school« --> Ti Amo --> Cazzo, lo avevo detto! Il silenzio giunto a seguito di quelle note, mi spaventò al punto che l’abbracciai stretta e dopo aver ritrovato quella musica in un suo bacio, glielo dissi ...

“Tu non hai fame?” Esatto e il Pastore Cornelius l’aspettava per cena. “Io ho fame subito!” Appena salimmo in macchina, iniziò a fare i capricci. “Non m’importa di cosa penserà mio padre” A me invece fregava parecchio. “Ti prego, Conney!” Voleva andare a mangiare in una trattoria italiana che conosceva lei. “Sì trova qui vicino e mio padre capirà perché lo sa quanto mi piace il cibo italiano” Forse la preferivo quando era timida e remissiva. “Io adoro la carne italiana” Disse palpandomi il cavallo degli short ---> Avevo creato un mostro! Ci guardarono tutti quando entrammo nel ristorante perché avevamo la faccia stravolta, tipica di chi ha appena fatto del sesso selvaggio. “No, voglio che m’imbocchi tu” Jenny era completamente strafatta di estrogeni e non mi si staccò di dosso neanche a tavola. “Tu sei una ragazza fortunata” Le rispose la cassiera, quando Jenny si sentì in dovere d’informarla di quanto fosse felice in quel momento.

“Già mi manchi da morire!” Era buio quando parcheggiai sul vialetto di casa sua e la luce sul patio si accese ancor prima che spegnessi il motore. “Non scenderò senza di te” Mi lasciai convincere ad accompagnarla in casa ---> lo feci anche perché volevo rimangiarmi l’orgoglio di cui mi aveva parlato Margaret. “Buona sera, Conney” Il portone si aprì nel momento esatto che ci arrivammo davanti e comparì la figura austera del Pastore Cornelius ---> ci squadrò severamente dalla testa ai piedi. “Jennifer, tu puoi entrare in casa” Si vedeva ... si vedeva quello che avevamo fatto ---> Capelli arruffati, vestiti sgualciti e Jenny con lo sguardo ancora stralunato, attaccata al mio petto come un koala al suo eucalipto. “Jennifer!” La voce severa del padre scosse la figlia manco fosse stata una frustata e dopo lei si sfilò da me, scomparendo in casa senza neanche voltarsi. “Credevo che fossi un uomo degno dei gradi di una divisa degli Stati Uniti” Invece ero solo un comune ragazzo senza valori, disse così prima di sbattermi la porta in faccia.

“Gli passerà” Mi disse Faith, quando il giorno dopo le riconsegnai le chiavi del capanno. “Quella ragazza è pazza di te, non lo sai questo?” Il suo istinto da gallina non le avrebbe mai permesso di ribellarsi al padre. “Conney, ne hai combinata un’altra delle tue?” Mi disse un soldato di cui manco mi ricordavo la faccia, appena rimisi piede alla Base. “Il Colonnello si è fermato in ufficio apposta per te” Mai avrei pensato che il Pastore Cornelius Zacarias fosse andato fin dal Colonnello a presentare le sue rimostranze. “Fin quando deciderai di rimanere ospite di questa Base, dovrai attenerti al codice d’onore che ci contraddistingue nella comunità di Farmingdale” Jennifer non era una ragazzina e mi amava anche, io non mi ero approfittato di nessuno, cazzo! “Non è quello che lei ti scrive in questa lettera” Quale lettera? “Questa che mi ha consegnato suo padre” Se era una lettera diretta a me, perché suo padre e lui la conoscevano ancor prima che arrivasse nelle mie mani?

»Ti sei approfittato del mio amore per condurmi alla fornicazione« Che scemata era mai quella? »Mi hai spinto a compiere atti contro natura« Neanche se me la fossi inculata! »Sono costernata dal peccato che affligge il mio corpo« Quelle erano tutte cazzate scritte sotto dettatura del padre ---> Un maschilista accecato dal coito profanatore. “Conney, dove stai andando ... Conney!” E Sì, ora pure quella Madama del Colonnello poteva chiamarmi Conney ---> Improvvisamente tutti si sentivano miei amici, solo perché erano abituati a sparlarmi dietro. “Fermatelo ... Conney!” Non ero forse padrone di andare a chiedere spiegazioni a quel buco di culo del predicatore de sta minchia? Io ero un uomo savio che poteva ben sostenere qualsiasi conversazione, persino se accecato da un istinto omicida, chiaro? Quindi misi in moto la mia auto e andai dritto a casa di Jennifer ---> Però sul vialetto ci trovai parcheggiata una volante della polizia con i lampeggianti accesi.

Che il Colonnello avesse trovato opportuno chiamare lo sceriffo? Mi credeva forse un killer di merda? Era un mio diritto chiedere spiegazioni per l’accozzaglia d’invettive scritte su quel foglio di carta, cazzo! Andai dunque a bussare alla porta in maniera civile e corretta. Siccome però mi aprì un agente che mi spinse oltre la soglia di casa, lo feci gentilmente accomodare sul prato e chiesi spiegazioni direttamente a quel cuor di leone del Pastore che era scappato nello Studio a prendere la pistola, quindi fui costretto a disarmarlo prima di poter conferire con sua grazia ---> Io avevo deflorato il fiore di sua figlia, quando Larry saliva nella sua camera per violentarla chissà da quando e lui non si era mai accorto di nulla? E poi niente, perché arrivò la cavalleria e mi portarono in prigione ---> Di Jennifer non ne seppi più nulla.

“Tu sei una testa di barattolo vuota, ragazzo!” Fu il Sergente Collins che venne a tirarmi fuori dai guai portandosi dietro il genero. “Sei sotto la mia tutela, questo ti è chiaro Conney?” Il Pastore non mi denunciò e l’agente sgambettato si accontentò delle mie scuse ufficiali. “Tu non ti avvicinerai mai più alla casa di Jennifer, questo ti è chiaro Conney?” Rod si prese la briga di firmare un atto di responsabilità per non farmi comparire davanti al giudice, perché altrimenti quello mi avrebbe automaticamente deferito alla corte militare, la quale mi avrebbe trasferito in qualche landa desolata del globo terrestre. “Lo sai questo, vero Conney?” Ero molto grado a Rod e anche al Sergente Collins, mi sarebbe dispiaciuto moltissimo lasciare Farmingdale.

“Non se ne parla, questa notte rimango io a tenerlo d’occhio” Rod non mi conosceva e potevo ben capire che dopo essersi assunto una tale responsabilità, voleva che dormissi a casa sua per qualche giorno. “Tu non lo sai, questa è una testa calda!” Mi dava invece molto fastidio l’atteggiamento da panico che stava tenendo il Sergente Collins, era lo stesso che aveva spinto il Colonnello a chiamare lo sceriffo ---> Ma cazzo, che cosa credevano che fossi, uno schizzato serial killer? “Dimmelo tu che cosa eri andato a fare?” A casa del Pastore? Chiedere legittime spiegazioni, era una roba così strana? Era stato lui a puntarmi una pistola addosso, cazzo! “E non volevi fargli quella mossa di koto?” Intendeva Hokuto, il Sergente aveva creduto a Roger riguardo alla mossa con cui avrei voluto ammazzare Stanley. “Io non ci trovo niente da ridere” E va bene, poteva anche rimanere a dormire con me, almeno avrei avuto qualcuno con cui parlare, visto che tanto non sarei certo riuscito a chiudere occhio ...

“Non mi devi ringraziare” Invece Sì! Il Sergente mi aveva tirato fuori dai guai coinvolgendo anche la sua famiglia. “E’ stata Faith a infilarti in questo guaio” Rod si era assunto una bella responsabilità senza neanche conoscermi. “Questa invece è stata una fortuna per te” Come dargli torto? Era trascorsa neanche una settimana dall’ultimo guaio di Ralph! “Sei un ragazzo complicato, ma sei anche un bravo ragazzo” Volevo bene al Sergente Collins ed ero felice che quella notte fosse lì con me. “E’ stata anche colpa mia” Si sentiva responsabile per non essere intervenuto prima. “Mia figlia è una testa calda come te” Mi raccontò dei guai che Faith gli fece passare prima che incontrasse Rod. “E’ un bravo marito” In realtà non stimava molto suo genero.

Lui parlava, ma io non riuscivo a togliermi quella spina nel cuore. “Margaret dice che mia figlia ti ronza troppo intorno” Ma per favore! Faith mi aveva solo aiutato con Jenny. “Conney, promettimi che non le darai spago” Continuammo a parlare nel letto della camera degli ospiti che presto sarebbe diventata la cameretta di suo nipote. “Lo so che stai provando, ma devi toglierti dalla testa quella ragazza” A una certa ora della notte, George uscì dalla stanza, forse per andare a pisciare e dopo, quando tornò a coricarsi, mi sentii strattonare di peso ---> Mi tenne abbracciato a lui e solo in quel modo riuscì a consolare le mie pene d’amore.

“Conney ha una diffida pendente ed è domiciliato a casa nostra” La mattina dopo dovetti assistere ad un confronto tra suocero e genero proprio per colpa mia. “Starà tutto il giorno al Campo con me e la sera dormirà nella vecchia stanza di Faith” Alla centrale di polizia c’era stato il problema del mio certificato di residenza. “George, come te lo devo spiegare che lui non può stare nel distretto di Farmingdale” Io non ci capivo niente dei confini amministrativi di Long Island, ma forse aveva ragione il Sergente e il Campo non era a Farmingdale. “Smettetela di litigare voi due!” Intervenne Faith, dando però ragione al padre e questo fece proprio incazzare Rod che se ne andò sbattendo la porta di casa. “Rod è fissato con le sue stupide regole” E se Margaret non si fosse sbagliata sull’infatuazione di sua figlia nei miei riguardi? “Però è meglio che Conney venga almeno a dormire qui” Ecco cos’era che preoccupava suo padre ...

“Questo è assurdo, hai capito George?” Mi sentivo proprio in imbarazzo perché una volta arrivati da Margaret, questa non nascose minimamente il suo disappunto. “Sono anch’io addolorata per quanto è successo a Conney” Però non approvava quello che avevo fatto e non voleva rendersene complice in alcun modo. “Preferisci che dorma sotto lo stesso tetto di Faith?” Come cazzo c’ero finito in quella situazione di merda? “Io sono amica di Olivia e se penso che siamo stati noi a ...” Chissà che cosa avrebbe detto di me, se non fossi stato lì presente. “E’ una situazione incresciosa, George” Alla fine anche Margaret convenne che farmi stare nella stanza di Faith era il male minore. “Puoi sistemare le tue cose in quest’armadio” Andò Brad a prendere il mio sacco alla Base e mi parve così squallido e fuori luogo, guardarlo gettato sul pavimento di quella stanza piena dei vezzi di una ragazza.

“Conney, amico mio!”Aver disonorato la figlia di un predicatore aggiunse la ciliegina sulla torta al resto delle puttanate commesse da quando ero arrivato alla Base. “Fa piacere non essere più la testa di cazzo più grossa in questa Base” Roger mi festeggiò come un eroe, ma tutti gli altri continuarono a guardarmi come un alieno. “Brad ed io ti terremo d’occhio perché tu sei matto più di un picchio” Josè stette con me tutta la mattinata e ce la mise proprio tutta per strapparmi un sorriso. “Le cose stanno così” Invece Brad riuscì di nuovo a stupirmi con il candore della sua logica. “I cani come Danko fanno spavento perché hanno un aspetto cattivo” Secondo lui dovevo scegliere di stare con le persone che non avessero paura di me. “Danko è il cane più buono del mondo, ma bisogna sapere come prenderlo” Io non volevo essere come Danko ...

“Non avete visto le News alla TV?” Quella storia non aveva ancora finito di produrre effetti collaterali. “Me l’ha confermato Rod” Dopo pranzo ero con il Sergente che mi stava mostrando il suo progetto di come allargare la rimessa degli attrezzi, quando vedemmo arrivare l’auto di Faith. “Mia figlia deve essere impazzita!” Disse il padre perché la ginecologa le aveva proibito di guidare. “Conney ha detto la verità” Io avevo paura di rientrare in casa perché temevo proprio che la sua venuta mi riguardasse.

“Povera Olivia, che vergogna!” Il Pastore Cornelius Zacarias avea sparato a Larry. “Non a lui, a suo padre” In realtà aveva sparato contro le finestre del suo vicino di casa. “Faith, calmati e spiegati meglio” Dopo che fui portato via da casa sua, il Pastore aveva chiesto a Jennifer di Larry e lei ebbe da confessargli qualcosa d’insopportabile per lui. “Olivia sapeva tutto” Jennifer ebbe un aborto spontaneo o quello che era, ma la madre decise di tenerlo nascosto al marito. “Cornelius ha litigato con il padre di Larry” Quest’ultimo aveva sicuramente difeso la reputazione del figlio che nel frattempo aveva messo su famiglia e Cornelius perse il senno, andando a impugnare la pistola per sparare contro le finestre del vicino di casa.

“Devo portare Conney alla prigione federale” Quando Rod venne a prelevarmi e pronunciò la parola »prigione federale« a Margaret venne un mancamento e per il vero, anche a me si fecero le ginocchia di burro. “Conney non ha nulla a che fare con questa storia” Giusta osservazione ma che venne dalla bocca di Faith, cui nessuno pareva dar peso. “George, tu non puoi venire con noi” Mi stavano forse arrestando? No, perché nel caso avrei voluto fare le mie telefonate prima di arrivare in galera. “Puoi anche rifiutarti di venire, ma ti consiglio di collaborare” Dovevo essere interrogato come persona informata dei fatti. “Sei mai stato interrogato dalla polizia?” Mi chiese Rod mentre guidava verso la prigione. “Cornelius rifiuta di rispondere a ogni domanda” Il padre di Larry si era ben guardato dal raccontare la ragione di quel gesto apparentemente folle e Cornelius non voleva coinvolgere la figlia in uno scandalo ---> Come cazzo mi sarei dovuto comportare?

La storia dell’aborto l’aveva raccontata Margaret e per il resto io sapevo quelle poche cose che mi aveva confidato Jenny. “Tu devi attenerti ai fatti e non fornire nuovi elementi d’indagine” Il Sergente si sbagliava sul conto di Rod e anche se parlava come Duffy Dack, non era vero che fosse uno smidollato senza cervello. “Ti ha puntato contro la sua pistola?” Avevano in mano il rapporto dello sceriffo riguardo all’accaduto della sera prima e non potei negare che quello schizzato stava effettivamente per spararmi. “L’agente dice di averti sentito parlare di un certo Larry” Se sapevano tutto perché me lo stavano domandano? “Soldato, tu devi solo rispondere” No, dissi che l’agente aveva capito male ed io ero adirato con Cornelius per via di quella falsa lettera piena d’infamità che aveva consegnato al Colonnello. “E’ questa la lettera?” Per quanto dolorosa come una vera di spine, quel pezzo di carta era la sola cosa che mi era rimasta di Jenny e non riuscivo a staccarmene ---> Gliela consegnai come prova di quello che dicevo. “Non è vero quello che c’è scritto?” Che importanza aveva? Sua figlia era una donna libera di amare chi volesse e il padre pretendeva di comandarla ancora come un’adolescente. “Capisco ... puoi andare soldato” Amen e vaffanculo ...

Ep.18 (Un uomo senza una donna è come una nave senza porto)

 “Scusa Conney, è chiederti troppo di abbassare la tavoletta del water-closet?” In casa Collins c’era un solo gabinetto e sembrava quello dei sette nani, a parte il fatto che Margaret era molto più rompiballe della Strega di Biancaneve. “Quante volte ti devo spiegare che i tuoi asciugamani sono quelli con i ricami blu?” Cagavo, pisciavo e mi facevo la doccia nei bagni della palestra, ma a lei non bastava mai e trovava da ridire su tutto. “Io non so come sei stato cresciuto, ma in questa casa esistono delle regole” Vaffanculo, insinuava continuamente che fossi un maleducato. “Conney, cerca di essere comprensivo con lei” Ora capivo Faith che aveva tolto le tende il prima possibile da quella casa. “Margaret non è abituata ad avere estranei in casa” Non mi spiegavo come cazzo faceva George a sopportare le sue fisime.

In quella casa tutto doveva procedere con una regolarità maniacale. “E’ segno di rispetto sedersi a tavola con gli altri, non credi Conney?” ---> Alle sei del mattino Margaret si alzava per preparare la colazione che era pronta alle sette, momento in cui tutti ci dovevamo essere lavati e seduti al tavolo della cucina, pronti a consumare uova e bacon che a me facevano vomitare solo a sentirne l’odore. ---> Preferivo pranzare alla mensa e anche su questo ebbe a risentirsene. “A Farmingdale ci sono ottime lavanderie disposte a pulire la tua biancheria, Conney” Non potevo usare la »sua« lavatrice e guai a lasciare un paio di mutande a vista ---> Io non la capivo perché a volte sembrava sinceramente dispiaciuta quando la evitavo come la peste bubbonica.

“Credo che al nostro Conney non piaccia la mia cucina” Al rientro dal servizio, mentre George era in bagno a lavarsi, lei metteva la cena in tavola ed io arrivavo puntualmente alle otto e mezzo, quando George, dopo aver guardato le News della sera, andava a sedersi in veranda per accendersi il sigaro. “Spero che tu e i tuoi amici gradirete almeno la mia limonata fresca” Quella sera Margaret uscì con una caraffa di limonata piena di ghiaccio solo per farmi intendere che aveva capito che la stavo evitando. “Salve Tenente Roger, anche tu qui!” Mi aveva visto arrivare con i miei »amici« e non face mistero del disappunto verso chi non le piaceva e Roger proprio non lo poteva soffrire. “Si è fatto tardi, George!” Quando in televisione terminava lo spettacolo di prima serata, Margaret avvertiva il marito che andava a dormire. “Lo sai che ho il sonno leggero, George!” Le rodeva il culo perché il Sergente si compiaceva della nostra compagnia.

“Rod, ho telefonato a Faith per avvertirla che stai rientrando a casa” C’era poi la questione del genero che passava ogni sera per accertarsi che non lo stessi mettendo nei guai e poi si fermava a parlare con noi. “Rod, si sta facendo buio e Faith è in casa da sola” Margaret era una tale pippa con tutte le sue apprensioni! “Margaret è fatta così” Diceva George perché qualcuno dei presenti sghignazzava guardando il fastidio che mi si disegnava in faccia. “Quando ti sposerai anche tu, solo allora potrai capire” Quali esigenze costringevano gli uomini a prendersi un tale accollo? E lo stesso si poteva dire delle donne perché a sentirle, anche loro detestavano la convivenza con un maschio.

 “Conney, a volte fai delle domande veramente stupide!” E certo ---> Il sesso ---> Timbrare il cartellino ogni sera? Ma quando mai! Le donne che non accavallavano le gambe dopo aver sfornato la prole, erano quelle che si facevano l’amante perché il marito che non le scopava più. “Non essere cinico, il matrimonio non è solo sesso” Peccato che il resto tendesse poi ad appassire in una routine che per sopravvivere doveva sacrificare l’individualità di uno dei due coniugi. “Non potrei vivere lontano da mia moglie” Masochismo, questa era la sola risposta plausibile. “Si chiama amore, Conney” Quello tra George e Margaret poteva appena chiamarsi tolleranza ispirata dall’affetto per tante vicissitudini superate insieme.

“Rincasare senza trovare qualcuno ad aspettarti, come lo chiami tu?” Con il suo nome ---> Solitudine. “Tu vuoi sempre fare il duro, ma sono sicuro che arriverà il giorno che la solitudine spaventerà anche te” In ogni caso, quella convivenza coatta sarebbe rimasta un ripiego e non una soluzione. “Un uomo senza donna è come una nave senza un porto” Il matrimonio era dunque la cima d’attracco che teneva legato il naviglio al molo. “Ora parli così perché hai in bocca il sapore amaro della tua storia con Jennifer” Dopo che Margaret si era impasticcata per andare a dormire, George prendeva le birre e l’alcol favoriva il simposio che ogni sera stimolavo con i miei dubbi.

“Conney, ma tu ti sei mai innamorato di una donna senza farci sesso?” Una domanda del genere la poteva fare solo Brad. “Io neanche ce la farei a scopare con tutte quelle di cui mi innamoro” José non aveva capito quello che voleva intendere Brad. “L’amore è qualcosa di più importante del sesso” Titillarsi col desiderio di possedere una donna non era più nobile di consumarlo cercando di costruirci sopra una relazione. “La passione è un fuoco di paglia, Conney” Quello che era evidente è che il sesso senza amore si poteva praticare con sufficiente soddisfazione, ma l’amore senza il sesso diventava uno scambio di comuni convenienze affettive. “Io so solo che la vita senza una donna accanto non merita di essere vissuta” Il romanticismo di quell’orsetto di Rod riusciva sempre a spiazzarmi ---> Io non ero abbastanza etero da poter trarre una stabile dipendenza dalla mia attrazione sessuale.

“Conney, sei ancora sveglio?” Quella sera Rod ci aveva comunicato una bella notizia --->  Cornelius, dopo aver pagato la cauzione, si trasferiva a Philadelphia con la famiglia. “Sei triste perché non la rivedrai mai più, vero?” Vallo a capire l’animo umano! “Me ne sono accorto dagli strani discorsi che hai fatto” Se Jenny fosse rimasta a Farmingdale avrei potuto continuare a sperare. “Forse è meglio così, non credi?” Soffrire per amore è pur sempre qualcosa di meglio che tornare nell’apatia. “Ora ti sembra tutto blu, ma vedrai che presto t’innamorerai di nuovo” Nottetempo, George veniva spesso nella mia stanza. “Ora tornerai alla Base?” Beh, in casa sua certo non ci restavo un giorno in più del dovuto. “E’ stato così brutto?” No, i suoi abbracci mi sarebbero mancati moltissimo.

Ep.19 (La Fine di un Inizio)

“Qui il fondale è basso e con quell’attacco il tuo amo s’impiglierà” Festeggiammo la mia ritrovata libertà con una notte di pesca al Massapequa lake. “Si usa il mais per prendere le carpe” Arrivammo nel tardo pomeriggio e George ci raggiunse dopo cena. “Che c’è che non va?” Quel lago era uno specchio in cui si rifletteva tutta la malinconia del cielo all’imbrunire. “Margaret ha preparato un panino anche per te” Prima di entrare nella riserva, Rod era passato a prendere l’attrezzatura da pesca nel capanno del padre e poi avevamo anche percorso lo stesso sentiero fatto con Jenny l’ultima sera che c’eravamo visti. “Ti manca così tanto?” Mi sentivo emotivamente stordito dal succedersi degli eventi. “Vuoi una birra?” Il mio cuore era disorientato e questo non mi aiutava a prendere delle decisioni, come quella di rientrare alla Base o cercarmi una casa in affitto; senza contare che tra poco se ne sarebbero andati tutti in vacanza ...

“Conney ha preso un bel pesce arcobaleno!” Prima di quello avevo tirato su una cazzo di tartaruga dal morso a scatto che, unitamente alla mia personale fobia verso le acque scure, mi aveva fatto preferire la meno impegnativa canna da fondo con l’esca per le carpe ---> invece abboccò quel pesce arcobaleno. “Si fa così per slamare” George ributtò il pesce in acqua dopo la foto di rito e mi chiese se mi sentivo bene. “Prendiamoci una pausa, ti va?” Ci sedemmo a mangiare la cena che Margaret ci aveva preparato nel cestino da picnic. “Puoi rimanere a casa mia, questo lo sai” Tra una settimana sarebbero partiti per le Bermuda. “Non hai nessuno a casa che ti aspetta?” Ogni tristezza pareva fare un tuffo sordo nel silenzio incantato di quelle acque. “Devi reagire, ragazzo!” George non doveva preoccuparsi per me, avevo imparato a sopravvivere al volo del drago sulle paludi oscure del mio inconscio.

“Brad e José sono andati a lanciare sul ponticello” Il Sergente aveva promesso alla moglie che sarebbe rientrato per la mezzanotte e si portò via la lampada da campeggio. “Stasera non ti va proprio di pescare” Mi avvicinai dunque alla macchia di luce dov’era Rod e diedi fuoco a un’altra sigaretta. “Si vede che George ci tiene molto a te” Me lo aveva dimostrato in ogni modo possibile. “Accidenti se me ne sono accorto!” Perché avevo sentito insinuarsi della malizia nel suo inglese da Duffy Duck? “Andiamo amico, sai che intendo” La notte che passammo a casa sua, ci aveva visti dormire abbracciati nel letto. “So come vanno certe cose tra voi soldati” No che non aveva capito e speravo proprio che avesse evitato di parlarne in casa. “Fatti servire che a mia suocera non sfugge niente” Possibile che Margaret si fosse accorta di quando George veniva in camera mia?

“Brad e Josè lo fanno anche?” E che ne sapevo io? “No, perché non mi sembrano i tipi da farlo” Era così strano per lui che due dello stesso sesso potessero provare dell’affetto tra di loro? “Dormire insieme è qualcosa di più” Dei soldati si trovano a condividere ogni aspetto della vita e a volte si scambiano anche un gesto d’affetto. “Strano modo di chiamarlo” Lui non si era mai segato con qualche amico? “Certo che No!” E allora perché non si faceva un pacco di cazzi suoi? “Si fa per parlare” Si era forse stancato di titillare il suo istinto predatorio tirando fuori e rilanciando in acqua pesci? “Scusa, non volevo essere inopportuno” Era evidente che dovessi togliere le tende da casa di George. “Allora tu e mio suocero vi ... insieme” Fece un gesto eloquente con la mano e meno male che non voleva essere inopportuno.

“No è che ... niente è che ... George potrebbe essere nostro padre!” Lo avrebbe trovato più naturale se avessi condiviso le fantasie erotiche con qualcuno della mia stessa età? “Io non riesco neanche a pensare a George che si masturba, che schifo!” Secondo lui non avrebbe dovuto farsi una sega? “E’ un uomo sposato e tra poco diventerà anche nonno!” Mi stava dicendo che lui le pippe non se le faceva più? “Certo che No!” Ipocrita. “Qualche volta, ora che Faith è incinta” La moglie non poteva usare le mani? “Conney, per favore!” Lui credeva che Faith non se lo faceva un ditalino sotto la doccia? “Smettila, Conney!” Forse non lo sapeva che le donne in stato interessante hanno un accresciuto desiderio sessuale? “Stai parlando di mia moglie, Conney!” Veramente stavamo parlando di lui che preferiva masturbarsi senza l’aiuto di sua moglie.

“Lei è una donna, non capirebbe” Non poteva spiegarle tutte le ragioni per cui gli veniva duro, a parte quelle che coinvolgevano lei, ovviamente. “Le cose stanno così” E allora perché criticava il suocero perché aveva delle fantasie erotiche inconfessabili? “Allora voi due è questo che fate?” Diciamo che il nostro autoerotismo era in grado di dialogare. “Voi vi dite tutto” Sì, ogni porcata che ci veniva in mente e se non fosse stato un attempato uomo sposato, probabile che avremmo provato anche a realizzarle assieme. “Ha abboccato, prendi il retino, svelto!” Tirò su una carpa enorme che faceva fatica a tenere in braccio mentre gli scattavo la foto di rito. “Che bestia, amico!” Disse euforico dopo averla rilasciata in acqua, battendo poi il pugno chiuso sul palmo della mano che gli avevo offerto ---> Era il saluto con cui la sera prima Josè aveva proclamato la nascita della nostra congregazione.

 “Tanto stanotte non pescherò un’altra bestia più grande di quella” Disse Rod caricando in macchina l’attrezzatura ---> Avevamo deciso di piantarla di pescare e metterci al riparo dai mosquitos. “Quei due dove saranno andati?” La lampada di Brad e Josè era sparita da sopra il ponte. “L’umidità del mattino mi uccide” Aveva ragione e tirai su il colletto del Kway cerato. “Anch’io ne ho avuto uno così” Dopo una pausa di silenzio, Rod disse quella frase senza soggetto, giusto per farsi domandare ---> Uno di cosa? “Eravamo compagni di scuola, ma poi lui è andato al College ed io all’accademia di Polizia” Iniziò a parlarmi del suo compagno di pippe del liceo. “Non potresti mai capire le cose disgustose che arrivavamo a fare” Se me le voleva raccontare, poteva anche farlo. “Conosci quei bastoni periscopici con uno specchietto in testa?” Lo usavano per sbirciare sotto le gonne. “Fotografavamo le gallinelle e poi ...” Ci schizzavano sopra ---> E’ sempre una sorpresa scoprire l’identità erotica delle persone.

“Ah, se eravamo degli sporchi cani!” Rod aveva chiamato Brad sul cellulare per avvertirli che noi andavamo a riportare l’attrezzatura al capanno. “Hai ragione tu, lo sai?” Lui era diventato un fiume in piena, arrivandomi a raccontare persino di quando aveva provato a ciucciarselo da solo. “Sei impazzito!” Non la finiva di spostarsi l’uccello da destra a sinistra e quando stavamo per risalire in macchina, gli schioccai una schicchera sul pacco. “Cazzo, che dolore!” Iniziò a saltellare tenendosi i coglioni con entrambi le mani ma, anche se era buio, era impossibile che mi fossi sbagliato perché per schiccherare le palle, il colpo si deve schioccare dal basso verso l’alto.  “Saliamo in macchina” S’infilò la mano negli short massaggiandosi le palle e prima di arrivare a casa sua, scoprii di cosa si era innamorata Faith ---> Rod si ritrovava tra le gambe un gran bel batacchio!

“Se entri in garage, ti faccio vedere della roba” Cos’altro aveva da farmi vedere ancora? “Guarda questa biondina con gli occhi azzurri!” Mi mostrò il suo materiale da pippa ---> Un album di scatti fotografici rubati. “Questa con i jeans attillati me lo fa venire duro ogni volta” Aveva ragione sul fatto che la moglie non avrebbe capito la sua passione per le adolescenti. “Lei è la mia preferita” Non faceva niente di male, anche se credo che infrangesse sicuramente più di qualche legge, appostandosi davanti ai licei per rubare quegli scatti. “Santo cielo, Rod!” Faith si lamentò con il marito per non averla avvertita che eravamo in casa. “Ho visto la luce accesa e mi sono spaventata!” Rod richiuse in fretta l’album di foto proibite, riponendolo nella cassettiera. “Stavo facendo vedere a Conney le foto delle mie prese migliori” Parlava della pesca, ma chissà se quel doppio senso non lo aveva fatto apposta?

“Vuoi una fetta di torta anche tu, Conney?” Rod dissimulò quello che stavamo facendo come un ragazzino sorpreso con le mani nel barattolo del miele. “Non ti azzardare a toccarmi con quelle mani puzzolenti!” In cucina aveva cercato anche di coccolare sua moglie ma lei, bisbetica, lo respinse in malo modo. “Rodney Alan Presley, tu lo sai che non entrerai nel mio letto se prima non ti farai una doccia” Faith cucinava delle torte squisite! “Questo pancione finirà per uccidermi” Aveva gli occhi gonfi e i capelli in disordine, ma quella sua non curanza per le formalità, mi faceva sentire uno di casa. “Ci vediamo domani sera da George, Conney?” Rod mi salutò così, lasciandomi da solo con la moglie. “Come stai, uomo?” Dopo aver ciabattato in cucina, Faith si venne a sedere sullo sgabello accanto al mio. “Quella stupida ragazza non meritava un principe azzurro come te” Disse che se fosse stata nelle scarpe di Jennifer, lei non mi avrebbe lasciato senza combattere. “Se solo non fossi così brutta e sfatta” Mi teneva la mano in segno di affetto e il discorso prese una china piuttosto ambigua, così tagliai la corda ...

Guidando per le strade buie della notte e mentre mi avvicinavo rapidamente al Campo, mi convincevo sempre di più che dovevo togliere le tende in fretta da casa di George. Se Faith non ci avesse sorpreso in garage, Rod si sarebbe tirato fuori il batacchio e ci saremmo segati insieme, lo sapevo perché lui voleva trovare qualcuno con cui condividere quella sua libido proibita ed io non volevo farlo ---> Era più probabile che mi scopassi sua moglie! “Com’è andata la pesca?” Rientrando, trovai George addormentato davanti al televisore acceso. “Non sono più quello di una volta, ragazzo” Disse, quando una fitta alla schiena gli impedì di rimettersi in piedi. “E’ colpa dell’umidità del lago” Gli feci un rapido massaggio con l’Arnicare, la sua crema per i dolori reumatici. “Non sono ancora ridotto a questo punto, ragazzo!” Non volle essere aiutato a salire le scale. “Cerca di riposare che oramai è quasi l’alba” Mi costò moltissimo dirgli di andarsene a dormire in camera della moglie, perché io avrei tanto voluto trovare conforto nel suo abbraccio paterno ... 

Mi risvegliai deciso ad andarmene ---> Era evidente che se fossi rimasto, sarebbe accaduto qualcosa di spiacevole ---> Mi ero di nuovo intrufolato nelle mutande di tutti e se finiva che mi scopavo anche Faith, era possibile che facessi saltare per aria la tranquilla vita di quelle care persone. “Conney, quello in salotto non è il tuo sacco?” Appena sentii Margaret spadellare in cucina, mi preparai e la raggiunsi. “George lo sa che torni alla Base?” Lei s’insospettì di quella mia decisione repentina. “Resta almeno per colazione” Accettai di mangiare il suo disgustoso bacon bruciacchiato.

“Io lo avevo avvertito che non ha più l’età per andare a pesca di notte” Margaret aveva messo la colazione per il marito su di un vassoio ed era andata a servirgliela a letto. “Crede di avere ancora vent’anni” Mi stava trattenendo per dirmi qualcosa, lo capivo dalle lunghe pause che faceva tra una frase e l’altra. “Questa notte non hai riposto la crema al suo posto” No, ricordavo bene di aver messo il tubetto della crema nel ripiano in basso nell’armadietto del bagno, ma lei se n’era accorta lo stesso che una mano estranea aveva toccato le sue cose. “Si è molto affezionato a te, questo lo sai” Aveva ragione Rod ---> Margaret si era accorta di tutto fin dal primo momento.

“Conney, non crederai certo di essere stato il primo” Questa cosa me la disse con parecchia perfidia. “Non puoi neanche immaginare quanti Conney ci sono stati prima di te” Aveva già cominciato a lavare le stoviglie sporche, quando iniziò a parlarmi senza guardarmi in faccia. “Vi approfittate tutti delle sue debolezze” Eppure sarebbe dovuta essere felice che me ne andassi. “Lo usate fin quando vi fa comodo” Ma di che stava parlando? “Credi di potermi insegnare qualcosa su mio marito?” Stava parlando di me e non so chi erano quegli altri cui mi paragonava. “Ti sbagli se ora ti aspetti che ti dica anche grazie perché te ne vai” Io avrei voluto solo scusarmi, ma non me lo permise. “Conney, ti sarei grata che non facessi parola con George di questa nostra conversazione” Mi richiamò solo per raccomandarsi di non metterle il bastone tra le ruote col marito, ma evidentemente lo conosceva meno di quanto credesse e non aveva capito un cazzo del perché lui mi volesse bene.

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  • 4 weeks later...
Silverselfer
Spoiler

Ho mancato l'appuntamento di Natale, ma in fondo ci sto ancora dentro secondo il calendario giuliano ---> No, perché non ho comunque chiuso la prima stagione ... spero almeno di farcela prima di pasqua! 

Insomma, passo subito ai contenuti speciali: 

Per l'argomento >>massoneria<< rimando in fondo a questo spoiler nell'approfondimento del puritanesimo. Qui voglio invece riportare un esempio di cultura pop squisitamente americana che trasmette questo messaggio in maniera favolistica . La quale, come sappiamo, è una scrittura di genere che si regge su di una morale dallo scopo pedagogico ---> Alla ricerca di Nemo ---> il contributo è in inglese e con audio bassissimo ..

In ogni modo ---> basta ascoltare anche questa battuta in italiano per capire di che si tratta.

In questa rappresentazione ci sono tutti gli elementi di un'iniziazione massonica 1) Prima Nemo riceve gli insegnamenti dal gran maestro. 2) poi riceve la rivelazione nello scopo di cui lo investe la comunità dell'acquario. 3) Viene ammesso al rito dello Sharkbait che significa esca per squali, ma che pronunciato attaccato acquista una strana assonanza con l'ebraismo. Unito poi al ooh ah ah richiama all'esoterismo voodoo. 4) Ci sono le tradizionali pacche sul culo di anglosassone memoria dei college. 5) Nemo pronuncia i giuramenti e poi viene chiamato a compiere la prova del fuoco a suggello dei voti presi. 6) Trovata la luce viene ribattezzato con il nome di affiliato 7) Nemo viene accolto nella fratellanza che diventa la sua nuova famiglia.

Ce ne sono molti di esempi come questo ... ne cito un altro  palese ma di genere diverso di massoneria ---> la loggia --> Buffalo Convention dei Flintstones 

E poi gli Avengers e possiamo andare avanti all'infinito con riferimenti sempre più sottili, ma che ricalcano lo schema dei due esempi dei contributi video.

C'è la formula di resistenza, quella di Nemo, che reagisce ad un'ingiustizia e si costituisce nella segretezza di una cellula eversiva, la quale si lega a dei riti esoterici che si richiamano agli alti principi e valori della civiltà americana, primo fra tutti la libertà. Poi c'è quella dei Flinstones che in quei principi ci prospera felicemente e il cui scopo è conservarli, questo tipo di massoneria è una loggia più o meno palese e molto usuale nelle piccole comunità di provincia americana. Anche nel nome >>loggia del bufalo<< c'è il richiamo alla grande conquista del west, cioè ai valori dei coloni che erano gli stessi dei padri pellegrini. Si nota anche il richiamo alla legge con le stelle in petto e i gradi marziali sui buffi copricapi, insomma, si tratta d'insegnamento pedagogico ad una società permeata dal puritanesimo. 

La lobby gay di cui tanto si sente parlare in maniera dispregiativa dalle nostre parti. in realtà rispetta questa cultura e non stupirebbe nessuno dall'altra parte dell'Atlantico, se non per il fatto che l'omosessualità è sempre stata ferocemente osteggiata o, sarebbe il caso di dire, semplicemente negata dalla cultura puritana. C'è anche da dire che la sinistra cosiddetta radicale, quella della rivoluzione culturale degli anni sessanta, rifiuta e combatte queste forme di consociativismo e il movimento lgbtq+ almeno degli inizi nasce in quel brodo e ancora oggi non si >>sposa<< con il tipo di attivismo dei gay in giacca e cravatta che, per inciso, è questa roba qui ---> neopuritanesimo. 

Ovvio che poi il puritanesimo tradizionale ancora oggi affila i coltelli contro la >>lobby gay<< ma fa sorridere il fatto che si lamenti per il loro stesso modus operandi. Nel romanzo io parlo dei primi anni novanta che erano quelli dell'inizio di questa nuova politica lgbtq+ e nell'esercito sarà una conquista quel triste >>don't ask, don't tell<< ... per dire, se due soldati venivano pizzicati in atteggiamenti equivoci rischiavano il congedo con disonore. Vi posto un video di George Michael in cui nelle prime scene (non quelle del porno vintage) c'è un richiamo ai marinai, che all'epoca si erano resi protagonisti di episodi di omoerotismo  (se non ricordo male).

Qui nel video, George Michael aveva il dente avvelenato perché lo avevano arrestato a Hollywood mentre faceva cruising in un bagno pubblico, ma non è che ci fosse sto clima di polizia come ci tiene a rappresentare la pop star che, per il vero, prima di allora si era sempre spacciata per un gran toro etero. 

Paradossalmente sta succedendo proprio il contrario e se prima il nemico puritano moralista attaccava dall'esterno il  movimento lgbtq+, col tempo ci rendiamo conto che il neopuritanesimo agisce dall'interno espellendo chi non si conforma ai diritti acquisiti.  Sto esagerando? Spero di Sì, anche perché i nuovi populismi che emergono in tutto il mondo chiederanno sempre più sforzi omologanti e temo, col solo scopo di tornare ad una reprimenda totale.

Ok, basta fare questi discorsi, anche perché non ne parlo esplicitamente nel romanzo, dove invece faccio riferimento a questo film con questa sigla epica ...

Fandango è del 1985 ma si rifà ad eventi accaduti in pieno reclutamento per la guerra in Vietnam. Può sembrare una commedia leggera e ci si diverte un sacco a guardarlo, ma in realtà è pieno di richiami colti come si vede anche in questo intro  demenziale, dove si vede scorrere la copertina del romanzo di Hermann Hesse ---> Der Steppenwolf ---> Scritto nei primi anni venti del 900 quando l'autore era in psicoanalisi da un discepolo di Jung ed è un atto d'accusa contro i valori della borghesia dominante dell'epoca. 

Nel romanzo cito queste due scene, la prima è la guerra dei bengala nel cimitero ...

La seconda è la scena finale che non vi spiego, visto mai volete guardarvi il film (ne vale la pena) perché alla scena finale è legato il mistero del viaggio on the road verso il Messico --->  e No, non ve lo metto perché sarebbe in tutti i sensi uno spoiler imperdonabile. 

Passo invece alla fase tripadvisor anche se qui si parla di cimiteri ... a Farmingdale ce una distesa di ettari e ettari di camposanti e quello di Long Island National Cemetery è uno dei più importanti di tutti gli Stati Uniti ... purtroppo è una no fly zone per i droni e quindi non si trovano video panoramici. Onde evitare mesti minuti di funerali vari, opto per qualche foto, ma anche qua c'è tanto di tromba mortifera, fate voi se volete vederlo.

Ecco, si parlava di predestinazione eccetera ... immaginate come può una società democratica dare un contributo di sangue così alto al mondo, se non perseguisse degli ideali per cui crede di essere stata voluta da Dio. L'imperialismo e le multinazionali, è tutto vero, ma queste migliaia di soldati non sono andati a morire per denaro o che so io. Poi si può anche discutere sull'etica della guerra e quello che volete, ma questi soldati sono gli stessi raccontati nel film Fandango ---> Odio i film fantasy, le colonne sonore epiche e le favole del cazzo che promulgano l'eroismo dei paladini ... anche se, ammettiamolo, senza questi morti ora il mondo sarebbe un posto peggiore (D-Day Docet).

Andiamo oltre ... parlo anche di golf e del famoso campo di Bethpage che sta sempre a Farmigndale ... però lo so che di golf non vi può fregar di meno e inserisco questo video non proprio eccezionale, di un tizio che cura il catering durante una tipica festa al Country Club. Ci si riesce a vedere il locale dei ricevimenti e qualche altro angolino, ma soprattutto la varia umanità che lo frequenta senza per questo capirci una >>mazza<< di golf.

Parlo anche di un altro golf club che però è meno esclusivo e più per famiglie, diciamo middle class e soprattutto qui i clienti non sono tutti bianchi possibilmente WASP. Sto parlando del Colonial Springs che è comunque un signore campo, però molti ci vanno per esempio per il ristorante dove ci si tengono anche cerimonie eccetera ... insomma, diciamo che il Bethpage è repubblicano e il Colonial più democratico ---> Non trovo più il video che mi ricordavo, piluccate questo che è un official

Dai, per essere un video di servizio, già si nota che è un ambiente più rilassato del Bethpage, dove l'autoironia è bandita come una malattia per sfigati perdenti. 

Ok, ho sovraccaricato già troppo questo spoiler/contributi speciali e chiudo con quest'altra puntata sul puritanesimo americano dedicato alle origini massoniche.

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Elementi di Massoneria

Riscoperta, Rivelazione e Repressione

La Grande Riforma che interessò tutta l’Europa è ufficialmente avvenuta nel XVI secolo, cioè nel momento storico degli scismi come quello anglicano. La riforma calvinista sfugge a questo tipo di computo perché fallisce la sua affermazione storica in Francia con otto guerre civili tra il 1562 e il 1593. L’editto di Fontainebleau dichiarò fuorilegge gli ugonotti che furono costretti a espatriare. Andre Lortie, forse il più importante teologo ugonotto, dal suo esilio londinese guidò i calvinisti francesi verso le colonie britanniche americane. La prima migrazione avvenne nel 1624 e nello Stato di New York si fondò la città di Rochelle. La popolazione di origine francese crebbe al punto da divenire più numerosa di quella presente in tutta la Nuova Francia.

Il Calvinismo arriva in coda a un evangelismo che contesta il credo niceno-costantinopolitano fin dai primi concili della chiesa. Il credo niceno-costantinopolitano fissa i canoni attraverso cui la Chiesa di Roma definisce eresia ogni altra visione del cristianesimo. La storia degli eretici rifiorisce intorno all’anno Mille, della cui eterodossia si perde traccia tra il 1050 e il 1100 (tempo di riforma). Si ripresentano puntualmente nel XII sec. caratterizzata da una forte tensione evangelica destinata a scontrarsi con la gerarchia ecclesiastica, al cui genus clericorum concerneva l’esclusivo rapporto col Divino e soprattutto la guida dei fedeli verso la salvezza.

Risale al 1022 dai Canonici della Chiesa di Santa Croce d’Orleans, l’eresia di una cerchia d’intellettuali il cui scopo non era l’evangelizzazione delle masse di analfabeti, ma di creare un ristretto gruppo di cristiani di condizione sociale e culturale elevata guidati da un’esigenza rivelatrice. Gli eretici di Orleans negavano la Trinità, la natura umana del Cristo e la conseguente maternità divina della Madonna, rifiutavano i sacramenti e con essi la gerarchia ecclesiale che li impartiva. Individuavano inoltre nella Grazia di Dio (la fede innata o predestinazione) la salvezza di ognuno e non nelle opere che conducevano al Regno dei Cieli insegnate attraverso il culto sacrificale dei Santi. Gli eretici furono vittime di un’ordalia che li trascinò in una capanna cui diedero alle fiamme. Fu inoltre istituito un tribunale post mortem nei confronti del canonico Deodato, che lo riconobbe come il Gran Maestro degli eretici, quindi fu dissepolto e le sue ossa disperse.

Le eresie come quelle di Santa Croce d’Orleans sono meno note di altre perché circoscritte in patti segreti cui si accedeva per rivelazione. Questi principi diverranno oggetto di evangelizzazione tra il 1208 e il 1229 con i catari o albigesi, contro cui si mossero vere e proprie crociate. L’eresia dei »Perfetti« in Linguadoca coinvolgeva oltre ai villici, una cerchia sociale colta, tra cui c’erano dei nobili, facendola diventare anche una preoccupazione di Stato. Con Papa Innocenzo III l’evangelismo di Roma ricorre alla purificazione attraverso un rogo di massa durato vent’anni, al termine del quale le terre ribelli furono riconsegnate alla corona francese mentre l’esperienza cistercense nella caccia agli eretici, formerà il tribunale della Santa Inquisizione.

Tutto questo accadeva in Europa occidentale in un clima di riscoperta nelle università dei testi classici, quindi necessariamente elitaria e doveva essere mediata per coinvolgere gli ignoranti, che erano maggioranza anche tra i nobili. In questo va segnalato il filosofo e teologo Abelardo, di cui fu discepolo Arnaldo da Brescia che fu poi impiccato a Roma e i suoi resti bruciati e dispersi nel Tevere. L’universalismo di Abelardo è dovuto alla riscoperta di Aristotele e il dubbio filosofico, rientrato in Europa a seguito degli Arabi nella penisola iberica. I maomettani non pretendevano la conversione, ma si accontentavano di un tributo corrisposto dagli infedeli. Questo aveva attratto nelle loro corti molti ebrei che avevano tradotto in arabo i testi classici.

Semmai ne avesse avuto bisogno, l’antisemitismo cattolico trovò nuova linfa e coinvolse l’ebraismo nella lotta alle eresie condotta dal tribunale della Santa Inquisizione. L’evangelismo di Roma diventa ragion di Stato con la Regina Isabella detta appunto la Cattolica. Gli ebrei iberici tenevano i conti della corona e sovente li finanziavano durante le perenni guerre dinastiche. Isabella si comportò come tutti i predecessori, fin quando la sua politica di matrimoni tra consanguinei dipese dalla legittimazione papale. Marchiò dunque gli ebrei con un simbolo per distinguerli dai cristiani, poi li rinchiuse nei ghetti, ma rimanevano ancora i convertiti che erano quelli più in viso ai ferventi monaci domenicani.

La Santa Inquisizione domenicana fu la più sfacciata nel requisire i beni dei convertiti, portati al rogo perché accusati di giudaizzare tramando in congregazioni segrete. Fu Isabella a espellere gli ebrei dal suo regno e molti di loro varcarono anche l’Atlantico cercando riparo nel nuovo mondo. I convertiti furono costretti a nascondersi e riunirsi segretamente, allo stesso modo degli eretici e come loro furono perseguitati con gli stessi strumenti. Nella clandestinità saranno tacciati delle peggiori pratiche demoniache, tipo far partorire dei figli durante orge sacrificali, infanti poi bruciati e dalle cui ceneri cucinate ostie per convertire alle pratiche eretiche. La Massoneria ebraica è da allora accostata a tutte le altre Massonerie che tramano contro Dio e contro lo Stato.

La riscoperta avviene sempre attraverso lo studio del passato che è riportato alla luce dopo una congiura del silenzio. Questo può avere dei fondamenti razionali come nel caso di Aristotele o esoterici, quando si spinge alla ricerca degli elementi di fede primordiali, come ad esempio lo gnosticismo, lo zoroastrismo o lo studio degli antichi papiri egiziani. La rivelazione tratta da questi studi poteva anche non contemplare Dio, ma semplicemente avere un approccio razionale all’etica, per esempio l’alchimia (chimica), lo studio del corpo umano (chirurgia) o le scienze in generale come l’astronomia, ma erano egualmente accumunati all’eresia. Questi movimenti culturali fiorivano proprio negli ambienti protetti dalle massonerie attraverso giuramenti e linguaggi criptici. Nelle chiese evangeliche riformate l’elemento della riscoperta e la rivelazione attraverso lo studio del passato si legano spesso al segreto massonico. Il riconoscimento dell’unica autorità di Dio e la predestinazione sono invece gli elementi che storicamente hanno reso l’evangelismo rivelato eversivo agli occhi della legge.

Ep.20 (I Paldini)

“Woof” Decisi di prendermi un giorno di vacanza e me ne andai a Jones Beach a rosolare. “Ti sei addormentato sotto il sole, Conney?” C’era sto soldato che mi parlava in maniera confidenziale eppure non mi ricordavo chi fosse. “Il tuo pass è stato annullato, lo sai?” Ero rientrato tardi dal mare proprio per non incontrare la Madama. “Per quanto ne so io, non ti ho visto, Ok dolcezza?” Dopo essere riuscito a intrufolarmi nella Base, decisi d’infrangere altre regole andando al box di Danko. “Woof” Mi rispose, quando gli aprii il cancelletto invitandolo a dormire con me. “Woof” Lo feci accomodare sulla branda accanto alla mia e gli chiesi di vegliare sugli incubi che mi avrebbero rapito nel sonno.

Avevo tirato giù nel cesso del mio inconscio troppa merda e per tutto il giorno avevo annusato i miasmi di quella fogna ---> Avrei sicuramente sognato di volare. E’ una sensazione estraniante come se perdessi la mia fisicità e iniziassi a fluttuare come un palloncino. L’aria diventa un fluido denso in cui è possibile muoversi attraverso delle leggerissime spinte. Di per sé non sarebbe spaventoso, ma nessuno può più vedermi o sentirmi ed io stesso non riesco a interagire con il mondo materiale ---> Lo spavento più grosso è quanto incontro me stesso. È allora che cerco di fuggire via dall’incubo e inizio a risvegliarmi ripetutamente in mondi onirici diversi e ogni volta me ne accorgo con uno spavento sempre più terrorizzante, fino a non capire più se sono sveglio o semplicemente diventato pazzo ---> Connecticut!

Fui risucchiato nel gorgo della realtà da Brad che, incazzato, tirò lo sciacquone di quel sogno svegliandomi. “Fai sempre di testa tua, cazzo!” Si era spaventato perché aveva trovato il cancelletto del canile aperto e pensava che Danko fosse stato rubato. “Non sei degno d’indossare questa divisa, frocio!” In genere mi ricordo solo un attimo dell’ultimo sogno che faccio, gli altri mi rimangono appiccicati col sudore alla pelle. “Tu credi che io sia un coglione?” La cosa orribile di un incubo è proprio quando divento cosciente di esserci dentro ---> Ti senti bene, Connecticut?

Quella volta mi ero risvegliato in un altro sogno in cui Brad aveva portato via Danko e poi aveva iniziato a rivoltarmi l’anima con tutti i peggiori rimorsi. “Danko sta bene, ma lo sai che non lo puoi tenere in camera” Da quell’incubo mi trasse in salvo George che venne a bussare alla porta. “Avanti ragazzo, il Colonnello ci aspetta” Uso degli espedienti per capire se sono sveglio come tenere accanto a me cose che non riesco a sognare, tipo gli occhi di un dobermann. “Conney, che ti prende?” Ero andato all’interruttore della luce e lo accendevo e spegnevo continuamente perché anche quella è una cosa che non riesco a fare nei sogni. “Deve essere orribile l’incubo in cui ti trovi!” ---> La dannata luce non si accendeva!

“Hai deflorato il fiore della mia Jennifer” Quando sei nel momento del lancio da un aereo, non ti rendi conto dell’altezza perché salti senza guardare di sotto. “Sei sicuro di volerlo fare?” Fa molto più spavento saltare giù da una finestra, perché le ginocchia tremano e sai che il paracadute non ti salverà. “Solo Dio può toglierti la vita” E’ difficile avere la certezza che la realtà in cui sei non è altro che un sogno. “Sarai dannato, questo lo sai, vero Conney?” A volte neanche basta fare quel passettino in avanti per capire l’assurdità della mia esistenza ---> Volare è un po’ come continuare a cadere senza mai raggiungere il fondo.

Un tuffo nelle acque scure del Massapequa lake era la cosa più terrificante del mondo e annaspare tra quei fondali limacciosi, le alghe che s’impigliano alla pelle con mille ami puntuti e l’ansia che soffoca a bocconi e niente, non puoi urlare perché la dannata luce non si accende e non si accende e non si accende. “Woof” Danko che mi slinguazza la faccia ---> Finalmente sveglio! “Buongiorno!” Che cazzo ci faceva il Maggiore Stanley in camera mia? “Non lo sai che questo bastardo di un cane sa aprire le maniglie delle porte?” L’intelligenza di un Devil Dog ti stupisce sempre. “L’ho seguito fin qua” Danko era andato a cercare aiuto! “Che cazzo fai?” Ero andato ad accendere la luce per maggiore sicurezza ...

“Fai spesso di questi incubi?” Ora voleva pure essere ringraziato per aver aiutato Danko a svegliarmi? “Io vado al Campo, se vuoi, ti aspetto” Saranno state le sei del mattino ed ero più stanco di quando ero andato a coricarmi. “Ieri il Sergente Collins era molto preoccupato di non averti visto per tutto il giorno” Io prestavo servizio volontariamente, chiaro? “Io glielo ho detto che è inutile prendersi pena per una testa di cazzo” Non potevo avere qualcosa da fare anch’io? “Lo vedo di che genere d’impegno si trattava” Ero rosso come un gambero ustionato. “Fa male?” Sì e il peggio doveva ancora venire perché mi sarei pelato peggio di una patata. “Aspettami qui” Stan disse di avere una crema speciale che usavano i soldati nel deserto. “Questa fa miracoli” Ero un po’ titubante perché era tipo della calce bianca ...

“La lasci bianca quando la usi sul viso” Mi fece vedere come si metteva sul naso e sotto gli occhi per quando si marciava nel deserto. “Se la spandi energicamente con un massaggio, vedi che sparisce?” Mi fece una rapida dimostrazione di quanto diceva sul palmo della sua mano. “Stenditi sul letto che te la spalmo sulle spalle” Ci stava provando? “Ti faccio male?” No, anzi ... era proprio bravo! “Voltati” E’ a quel punto che in un porno gay l’attore si rigira con il cazzo duro ... ma io no, rimasi addormentato sotto le sue mani e mi risvegliai quando il sole era ormai alto. “Hai dormito come un angioletto del Signore” Era una battuta ---> Possibile che il maggiore fosse rimasto per tutto quel tempo a vegliare sul mio sonno?

“Sono le due del pomeriggio” No, era già tornato dal Campo. “Credevo che fossi morto!” Lo aveva mai visto un cadavere che sudava? “E’ causa della crema, credo” Dovetti mettere il materasso sul davanzale della finestra, talmente era bagnato di sudore. “Sicuro di non averci pisciato? “ Le battute di Stanley erano persino peggiori di quelle di Brad. “Forse te ne ho messa troppa” Mi aveva letteralmente impanato come una cotoletta mentre dormivo. “A te non ti svegliano neanche le cannonate” Dipende ... però Sì, se riesco a dormire, cado in catalessi. “Mi hai parlato, te lo ricordi?” Oddio, No! Succede che a volte sembro sveglio, occhi aperti e rispondo alle domande e tutto, ma poi non mi ricordo un cazzo. “Non sarai sonnambulo?” No ... ero solo sotto stress.

“Scrivi un diario” Quella dichiarazione sembrava una battuta sarcastica, ma vallo a capire se era veramente così? “Che lingua è?” Italiano, ma perché non si faceva un pacco di cazzi suoi? “Sono lettere d’amore per la figlia del pastore?” Ero tornato dalle docce, convinto che l’avrebbe capito da solo di doversene andare, invece No! “E’ una lingua segreta tra piccioncini innamorati?” Che palle! Gli chiusi il notebook sul naso perché lui non aveva il permesso di metterci le mani sopra, chiaro? “Questa è la tua gratitudine?” Ma non doveva tornare al Campo? “Il Sergente Collins mi ha dato il pomeriggio libero” E non aveva niente di meglio da fare che bombardarmi i coglioni? “Tu non sai stare lontano dai guai, amico” Ah, ecco la missione di cui il Sergente lo aveva investito ...

“Ti ho fatto rinnovare il pass” Di questo dovevo proprio ringraziarlo perché mi aveva risparmiato di parlare con la Madama. “Come devono rispondere i bambini ben educati?” Grazie, grazie, grazie e vaffanculo. “Che aspetti a vestirti?” Mi dava fastidio perché se ne stava seduto alla mia scrivania a guardarmi con le mani sul pacco. “ E dove dovrei tenerle?” Che ne so, però non mi doveva guardare in quel modo. “In che modo ti starei guardando?” Boh, forse era una mia fisima per le cose che Danny mi aveva detto su di lui. “George ti ha raccontato qualcosa?” Che mi avrebbe potuto dire che già non sapessi sulla sua passione per la carne fresca di manzo. “Il giovane Perth non esiste più, lo sai?” Non volevo di sapere che fine avesse fatto questo Perth. “George la mena tanto sull’onore ma poi ... ” Basta, non m’importava di sapere a quanti lo avesse tenuto in mano, volevo serbare di George solo il ricordo delle cose buone che gli avevo visto fare.

“Hai ragione tu, George è un bravo diavolo” Avevo fame e Stan mi offrì hamburger e patatine  che prendemmo al driver. “Perché non sei venuto alla festa?” Intendeva quella cui mi aveva invitato Roger? “Dovresti dimostrare più gratitudine verso gli amici” No e non capivo di che parlava. “Il Tenente Bradley ci teneva a salutarti prima di tornare a casa” Ma se lo avrei accompagnato io all’aeroporto! “Doggy ti voleva parlare a proposito di Danko” Forse non lo stavo capendo bene. “Qui ti abbiamo aiutato tutti, questo lo sai?” Che stava cercando di dirmi? “Ti facevo notare che sei uscito pulito da tutti i tuoi guai” Perché non andava dritto al punto e la facevamo finita? “Lo hai detto tu quanto ti ha aiutato George” Allora? “Sei un ragazzo intelligente, saprai che un semplice Sergente non avrebbe potuto fare tanto per te” Era ormai evidente che il Maggiore Stanley quel pomeriggio aveva ricevuto una missione da compiere ...

“Noi siamo una comunità cui stanno a cuore i valori americani” E come si chiamava questa loro loggia? “Noi ci chiamiamo i Paladini” Per caso ne aveva fatto parte anche il mio mancato suocero? “Questo non te lo posso dire” Quindi ne aveva fatto parte. “Il nostro motto è Uno per tutto e tutti per Uno come i cavalieri della tavola rotonda” Ed erano anche parecchio ignoranti. “Ti abbiamo aiutato molto e tu lo sai” Fin da quando avevo messo piede in quella Base, avevo annusato l’odore di massoneria. “Ammetterai di essere una persona difficile da gestire” Che cazzo volevano da me? “Saremmo onorati di averti tra noi confratelli” E cosa avrei avuto di speciale per meritarmi un tale onore? “Hai più volte dimostrato di credere nei nostri stessi valori” Nella loro micragnosa loggia dovevano essere a corto di affiliati per attaccarsi anche a uno sfigato come il sottoscritto ...

“Ti abbiamo trattato con i guanti di velluto, Conney” Se non ricordavo male, anche a calci in bocca. “E’ stato un tragico equivoco e tu lo sai” Sì, lo era stato, ma non per come me l’avevano raccontata ---> La loro loggia nascondeva qualche intrallazzo ed era il motivo per cui temevano che fossi stato mandato a scoprirlo. “Ti sei battuto per la fratellanza, senza neanche sapere che esistevamo” E come la mettevano col fatto che ero uno sporco papista? “I Paladini sono fedeli ai principi di Rhode Island” Libertà di pensiero e Stato Laico. “La nostra è un’offerta generosa” Non mi sarei fatto menare scudisciate sulle chiappe o giurato su una Bibbia di osservare chissà quale strambo patto di sangue. “Conney, tu hai accettato i nostri favori” La lettera di Cornelius che mi consegnò il Colonnello era stata un favore per allontanarmi da Jennifer? “Il Predicatore ha sbagliato e tu non lo hai denunciato”Anche il Maggiore Stanley aveva sbagliato con Ralph e non lo avevo denunciato ...

“Conney, non rispondere subito di No” Era forse una minaccia? “E’ un consiglio che ti sto dando io” Cioè uno sporco opportunista. “Con il tuo ordine e grado accederesti subito ai giuramenti, questo è un grande onore per un ragazzo della tua età, lo sai?” Ero abituato a scegliere da solo che genere di promesse accettare. “Guarda Roger che farebbe qualunque cosa per entrare nella loggia” Non lo prendevano perché si era macchiato di disonore. “E’ stato ammesso come consociato” Roger cercava solo un aiuto per riessere ammesso nel servizio attivo. “Non essere cinico, Brad anche è un consociato” Che cosa aveva che non andava Brad? “Non ha mai raggiunto la rivelazione” E José? “Lui neanche sa cosa sia la rivelazione” Io allora che me ne sbattevo della rivelazione! “Conney, nel tuo caso ci sono i fatti che lo dimostrano” Lo aveva visto come la predestinazione mi stava schiacciando sotto il suo peso. “Accetta almeno di diventare un nostro consociato” Volevano essere certi di potermi controllare.

Ep.21 (Il peggior nemico di me stesso)

“Voi dei corpi speciali non lo suonate mai l’alza bandiera?” Il giorno dopo, Mitchell si presentò in camera mia che non saranno state neanche le sei del mattino. “Alzati, culo di piombo!” Era vestito in maniera singolare ---> Polo, pantalone sportivo e strane scarpe dalle tinte improbabili ---> Portava persino un ridicolo berretto con visiera a scacchi!  “Ti porto sul Bethpage Black Course, dolcezza” E che cazzo era quel posto? “E’ un percorso da professionisti, tu che handicap hai?” Andavamo a giocare a golf. “Che americano sei, se non sai tenere in mano un legno?” Doppio senso sessuale. “Avanti che ti porto sul percorso per fighette” Il golf mi piaceva, ma facevo letteralmente cagare. “Andiamo, te lo presto io qualcosa giusto da indossare” Perché si stava dando da fare per me? Chi lo aveva mandato?

Cazzo, però! Quel damerino di Mitchell sapeva sempre sorprendermi. “Sei quasi più bello di me!” No, lui era più figo, anche se era duro ammetterlo. “Il Country Club è pieno di micette di classe, vedrai” Mi stava introducendo nel giro dei consociati della loggia? “Quei perdenti non li fanno neanche entrare al Country Club” Allora perché mi ci portava? “Sei il figlio di un Generale!” Nepotismo? “Sei o non sei un fottuto ufficiale delle SR, cazzo!” Giusto, dopo essermi cibato tanta merda, potevo ben passare all’incasso. “E poi, ti hanno visto tutti pagare con una Platinum Card” Balle, non tiravo mai fuori dal portafogli quella carta di credito. “Non fare lo spilorcio e andiamo a occupare il posto che ci spetta” Solo Jennifer mi aveva visto usare quella carta di credito ...

“Ti presento mia moglie Catherine” Arrivati al Country Club, Mitch mi portò dritto dal Maggiore Stanley. “Finalmente ci conosciamo!” Lui era con sua moglie Catherine. “Per gli amici di Perth, sono Cat” Chi era Perth? “Sono appena le nove del mattino, non ti sembra presto per iniziare a fare la cagna, amore mio?” Le disse »Perth« con un sorriso stretto tra i denti ---> Il Maggiore si chiamava Irvine Stanley e proveniva da Perth, un villaggio fondato dagli scozzesi di Fulton Country, nello Stato di New York ---> Era lui il Perth di cui mi aveva parlato il Sergente Collins!

“Lo so a cosa stai pensando” Che sua moglie era una grandissima sventola? ---> Capelli e occhi neri d’inferno, labbra rosso ciliegia e uno stacco di coscia da farlo venire duro pure a un santo. “La pianti di guardare il culo a mia moglie!” Esatto, due chiappe che ballavano la cucaracha sui tacchi tipo una gelatina di frutta tutta da mordere. “La vuoi smettere di spogliarla con gli occhi!” Quella micetta si era accorta dell’effetto che mi faceva e prima di congedarsi si era voltata per ammiccare uno sguardo di fuoco. “Vieni via con me, forza!” Lo sapevo che era fuori luogo con suo marito accanto, ma quella dea del sesso me lo aveva fatto drizzare solo scodinzolando!

“Hai fato colazione?” Era dai tempi del Circolo Canottieri di Roma che non frequentavo posti chic come quello. “Conney, mangia e vedi anche di abbassare l’asta” Per me la mattina significava pippa e colazione o colazione e pippa, invece Mitch mi aveva trascinato lì dentro in boxer e pantalone dal cavallo largo ... Stan che poi mi presenta la sua Messalina e Aoh, che ci potevo fare? Il fulgido fervore del mattino iniziò presto a farsi notare. “Dannazione, me l’hanno appena raccontato!” Disse Mitch, piombando al nostro tavolo e pucciando una brioche nel mio latte, cazzo! “Ti hanno detto giusto, questo è un maniaco sessuale” Dopo neanche cinque minuti che avevo messo piede lì dentro, ero finito sulla bocca di tutti. “Conney, tu sei incredibile!” Mi sentivo avvampare dalla vergogna. “A questo qui ci vuole seriamente un guinzaglio, te lo dico io” Persino Perth aka Stan non riusciva a trattenersi dal ridere.

“Andiamo bestia, l’Ammiraglio e il Dr Presley ci aspettano sul tee” Certo, mi aspettavano per la seconda figura di merda della giornata. “Ragazzo, la forza senza controllo non va bene per il golf” Quello stronzo di Mitch aveva promesso di portarmi su un percorso per principianti, cazzo! “Imparerai che è meglio un birdie in traiettoria che sparare via un egle” Fu un continuo sfottò a ogni tiro fuori misura però, tutto sommato furono gentili e credo che gli piacesse anche darmi delle lezioni. “Il ragazzo ha solo bisogno di esperienza, non credete anche voi?” Da parte mia, avevo adottato la tecnica del buon soldato che ubbidisce in silenzio. “Bel colpo, Conney!” Sul green andai meglio, però il problema fu arrivarci degnamente. “Chi lo avrebbe detto, hai un tocco di velluto!” E sì, col putting ero proprio una spada, anche perché la mia unica esperienza l’avevo fatta al minigolf.

“Zacharias ci ha raccontato come sono andate le cose” Il golf è uno sport che si gioca tra una buca e l’altra, tra cui si ha modo di chiacchierare parecchio. “E’ stata una gran brutta storia, ragazzo” Il Dr Presley, che era il padre di Rod, mi faceva da avvocato durante le conversazioni con l’Ammiraglio. “Zacharias ha riconosciuto di aver sbagliato e il ragazzo ha dimostrato di non portare rancore” Io non dovevo dire niente, era il Dr Presley che rispondeva al posto mio. “Siamo stati tutti giovani e se Zacharias non fosse stato così precipitoso, avrebbe potuto guadagnare un buon genero” Non era per niente spiacevole ascoltare la sua difesa. “Non credi anche tu che sia stato un errore abbandonare il nostro progetto per una tale sciocchezza?” Parlavano della chiesa ad Amityville ---> Il buon Pastore Cornelius si era trasferito a Philadelphia insieme alla cassa dei contribuenti di Farmingdale.

“Conosci la Chiropratica, Conney?” Io non so se l’Ammiraglio fosse il gran maestro della loggia perché a un semplice consociato non era dato saperlo, però quell’incontro si concluse bene ---> God bless you, guys ---> God bless all americans. “Perth mi ha parlato dei tuoi disturbi del sonno” Il Dr Presley mi aveva appena fatto un favore e dovevo ricambiarlo. “Non essere timido, molti nostri bravi ragazzi patiscono lo stress post traumatico” Che palle. “George verrà nel mio ambulatorio nel pomeriggio per curare il suo mal di schiena, potresti accompagnarlo per vedere di che si tratta” La Chiropratica è una scienza medica alternativa, quasi una filosofia, che trova nella manipolazione della colonna vertebrale la soluzione a vari tipi di disturbi, confidando nella capacità innata del corpo di curare se stesso. “Troverai giovamento anche per le tue intemperanze” Ah, che ridere!

Stava andando tutto bene. “Tu devi essere Conney, il nuovo socio, è vero?” No, col cazzo che strisciavo l’american express senza sapere se mi sarebbe piaciuto frequentare quei fighetti. “Lascia che mi presenti” Fare amicizia in quel posto era la cosa più facile del mondo. “Conney, tu devi assolutamente provare!” Tutti mi accoglievano con gran sorrisi e pacche sulla spalla. “Hey, John, ti presento Conney, il nuovo socio” Gli inviti si sprecavano ed io dicevo a tutti di Sì. “Mi hanno detto che hai bisogno di qualche dritta a golf” Le battute umoristiche facevano cagare, ma io ridevo rumorosamente così da soddisfare l’ego di chiunque. “Mildred, non trovi anche tu che Conney sia proprio simpatico?” Anche sul borsino degli scopabili le mie quote erano stellari! “Mi dispiace signore, ma devo proprio rapire il vostro soldatino” Il guaio era che non ero sposato e nessuna di quelle signore si azzardava a calarsi le mutande con me per paura di compromettersi.

“Vorrei solo scoprire da quale fottuto zoo sei riuscito a scappare” Mr Perth poteva anche piantarla di fare il damerino con me, o si era dimenticato di avermi segato? “Qui non stiamo in una caserma” Certo non me lo doveva insegnare lui come stare in società e sapevo benissimo che lì dentro si erano tutti scopati a vicenda ed era il motivo per cui mi stavano annusando il culo. “Ma smettila, sei solo uno sbruffone” Piuttosto, dov’era finita sua moglie? “Mi stai provocando, Connecticut?” No, era che trovavo strano come una di gran classe si dilettasse con gli attrezzi da giardino, ecco. “Chi te l’ha detto?” Temeva che il pettegolezzo mi fosse stato riferito dai suoi amichetti di alto lignaggio. “Questi non sono fatti tuoi” Avanti, ma per quanto credeva di poter tenere segreta la loro separazione. “Io e mia moglie non ci siamo separati, chiaro?” Allora non lo aveva cacciato di casa? “Conney, levati dalla testa mia moglie” E’ vero, lo stavo provocando di proposito.

“Ragazzi, allora com’è andata la partita?” Sicuramente meno bene che a lui perché si vedeva lontano un miglio che Mitch aveva appena scaricato le palle. “Ma che dici, Conney!” Aveva le stelline negli occhi e camminava a chiappe strette come manco un Re tra gli sfigati. “Possibile che tu non pensi ad altro che al sesso?” Peccato che io ne parlassi solamente mentre erano gli altri che facevano i fatti. “Mitch è innamorato e non un maniaco come te” E perché sarebbe stato costretto a farsi una sveltina nei cessi del club con quella balenottera di Jenna Jianssen? “Adesso stai proprio esagerando, Conney!” Si era mandato per le ossa Mrs Barkley? “Che cazzo, Stan se non gli dici qualcosa lo stendo” Era appena arrivata sul Roof Garden con lo scarto di tempo necessario per sciacquarsi la figa e riassettarsi la messa in piega. “Smettila!” Si era accorta che parlavamo di lei e aveva distolto subito lo sguardo imbarazzatissimo, che troia!

“Che ronza in quella tua testa bacata?” Non lo so ... ero infastidito come se tra quella gente si aggirasse lo spettro di un ricordo inquietante. “Che c’è che non ti sta bene?” Il Maggiore Stanley aveva ragione perché erano stati tutti gentili e per un attimo avevo creduto di potercela fare, anch’io sarei diventato così ---> Una moglie, dei figli con una station-wagon sul vialetto di casa e dei buoni amici con cui andare a giocare a golf. “E’ stupido prendere a calci in culo chi ti aiuta” Dopo, però, sul Roof Garden per pranzo, con la gente che continuava a salutare, iniziò con dispetto a salirmi un’ansia tremenda. “Scusa, Mr Rambo se dei comuni mortali ... ” Ma perché ci s’incazzava tanto? “Lo sai che c’è, me lo domando anch’io?” Appunto. “Stan, lascialo stare, ci sta solo provocando” Faceva il marito geloso e poi s’inculava le reclute nei cessi. “A questo gli serve la camicia di forza” Se gli pesavano le corna, avrebbe fatto meglio ad andarsi a sedere con la moglie.

“Si può sapere Stan che ti ha fatto?” Gli avevo solo dato un saggio consiglio. “Stan ti ha sempre aiutato!” Si era alzato scazzatissimo dal nostro tavolo per raggiungere quella sventola della moglie. “Noi vogliamo diventare tuoi amici” Lui è Stan erano amici? “Certo!” Quella che era salita sul Roof Garden e che poi aveva distolto lo sguardo imbarazzato dal nostro tavolo, non era Mrs Barkley. “Che vuoi intendere?” Anch’io ero loro amico perché altrimenti avrei spifferato al suo caro amico Stan che il nostro comune amico Mitch si era appena sbattuto sua moglie. “Tu sei pazzo!” Ecco perché quella sera di ritorno dal nightclub, Mitch mi aveva difeso per non dire a Josè che ero stato con Rachel. “Lo vedi anche tu che mi devi un favore” Infatti, glielo avevo appena restituito. “Stan crede che si sia innamorata del giardiniere” Lui aveva raccontato a Roger questa panzana per fargliela ridire a Stan e sviarlo dalla verità.

“A te non si può proprio nascondere niente” Ero uno stupido cane da caccia ---> Annusare la preda e stanarla ---> Era il mio destino. “Allora è questo che fai?” Aveva davanti a sé una fottuta arma non convenzionale. “La modestia non è il tuo forte, Conney” Durante l’ultima attesa al JFK avevo individuato quattordici falle nella sicurezza. “Stai forse cercando di dirmi qualcosa?” Forse non si rendevano conto di avermi condotto nel buco del culo della loro comunità del cazzo e ad occhio e croce, ne avevo saputo abbastanza per far saltare per aria il loro castello di carta. “Tu stai bleffando, non è così?” Io ero esattamente quello che temevano che fossi all’inizio e ora li avrei deferiti tutti alla disciplinare, compresa la Madama. “Andiamo, Io sono tuo amico!” Per me era solo quello che mi aveva fatto un cappotto nei cessi, anche se immagino che fosse normale per lui fottere gli amici a tradimento.

“Ci denuncerai tutti?” No e non sapevo neanche io perché gli avevo appena detto quelle cose. “Allora non lo farai?” Forse ero solo invidioso perché si scopava Cat. “Scusami, mi sono ricordato che devo fare una cosa” Oppure era il maledetto fantasma di me stesso che si aggirava tra quei tavoli a spaventarmi? Il suo ricordo finito sei piedi sotto terra, stava improvvisamente tornando alla luce.  Usavo la divisa per esorcizzarlo, ma appena me la toglievo, diventavo quel mostro cinico e senza cuore ... mi sentivo così solo, seduto a quel tavolo davanti alla bistecca con le patate che il maledetto schifava ---> Dovetti correre ad accendermi una sigaretta per trattenere il vomito.

“Ti senti male?” Che voleva ancora Stan? “Sembri sconvolto!” Dovevo andarmene via da quel posto. “Sono venuto in pace, amico” Un irresistibile istinto mi costringeva a tentare la fuga per andarmi a nascondere in qualche remoto anfratto. “Conney, vorrei solo che lo capissi” Tutto il mondo voleva essere mio amico e questo non avrebbe dovuto insospettirmi? “Che cazzo dobbiamo fare per convincerti della nostra buona fede!” Niente, erano i fantasmi che si agitavano nella mia testa a sabotarmi. “Che vuoi dire?” Non sapevo cosa gli avesse raccontato Mitch, però non era vero niente e potevano dormire sonni tranquilli. “Allora, ti aspettiamo al tavolo, OK?” Gli dissi di Sì, che li avrei raggiunti appena finivo di fumare ---> Crisi di panico.

A ore dieci c’era una via di fuga ---> Disimpegno, porta di servizio, vialetto dietro la siepe che nascondeva i bidoni della mondezza, parcheggio ---> Tempo di percorrenza: meno di un minuto. Bastò un attimo di cedimento e mi ritrovai in macchina ---> Che cazzo avevo fatto? Ero pazzo o semplicemente stupido? Invece di cogliere al volo l’occasione di rifarmi una vita in prima classe, ora mi ritrovavo di nuovo a guidare su una strada senza sapere che direzione prendere. La cosa migliore da fare era di togliere in fretta le tende perché dopo quell’uscita, non si sa cosa avrebbe deliberato la gran loggia per scongiurare una mia delazione ---> Dove cazzo sarei andato ora? Forse stavo solo drammatizzando ---> Stan mi era sembrato molto conciliante ---> mi dissi perché quando tendo al melodrammatico, divento il peggior nemico di me stesso. Corsi a chiudermi in camera, nel vano tentativo di tenere chiuso fuori dalla porta il mondo esterno, esattamente come facevo da bambino.

 “Salve ragazzo, andiamo insieme dal Dr Presley?” Si diventava Paladini solo in tarda età come l’Ammiraglio, il Colonnello, il Sergente Collins o Green Mile, ma gli affiliati non erano solo dei soldati, c’erano anche dei civili illustri, esattamente come lo era stato il Predicatore Cornelius Zacharias. “Che cosa mi racconti?” I giovani iniziavano presto il loro percorso di consociati e solo col passare del tempo, dopo aver dimostrato una fedeltà ininterrotta ai principi fondatori della loggia, erano ammessi ai segreti iniziatori. “Mi hanno detto che spari meglio di come lanci a golf” La carriera del giovane Perth era andata avanti di pari passo con il cammino all’interno della loggia dei Paladini, ma gli sarebbe stato fatale l’inciampo di un probabile divorzio poiché la moglie era la figlia di uno dei probiviri.

Il Dottor Presley, cioè il padre di Rod e quindi suocero del Sergente Collins, riceva nell’ambulatorio annesso a casa sua. Quando iniziò a torcermi come uno straccio sul suo lettino, gli scricchiolii delle mie vertebre divennero subito una libidine indescrivibile. Gemevo come manco mi stessero facendo una pompa e più lo scrocchio mi doleva e maggiore diventava il godimento che sopraggiungeva un attimo dopo. Tornai in salotto che mi sembrava di camminare sulle punte come un etoile! Avrei fissato subito un altro appuntamento però all’indomani, i suoceri e consuoceri sarebbero partiti per le Bahamas insieme e dissi alla segretaria che neanche io sapevo se tra un mese ero ancora vivo. Sì, poi cercò di rifilarmi un pacco di cartacce con medicine omeopatiche e precetti come ad esempio una dieta, le dissi di risparmiarsi inchiostro e carta che tanto non avevo intenzione neanche di leggere la sua merda.  

“Che ti prende, benedetto ragazzo?” George era passato a prendermi alla Base per andare insieme dal Dr Presley ---> Tipo neanche due ore dopo aver lasciato il Country Club, già sapeva ogni cosa! “Sei stato tu a fissare l’appuntamento, ricordi?” Cazzate! Avevano un sistema d’intelligence che avrebbe fatto invidia persino alla CIA. “Smettila di comportarti come se fossi in una fottuta trincea di un fronte di guerra” Mentre ci recavamo all’ambulatorio in macchina, gli avevo posato una mano sulla gamba e lui aveva finto di non accorgersene. “A che ti è servito essere maleducato con la segretaria?” Lui non si fidava più di me perché il suo fedele Perth gli aveva già fatto rapporto. “Il Dr Presley si è speso molto per te, questo lo sai?” Gli avevo pagato profumatamente la prestazione medica, ma il resto delle sue puttanate poteva risparmiarsele. “Dimmi tu che devo fare?” Poteva cominciare a parlarmi chiaro e senza sottorifugi ...

“Conney, noi siamo uomini onesti!” Dalle mie parti è da stupidi chiedere all’Oste se il vino è buono. “Che significa?” Niente, non sapevo tradurre il romanesco. “Io non so più che fare con te” Perché non mi aveva detto che aveva conosciuto il Maggiore Stanley in Vietnam? “Te l’ha detto Stan?” Perché non lo chiamava Perth, proprio come quello della sua lacrimevole storia di guerra? “Allora è per questo!” Chi erano tutti gli altri Conney di cui mi aveva accennato la moglie? “Sei geloso?” Ma vaffanculo. “Io non ti ho mai mentito” Sua moglie Margaret era una delle dame di carità della loggia ed era grazie a lei se era diventato un affiliato? “Ti sbagli, è stato il Colonnello a presentarmi Margie” Lui e il Colonnello erano stati compagni di guerra? “Non sarei qui se non ci fosse anche lui” Allora non si riferiva alla moglie, quando mi aveva parlato della persona che lo aveva tirato fuori dal tunnel della depressione!

“Tu non poi capire, ragazzo” La Madama e il Sergente, invece ora mi spiegavo molte di cose. “Non farti strane idee” Che cosa avrei dovuto pensare? “Eravamo come fratelli prima di sposarci” Era il motivo per cui lo aveva presentato a Margaret? “Che vuoi insinuare?” George aveva sistemato allo stesso modo Perth aka Stan. “Che stai dicendo?” Non lo so, tiravo a indovinare, visto che mi aveva presentato allo stesso modo Jennifer e se le cose fossero andate nel verso giusto, mi sarei ritrovato affiliato alla loggia com’era accaduto a Perth. “Mi era parso di capire che amassi Jennifer” Questo fu l’imprevisto. “Sei stato tu a dirmi che eri venuto per metter su casa” Mi domandavo in che ruolo giocasse sua moglie. “Non tirarci dentro Margie” Anche il matrimonio tra Faith e Rod era un incastro sociale troppo giusto per non essere stato premeditato. “Smettila, Conney!” I matrimoni servivano a legare tra loro gli affiliati e le famiglie così formate davano continuità ai loro sforzi conservatori.

“L’amore è un seme che va fatto crescere nel quotidiano” Sì, questa l’avevo già sentita. “Le famiglie che non si basano sul sacrificio, sono destinate a sfasciarsi” Ero d’accordo ---> Senza il sacrificio delle donne nessuna famiglia si terrebbe insieme. “Ti diverti a fare il cinico?” Si diventa cinici quando non riesci più a ridere di niente. “Se non impari a donarti, nessuno riuscirà a volerti bene” Immagino che questa l’aveva ascoltata in qualche sermone di Padre Cornelius. “Sono stato uno stupido a espormi per te” Quando mai gli avevo chiesto di farlo? “Lo vuoi sapere qual è il tuo problema?” No. “Nessuno riesce ad amarti” Maledetto stronzo, con quelle parole mi ferì a morte ...

“Ora che ti è preso, non parli più?” Mi stavo crepando in corpo. “Tu e Stan sembrate essere usciti dallo stesso buco di culo, cazzo!” Disse, picchiando rabbiosamente i pugni sul volante del pick-up. “Non desiderare la moglie d’altri, questo è vero anche per i papisti, giusto?” Sì, ma a occhio e croce il nono comandamento avrebbe dovuto declinarsi anche per i mariti. “Ragazzo, tu stai scherzando col fuoco, questo lo sai?” Non me ne importava niente dei loro intrallazzi matrimoniali. “Lascia stare la moglie di Stan, chiaro?” Mio Dio! Tutta quella filippica me l’aveva fatta per questo motivo? “Hai minacciato di denunciare dei bravi americani, per questo stupido motivo” Se non facevano niente di male perché mi stavano così addosso?

“Scusa se abbiamo provato ad aiutarti” Quante storie solo per mandarci affanculo. “Conney, aspetta!” Quel cazzo di pick-up aveva la chiusura anti apertura per i bambini. “Non abbiamo ancora finito di parlare” Era già da un po’ che eravamo fermi nel parcheggio della Base. “Devo sapere che vuoi fare?” In che lingua dovevo spiegarglielo che non ero stato mandato a indagare su nessuno. “Questo non basta, lo sai” Ero in congedo straordinario per seguire quei dannati corsi di studio, punto e basta. “Eri in servizio quando stavi seduto in quell’aeroporto dove hai impallinato l’intero servizio di sicurezza?” Pure quelli erano dei consociati della loro loggia? “Se qualcuno ti facesse delle domande ... ” Temevano di essere espulsi dall’esercito perché ad alcuni di loro piaceva il cazzo? “Benedetta merda, No!” E allora di cosa stavamo parlando? Io non sapevo nient’altro della loro loggia segreta.

“Conney?” Doveva solo aprire quel fottuto sportello. “Domani mattina parto per le vacanze” Lo disse poggiando una mano sulla mia gamba. “Pensavo che anche a te andasse di passare un paio d’ore insieme” A quanto pareva, la chiropratica non faceva un certo effetto solo a me. “Andiamo, non farti pregare!” La cosa che più mi rodeva era di farmi prendere per la punta del pisello da un vecchio sozzone come lui. “Lo so che va anche a te” Cioè, la storia del reduce dannato dai suoi ricordi di guerra e quell’altra del padre che rinuncia a tutto per i valori della famiglia ---> Tutte cazzate per infilarsi nelle mie mutande, capito? “La carne è debole, non lo sai?” Erano loro che la menavano tanto sui sacri valori dello stile di vita americana.

“Non mi sento al sicuro qui” Lo avevo fatto salire in camera e sicuramente saremmo stati più tranquilli che in casa sua con la moglie che origliava. “Potrebbe entrare chiunque” Gli unici che venivano in camera mia, erano Josè e Brad, il primo era già tornato dai suoi in Vermont e il secondo si stava struggendo per l’imminente separazione da Danko. “Ma ... ” Piantai la spalliera della sedia sotto la maniglia e gli dimostrai che in quel modo la porta non si sarebbe aperta neanche a spallate. “Che fai?” Saltai sul mio letto e mi misi a guardarlo, aspettando che si spogliasse. “Così mi fai sentire in imbarazzo” Volevo che mi eccitasse con un o striptease super arrapante. “Andiamo, Conney!” Altro che vecchio! Aveva un corpo fottutamente sexy e volevo gustarmelo tutto alla faccia di Rod. “Lo hai detto a Rod!” Che palle!

“Ti stai prendendo gioco di me?” In che senso? “Lo hai detto a Rod?” Non c’era stato bisogno perché lo aveva già capito da solo. “Benedetta merda, Conney!” Non gli avevo certo detto che suo suocero era una ventosa da spogliatoi. “Come mi hai chiamato?” Ops, la fighetta europea aveva appena ferito l’orgoglio di un ragazzo buca zucche dell’Ohio. “Me ne vado” No che non se ne andava! “Resta spalle a terra, ragazzo!” Era riuscito a schienarmi solo perché mi aveva preso alla sprovvista quando cercai di trattenerlo. “Ammetterai che ho ancora qualche colpo da sparare” Lo arrapava fare il gradasso. “Ora non parli più, è così?” Con quel vecchio bisonte addosso, riuscivo a malapena a respirare. “Che dice ora la fighettina di città?” Avevo innescato il suo istinto animalesco. “Lo senti il bastone duro dell’Ohio, è così?” C’era più da temere i suoi dannati morsi piuttosto della carne frolla che gli penzolava tra le cosce ...

“Vuoi guardarmi, non è vero?” Faceva spavento quando nei suoi occhi compariva quel diavolo bestiale. “Ti piace, è così?” Ero attratto dalla matura virilità espressa in ogni spigolatura lignea del suo corpo. “Lo desideri, non è vero?” Certo che volevo quella gran bella torta di manzo dell’Ohio. “L’hai detto ragazzo, è così” Era diverso dalle altre volte, come se dopo avergli scoperto le carte, non dovesse più nascondersi. “Ti fotto come un animale, ragazzo!” Porca di quella miseria, ma non m’infila in bocca quella sua mezza libra di lingua! “Che cos’è, non sai baciare alla francese?” Mi sarebbe dovuto piacere cacciarmi in gola un minipimer? “Mi ecciti quando fai la verginella” La fase bestiale con me durava pochissimo e a volte non era neanche un passaggio obbligato. “Io non so che mi fai” Non c’era bisogno di evocare il Diavolo bestiale ---> Meglio Dioniso che in un simposio dei sensi, coglieva gli anici d’uva dalla cornucopia dei nostri corpi.  

“Fammi scaricare come sai, ragazzo” A George piaceva slinguazzarmi  ovunque: tra le dita dei piedi, sulle parti intime e persino sotto le ascelle. “Stringi forte, così” In qualche vita precedente doveva essersi incarnato in una di quelle bivalve tipo conchiglie che usano la lingua come unico organo sensoriale. “Cazzo, Sì!” Anche quando mi faceva una pompa, in realtà lo leccava con la sua lingua ruvida come la raspa di un fabbro. “Ecco, ci sei!” Si prendeva tutto il tempo per gustarsi ogni centimetro quadrato di pelle e solo dopo si affidava a me. “Mungi il toro, ragazzo!” Da quando gli avevo insegnato a legarsi un laccio intorno ai genitali, si rasava l’inguine e curava anche di più l’igiene. “Mi fai impazzire così!” Gli avevo regalato un sapone per l’intimo perché detestavo il profumo di quello di sua moglie, ma non lo usava mai.

“Gesus, take easy!” Quando l’avevo conosciuto, era sessualmente analfabeta ---> Sapeva solo spingere sull’acceleratore col risultato di mandare fuori giri il suo erotismo. “Be gentle, very kind” George aveva degli attributi di un certo peso e doveva pomparli parecchio per farli decollare, senza l’aiuto del laccio che tratteneva il sangue nei tronchi cavi del grasso pene, raggiungeva solo degli estemporanei inturgidimenti. “Yeah, fuckin’ Ya, boy!” Sulle prime era stato scettico, ma dopo si metteva prono ben volentieri per farsi tirare via il latte dalle sue palle ingolfate. “Keep it up, boy!” Era invece stato subito disponibile al massaggio prostatico, anche se aveva il buco del culo così stretto e coriaceo che ci si poteva piantare un chiodo a martellate.

“Holy shitt!” Imparai a mungere i tori fin da tenera età e mi avevano insegnato loro tutti i segreti per farlo al meglio. “Damn, drill that hole!” George aveva la ghiandola prostatica un po’ ingrossata ed era molto sensibile quando la raggiungevo affondando le due falangi del dito medio nella sua carne. “Please ... please .. wait, easy!” Devi imparare a conoscere il manzo che hai in punta di dita e con George bisognava andarci leggeri come una piuma. “Stop right away!” Quando riuscivo a ottenere uno sfioramento particolare, veniva colto da un brivido seguito da un tremore che prendeva a scuoterlo e allora soffocava i grugniti nel cuscino. “Fuck yeah!” Quel brivido lo faceva diventare duro e bastava un’ulteriore carezza affinché la prostata si contraesse in uno spasmo, da cui colava un fiotto di burro denso e gelatinoso.

“Basta, mi hai sfinito!” Era tutto molto naturale, senza quei tremendi sforzi che gli avevo visto fare la prima volta per stillare una sola goccia di succo. “Mi hai svuotato, ragazzo!” Dopo, aveva un aspetto proprio rilassato e ridacchiava sfuggendo al mio sguardo. “Devo andare a pisciare” Sì, diceva anche che la parte più goduriosa della mungitura, era la lunga e liberatoria pisciata che gli faceva venire. “Prendo il tuo accappatoio per la doccia, ok?” Io avevo invece ripreso ad avere dei flussi esagerati di liquido preseminale come durante l’adolescenza ---> Più mi preoccupavo a far venire gli altri e meno ci riuscivo a farlo con me stesso, col risultato che mi rimaneva la voglia di scopare addosso.

“Hey, il tuo soldatino è sempre sull’attenti!” Stavo solo cercando di masturbarmi perché altrimenti mi sarebbe venuto un fastidioso dolore a un testicolo. “Mi sei entrato sotto la pelle, ragazzo” Avrei voluto finire prima che tornasse dalle docce perché lo sapevo che il cane non avrebbe resistito alla tentazione di azzannare l’osso. “Lascia che mi prenda cura di te” George era rude e mi faceva male. “Ti scoperei tutto il tempo” E poi mi distraeva con quella novità del bacio alla francese. “Ti piace così?” Preferivo senza baci. “Lasciati andare, piccolo” Non riuscivo a venire con quei bossoli di mitragliatrice che aveva per dita sparati nel culo, cazzo! “Godi come una cagna!” No, stramazzavo dal dolore perché mi scambiava per un pungi ball mentre mi scavava dentro. “Scarica per il tuo papino, bravo ragazzo” Approfittavo del momento in cui non resisteva alla tentazione di mangiarmelo, per pisciargli in bocca un po’ di liquido preseminale. “Cazzo, sì!” Ne producevo in quantità industriali e non era strano che lo fraintendesse per un’eiaculazione.

“Dove sono finite le mie brache?” Le avevo lanciate via dopo che aveva tentato d’infilarmele in bocca. “E’ colpa tua se mi fai impazzire” Disse, dopo avermi di nuovo raggiunto sul letto per abbracciarmi in vita e iniziò a dirmi cose strane. “Compra un biglietto aereo e parti con noi, ti va?” Alle Bahamas? Insieme ai suoi consuoceri? A seguito dell’amabile Margie? “Sarebbe proprio una pessima idea, certo che lo sarebbe, AH AH” Continuò a fare discorsi strani. “Ti ricordi quella volta che hai detto ... ” Ne avevo sparate di cavolate durante le serate sulla sua veranda! “Invece avevi ragione” Beveva un bicchiere di brandy prima di andare a letto per stordirsi e non sentire così il respiro della moglie mentre dormiva. “Margie fa un rumorino mentre respira che mi toglie il sonno” Beh, detto da uno che russava come un trattore. “Ti piace stuzzicarmi, vero ragazzo?” Detesto il solletico sui fianchi, cazzo!

“Com’era quella cosa delle vibrazioni?” Si riferiva alla mia teoria della risacca emozionale del dare e avere che funziona come una vibrazione ciclica. “A lei non importa più” Intendeva scopare, forse era questo il motivo per cui a Margie non dispiaceva il suo omoerotismo --->Lo scaricava tenendolo lontano dalle altre donne. “Se ti avessi conosciuto una ventina di anni fa” Lo avrebbero arrestato per pedofilia. “Avrei fatto scelte diverse” E’ difficile capire se certe balle si raccontano per ingannare il prossimo o se stessi. “Tu non mi credi” Tipo venti anni prima aveva incontrato Perth e questo non cambiò una virgola. “Vuoi mezzo sigaro?” Sì, era meglio mettere una pietra sopra a quei discorsi da frocetti.

“Tu non sei migliore di me, Conney” Io non ero disposto a qualunque cosa per una scopata. “Hey, devo raccontarti quello che hai combinato?” No, doveva darmi la metà del suo fottuto sigaro. “Sei il ragazzo più romantico del mondo” Ero solo un idiota. “Prometti che non ti caccerai nei guai” E certo, perché io pianificavo le mie sfighe e semmai le avrei evitate solo per farlo partire tranquillo. “E’ mai possibile che tu non riesca a tenertelo nei pantaloni per qualche giorno?” Però non gli era dispiaciuto ciucciarselo tutte le notti per più di una settimana. “Prendi e fuma” Vaffanculo. “Almeno così terrai chiusa quella tua fogna di bocca” Stronzo.

Ep22 (La Morte che sta in Ogni Addio)

“Sergente Collins!” Tornando dalla doccia, George non aveva bloccato la porta e Brad ci sorprese mentre mi stava passando la metà del suo sigaro. “Tenente Bradley, forse che in Kentucky non si usa bussare?” Brad non aveva bisogno di bussare per entrare nel mio alloggio. “Non essere stupido, ora entra e siediti” George non fu per niente imbarazzato e, anzi, accolse Brad con lo stesso piglio che avrebbe usato nel suo ufficio. “Ero solo passato per dare disposizioni a Conney riguardo a Danko, Signore” Il Sergente in mutande ed io nudo nel letto, persino a un candido come Brad sarebbe venuto un pensiero malizioso. “Siamo stati dal Dr Presley e ho approfittato delle docce per togliermi quella sua merda profumata di dosso” Gli disse George, quando lui continuava a far rimbalzare lo sguardo in giro per la stanza pur di non guardarci. “Allora, ci vediamo dopo ... Conney” Smarcai io Brad, togliendolo dalle grinfie del Sergente che pareva divertirsi a trattenerlo in quella situazione imbarazzante.

“Il Tenente Bradley non è più un problema” Disse George mentre tirava su i pantaloni della tuta da ginnastica. “Doggy non è mai stato un problema” Per dirlo incrociò gli occhi per fare la faccia da tonto. “Rod è un problema e tu non avresti dovuto parlare con lui” Si era infilata anche la T-shirt spianando la scritta »Army« sul suo bel petto largo. “Gli stupidi sono sempre un problema” Tra qualche istante sarebbe uscito dalla porta e questa cosa mi spaventava troppo! “Conney, io non ci sarò per guardarti le spalle” Forse era perché continuava a chiedermi di stare alla larga dai guai o in cuor mio sapevo che non gli avrei più permesso di mettermi le mani addosso? “Se dovessi avere bisogno di aiuto, chiedi al Maggiore Stanley, solo a lui” Le mie cazzate proferite al Country Club avevano messo in agitazione qualcuno? “Non preoccuparti di questo, Ok?” Se solo mi avesse spiegato da che genere di guai avrei dovuto guardarmi ...

Tirai via le lenzuola sudice e le cacciai in fondo al cesto della biancheria da lavare, ma anche così non riuscii a cancellare lo sporco che continuai a grattarmi via dalla pelle sotto la doccia ---> L’emotività è come una pellicola fotografica che produce immagini in negativo, difficili da sviluppare razionalmente. Dovevo imparare a usare l’amore come un filtro fotografico per riconoscere le sensazioni positive ---> Come non farsi male quando l’obiettivo davanti alla lente del tuo cuore è difettoso? Non volevo rimetterci un tappo davanti perché sentivo ancora il gelo nelle ossa provato in Alaska, quando la notizia della mia morte mi spinse a provarci di nuovo ---> Avrò avuto il diritto anch’io di gettare uno sguardo sul pianeta delle emozioni, cazzo!

“Hey, Conney!” Quando tornai in camera, trovai Brad che si faceva rimbalzare in mano una delle palle da tennis di Danko. “Su questo quaderno ho scritto quello che devi sapere su Danko” Tirai su le mutande e poi ricomposi il mio cubo. “Conney, tu non mi ascolti!” Conoscevo benissimo la dieta alimentare del suo cane. “Non si tratta solo di questo” Teneva più a quel cane che a sua moglie. “Prometti che sarai tu a prenderti cura di Danko” Ma che era il giorno delle promesse? Avevo già parecchia ansia di mio per aggiungerci le sue assurde paranoie. “Per me è importante saperlo” Croce sul cuore potessi morire, ci credeva ora? “Scusa, è che non ho nessuno con cui parlare” Gli mancava José? “Sono così confuso, Conney!” Mi fece tenerezza e allora gli rubai il cappellino per farlo reagire alla malinconia.

“Mi arrendo!” Lo costrinsi ad azzuffarsi perché anch’io avevo bisogno di un contatto umano in quel momento. “Hai vinto, cazzo!” Lo mollai quando l’affanno ci stava cominciando a far sudare. “Sei proprio scemo!” Solo allora gli riconsegnai il cappellino che si cacciò prontamente in testa. “Perché non sei venuto alla mia festa?” La festa di cui mi aveva parlato anche Stan. “Mancavi solo tu” Non lo avevo fatto a posta e poi i casini, ecco. “Rod si è messo a dire cose su di te e il Sergente, lo sai?” Usò quella malizia per vendicarsi della mia insensibilità? “Non erano balle di merda, vero?” George aveva ragione su di Rod. “Tu e il Sergente dormite assieme?” Brad non poteva capire. “Hai cambiato anche le lenzuola” Era difficile da spiegare, ma non era come stava sicuramente pensando. “Tu gli vuoi bene?” Gli italiani distinguono il bene dall’amore invece gli americani lo indicano con la stessa parola. “Almeno ci tieni a lui?” Ecco, il termine »care« mi sembrava più appropriato.

“Lo so cosa intendi” Allora me lo doveva spiegare perché io non avevo le idee molto chiare al riguardo. “José me lo dice sempre” Che gli voleva bene più di un fratello? “Rod però dice che per voi non è la stessa roba” Gli aveva raccontato della condivisione dell’intimità tra due amici di pippa. “Sai, tipo quando si dice per scherzare?” Parlava della goliardia che si usava per tastare il terreno prima di tentare un approccio sotto le docce. “Io non pensavo che succedesse sul serio!” Un po’ te la devi andare a cercare, anche se poi basta uno sguardo per capire. “Io non ho neanche conosciuto Mrs Pipe” Ci vuole complicità sessuale per certe robe. “Nessuno vuole mischiarsi con un campagnolo senza sale” L’omoerotismo si manifestava con uno spiccato spirito cameratesco. “Anche tu pensi che io sia tonto?” Gli esclusi finivano per sentirsi emarginati da quei rapporti invisibili.

“In tutto questo tempo, mai a nessuno è importato di me” Usò di nuovo la parola »care« ma non era vero perché Josè gli voleva veramente bene. “Lo sai che intendo” Confidenze tra maschi? “Josè mi sfotterebbe” Tipico machismo latino. “Mi sfotteva pure davanti agli altri” Sì, ma lo faceva con tutti. “Andavamo in libera uscita insieme solo quando non aveva nessuno” Porca miseria, ma che dovevo dirgli? “Tu hai fatto la stessa cosa” Non era vero, cazzo! C’eravamo fatti un sacco di risate assieme o No? “Ti ricordi quella volta che sei entrato in banca strafatto?” In quel caso si divertì di più lui. “Poi hai scoreggiato nel furgone” Ok, ora stava diventando imbarazzante. “Che spavento quando hai sputato i denti nel piatto!” Ai suoi occhi apparivo come un tipo ganzo. “Tu sei cresciuto in Europa, Conney!” Se voleva mettermi ansia addosso, ci stava riuscendo. “Da dove vengo io, non succede mai niente” Lui era molto più speciale di me perché sapeva quello che voleva. “Questo non è vero” Cioè, dovevo veramente credere che gli era venuta voglia di ravanarmi nelle mutande?

“Certo che No!” Ecco, meno male perché sta cosa mi avrebbe sorpreso parecchio. “Tu lo faresti con me?” Che cazzo di domanda era? “Perché quella volta ad Allen Park non lo hai fatto?” C’eravamo divertiti lo stesso, No? “Sì, però non lo hai fatto” Ci conoscevamo appena. “Josè dice che lo hai fatto anche con le reclute” Lui, Rod e Josè non avevano nient’altro da fare che tenere il conto di quanti si erano segati con me? “Io pensavo che noi fossimo amici” Mi sfuggiva il senso di quel discorso. “Hey, che fai?” Io non mi facevo certo scrupoli a toccargli il pacco. “Mi fai male!” Gli potevo insegnare delle robe da farlo arrossire solo a pronunciarle. “Non pizzicarmi i capezzoli!” Non mi doveva provocare. “Tu non mi conosci proprio” Ne sapevo abbastanza sul genere umano da sapere che anche lui nascondeva un’identità erotica. “E’ una cosa naturale, se lo fanno anche i cani” A riuscirci a succhiarsi l’uccello da solo. “Io ci riesco” Magari poteva dare un consiglio a Rod che invece ci aveva provato inutilmente.

“Ti va di mangiare Tacos?” Anche la mensa della Base era in vacanza e Brad voleva andare in un ristorante messicano. “Cucinano i migliori tacos di Long Island” Dopo avergli strizzato il pacco e poi lui mi confidò che si faceva le pompe da solo, si alzò la visiera del cappellino e divenne anche troppo espansivo. “Questa sera voglio divertirmi” Disse, dandomi uno spintone che per poco non mi faceva cadere. “Ma io l’ho già fatta la doccia!” Sicuramente si era lavato prima di andare nel canile perché puzzava di cane. “Dobbiamo andare o ci sarà la coda all’entrata!” No sapone? No tacos! “Che cos’è questo?” Doccia schiuma aromatico. “Puzza!” Certamente non di cane bagnato. “Che cazzo ti è preso?” Al ritorno dalle docce, gli feci trovare un cambio di miei vestiti. “Non è la mia taglia” Tanto lui indossava solo roba oversize acquistata nei reparti abbigliamento degli ingrossi di ferramenta. “Sono ridicolo!” Era una semplice T-shirt con un paio di short. “Figo questo cappello dei Giants!” Almeno qualcosa gli piaceva.

“Io te lo avevo detto!” Accidenti, per entrare in quel ristorante c’era da fare una coda esagerata! “Andiamo al banco del take away” No, io volevo sedermi a un tavolo. “Che t’importa!” Non mi ero tirato a lucido per mangiare in macchina. “Qui bisogna prenotare almeno una settimana prima” Ero convinto che lo facessero di proposito a creare quella bolgia all’ingresso. “Io non ti capisco!” Di che si lamentava? L’attesa faceva parte del gioco e lì fuori c’era la parte migliore della festa. “Salve Conney, anche tu qui!” Era matematico che tra quell’andare e venire di gente s’incontrasse qualcuno. “Noi abbiamo un tavolo prenotato per le otto” Kim era la ragazza vietnamita che lavorava alla lavanderia insieme a Rose O’reilly. “Certo che potete unirvi a noi, vero ragazze?” Accettò subito la proposta di unirci alla sua comitiva e così avremmo svoltato una serata in compagnia.

“Loro sono Brienne, Maisie e Hailey” Le ragazze stavano facendo una specie di rimpatriata della classe del liceo. “Ragazze, lui è Conney, il ragazzo più figo di Farmingdale” Non mi sto vantando, era per via della storia con la figlia del predicatore che era finita sui network locali dopo la sparatoria di Cornelius. “Salve Conney!” Dissero in coro le pulzelle ma Brad non era abituato alla celebrità e neanche a stare con delle ragazze, così aveva abbassato la visiera del cappello fin sopra il naso. “Sono delle stupide ragazzine” Sentenziò e non aveva del tutto torto perché non doveva essere passato troppo tempo dal loro ballo del diploma. “Brienne sarebbe dovuta essere incoronata reginetta, vero Brienne?” Bionda, occhi azzurri, gran tette ed era un vero peccato che fosse così bassa, perché altrimenti avrebbe veramente meritato il titolo di più scopabile delle scuole superiori.

“Conney, che farai adesso, la raggiungerai a Philadelphia?” La mia storia con Jennifer rispettava i canoni classici del romanticismo cavalleresco. “Che stupida che sei, Hailey, perché dovrebbe farlo?” Philadelphia in fondo non era così lontana. “Conney ha sfidato quello schizzato del padre, cioè quello aveva tipo una pistola!” Forse aveva ragione Margaret e avevo fatto tutto per una questione di orgoglio personale. “Kim ha ragione, un’amica di mia cugina conosceva quella squinternata, cioè una fuori di testa da esercito della salvezza, capito?” Probabile che anche Jennifer credeva di essersi innamorata di me perché ero stato l’unico ragazzo con cui era uscita.  “Se lui la ama, non può dimenticarla” Era come diceva Hailey? “Sono tutte balle di merda!” Kim mi faceva il filo fin dalla prima volta che le portai le mie mutande a lavare. “Guardate alla porta chi è entrato, No, non voltatevi ora!” I tacos andavano forte tra gli under 20 di Farmingdale e quella sera sembrava che si fossero dati appuntamento tutti in quel locale.  

“Conney, quelle sono delle stupide” A un certo punto, le ragazze sciamarono insieme al bagno tra risatine e gridolini. “Io sono un uomo sposato!” Brad continuava a menarmela con i suoi scrupoli di coscienza e poi si lamentava se nessuno voleva uscire con lui. “Che penserà la gente?” Quelle ragazze ci stavano usando solo per vantarsi con i coetanei. “Questo non t’infastidisce?” Perché sarebbe dovuto dispiacermi se ora nei bagni stavano disquisendo a chi dei due volessero succhiarlo? “Per favore, Conney!” Non l’avrebbero fatto sul serio, era un gioco piccante come pensare a chi di loro mi sarebbe piaciuto metterlo in bocca. “Dici seriamente!” Ci stavamo annusando il culo, che c’era di male? “Se neanche ti piacciono” Brienne era una mezza cartuccia, però non si poteva certo dire che fosse brutta. “Sei troppo grande per lei” In effetti, mi arrivava alla cintola. “Non dicevo in quel senso” Cinque o sei anni di differenza non erano poi tanti e poi mica volevo sposarmela. “Che stiamo facendo allora?” Ci divertivamo, era quello che volevamo fare o No?

“Solo se baci alla francese, puoi dire di averlo fatto” Le ragazze erano tornate dai bagni stramente euforiche. “Il bacio vale se lo dai con amore” Non ricordo come, avevo iniziato a parlare di baci alla francese e ne nacque subito una discussione. “Si bacia qualcuna per scoprire se la ami” Probabile che Brad avesse baciato solo sua moglie. “Allora baciami e scoprirai se mi ami” Le ragazze si prendevano gioco dei suoi rossori. “Lasciatelo stare, sgualdrine!” Ci stavamo divertendo proprio perché nessuno di noi pensava a una storia seria. “Brienne, facciamogli vedere come si bacia alla francese” Disse Kim, protendendosi sul tavolo per raggiungere le labbra dell’amica. “Che puttane!” In realtà era stata proprio Maisie a iniziare, raccontando delle lezioni di baci tra amiche durante i pigiama party del liceo.  

“Forse siete ubriache?” Il tavolo si poteva occupare solo per mezz’ora. “Io non vengo” Convinsi le ragazze a cambiare il loro programma per una puntatina ad Adventureland. “Hailey, non essere sciocca, Conney ci paga i biglietti” Avevo anche offerto i tacos come si conviene a un gentiluomo. “Allora fatevi anche riaccompagnare a casa” Hailey era quella con più ciccia sul culo ma anche più sale in zucca ed era l’unica con la patente di guida. “Conney, aspettaci, non fare scherzi!” Le tipe andarono a prendere le loro cose in macchina dell’amica guasta feste. “Ci metteremo nei guai” Brad era ancora più preoccupato di prima perché non riusciva a tenere a cuccia l’uccello. “E se fossero minorenni?” Non le stavamo costringendo e poi lui non era quello cui era l’amore a farlo arrapare? “E’ se poi accadesse?” Lo invidiavo a quel tenero ragazzo del Kentucky che s’innamorava ogni volta che se lo tirava fuori. “Io sono sposato!” Possibile che un po’ di divertimento inficiasse anni di sacrifici per comprare una fottuta fattoria alla moglie e a tutta la schiera dei figli che le avrebbe fatto partorire? “Io non lo so, Conney” Avremmo sparato a orsi e paperelle, regalato peluche a quelle ragazze e loro avrebbero gridato di gioia coprendoci di bacini, niente di più.

“Andiamo sulle montagne russe?” Il roller coaster di Adventureland non sembrava particolarmente spaventoso, ma dovetti ricredermi! “Poverino, lui non è abituato” Brad era la prima volta che ci saliva e vomitò anche gli occhi. “Stai bene cucciolo?” Brienne e Maisie lo avevano adottato e poteva raccontarla come gli pareva, però adorava farsi coccolare dalle due pazzerelle. “Brienne, eccolo di nuovo, è lui ... è lui!” Quelle tre mangiavano come un reggimento di soldati e dopo lo zucchero filato, il gelato e il cartoccio di fisher & chips, vollero anche un mega frappé. “No che fai, non salutarlo!”

 

Purtroppo per Brad, giunse della concorrenza sleale. “Salve Brienne, Hey Maisie che si sgriglia?” JT era un ragazzetto mingherlino con i capelli a cespuglio che mandava in ovulazione Maisie anche solo respirando. “No, sei pazzo, Conney!” Credevo di averle fatto un favore quando lo invitai ad andarsi a prendere un frappé per unirsi alla compagnia. “Caspita, il Bethpage!” No, in realtà lo feci per JJ, l’amico che era con JT. “Per lo più sto al ristorante del Colonial Springs” Non era poi molto più alto di Brienne, però mi fulminò all’istante con i suoi occhi limpidi come il mar mediterraneo al baluginar della luna. “Sono comunque un buon caddy” Aveva una pelle di pesca fatta per essere carezzata e un sorriso invitante come una macedonia di frutta fresca.

“Che noia JJ, tu parli solo di golf” Ebbe a lamentarsi Kim perché io e lui iniziammo subito a parlare fitto tra di noi. “Il Colonial è più adatto per imparare a tirare” Mi stava davanti, seduto un po’ sbragato, tenendosi ai braccioli della sedia mentre apriva e chiudeva le gambe nervosamente. “Segnati il mio numero così se ti serve un caddy ... ” Compresi in quel momento perché Brad aveva paura di divertirsi a quel gioco. “JJ, tu sei di una noia stratosferica” Era inspiegabile come le ragazze sdilinquissero solo per JT! “Andiamo a fare la guerra dei bengala al cimitero?” Sì, lui era più intraprendente e sicuramente anche più spigliato mentre JJ si vedeva che era introverso e poco incline alla socializzazione. “Conney, dai che ci sbattiamo dal ridere” Con JT era più facile fraternizzare e mi coinvolse in quella follia della guerra con i fuochi d’artificio, mentre JJ declinò l’invito con uno dei suoi timidi sorrisi ---> Mi spezzò il cuore vederlo allontanarsi portandosi via quelle sue chiappette d’angelo!

“Io non ci vengo, Conney!” Brad mi aveva sfranto i coglioni con tutto il peso del suo senno. “E’ un cimitero!” Era solo una ragazzata. “Questo non è un film” Era la stessa identica situazione che avevamo visto nel film Fandango con Kevin Costner. “Quel film neanche mi è piaciuto” Invece a me Sì e la fottuta guerra dei bengala nel camposanto, era la scena del film che mi colpì di più ---> Quando Gardner e Kenneth finiscono sulla lapide di un soldato morto in Vietnam e decidono di rimanere giovani per sempre. “Vuoi rimanere un ragazzino per sempre?” Decidere di vivere è un gesto di emancipazione. “Quei due volevano disertare!” Ubbidire per andare a morire? “Tu sei un soldato!” Un addestratore di cani che voleva saperne di com’era fatta una guerra? “Cosa ti ronza in testa, Conney?” Di che cazzo stavamo parlando? Quella sera volevo solo divertirmi e lui sarebbe venuto con me.

JT conosceva un varco nella recinzione del cantiere in fondo al cimitero che sta su Little E Neck Rd. Da lì fu semplicissimo accedere al Long Island National Cemetery e i bengala iniziarono ad incendiare arcobaleni pirotecnici tra le lapidi e i memorial proprio come in un film. C’eravamo divisi in coppie e purtroppo sparammo via troppo in fretta le nostre munizioni. Io ero con Kim e quando le variopinte luci si spensero, ci ritrovammo al buio sotto il colonnato di un memorial. Tutto intorno a noi c’era un indistinto mare di lapidi bianche. Kim era eccitatissima e non si accorgeva di quell’ordinato prato di vite recise, sembravano tanti gambi di fiore decapitati sul nascere. Mi raccontava storie di zombi solo per avere il pretesto di abbracciarmi e in fondo la capivo ---> A che serve scegliere di vivere, se poi non sai cogliere i piaceri del mondo?

“Ci si pizzica alla mia festa, Conney?” Proseguimmo a limonare in macchina con le nostre compagne di battaglia e a quel bacchettone di Brad andò di lusso con Brienne. “Io lo amo, lo amo!” Si mise a urlare come una pazza Maisie, dopo che scaricai JT davanti casa sua. “Lo amo e voglio da lui tipo mille figli!” Quei ragazzi erano tutti sulla soglia della maggiore età e JT ci aveva invitato al suo mega party di diciottesimo. “Devo assolutamente avere quel vestito” Le ragazze erano entrate subito nel mood prefestaiolo. “Kim prestami quel tuo rossetto da sgualdrina, ti prego!” Si erano già dimenticate delle risate di scherno che avevano fatto arrossire Brad a causa del suo strano orgasmo epilettico. “Brad perché non vuoi venire alla festa?” Lo conoscevo abbastanza da capire che si era un po’ innamorato di Brienne. “E dai, vieni anche tu” Non ricordo quanti anni avesse Brad, ma a occhio ne doveva avere almeno una decina di più rispetto a Brienne e poi era pur sempre un uomo sposato.

“E’ stato bello come in un film” Mi disse Brad, quando tornavamo da soli verso la Base ---> Peccato che nel cimitero non ci fossero angeli di pietra come in quello di Fandango. “Chi se ne importa del cimitero” Mi accorsi in quel momento che Brad non portava più il cappellino. “E stata la cosa più bella di sempre!” L’esperienza appena condivisa ci stava unendo in un ricordo indimenticabile. “Sono proprio felice, Conney!” Forse io non cercavo l’amore, ma un’amicizia sincera come la sua. “Avresti dovuto guardarti quando JT ti ha lanciato quei petardi!” Raccontava robe di cui manco mi ero accorto. “Ti piace Kim?” La sua esuberanza era coinvolgente, ma fisicamente non mi attizzava ---> era senza tette, senza culo e le gambe a ben guardarle erano anche un po’ storte. “Brienne è una micetta da sballo, non è vero?” E sì, brutto porco! “Benedetta merda, è proprio così!” C’era da scommetterci che Brad prima di allora era stato solo con sua moglie ... 

“Dobbiamo assolutamente farci una doccia” Se lo diceva Brad, c’era da crederci ---> Puzzavamo di polvere pirica e fica da far schifo. “Scusa per il cappello” Brad non la smetteva di ridere e aveva perso anche il mio cappellino. “Mi ricorderò delle tette di Brienne per tutta la vita” Non riusciva a stare zitto e quando arrivammo alla Base, mi lanciò la sfida a chi arrivava primo sotto le docce. “Che fai, ti arrendi?” Era incontenibile, si spogliò lungo i corridoi e poi venne nel mio box doccia per azzuffarsi. “Conney, sono troppo eccitato per riuscire a dormire” Continuò anche in camera e mi lasciai schienare sul letto solo per farlo smettere. “Prendilo, porco” Mi aveva immobilizzato e allora finsi che mi piaceva averlo seduto all’amazzone sopra di me. “Ti piace anche il mio uccello, non è vero?” Al che, si alzò sulle ginocchia per pisellarmi in faccia. “Bastardo!” Invece di schermarmi il volto con le mani, gli toccai il buco del culo e scattò via come un gatto forastico.

Ero stanco e anche lui, oramai esausto, si gettò sul letto accanto al mio. “Sei sveglio?” Domandò, quando ero sul punto di addormentarmi. “Grazie, Conney” Il suo entusiasmo mi lusingava. “Questa è la sera più bella della mia vita” Ora stava esagerando. “E’ stato così fin dal primo giorno che sei arrivato alla base” Perché aveva di nuovo quel tono malinconico? “Ti ricordi quando ti ho trovato nel canale di scolo a dormire con Danko?” Era accaduto appena un paio di mesi prima eppure sembrava trascorso tanto tempo. “E quando mi hai regalato il libro di San Francesco?” Che palle, odiavo il gioco del ti ricordi quando. “Sei una persona speciale, Conney” Poteva direttamente dirmi che mi mancava qualche rotella in testa. “Prima eri solo un cane addestrato ad azzannare” Ancora la sua filosofia da addestratore? “Ogni momento che ho trascorso con te è stato speciale, lo capisci?” La doveva piantare di parlarmi come se non avessimo avuto più un domani, cazzo!  

Caddi addormentato come un sasso e solo la mattina dopo mi svegliò un attacco di colite per tutte le schifezze mangiate la sera prima. Mi accorsi di ritorno dai cessi che il cubo di Brad era già stato ricomposto e di lui non c’era traccia. Guardai la sveglia e non erano ancora le sette del mattino. Dovevo accompagnare Brad all’aeroporto e il volo era per le undici, così mi concessi altri dieci minuti di sonno, che divennero almeno il doppio e quando riaprii gli occhi, lui mi stava seduto accanto che mi fissava. “No, sono appena arrivato” E meno male perché altrimenti sarebbe stato un tantino inquietante. “Ho fatto il giro per salutare tutti prima di tornare a casa” Tipico di Brad che ogni mattino non dimenticava mai nessuno per il suo buongiorno. “Ti ho lasciato il quaderno con le direttive per Danko” OK, di nuovo ---> Croce sul cuore potessi morire se avessi trasgredito anche una sola delle sue direttive.

“Parlo seriamente, Conney” Ma che aveva? Non era felice di tornare dalla sua amata moglie? “Non è per questo” Sensi di colpa del mattino dopo? In fondo non aveva tecnicamente scopato quindi non aveva tradito la moglie. “Tu non capisci” Era stata colpa mia, lo poteva dire al suo integerrimo Dio puritano. “Questo è vero” Un’altra delle sue freddure agghiaccianti. “E guardati!” Era solo il fulgido fervore del mattino che si affacciava dai miei boxer. “Sta zitto” Allungò la mano sul mio osso, ma non c’era bisogno di farlo, cioè non glielo avevo chiesto, ecco ... “E sta zitto!” E chi parlava più, anzi, allargai le cosce sistemandomi per godermi meglio il massaggio. “Ti piace?” Sì e ancora di più perché mi parlava sussurrando. “Lo sento che ti sta piacendo” Come non fare le fusa con quel suo tocco veramente magico. “Sccc ... ” No, giuro che non me lo sarei aspettato! Neanche mi ero accorto che lo stava per fare, fu solo quando me lo sentii ingoiare, che riaprii gli occhi sulla sua testa tra le mie cosce.

Non c’era da che dire, tutti quegli anni trascorsi a succhiarsi da solo l’uccello, lo avevano reso il più esperto pompinaro del pianeta terra! Sapeva esattamente come sollecitarmi e poi quando smettere per non farmi venire ---> Era una deliziosa tortura. Decise lui il momento esatto di farmi godere con un lungo e prolungato risucchio che mi prosciugò fino all’ultima goccia. “Andiamo che si fa tardi” Dopo essersi pulito la bocca sul dorso della mano, come nulla fosse mi rimproverò di essere ancora a letto e che dovevo darmi una mossa se non volevo fargli perdere l’aereo ---> La nostra amicizia era salita di livello e mi sa che gli volevo proprio bene a quel bastardo di un cane del Kentucky!

“E’ tutta la mia roba” Salito in macchina, mi stupii di trovarci una valigia grossa quanto un baule. “Io torno a casa, Conney!” Solo in quel momento si accorse che io non avevo capito il senso di quel »turn back home« cioè si usa anche per dire di un soldato che si congeda. “Ho comprato la fattoria a maggio” Quello non poteva essere un addio, io non li sopporto gli addii! “Ero appena tornato quando ti ho visto per la prima volta” Doveva dirmelo che si trattava di un fottuto addio perché col cazzo che lo avrei accompagnato all’aeroporto. “Io penso che sia stato il Signore a farci incontrare” Eccone un altro, immagino che fosse stato Gesù anche a dirgli di farmi un pompino. “L’ho capito quando ti ho visto dormire con il cane in quel canale di scolo” Vaffanculo, non gli bastava avermi estorto della fiducia, doveva anche rendermi responsabile di quell’addio di merda? “Eri tu quello cui affidare Danko, capisci?” Doveva tapparsi la bocca.

“Conney, che fai!” Un cazzo ... io sono una persona impulsiva e quando la marea nera sale, mi trabocca dagli occhi. “Potrai venirmi a trovare tutte le volte che vorrai” Aveva presente di chi stava parlando? “Non ci verrai mai, lo so questo” La mia vita era una pietra senza controllo che rotolava solo in avanti. “Io sono felice di averti conosciuto” Buon Dio perché dovevo patire quella pena straziante! “Conney, non fare il matto, per favore!” Bloccai la macchina in mezzo alla strada perché non ero in grado di guidare ---> Che guidasse lui per andare a farsi fottere la vita in quel buco di culo del Kentucky. “Io non posso essere come te” Vaffanculo, zitto, non doveva parlarmi più dopo avermi ingannato. “Conney, che avrei dovuto fare?” Lo sapeva fin dall’inizio che se ne sarebbe andato e non me lo aveva mai detto, cazzo! “Allora perché non sei venuto alla festicciola di addio?” Poteva sembrare che capissi le sfumature dello slang americano, ma non era così e mi era sfuggito più di qualcosa nei discorsi fatti nella nottata di pesca al Massapequa Lake.

“Tanto te ne saresti rimasto in disparte per tutto il tempo” In fatti non m’importava un cazzo della sua stupida festa di commiato. “Sono sicuro che tra un paio di giorni non ti ricorderai più di me” E come avrei potuto, se mi ritrovavo tra le palle il suo fottuto cane? “Se oramai già ti occupavi di lui!” Forse non aveva capito che era Danko a occuparsi di me. “Mi aiuti almeno con le valigie” No, quell’aeroporto mi terrorizzava già di per sé e non ci avrei rimesso piede per strapparmi l’anima in brandelli mentre lui se ne andava con un pezzo della mia vita.

“Conney, non pensi di stare esagerando?” Il solo modo che avevo di proteggermi dalle emozioni era di tenere chiuso il rubinetto perché non ero capace di dosarlo all’occorrenza come facevano tutti, compreso lui che me l’aveva succhiato solo per togliersi lo sfizio, prima di tornarsene nella sua rassicurante normalità. “Per favore, Conney!” E se non si sbrigava ad andarsene, ero capace di combinare pure qualche piazzata. “Ce la fai almeno a salutarmi qui?” No, me ne volevo andare e basta, niente saluti, niente addii. “Ricordi il finale di quel film?” Il brindisi alla giovinezza passata e al futuro che arriva? “Esattamente questo, per me è arrivato quel momento e ti accorgerai anche tu quando arriverà il tuo” Cazzate, gli animali come me vivono o muoiono, non sono capaci di crescere.

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  • 4 weeks later...
Spoiler

Ecco un'altra manciata di righe, ma a breve ne seguiranno altre perché ho già degli appunti che sono solo da rileggere. 

Inizio subito con i contributi speciali che stavolta riguardano soprattutto il mercatino della mirabilia d'epoca anni novanta.

Questi tre episodi sono caratterizzati dall'ingresso del cellulare nei rapporti umani e nella società. Più in generale, possiamo fissare nel 1975 l'inizio del nuovo millennio  poiché è in questa data che Steve Jobs riesce a fondare la Apple (Nel '74 lascia la Atari e nel 76 apre la Apple). Nella decade successiva (75>85) l'informatica diventa progressivamente sempre più protagonista. Le console dei videogiochi entrano nelle case e formano la nuova generazione degli anni ottanta. Nell'85 la Apple lancia sul mercato il Personal Computer e Internet pervade l'immaginario collettivo che nel 1988 porterà all'inaugurazione del World Wide Web. 

In tutto ciò le telecomunicazioni sembravano segnare il passo o quantomeno andavano perdendo la centralità che avevano avuto con la radio, la televisione e il telefono. A ben guardare, il primo telefono cellulare sperimentale fu inaugurato nel 1973, da quello che potremmo definire lo Steve Jobs della telefonia mobile ---> Martin Cooper. 

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Il Dyna Tac pesava un chilo e mezzo ed aveva un'autonomia nominale di trenta minuti e nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul suo successo commerciale. Tuttavia, la Motorola che ne finanziò il progetto, era leader nella produzione di circuiti integrati e vendeva i chip LSI di tipologia MOS per buona parte delle calcolatrici e computer in circolazione. I primi Apple Macintosh montavano un microprocessore 68000 della motorola e così tante altre console. 

Quindi non è ravvisabile il gap tecnologico che la storia pare delineare a favore del PC, tant'è che la Motorola commercializza il Dyna Tac 8000X con leggero anticipo sul primo personal computer (1982/83) ---> il peso era stato abbassato sotto il chilogrammo con autonomia nominale di 50 minuti circa con ben 4 ore di ricarica previste ---> Prezzo: 4000 dollari (!!!)

Il problema irrisolvibile rimaneva la batteria e infatti per tutti gli anni ottanta questi apparecchi rimangono vincolati all'ambito domestico. La mobilità è legata alla batteria e infatti sono per lo più un accessorio per le auto di lusso, altrimenti ti dovevi trascinare dietro una valigetta con un grosso pacco batteria. 

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Il cambio di passo si ha proprio agli inizi degli anni novanta con le trasmissioni che da analogico diventano digitali e soprattutto con l'avvento delle batterie NiMH commercializzate dalla giapponese Matsushita. 

Questo nel video era la baracca di cui parla il protagonista del romanzo ...

Prima di allora, il cellulare era ancora un oggetto riservato a delle élite come i manager o appunto i militari. Dopo, invece, diventa rapidamente uno strumento alla portata di tutti e che raccoglie un immediato successo commerciale.

Da qui a breve sopraggiungeranno le batterie al Litio che permetteranno la rivoluzione tecnologica del lap top, in cui si riunirà l'informatica alla tecnologia delle telecomunicazioni ---> Sotto questo punto di vista acquista una logica perversa il genocidio ruandese del 1994 che portò alla destabilizzazione dell'attuale Repubblica del Congo (Ex Zaire) e in particolare della regione confinante col Ruanda del Nord Kivu ad opera del generale Nkunda; a capo di una milizia denominata "I Ribelli per Cristo" e lui stesso si è sempre dichiarato un sacerdote della chiesa evangelica degli Avventisti del Settimo Giorno ---> L'80% del Coltan che serve a realizzare le batterie dei cellulari proviene dal Nord Kivu e per lo più oggi viene contrabbandato in Ruanda e venduto a una cifra irrisoria. 

Visto che in questo racconto parlo anche dell'esercito americano, ebbene, l'Africa e appestata da questi evangelisti americani per lo più millenaristi e siccome sono presenti anche nella gerarchia militare statunitense, finiscono per agire come una sorta di quinta colonna sul campo. Nel caso Ruandese sfilarono il Nord Kivu dall'influenza francese e non che quelli fossero meglio, ma per esempio, in Uganda si deve alla loro nefasta evangelizzazione la caccia agli omosessuali. 

Basta, ora parliamo della console Nintendo ---> Game Boy

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C'erano tanti tipi di console anche storicamente più importanti di quella NIntendo, ma questa come Motorola e anche Sony riguardo il successo del suo Walkman, ebbe l'intuizione di staccare la spina alla presa della parete e mettere in movimento il suo prodotto. 

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Una manciata di Pixel bastavano per muovere SuperMario Bros.  e il suo successo permise alla Nintendo di conquistare il mercato americano nella prima metà degli anni novanta con la sua Console domestica, che si vendeva con il videogioco in dotazione.

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So di aver fatto venire le lacrime agli occhi a qualcuno per la nostalgia dei bei tempi andati, quindi mi fermo qui ?

Segue un'altra tappa sul cammino del puritanesimo americano:

Puritanesimo, Loggia Massonica e Lobbismo

Assodato che la rivelazione giunge attraverso la Grazia di Dio (predestinazione), questo apre a un percorso di riscoperta spirituale (reminiscenza) per giungere all'illuminazione. In un certo senso, potremmo dire che il puritanesimo rilascia a tutti una patente di guida automobilistica con le regole morali dei giusti, ma poi lascia la libertà di compiere il proprio percorso attraverso l’esperienza individuale con Dio. Ne conviene un tipo di evangelismo molto rigoroso che promuove la libertà di pensiero e pretende che sia l’individuo a scoprire Dio, distinguendo non più il peccatore da redimere ma l’incapace da correggere. E’ il principio di merito che accomuna il puritanesimo con la massoneria.

Trovandoci dinanzi a delle organizzazioni unite da un segreto rivelato, è molto difficile cogliere gli elementi storici per capire come il puritanesimo fa giungere la massoneria a una dimensione spirituale (massoneria speculativa). La massoneria storica deriva dallo sforzo ingegneristico occorso per edificare 130 sontuose cattedrali che a seguito dell’Impero Carolingio di Aquisgrana, dettero il via a tre secoli in cui si movimentarono tali quantità di pietra, da rievocare lo sforzo egizio nella costruzione delle piramidi.

Per affrontare tali sfide ingegneristiche si dovette non solo andare a riscoprire la scienza degli antichi, ma anche pianificare l’organizzazione delle maestranze che servivano a realizzarle. La Gloria di Dio per manifestarsi aveva bisogno ancora più dei denari, dell’individuazione del talento che predispone a una certa arte e che sfuggiva alla discendenza dinastica. Fu così che si cominciò a distinguere attraverso la concretezza del lavoro, il merito con cui s’imparava l’arte e il genio che permetteva di farla giungere a risultati eccelsi. Era nella loggia (costruzione provvisoria ove si alloggiavano le maestranze) in cui ci si divideva per ordine di merito. Vi si custodiva anche la cassa dei denari, la cui gestione faceva capo al gran consiglio dei massoni, formato dalle cuspidi apicali di ogni arte impiegata nel lavoro. Di tutto ciò non esiste alcun testo unico che ne attesti una documentazione ufficiale, anche perché il successo dell’arte di ogni massoneria era custodito gelosamente e trasmesso solo agli adepti più fedeli.

Da alcuni documenti londinesi è emerso che nel 1212 l’organizzazione nei cantieri distingueva tre categorie di operai e circa un secolo dopo, questo sistema retribuiva il merito con un riconoscimento salariale più cospicuo. E’ nel 1300 che appare ufficialmente la qualifica di »freestone-mason« poi abbreviata in free-mason (massone/muratore). Con il termine »freestone« si indica una consistenza plasmabile, quindi questo muratore è colui che plasma la pietra e richiama quanto fa Dio con la creta ---> Anche se egli non può ovviamente infondere la vita nella sua arte, attraverso essa rende all'umanità la grandezza di Dio. Tecnicamente si tratta della più alta cuspide del merito ottenuto con l’impegno intellettuale, fisico e morale, dunque degno di essere retribuito in maniera superiore, per cui la ricchezza diventa un inequivocabile segno della Grazia di Dio.  

Nel 1717, in Inghilterra, quattro logge massoniche si uniscono per dar forma alla Gran Loggia di Londra. Questo segna un passo che porta oltre la specializzazione operante nel merito, mettendo in risalto le qualità morali necessarie a raggiungerlo ---> Massoneria Speculativa. Meno di un secolo prima c’era stata la guerra civile inglese, in cui si era tagliata la testa al Re che aveva innescato tensioni dinastiche, la stessa situazione religiosa non era meno tranquilla, questo portò numerosi intellettuali a redigere una costituzione della Gran Loggia che fosse il fulcro di una moralità basata sul merito espresso nel proprio ruolo sociale (Etica Professionale) a prescindere le classi nobiliari o ecclesiastiche. Questi principi fondamentali enunciati nel 1723 andarono poi ad attecchire nelle colonie britanniche e rimbalzarono in Francia per infiammare la Rivoluzione Francese.

A tutto questo si deve aggiungere l’ulteriore sfumatura della lobby, la cui etimologia (loggia) la riconduce alla storia della loggia massonica. Nella realtà si tratta di un più mero consociativismo, nei cui scopi c’è influenzare le decisioni della »loggia« di un parlamento legislativo, quindi, la parola lobby è più assimilabile al termine atrio/anticamera, in cui gli interessi delle corporazioni/fasci cercano di ottenere dei vantaggi oggettivi attraverso delle pressioni (lobbismo). Tecnicamente si possono intendere come delle lobby anche i sindacati dei lavoratori, i quali esercitano la propria influenza attraverso lo sciopero, quindi in netta concorrenza con gli interessi delle lobby capitalistiche. Si può ben dire che da questa contrapposizione è scaturita la lotta di classe nella società industriale, dai cui equilibri sono scaturite le democrazie occidentali moderne.  

Se guardiamo la storia del puritanesimo, ci accorgiamo che la lobby gioca un ruolo molto importante. Quando Luigi XIV nel 1685 dichiara definitivamente illegale il protestantesimo ugonotto (Editto di Fontainebleau) compie un atto radicale anche contro le lobby che tenevano in scacco la corona francese. Infatti, militavano nelle maestranze ugonotte molti ricchi borghesi che, uniti dal credo, si ritrovavano a formare un cartello finanziario capace di esprimere un’oggettiva pressione politica. La diaspora ugonotta ha un effetto deflagrante in tutta Europa perché andando a riparare negli altri Stati, i rifugiati vi portano da una parte i propri principi morali, ma dall'altra innestano nel tessuto economico il loro modo di fare lobby.

Questo accade in Germania, in Olanda ma anche in Inghilterra, dove trova riparo a Londra uno dei teologi ugonotti più affermati (Andrew Lortie). I rifugiati francesi erano per lo più borghesi, tra cui anche dei ricchi industriali, e occuparono fisicamente l’intero quartiere di Shoreditch, di fatto formando una lobby ugonotta a Londra. Portarono oltre manica il Know-how francese dell’industria tessile e insegnarono ai confratelli puritani le loro tradizioni. Di questo contagio culturale si distingue il quacquerismo che è particolarmente importante poiché si rese protagonista della Storia del puritanesimo americano.  

I primi quacqueri ebbero un’ampia diffusione nel periodo storico più confuso della storia inglese (XVII sec.), quando i profeti affollavano gli angoli delle piazze per portare il messaggio di Dio a loro rivelato. In questo contesto, tra le influenze teologiche dei quacqueri c’era persino il Libero Amore, la  Fede Panteista fino all'ateismo vero e proprio. Da quell'eredità rimase solo il rifiuto di ogni forma gerarchica, riconoscendo solo Dio come unica autorità fino al martirio.

I figli della luce (quacquero è un termine dispregiativo) erano una lobby finanziaria. Della Compagnia degli Amici faceva parte anche Robert Barclay dell’omonima banca, il quale fu governatore della colonia britannica in America dell’East Jersey. Anche la Banca Lloyds era stata fondata secondo i principi etici dettati dal quacquerismo e così tante altre società finanziarie come quelle assicurative, nel cui intento c’erano nobilissimi scopi sul tema dell’uguaglianza sociale. Grazie ai francesi dettero il via all'industria manifatturiera del telaio com'è tutt'oggi Clarks eccetera. Essi applicavano alle maestranze i principi della massoneria speculativa, facendo diventare così le loro fabbriche, il mezzo di una rivoluzione sociale meritocratica. La lobby quacquera si procurò dei diritti di sfruttamento coloniale e grazie a quelli fondò delle teocrazie basate sui loro principi di vita rivelati (es: Pennsylvania).  

In conclusione ---> La democrazia meritocratica libertaria americana è pervasa di quel puritanesimo che legittima il lobbismo ispirato ai principi della massoneria speculativa. Il sogno americano non è altro che l’affermazione personale attraverso l’impegno nel proprio lavoro, in cui il genio/talento coincide con la Grazia di Dio/predestinazione, di cui la ricchezza ne costituisce il segno evidente.

Ep23 (Motorola Tac)

Vuoto pneumatico --> Ero di nuovo solo come un cane; beh, questo non lo potevo dire perché mi rimaneva pur sempre Danko, ma diciamo che il livello di comunicazione tra me e il mondo era inferiore a quello di un essere umano e il suo cane.

“Buongiorno Conney!” Dovevo parlare con qualcuno e allora pensai di andare alla lavanderia. “Sei in anticipo questa settimana” Non è che facessi la corte a Rose O’reilly, cioè per me lei era come, non so ---> Tipo la Madonna, ecco. “Oh, mio Dio, Conney, che hai fatto!” Le piacevano le gelatine di frutta, mi aveva raccontato che da bambina stava ore a guardarle in una vetrina di Limerick, le sembravano belle come dei gioielli di qualche galeone dei pirati affondato in una rocambolesca avventura. “Questo cestino di gelatine è bellissimo!” Era successo per caso, solo dopo averle viste in vetrina, mi ricordai di Rose O’reilly e andai al negozio per incontrare la bambina di Limerick. “Sono troppo belle, non credo che riuscirò a mangiarle” Mia cara Rose, se non le mangi, le cose belle diventano amare come dei rimorsi ...

“Allora ti regalo la più preziosa” No, grazie perché le fragole mi facevano venire il prurito. “Sei ancora triste?” Rose O’reilly riusciva ad ascoltarmi con la stessa intimità e distacco con cui mi lavava le mutande. “Il parroco mi ha chiesto di te” Quello sporco delatore era al servizio del Generale. “E’ tuo padre, anch’io sarei preoccupata se mia figlia si cacciasse nei guai” Rachel faceva l’entreneuse a sua insaputa. “Pensi ancora a quella ragazza?” Vallo a capire perché mi sentivo aprire una voragine nel petto. “E’ quello che accade quando si perde chi si ama” Sposare Jennifer avrebbe avuto delle conseguenze sgradevoli. “Potevate fuggire lontano” Forse non avevo creduto abbastanza nel nostro amore?

“Conney, devi assolutamente gustare questa al limone!” Era bellissima quando poggiava i gomiti sul banco e si toglieva una ciabatta per carezzarsi il polpaccio con il piede nudo. “Allora è per lei che sei venuto” Disse quasi stizzita, perché le confidai che la sera prima ero uscito con Kim. “Lei viene due giorni a settimana per stirare” Kim le doveva proprio stare sul culo! “Sarò sincera, quella ragazza non mi piace” Neanche io ero uno stinco di Santo. “Conney, tutte le ragazze di Farmingdale accetterebbero un tuo invito a cena” Forse mi stava sopravvalutando. “Fa come credi, ma ricorda il mio avvertimento” Con Kim era successo tutto per caso e in fondo una pomiciata in macchina non significava niente. “Dammi il tuo numero, così ti telefono quando la tua roba è pronta” La storia di Kim l’ha indispettì proprio di brutto!   

Mi lasciai alle spalle lo scampanellio della porta a vetro della lavanderia con l’ansia di tornare sul marciapiede ---> Che direzione avrei preso? La cosa più spaventosa della solitudine è la mancanza di punti di riferimento. Pensai di prendere la direzione per andare a litigare con Rod ---> Doveva smetterla di raccontare in giro puttanate sul mio conto! “Salve Conney, non ti ricordi di me?” Sull’incrocio di Main St. e Conklin, mi sorpresi di essere riconosciuto per strada. “Sono Clark, il tuo consulente finanziario” Non sapevo neanche di averne uno. “Ci siamo incontrati al Roof del Country Club, ti ricordi?” Possibile che mi potessi dimenticare di un bel manzo del genere? Beh, sarebbe stato comunque scortese dirgli che non mi ricordavo di lui. “Posso offrirti un caffè?” Perché No?  

“Non trovi anche tu che oggi faccia troppo caldo per stare in strada?” Come posso descrivere Clark? ---> Aveva dei capelli neri e spessi con la riga da una parte che gli calava sulla bella fronte ampia e che usava mandare indietro con un piccolo colpo di dita. “Ci sediamo qui?” Clark doveva essere uno di quegli uomini che si devono rasare più volte al giorno e per questo usano il rasoio elettrico che gli lascia un alone scuro di ricrescita sul volto. “Un espresso per me e un Te freddo per il mio amico” I suoi grandi occhi neri avevano una forma allungata come quelli della Magna Grecia italiana e del resto aveva anche la pelle color pollo arrostito. “Dannazione, se fa caldo!” Sudava molto e dopo aver allentato il nodo della cravatta, si tolse anche la giacca e la camicia aveva ampi aloni umidicci. “Ci deve essere il climatizzatore fuori servizio” Portava un paio di quei mocassini dalla punta squadrata che ti fanno apparire il piede di almeno quattro numeri più grosso. “Allora, hai pensato a quel nostro discorso?” Ma di che cazzo stava parlando? “Andiamo Conney, devi pensare al tuo futuro!” Non avrà mica voluto vendermi una fottuta polizza assicurativa?

“Lo hai visto anche tu quanto ti sono costate le spese dentistiche” Non mi ero ricordato di lui perché quel giorno al Country Club portava i capelli tutti impomatati all’indietro e non aveva neanche un filo di barba. “La mia assicurazione ti avrebbe coperto tutto” Clark era il genero del direttore di filiale dell’EAB Bank, ma era troppo arrivista per essere uno che era nato ricco. “La famiglia di mia madre proviene dal libano” Ecco spiegati quei caratteri somatici segnati dal sole del mediterraneo orientale. “Tu sei italiano, non è così?” Clark aveva un’agenzia finanziaria e c’era da scommetterci che sottraeva i clienti al suocero “Riguardo alla polizza?” Se la poteva ficcare nel culo, tuttavia poteva aiutarmi per una faccenda che mi premeva di più. “Di che si tratta?” Era questo il motivo per cui gli avevo dato spago al Country Club. “La discrezione è tutto, lo sai?” Appoggiò i gomiti sul tavolo e si protese verso di me per parlarmi a voce bassa, quando gli accennai della riservatezza che richiedeva la mia faccenda.

Dovevo trovare il modo di usare la carta di credito senza che il Generale lo sapesse. “Ti daremo una nuova carta” Mi propose di entrare in affari con la sua società finanziaria. “Il mio socio è un lupo di Wall Street” Io non ci capivo niente di roba tipo investimenti in borsa eccetera. “Questo è il mio lavoro, Conney!” Io non volevo truffare il Generale come faceva lui col suocero. “Il tuo è un conto coperto, capisci?” Mi stava parlando in ostrogoto. “Lo useremo come un fondo fiduciario” Chi pagava? “Il tuo debito finisce in un Trust obbligazionario” Ci capivo meno di prima. “Il trust rende sicuro il tuo debito che si piazza sul mercato” Potevo usare quella loro carta di credito a sbafo? “Pagherà chi acquista il titolo finanziario, capisci?” Però alle brutte sarebbe finito tutto sul numero della carta di credito originale. “Tu hai qualche risparmio e uno stipendio fisso, giusto?” Ecco qua la fregatura. “Lascia fare a me” Col cazzo! “Ti controllo io le spese” Cioè? “Devi fidarti di me” E certo, davo tutti i miei soldi a uno che fregava il suocero. “Sotto i mille dollari fai come vuoi” Questo lo potevo già fare. “Per le spese superiori, ci pensa il tuo consulente finanziario” Disse, imitando con le mani il gesto di un prestigiatore.

Neanche mi ricordo di avergli detto Sì, ma almeno in questo si dimostrava bravo perché in quattro e quattr’otto, dopo esserci scambiati il numero di cellulare, mi ritrovai in affari con lui.  »Benvenuto nei rampanti anni novanta« Mi dissi ---> I soldi si facevano con i soldi e gli affari si concludevano al cellulare ed il PC. Il mio caro Motorola Tac mi aveva salvato la vita in diverse occasioni ---> Quell’aggeggio era il coltellino svizzero della telecomunicazione. Tuttavia, non sapevo ancora se ero in grado di usarlo come il terminale di tutta la mia vita sociale. “Woof” Tornai in camera mia e lo collegai al notebook. “Woof” Ci volle poco per ristabilire le impostazioni che nel telefono erano di default. “Woof” C’impiegai invece un sacco di tempo per trascrivere i numeri di telefono sulla rubrica digitale usando quella dannata tastiera alfa-numerica. “Woof!” Danko rompeva le scatole perché voleva uscire e mi pisciò in camera solo per farmi dispetto, stronzo!

“Hey, Conney!” Accidenti, di nuovo quel soldato --> Salve mi chiamo Geoffrey e sono il soldato più bravo del mondo --> ma chi ti conosce! “Conney, il cane non ... ” Lo avevo appena scoperto perché non lo dovevo portare in camera. “Se il Colonnello ... ” Lui era a Miami come la metà della popolazione di Long Island. “Stasera ti vanno due tiri al canestro?” Ok, basta che si faceva i cazzi suoi. “Alle sei in palestra?” Aspetta e spera ---> Ancora non capivo perché quel soldato mi trattava da vecchio amico. “Woof” Portai il cane a scorrazzare intorno al parcheggio degli Scuolabus perché sapevo quanto gli piacesse farla sempre negli stessi angoli. “Woof ... Woof” Danko era come me e amava la compagnia delle abitudini --> Il cicalino del cellulare trilla --> Associavo inconsciamente quel suono alle direttive dal comando, fin allora era sempre stato così e mi faceva l’effetto della scossa elettrica per un ratto nella skinner box. “Hey amico, ho il cappello di Brad” Era JT che aveva ritrovato il mio cappellino dei Giants ---> Quella breve conversazione sbloccò la connessione dal ponte radio.

>>Hi, Call Kim<< Avevo ricevuto molte chiamate dal fisso di Kim e poi un messaggio di Brienne che mi diceva di chiamarla. “Tu e Brad potete accompagnarci al centro commerciale domani?” Preferii telefonare al mobile di Brienne perché su un fisso ti può rispondere chiunque. “Per sempre!” Brienne ci rimase malissimo alla notizia che Brad se n’era volato via. “Dannazione, che stronzo!” Cos’è, forse si pentiva di averglielo succhiato? “Mi ha ingannata!” Che andava dicendo? La sera prima Brad aveva ripetuto fino allo sfinimento che era sposato e quanto amasse la moglie. “Sì, ma pensavo che gli piacessi almeno un po’” Brienne confidava troppo nelle sue belle tette. “Io che faccio adesso?” Veniva a fare shopping con Kim e me. “Questo non è uguale” E certo, quell’invito era un incasso per il servizio reso. “Che dici, Conney!” Gli uomini sposati sono notoriamente i più generosi. “Brad mi piaceva veramente!” Balle, per tutta la serata aveva fatto commenti su ogni ragazzetto che le era passato sotto il naso.

“Woof” Dannato cane! Cercai inutilmente di lasciarlo nel box e dovetti sgattaiolare dalla porta di sicurezza per riportarmelo in camera o Geoffrey mi avrebbe attacco un’altra pippa delle sue. “Temevo che mi avessi flippata!” No, la telefonata si era interrotta perché avevo caricato poco la batteria del cellulare. “Tu che fai oggi?” Brienne mi rispose fin dall’inizio con la voce ammiccante. “Io mi annoio da morire” Ci stava provando con me? “Kim è impegnata tutto il giorno” Lavorava nel ristorante vietnamita di un suo parente. “Invece io sono libera anche ora” Che puttanella! “Sarebbe stupido annoiarci in due, non credi?” Brienne aveva compiuto diciotto anni all’inizio dell’anno e quello che stava facendo si chiamava »adescamento«. “Ade ... cosa?” E lo so ---> Un corteggiatore non desiderato è automaticamente un molestatore mentre una donna ammiccante che mira al portafogli di un uomo non può essere definita zoccola. “Andiamo Conney, io ho bisogno di quel vestito!” Io non le stavo facendo la paternale, ma volevo solo che lei e Kim capissero di stare scodinzolando davanti al merlo sbagliato ...

“Va a farti fottere!” Brienne fu assai meno gentile al momento di sbattermi il telefono in faccia ---> Che mi fossi sbagliato sul suo conto? >>do U wanna gotcha>>don't piss off me>>I got a bud 4 U>>what kind is he?>> not cute sucker rich>>married or single>>daddy>>mature>>not much>>tomorrow at 10am in the mall??>>ok<< Non mi ero sbagliato. Un’altra novità introdotta dalla comunicazione con i cellulari era il dialogo epistolare in tempo reale --> In una chat si riesce a scrivere quello che probabilmente non ti uscirebbe mai di bocca --> Avevo appena combinato un incontro tra Brienne e Rod! Ora dovevo trovare un pretesto per trascinare Rod in quel centro commerciale. >>Devo parlarti delle balle di merda che vai raccontando sul mio conto<< Sì, avrebbe sicuramente risposto a quell’sms. >>non so di che parli!!!<< Neanche cinque minuti dopo, Rod era già nel panico. >>domani al centro commerciale<< Fu più facile di quanto pensassi!

Io non mi ero ancora reso conto di quanto i cellulari riuscissero ad accelerare la vita. Mi bastò riaccendere il mio per seppellire nel passato quella mesta mattinata. Clark m’invitò per pranzo in un locale sull’Hempstead Turpike, all’altezza della Chiesa Cristiana dove, poco distante, in una casetta molto bella, teneva il suo ufficio dell’agenzia finanziaria. “C’era da morire dal ridere!” Per tutto il tempo mi domandai se Clark fosse simpatico o ci sapesse solo fare con i clienti. “Ti avevo davanti e non sapevo che fare!” Riusciva persino a prendermi per culo senza farmi incazzare. “Lo sapevo che era per l’anestesia del dentista” Si mise a raccontare di quando ero andato a chiedere il prestito completamente tuonato. “Avevi una tale faccia!” Non mi ricordavo quasi un cazzo di quei fatti. “Quando poi ti ho dato quel caffè” Ecco perché mi prese a scoreggiare nel furgone di Brad! “Oh mio Dio, è stato il giorno più divertente di sempre” Beh, allora doveva proprio avere una vita di merda. “Ti giuro!” Ok, basta!

Di ritorno, superato il cavalcavia ferroviario, all’incrocio con Merritts Rd, riconobbi il minimarket dove forse stava lavorando Ralph. Avevo promesso a JT che lo andavo a prendere sul cantiere, ma avevo ancora un paio d’ore e decisi di fermarmi ---> Volevo dare il mio numero di cellulare a Ralph. Girovagai tra gli scaffali per circa un quarto d’ora, aspettando di vederlo spuntare fuori da qualche parte, tanto che oramai il tizio alla cassa aveva preso a guardarmi di sottecchi ---> Presi allora un six pack di birre con un sacchetto gigante di Doritos al formaggio. “Sì, ha lavorato qui” Quando andai a pagare, chiesi notizie al tizio alla cassa. “E’ scomparso nel nulla” Probabile che alla fine fosse tornato a casa sua. “Tu sei un suo amico?” Anche Ralph aveva l’istinto della gallina. “Puoi restituirgli le cose che ha lasciato nel suo armadietto?” Un mazzo di chiavi, due magliette con il logo della Corona Beer e un pacchetto di Lucky Strike morbide con dei fiammiferi del 323 ---> Ralph non fumava ...

Mentre guidavo ancora nel parcheggio, sfilai davanti alla farmacia in cui lavorava la madre di Danny ---> Lei doveva sapere com’erano andate le cose ma, solo l’idea di riavvicinarmi anche indirettamente a Danny mi turbava. Mi dissi che quello era un capitolo chiuso e non dovevo rimproverarmi nulla perché avevo fatto tutto il possibile per aiutare Ralph ---> Se solo gli avessi dato il mio numero di cellulare, cazzo! Mi avviai su Conklin Street con un brutto presentimento ---> Perché sparire in quel modo? Andavo avanti di semaforo in semaforo con questo rimorso che mi azzannava la coscienza. Quando arrivai davanti alla stazione dei vigili del fuoco, quasi d’impulso misi la freccia e svoltai su Carmans Rd ---> Stavo andando da Brienne. Ci misi un po’ a orizzontarmi, però mi bastò imboccare Birch Ave per riconoscere le rotonde stradali ovali, intorno a una delle quali si affacciava la villetta di Brienne.   

Parcheggiai davanti casa sua e gli mandai un sms. “Salve, Conney!” Uscì direttamente e in bikini! “Che fai ancora qui fuori, entra” Non mi sarei aspettato un’accoglienza così calorosa. “Che bel cane!” Povero Danko, era chiuso in macchina da ore. “Ti va un tuffo in piscina?” La famiglia di Brienne, se non era ricca, era di certo benestante. “I miei lavorano all’aeroporto della Repubblica” Era da sola in casa? “C’è quel coglione di mio fratello al Nintendo” Anche Danko aveva trovato una cagna giocherellona e impazzì appena le annusò il culo. “Sicuro che non ti va di fare un tuffo?” I miei complicati trascorsi a mollo nel cloro, mi avevano fatto sviluppare una fobia per le piscine. “Questo Rod non sarà vecchio?” Difficile a dirsi per un under venti che chiama vecchio chiunque sopra i venticinque. “Sei avvertito perché a me fanno schifo i vecchi” Mi domandavo perché una ragazza cui non mancava nulla, si prestasse a simili giochi per l’abito di una stupida festa. “Tu non sai che sono stata fotografata per Seventeen” Oddio, ascoltando i suoi discorsi, mi pareva di vivere un déjà-vu della mia adolescenza.

“Ti prego, sto morendo di noia!” Tutto quel dire di feste glam e del suo improbabile futuro di fotomodella, per poi supplicarmi di portarla con me a recuperare un operaio edile dal cantiere. “Ci metto un attimo a cambiarmi” Un attimo si fa per dire quando si parla di ragazze, ma intanto avevo il mio bel da fare per convincere Danko a interrompere il suo idillio amoroso con la labrador sovrappeso. “Buoni i Doritos al formaggio!” Tra qualche anno Brienne sarebbe diventata una palla di lardo come la sua cagna. “Questo è l’aeroporto dove lavora il mio papino” La cosa buona era che Brienne parlava a ruota continua impedendomi di pensare. “Sarebbe fico se ti lanciassi tipo dall’aereo!” E da dove si sarebbe dovuto lanciare un paracadutista? “Che scemo, dicevo con l’aereo di papino” Il padre era proprietario di un aereo taxi.

“Fottiti, stronza!” Tra una cosa e l’altra, arrivammo tardi al cantiere dietro al Cimitero Nazionale e JT ci stava aspettando con il mio cappellino in testa. “Io lavoro e non mi sbatto senza fare un cazzo come fai tu” Eppure sembrava che non se la fosse presa, ma poi Brienne non volle cedere il sedile anteriore a JT e disse che puzzava, turandosi il naso con disgusto. “Vacci tu dietro con il cane, cagna” Se non intervenivo, sarebbero arrivati alle mani. “Posso tenermela sul serio?”Comprare i Doritos fu una scelta azzeccata perché anche JT fu entusiasta di affondarci le mani e poi sgraffignò una birra, anche se per quella non gli sarebbero bastati neanche i suoi quasi diciotto anni. “Posso prendere anche l’altra per JJ?” Parlava delle magliette di Ralph e fui felice di disfarmene. “Svolta nel Colonial, per favore” Il Colonial Spring lo stavano costruendo proprio dall’altra parte della strada che costeggiava il National Cemetery.

“Ho appena detto che ci vuole solo qualche minuto, cagna!” Brienne si era messa a fare la stronza su tutto e si lamentò anche della sosta non prevista. “Mi domando come Hailey possa sbrodare per quel perdente” La famiglia di JT lavorava tutta nel campo dell’edilizia e in quel posto c’era il furgone da elettricista del cugino Vinnie ---> Disse che doveva avvertirlo che sarebbe venuto via con me. “Conney, io mi sto annoiando!” Brienne stava proprio esagerando perché JT fu di parola e tornò alla macchina dopo pochi minuti accompagnato da Vinnie ---> Un tipo moro sulla trentina, un po’ forte di pancia con il caschetto giallo in testa e l’imbracatura da cantiere, sulla sua faccia riconobbi subito gli stessi occhi buoni di JJ. “Lui è Vinnie, il fratello di JJ” Scesi dall’auto per stringergli la mano, però fu molto sospettoso nei miei riguardi. “Conney è un soldato, vero Conney?” Si sbrigò a dire JT perché sicuramente il cugino era venuto a sincerarsi che non fossi una cattiva compagnia.

“Allora io e JJ torniamo a casa con Conney” Vinnie mi concesse il beneficio del dubbio, ma si vedeva che stava dando quel consenso di malavoglia. “A Conney, me li riporti dritti a casa, ci siamo intesi?” Mi disse esibendo un atteggiamento poco credibile da goodfellas, tipo film di Scorsese. “Conney, io mi sto annoiando!” A Brienne non importava un cazzo della sacralità di quei gesti, in cui noi maschioni ci stavamo annusando le palle in maniera guardinga. “Che c’importa di JJ, Conney!” Proprio non capivo la sua fretta per tornare in un posto da dove era andata via perché si annoiava di più . “Salve Brienne” Vinnie non si era ancora accorto di lei e si affacciò nella portiera dell’auto per salutarla. “Frank lo sa che monti sopra alle macchine sconosciute?” La macchina sconosciuta ero io e Frank il padre di Brienne ---> Quelli si conoscevano tutti. “Vinnie non rompere che Conney è tipo un super ricco e famoso, OK?” Per Brienne essere apparso nella cronaca dei network locali significava diventare ricchi e famosi.

“Woof” Ci si mise pure Danko che fece a Vinnie uno dei suoi sorrisi ringhiosi. “Bel cane!” Per fortuna che gli piacevano così tanto i cani, da non accorgersi delle birre sul sedile posteriore. “Allora è addestrato bene” Gli spiegai che Danko era un ricognitore che si godeva la pensione come mascotte della Base. “Anch’io voglio comprarmi un cane e addestrarlo bene” Quel pretesto ci consentì di scambiare qualche chiacchiera che almeno un po’ lo rassicurò sul mio conto. “Dritti a casa, ci siamo intesi?” Servì anche a far passare il tempo che almeno per me volò via, ma non per Brienne. “Fottiti JJ, credevo di diventarci vecchia ad aspettarti” JJ arrivò di corsa con indosso la divisa del chiosco di Hot Dog dove lavorava. “Scusa, Brienne” Saltò sul sedile posteriore dell’auto e lui e JT si scambiarono degli amichevoli sberleffi. “Ci vediamo a casa!” Urlò JT al cugino, sporgendosi dal finestrino mentre uscivo dal parcheggio.

“Tirala su, dai” JT era eccitato come se stesse andando in gita scolastica. “Alla crew di Michael Park” Li vidi dallo specchietto retrovisore infilarsi le magliette gialle della Corona Beer e poi stapparono due birre, battezzando così la loro appena nata banda di quartiere. “Siete solo dei ridicoli” Brienne sedeva sulle ginocchia abbracciando la spalliera del sedile mentre continuava a beccarsi con i ragazzi. “Per stare in una crew si deve tipo saper ballare tosto” Non era come uscire con Danny e Ralph, questi erano proprio dei ragazzini! “Io sputo la rima nel mic e tu JJ dammi il tuo groove” JT rispose a Brienne rappando spavaldamente con JJ che faceva il beat box boy. “JT è un fottuto ubriacone, capito che sei un ubriacone di merda, merda, merda, merda” Brienne che urlava e JT che si agitava e pure Danko ci si metteva abbaiando a tempo di rap ---> Che casino! Tirai il freno a mano e sequestrai le birre, compresa quella che JT con un gesto di sfida, aveva tentato di ingollare tutto di un fiato. “Ben ti sta, stupida” A Brienne la costrinsi ad allacciare la cintura e mi bastò un’occhiata per zittire le sue rimostranze.

“Mi hai fatto male, cazzo!” Sì, avevo esagerato con JT, lui però mi aveva sfidato ed io ero calibrato per reagire in modalità automatica. “Lo vedi il sangue, fottuto cane bastardo!” Forse parlava con Danko che ancora ringhiava aizzato dalla bolgia. “Grazie tanto!” Disse polemicamente ---> Tutte quelle storie perché si era tagliato il labbro con il bordo della lattina e allora gli gettai sul sedile posteriore la scatola dei kleenex. Mi dispiaceva aver rovinato il clima di festa, però non potevo esimermi dalla responsabilità di cui Vinnie mi aveva investito. “Per andare a lavoro prendiamo il treno e scendiamo alla stazione di Pinelawn” Ero un adulto e mi misi a fare discorsi da vecchio. “Non hanno l’auto perché sono due perdenti” Gli chiesi come mai non avessero la patente di guida e Brienne intervenne con parole lapidarie. “Mettiamo i soldi da parte per comprarci un furgone” Ribatté timidamente JJ e per Brienne fu una fortuna che JT si era appisolato.

“Ci vediamo domani, tesoro” Brienne usò proprio queste parole per salutarmi davanti casa sua e mi dette pure un bacino sulle labbra e si voltò per ben due volte prima di entrare in casa! “Mi sa che ti ha puntato” Commentò JJ, forse divertito dal disorientamento che mi si leggeva in faccia. “Scusa per le bugie che ti ho raccontato” Si riferiva alle cazzate che mi aveva rifilato sul suo lavoro, ma non volevo che si vergognasse della divisa bianca e rossa con sopra scritto »Nathan’s Famous Hot Dogs«. “Ecco, la vedi?” Veloce come uno scoiattolo, saltò sul sedile anteriore e mi fece vedere la sua patente di guida. “Posso sul serio?” Non bisognava essere dei geni per capire il motivo per cui me l’aveva mostrata e allora gli proposi di guidare. “Ti dispiace se percorro il giro largo?” E perché non farci una puntatina a Farmingdale? “Quest’auto è tostissima, Conney!” Non si rendeva conto di quanto fosse fico lui con quella luce entusiasta negli occhi ...

Ep24 (O Sole Mio)

 “Guagliò, chista casa unné ‘na albergo” Saranno state non più delle otto quando JJ accostò su Birch Ave, all’altezza di Michael Park. “Uè, papà, manco fosse o scuro!” Qui le case erano più piccole e alcune avevano l’erba del prato non proprio curatissima. “Annamo a pazzia’ colla Dolce Vita!” Vidi arrivare con passo deciso questo tizio in canotta e short, che esordì con uno scappellotto dato a tradimento mentre JT mi stava salutando. “Chiss’ a chi è?” Sulle prime rimasi disorientato, ma poi compresi che stavano parlando italiano e precisamente in napoletano --> Ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti, Signore --> Mi presentati scandendo il mio ordine e grado per vestirmi dell’uniforme che non avevo e sortire un minimo d’effetto su quelle presentazioni fin troppo informali.

“Sorry?” Mr Trotta era buffo con quella mimica facciale straordinaria che parlava al posto suo. “Do You understand italiano?” Mi sembrava evidente, se mi ero appena presentato in italiano. “Ohi maro’, Conney è italiano!” Disse JT a JJ che si chiamava Giovanni Giovannoni mentre JT stava per Giovanni Trotta. “Guaglio’ ma tu vieni proprio da Roma, in Italia?” Difficile raccontare quello che successe perché capivo solo quando si sforzavano di parlare un italiano comprensibile per me. “Giuseppi’ abbiamo ospiti” Fui letteralmente trascinato in quella casa che brulicava di italiani e non mi potei sottrarre dall’essere presentato a tutti. “Nonna Adelina, questo ragazzo viene dall’Italia!” Conobbi dalla capostipite all’ultimo nipote che mi fu schiantato in braccio e iniziò a frignare. “Di’ ‘no poco Adeli’, chi facesse u surdato, u comparetto?” Mi persi in quella baraonda che aveva un suono più di un significato. “S’è muort in Corea i nelle Filippiche” Dovetti fare mente locale per convincermi che non mi avessero scambiato per qualche parente. “A mammà quali filippiche, chill’ morisse nelle Filippine, aggia capito a mo’” Non ci capivo un cazzo, ma era comunque una festa!

Il tempo di quegli oriundi italiani si era fermato a quando lasciarono il loro paese. “Dicce, dicce ‘no poco” Mr Trotta era americano e aveva perso anche l’accento tonico, però quando parlava in italiano, tornava a essere la quinta essenza di una napoletanità oramai scomparsa. “Il Papa, dicce del Papa, chill’ a Roma sta” Senza capire come, mi ritrovai a cena con loro ed era imbarazzante solo quando tentavo di emettere anch’io un suono in quel carosello popolare ---> Si zittivano tutti magicamente! “U comme parla garbato, si sente che un ufficiale, u vero?” Mi sarebbe piaciuto rispondere adeguatamente alla loro verve, ma la sola cosa che mi riusciva era sorridere. “Andreotti ci sta ancora?” Ci sentimmo tutti affratellati nell’overdose di carboidrati e durante la cena si aggiunsero altri ancora. “La fontana di Trevi, u che bella!” La tavolata si allungava sempre di più. “A Conney e me lo dovevi dire che eri paesano” Arrivò anche Vinnie con la sua famiglia. “Va a prendere quella povera bestia, sbrigati!” Alla fine fu invitato anche Danko al banchetto luculliano.

 “Lucia, assettate!” Quando vidi offrire anche a Danko una porzione di maccheroni al ragù, dovetti ricacciare in fondo alla memoria il pensiero delle direttive di Brad. “Felice d’incontrarti, Conney” In quel momento giunse Lucia, la primogenita di Mr Trotta e orgoglio di famiglia perché laureata al CUNI  »Università pubblica di New York«. “Questo è mio marito Paul Kowalsky” Cognome e faccia da polacco ---> Sembrava molto più vecchio di lei. “Lo sapevate che Conney è dei Corpi Speciali?” Lucia, invece, non doveva essere molto più grande di me ---> Era bella con quella capigliatura folta e selvaggia, lo sguardo deciso e le labbra carnose. “Chiss’ è comme a Rambo, lo capiste a cossì?” Mingherlina come JT, si vedeva che aveva anche lo stesso carattere indomito e ricorreva alla teatralità del napoletano, solo per rimarcare dei paradossi che facevano ogni volta esplodere delle grasse ristate. “Suo padre è un Generale!” Ma perché ce l’aveva con me?

“Ti piace giocare alla guerra, vero Conney?” Lucia mi attaccò subito frontalmente con un tono da requisitoria. “Lui lo mandano a fare il lavoro sporco, non è così Conney?” Lucia era una di quelle pacifiste che vedevano complotti dell’esercito ovunque. “Uè, Uè a Conney unne success ‘na disgrazia!” Mr Trotta sdrammatizzò così lo sguardo minaccioso con cui avevo raccolto il guanto di sfida della militante democratica. “A Luci’ quietate ‘no poco che a Conney è ‘no bravo guaglione” L’allegra baraonda sonora ricominciò, ma non coinvolse Lucia che continuava a tirarmi frecciate ad ogni occasione. “Metti a ca, unno vedi che chisso è ‘na colonna d’ommo” Doppia razione di maccheroni.

“Anyway, tu sei nato a Roma ma coming from Boston” Mr Trotta e anche tutti gli altri, presero a parlarmi in uno strano inglese famigliare che era tuttavia più comprensibile del dialetto napoletano. “Conney è stato adottato da un Generale italoamericano” Lucia mi stava proprio rompendo i coglioni! “Gli ammericano song raccisto, tutt’ quant’ è u ver’?” Non sapevo se mettermi a piangere o a ridere o vomitare, quando nonna Adelina per poco non sputava la dentiera sul tavolo, tanto l’enfasi che ci mise in quella sua dichiarazione. “Statte calma nonnì che ti fa male inquietarti” Lucia sapeva tutto di me perché la sua miglior amica era la speaker del network locale. “Brutta storia, ragazzo” Sì, quella brutta storia iniziava a perseguitarmi e dal momento che arrivò Lucia, si era cominciata a passare di orecchio in orecchio, fino a provocare quell’uscita della nonnina.

“Tu non capisci perché sei un privilegiato” Non ero d’accordo ad accomunare la discriminazione dei latini al segregazionismo patito dagli afroamericani. “Qui non ci volevano, Conney!” Quando la famiglia Trotta-Giovannoni si trasferì a Long Island dal Bronx, il comitato di quartiere raccolse le firme per una petizione al fine di revocargli l’atto di vendita della casa. “Dicevano che avremmo portato la mafia, che noi donne siamo cagne e i nostri ragazzi degli stupratori” Si vedeva che Lucia le aveva patite sulla sua pelle quelle infamie e persino la folta chioma crespa dei suoi capelli pareva incendiarsi per il rancore. “Lucia esagera!” Intervenne Giuseppina, vistosamente preoccupata. “A Luci’ nun te scurda’ che chiss’ sempre a no surdate esse!” Forse sperava che proseguendo quella frase in napoletano non la capissi. “Surdate, poliziotti o giudici nun conta se song italiani, u vo’ capì mammà!” Era evidente la motivazione che aveva spinto Lucia a laurearsi in legge.

“Mo basta, a Luci’!” Sancì il capo famiglia. “Le cose sono cambiate, vero Conney?” E che ne potevo sapere io? “Gli italiani comme a ‘isso nun song più comme a noie, chisse song a diventate pegg’ e loro” Ribatté imperterrita Lucia e aveva ragione perché gli italiani ricchi avevano imparato a fare lobby, ma gli esclusi come loro pativano le stesse discriminazioni dei latinos. “A Conney, tu pensavi che ti facessero veramente sposare quella ragazza?” No, Padre Cornelius si era dimostrato fin troppo disponibile nei miei confronti. Era quella storia che era stata venduta ai giornali nei canoni del romanticismo di Romeo e Giulietta . “Diglielo anche tu, Conney” Cosa avrei dovuto raccontare? Che Jennifer era stata messa in cinta all’età di tredici anni dal ragazzetto vicino di casa? Che Olivia aiutata dalle altre dame di carità della loggia, l’avevano probabilmente indotta all’aborto con chissà quali sensi di colpa? E che Padre Cornelius non aveva sparato contro di me? Io pensavo invece che tutti dovessero farsi un bel pacco di cazzi loro.

“Hai visto che hai fatto!” Mi ero alzato da tavola per congedarmi perché mi ero rotto i coglioni di sentire i fatti i miei in bocca a degli estranei. “Rimani almeno per l’ammazzacaffè” Sì, non volevo offendere quella brava gente, invece persi ulteriormente il rispetto di Lucia che abbozzò male il mio rifiuto a sostenerla. “Mi dispiace per prima” Lucia mi raggiunse in salotto, dove Mr Trotta e gli altri maschi di famiglia si erano riuniti per l’ammazzacaffè. “Ti piace fare la guerra, Conney?” Era impossibile che una ragazza intelligente come lei non capisse quanto inopportune fossero le sue domande. “Tu sei troppo grande per pazzià con mio fratello, o capisti?” L’avevo conosciuto per caso e mi aveva chiesto un passaggio a casa, tutto qua. “JT ti ha invitato alla sua festa e vi rivedrete, non è così?” Di che si preoccupava? “Che cerca uno come te, a casa mia?” Il tempo perduto. Avevo l’età di JT quando mi arruolai e sentivo di aver perso gli anni migliori della mia vita. Invidiavo la normalità di cui mi avevano preso a parte quella sera ed è strano come tutti si sforzino di essere eccezionali, quando invece la cosa più complicata del mondo è costruire un rapporto famigliare come il loro.

“Per noi cattolici la famiglia ha un valore diverso” Sì, anche quella stessa casa che aveva tre piani era diversa da tutte le altre, fatta per contenere una famiglia che si allarga e non si disperde. “Allora ti devi trovare una brava ragazza italiana” Fui felice di vederle comparire sulla faccia accigliata quel sorriso malizioso. “Toni, vieni qua” Lucia chiamò il secondogenito di casa che doveva avere grosso modo la mia stessa età. “Ce l’hai un’amica da presentare a Conney?” Ma che stava facendo? “Luci’ song affaticato e me vado a cuccà” Capelli lunghi e codino, toppa ai jeans sdruciti con la bandiera giamaicana e occhio lucido ---> Toni si faceva le canne altro che! “Io c’ho provato” Disse Lucia, coinvolgendomi nella sua risata perché ci spiegammo tutto in un solo sguardo. “Ti accorgerai presto che in questa casa c’è assai poco ordine e disciplina” Una volta risolto il piccolo diverbio con Lucia, cercai di nuovo ad accomiatarmi. “No, senza complimenti, sali di sopra che quello è stanco e si colica presto” Avrei lasciato i saluti a lei per JT, ma Lucia e poi anche Giuseppina, mi spinsero praticamente su per le scale per andare nella sua stanza.

Il secondo piano era un corridoio che proseguiva nella rampa di scale del terzo. Contai le porte per individuare quella giusta e chiamai JT prima di bussare, ma lui non rispondeva e la porta si aprì non appena ci poggiai la mano sopra ---> Ronfava nel letto in mutande con un ventilatore lanciato a manetta. Sulla parete sventolava un poster di Eminem mentre dal piccolo televisore arrivavano le risate idiote di Beavis and Butt-head. Entrando nella sua stanza fui avvampato da un senso di pudicizia ---> Conoscevo appena quel ragazzetto e non avevo il diritto di leggere il diario che vidi aprirsi insieme alla porta proprio come fosse la copertina di un libro. Ogni dettaglio della sua stanza era un corpuscolo di memoria sedimentato in quell’invaso di vita. Istintivamente percepii i suoi ricordi e con loro le emozioni e tutti gli sguardi che fin da bambino aveva rivolto oltre la finestra a ogni risveglio e prima di addormentarsi la sera ---> Io non avevo il diritto di guardare tra le pieghe della sua intimità.

“Fatica assai” JJ mi aveva seguito e cominciò a parlare restando appoggiato allo stipite della porta. “Vuoi conoscere i miei genitori?” La sua voce sospirata peggiorò il trambusto emotivo che stavo patendo. “Noi abitiamo di sopra” Il terzo piano era poco più di un solaio ---> Due camerette, un bagno e un salotto in cui c’erano anche due fornelli da campeggio poggiati su un tavolino, insieme ai barattoli del caffè e delle spezie mediterranee. “Lei è mia madre” Ora mi spiegavo perché i genitori di JJ erano mancati all’appello delle presentazioni. “Si chiama Annuccia” Soffriva di diabete e le avevano amputato le gambe. “Gianni, No!” Pasqualina, sua sorella, quasi si metteva a piangere quando ci sorprese nella camera di Annuccia. “Scusa, Conney” E di che? Tanto sua madre era talmente sedata che neanche si accorse di noi.

E’ proprio vero che se la fortuna è ceca, la iella ci vede benissimo! “Ti presento nostro padre” Alzheimer ---> Siccome si ritrovava la memoria di un pesce rosso, era scomparso da casa e dopo diversi mesi lo ritrovarono che dormiva per strada. Ora camminava con brevi passettini appoggiandosi a un deambulatore che quando urtava contro qualcosa, lui continuava a spingere rimanendo incastrato su quel passo. “Gianni non capisce!” E che dire di Pasqualina? Sfiorita anzitempo, sacrificò la sua giovinezza per accudire al fratellino che, tra parentesi, doveva essere stato il frutto di una sega sbagliata. “Lui li ha sempre conosciuti così” Quelli erano gli italiani meridionali, quelli che non lasciano i parenti negli istituti neanche quando diventano un peso. “E’ persino orgoglioso di loro!” Pasqualina si asciugò gli occhi in un fazzoletto di stoffa ed io decisi di accettare il suo caffè d’orzo, che mi fa schifo come l’altro, ma almeno non mi fa scoreggiare come un trombone.

“E’ ‘no bravo guaglione” JJ avrebbe voluto che i suoi genitori mi fossero stati presentati come era successo con tutto il resto della famiglia. “E’ troppo orgoglioso!” Lucia aveva il suo bel dire, ma intanto discriminavano quei parenti sfigati. “Papà non può scendere le scale e se fossimo al piano terra, anche mamma potrebbe uscire in giardino con la sedia a rotelle” Invece li avevano segregati in quel solaio caldo d’estate e freddo d’inverno. “Un saccio chi me da la forza” Pasqualina era costretta a salire e scendere tre piani di scale per ogni tipo di necessità. “Solo umiliazioni!” Era duro per Giuseppina riuscire a campare con i sussidi concessi dal welfare americano, e Vinnie poteva aiutarla con pochi soldi mentre JJ contribuiva con tutto il suo piccolo stipendio ma, come temeva giustamente la sorella ---> Rischiava di rimanere incastrato in quel solaio com’era successo a lei. “Grazie, Conney!” Pasqualina si vergognò dello sfogo indotto dal gesto del fratellino e mi disse grazie per averla ascoltata ... ma non fui capace neanche di offrirle una parola di conforto, tale era il trambusto emotivo in cui mi stavo infognando.

“Questa è la mia tana” JJ disse proprio così, quando m’invitò a salire in mansarda, cui si accedeva da uno sportello sopra quattro gradini. “Attento a non sbattere la testa” Pasqualina lo aveva convinto ad andarsi a lavare con la promessa di trattenermi fino al suo ritorno. “Costantino Rocca, il numero uno” Ovviamente un golfista ---> Gli avevo chiesto chi era quello nel poster appeso alla parete del sottotetto. “La devo tenere chiusa per via degli uccelli” Parlava della piccola finestra ad abbaino ---> Lì dentro c’era un caldo asfittico. “Nel golf moderno la preparazione atletica è importante” Tra le cianfrusaglie di casa, aveva messo una panca per le flessioni, c’era poi un piccolo bilanciere e dei pesi ---> Poca roba, ma che aveva fatto bene il suo lavoro. “Lascia, quelle sono riviste di mia sorella” Lui dormiva in camera di sua sorella e quella mansarda era il suo spazio vitale. Al contrario della stanza di JT, trovavo quel posto alquanto impersonale. “Ti va di vedere il progetto del nuovo campo di golf?” Ah, dimenticavo di menzionare il tappetino verde e la buca dell’Office Golf.

Possibile che quel ragazzetto non avesse altro interesse oltre il golf? “Number nine is very difficult finishing hole” Beh, le seghe se lo doveva fare pure lui e quello era l’unico posto di casa dove ritagliarsi l’intimità necessaria. “The hole number three of the pines is a picturesque par” Lo so che non era bello pensare a quelle cose, però mi rimaneva impossibile non accorgermi del suo bel incarnato in bella mostra in succinti boxer e magliettina bianchi. “This is a fun driving hole” Con quei capelli tagliati a barattolo, sembrava più un soldato lui che non Danny, chissà poi perché me lo ricordava? JJ era moro e aveva gli occhi nocciola e delle labbra dall’aspetto soffice, nulla a che vedere con quel porcospino d’irlandese di merda. “Three Valley is a good driving hole if You keep your ball down” E poi JJ non sapeva mentire, cioè mi avrà chiesto non si quante volte scusa per le innocenti bugie che mi aveva rifilato sul suo lavoro al Colonial. “Here is probably an birdie opportunity” Quando mentiva si guardava le mani, lo aveva fatto anche quando mi aveva detto che le riviste che teneva accanto alla panca erano della sorella.

»Hole. Putting in the hole. Shooting into hole. Hole. Hole. Hole« Tutto quel suo parlare di buchi, di palle e di mazze, mi faceva pensare a tutt’altro che al golf! “Questo è il mio buco preferito” Disse, indicando col dito l’ennesimo green sulla mappa che tenevamo poggiata sulle gambe tra di noi ---> Ero proprio un porco perché io stavo sbirciando la fessura piegata dei suoi boxer. “Che ne pensi?” Quelle riviste accanto alla panca non potevano essere di Pasqualina, cioè è vero che ci avevo trovato anche qualche tabloid di gossip, ma per lo più si trattava di quei mensili per la salute del corpo maschile ---> Mi rimaneva difficile pensare a sua sorella mentre si tirava un ditalino con quelle torte di manzo platinate. “Sto prendendo la licenza da Caddy” Che cosa aveva pudicamente cercato di nascondere con quella maldestra bugia? “Posso tenerti il legno per tirare” No, ero talmente infoiato che iniziavo a fraintendere tutto quello che diceva.

“Allora che farai?” Dovevo proprio andare via o alla Base non mi facevano rientrare. “T’iscriverai al Colonial?” JJ aveva bisogno di accumulare ore di lavoro come caddy per sperare di essere assunto nei golf club importanti dove giocano quelli bravi, sperava in tal modo d’iniziare la sua carriera da golfista, proprio com’era successo al suo idolo Costantino Rocca. “Non mi devi pagare” Non credo che avesse confidato a molti altri la sua ambizione di diventare un campione di golf. “Sto mettendo da parte i soldi per comprarmi un set di mazze” I legni da golf venivano prima o dopo nell’ordine di precedenza sui pannoloni per i genitori? “Quando vincerò un Gran Prix, andrò a vivere in una mega casa” Disse con autoironia dopo che mi vide sbattere le corna sullo stipite dello sportello per uscire dalla mansarda.

“JJ?” Pasqualina chiamò dalla camera per sincerarsi che quel botto non provenisse dalla stanza dei suoi genitori. “Accompagno Conney” Mentre mi faceva strada, trovavo sexy persino il suo incedere da papero con le infradito ai piedi. “Conney si vuole iscrivere al Colonial” In casa dormivano tutti, ma giù da basso c’era ancora Lucia con Giuseppina che parlavano sottovoce in cucina. “JJ, insomma!” Mi accorsi solo dopo di Paul, quando JJ lo andò a chiamare per dirgli che mi volevo iscrivere al golf club. “Conney, non ti devi sentire obbligato a farlo” Possibile che quel ragazzo mi avesse intortato per bene solo per farmi iscrivere? Sì che era possibile, ma in fondo lo aveva fatto senza sottorifugi. “I percorsi non saranno pronti prima dell’anno prossimo” Non glielo potevo mica spiegare a Lucia e Paul che non me ne fregava un cazzo del golf e lo facevo solo per annusare il culo a quel babà al rum del cugino. 

“Dammi il tuo numero” Ci scambiammo il numero di cellulare con Paul e dopo mi accompagnarono tutti fino alla macchina ---> Ma che bella serata! Peccato solo per Danko che poi mi vomitò le lasagne al ragù in macchina --> Cazzo! --> La giusta pena per aver trasgredito le direttive di Brad. “Problemi, Conney?” Ancora lui! Cioè, sarà stata mezzanotte e sto soldato che spuntava fuori ovunque. “Lascia che ti aiuti” Beh, comunque faceva comodo perché mi tirava sempre fuori dai guai e pure quella volta, non si tirò indietro davanti alla puzza dei succhi gastrici del cane. Disteso nel letto, continuai a metabolizzare l’abbuffata di emozioni di quell’intensa serata. Stavo sperimentando un nuovo tipo di gioia che faceva male, era come uno spino che pungeva l’anima quando ci pensavo. Non so se c’entrasse il sesso ---> ero attratto da tutto l’insieme degli affetti che tenevano unita quella bella famiglia e desideravo ardentemente entrarne a far parte.

Ep. 25 (Ragnatele) 

“Woof” Ma come cazzo! “ Woof” La mattina dopo mi svegliò Danko con uno dei suoi sorrisi ringhiosi ---> Come aveva fatto ad arrivare in camera mia? “Buongiorno Conney” Il Maggiore Stanley, chi altri se non lui? “Ho pensato che ti facesse piacere” Jeans e maglietta, fa sempre strano riconoscere un soldato senza divisa. “Ora sei tu il responsabile del sacco di pulci, Corretto?” Da quanto tempo era che stava smanettando con il mio cellulare? “Perché non mi hai mai dato il numero del tuo mobile?” Lui non era mio amico. “Ti sbagli Conney” Che voleva da me? “Io sono il tuo unico amico” Lo aveva mandato il Sergente Collins? “Rod mi ha chiesto di parlarti” Gli stupidi sono anche codardi, questo non lo avrei mai dovuto dimenticare. “Lo hai minacciato, non è così?” Aveva avuto almeno il coraggio di spiegargli il motivo? “Non è stato necessario” George gli aveva dato direttive anche su questo. “Rod è un poliziotto, questo lo sai?” Che cosa credeva avessi intenzione di fargli, seduto al MC di un centro commerciale? “Non lo so, spiegamelo tu” Lo avrei trascinato nella sua stessa merda e gli sarebbe piaciuto così tanto, da supplicarmi di rimanerci per sempre.

“Lascia che ci pensi io a Rod” Lo avrebbe fatto pestare da Roger? “Te l’hanno mai detto che fai pessime battute?” Allora come pensava di tappargli la bocca? “Rod è un codardo e tu lo terrorizzi” In che senso? “Lo dovevi sentire come frignava!” Stan lo trovava molto divertente. “Quel killer mi ucciderà, Stanley!” Credeva sul serio che avessi intenzione di ammazzarlo! “Con me ci sei quasi riuscito” Balle! Quella volta al picnic non volevo fargli del male. “Lo so che mi ami” Vaffanculo. “Parliamo di cose serie” Per Stan risolvere il problema di Rod non era una priorità. “Ti ho portato i moduli d’iscrizione” Ancora quel dannato golf club. “L’altro giorno sei scomparso!” Io sarei diventato socio del Colonial Springs. “Che cazzo di posto è?” Andavo a giocare a golf al Colonial. “Parli di quel cantiere in mezzo ai cimiteri?” Avevo già spiegato tutto a George riguardo alla storia dei Paladini.

“Che cos’hai in quella tua testa di barattolo, soldato?” Doveva piantarla di darmi dello stupido. “Parlami, avanti, soldato!” Perché ci tenevano tanto a farmi entrare nella loro fottuta loggia? “Hanno paura di te” Come glielo dovevo spiegare che non ero lì per indagare su nessuno? “Non hai capito, hanno paura esattamente come Rod” Temevano che li ammazzassi? “Non crederai che Mitch faccia abitualmente il caddy dell’ammiraglio?” Quel giorno al Bethpage doveva proteggerlo da me? “Sei un’arma anticonvenzionale, lo hai detto tu” Spero che Mitch gli avesse anche spiegato il motivo per cui lo dissi. “Che ti costa farti vedere al club?” Volevano tenermi d’occhio? “Ti vogliamo dalla nostra parte” Qual era la loro parte e chi stava dall’altra? “Fin quando rimarrai in questa Base, quelle persone si sentiranno minacciate da te” Allora avrei lasciato la Base, così nessuno avrebbe più dovuto temermi come se fossi un killer della malora.

“Dannazione, ti devi solo far conoscere” Volevano che frequentassi quel club perché in tal modo mi sarei invischiato in una ragnatela di relazioni sociali da cui non mi sarei più liberato. “E’ una grande opportunità che molti t’invidierebbero” Non volevo diventare come mi aveva descritto Lucia. “Dove pensi di andare, Conney?” E che ne sapevo io? “Prova a ragionare invece di fare altre cazzate” Io non ero stupido, chiaro? “Se fossi una persona ragionevole, ora firmeresti questi fottuti moduli” Io non ero un opportunista come lui. “Tu sei solo come questo dannato cane, lo capisci?” Era una roba troppo difficile da ammettere. “Lo sappiamo che quel Generale non è il tuo vero padre” Dannati giornalisti! “Noi vogliamo essere la tua famiglia” Che gran paraculo! “Conney?” Che c’era ancora da dire? “Il sacco di pulci viene con te, questo lo sai?” E già ... “Conney?” Poteva anche andarsene, tanto non l’avremmo girata la scena madre del fazzoletto bianco. “Il mio numero è nella rubrica del tuo cellulare” Anche lui conosceva i codici segreti d’accesso al software del Motorola. “Chiamami appena ti rimetti nei guai, OK?” Mavammoriammazzato! 

“Hey fratello, ieri dove sei finito?” Avevo appena gettato il mio sacco in macchina, che si ripresenta il soldato rompi balle. “Non è stato gentile da parte tua” Ma Vaffanculo. “Parlo seriamente!” Chi gli aveva mai chiesto di farmi dei favori? “Il mio nome è Geoffrey” Mi scusai con lui solo perché era un’offesa grave dimenticarmi ogni volta del suo nome ---> In inglese significa non riuscire a rivolgersi a una persona. “Te ne stai andando via dalla Base?” Mi pentii subito di avergli chiesto scusa. “Il cane non lo puoi portare con te” Lo aveva detto lui che me ne stavo andando, in realtà nel sacco avevo messo i panni sporchi da portare in lavanderia. “Hey, amico?” Che cazzo voleva ancora? “Ti posso chiamare per una corsetta insieme?” Basta che Geoffrey si facesse i cazzi suoi. “Ti faccio uno squillo, così puoi salvare anche tu il mio numero sul tuo mobile” Detesto fare footing in compagnia. “Segnalo in rubrica, mi chiamo Geoffrey, te lo ricordi?” Aoh, non mi mollò fino a quando non vide digitare il suo cazzo di nome sul mio cellulare!

Stavo guidando in cerca di una direzione, quando compresi perché qualcuno rimane dov’è per tutta la vita, anche se quel posto non gli piace ---> Ha bisogno di persone che si ricordino di lui perché diventiamo invisibili senza qualcuno in grado di riconoscerci --> Era il mio cuore che doveva esprimere delle emozioni per tessere la sua rete come fosse il culo di un ragno che caga i fili della propria ragnatela --> Il mio cuore riusciva a catturare null’altro che scorie, detriti, scarti, niente in grado di legarsi alla vita della altre persone ---> Solitudine.

“Io conosco bene questo cane” Se per questo conosceva bene anche il mio cazzo. “Quest’animale è proprietà dell’esercito” Io non ero stupido come pensava Stan e sapevo perché mi aveva lasciato Danko. “E’ illegale rimuovere il suo chip identificativo” Tramite il cane poteva sapere esattamente dove mi trovavo. “Dov’è il Tenete Bradley?” Nel Kentucky a vangare la terra. “E’ partito senza neanche salutarmi” La necessità di far rimuovere il chip di Danko, mi condusse da Mrs Pipe perché quella vecchia troia era la sola in grado di farlo. “Il mio caro Bradley!” Sospirò, prima d’iniziare a parlare di lui come di un vecchio amico. “Lui Sì che amava i suoi cani” Brad mi aveva mentito, perché? “Mi ha parlato di te” A me di lei no, perché? “Danko ha bisogno di un buon padrone” Ogni essere vivente appartiene solo al proprio destino. “Questo è un cane vecchio” Forse aveva ragione lei e non ero in grado di occuparmi di Danko. “Nel mio canile avrebbe l’attenzione che merita, vero Danko?” In fondo ci conoscevamo appena io e Danko. “Lo potresti venire a prendere quando vuoi” Avevo fatto una promessa a Brad, ma anche lui mi aveva mentito riguardo a Mrs Pipe e chissà su quante altre cose!

Mrs Pipe mi convinse a lasciarle Danko almeno il tempo necessario all’intervento e poi non sapevo neanche se dovevo cercarmi un hotel per quella sera e con il cane, si faceva tutto più complicato. >>Dove sei, cazzo!<< Mi ero dimenticato delle altre due cagnette che mi stavano aspettando al McDonald! >>Sto arrivando<< Potevo inventarmi una scusa, invece ci andai perché in quel momento erano le sole persone che mi avrebbero riconosciuto. “Conney, ti devo assolutamente parlare” Perché Rod era venuto comunque all’appuntamento anche dopo aver tirato in mezzo Stan? “Non è come pensi” Mi venne incontro e non mi dette modo di aprire bocca. “Ho sbagliato, questo lo so e ti chiedo scusa” Il suo era del coraggio ispirato dalla paura. “E’ stato Josè a iniziare il discorso, è colpa sua!” Gli dissi di chiudere il becco e seguirmi. “Salve Rod, il mio nome è Brienne” Non ci stava capendo più un cazzo quando gli presentai Kim e Brienne.

 “Che diavolo sta succedendo?” Mi chiese, dopo che lo mandai a pagare il menù con le ragazze. “Tu sei pazzo!” Stavamo accompagnando Kim e Brienne a fare shopping, che c’era di male? “Non prendermi in giro” A me pareva che Brienne gli piacesse. “E’ una gran bella micetta” Ringhiò tra i denti, quasi a trattenere un istinto famelico. “Sono un uomo sposato!” Non era stanco di farsi le seghe davanti ai licei? “Quello è uno stupido gioco” Gli stavo offrendo un giro di giostra nel mondo reale. “E se qualcuno mi riconoscesse?” Bisogna pur prendersi qualche rischio nella vita. “Ci venite a dare un consiglio?” Lo dissi io a Kim d’invitarci ad andare con loro nei camerini di prova. “Rod, non pensi anche tu che questi jeans mi stiano bene?” Brienne era fin troppo brava a stuzzicarlo. “No, Conney, sei impazzito?” Rod mi aveva appena fatto un commento HOT sui perizomi delle ragazze che aveva sbirciato dietro le tende del camerino.

“Se ci date qualche minuto, ve li regaliamo bagnati” Questa fu un’iniziativa di Kim che fece diventare Rod molto nervoso. “Oh mio Dio, lo stanno veramente facendo?” Sì e secondo me, ognuna stava toccando l’altra. “Dannazione, non ci posso credere!” Neanche nelle sue fantasie erotiche più ardite aveva mai osato tanto. “Per vincerle dovete indovinare”A Rod piacque molto il giochino proposto da Kim. “Queste sono quelle di Brienne” Non lo so se le avesse sbirciate prima ma Rod, dopo aver gettato un’occhiata furtiva all’ingresso dei camerini, sniffò ad occhi chiusi le due mutandine meditando bene la risposta. “Tu devi essere proprio un mago!” Oppure un gran porco. In ogni modo, il naso di Rod non aveva sbagliato e quando Brienne gli riconobbe il suo talento, arrossì d’orgoglio. “Sei proprio un cagnolino, arf, arf” Se Brienne non la piantava di flirtare in quel modo con lui, me lo avrebbe mandato in tilt prima di arrivare alla cassa.

“Non posso usare la mia carta, Conney!” Spilorcio. “Non lo sai come funziona?” Doveva solo intercettare l’estratto conto della carta di credito che sarebbe arrivato per posta. “Io e Faith abbiamo la segnalazione d’acquisto sul telefono” Dannati cellulari. “Prestameli e ti farò un assegno domani” Col cazzo! Quelle due pazze avevano svaligiato il negozio. “Dimmi come ti posso aiutare, amico” Rod aveva il conto all’EAB bank e allora telefonai a Clark per autorizzare una spesa non tracciabile. “Ho capito la situazione” Mi rispose ammiccante. “Puoi dire al tuo amico che non ha nulla da temere” Le ragazze erano proprio felici, avevano scambiato la loro biancheria sporca con oltre mille dollari di vestiti nuovi. “Rod riaccompagnerà me, vero Rod?” Quelle due ingorde iniziarono a litigarsi l’attenzione del pollo. “Andiamo ragazze, non litigate, posso accompagnare entrambi” E No! Avevo da incassare anch’io la mia parte di quella marchetta.

“Questa è casa mia e quella è la finestra della mia stanza” Kim aveva il suo bel da fare per abbindolare Rod, perché quello aveva occhi solo per Brienne. “Mi piacerebbe tanto vederti in divisa da poliziotto” Se non la piantava subito, l’avrei fatta scendere a calci dalla Cadillac DeVille di Rod che le piaceva tanto, tanto, tanto. “Va a farti fottere, Conney” Questo fu il ringraziamento per averle fatto svoltare la sua merda griffata. “Ti faccio uno squillo, così avrai anche tu il mio numero” Kim non possedeva un cellulare e quindi l’amica aveva una marcia in più per fregarla. “Brienne mi fa impazzire!” Disse Rod, continuando a sniffare il suo perizoma. “Scusa amico, sono stato uno stupido” Gli ordinai di non tirare più in ballo Stan nei nostri affari. “Tutto quello che vuoi, amico” Gli chiesi dunque il mio compenso da ruffiano. “Credimi, non è come pensi” Gli spiegai che avevo bisogno del capanno di suo padre per il tempo di trovare una sistemazione. “Faith ha perso sul serio le chiavi” Che cazzo di scusa di merda era? “Però c’è una copia delle chiavi a casa dei miei” Ma le chiavi della casa dei suoi genitori stavano nel mazzo di quelle di Faith, porcaccia di una miseria!

George aveva ragione su Rod ---> Era un grosso coglione. Quella situazione già mi stava sfuggendo di mano. Nei miei piani sarebbe dovuto bastare quel pomeriggio trasgressivo per compromettere Rod e costringerlo così a tenere la bocca chiusa; invece, quelle due puttanelle avevano deciso da sole di continuare a sfilargli soldi. Potevo capire che Rod volesse pucciare il biscotto, ma sapevo altrettanto bene che avrebbe commesso qualche passo falso e allora, mi avrebbe tirato dentro i suoi guai. Tuttavia, la contingenza mi costringeva a trovare un tetto sulla testa e il capanno del padre era perfetto. >>Dove cazzo sei finito?<< Lo mandai a casa sua mentre io lo aspettavo parcheggiato nel vialetto del Dr Presley. Ci mise talmente tanto di quel tempo che oramai pensavo al peggio, tipo che avesse confessato alla moglie di aver sniffato le mutandine di Brienne ---> Da uno così c’era da aspettarsi di tutto.

“Faith non la smetteva di farmi domande!” Tornò che era sull’orlo di una crisi di nervi. “Sei sicuro di non averle detto qualcosa?” E di che, se non era ancora successo nulla? “Mi è sembrata sospettosa” Cazzate, gli avevo trovato un pretesto plausibile per farsi dare quelle chiavi ---> Aveva bisogno di andare a prendere della vecchia attrezzatura fotografica. “Avresti dovuto vederla!” Era incinta, forse aveva gli ormoni sballati. “Io sono spaventato, capisci?” Chissà che novità. “Se lo dovesse scoprire ... ” Forse avrei fatto prima a chiederle a lei le chiavi del capanno. “No, sei pazzo!” E perché? “Pensavo che tu desiderassi ... ” Quel porco voleva fare un’orgia a quattro con Kim e Brienne nel capanno. “Io però ... ” Mi doveva solo dare quelle fottute chiavi e poi non m’importava un cazzo se voleva portarci Brienne o Kim o tutte e due, quelli erano fatti suoi. “Conney?” Se c’è una cosa che detesto, è la gente che ti richiama quando te ne stai andando e vaffanculo!

“Conney, devi assolutamente venire a vedere come mi sta questo fottuto vestito!” Grande invenzione il bluetooth in macchina, ma ancora nessuno ci aveva pensato. “Sono così eccitata!” Stavo guidando quando Brienne mi chiamò. “Kim è una puttana” Parlava a mitraglia e non capivo neanche perché mi aveva chiamato. “Rod lo hai presentato a me” Temeva la concorrenza di Kim? “Dovrebbe ringraziarmi per lo shopping gratis” Eppure mi erano sembrate complici. “Lei invece ha comprato il mio Prada!” Le ragazze usavano scegliersi i vestiti nelle vetrine ed era una dichiarazione di guerra, se una andava a comprarsi qualcosa che apparteneva al guardaroba immaginario dell’altra. “L’hai sentita davanti casa sua?” Sì, Kim aveva palesemente cercato di sfilarle Rod, ma anche lei ci aveva provato con me il giorno prima. “Rod è il mio pollo, OK?” Ecco cosa aveva cercato di dirmi Rose O’reilly ---> Quelle ragazze andavano a caccia di polli da spennare. “Se indosserà il mio Prada alla festa di JT, la strozzo!” La rassicurai che Kim non aveva chance con Rod.

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Spoiler

Sono sempre più in ritardo e riesco a postare solo un episodio dell'ultimo blocco che avrei dovuto pubblicare unitamente ---> Sorry.

Mi sono stati segnalati almeno due strafalcioni di consecutio temporum riguardo agli ultimi episodi postati ---> Nessuno più di me avrebbe bisogno di un editor ---> Sorry

Il tipo di prosa >>didascalica<< è volutamente scarna e incolore. In questo episodio ci sono un paio di descrizioni in più, ma è dovuto soprattutto al dialogo indiretto e più in generale all'analessi narrativa.

Arriviamo dunque ai contributi speciali --> Da questo unico episodio ho poco da esporre, quindi ritorno a quelli precedenti, che invece ho trascurato musicalmente per non sovraccariche lo spoiler. 

Bevis e Butt Head e Cher

Bevis e Butt Head è probabile che ve li ricordiate perché l'ultima serie è andata in onda una decina di anni fa. Tuttavia, il loro grande successo era legato alla MTV generation degli anni novanta, legato soprattutto al fenomeno grunge. Io non so se in Itala hanno mai avuto lo stesso successo americano perché i dialoghi erano scritti in uno slang difficilmente traducibile ---> di difficile comprensione anche per i madre lingua! 

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Loro erano volgari e stupidi e anche strafatti ma essenzialmente rientravano in quel corso di politicamente scorretto iniziato con i I Simpson e proseguito dopo Bevis e Butt Head con South Park. Quest'ultima serie animata uscì nel 1997 e riassunse meglio la contemporaneità che era di Bevis e Butt Head, la quale era intrisa di quella violenza cinematografica che in Italia è passata con il termine di Pulp. 

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Poi arrivarono anche i Griffin eccetera ... tutti non usavano mezzi termini per mettere in mutande il moralismo puritano: ipocrita e bigotto della provincia americana. Però picchiavano duro anche sul politicamente corretto dei media ,tanto caro ai democratici e che all'epoca aveva perso il contatto con la vita reale delle grandi città, diventando una questione più di buona educazione nei salotti intellettuali. 

Il politicamente scorretto che oggi vediamo in voga tra i nuovi politicanti è probabilmente figlio di questa cultura volutamente trash. Oggi si è però perso il paradosso umoristico ed è tutto diventato tragicamente serio.

Altro contributo è dovuto ad M&M che poi diventerà Eminem, qui ve lo propongo in un pezzo datato 1988

Il gracidio del vinile qui non è un effetto sonoro voluto ---> Eminem ---> Classe 1972  ---> arriverà al grande successo internazionale sul finire degli anni novanta, dopo che negli States era diventato una delle voci del politicamente scorretto, esattamente come i personaggi di South Park.  Tuttavia, Eminem era qualcosa di molto di più ed era proprio negli anni della gavetta che lo esprimeva meglio. 

Eminem rappresenta esattamente la generazione degli anni novanta, quelli del boom economico clintoniano fasullo che iniziava a riempire le periferie urbane di bianchi impoveriti della middle class. Lui scriveva di cose invisibili, offuscate dallo sfolgorante benessere di una ricchezza che iniziava ad accentrarsi nelle mani di sempre meno gente. Lo faceva in maniera umorale e ci volle molto per capire che le sue rime erano condivise sempre da più ragazzi della sua età. Del resto, iniziò a fare i soldi quando se la prese in maniera diretta con i protagonisti del jet set che erano poi gli stessi dei salotti radical chic democratici ---> Ecco qui svelata anche un'altra radice dei tempi moderni.

Ok, basta così o i contenuti speciali rischiano di diventare più lunghi dell'episodio del romanzo, anche perché c'è ancora l'altra tappa verso le origini del puritanesimo americano. A tal riguardo, faccio un po' un breve riassunto storico e aggiungo poi l'ultimo tassello sul battismo, indispensabile per varcare l'Oceano Atlantico.

L’Evangelismo di Stato di Enrico VIII

(Da Isabella la Cattolica a Bloody Mary)

La politica dei matrimoni iniziata da Isabella la Cattolica aveva sposato sua figlia Caterina d’Aragona (di soli tre anni) con il principe ereditario Arturo Tudor, che però dipartì dopo qualche mese dalle nozze ufficiali. Fu così che l’instancabile Isabella si procurò l’ennesima dispensa papale per dare la figlia in sposa a Enrico (fratello minore del Re), facendola diventare per due volte Regina d’Inghilterra.

Caterina aveva ereditato il carisma della madre e prima di divenire regina, fu la prima donna nella storia a ricoprire il ruolo di ambasciatrice. Da regina si procurò il rispetto e l’ammirazione degli intellettuali e nel contesto della guerra contro la Francia, in cui Londra era impegnata sul fronte italiano per il Papa, Caterina assunse per tre mesi la reggenza, durante i quali condusse alla vittoria l’Inghilterra contro il Re di Scozia (alleato con la Francia), in quella che viene ricordata come la più sanguinosa sconfitta scozzese (Battaglia di Flodden Field).

Enrico VIII era senza dubbio colto e amante delle belle arti nonché un cavaliere di pregio, ma era anche poco incline a sacrificarsi per la ragion di Stato. Per tutta la sua reggenza, Enrico seguì i consigli del Lord protettore, il cardinale Thomas Wolsey, la cui politica era in sintonia con la Regina. Caterina era orgogliosa e indisponente come la madre e forte della discendenza dall’alto lignaggio della famiglia Lancaster, non chinò mai il capo dinanzi al consorte appartenente ai provinciali Tudor. Enrico era appoggiato dalla nobiltà rurale che favorì a discapito dei cortigiani alleati con la sua consorte.  Questo fu alla base del fraintendimento che vide il protestantesimo inglese, più diffuso nelle province, a schierarsi per il Re nella sua disputa con la Regina. Enrico VIII era cattolico e la questione con la sua consorte era tutta politica, anche quando pretese di ripudiarla con il pretesto che non fosse vergine al momento delle nozze.

Al Re premeva la discendenza che Caterina, ormai giunta alla menopausa, non avrebbe più potuto procuragli. Avendo avuto dal lei solo una figlia ---> Lady Mary, »Il Trono di Spade« dei Tudor era minacciato da una disputa dinastica e rischiava di far cadere la corona inglese nella ragnatela tessuta da Isabella la Cattolica, che stava riunendo l’intera Europa sotto la cappa castigliana. La questione del protestantesimo non premeva al Re e lo strappo con Roma, fu più una rottura con il suo Lord Cancelliere Thomas Wolsey, accusato di favorire la Regina Cattolica, quando fallì nell’intento di rimpiazzarla con la fertile Anna Bolena. Caterina poteva invece avvalersi dell’appoggio dell’imperatore Carlo V, figlio di sua sorella Giovanna la Pazza, che teneva in ostaggio il Papa.

Enrico non volle alzare il vessillo del protestantesimo inglese. Decise, invece, fino all’ultimo di lasciare una porta aperta alla riappacificazione con Roma e il protestantesimo anglicano rimase più che altro una questione di Stato. Nonostante la confisca dei beni della Chiesa Cattolica e la sospensione delle decime dovute a Roma, Enrico con il Treasons Act si schierò contro il protestantesimo. Con questo trattato il Re comminava la pena di altro tradimento (condanna a morte) a chi non lo riconosceva anche capo della chiesa d’Inghilterra e, di fatto, segnò l’inizio della persecuzione dei protestanti “Separatisti” inglesi.

L’incapacità politica di Enrico VIII si risolse in ultimo con il fallimento dei suoi intenti per condizionale la discendenza reale. Il successore designato Edoardo VI si rivelò un inetto alla mercé della sua corte. Modificò la legge dinastica scritta dal padre al fine di precludere la via al trono di Lady Mary, ma nei fatti quel pretesto serviva solo a favorire dei giochi di potere interni alla sua corte e quando tirò precocemente le cuoia, Lady Mary poté contare sull’appoggio di tutta l’Inghilterra che la riteneva la legittima erede alla corona inglese. All’indomani dell’incoronazione, la trentottenne Regina sposò il cugino ventisettenne Filippo, Re di Spagna ed erede di Carlo V, così che un loro figlio avrebbe portato anche la Corona Inglese nel paniere castigliano --> Cattolico.

La Regina si attribuì l’appellativo di Maria la Cattolica come la nonna, invece passò alla storia come Maria la Sanguinaria ---> Bloody Mary. Al fine di restaurare il cattolicesimo in Inghilterra portò al patibolo centinaia di suoi oppositori, compreso l’arcivescovo di Canterbury. Nel 1555, la legge contro la lotta alle eresie aprì la strada ai tribunali della Santa Inquisizione anche in Inghilterra. Nonostante il Regno di Bloody Mary fu troppo breve per avvalersene, l’opposizione al protestantesimo assunse aspetti persecutori. Il 1555, però, fu anche l’anno in cui si svelò l’inganno di una presunta gravidanza reale --> la Regina tirò le cuoia tre anni dopo senza lasciare eredi, interrompendo il disegno politico di Isabella la Cattolica.

1558 – Incoronazione di Elisabetta I

Elisabetta era invece la figlia di Anna Bolena e con la sorellastra c’era un sincero e viscerale odio. Bloody Mary approfittò del suo regno per vendicarsi di tutte le umiliazioni subite da lei e sua madre da parte del padre Enrico VIII. Elisabetta, non potendo renderle la pariglia da viva, da regina tagliò i ponti con la Spagna che poi sconfisse in battaglia e aprì alla colonizzazione del Nord America --> la Colonia Britannica della Virginia fu intitolata proprio al suo appellativo di Regina Vergine.

Il 1558 è anche l’anno storicamente riconosciuto come inizio del puritanesimo. Elisabetta segnò la fine dei tentativi di restaurazione del cattolicesimo in Inghilterra, facendo diventare irreversibile lo scisma anglicano e dando alla chiesa d’Inghilterra un’impronta calvinista. Tuttavia, si ritrovò a combattere il fermento religioso separatista, favorendone l’espatrio in Nord America dove servivano inglesi per espandere le colonie.  Gli stessi Padri Pellegrini del Mayflower acquistarono regolarmente un’esosa concessione di sfruttamento della valle del fiume Hudson dalla Compagnia della Virginia per il commercio di Te e caffè.

Universalismo Arminiano e i Puritani Battisti

Sostanzialmente, l’universalismo arminiano sostiene che la venuta di Gesù ha restituito a tutti la possibilità di salvarsi attraverso la fede innata e la Grazia di Dio deve essere accettata per compiersi. Al contrario, il Calvinismo pone la fede nella rigenerazione dell’anima avvenuta all’inizio dei tempi, per questo la predestinazione è infallibile e irresistibile.

Dal punto di vista sociologico, nell’arminianesimo il merito diventa ancora più centrale poiché è il mezzo con cui si esprime l’osservanza evangelica per accettare il sacrificio di Gesù. In quanto eguali nella Grazia di Dio, siamo responsabili del nostro scarso successo nella fede --> Si promuove dunque il sacerdozio di tutti i fedeli --> Come se per esempio nel cattolicesimo si nascesse tutti con la vocazione sacerdotale e chi non si fa prete, rinnegherebbe la Grazia di Dio donataci col sacrificio di Gesù. La predestinazione calvinista e la stessa Grazia di San Paolo, ci distingue agli occhi di Dio e quindi assolve chi si lascia ingannare dal cuore corrotto dal peccato originale e vive nella propria meschina incapacità d’impegnarsi nella fede innata.

Fu convocato il Sinodo di  Dordrecht per dirimere quella che era stata la questione tra pelagianesimo e semipelagianesimo, giusto per dire come in realtà ci fosse in atto nelle Università una continua riscoperta delle eresie messe a tacere dalla violenta repressione dell’evangelizzazione di Stato. Il Sinodo si risolse con una scomunica degli arminiani e questo ebbe importanti ripercussioni politiche in Inghilterra con la costituzione del Movimento Laudiano. L’arcivescovo di Canterbury William Laud era stato nominato da Carlo I, filo cattolico come tutti gli Stuart, ed usò la questione che divideva i Paesi Bassi per seminare zizzania tra i puritani e favorire il clima per un ritorno al cattolicesimo. Fatti che condussero alla guerra civile inglese e con Oliver Cromwell che tagliò la testa sia al Re e sia al suo arcivescovo.

I Battisti Generali inglesi si formano all’inizio del 1600, quando una comunità di puritani riparò in Olanda a seguito di una persecuzione anglicana. Qui furono ospitati dai mennoniti anabattisti, i quali professavano le idee universaliste. Nel 1609 i puritani inglesi rientrano in patria tutti battezzati e fondarono il movimento dei Battisti Generali, segnando l’ingresso dell’arminianesimo in Inghilterra. I Battisti Particolari formarono un ponte con la Chiesa Anglicana e così via per impervi percorsi storici che hanno condotto oggi la Chiesa Battista ad essere una delle più diffuse al mondo.

Il Battismo ha formato le linee guida con cui è stata scritta la costituzione americana. Quando si parla dello stile di vita americano e dei valori della democrazia americana, ci stiamo riferendo a quanto accadde con Roger William nel momento che fondò la prima colonia battista in quella che divenne la pietra quadrangolare della democrazia americana ---> La Repubblica di Rhode Island.

Ep26 (Fred Roger e la Carne di Manzo)

Arrivai davanti al capanno di Lake Shore Drive che saranno state le due del pomeriggio. Avevo intenzione di andare a correre nella riserva per stremarmi e quindi crollare nel letto fino al mattino dopo ---> La porta del capanno non era chiusa a chiave! Eppure non c’era nessuna auto sul vialetto. Entrai con circospezione e vidi il letto del divano aperto e disfatto --> C’era qualcuno in bagno che faceva la doccia e quindi aveva preventivamente acceso il boiler --> Era uno di casa <--. Poi notai un sacco della Guardia Nazionale e prima ancora di riuscire a leggere il nome sulla targhetta ... “E tu che cazzo ci fai qua?” Roger non doveva essere nel New Jersey? “Questi sono affari miei” Faith scopava con Roger! “Non sbattermi, OK Connecticut?” Ecco dov’erano sparite le chiavi del capanno. “Io ci tengo a lei seriamente” La amava al punto da chiudersi in quel capanno, aspettando che Faith trovasse del tempo clandestino da dedicargli.

“Vuoi del porridge?” Avevo fame e accettai la sua zuppa di latte. “Perché stai col sacco in spalla?” Margaret lo sapeva, per questo non poteva soffrire Roger. “Tu sei così stupido!” Lo disse lui a me, puntandomi contro il cucchiaio mentre parlava con l’avena in bocca, perché seppe del due di picche che avevo calato con Stan. “Scordati di restare qui, OK?” Era lui che doveva andarsene perché Rod sarebbe sicuramente passato a trovarmi. “Tu e Stan dovete lasciarmi fuori dalla vostra merda” Stan lo sapeva che scopava con la figlia di George? “Connecticut, non farmi incazzare, lo sai questo” Aveva sbattuto il cucchiaio nella ciotola, ma poi lo riprese subito per continuare a ingozzarsi. “Faith ed io ci amiamo” Stan lo sapeva eccome e Roger aveva finto di partire per il New Jersey per sfuggire al suo controllo.

“Tu non capisci, lei non voleva sposare Rod” Sì, lei avrebbe preferito continuare a farsi sbattere dall’intero reggimento. “Attento a come parli!” Non era il caso di spiegargli che la sua principessa, ci aveva provato anche con me. “Suo marito è impotente, non lo sai?” Quell’emerita stronzata gliela aveva raccontata Faith? “Te lo dico io, cazzo!” Non avrei voluto scoprirmi troppo con lui, ma non potevo lasciargliela passare. “Lo hai visto tu che se lo sbatteva?” Aveva anche un bell’apri scatole. “Non può figliare, questo è” Roger pensava che un maschio sterile fosse anche impotente. “Tu e Stan vi divertite a fare i saputelli” Doveva piantarla di paragonarmi a Stan! “Dove vai?” M’infilai i calzoncini per andare a correre e se era così stupido da voler restare, doveva rassegnarsi ad avermi tra i piedi.

“Vengo con te” Quando corri, non si può parlare, per questo che è inutile farlo in compagnia. “Fermiamoci qualche minuto” Ti sale subito il fiatone e devi fermarti. “Conney, fermati, cazzo!” Roger non voleva correre, ma continuare a confidarmi quei segreti che lo opprimevano da troppo tempo. “Tu sei mio amico, giusto?” Sì, io e lui avevamo una buona intesa erotica e fu grazie a quella che riuscii a perdonargli i quattro denti rotti. “Andiamo, Conney!” Comunque, non volevo farmi catturare nella sua pericolosa ragnatela. “Tu e Stan siete fatti della stessa pasta” E No, doveva piantarla di ripetere quella stronzata per farmi incazzare. “Ecco perché state sempre a menarvele” Se fossi stato un opportunista come Stan, non mi sarei ritrovato in mezzo a una strada. “Questo è vero, tu sei più stupido” E allora non aveva bisogno dei miei consigli.

Ci fermammo a riprendere fiato sul ponticello davanti al Massapequa Lake ---> Il fondale scuro lo rendeva uno specchio d’acqua, in cui era facile intravedere il riflesso fantasma di qualche ricordo dimenticato. “Ho farcito la sua torta di crema, capisci?” Intendeva dire che il figlio di Faith era suo. “Mi sento in trappola” Roger voleva rientrare nel servizio attivo per sfuggire a quella gravosa responsabilità. “Non posso a causa di quel pezzo della mia carne dentro di lei, merda!” Disse che però era come cercare di staccarsi un braccio o una gamba. “Voglio essere padre, è un reato?” Aveva scelto il modo più complicato di diventarlo. “Questo figlio mi cambierà la vita, lo so che sarà così” Non capivo se lo voleva o No quel bambino, vedevo solo un’amarezza infinita nei suoi grossi occhi celesti. “Un figlio deve essere orgoglioso di suo padre” Lui era un fottuto soldato degli Stati Uniti d’America, cazzo! “Sono un pessimo soldato” Poteva sempre tornarsene a casa e ricominciare da capo, No?

“Non le permetteranno di sfangarsi Rod” La cosa che mi domandavo era ---> Se Rod sapeva di essere sterile, come si spiegava la gravidanza di sua moglie? “La chiropratica” Ah, ecco! Il Dottor Presley avrebbe resuscitato gli spermatozoi morti del figlio con la manipolazione della colonna vertebrale. “Anche tu amavi quella battista, giusto?” Niente è più ingannevole del cuore. “Hai dato fuoco all’inferno per lei, cazzo!” Era poi andata veramente così? “E se facessi come te?” In che senso? “Gli vado addosso come un treno e guardo che succede” Il Sergente Collins sparava anche peggio del Pastore Cornelius, tuttavia sarebbe stato più saggio chiedere aiuto a Stan. “Lui gioca per se stesso” In quei mesi lo aveva rabbonito con false promesse e Roger sospettava che usasse quella storia per ottenere favori in seno alla loggia.

>> missed call << Avevamo tirato una corsa a scatto fino al capanno ---> Vinse lui e dovetti subire gli sfottò fin sotto la doccia. >>missed call<< Non capivo la ragione dell’improvviso buon umore di Roger. >>missed call<< Dopo la doccia, mi prese alle spalle tirandomi sul letto per costringermi in una zuffa. “Chi ti scopi?” La smise solo dopo aver sfondato il letto e mentre cercava di raddrizzare la zampa piegata, io stavo cercando di capire di chi erano le tre chiamate perse sul mio cellulare. “Cos’è, una mossa da agente segreto?” Che palle! Stavo solo entrando nel software del telefono per capire da che distanza mi erano arrivate le chiamate. “Stiamo sotto attacco?” No e quella distanza non mi diceva nulla e allora gli feci una presa al collo, cogliendolo di sorpresa ---> Avevo voglia di scoparmelo.

»Chi era Fred?«

Fred Roger era uno dei cinquanta milioni di »German Americans« e lo portava scritto in faccia ---> Glabro con dei capelli biondi platino quasi rasati su una testa tonda come una palla da bowling, occhi bovini azzurro cielo, naso a patata, labbra spesse e arricciolate su una grossa bocca con dei bei dentoni bianchi a incoronare un sorriso abbagliante. Aveva un breve collo taurino piantato su spalle nerborute, un paio di bicipiti spettacolari e due solide tette da maschio su un busto scolpito da una nervatura che s’intrecciava in poderosi muscoli. Le grosse chiappe formavano un paraurti che poteva indurirsi diventando il capitello di marmo delle imponenti gambe, le cui cosce erano grosse come prosciutti esagerati. Era un cazzo di toro da 300 libbre e passa per oltre 6 piedi d’altezza che non doveva fare niente per apparire minaccioso ---> Roger era una fottuta bestia!

Nei suoi occhi avevo sempre incontrato una luce buona che non me lo faceva temere. Nonostante questo, era doveroso guardarsi da lui perché Roger ubbidiva sempre e se ti doveva spezzare le ossa, lo faceva e basta, anche se gli stavi simpatico ---> A me, aveva fatto saltare quattro denti, però se quella volta non avesse trattenuto il colpo, mi avrebbe come minimo mandato in coma. Roger ed io eravamo dei cosiddetti »John Rambo« ---> Soldati specializzati. Seppure giocassi in un campo ben diverso dal suo, ci sentivamo comunque accumunati da una sorta di spirito di corpo. Infatti, fu proprio lui a tirarmi dentro il giro delle gare di lotta ---> Ci pestavamo proprio di brutto! Però, con Mitch per esempio, c’era una certa rivalità mentre con Roger ci s’infilava in mezzo qualcos’altro che dopo la lotta, nel momento di stringerci la mano, ci faceva venire la voglia di tirarci una pacca sulla spalla e abbracciarci.

Il nostro primo rapporto intimo lo avemmo proprio durante un incontro di lotta, davanti a tutti! Per il vero, io ebbi solo un dubbio di quanto era appena accaduto e fu lui a confermarmelo dopo ---> Appena Roger ti faceva una presa o un bloccaggio, chiunque si sbrigava a battere il palmo a terra per farlo smettere, tanto che gli incontri con lui finivano per diventare delle dimostrazioni tecniche. Solo un pazzo come me poteva credere di vincere e le provavo sempre tutte per fregarlo. Provocare sessualmente è utile per far perdere le staffe all’avversario ---> Invece con Roger era sconsigliabile perché si attizzava di brutto. Tuttavia, mi fu utile per scoprire i suoi due punti deboli, il primo era il solletico sui fianchi, ti bastava pizzicottarlo per fargli mollare la presa per qualche secondo. L’altro suo vero e proprio tallone di Achille era il buco del culo. Certo che non era facile arrivarci, ma se glielo premevi, gli faceva l’effetto di quei giocattoli del soldatino sempre in piedi, cioè di quelli che premi il bottone a molla sotto il piedistallo e il pupazzo si affloscia automaticamente.

Dopo averlo studiato per bene, qualche bel bloccaggio mi riusciva e fu proprio durante uno di questi che accadde il fattaccio. Quel giorno eravamo tornati sul tatami parecchie volte e a ogni scontro gli era andata sempre peggio. Oramai sospettavo che mi favorisse determinate prese perché altrimenti non avrei avuto più la forza di contrastarlo. Quella volta lo afferrai con una cravatta al collo e un bloccaggio alle gambe da dietro, in questa posizione me lo ero tirato addosso e siccome ero un po’ più alto di lui, ne approfittavo per tentare anche una torsione della schiena. Lo sentivo respirare a fatica, ma non me ne fregava un cazzo, perché bastava concedergli un niente per ritrovartelo addosso. Sta di fatto che sentivo tutto il suo corpo pompare come un mantice, ma lo tenni fino allo stremo e finalmente ebbi l’onore di sentire il suo palmo di mano battere sul tatami.

Nel momento del commiato, lui mi tira a sé e mi abbraccia ed era carino da parte sua riconoscere la sconfitta. Un attimo dopo, il bastardo, invece di lasciarmi la mano, la usò per farmi una chiave articolare al braccio, sbattendomi col grugno contro il tatami ---> Il mio corpo sfiancato urlò dal dolore e non so chi intervenne per levarmelo di dosso, ma ci mise comunque troppo tempo. Ebbene, nella colluttazione sentii la sua mano spalmarmi la faccia, non seppi di che cosa fin quando non mi spiegò che durante il mio bloccaggio vincente, lo avevo fatto scaricare nel sospensorio e si era vendicato in quel modo. Dopo quell’accadimento, di cui ancora ignoravo il segreto, lui si sedeva accanto a me nella saletta ricreativa, quando Josè iniziava a sfottermi con i video in cui mi riprendeva strafatto di protossido d’azoto.

Quei video facevano divertire tutti e ridevo persino io delle robe che proferivo, però Roger esagerava e mi stava continuamente addosso ---> Mi tirava a sé o tentava una presa cingendomi un braccio al collo, tutto apparentemente per gioco. Io non ero certo nato ieri e sapevo come funzionavano certe cose, così alle sue provocazioni rispondevo mirando direttamente alle parti erogene, tipo pizzicare i capezzoli o artigliare le palle. Roger ricambiava l’intimità di quei gesti con tale foga, che in fine più di qualcuno si lamentava del casino, invitandoci ad andare a scopare da un’altra parte. Io lo sentivo eccome l’obice di quel panzer indurirsi, come del resto sperimentavo l’effetto che gli faceva quando gli toccavo il culo ---> Una sorta di follia si accendeva nel suo sguardo.

Le manovre di avvicinamento tra me e lui andarono avanti in questo modo. Tuttavia, nemmeno io mi azzardavo a fargli avance di qualsiasi genere perché con uno così si rischiava veramente la vita. A quel punto però avevo capito che il gioco omoerotico continuava anche sul tatami, ed era quello il motivo per cui mi favoriva certe prese ---> Sfruttavo subdolamente la situazione per strappargli qualche vittoria. Poi, dopo un incontro, quando io avevo già fatto la doccia, lo trovai seduto negli spogliatoi. Gli rivolsi la parola e lui non mi rispose, gli chiesi se andava tutto bene e lui non mi rispose, allora mi avvicinai e mettendogli una mano sulla spalla, gli chiesi di nuovo se si sentiva bene.

Roger poggiò la mano sulla mia e capii subito dalla dolcezza di quel gesto che aveva bisogno di conforto, quindi lasciai scivolare la mano sulle sue belle tette da maschio e dopo avergli abbracciato il collo, gli strizzai quei capezzoli grossi e turgidi che si ritrovava. Lo sentii sghignazzare e continuò fino a quando non trattenne più il dolore, allora si voltò sollevandomi con una presa che per poco non mi spezzava in due --> Mi arrendo --> Gli dico, ma appena mi molla ricorro al suo tallone d’Achille ---> Premendo quel bottoncino, l’energia gli defluiva da ogni muscolo. Se non eri preparato, come non lo ero io quel giorno, significava che dovevi sostenerlo improvvisamente, fu solo per fortuna che riuscii ad appoggiarmi alla colonna di cemento armato che avevo alle spalle!

Quel bestione divenne come un gigantesco cucciolo che mi chiedeva tenerezze. Il suo faccione si nascondeva contro il mio collo per fuggire timidamente ogni sguardo che lo avrebbe sorpreso a frugare bramoso sotto il mio accappatoio. Appena gli premevo il bottoncino ciccioloso, lui aveva un sussulto ed emetteva un lungo e stentato rantolo, fino a mordermi se prolungavo troppo quel brivido. Quando non ce la faceva più, mi dette un bacio o quello che era, forse una leccata più che altro, sulla bocca e mi mostrò il suo imponente bazooka. Durante la sega davanti a Jenna Jameson, avevo avuto modo di dargli una sbirciatina, però visto da vicino saltava agli occhi una cappella grossa quanto la testa di un bambolotto!

Roger non era circonciso e la sua carne era morbida e spessa mentre la stendevo lungo il grosso obice dalla consistenza turgida e venosa. Fu istantaneo, giusto il tempo di aprirglielo che Cicciobello Vomitino ebbe un sussulto ingigantendo la testolina. Roger mi scansò la mano e iniziò ad ansimare tipo quel giorno della presa sul tatami. Forse stava cercando di trattenere l’orgasmo, ma io gli sfiorai i capezzoli e rabbrividì scacciandomi, poi dette un gemito liberatorio e ne venne fuori un lungo pisciatello di sperma liquido. La pessima prestazione lo fece arrossire e se ne andò dritto sotto le docce e siccome era un venerdì, lo rividi solo all’inizio della settimana successiva, anche perché io avevo il cervello incasinato con Danny.

A causa di Stan, avevo deciso di non frequentare più la saletta ricreativa e dopo qualche giorno, forse anche una settimana buona, venne Roger a bussare alla mia camera. Era tardi perché ricordo la luce dei segna passo notturni nei corridoi. Mi chiese se poteva dormire con me quella notte e lo feci entrare. Io tornai a sedermi alla scrivania per spegnere il notebook e come niente fosse, lui spostò il comodino tra i due letti e poi li accostò rumorosamente. Si prese una sigaretta dal mio pacchetto di Marlboro Lights e mi aspettò standosene sdraiato con una mano sul prosperoso pacco degli slip. Lo raggiunsi con calma e lui mi allungò la sigaretta che stava fumando, tirai una zaffata di fumo dal sapore di filtro bruciato e allora la spensi subito ---> Lui aspettava che iniziassi io a parlare, ma non sapevo che dire.

Allora, senza proferire parola, gli tirai via la mano dal pacco e tirai giù l’elastico degli slip incastrandolo sotto le palle. Il bambolotto era completamente moscio ed ebbe un sussulto quando lo distesi sul pube. Roger tirò un colpo di tosse e poi mi chiese se io lo succhiavo, ma non c’era scherno in quella che neanche sembrava una proposta. Glielo manipolai un po’ e quando gli sentii emettere un piccolo rantolo di piacere, decisi di farlo e, cazzo se era grossa quella cappella! Dovevo divaricare per intero la mandibola per infilarmela in bocca e lui con una mano sulla mia testa che la spingeva per farcela stare tutta. Non dovevo essere molto bravo perché più che dargli piacere, lo sentivo sghignazzare quando mi ci strozzavo sopra. A un certo punto mi tirò su e senza alcun riguardo, mi strappò via i boxer, saltandomi sopra a smorza candela. Mi prese il cazzo e lo accoppiò al suo ---> Il confronto fu alquanto imbarazzante, ma lui non disse una parola al riguardo.

Si muoveva avanti e indietro ed era una bella sensazione sentirmelo scivolare tra le sue palle. Un attimo ancora e sarei venuto, lui se ne accorse e alzò le mani nel momento esatto che stavo per godere. Mi fece uno di quei suoi sorrisoni con la bocca che gli andava da un orecchio all’altro, ma non disse niente ---> Eravamo rimasti in silenzio per tutto il tempo. Si dette una slinguazzata sull’intera mano e poi si appoggiò su un braccio sopra di me e quindi lo guardai mentre si manipolava l’ano ---> Ebbe un brivido che lo scosse e poi iniziò a rantolare mentre lo faceva. Ci fissavamo negli occhi e mi eccitava da morire questa cosa. Cercai di abbracciarlo tirandomelo addosso, ma in realtà rimasi appeso al suo collo mentre respiravamo all’unisono i nostri gemiti. Fece tutto da solo e mi sentii risucchiare dentro la sua carne, non so come cazzo faceva, ma era come se mi stesse facendo un pompino col culo! Lui stava fermo ed io anche, eppure aveva una muscolatura anale in grado di spingerselo dentro e fuori esattamente come se fosse stata la bocca di una gran zoccola che me lo stava ciucciando.

Quella volta fui io che lo delusi rompendo troppo presto le uova per la frittata, ma non se la prese per niente, anzi, mi si strusciò volentieri addosso per arrivare alla fine da solo ---> Il suo intenso abbraccio mi piacque ancora più dell’amplesso. Poi si rivoltò dall’altra parte del letto e chiamandomi prima di addormentarsi, si raccomandò di non montarmi la testa, ma che mi metteva nella top ten di tutte le sue scopate di manzo. Allora lo ricambiai e gli concessi il primo posto tra tutti i buchi che avevo scopato. Lui se la rise e poi disse che lo sapeva di avere la fica di una cagna tra le chiappe. Farlo con lui era diverso che con gli altri perché Roger scopava sul serio, cioè con lui si faceva proprio all’amore, però anche a quella bella esperienza non ci fu un seguito perché entrambi avevamo i nostri casini cui badare.

Quando Roger mi condusse da Mrs Pipe, avevo il dubbio che stesse ubbidendo a un ordine perché al ritorno nelle cucine della mensa, Green Mile già sapeva tutto e lui non poteva essere stato a riferirglielo ---> In ogni modo, prima dei casini venuti con l’affare di Ralph, me lo ritrovai di nuovo dietro la porta. Io mi spostai per farlo entrare e lui andò ad appoggiarsi di schiena al davanzale della finestra. Il cielo ancora all’imbrunire, proiettava controluce la sua sagoma scura, impedendomi di leggere le espressioni sul suo volto. Mi ricominciò a parlare di una certa recluta nigga che l’anno prima fu congedata perché lo aveva succhiato a tutto il reggimento. Ci intesi un velato avvertimento per me e allora, più per sfida che per altro, iniziai a riunire i letti come gli avevo visto fare e quindi mi spogliai, aspettando che mi raggiungesse.  

Lui rimase in silenzio e quando lo vidi prendere la direzione della porta, pensai che se ne stesse per andare, invece ci trascinò una sedia per bloccare la maniglia con la spalliera, quindi si tolse i pantaloni e dopo essersi stiracchiato per bene, saltò sul letto divertito. Il sollievo di vederlo compiere quei gesti, mi spinse ad azzuffarmi con lui, specie perché era l’unica persona al mondo che soffriva il solletico più di me. La smisi solo quando si arrese chiudendosi a riccio con le ginocchia al petto, fu allora che gli chiesi se era venuto per avvertirmi di qualche pericolo e lui si voltò, spiegandomi quanto fosse rischioso quello che stavamo facendo.

Mi disse di un certo Hans, un soldato olandese che aveva conosciuto quando era di stanza a Rotterdam, che gli costò un trasferimento a pelare patate in Germania. Fu così che iniziò a raccontare della sua vita, ma proprio fin dall’inizio, quando era ancora un ragazzino di Bethlehem in New Jersey ---> Aveva voglia di ripercorrere quelle emozioni riposte nei cassetti dei suoi ricordi. Era un fiume in piena e non si fermava neanche quando mi alzavo per andare a prendere dallo sportello delle vivande qualcosa da sgranocchiare. Non essendo bravo a maneggiare le parole, si aiutava con delle messe in scena e quando l’aneddoto finiva in maniera imbarazzante, si nascondeva il testone tra le braccia ---> Io lo ascoltavo con piacere perché era proprio uno spasso e lui, di tanto in tanto, forse temendo di abusare del mio tempo, mi ringraziava cercando un contatto fisico, che per Roger significava qualche presa di lotta, ma niente di violento.

Si era ormai fatto buio e andai a chiudere la finestra perché delle farfallone grosse come aeroplani arrivavano per schiantarsi contro i neon delle plafoniere. Aprii le bocchette dell’aria condizionata e spensi le luci centrali e nella stanza si creò un’atmosfera più intima. Roger aveva ripulito il letto da tutte le cartacce e prese a schiaffi le lenzuola per liberarle dalle fastidiose briciole di patatine. Raccattò i suoi pantaloni e vi tirò fuori dalla tasca un sacchettino di plastica trasparente; appena si schiuse l’apertura ermetica, mi accorsi dal profumo che si trattava di un fiore di marijuana. Roger mi fece l’occhiolino quando mi passò la pipetta ---> Dividere la sua marijuana con me era una grande prova di fiducia.

Ricominciò a parlare dicendo che lo sapeva di essere un cheap e di quanto fossi stato fortunato a nascere in Europa. Non era possibile pretendere da Roger una riflessione di carattere generale, così lo aiutai con delle domande ben precise e in particolare, gli chiesi perché a scuola si metteva nei guai facendo il bullo ---> Gli anni della formazione per Roger coincisero con le decadi della rivoluzione culturale degli anni sessanta e settanta. Nella provincia urbana newyorchese, il neopuritanesimo reagiva in maniera forte ai venti di cambiamento che provenivano dalla grande mela e i bravi ragazzi come lui, organizzavano spedizioni punitive contro i capelloni. Che Roger da ragazzino fosse stato uno che usava menare le mani non mi sorprendeva, tuttavia, proprio per questo, m’incuriosiva la coscienza critica che ogni volta lo spingeva istintivamente a fare un distinguo tra lui e quegli altri.

Il quesito che gli posi era troppo impegnativo e allora si sistemò seduto a gambe incrociate. Ci rifletté prima di fare spallucce per spiegarmi che le cose stavano così e basta. Poi mi raccontò di un suo caro amico d’infanzia che aveva pestato a sangue e siccome non trovava un senso logico a quel gesto, lo calunniò con i suoi compagni di baruffa, accusandolo di avergli fatto delle avance. Gli chiesi allora se avesse condiviso con quel suo amico l’intimità della scoperta della masturbazione e lui si nascose di nuovo la testa tra le braccia, prima di annuire senza aggiungere una sola parola ---> Probabile dunque che Roger si conformava al neopuritanesimo per allontanare da se stesso delle pulsioni inibite e accusò quell’ignaro ragazzo di procurargliele.  

Questa storia delle spedizioni punitive durò per tutto il tempo delle scuole superiori, quando spaccò il grugno a un altro ignaro compagno della squadra di football e fu sospeso rimettendoci il diploma e l’amicizia dei suoi compari di rissa. Me lo disse aspettandosi da me una spiegazione, allora io scherzosamente gli chiesi se mi aveva spaccato i denti perché glielo avevo fatto venire duro. Lui non sorrise e, al contrario, tornò a guardarmi in maniera torva. Era da quando stava alla Base di Farmingdale che non toccava più la carne di manzo ed ero stato io che lo avevo indotto nuovamente alla sodomia ---> Ero io il Diavolo tentatore.  Le sue parole mi raggelarono e me ne rimasi immobile e in silenzio, trattenni così un rigurgito di memoria del cherubino cornuto ...

»Fred Roger e l’amore«

La fidanzatina di Roger si chiamava Rosemary Jones ed era la stessa con cui si era calato le mutandine da piccolo nella rimessa della fattoria di famiglia. Lei era però di qualche anno più piccola e, conti alla mano, quando decise di concedergli la propria verginità, Rosemary non doveva avere più di quattordici anni. Organizzarono una piccola fuga d’amore per realizzare il loro sogno di vita in comune. Roger prese il camioncino del mezzadro com’era solito fare per le sue uscite non autorizzate e andarono al Parco di Round Valley. Raggiunsero la riva del lago, dove tutto era perfetto con le stelle in cielo e nell’aria primaverile, c’era una strana elettricità che la rendeva frizzante. Rosemary aveva portato una coperta che stese sul prato e poi si accoccolò sul braccio di Fred, aspettando di essere scaldata dai suoi ardenti baci d’amore.

Probabile che Rosemary ne sapesse del sesso quanto un’ape che si aspetta un coito col pistillo di un fiore. Lo stesso Fred si affidava alla propria passione e se era anche solo la metà della bestia che diventò, significava che quella ragazzina si trovò a gestire qualcosa di molto pericoloso. In fondo, si limitarono a compiere quello per cui la natura li aveva creati e lui gli buttò in grembo il bambolotto che si ritrovava tra le cosce. Forse Rosemary trattenne il più possibile il dolore lancinante che le stava provocando, memore delle storie che si raccontavano tra ragazzine sulla mitica rottura dell’imene, oppure quell’altro idiota scambiò le sue urla per un orgasmo. Il risultato fu un’emorragia che gettò entrambi i giovani amanti nel panico. Fred la accompagnò all’ospedale, ma dopo saltò sul camioncino e scappò per la Statale 78, con l’intenzione di arrivare fino a New York, esattamente com’erano costretti a fare i capelloni quando venivano scacciati dalla comunità dei giusti.

In quello sputo di cittadina, la verità della loro fuga romantica si era svelata immediatamente, così Fred fu catturato ancor prima di raggiungere la Statale e arrestato per violenza sessuale e furto d’auto. Nonostante Rosemary lo scagionò, il giudice lo ritenne ugualmente responsabile del danno fisico procurato alla sua fidanzatina. Quel ragazzone indisciplinato fu messo davanti alla scelta di farsi raddrizzare o dalla legge di un riformatorio, o dalla dura disciplina dell’esercito. Fred che odiava come tutti gli adolescenti quel buco di culo in cui era nato, prese l’opzione dell’esercito come un’opportunità per fuggire via. La vita militare non imponeva una morale troppo diversa da quella in cui era stato cresciuto e lui ubbidiva andando ben oltre le regole, proprio com’era stato abituato a fare. La fedeltà concessa più ai suoi superiori che non all’esercito, ne fece un sicario perfetto e fu questa sua disponibilità a procurargli rapidamente i galloni.

Quando terminai di mettere insieme tutti i singoli tasselli del puzzle di aneddoti che mi aveva appena raccontato, Roger mi guardò stupito di avere finalmente un’immagine più chiara del suo passato. Seguirono lunghi attimi di silenzio e siccome si era sdraiato accanto a me abbracciando il cuscino, pensai che volesse prender sonno. Invece stava covando una domanda proveniente da chissà quale ragionamento --> Anche a te piace la carne di manzo, giusto? --> Gli risposi di non sapere neanche bene cosa me lo facesse venire duro e poi, domanda imbarazzante per domanda imbarazzante, gli chiesi quando aveva scoperto di avere una micetta calda nascosta tra le chiappe. Lui nascose la testa sotto il cuscino e quando me la mostrò di nuovo, aveva la faccia avvampata dall’imbarazzo con uno dei suoi mega sorrisi stampati sopra. Non mi rispose e mi disse invece che dovevo tenere chiusa quella mia fogna di bocca.

Per punire la mia impudenza, Roger mi chiese se mi piaceva succhiargli l’uccello ed io gli risposi che era la libbra di manzo più grossa che avevo provato a ficcarmi in bocca --> Cecio-bielo? --> Beh, Roger non poté certo cogliere l’eufemismo del Cicciobello che usai per descrivere il suo bambolotto, ma il suono di quella parola lo divertì lo stesso. Quando la piantò di ridere facendosi suonare in bocca quella strana parola, gli rifilai subito la sua stessa domanda. Imitò dunque una faccia riflessiva e poi, con gesti caricaturali, se ne andò in giro su quattro zampe per il letto come un cane che annusa la pista --> Bow-wow, bow-wow --> E’ così che abbaiano i cani in inglese --> Bow-wow --> continuò ad abbaiare puntando l’osso che presi spavaldamente a esibirgli attraverso i boxer. Si sollevò sulle ginocchia con le zampine davanti ritratte, reclamando l’osso a lingua di fuori e quando mi vide titubante nel concederglielo, quel pazzo ci si avventò sopra con tutto il peso della palla da bowling che aveva per testa.

Con Roger dovevi stare attento perché non si accorgeva di esagerare e poi aveva il maledetto vizio di mordere ---> Non riuscivo a staccarmelo da in mezzo alle cosce e ringhiava persino mentre strappava letteralmente a morsi i miei boxer. Dopo avergli permesso di sfilarmi le mutande, mi venne sopra con il trofeo tra i denti e quindi mi stramazzò addosso, fingendo di essere morto di fatica ---> Forse credeva di essere ancora divertente mentre cercavo di rivoltarlo nel letto. Appena ci riuscii, si rianimò di scatto e rispose alla prima domanda che gli avevo fatto --> E’ successo con Hans --> Cioè? Era stato il soldato olandese a rompergli il culo?

La famiglia di Roger proveniva da Lancaster e parlavano il Tedesco della Pennsylvania, lui voleva conoscere la sua terra d’origine, per questo chiese il trasferimento in Europa, ma qualcuno ritenne che i Paesi Bassi stessero comunque a pochi millimetri dalla Germania e finì di Stanza a Rotterdam. Aveva la mia stessa età quando mise piede nella libertaria Olanda e fu per lui un disorientante cambio di paradigma di vita. Gli stessi commilitoni si prendevano gioco del suo provincialismo e trascorreva il tempo libero sfogandosi col sacco da box. Stava impazzendo quando un soldato dell’amministrazione olandese, mentre gli scriveva dei moduli che non avrebbe saputo compilare da solo, iniziò a fargli domande molto personali. Roger credeva che quelle informazioni servissero per la compilazione dei moduli e rispondeva il più dettagliatamente possibile, quando si avvide dei sogghigni malcelati che correvano per quell’ufficio ---> Strappò dunque i fogli dalle mani del soldato e se ne andò.

Il soldatino olandese lo ricorse per il corridoio e si scusò per la stupidità dei suoi colleghi. Lo pregò di ridargli quei moduli e spianandoli contro il muro, li completò in un attimo --> Il mio nome è Hans De Groot --> Gli disse presentandosi prima che se ne andasse --> Possiamo prenderci una birra insieme una sera di queste --> Continuò a dire dopo le presentazioni ufficiali. Roger annuì per cortesia --> Al Gekke Eend? --> Disse ancora Hans, approfittando della sua titubanza. Roger non lo sapeva che fin dal 1974 che in Olanda gli omosessuali non erano più ritenuti dei malati di mente e quindi potevano arruolarsi. Non lo sfiorò neanche l’idea che l’invito di quel soldato potesse essere un appuntamento galante ---> Mi venne da sorridere al pensiero del provincialotto americano che entra in un gay bar che si chiama »Papera Pazza«.

Roger disse che in quel posto c’erano anche delle ragazze e pensò di essere finito in uno di quei locali che nelle peccaminose città, erano frequentati dai capelloni libertini. Hans invece si accorse eccome del fraintendimento, ma non fece nulla per chiarirlo. Roger continuò a pensare che quel soldato era solo un amico con cui fare bisboccia e siccome era ormai da mesi che andava avanti a pippe, gli chiese se conosceva uno di quei bordelli di cui aveva sentito parlare. Fu così che Hans lo condusse da una prostituta molto particolare, dove fu legato e sodomizzato con uno strap-on. Dopo, l’olandese gli avrebbe dichiarato di essersi infatuato di lui e a seguito del suo rifiuto, fece girare delle foto compromettenti e Roger di tutta risposta lo picchiò, beccandosi un trasferimento d’ufficio in Germania.

Nell’intervallo tra la Papera Pazza e lo strap-on, intuii una serie di non detti che m’insospettirono. Uno su tutti era quello che riguardava il vibratore che Roger vide un mattino nella stanza da bagno di Hans. Questa circostanza mi fu riferita a proposito della scoperta di un certo tipo di sexy toys, ma incasellata nell’altra storia, stava significando che a Roger capitava di svegliarsi in casa del soldato olandese. In un altro aneddoto invece disse che fu sempre con Hans che scoprì cosa fosse un vero pompino, perché fino a quel giorno aveva scopato solo con delle puttane che glielo succhiavano nel tempo di contare i venti dollari che gli dava. Insomma ---> La storia del vizioso gay europeo che ricatta lo sprovveduto marines per indurlo alla sodomia, corrispondeva agli stereotipi con cui si scrivevano le avvertenze sugli opuscoli informativi consegnati ai soldati in terra straniera ---> Non bere acqua di rubinetto, guardarsi dalle prostitute locali infestate di malattie veneree, usare solo i preservativi in dotazione made in Usa, prestare attenzione ai costumi corrotti non conformi al sano stile di vita americano.

Andai a ripescare tra gli aneddoti adolescenziali di Fred dei presupposti per dare una nuova cornice al suo racconto. Nel desiderio di ritrovare le proprie origini tedesche, forse si celava lo stereotipo di un’Europa più libera e permissiva, dove avrebbe potuto sondare certe pulsioni senza che queste potessero condizionare la sua vita. Un’altra riflessione da aggiungere alla sua storia, riguardava la descrizione che Roger mi fece di Hans ---> Era un ragazzo talmente magro che le spigolature delle ossa parevano uscirgli dalla pelle. Era dunque molto diverso da quello che doveva essere stato il compagno di squadra di football che Roger aveva picchiato perché si sentiva attratto da lui. Ergo ---> Roger non era mai stato attratto da Hans. Questo probabilmente lo dispose a sperimentare senza sentirsi minacciato da un’anomala attrazione fisica.

E ancora ---> Possibile che il provincialotto non si fosse avveduto dei secondi fini di Hans? Quanto bisogna essere idioti per non accorgersi di entrare in un gay bar? E se invece Roger fosse stato felice di scoprire che in Olanda un soldato poteva toccare il pacco di un altro maschio, senza per questo insozzare l’onore della Patria? Poteva persino essersi sentito confortato dalla vista di quei maschi che usavano la virilità solo come un accessorio per sedurre ---> Lui non era come loro. Una certezza di cui fino a quel giorno aveva segretamente dubitato per via della subdola pulsione che non gli faceva dovutamente schifare la carne di manzo. Fu così che, dopo qualche birra e magari anche un tiro di canna, decise di andare fino in fondo e salire nell’appartamento di Hans.  

All’inizio si guardarono e basta, ma poi l’altro gli fece un apprezzamento --> Yours is a nice big monster! --> Il marines americano proveniente da Bethlehem in New Jersey, rimase alquanto spaesato --> Relax dude, I'll do all one --> fu così che lo lasciò fare. Quel ragazzo che non amava e tanto meno desiderava, era capace di manipolare il suo corpo come il pianista fa con una tastiera.  Quando poi Hans gli sfiorò il bottoncino magico che nascondeva tra le chiappe, provò per la prima volta la seduzione di arrendersi alla volontà erotica di qualcun altro. Roger stava semplicemente scoprendo la sensualità del proprio corpo che gli era stata insegnata come l’essenza dell’immoralità.

Conclusione ---> Hans avrà pensato che la consapevolezza di essere gay per Roger passasse per il suo culo.  Gli fece dunque conoscere le gioie di un vibratore e lo condusse in quel bordello di puttane in strap-on. Non si rese conto d’insegnargli a coltivare quel genere di sessualità senza di lui. Quando Hans si sentì ferito dalla crescente indifferenza di Roger, decise di metterlo davanti alle sue responsabilità. Iniziò a far girare tra i commilitoni la notizia della sua recente conquista e si sa come la notizia di un paio di chiappe chiacchierate si sparge rapidamente, così Roger reagì come sempre aveva fatto ---> Picchiò Hans.

»La Dura verità di Roger«

Ingenuamente, mi aspettavo da Roger la stessa riconoscenza di quando gli raccontai la storia con Rosemary, e non mi avvidi del sospetto che lentamente andava adombrando il suo sguardo ---> Temeva che volessi incastrarlo con la disciplinare? Quella era forse la vera storia che gli aveva compromesso la carriera militare? Roger reagì nel solo modo che conosceva e, senza neanche realizzare come, me lo ritrovai addosso con il nerboruto braccio che m’incravattava il collo e gli sarebbe bastato indurire il bicipite per strangolarmi ---> Mi stava ammazzando?

In realtà non ero nella condizione di pensare, so solo che avrebbe potuto farlo e fu solo il caso se, nella colluttazione, i due letti si separarono improvvisamente, facendoci scivolare nel mezzo. Io ne approfittai per sgusciare via dalla presa al collo e conquistare una certa distanza da contrapporre alla sua reazione. Invece, Roger non fece nulla e si mise a risistemare i letti come se nulla fosse appena accaduto. Gli dissi se era forse impazzito e lo sfanculai perché per poco non stava per ammazzarmi, cazzo! Lui si sdraiò sulla sua parte del letto, ma io col cazzo che mi sarei di nuovo riavvicinato a lui.  

Quando mi vide andare all’armadietto per tirarmi su un paio di short della tuta, comprese che quella serata per me era finita lì. Fu solo allora che mi chiese con degli occhioni da cervo ferito, se l’avrei denunciato ---> Per un attimo ebbi il tremendo sospetto che la storia di Hans avesse avuto un epilogo ben più drammatico di quanto avessi potuto immaginare. Gli domandai dunque con quanta più circospezione possibile che aveva fatto a quell’olandese e lui mi rispose con rabbia che gli aveva solo sfondato il culo. Qualunque cosa avesse voluto intendere con quell’eufemismo, sul momento mi dette comunque sollievo perché non avrei saputo gestire il segreto di un »cold case« di omicidio.

Roger si difese continuando a dire che le cose non erano andate come le avevo ricostruite io. Hans lo aveva ricattato fin dal primo momento e se l’era cercata --> Affrescare il quadro di una verità inopinabile ampia troppo la cornice degli avvenimenti, sfumando la realtà dei fatti con le variabili fornite degli altri attori di cui si arricchisce --> Roger aveva conosciuto nella Base di Rotterdam un mastodonte nigga che gli faceva da coach di box. Nella vita s’incontra sempre uno più grosso di te che te le suona, Roger aveva incontrato il suo e sottomettersi gli accese di nuovo quella pulsione erotica che tanto temeva. In America non avrebbe mai ceduto alla tentazione, ma era lontano da casa e quel mastodonte nigga annusò subito la sua micetta in calore. Il primo contatto avvenne nelle docce, dove il nigga fece assaggiare la sua libbra di carne di manzo africana all’americano bianco.

Era un rapporto di dominanza e sottomissione, in cui il mastodonte nigga non aveva riguardi nel buttarglielo in gola, fino all’umiliazione di pisciargli in faccia il suo disprezzo. Fu quel tipo di erotismo che lo sconvolse, inducendolo a isolarsi ---> Non riusciva a capire se il Diavolo era il mastodonte nigga o c’era un demone dentro di lui che lo possedeva. Fu il coach di box a condurlo nel bordello delle prostitute con lo strap-on e fu sempre lui che un giorno lo spinse sul tagliere della carne e, dopo avergli fatto un clistere con dell’olio da cucina, gli ruppe la membrana anale col suo bambù nero XXL. Per quanto possa sembrare impossibile che uno grande e grosso come lui potesse rimanere inerme davanti a quelle violenze, la spiegazione stava nel fatto che gli piaceva nonostante la sua dignità di maschio gli si ritorcesse contro.

Roger non dimostrava animosità verso il ricordo del mastodonte nigga perché disse che era stato lui a essere una cagna insaziabile, tant’è che ben presto il bambù nero non gli bastò più. La sodomia era più difficile da accettare per la sua autostima di maschio, ma non ingoiare la carne di manzo che invece era una pratica più diffusa di quanto avesse mai pensato e quando se ne andava in giro, non vedeva più altri soldati ma stormi di batacchi ridondanti. Fu il timore di poterne aggredire qualcuno, che lo spinse a cercare un posto come la Papera Pazza --> Sul retro del locale c’erano dei box dedicati al Glory Hole --> Era in pratica una tavola calda per il take-away della carne di manzo. Roger ci passava tutto il tempo di ogni libera uscita e più si faceva schifo, quando sotto la doccia si lavava la puzza di sborra che gli pisciavano addosso, tanto più gli veniva duro.

Quando si recò a compilare quei moduli nell’ufficio di Hans, delle risatine sommesse iniziarono a correre tra le scrivanie. Era stato proprio Hans a riconoscerlo e quando lo invitò a bere qualcosa insieme, gli chiese anche cosa avrebbero fatto i suoi superiori, se avessero saputo che un soldato americano frequentava quel gay bar. Roger fu preso dal panico e non solo per la vergogna che provava a livello morale, ma soprattutto per il rischio dei provvedimenti disciplinari in cui sarebbe incorso. Chiese aiuto alla sola persona cui si potesse rivolgere ---> Il mastodonte nigga. Questo gli rispose facendogli un occhio nero perché non aveva difeso l’onore degli Stati Uniti con quel buco di culo di olandese di merda. Gli ordinò dunque di riparare all’affronto sfondando il culo al frocetto e se non era capace di farlo, ci avrebbe pensato lui stesso.

Il verdetto del suo coach di box, mi ricordò una storiella che ci raccontavamo tra ragazzini ---> C’erano dei contadini che davano la caccia a una talpa nei loro orti e quando la catturarono, decisero di ucciderla seppellendola viva ---> Per cos’altro credeva che Hans lo avesse costretto a uscire con lui? Infatti, Hans pretese lo stesso trattamento più volte ed evidentemente piacque anche a Roger ---> Il sesso selvaggio con Hans si protrasse abbastanza allungo da divenire un’assidua frequentazione.

Roger disse che era semplicemente facile stare con Hans e il weekend nel suo appartamento si allungò sempre di più. Andavano insieme a procurarsi la carne di manzo e non si offendeva se Roger lo lasciava per trascorrere una serata in qualche bordello. Tuttavia, proprio perché il sesso non condizionava quella relazione fra maschi, Hans voleva che Roger la piantasse di farsi passare per la vittima di un suo bieco ricatto. Questo fu l’intento di Hans quando mise sulla bacheca della caserma, una foto della sua festa di compleanno, che lo ritraeva in innocenti effusioni col proprio partner.

Roger picchiò Hans e questo fu indubbiamente riprovevole, ma era il solo modo che aveva per riconquistare il rispetto dei commilitoni. Certo che avrebbe potuto scegliere di lasciare l’esercito e vivere con lui, però Roger non aveva mai preso neanche in considerazione di stare con un maschio come se ci fosse sposato. Decise invece di obbedire al coach e furono entrambi trasferiti in una Base tedesca, dove divenne esattamente come lui ---> Un predatore sessuale. Gli insegnò come annusare la micetta in calore di un soldato e poi come iniziarlo alla carne di manzo, anche se poi, il suo coach non doveva essere così bravo perché in seguito subì un grave provvedimento disciplinare e fu rimpatriato.

Roger, invece, iniziò un lungo tour nelle Basi tedesche. Scopare con il culo divenne una vera e propria droga per lui e trovare nuove specialità nei locali di cruising, fu il suo unico intento per parecchio tempo. Alla fine decise di tagliare la corda ed entrare nel servizio attivo perché iniziò a vedere morire per AIDS parecchia gente --> S’infognò nella missione somala e sparò per gioco a un soldato olandese che faceva footing --> Sarà stato veramente un caso?

»The End«

“Hit that hole!” Roger aveva seguito una rigida dieta per disintossicarsi dalla carne di manzo, quando ebbe la sfortuna d’incontrarmi. “Fuck, Yeah!” Non so se s’innamorò di Faith o dell’idea di diventare padre. “Drill me, Bitch!” Inconsapevolmente, ero stato sempre io a far saltare in aria il gruppo di auto aiuto per le dipendenze sessuali che teneva il Predicatore Cornelius. “Pick me deeper, harder!” Come quei disintossicati da metadone che davanti a una pera si dicono di volta in volta --> L’ultima e basta --> così Roger avrebbe continuato per il resto della vita a scopare con il culo. “Harder, Harder!” Certo era che far godere quel secchio sfondato, ti toglieva dieci anni di vita! “Fuckin’ Shit!” La zampa del letto si era di nuovo piegata, quando il cellulare si mise a trillare.

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  • 2 weeks later...
Spoiler

Sono lentissimo, devo ancora rileggere l'ultimo episodio degli appunti scritti ormai più di un mese fa (!!!) ---> dovrei postarlo prima del prossimo weekend >>ci riuscirò?<< spero di Sì o se ne riparlerà sul serio per dopo Pasqua ...

Inizio con  il mercatino della memorabilia ---> la volta scorsa mi sono dimenticato di spiegare cos'è un Cicciobello. 

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Cicciobello è un prodotto bergamasco creato nel 1962 e a quasi sessant'anni dalla nascita, questo bambolotto si è conquistato un angolino sugli scaffali da Harrod's di Londra a Fao Schwarz di Manhattan. Il successo venne dal riprodurlo nelle dimensioni di un vero neonato e nella prima versione aveva solo un ciuccio che lo faceva piangere quando gli cadeva ---> Una vera arma che torceva le budella ad ogni femmina dotata di un minimo senso materno! 

Il dolce faccino di Cicciobello causava istantanee scariche di ossitocina che costringeva le bambine ad acquistare anche passeggini, fasciatoi eccetera ---> Fu un vero strumento di educazione di massa allo stereotipo di gender femminile = mamma. Ne vennero fabbricate infinite varianti, quelle incentrate sulle funzioni fisiologiche ne generarono una anticonvenzionale ---> Cicciobello Vomitino. Non vorrei sbagliarmi, ma non credo che sia mai esisto, fu una specie di reazione culturale delle bambine frustrate da questa sorta di tamagotchi in 3D.

Passiamo oltre, che è meglio ---> Cadillac De Ville

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Quest'auto rappresenta il tentativo (fallito) dell'industria automobilistica americana di rispondere alle nuove esigenze di mercato. In quegli stessi anni la Toyota conquistò l'America con l'orribile Corolla. 

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Fino a quel momento, si usava dire che solo un automobile americana poteva attraversare il deserto del Nevada. La Corolla invece dava le stesse prestazioni di quei casermoni americani con dei consumi di carburante minimi. Se non ci fosse stata questa scatolina con le ruote, oggi la FCA non sarebbe esistita e forse la FIAT avrebbe chiuso i battenti da un pezzo. Emblematico di tutto ciò è la Ritmo FIAT che Obama disse di usare quando era un avvocato squattrinato.

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Io ho pessimi ricordi di quest'auto perché la guidava la mamma del mio miglior amico d'infanzia e puzzava talmente di plastica che mi faceva venire le nausee ---> esattamente come a cicciobello vomitino!

Passiamo al contributo musicale che questa volta spetta a un video molto divertente dei RUN DMC ---> Mary Mary

Questa ovviamente è una caricatura, tuttavia esistono le paladine della moralità come Mary che organizzano ronde per salvare la gioventù americana dalla perdizione e spesso somigliano in maniera sorprendente a quella del video. 

Ora passiamo a qualcosa di più educativo ---> La vecchia fattoria ia ia jo ---> che nell'originale inglese si titola ---> Old Mcdonald had farm ---> In Italia crediamo che questa sia una filastrocca per insegnare il verso degli animali ai bambini, ed in parte è anche vero, ma nella versione inglese è prevalente lo scioglilingua delle rime. Nel senso che la sua funzione principale è insegnare a distinguere bene delle sillabe particolarmente ostiche dell'inglese ... più la canzoncina aumenta il ritmo e più le rime ti s'impastano in bocca, complice anche la memoria che fatica a ricordare i versi degli animali da ripetere in sequenza ---> Insomma è un bell'esercizio anche per gli adulti saperla cantare correttamente.

Qui ve la propongo in una versione  didattica per bambini, diciamo livello di difficoltà uno, provate a cantarla ...

Ora passiamo all'altra pillola sul puritanesimo americano ---> Questa è più verosimile definirla >>supposta<< perché non sono riuscito a sintetizzarla in pochissime parole. Non vorrei mettermi a raccontare la storia degli Stati Uniti, però almeno sugli inizi è indispensabile soffermarsi per chiarire certi equivoci di fondo ---> Arrileggerci a presto!

I Primi Veri Coloni Inglesi e il mito di Pocahontas

L’anno prossimo, 2020, ricorre il quattrocentesimo anniversario dell’approdo a Cape Cod del galeone inglese denominato Mayflower (settembre del 1620). I cui 102 passeggeri sbarcarono poggiando il piede sulla leggendaria Roccia di Plymouth. Il mito dei Padri Pellegrini ha prevalso sulla storia perché ha ispirato la tradizione Unionista che sconfisse quella Confederata del Sud, che si rifaceva invece alla vera e propria colonizzazione britannica.

Il Regno Unito cominciò in ritardo la sua politica colonialista e non furono i primi ad arrivare in quest’area geografica. C’era soprattutto la Florida spagnola, i cui confini si spingevano in maniera indefinita a nord, occupando tecnicamente anche le zone in cui approdarono i primi coloni inglesi della Compagnia della Virginia. C’è poi da dire che la storia ufficiale fino a qualche tempo fa, non teneva assolutamente conto che queste aree erano popolate dagli algonchini.

I popoli precolombiani li conosciamo perché dopo lo sterminio per mano della cattolicissima Spagna, ci hanno lasciato tracce della loro cultura attraverso degli imponenti edifici. Gli algonchini, invece, non costruivano città di mattoni; tuttavia, abitavano una zona che andava dalle Montagne Rocciose fino alle coste atlantiche, dove giunsero gli europei. Un popolo vastissimo che si divideva in confederazioni di tribù, in particolare quella Powhatan ne riuniva trenta sotto il regno di Mamanatowick Wahunsunacock, nelle terre denominate Tenakomakah ---> Virginia orientale.

Spesso si fraintende la storia del Giorno del Ringraziamento, in cui i Padri Pellegrini invitarono i nativi al loro banchetto, con l’altro mito di Pocahontas e di John Smith che, invece, fa parte della prima colonizzazione britannica di circa quindici anni prima. Pocahontas era la figlia minore del Capo Wahunsunacock e i conquistatori inglesi s’insediarono inconsapevolmente a una decina di miglia dal grande accampamento di Werowocomoco, considerato un po’ la capitale del regno Powhatan.

Nel 1606, Giacomo I Re d’Inghilterra dette mandato alla Compagnia della Virginia di andare a colonizzare il nuovo mondo. Il colonialismo inglese funzionava esattamente come un tempo si usava attribuire titoli nobiliari su contee da cui poi s’incassavano le gabelle, così la corona inglese concedeva dei diritti di sfruttamento coloniale su terre considerate di nessuno per liquidare i propri debiti. La Compagnia della Virginia era una società d’affari composta di ricchi mercanti e avventurieri privi di scrupoli ---> Altro che paladini della democrazia!

Una spedizione che contava tre velieri ---> Susan Constant, Godspeed e Discovery ---> approdò nella grande Baia di Chesapeake. Il proposito era trovare la prima colonia inglese in Nord America (1585) insediata sull’isola Roanoke. La dinamica storica di quella conosciuta come la Lost Colony, ci può suggerire l’intento che muoveva i britannici. La politica di colonizzazione iniziata da Elisabetta I consisteva nel creare delle teste di ponte da dove piratare i navigli spagnoli di ritorno dai caraibi. La colonia di Roanoke era la più a nord dei covi britannici e a causa della guerra anglo-spagnola, finì per rimanere abbandonata a se stessa. Si sospetta che gli abitanti si siano uniti ai nativi croatan o trasferiti e poi scomparsi sull’isola di Hatteras; in ogni modo, lo spirito della nuova spedizione era lo stesso dei loro predecessori ---> Soldi facili.

La necessità di difendersi dagli spagnoli che rivendicavano quelle terre, fece ricadere la scelta d’insediarsi sull’isola di Jamestown, dove il 14 maggio del 1607 fondarono la prima colonia britannica in America.  Di tesori da predare non ne trovarono e tanto meno la terra era gravida di frutti già pronti per essere colti, così quella scelta essenzialmente strategica si rivelò fatale per la loro sopravvivenza, tanto che condusse alla morte per fame l’80% degli abitanti. Accadde, dunque, che John Smith fosse catturato mentre cercava cibo lungo il fiume Chickahomini e condotto a cospetto del Capo Powhatan.

Qui nasce il mito di Pocahontas che in questa prima di diverse occasioni, avrebbe salvato l’inglese dalla morte. Siccome la favola della principessa Powhatan lo conosciamo tutti, io da seguace di Montanelli, preferisco dedurre la storia dai personaggi che l’hanno determinata ---> Capo Wahunsunacock, da quel poco che si sa, aveva riunito trenta tribù grazie alla diplomazia delle discendenze. Di certo aveva ben chiara la minaccia rappresentata dalla tribù dei pelosissimi bianchi, poiché notizie dei bastoni tuonanti capaci di uccidere da notevoli distanze, si erano già diffuse tra i nativi che si erano scontrati con loro.  John Smith scrisse di essere stato condannato a morte dal Capo Powhatan, ma questo non è nello stile del personaggio che per tutta la vita preferì le vie diplomatiche.

E’ invece interessante farsi un’idea del profilo psicologico di John Smith ---> A 16 anni va per mare diventando un mercenario al soldo del Re di Francia e poi per gli Olandesi sempre contro gli spagnoli. Dopo, prende la via del Mediterraneo, dove si ritrova a combattere contro l’Impero Ottomano diventando Capo di Vascello per gli Asburgo. Servì poi il Principe di Valacchia e distinguendosi in tre vittoriosi duelli, si guadagnò il titolo di cavaliere dal Principe di Transilvania. In seguito a un duello non altrettanto felice, finisce venduto come schiavo a un pascià turco che certo non gli doveva voler male, visto che lo invia come regalo a una sua amante greca, la quale non poté che innamorarsi perdutamente di lui. Tuttavia, la stessa lo invia dal fratello e di tutta risposta John lo ammazza adducendo a motivazione i modi rudi con cui lo trattava (John era ancora uno schiavo). Travestendosi con gli abiti del malcapitato, l’avventuriero inglese riconquista la libertà riparando in Moscovia e poi viaggiò per l’Europa e in Nord Africa, tornando in madre patria nel 1604. Un viaggio di soli otto anni, intenso quanto otto vite intere che, da buona penna qual era, lui narrò farcendolo delle tipiche coloriture esotiche dell’epoca.

Due anni dopo, quando si guadagna il viaggio in America, il Capitano Smith era ventisettenne e scelse di prendere a servizio il dodicenne Samuel Collier. Senza voler fare insinuazioni sulle abitudini che gli avventurieri inglesi erano soliti prendere durante i viaggi nel mediterraneo delle memorie classiche, John doveva almeno trovare piacevole la compagnia di quel giovinetto in età scolare, messo sul libro paga del naviglio come suo segretario. Tuttavia, non poté goderne allungo poiché alle Canarie finì in ceppi e vi rimase per tutto il viaggio a causa di non ben definiti comportamenti sconvenienti, talmente inaccettabili da spingere il Capitano della Constant a condannarlo a morte una volta giunti in America. Comunque, la buona sorte non abbandonò John, che non fu giustiziato perché il suo nome figurava tra quelli designati per comandare la nuova colonia.

Insomma, il Capitano John Smith era ben lungi dal profilo dell’eroe campione di moralità e patriottismo. Era, però un avventuriero affamato di nuove esperienze e come in passato, non indugiò nell’offrirsi di diventare un guerriero Powhatan. Io la penso come quelli che attribuiscono il suo racconto alla sua spiccata fantasia romanzesca e Capo Wahunsunacock non lo condannò a morte, bensì lo invitò diplomaticamente a sedersi nel cerchio dei saggi a farsi due tiri di tabacco, come probabilmente doveva essere giù successo in differenti occasioni con altri inglesi presso i croatan.

Tutto l’episodio di Pocahontas che si getta su di lui per scongiurarne la decapitazione risale a dieci anni dopo, quando i due si ritrovano a Londra. I fatti dell’epoca registrano solamente che lei era la figlia minore di Wahunsunacock quindi, nella mente diplomatica di suo padre poteva essere destinata a un matrimonio meno istituzionale, ma in questo caso altrettanto strategico per allearsi con uno dei capi della tribù dei bianchi pelosi. John Smith scrive che Pocahontas all’epoca aveva tra i dieci e i dodici anni, ma considerando la sua propensione a trovare piacevole la compagnia dei dodicenni, non mi sorprende che ne nacque subito una forte amicizia.

Dai suoi scritti londinesi di un decennio più tardi, John rimarcherà la gratitudine figliale che gli dimostra Pocahontas, ma anche qui vi si può leggere l’intento di allontanare da se stesso e dalla lady che era diventata la principessa Powhatan, il pericolo di accuse d’immoralità su un matrimonio del genere. Possiamo solo dedurre che all’epoca dei fatti, la ragazzina era in un’età premestruale quindi non ancora maritabile. Anche in tal caso, però, si sarebbe potuto trattare solo di una promessa di nozze, cioè senza consumazione. Bisogna anche tener conto che John Smith riportò quanto gli era possibile comprendere da europeo che non capiva una parola di quello che gli veniva detto ---> Pocahontas divenne così una fanciulla molto graziosa che gli dimostrava un inspiegabile affetto.

Il fraintendimento certo non può essersi protratto allungo, soprattutto perché la ragazzina frequentava assiduamente John Smith seguendolo all’accampamento di Jamestown ---> A quale titolo Capo Wahunsunacock avrebbe mandato sua figlia nel villaggio di una tribù potenzialmente ostile? E quando Pocahontas chiede a suo padre di rifornire il campo che era andato a fuoco nel 1608, Capo Wahunsunacock non solo accoglie la sua richiesta, ma si preoccupa di continuare a farlo anche quando la figlia ritorna nella sua capanna ---> Quale scopo poteva muovere una decisione del genere?

Nel 1608, il Capitano John Smith diventa il leader di Jamestown con uno slogan rimasto famoso ---> Chi non lavora non mangerà. Il lavoro era quello dei contadini e questo ci lascia capire che gli uomini di Jamestown non erano partiti per diventare dei coloni. Non tutti i powhatani accettavano l’arroganza inglese e John narra di come costrinse con maniere spavalde uno dei fratelli di Capo Wahunsunacock, Opchanacanough, lo stesso che lo aveva catturato la prima volta, a riempirgli il vascello con venti tonnellate di grano.

La reazione dei nativi non si lasciò attendere e Pocahontas pare che avvertì di nuovo John Smith di un piano con cui il padre cedeva a delle pressioni interne alla sua confederazione, che volevano vedere una reazione forte contro l’arroganza del Capo tribù dei bianchi pelosi. Capo Wahunsunacock non sceglie il confronto diretto e organizza un banchetto diplomatico, pianificando di aspettare che gli ospiti deponessero le armi per poi scannarli tutti quanti ---> Invece, dopo la soffiata di Pocahontas, quelli col cavolo che si separarono dai propri schioppi e i powhatani desisterono dal loro intento.

Nel 1609, John Smith si ferisce poco onorevolmente in battaglia (Una scintilla incendia la sua polvere da sparo) e deve rientrare in patria per curarsi. A Pocahontas viene detto che è morto ---> A che scopo devono tacerle la verità? Forse il Capitano inglese stava disattendendo una promessa? Di certo le taceva il nuovo scopo che si celava dietro lo slogan che lo aveva portato a comandare l’anno prima Jamestown. John era andato in ricognizione per tremila miglia introno la Baia di Chesapeake in cerca di cibo, ma nel frattempo disegnava una cartografia della zona. Dietro ai commerci delle solite cianfrusaglie (specchietti e perline di vetro colorate) in cambio di pelli eccetera, c’era il nuovo scopo colonizzatore dei britannici che era quello di espropriare i nativi delle loro terre per farne monocolture di tabacco.

Il principio di proprietà privata era una roba inconcepibile per dei nomadi millenari che consideravano la terra un bene »pubblico«. Immagino che rimasero sconvolti quando videro gli inglesi alzare palizzate ovunque e poi difendere a schioppettate dei confini invisibili. I rapporti si deteriorarono e gli inglesi, con l’aiuto di un capo tribù presso di cui era ospite la principessa Powhatan, nel 1613 rapiscono Pocahontas. Il pretesto è riavere in dietro dei prigionieri con delle armi sottratte ai coloni, ma quello che a me pare avvenga è un ricatto con cui si vuole disarmare l’avversario e sottrargli ogni possibilità di contrattazione diplomatica costituta da degli ostaggi.

Nel 1614, lo scontro fu inevitabile e ancora una volta Pocahontas rimproverò la sua gente e disse di voler restare con gli inglesi. Qui il non detto è che la principessa Powhatan in quell’anno di prigionia viene battezzata per sposarsi con un ricco produttore di tabacco, prendendo il titolo di Lady Rebecca. Questo avvalora ancora una volta la tesi che Capo Wahunsunacock voleva unire la federazione Powhatan a quella dei bianchi pelosi attraverso una nuova discendenza. Tanto che i rapporti con i nativi tornarono buoni dopo il matrimonio e il primo figlio di Pocahontas.

Nel 1616, Lady Rebecca parte per l’Inghilterra insieme al marito e al loro pargoletto. Qui scopre che John Smith non era morto e lo stesso scriverà una lettera allo scopo di accreditarla presso la Regina Anna, saranno proprio quelle parole entusiastiche che la consegneranno alla storia come un’eroina romantica. Nel 1617, Lady Rebecca muore e lo stesso capita a suo padre, cui succedette il fratello Opchanacanough. Il quale abbandona la linea diplomatica e nel 1622 coordina una serie di attacchi a Jamestown massacrando più di trecento inglesi ---> Il Massacro Indiano ---> la rappresaglia non tarda ad arrivare, ricorrendo anche a mezzi poco onorevoli come l’avvelenamento.

I libri di storia, che ovviamente sono stati scritti dagli inglesi con la loro indubbia capacità narrativa, parlano solo di tre guerre anglo-Powhatan, l’ultima conclusasi nel 1646 con la cattura del centenario Capo Opchanacanough, poi assassinato da una guardia. La sostanza è che ci furono più di trent’anni di occupazione violenta, al termine dei quali fu eretto un bel monumento alla principessa Pocahontas. Elidendo volutamente la sorte meschina di sua sorella, Cockacoeske, succeduta al comando di quello che rimaneva del regno Powhatan, ridotta a concubina del colonnello John West, figlio del Governatore della Virginia.

Questa era la vera colonizzazione inglese che non aveva nulla a che spartire con il principio democratico del voto di maggioranza che caratterizzò il Patto del Mayflower nella colonia puritana di Plymouth. Una differenza radicale che si scavò nel tempo, fino a giungere nella guerra di secessione degli Stati Confederati del Sud. La stessa Virginia si divise in due, con la Virginia Occidentale alleata degli Unionisti Yankee del New England, quelli della Repubblica di Rhode Island che tra i propri principi fondativi avevano  messo al bando la schiavitù.

Ep.27 “Nel Buco del Ragno”

“Esso è me, Paul Kowalski” La distanza combaciava con quella delle chiamate perse. “Io sono qui al golf club” Il Colonial Springs era a circa dieci miglia dal capanno. “Se vuoi iscriverti, posso aspettare” A quanto pareva avevano proprio bisogno di nuovi soci. “Dove cazzo stai andando?” E mi davo almeno una sciacquata all’uccello. “Hey, mi stavi fottendo, amico!” Non avevamo concluso? “Si era piegata la zampa del letto” Beh, oramai si era piegata anche la mia di zampa. “Tu non puoi lasciarmi in cornuto” Poteva farsi una bella doccia fredda come stavo facendo io. “Prendi una pompa da me, cazzo!” Non gli sembrava di essere un po’ infantile? “Mi occorre qualche minuto per venire” Mi stavo già asciugando e non avevo intenzione di andare in giro con la sua bava sulle palle. “Sei un fottuto egoista, questo lo sai?” Andiamo, poteva ben farsi una sega da solo!

“Vengo con te” No, non volevo che Roger sapesse delle mie faccende. “Hey, amico!” Mai fidarsi di chi sta nei guai. “Non pisciarmi via, Conney!” Poteva cantarsela con Stan. “E poi dici di non essere come lui!” Tanto non attaccava, avevo scoperto il suo giochino per indurmi a fare quel che voleva. “Sto impazzendo chiuso qui dentro” Che palle! “Ti avevo chiesto di aspettarmi, merda!” Avevo appena provato a sganciarmi, lasciandolo sotto la doccia, però mi aveva rincorso infilandosi gli short per strada. “Sei un buco di culo, Conney!” E lui cos’era che si stava segando in macchina? “Non mi hai dato il tempo di sbattermelo nella doccia” Gli sembrava normale lustrarsi il piffero mentre guidavo per Farmingdale? “Potresti darmi una mano invece di lamentarti” Non volevo che scaricasse sul sedile, Ok? “Sta zitto o non mi si stancherà mai” Doveva sempre averla vinta lui!

“Io non ci resto in macchina” Ci misi il doppio del tempo per arrivare, nel vano tentativo di scoppiarglielo e quando stavamo per scendere, quel porco aveva ancora il bastone di traverso negli short. “Se ti lasciavi succhiare ... ” Avrebbe almeno potuto tirarsi su un paio di mutande prima di uscire di casa. “Non me ne hai dato il tempo, cazzo!” Io non mi ci presentavo all’appuntamento con lui a cazzo dritto, OK? “Stai facendo tante storie per nulla” Si vedeva eccome il suo batacchio che scampanava tra le cosce mentre camminava. “Sei uno sporco frocio, ecco perché lo vedi” Doveva almeno promettermi di non scoreggiare. “Io non lo faccio mai!” Ma se ne aveva sganciate non so quante in macchina! “Te lo avevo detto di non usare lo shampoo come lubrificante” Sulla bottiglia di shampoo c’era scritto »Olio d’Argan«. “Faccio le bolle di sapone dal culo, cazzo!” Ci mancava solo che mi facesse venire la ridarola.

“Sono uscito senza soldi” Roger era uno zotico bambinone. “Sganciami venti pezzi, avanti!” Voleva forse comprarsi l’intero chiosco degli hot dog? “Fatti fottere, merda!” Per fortuna, si sentì in imbarazzo tra i corridoi dal silenzio ovattato degli uffici amministrativi e preferì farsi un giro per i cantieri. “Scendiamo al bar così t’illustro il progetto” Fu però una pessima idea sedersi in veranda con Paul perché da lì potevo vedere Roger che era andato al chiosco degli hot dog. “I percorsi sono stati disegnati da Arthur Hills” Aveva ragione Stan e quel posto era ancora una fossa in mezzo ai cimiteri. “Allora che te ne pare?” Stavo solo fingendo di ascoltare Paul. “Vogliamo che il golf sia uno sport popolare” Quel porco di Roger stava annusando il culo a JJ! “Saltiamo sopra un golf card, così ti mostrerò i percorsi” Paul mi vedeva titubante, ma io ero solo distratto da quello stronzo che aveva appena scroccato un hot dog. “Questo è il percorso dei tre pini” Roger somigliava a quei maschi nerboruti delle riviste di JJ. “ ... con gli stagni sarà meraviglioso!” Il dubbio mi stava logorando ---> JJ avrebbe resistito alla tentazione del Cecio-bielo di Roger?

In fondo, contribuire all’apertura del Colonial, mi costava quanto iscrivermi al Country Club.  “E’ un pessimo investimento” Mi disse Clark, che consultai prima di affrontare quella spesa fuori budget. “Non usare la card, ti richiamo io tra qualche minuto, OK?” Però, al ritorno dal giro in golf card, avevamo trovato Lucia ad aspettarci e improvvisamente mi piacque la bella atmosfera democratica che si respirava da quelle parti. “Penso che a Conney sia piaciuto il nostro progetto” Intanto però JJ era sparito dal chiosco degli hot dog e avevo perso di vista anche Roger! “Conney, non firmare niente!” Era impossibile fare conversazione con Paul e Lucia mentre Clark mi parlava di astrusi metodi di pagamento. “Allora ci vediamo alla partita” Ci si aggiunse pure Vinnie e senza capire come, accettai di andare assieme a un incontro di baseball ---> Conney di qua e Conney di là, intanto io diventavo pazzo all’idea che Roger si stesse mangiando JJ!

“Allora sei dei nostri, dobbiamo brindare!” Clark mi aveva riempito la testa di tante cautele, ma io non resistetti alla tentazione di farmi coinvolgere dall’entusiasmo di quelle persone. “Al Colonial Springs!” Condividere un progetto, ti affratella come in una famiglia ---> Che Bello! “Ci si vede, Freddy!” Avevo sentito bene? --> Ci si vede in giro, Freddy <-- Che significava quel ??cisivedeingirofreddy?? Dopo il brindisi e bla bla, strette di mano e pacche sulle spalle, mi congedai con il pretesto dell’appuntamento in banca, quindi andai al chiosco degli hot dog ma Lucia volle accompagnarmi e continuò a parlare di non so cosa. !!cisivedeingirofreddy!! Non ci capii più niente dal momento che Roger e JJ entrarono nel mio campo visivo e come se la ridevano! Sembravano vecchi amici quando JJ lo presentò a sua cugina ---> Mi stavo logorando il fegato! Tagliai corto e dissi a Roger che dovevamo andarcene subito ---> Ci si vede in giro, Freddy ---> Così JJ aveva salutato Roger mentre con me era stato fin troppo formale ---> Stavo per sborsare una barca di soldi anche per colpa sua e me la meritavo almeno un po’ di quella stessa confidenza o No?

“Hey, che inferno stai facendo!” Dovevo saperlo e appena imboccai su Conklin Street, gli paccai il Cecio-bielo. “Che ti gira sbagliato, amico?” Come mai era completamente moscio? “La roccia è crollata, che non lo sai?” Il suo bambolotto non si afflosciava mai prima di scaricare. “L’ho soffiato nei gabinetti, OK?” Come aveva pagato gli hot dog? “Quel pettirosso è una buona sberla” Poteva farmi il favore di esprimersi in inglese, cazzo! “Che merda vuoi, amico!” Dov’era andato con JJ? “Non so di che parli, quel pettirosso ...” Si chiamava JJ e non Robin ---> »Bottom-man« dei miei stivali. “Non scaldarti, amico!” Lo aveva attirato nei cessi per molestarlo, era andata così? “Dannazione, per chi mi hai preso?” Per quello che era ---> Figlio di puttana! “Perché tu non mi hai appoggiato i venti pezzi?” Che cazzo c’entravano i venti dollari? “Va a farti fottere, Conney” Se aveva torto un solo capello a JJ ... “Rilassati, non ho farcito il tuo passerotto” E allora che stava significando quel »cisivedeingirofreddy«? “Il galletto è pronto a fare cock-a-doodle-do, tu lo sai!” Porca zozza, non lo capivo!

“L’ho succhiato, questo è” Si erano appena conosciuti, cazzo! “Quel ragazzo ci sa fare, credimi” Voleva darmi ad intendere che era stato JJ a volerlo? “Datti una scrollata o te lo soffia qualcuno che non ti è amico come lo sono io” Dovevo veramente credere che Roger non si fosse approfittato di lui? “Gli piace la carne di manzo, questo lo sai?” Sì, questo lo sospettavo però ... “Hai un bel bocconcino di carne fresca” E lui ci aveva dato un morso, bastardo! “Io non entro nella riserva di caccia degli amici, chiaro?” E allora che aveva fatto? “Mi sono pagato gli hot dog” Che lurida puttana! “Tu non sei migliore di me, amico!” Io qualche scrupolo me lo stavo facendo con quel ragazzetto mentre lui non aveva avuto alcun riguardo. “Me lo hai succhiato anche tu” Allora era stato JJ a fargli il pompino! “Il tuo passerotto è un frocio” Eravamo arrivati da Clark, ma quel discorso lo volevo riprendere.

“Il mio nome è Floyd Cunningham, piacere d’incontrarti” In quell’occasione conobbi il socio di Clark, un tipo che era tutto dire ---> Respiro sempre affannato, la cintola dei pantaloni stretta sotto la pancia che ci calava sopra tirando i bottoni della camicia, due occhietti suini infossati sul faccione costellato di puntini neri e con una zazzera rada in testa pettinata con un riporto sulla fronte ampissima. “Conosco le tue esigenze” Clark non c’era ed io non mi fidavo di Floyd ---> Sembrava uno di quegli allibratori di scommesse clandestine. “Fa come credi” Disse, quando mi scusai, ma non avrei firmato nulla che provenisse dalle sue mani umidicce. Tornato alla macchina, pizzicai Roger ad armeggiare con il mio cellulare e glielo strappai di mano ---> Dovevo imparare a non lasciarlo in giro.

Passai in banca da Clark e conclusi la faccenda senza astrusi vagheggi finanziari ---> Ero stremato da tutte quelle storie di soldi. “Ho solo fatto qualche chiamata, amico!” Era mai possibile che tutti sapessero bypassare la password di un Motorola? “Mi presti mille dollari?” Che? “Avanti amico, la tua merda è d’oro!” Se fossi stato davvero ricco, non avrei dovuto fare tutte quelle storie. “Tu sei uno Scrooge” Non li avevo mille dollari, chiaro? “Ti vendo il mio Pick-up” Non mi serviva e poi mi doveva spiegare che ci faceva con i suoi soldi. “Li investo tutti, che credi?” Immagino in puttane e droga. “Fottiti, li mando a casa” Anche lui come Brad voleva comprarsi una fattoria? “Quella è merda, io voglio comprare uno stagno da pesca” La storia del laghetto di pesca sportiva la raccontano tutti quei soldati che continuano a combattere perché non hanno più uno straccio di vita cui tornare. “Io ho una vita, io ho Faith!” Beh, allora li poteva chiedere a lei i soldi.

“E se il Sergente Collins sapesse che ti fai le uscite con Rod?” Il figlio di puttana aveva sbirciato tra i miei sms. “Ci facciamo un’uscita insieme, vedrai che ti diverti” In gergo, farsi le uscite con un commilitone significava andare a puttane. “Il mio pick-up vale più di mille dollari” Appunto ---> Ciò voleva dire che mi stava rifilando una sola. “L’ultima paga l’ho già spedita a casa, avanti, tira fuori i soldi” Era risaputo che Roger fosse uno scroccone e non mi andava di farmi prendere per il naso. “Ti ho mai rubato dei soldi?” C’è sempre una prima volta. “Voglio divertirmi con te, cazzo!” Gli avrei dato i cento dollari che avevo nel portafogli, ma non un centesimo di più. “Te li restituirò” Come No! “Sono novantacinque pezzi” Se non li voleva, me li riprendevo. “No, li prendo, però sono novantacinque” Che rompicoglioni!

“Connecticut, fermarti!” Trovai un’auto parcheggiata sul vialetto del capanno quindi proseguii sulla Myflower Ave e girai attorno al Korea War Memorial. “Dove vai?” Quella era la Cadilac Deville di Rod! “Devi fare come ti ho detto, cazzo!” Non volevo che Roger incontrasse Rod. “Muovi questa merda di macchina o ci vado a piedi” Accostai su Fitzmaurice Street per farlo ragionare, ma disse che ero stato proprio io a dargli la soluzione al suo problema ---> C’era dunque da aver paura. “Hey, Rod, amico mio!” Il mio cuore continuava a cagare ragnatele a vanvera, facendomi rimanere invischiato nelle situazioni più intrigate. “Roger, che sorpresa!” Che stava passando per la testa di Roger? “Che fai, non mi abbracci?” Rod indietreggiò qualche passo mentre Roger gli andava incontro a braccia aperte attraversando il prato davanti al capanno.

“Lavora bene l’attrezzo?” Gli disse, costringendolo a pararsi le palle. “Che cazzo ci fa lui qui?” Mi chiese Rod bisbigliando, mentre l’altro ci precedeva in casa convinto a fare chissà cosa. “Mi hai spedito un sms per vederci qui” Oh cazzo, era stato Roger! “Che sta succedendo, Conney!” Era appena stato appena invitato alla nostra uscita insieme. “Faith ha scoperto che ti ho dato le chiavi del capanno” Balle, solo lui e Roger sapevano che stessi lì. “Sa anche di stamattina al centro commerciale!” Roger aveva telefonato a Faith, non c’era altra spiegazione. “E’ stato George, capisci?” Rod era nel panico e sragionava. “Faith avrà chiamato suo padre che poi ha telefonato a Stan e ora sa tutto, capisci?” Aveva orami il cervello flippato dalla paura. “Stan ha mandato Roger per spaccarmi le ossa, capisci?” Roger era venuto con me. “Oh mio Dio, tu sei d’accordo con loro!” Se le sue congetture fossero state esatte, mi sarei accorto di farne parte?

“Rod, devi sistemare questa merda di posto, cazzo!” Roger prese una bottiglia di Vodka che teneva nel surgelatore tra i vermi da pesca. “R-Roger, t-tu n-non e-eri p-partito?” Rod non solo parlava come Duffy Duck ma quando era spaventato, diventava anche balbuziente. “Bevi e slega quella tua fottuta lingua” Cercai di far desistere Roger da qualsiasi piano avesse in mente. “Connecticut, hai speso bene i tuoi novantacinque dollari” Ma che cazzo avevo combinato? “Hey Rod, che dici, ti piace la figa nigga?” Il povero Rod per poco non si strozzava con un sorso di Vodka. “D-devo a-andare a c-casa, F-faith m-mi a-aspetta” Roger andava avanti come un bulldozer ---> Iniziavo a credere che volesse veramente ammazzare di botte Rod. “Conney dice che sai usare il tuo attrezzo, ma io non ci credo” Avrei potuto fermarlo solo a pistolettate. “Tiratelo fuori, avanti!” Era in piena fase dell’auto esaltazione da bullo ed io gli stavo facendo da spalla. “Connecticut, o resti o te ne vai, decidi tu” Potevo forse lasciare Rod che piagnucolava sul divano con l’uccello in mano?

“Conney, hai fatto la scelta giusta” Porca puttana, in che cazzo di guaio mi stava cacciando? “Dammi il tuo telefono per organizzare una sessione calda” Gli passai il cellulare solo per dare il tempo a Rod di tagliare la corda. “C-conney n-non lo d-dico a n-nessuno, g-giuro!” Quel coglione pensava che fossi d’accordo con Roger. “Lo g-giuro, per favore” Vaffanculo, era paralizzato dalla paura. “Smettila di frignare come una micetta, cazzo!” Cercai di spiegare a Roger il senso di quella giornata appena trascorsa con Rod. “Questo pezzo di merda ti voleva ricattare!” Ma non capì un cazzo. “Hai fatto sbattere Conney e Stan, lo sai questo?” E certo perché ci voleva Rod per farci litigare. “I-io n-non v-volevo, per favore” Roger fece spogliare nudo Rod che tremava come una foglia mentre si calava i pantaloni. “Tranquillo amico, Io voglio solo farlo divertire!” Mi disse, quando gli ricordai che stava strapazzando un poliziotto. “Questo buco di culo dice che sei un frocio e tu lo difendi?” Dovevo seriamente ponderare l’opportunità di lavarmene le mani e lasciare che Roger si mettesse da solo nei guai. “A-aiutami, C-conney!” Facile a dirsi con quel coglione nudo come un verme che si pisciava addosso.

“Qualche scatto a braghe calate” Roger mi disse che voleva compromettere Rod. “Dopo penserà a tutto Stan” Rod doveva dissuadere il Dr Presley che il bambino nel grembo di Faith fosse il frutto di un suo prodigioso miracolo. “Ora hai capito?” Il problema era come Roger avesse intenzione di convincere Rod a divorziare. “Tu pensa solo a divertirti, amico mio” Ero stato proprio io a consigliare Roger di mettere alle strette Stan per farsi aiutare ---> Che stronzo! “C- conney, per favore, v-voglio a-andare a c-casa, per favore” Mi sentivo un verme mentre cercavo di rassicurare Rod. “F-faith si p-preuccuperà, per favore” Sua moglie stava facendo quello che le diceva Stan. “E’ i-incinta e le fa m-male preoccuparsi, per favore” Non dava mai retta neanche al padre che si arrabbiava sempre quando la vedeva guidare. “G-george non ti p-perdonerà se le s-succedesse qualcosa, per favore!” Gli turai il naso e infilai il collo della bottiglia di Vodka nel gargarozzo e dopo, finalmente, la piantò di ripetere »Please«.

“Stasera il nostro amico perderà la verginità” Promisi a Rod che non avrei permesso a Roger di fargli del male. “Ho chiamato Penny e Odette, capisci?” Le conoscevo solo di fama e con Penny in particolare, ci avevo parlato in saletta ricreativa. Mi era sembrata simpatica, cioè era una che ti coinvolgeva in mille scherzi uno più pesante dell’altro. “Pizza gals, buddies!” Si presentarono così sulla porta, con una pila di pizze e un keg di birra. “Finalmente ti conosco, Conney!” Odette era un’afroamericana del reparto telecomunicazioni, aveva un culo con due chiappe spropositate e per non parlare delle tette che erano delle vere e proprie palle da demolizione! “Ti fotteremo come un animale, vero Odi?” Intervenne Penny che gettò al centro della stanza un borsone d’armamenti.

“Conney, scendi tu il keg dal pick-up?” Quelle due schizzate avevano parcheggiato direttamente sul prato. “Tu mi piaci, lo sai?” Mi disse Odette, sistemandosi le mega tette. “Aspettami” Ammiccò poi, leccandosi le labbra carnose con la sua lingua vaccina. “Hey, sporca cagna, non dimenticare che è l’orsetto il festeggiato” Intervenne Roger, facendomi però l’occhiolino. “Run DMC!” Penny aveva pensato anche alla musica con uno di quegli stereo portatili giganteschi stile anni ottanta, con luci stroboscopiche incorporate e hip hop old school --> "Mary, Mary Why ya buggin'?” --> "Mary, Mary" I need a huggin' --> Si trattava solo di una fottuta festa! “L’hai detto, amico” E lui chi cazzo era? “E’ mio fratello, sta calmo” No, forse disse »è un fratello« perché non l’ho mai capito se Will era il fratello di Odette. “Sono arrivato in Vespa, amico” La parola Vespa in bocca a Will suonava ostrogoto ...

“Conney, aiutami a bloccare tutto” Insomma, Roger mi aveva chiesto di aiutarlo a barricarci in casa “Sto cercando Odette” Io stavo chiudendo la finestra, quando mi vedo la faccia di Will che mi chiede di Odette. “Prendi un tiro?” Will portava la roba a domicilio sulla sua Vespa, che era anche il suo brand perché lui vestiva solo griffe italiane. “Mi fermo per un giro di bong, che dite?” Si vantava anche di conoscere le arie delle romanze in italiano, ma poteva trattarsi anche di cinese da come gli suonavano in bocca. “Will, facci vedere l’uccellone, dai!” Penny a prima vista sembrava normale --> Tipica ragazzona americana da divisa con i capelli legati a coda di cavallo e occhi, naso e bocca ammucchiati al centro di un ovale lentigginoso --> poi, però, iniziava a parlare ed era più sboccata di uno scaricatore di porto. “Se me lo fai vedere, ti faccio leccare la fica” Tutti avevamo leccato la fica di Penny.

“E’ colpa di questa fottuta aria condizionata” Will aveva ragione, il vecchio condizionatore nel capanno avrebbe surgelato le palle anche a un eschimese. “Conney, fratello, tu parli giusto” E poi non l’aveva così piccolo da meritarsi tutti quegli sfottò. “Gallinella bianca, succhiami e vedrai tutti e otto i miei pollici nigga” Will sapeva vendere bene la sua merce. “Sta zitto Will, tu hai il più piccolo bambù nero d’Africa” E’ triste combattere gli stereotipi. “Hey, mi spetta una leccata di fica!” Dopo la prima boccata di bong, Rod cominciò a ridere rumorosamente per ogni stronzata che si diceva. “Dove vai sorella, hai promesso, l’avete sentita tutti, ha promesso, cazzo!” Penny e Odette scomparirono in bagno insieme al pesante borsone. “Non è giusto, fratello!” Will era andato in fissa con quella storia della leccata di fica e allora Roger lo mise alla porta. “Mangia il mio culo” Will continuò a rivendicare il mal tolto, fin quando Roger non prese il suo pugnale e lo catturò mentre cercava di scappare a cavallo della sua »wiespe«.

“Connecticut, non sbattermi e torna dentro” Gli avevo solo fatto notare che tutto il circondario era sul patio di casa a guardare il suo show. “Vuoi leccare la fica?” Presi un’altra boccata di bong per cacciare via l’idea di qualcuno che chiamava il 911. “Lecca la mia fica di dietro, avanti!” Non ci si poteva credere ---> Roger aveva costretto a suon di sganassoni Will a baciargli il culo! “Che diavolo sta succedendo qui?” Esordì Odette, tutta inguainata in una tuta oversize di leatherette  lucida. “Lascialo andare, subito!” Se fossi stato in Odette, non avrei contato troppo sulla cavalleria di Roger per non farsi stendere. “Sorella, volevo solo la mia leccata di fica” Mi sono dimenticato di dire che Will avrà avuto al massimo sedici anni. “Pennsylvania, vieni fuori” La chiamò Odette per placare Will che continuava a frignare le sue recriminazioni. “Wow che sventola!” Esclamò Rod, facendomi sganasciare dalle risate perché lo disse tale e quale a Daffy Duck.  “Non è così, Mr Porky Pig?” Mi scappò di dirglielo, ma non se la prese; anzi, stavamo per morire dal ridere entrambi.

“No, no, no, no ... ” Penny anche vestiva in leatherette lucida, ma il suo era solo un body con stivali dal tacco esagerato e guanti alti fin oltre il gomito. “No, sorella ... ” I suoi capelli biondi avevano subito una lievitazione esponenziale con una cotonatura radioattiva dalle sfumature rosse. “Odette, non scherzare!” Penny fece un piccolo defilé al centro della stanza, stringendo minacciosamente in mano un nervo di cuoio con delle frange di un gatto a nove code.  “Io non voglio, sorella!” Il dettaglio che spaventava Will era il cilindro fallico viola che si protendeva gagliardo dal pube di Penny. “Andate a farvi fottere, pervertiti!” Will finse di cedere alle minacce, ma quando stava per prendere in bocca quel fallo finto, spinse a terra Penny e schizzò via come uno scoiattolo, prendendo tutti in contropiede ---> Rod ed io continuavamo a sganasciarci dalle risate.

A forza di ridere, mi persi qualche passaggio perché Penny mi dette un bacio chimico al sapore di fragola e, senza capire come, finii al centro di uno spettacolino con Odette che mi legava alla sedia con le rotelline della scrivania. »Yes Sir, Mr Sir!« Dovevo rispondere così ai loro comandi, ma era assai difficile trattenere l’urlo quando partiva la scudisciata. »Yes Sir, Mr Sir!« Potevo sopportare tutto, tranne quel cazzo di taser shocker da mille volt --> Vaffanculomaledettatroia --> Era tuttavia liberatorio perché riuscivo a urlare con tutto il fiato e la forza che avevo nei polmoni. “Be Good, my Pony Boy” Mi misero un morso in bocca per farmi smettere di bestemmiare e ogni tanto qualcuno scalciava la sedia che mi mandava a sbattere da qualche parte. “Ride my cowboy!” Alla bisogna, mi davano una shakerata e senza che io lo volessi, diventavo duro e una delle due mi saltava sopra, giusto il tempo di pisciarmi un po’ di succo di fica addosso e poi di nuovo un calcio per sbattermi all’altro angolo della stanza.

C’era un brutto ragnaccio strafatto di fumo passivo che all’angolo del soffitto si dava da fare come un matto tessendo la sua tela. «Quante volte te lo devo di’ che in questa casa se piscia seduti» Fili di seta brillanti che pescavano nel lago del tempo dimenticato. «Mo te lo faccio pulì colle mani» Baluginii di memorie catturati nell’intreccio delle orribili zampe di ragno. «Bisogna fa come coi i cani, lo senti che puzza?» Il culo di quel ragno stava cagando ricordi nefasti dal profondo recondito del mio inconscio. «Io non lo pulisco il tuo schifo» Nitrito di Amile. “Odette, lo hai sentito, mi ha chiamato mamma!” Non respiravo bene con quella palla in bocca e sbavavo schifosamente. “Conney, dimmi cheese” La camera fotografica sparava dolorosi flash di luce nella pupilla dilatata dei miei occhi. “Il tuo amichetto ti mangia il pesce da lenza, Conney” Sì, era il faccione barbuto di Rod che avevo tra le cosce. “Lo senti come gli piace?” Odette gli strofinava la faccia su di me per costringerlo a succhiarlo e quel bastardo sembrava un orso affamato che si avventa sul miele ---> Io non sentivo niente.

“Cristo, qui dentro puzza di fogna!” Non riuscivo ad accendere la luce. “E’ l’orsetto che ha sborrato dal culo” Ero bendato e il giorno mi ferì gli occhi. “Conney, hai fatto presto a metterti nei guai” Stan? Mi ero forse risvegliato in un altro incubo? “Sporche streghe, che cazzo sono queste?” Avevo i segni delle scudisciate addosso e Sì, avevo anche strani morsi d’insetto che parevano bruciature. “Lo vedi anche tu quanto gli è piaciuto” Sì, ero di nuovo duro, ma solo perché Stan me lo stava menando invece di sciogliermi da quella fottuta sedia . “Dove sono gli scatti?” Mi feci schifo da solo a venirgli in mano. “Roger ha detto che ci pagavi tu i mille pezzi” Ecco a cosa gli servivano i miei soldi. “Stan, questo non è un gioco, io ho una famiglia da campare, chiaro?” Odette allontanò Stan con uno spintone, dopo che lui le disse che ero io a doverla pagare. “Ora ti libero e tu mi pagherai, OK?” Quelle foto non erano state scattate per ricattare me.

“Fermi tutti o vi ammazzo!” Penny che strilla e Rod, era Rod quello con una pistola in mano e le pudende di fuori. “Sono un poliziotto e ora vi arresterò!” C’è una colluttazione e parte un colpo ---> Il fischio nell’orecchio fa male come dopo un colpo di mortaio. “Rod, calmati adesso!” Stan disarma Rod. “Pennsylvania, questo è un fottuto bronzo di merda, cazzo!” Odette è incazzata con Penny perché l’ha incasinata con un poliziotto e raccattano in fretta le loro cose per tagliare la corda. “Lasciami da solo, Stan!” Rod piagnucola ed io cado carponi nel tentativo di rimettermi in piedi. “Conney, mi senti?” Sì è spezzata la lingua e non riesco a parlare ---> Ancora memorie orribili come neanche nel peggiore degli incubi. “Mi senti, Conney?” Avevo gli arti anchilosati, ma non stavo piangendo per quelli.

“Roger stavolta ha oltrepassato i limiti” Dov’era finito Roger? “Ha preso la tua macchina per andare da Faith” Mi rispose Rod perché Stan aveva fatto finta di non sentirmi. “Sarai soddisfatto ora” Stan non poteva incolparmi per la pessima riuscita del suo piano di merda. “Ci sei finito da solo qui dentro” Avevo solo bisogno di un tetto sopra la testa e come avrei potuto sapere che in quel cazzo di capanno c’era la tana di un ragno? “Comincio a credere che tu sia veramente pazzo” Volevo liberarmi dalla sua fottuta ragnatela. “Sono rovinato” Continuava a farfugliare Rod che non riusciva a smettere di dondolarsi sulla sedia. “Devo raggiungere Faith prima che Roger commetta altri errori” Roger aveva passato la notte da lei. “Corretto ed è’ un bel problema, capisci?” Lui se ne voleva andare con Faith e glielo dissi a Stan che Roger aveva intenzione di andare fino in fondo. “Roger fa quello che gli dico io” Allora Rod aveva ragione ed era stato lui a mandare Roger. “Io non volevo che quelle due streghe gli allargassero il buco” Che cazzo sarebbe accaduto ora?

Ep.26 (Ee-eye-oh)

--> Tutto apposto? --> Appena Stan ci lasciò soli, il silenzio nel capanno divenne accogliente con il canto dei passeri che riecheggiava dalla riserva. “La mia vita è finita” Era così fastidiosa quella sedia dov’era seduto Rod che cigolava ossessivamente. “Lasciatemi da solo!” Gli toccai una spalla per trarlo via dal buco dov’era finto, ma il tocco della mia pelle sulla sua gli causò un brivido di repulsa. “Stammi lontano!” Gli mostrai prontamente il palmo di entrambi le mani per rassicurarlo ---> Stavamo sulla stessa barca. “Che fai?” Rimisi in sesto il letto con quella zampa piegata perché dovevo sdraiarmi. “Conney?” Tirai via il lenzuolo pieno di macchie umide, ma poi dovetti rivoltare anche il materasso. “Mi ascolti, Conney?” Usai il copriletto arancione per ricomporre il cubo e riportai in quel modo un pezzo di rassicurante normalità nel disordine in cui era esplosa la stanza. “Sono rovinato, Conney!” Era una buona cosa da fare e continuai a rimettere in piedi gli oggetti caduti ---> Il ficus Benjamin, la vecchia lampada dal cappello cilindrico e poi riappesi al muro la cornice in cui c’era una vecchia litografia di Farmingdale.

Ritrovai anche le mie mutande e tirarmele su, mi dette molto sollievo, allora pensai che anche a Rod avrebbe fatto bene rivestirsi e cercai anche i suoi boxer con la t-shirt bianca. Glieli porsi con cautela e lui me li strappò di mano, stringendoseli in grembo --> Forse rimaneva piegato su quella sedia per coprirsi i genitali? Andai in bagno a pisciare e trovai un tubetto di crema idratante nello sportello dietro lo specchio della toletta --> Percorsi in punta di dita la bruciante memoria delle scudisciate sulla mia pelle --> C’erano anche i piccoli morsi del taser, li avevo soprattutto sul petto ma il più doloroso era quello sul collo. Mi detti una rinfrescata al viso e avrebbe fatto bene anche a Rod, allora bagnai la pezza nella doccia e tornato di là, gli chiesi se la voleva. Non mi rispose e così iniziai a passargliela sulle spalle --> Il fresco della pezza bagnata e profumata gli dette sicuramente conforto.

Il massaggio gli sciolse il crampo nervoso che lo teneva contratto in quella posizione e alla fine si lasciò infilare la t-shirt come fosse un bambino. Gli misi prima un piede e poi l’altro nei boxer e quando stetti per tirarli su, lui si alzò automaticamente in piedi per sistemarseli da solo. Sì, ora si sentiva meglio e siccome non volevo che si risedesse su quella sedia, lo condussi sulla riva della mia isola di ordine --> Ci sedemmo sul ciglio del letto e gli misi un braccio sulle spalle --> Volevo stabilire un contatto umano perché serviva anche a me. “Cos’è successo, Conney?” Daffy Duck e Mr Porky Pig si erano solo divertiti un po’ troppo, niente di più. “Te l’ho succhiato!” Disse frignando e gettandomi le braccia al collo ---> Scattai all’indietro a causa della mia pelle ustionata. “Che cazzo ti hanno fatto?” Mi sa che avevano provato ad arrostire il maialetto.

“Adesso che succederà?” Mi tirai sul letto e lo invitai a fare altrettanto. “Sono così confuso?” Ce ne stemmo un bel po’ a guardare nel buco del soffitto provocato dal suo colpo di pistola, poi gli indicai il dannato ragno che mi aveva perseguitato per tutta la notte. “Che succederà ora?” Gli spiegai di Faith, di Roger e che lui doveva concederle il divorzio, solo così quella tremenda notte non avrebbe avuto strascichi. “Conney?” A un certo punto m’interruppe. “Mi brucia il culo in modo tremendo” A Rod premeva più il culo che non il tradimento della moglie ---> Andai in bagno a prendere il tubetto di crema idratante. “Hey, Mr Porky Pig, che cazzo hai intenzione di fare?” Il suo spavento mi fece ridere ed effettivamente brandivo quel tubetto in maniera sospetta, quando gli ordinai di voltarsi sulla pancia. “Ho il culo in fiamme, cazzo!” La situazione divenne esilarante.

Quelle due assatanate avevano usato una spatola da spanking. “Leggero!” Aveva dei capillari sottocutanei rotti su tutte e due le grosse chiappe pelose. “Così, continua così!” Non resistetti alla tentazione e conclusi il massaggio con uno schiaffo che lo fece sobbalzare. “Sei matto!” Mi rivoltai dal ridere sul letto e lui mi strappò di mano la crema. “Dai qua, stupido ragazzo!” Strizzò il tubetto su un dito che poi si cacciò nel buco del culo. “Che goduria!” Non so se mi faceva quelle facce buffe per ridere. “Ti è mai successo?” Intendeva la sodomizzazione con lo strap-on. “Faceva un male dell’inferno!” Per quello che avevo visto, gli era piaciuto eccome. “Va a farti fottere!” Doveva ammettere che prenderlo su per il culo non gli era dispiaciuto. “Non lo so, è differente” Ecco, così poteva andare. “Non accadrà mai più” Mai dire mai. “Questo non è un gioco!” Tutto era stato un gioco erotico. “Con il sesso non si scherza” Se lo diceva un esperto come lui ...

“Io non sono un culattone, chiaro?” Fin dalla notte dei tempi che l’umanità scopava anche con il culo. “Che cazzo stai dicendo?” Sodomiti e puttane erano sopravvissuti a millenni di persecuzioni. “Dio ha fatto quel buco per la merda” Sì e il cazzo per pisciare. “No, quello serve a procreare” Non il suo. “Che hai detto?” Niente, però lo avevo appena visto fare delle facce da troia mentre si carezzava il buco del culo. “Che cazzo vuol dire?” I maschi trascorrono l’intera vita fingendo di non accorgersi di avere una fica nascosta tra le chiappe. “Conney, tu sei un frocio?” Lo spaventava ammetterlo perché aveva paura di ricevere lo stigma della lettera scarlatta maschile »F« di »Faggot«. “Ti piace prenderlo su per il culo?” Di certo meno che a lui. “Io non lo voglio più fare, OK?” Anche se un taser me lo aveva tirato su per tutta la notte, poteva scommetterci che neanche io avevo voglia d’infilare due dita in una presa elettrica.

“Non dovrebbe essere così” Se il nostro corpo fosse stato un tempio come sosteneva lui, con tutte le sue funzioni automatiche, comprese quelle del piacere, il suo cazzo si sarebbe dovuto drizzare solo per inseminare una fica. “E’ il Diavolo!” Sì, era lo stesso »istinto animalesco« che lo induceva a sporcare le foto di quelle ragazzine, solo che quel »peccato« non lo spaventava quanto il piacere d’infilarsi un dito nel culo. “Tu allora infileresti un dito nella presa elettrica?” Nel buco di una presa elettrica no di certo. “A me non piace scopare gli uomini” Ci sono anche i maschi cui non piace farlo con le donne. “Infatti, quelli si chiamano omosessuali, cazzo!” E allora se la doveva prendere col Diavolo, se pure a lui cui piacevano le femmine, non gli era dispiaciuto succhiarmelo.

“Non toccarmi!” Era colpa mia se gli era venuto duro solo a parlarne? “Non sfottermi!” Scattò via dal letto appena gli afferrai l’osso e se ne stava in piedi davanti al letto con l’uccello dritto nei boxer. “Succhiamelo” Quando si arrabbiava, sembrava ancora di più Daffy Duck. “Me ne vado” Ah No! Tentai di prendergli i pantaloni e nella colluttazione, gli sfilai dalla tasca il perizoma di Brienne, sicuro che non se ne sarebbe separato, lo annusai per provocarlo. “Non m’importa perché quello è di Kim” Disse, tentando la fuga verso la porta con l’agilità di un papero. “E’ mio” Lo placcai e lui s’infilò in bocca il perizoma per non farmelo prendere. “Moum” Era troppo divertente e alzai le mani in segno di resa, ma appena se lo sfilò di bocca tornai all’attacco. “Sporco bastardo!” Niente da fare, si chiuse a riccio sul suo tesoro e alla fine dovetti desistere. “Seriamente?” Per farlo rimanere, gli proposi di andare in spiaggia con le ragazze. “No, non mi va” Le ragazze avrebbero sicuramente accettato l’invito. “Ho detto No” Era sabato mattina e non aveva il lavoro ...

“Faith sarà preoccupata” Allora non aveva ancora capito che sua moglie scopava con Roger. “Non credo alle vostre balle di merda” Gli chiesi se Faith lo aveva sposato per amore. “Non sono affari tuoi” Gli porsi la mano per alzarsi dal pavimento e poi gli domandai come si erano conosciuti. “Ci conosciamo dai tempi del liceo” Tornò a sedersi sul ciglio del letto e continuò da solo a parlarmi mentre rivoltava i pantaloni per infilarseli. “M’invitò alla sua festa” Non se lo era mai filato. “Parlò per tutto il tempo con Harold Barker” Un mastino proprio come Roger che giocava a football. “Lei mi ha sposato davanti a Dio!” Lo sapeva benissimo che era stato un matrimonio di convenienza. “Lo dicono tutti che siamo una bella coppia” Scopavano ancora? “Che stai insinuando?” Se non faceva all’amore con lui, lo stava facendo con qualcun altro. “E’ incinta!” In soli tre anni di matrimonio erano ridotti a lui che si segava in garage mentre lei se la spassava con Roger ---> Erano proprio una regolare coppia americana.

“Quella roba ti fotte il cervello” Avevo racimolato un bel mucchietto dell’erba di Will che si era sparsa sulla scrivania. “Solo un tiro” Rod non fumava, ma accettò lo spinello e fece due bei tiri senza neanche tossire ---> La maria di Will era proprio buona! “Conney, allora è vero?” Faith scopava con Roger e lui doveva farsene una ragione. “Tu sei amico di Roger” Con ciò? “Tu stai dalla sua parte” Era sua moglie che stava dalla parte di Roger. “Fottiti” Mi tolse la canna per un altro paio di tiri. “Me lo dovevi dire subito” Dovevo forse dire a Josè che Rachel faceva la zoccola o a Stan che la sua Cat scopava con Mitch? “Dici seriamente!” Cazzo, avevo appena pensato ad alta voce ---> Dannata marijuana!  “Chi ti ha detto che sono sterile?” Sì, me lo aveva detto Roger, ma io glielo avevo spiegato che non era mica impotente, anche se aveva ragione riguardo alla chiropratica perché quello non poteva che essere figlio suo. “Gesù Cristo, mi stai dicendo che Faith è incinta di Roger!” Cazzo, cazzo, cazzo ... dovevo cucirmi la bocca. “Oh mio Dio!” E No, quella parte della bastardata spettava a Stan, cazzo!

“Devo parlare con mia moglie” E invece No, doveva sfancularla, ecco qual era la cosa giusta da fare. “E’ mia moglie, Conney!” Faith aveva fatto becco Harold Barkly e tutti gli altri, compreso Roger perché ci aveva provato persino con me! Oddio, forse quest’ultima potevo risparmiarmela. “E’ una sporca cagna” Mi sa che stavo combinando proprio un guaio di proporzioni bibliche. “Sono un coglione” Beh, in effetti, credere che la moglie fosse rimasta incinta grazie alla chiropratica ... “Potresti essere anche un po’ meno schietto, questo lo sai?” Uno con le palle avrebbe preso il telefono in mano e portato Brienne in spiaggia e che si fottano Roger e la moglie. “Lo hai detto, amico!” E allora? Che stavamo aspettando? “Conney, ma tu sei forse cieco?” In che senso? “Mi hai guardato bene?” Cioè? “Io sono brutto e grasso e anche tu mi sfotti perché parlo come Daffy Duck!” Non era brutto e gli stava pure bene la barba. “Sono grasso” Era fisicamente fatto così, cioè anche senza pancia, sarebbe rimasto un orsetto. “Tu dici?” Sì e c’è un sacco di gente che si attizza con i maschi come lui. “Dici che a Brienne potrei piacere?” Così lo volevo ---> Doveva guardare avanti. “E se le piacessi sul serio?” Che aspettava a prendere quel dannato telefono per scoprirlo? “Chiamala tu, per favore!” E va bene, tanto oramai mi ero infognato in quella storia.

“Non ho il costume!” Santa Madre! Un attimo dopo che combinai con le ragazze, ricominciò con la storia di voler tornare a casa sua. “Nel tuo ridicolo costumino per micette non c’infilo neanche una delle mie palle” Si stava scafando un po’ troppo il ragazzo. “Un paio dei tuoi short!” Sì, aveva ragione ---> Nei miei short non entrava neanche una delle sue due enormi chiappe. “Dove lo andiamo a comprare un costume ora?” Bastava entrare in un qualsiasi negozio di taglie calibrate. “Non fa ridere” Infatti non era una battuta. “Lo sai cosa penso?” Andò avanti così fino all’ingrosso di abiti sportivi. “Questi short mi fanno sembrare basso” Lui non era slanciato e nessun paio di calzoncini da mare poteva cambiare questa incontrovertibile verità. “Secondo me erano meglio quegli altri blu” Neanche mio nonno usava ancora mettersi dei calzoncini da tennis in spiaggia. “Ho bisogno anche di una camicia” Che cosa? “E un cappellino” Infradito e cappello glielo prestavo io ---> Andale Muchacho!

“O mio Dio, ma è bellissima!” La mega ciambella gonfiabile piacque moltissimo alle ragazze. “Gonfiamola subito, ragazzi!” No, non fu una buona idea tentare di gonfiarla sul sedile posteriore della Cadillac Deville. “Bugiardo, invece l’ha scelta Rod perché ha indovinato la mia passione per il rosa” No, l’avevo scelta io quella specie di papera fenicottero. “Io sono Daffy Duck, tu avresti dovuto scegliere un maiale rosa, Mr Porky Pig!” Ah, che ridere. “Io ti chiamerò Daffy, ti piace?” Brienne era stucchevole. “Sarai il mio paperotto” Avrebbe fatto meglio ad allacciarsi la cintura, invece di continuare a saltargli addosso o non saremmo arrivati vivi in spiaggia. “Non arrabbiarti, tu sei il mio maialino sexy” Kim non doveva manco azzardarsi a chiamarmi Piggy.

“Old MacDonald had farm” »Ee-eye-oh« La vecchia fattoria ia ia iò? “And on his farm he had a pig” »Ee-eye-oh« Ma quanto era simpatica Kim! “With a oink oink here a oink oink there” Che dementi. “Conney, sei tu il maiale, devi cantare la strofa del maiale” Io non volevo essere il maiale, uffa! --> Here a oink  there a oink everywhere a oink oink --> “Hai sbagliato, hai sbagliato!” Che destino di merda. “E’ il mio turno – And his farm he had a duck” »Ee-eye-oh« Ti pare che Brienne non copiasse Kim? “With a quack quack here and a quack quack there” Certo che a Rod veniva bene il verso del papero. “Io voglio essere la gallinella, avanti inizia paperotto mio” La spiaggia non arrivava mai. “With a chick chick here and a chick chick there” »Ee-eye-oh« E’ dunque necessario instupidire per essere felici? “E’ il mio turno e devi cantare tu perché voglio essere la tua micetta” Mi toccava --> Old MacDonald had farm --> “Here a meow there a meow everywhere a meow meow” Basta! »Ee-eye-oh«.

E’ così ---> Gli americani in macchina cantano e non amano poltrire in spiaggia prima della terza età. Jones Beach era affollata solo nei pressi delle passerelle di legno e Rod lo sapeva, così andò a fermarsi al West End perché era il parcheggio più appartato e soprattutto senza boardwalk per scendere in spiaggia e, infatti, quel tratto di mare era deserto. Per arrivarci c’era da fare mezzo miglio sui carboni ardenti, tuttavia fu come stendere il telo sulla riva di qualche atollo disperso nei tropici e potevamo fare romanticissime porcate »Ee-eye-oh«. “Secondo te, lo stanno facendo?” Sputammo i polmoni per gonfiare quell’enorme fenicottero e ora era un puntino rosa nell’Oceano Atlantico. “Secondo me non si sono accorti di allontanarsi troppo” Dopo aver giocato a football con le ragazze a cavalcioni e i tuffi e la tintarella, iniziammo a limonare sotto il sol leone, che ci costrinse presto a ripararci all’ombra.

“Stanno sicuramente scopando” La patonza di Kim era fuori servizio e il mio uccello volava basso per gli stravizi notturni. “Stupida ragazza!” Questo ci limitava parecchio e rendeva Kim particolarmente apprensiva nei confronti degli orgasmi dell’amica. “Perché non mi risponde?” Era da un quarto d’ora che si sbracciava dalla battigia per richiamare l’attenzione di Brienne. “Stupido ragazzo, aiutami!” Rod si era infilato col culo nella ciambella rosa con Brienne saldamente in sella sul suo fenicottero. “Conney, tu devi fare qualcosa!” C’era l’eventualità che quei due scemi fossero così infoiati da scambiare la campana della boa di deriva per le campanelle dell’amore. “Ti devo prendere a calci nel culo?” Secondo me Kim si stava preoccupando troppo perché Rod non poteva stare ancora a cazzo dritto. “Era ora che ti muovessi!” Mi tuffai in acqua per raggiungerli solo perché non ne potevo più degli isterismi mestruali di Kim.

“Yieppe ki-yay for Conney!” Quei due non mossero un dito neanche quando si accorsero che stavo nuotando verso di loro. “Tu sei il campione!” Fatto salvo per Brienne che si mise a incitarmi manco stessi gareggiando. “Oh No, non voglio, si sta troppo bene qui!” Dovetti pregarli di tornare indietro altrimenti avrei buttato Kim in pasto ai pescecani. “Yieppe ki-yay, più veloce paperotto!” Rod trovò il modo di renderle più appetibile il rientro. “Nessuno può battere super Daffy!” Iniziò a nuotare trascinandosi dietro Brienne sul fenicottero gonfiabile. “Conney è perdente Yieppe ki-yay!” Cazzo se sapeva nuotare quel papero! Complice anche la fatica per l’andata, raggiunsi la battigia dopo parecchio tempo e completamente sfinito. “Tutto bene, amico?” No, ero stramazzato sulla battigia e non avevo intenzione di muovermi per i prossimi dieci secoli. “Mr Porky Pig si fa troppe seghe, questo è sicuro” Mavamoriamazzato.  

“Ti posso parlare?” Dovevo rimettermi la crema solare perché sentivo mordermi le ustioni della pelle. “Ho bisogno di parlarti, Conney!” Non mi andava di ascoltare le sue paturnie. “E’ a proposito di Brienne” Temeva forse di averla messa in cinta? “Cos’è, hai anche tu le mestruazioni?” Avanti, cos’era che gli aveva tolto le stelline negli occhi? “Brienne mi ha parlato di quanto c’è stato tra di voi” Usò un giro di parole per arrivare a un punto che non afferrati. “Sai di cosa sto parlando” Un fulmine mi cogliesse se avevo scopato con Brienne. “Non tu, stupido!” E allora doveva proprio ricominciare il discorso da capo. “Brad, due giorni fa, ti ricordi o ti sei fumato completamente il cervello?” Aoh, Rod si stava allargando un po’ troppo. “I fuochi d’artificio nel cimitero nazionale ti ricordano qualcosa?” Voleva arrestarmi? “Andiamo Conney, lo sai cosa voglio intendere” Ma perché aveva quella faccia truce?

“Brad e Brienne hanno fatto sesso sul sedile posteriore della tua auto” Certo che Brienne era strana ---> Perché aveva sentito l’esigenza di raccontargli quella stupida storia? “Noi abbiamo deciso di raccontarci tutto” Dubito che gli potesse aver raccontato proprio tutto. “Tu ti diverti a fare il cinico, ti credi ...” Ok, ci credevo, gli aveva detto tutto, ma che voleva da me? “Tu gli hai presentato Brad!” C’eravamo conosciuti a mangiare tacos e poi avevamo incontrato JT e poi, boh, le cose erano andate così. “Per favore, Conney, mi credi così stupido?” Per favore, cosa? “Tu che non avevi intenzione di scoparci, andiamo!” Avevo forse scritto in fronte »maniaco sessuale«? “Mi hai mentito su tutto” Ma quando mai ne avevamo parlato?

“Dimmi perché mi hai presentato Brienne?” Io lo sapevo che quei due non se n’erano stati per tutto quel tempo a scopare in acqua ---> Che cazzo si erano detti? “Perché me l’hai fatta conoscere?” Di cosa mi stava accusando? “Tu hai parlato con Stan prima di venire al centro commerciale” Appunto e lui manco ci doveva stare al McDonald. “Tu e Stan siete fatti della stessa pasta” Vaffanculo! “Vi ho visto stamattina” Dove – cazzo – voleva – arrivare? “Avete organizzato tutto in combutta con il vostro amico Roger, non è così?” Forse la fica gli aveva dato alla testa? “Tu sei peggiore di Stan e Roger perché fingi di essermi amico mentre paghi Brienne per allontanarmi da Faith” Io non pagavo nessuno e poi doveva piantarla di paragonarmi a Stan, chiaro? “Le hai detto che sono un ricco coglione da spennare” E allora lui che andava sparlando di me? “Questo non è vero” Brad era mio amico ed io credevo a lui. “Cos’è, anche Brad ti ha fatto un pompino?” Ma vaffanculo. “Tanto per te ha valore solo questo, non è vero?” Sì, mi aveva fatto la miglior pompa di sempre e invece lui me lo aveva succhiato solo perché gli piaceva prenderlo su per culo ---> Stronzo.

“Ma che avete fatto, ragazzi?” Ancora non capivo se Brienne fingeva o era veramente scema. “Io non voglio andare via, paperotto!” Volevo tornare indietro e sfanculare definitivamente Rod e Roger e Stan e Faith e George e vaffanculo tutti un’altra volta ancora e ancora. “C’è a qualcuno che la verità punge la coscienza, paperotta” Oddio, come facevo ancora a sopportarli! Ci si smise pure un traffico esagerato che intasava tutte le complanari per uscire da Jones Beach come manco fossimo sulla Via del Mare a Roma. “ E’ colpa tua che sei voluto venire via nell’ora di punta” E che cazzo ne sapevo io che quella era l’ora di punta? “Sta zitto e lasciami guidare in pace, OK?” Lo chiamava pure guidare! Quando per immettersi su una corsia, dovevamo scendere e chiedere gentilmente permesso pure ai mosquitos. “Io ho rispetto per le regole, Ok, io sono un poliziotto, OK?” Lui era un poliziotto, oh, oh! Ma se insegnava i segnali stradali ai ragazzini dell’asilo nido. “Adesso piantatela voi due, mi sono rotta le palle di starvi a sentire litigare come due micette, cazzo!” Beh, se lo diceva un’isterica mestruata, dovevamo crederci ...

“Sorellina, ho tanto sonno” Iniziò a dire Brienne, dopo appena dieci minuti di coda. “Vieni da mammina” Le fece Kim, aprendole le braccia e Brienne saltò sul sedile posteriore. “Piantatela di litigare come due micette, cazzo!” Ci ringhiò poi Kim perché disturbavamo il loro riposino ---> Facevano tenerezza, così abbracciate mentre dormivano. “Conney, Io non voglio essere arrabbiato con te, capito?” Sì, anche a me prendeva sempre una specie di rimorso, dopo aver litigato con un amico. “Voglio solo sapere se mi posso fidare” Aveva pagato più di mille dollari di vestiti a quelle due e dovevo spiegarglielo io che stava succedendo? “Vuoi guidare tu?” Sì, non ce la facevo più a starmene con le mano in mano.

“E’ stato Brad a mettermi in guardia da te” Cosa? “E’ successo prima che tu lo accompagnassi all’aeroporto” Perché? “E’ venuto a chiedermi scusa” Cioè per aversela cantata sulle robe che lui andava dicendo di me. “Corretto e mi ha avvisato di chiamare Stan” Hai capito Doggy! “Aveva paura che mi facessi del male” Era questo che pensava di me? “Diceva che hai l’innocenza di un lupo che azzanna l’agnello” Che cazzo voleva dire? Che ero una bestia? Fa particolarmente male venire a sapere per interposta persona che pensa di te qualcuno a cui tieni. “Quando ho ricevuto il tuo sms, ho chiesto aiuto a Stan, che altro avrei dovuto fare?” E certo, dopo che lo sciamano del Kentucky aveva vaticinato la mia tremenda vendetta, quello si stava cagando in mano.

“Brad a volte diceva cose strane” Sì, tipo quella del lupo che azzanna l’agnello. “Però aveva ragione perché da quando mi sono seduto davanti a te a quel tavolo del MC, la mia vita è esplosa!” La sua vita era una merda non per colpa mia. “Ho capito quello che voleva dirmi, quando ti ho visto arrivare a nuoto in mezzo al mare” Non è per niente bello sentirsi dire certe cose. “Fa paura starti vicino” Ah, grazie! Che bel complimento. “Sei e-entrato nella mia vita come un u-ragano!” Frankenstorm. “E’ bellissimo e t-terrificante” Se non la piantava, scendevo dall’auto e me ne sarei tornato a piedi. “Tu mi hai dato Brienne e ho paura che me la porti via, capisci?” No. “Quando conosci la felicità, non si può più tornare indietro” Il suo problema era identico a quello di tutti gli altri maschi del pianeta terra ---> Come fare a tenersi stretta una donna? “Tu consoci la risposta?” Mi vedeva forse con una donna? “Non giocare” La parte più bella delle storie d’amore è l’inizio, quindi doveva solo affondare il dito nel barattolo del miele, senza avvelenarlo di false aspettative.

“Prometti che mi penserai, paperotto” Kim passava la notte da Brienne e quindi ci bastò riportare a casa quest’ultima. “Un bacio me lo potresti anche dare, testa di cazzo” No, se quella gita al mare era servita a far innamorare Rod e Brienne, a me aveva chiarito quanto non potessi soffrire Kim. “Devo tornare a casa per prendere le mie cose” Rod aveva ragione perché non aveva con sé manco un paio di mutande. “Mi serve solo qualche minuto” Era meglio evitare un imbarazzante incontro con Roger. “Non mi fido di Stan” E faceva bene, ma io gli telefonavo lo stesso così avrebbe pensato a tutto lui. “Divorzierò da Faith, non era questo che volevate tutti?” Sì, però era una questione che coinvolgeva anche le loro famiglie. “Lo sai cosa ti dico?” Sì. “Farò come dici tu” Appunto. “Voglio divertirmi, cazzo!” Bravo. “Vado a farmi una bella doccia” Ecco, me la facevo prima io perché oramai avevo imparato che nel boiler del capanno c’era acqua calda solo per una doccia.

“Andiamo, che soldato sei?” Uno di quelli cui piaceva insaponarsi bene. “Tu sei solo una micetta” E No che non ci si stava in due nel box doccia con la sua panza. “Tanto lo so che ti piace toccare il mio culo peloso” Intanto era a lui che stava vendendo duro. “Sto pensando alla mia Brienne” Non poteva farlo in un altro momento? “E’ una roba che ho sempre desiderato” Era un attimo puerile giocare a chi piscia più lontano. “Nessuno ha mai voluto farlo con me” Oltre all’amore, Rod voleva sperimentare tutte quelle situazioni di amicizia tra maschi che gli erano mancate. “Ho vinto!” Pisciammo nel piatto-doccia e lui la fece più lontano solo perché a me non scappava di farla. “Scusa, Conney” Mangiammo degli hamburger che avevamo comprato strada facendo e poi io crollai nel letto. “Non pensavo sul serio le cose che ti ho detto in spiaggia” Rod invece non aveva sonno e continuava a parlare.

“Tutto questo è così strano!” Il suo matrimonio era fallito e lui si sentiva finalmente felice. “Questa è la vita che voglio” Fino a quel giorno aveva vissuto in un sogno fatto per lui da altri. “Quando con Faith venivamo qua a fare all’amore, era bello!” Forse sarebbe stata solo una delle tante storie che non finiscono sull’altare. “Quali altre storie?” Per delle persone, l’amore unico significa che oltre a quello non ne avrebbero altri. “Questo era vero solo per me” Non doveva abbattersi in quel modo. “Se non ti avessi incontrato, ora la mia vita sarebbe finita, capisci?” Mi confidò che quella mattina aveva impugnato la pistola per spararsi in bocca e solo perché non c’era riuscito che poi tentò di ammazzarci a tutti. “Brad aveva ragione ... ” Vaffanculo lui e pure Brad, io non ero un cazzo di lupo pericoloso, chiaro? “Tu non puoi capire” Disse che fino al giorno avanti non avrebbe mai pensato di starsene nudo nel letto con un altro uomo. “Abbiamo anche giocato a chi piscia più lontano!” Rod stava scoprendo un’amicizia amorosa, ma non volevo che si abituasse alla carne di manzo.

“Io ora mi sento libero” Viveva ancora a Farmingdale e doveva scendere a compromessi con quella realtà. “Brienne vuole andare a New York” Chissà, forse per loro era la cosa migliore da fare. “Tu ci verresti?” Con chi? Un menage a tre? Ma va ... “Allora sistemerò questo capanno e andremo a pesca tutte le volte che lo vogliamo” Non stavo nella pelle per l’entusiasmo. “E dai, staremo insieme anche nel giorno del ringraziamento e andremo in vacanza insieme” Era una proposta di matrimonio? “La vita è breve ed è troppo bella perché si sciupi in congetture” La parola »conjectures« in bocca a Duffy Duck faceva troppo ridere. “Sei proprio uno stupido” Anche la parola »stupid« non era male. “Mr Porky Pig si diverte a sfottere?” No, il solletico era un colpo basso. “Ti arrendi?” Quella sua mano finiva troppo spesso sul mio pacco. “Ti arrendi?” Tutte quelle storie solo perché gli era venuta voglia di succhiarmelo?

“Te l’ha mai detto nessuno che sei una testa di cazzo?” Lo aveva fatto Kim circa un’ora prima. “Quella ragazza ha proprio ragione” Però la sua mano stava ancora sul mio pacco. “Non è quello che fate con George?” Credevo che lui non approvasse quel genere di robe tra maschi. “Sta zitto” Forse era vera la storia che una volta assaggiata, nessuno sa rinunciare più alla carne di manzo. “Ci vuole un po’ di salsa barbecue” E No, avevo appena fatto la doccia! “Sta fermo, così te la lecco” C’era del tabasco in quella fottuta salsa, cazzo! ---> Rod era un buongustaio e leccò bene ogni angolino, con particolare attenzione alle palle che erano le sue preferite. “Dannazione!” Disse improvvisamente, dopo che gli avevo preso il testone per i capelli e lo stavo scopando in gola. “Merda!” Si tirò sulle ginocchia e calò in fretta gli short, cercando di venire in palmo di mano. “Fottuto inferno!” Invece sparò per aria due o tre fiotti dalla portata impressionante, che lo svuotarono lasciandolo tra gli spasmi, riverso nel letto.

“Cazzo, Sì, che schizzo!” Rideva tra i singulti di quell’orgasmo che lo inorgogliva. “Che sparo di sborra, cazzo!” Proprio un’opera d’arte che se ne stava spiaccicata sul vetro della cornice della vecchia litografia di Farmingdale. “Oh, mio Dio, è incredibile!” Continuò a dire ridendo, mentre andava a prendere uno straccio per ripulirla. “Com’è potuto succedere!” Io credevo alla storia che mette in relazione la potenza di un’eiaculazione all’arrapamento, ma forse nel suo caso c’entrava anche il fatto che aveva trascorso la mattinata andando su e già con Brienne, senza mai concludere. “Non puoi capire!” Rod invece non aveva dubbi e sostenne che mentre lo andava ingoiando, aveva perso il controllo della sua erezione, fino al punto che esplose in quel modo. “E’ stato pazzesco!” Mi addormentai ascoltando le sue congetture su quella schizzata monumentale ---> C’era un altro ciuccia cazzi in più al mondo.

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  • 3 weeks later...
Silverselfer
Spoiler

L'ultimo capitolo degli appunti è cresciuto durante la rilettura, quindi ora ne manca di nuovo una parte che spero comunque di postare al più presto. 

Passo subito ai contenuti speciali e occupiamoci di architettura  coloniale americana ---> Ce ne sono svariati tipi assecondo la provenienza dei coloni di cui stiamo parlando.  Io mi atterrò a quella pertinente la zona tra il New Jersey e Long Island, dove lo stile delle isole britanniche incontrò quello olandese che era poi simile a quello degli immigrati tedeschi o degli ugonotti francofoni. 

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inglese

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olandese

Tralascio la storia per arrivare direttamente ai tempi più recenti. Il moderno stile che ci capita di vedere in tutti i telefilm, si chiama Revival Coloniale Olandese e si afferma  a partire dal diciannovesimo secolo. Si tratta solo di un'ispirazione che finisce per includere anche dei dettagli, per esempio, dell'architettura georgiana più tipica della Pennsylvania/Delaware 

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Lo stile neo coloniale moderno, cioè quello d'ispirazione olandese, secondo me unisce per il vero questi tre stili tipici.

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Non so se gli esempi prodotti siano calzanti, chi scrive non è certo un architetto e scrive assecondo quello che i propri occhi riconoscono. Però se vi trovate a passeggiare per Long Island, vi troverete davanti a questo gusto architettonico. Poi ci sono anche esempi meno definibili, ultimamente si nota anche una tendenza a costruire in stile californiano, anche dal punto di vista urbanistico, con piccoli  quartieri condominio ... tuttavia, quando arriva l'autunno a New York, non c'è niente da fare e torna tutto ad essere come uno se lo immagina. 

Ora torniamo a parlare di automobili, ma solo per mostrare la Betty, cioè il Pick-up di Roger di cui parlo in questi due episodi.

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In questo della foto ci mancano alcuni dettagli, però ci sono le gomme radiali e soprattutto il contesto dell'immagine è perfetto.

Ora passiamo al contributo musicale, cioè la musica che va per la maggiore tra gli estimatori di questi pick-up --> Alan Jackson 

Ok, la mirabilia finisce qui e passo all'altra supposta sul puritanesimo americano. Prima di trasferirmi armi e bagagli in America, ho voluto gettare uno sguardo sul puritanesimo disconosciuto italiano.

Perché i puritani italiani non sbarcarono in America?

Questa che apro è una piccola parentesi per spiegare perché gli italiani hanno una visione distorta del puritanesimo, associandolo nel linguaggio giornalistico con la figura metaforica di chi difende dei valori piccoli borghesi, quando invece si deve proprio alla libertà di pensiero che il puritanesimo promosse, se gli stessi giornalisti italiani possono avvalersi dell’odierna libertà di stampa.

Tutto questo accade perché storicamente ci siamo sempre trovati sulla barricata opposta al puritanesimo. Ogni vittoria degli eretici, dalle nostre parti produceva riflessi politici nefasti. Il Regno d’Inghilterra è invece il luogo dove l’eredità storica fa accadere il contrario e sono i cattolici romani,  chiamati in maniera dispregiativa »papisti«, ad essere associati ad un conservatorismo reazionario, poiché prima ancora dello scisma anglicano, il Papato si era sempre schierato contro i valori democratici. Per esempio, Roma parteggiava per Re Giovanni contro i baroni che poi riuscirono a imporre la Magna Carta ---> Il Papa invocò una crociata contro i ribelli.

Di fatto, è già dal 1215 che l’Inghilterra rigetta la figura di un monarca di stampo teocratico e tutti i successivi tentativi di restaurare una monarchia assoluta avranno dietro l’appoggio di Roma, compresa la Rivoluzione Inglese del 1642 guidata dal puritano Oliver Cromwell. Se nelle nostre scuole si studiasse la storia inglese, ci troveremmo a guardare un mondo capovolto, dove esiste persino un puritanesimo italiano. Questo si distingue dalle eresie squisitamente teologiche perché ha un risvolto sociale e parte spesso dai monaci vagabondi, nella cui predicazione si raccoglie il disagio degli Ultimi.  

Questo genere di eresia si formava sulle vie dei pellegrinaggi, di cui i tre più importanti terminavano in Terra Santa, a Santiago de Compostela e appunto a Roma. La via più nota era quella Francigena che partiva da Canterbury per svilupparsi in uno svariato itinerario che comprendeva asseconda delle stagioni, i luoghi di culto più importanti. I valli alpini costituivano dei passaggi obbligati per entrare in Italia e quelli sulla via per la Francia imposero il nome al percorso. Attraverso queste arterie circolavano cospicui denari e i primi germi di una coscienza europea che si aggrumavano intorno alle stazioni dei pellegrini, dove i monaci vagabondi tenevano le loro oratorie.

San Benedetto risponde con la sua Regola monacale a questo genere di eresia, producendo l’esempio di un cittadino passivo che prega e lavora, schiavo della provvidenza e asservito alla gerarchia da essa discesa, mentre sua sorella Scolastica circoscrive il ruolo subalterno della donna anche nella fede. L’obbligo di residenza e l’osservanza teologica imposta al monaco benedettino, si contrapponeva alla libertà interpretativa delle sacre scritture predicata dai monaci vagabondi.  Saranno i cistercensi francesi, la cui regola monacale era un’estremizzazione di quella benedettina, che nel 1200 inizieranno le crociate contro le eresie, prima fra tutte quella contro l’eresia albigese. Nei nostri libri di Storia è completamente elisa la vicenda del catarismo che pure coinvolse l’Italia del Nord, facendo proseliti e numerosi martiri. La storia della Chiesa Valdese è forse l’unica che testimonia ancora oggi quelle vicende storiche, essendo sopravvissuta ai roghi della Crociata Romana.

Apparteneva alla schiera di monaci vagabondi anche il Poverello d’Assisi, la cui vicenda storica andrebbe annoverata nell'ambito di un puritanesimo italiano. L’esempio di Francesco non stava nell'incessante preghiera che ammutoliva il pensiero, ma teorizzava una fede naturale scaturente tra Creato e Grazia di Dio. Il suo monachesimo era per il vero un sacerdozio universalistico che promuoveva la vita in una comunità ispirata a quella dei primi Apostoli di Gesù. Il Poverello d’Assisi non si chiudeva nei chiostri ma andava incontro alla gente, minacciando l’ordine costituito poiché attribuiva un’importanza primaria al libero arbitrio nella fede e implicitamente all'autodeterminazione dell’individuo, anche sotto l’aspetto di parità di genere tra maschi e femmine.

Un pensiero che probabilmente gli arrivava dalle sue origini provenzali ---> La madre era francese ed egli fu battezzato col nome di Giovanni, mentre l’appellativo “francesco” si usava per indicare la sua provenienza geografica. Ci sono poi dei suoi gesti che sono conformi al catarismo, come denudarsi in pubblico che aveva il significato simbolico dello spogliarsi degli abiti terreni per tornare alla naturalezza adamitica. Giovanni d’Assisi, detto il Francese, portava in sé i primi germi di un pensiero laico che si svilupparono in seno al puritanesimo di foggia europea che, però, in Italia fu prontamente circoscritto in un esempio di mitezza dello spirito e morigeratezza nei costumi, conforme alla santità canonica dei tre miracoli post mortem certificati dal vaticano e glorificati dalla bellezza degli affreschi di Giotto.

Il vero teorizzatore del puritanesimo italiano è però Gioacchino da Fiore. Lui era un calabrese fuoriuscito dall'ordine cistercense di Citeaux e saranno proprio loro che lo tacceranno di eresia. Sostanzialmente Gioacchino divide la storia in tre ere trinitarie ---> Quella del Padre dell’Antico Testamento finiva nella seconda del Figlio, la quale profetizzava Gioacchino, si sarebbe esaurita nell'anno 1260, quando avrebbe avuto inizio l’Età dello Spirito Santo. Descriveva l’ultima era prima del giudizio universale come un periodo in cui la Grazia di Dio avrebbe raggiunto i suoi fedeli senza bisogno di mediazioni, quindi indirettamente teorizzava la fine del compito svolto dalla Chiesa e delle sue gerarchie.

Come ogni puritanesimo, anche quello di Gioacchino era Separatista e s’infilò nella disputa europea tra i guelfi e i ghibellini. Riceverà cospicui appannaggi dall'Imperatore Enrico VI, grazie ai cui favori riuscì a indurre Papa Celestino III a riconoscere la Congregazione Florense.  S’ispirò a Gioacchino un altro importante nome del puritanesimo italiano ---> Gherardo Segarelli. Lui promuoveva con l’esempio dei suoi monaci, detti Apostoli, un rapporto diretto tra Dio e l’uomo senza intermediazione. In alcune zone come l’Emilia, questi monaci divennero addirittura più popolari dei francescani, ma ebbero una sorte diversa perché furono repressi nel 1286 per volontà di Papa Onorio IV, fino alla condanna al rogo dello stesso Segarelli nel 1300.

Il numero degli apostolici crebbe molto quando nel 1291 entrò a farne parte un certo Dolcino ---> La predicazione di Fratello Dolcino non usava mezzi termini per accusare il vizio che era all'origine del cattolicesimo romano. Grazie all'appoggio di Matteo Visconti, Dolcino occupò la Valsesia per farne un prototipo di società »puritana« ispirata alla vita dei primi apostoli. Contro di loro fu mossa una Crociata da Bonifacio VIII. I Dolciniani furono posti in assedio ma combatterono eroicamente fino all'ultimo. Era la settimana santa del 1307 quando Dolcino fu costretto ad assistere al rogo della sua compagna (Margherita) e del suo amico fraterno (Longino), per poi essere processato e condannato lui stesso. Prima del rogo, fu condotto per le strade di Vercelli per il pubblico ludibrio, torturato in piazza come da uso dell’epoca e infine gli fu strappato il pernicioso pene con cui era accusato di predicare il libero amore.

Vercelli e l’intera Valsesia erano la quarantatreesima delle ottanta tappe del pellegrinaggio sulla tomba dell’apostolo Pietro, descritte per la prima volta dall’Arcivescovo Sigerico di Canterbury. Il puritanesimo italiano non sbarcò nel nuovo mondo perché il flusso culturale proveniente dall'Europa attraverso questa arteria fu cauterizzato ben prima del 1492, quando il genovese Cristoforo Colombo chiuse il ciclo storico medievale. Il Rinascimento che siamo soliti indicare come un momento di rinnovamento, segna per il vero l’inizio delle Guerre d’Italia, un enorme periodo storico che va dal 1494 fino al 1886. Periodo di cui dobbiamo sicuramente essere orgogliosi per la tanta bellissima arte che produsse eccetera ... Tuttavia, bisognerebbe anche guardare le cose da un altro punto di vista, perché è un vizio tipicamente italico quello di usare la bellezza per meravigliare l’occhio, distraendolo da una sostanza che deve rimanere oggetto di venerazione. Tanto impegno profuso nelle arti servì a distrarci dalle dinamiche sociali che stavano cambiando l’Europa, questo per tenerci sotto il giogo di un’inopinabile gerarchia dinastica.

Tutto ciò fonda l’eredità culturale che ancora oggi ci fa guardare il mondo attraverso degli occhi educati all'oratoria estetizzante dell’endecasillabo dantesco o quella cinicamente laica contenuta nella parabola del Principe di Machiavelli. Mi chiedo come sarebbero gli italiani se la Repubblica l’avessero fatta quei folli idealisti finiti o sul rogo o canonizzati nelle Chiese. Sicuramente l’Italia avrebbe meno opere d’arte, ma condividerebbe l’evoluzione sociale partita dalla Repubblica di Rhode Island e proseguita con la Rivoluzione Francese ---> da Napoleone a Obama. Sui nostri libri non leggeremmo che Enrico VIII era un grassone lascivo, Napoleone un bassetto ambizioso, Abramo Lincoln un opportunista che usò il pretesto della schiavitù per favorire gli industriali del Nord America e che la massoneria è roba satanica concepita da stregoneschi individui alla Cagliostro o eversiva al servizio dei potentati stranieri, sempre e comunque avversaria di Dio e del quieto vivere.

Ep.27 (La Vecchia America)

“In piedi, soldato” C’era qualcosa di peggio dall’essere svegliati da Stan? “Credimi quando ti dico che non è piacevole neanche per me farti da balia” Tentai di trovare Rod gettando un braccio sull’altra metà del letto. “Cerchi il marito becco?” Ne avevo uno proprio davanti agli occhi. “Lo sai che un giorno io ti ucciderò, vero Conney?” Preferivo essere pugnalato nel sonno, invece di svegliarmi ogni volta col suo brutto grugno. “Vorrei sapere come fai a dormire in questo letamaio” Perché alla Base c’era uno stronzo che mi rendeva la vita difficile. “Andiamo, soldato tirati su i pantaloni” Si era detto che ci andava da solo a prendere la roba di Rod. “Come lo riporto indietro il tuo fuoristrada?” Cazzo, aveva ragione perché Roger si era preso la mia auto. “Devi cagare proprio adesso?” E che ci potevo fare se la vita non è come un telefilm, dove nessuno caga mai?

“Non ci posso credere, tu hai scopato con Rod!” Doveva rompermi le palle anche sulla tazza del cesso! “Cazzo, tira quello sciacquone, che puzza!” E vaffanculo, non poteva aspettare fuori dalla porta? “Quell’idiota ti ha lasciato un messaggio sul frigorifero” »Mr.Daffy Duck runs all alone at the park, he would have fun if Mr. Porky Pig caught up with him« “Sei disgustoso!” Un pacco di cazzi suoi, No? “Mr Porky Pig!” Vaffanculo. “Hai infilato il bastone in quel suo culo grasso!” Infilavo l’uccello dove mi pareva, chiaro? “Disgustoso” Ancora? “Non rispondi neanche al suo messaggio d’amore?” No. “Piggy!” Vaffanculo, vaffanculo e vaffanculo ...

“Metti la cintura di sicurezza” Me lo dava il tempo di salire in macchina? “Potrei anche stancarmi di essere gentile con te, lo sai questo?” Non aspettavo altro. “Ti comporti come un ragazzino” Avevo ventiquattro anni ed ero anche più alto in grado di lui. “Negativo, ne hai ventitré” Era insopportabile. “M’inviterai alla tua festa di compleanno?” Quale festa? “Il tuo compleanno è tra due settimane” Aveva sbirciato nella mia anagrafica! “Ci sarà anche il pettirosso del Colonial Springs?” Chi? “Il giovane caddy che ti vuoi fottere, non è per lui che ti sei iscritto a quella fossa per cimiteri?” Roger gli aveva spifferato tutto, lo sapevo che non avrei dovuto portarlo con me. “Andiamo, tu ed io ci s’intende, non è vero?” Noi non eravamo fatti della stessa pasta, chiaro? “Meriteresti che ti lasciassi nei guai” Sarà stato un caso che lui c’entrava sempre con i miei casini? “Io ti ho sempre guardato le spalle, stupido ragazzo!” E non lo doveva fare più a cominciare da subito, standosene zitto fino a casa di Faith.

“Alla Base c’è un soldato appena arrivato che sta facendo troppe domande su di te, lo sai questo?” Possibile che non riusciva a starsene in silenzio? “Tu devi ascoltarmi, stupido ragazzo!” Come si permetteva di darmi dello stupido. “Cos’è un imbecille che non sa tenerselo nei pantaloni?” Ok, basta! Io con lui non ci parlavo più. “Altro che ufficiale delle SR, sei solo un ragazzino snob, questo sei ed io che perdo ancora tempo a starti dietro” Poteva insultarmi quanto voleva ---> Io non ci parlavo con una testa di cazzo del genere. “Joffrey Ross Franklin, ti dice niente questo nome?” Bla, bla, bla, bla, non lo stavo neanche ad ascoltare. “Stavate insieme a Camp Roberts, in California” Ecco perché Joffrey mi trattava sempre amichevolmente! “Lo conosci?” No ---> Io proprio non me lo ricordavo, però a Camp Roberts c’ero stato.

Stan come faceva a sapere tutto di tutti? “Ho semplicemente chiacchierato con lui” Perché a me Joffrey non aveva accennato nulla? “Ti ricorderesti di lui se stavate insieme a Camp Roberts, è esso corretto?” C’erano centinaia di soldati in quel campo ed io c’ero rimasto solo per qualche settimana. “JR è un tiratore scelto” Che ci faceva uno sniper a Farmingdale? “E’ quello che ci domandiamo tutti da quando sei arrivato tu” Io ero solo uno spotter e fu proprio a Camp Roberts che me lo fecero capire.  “Mi sembra chiaro che JR ci sta mentendo” Magari non me lo ricordavo e basta, quello di Camp Roberts fu per me un periodo di merda. “Ci hai scopato, Conney?” Mah! “Forse è venuto fin qua a cercarti e si aspettava che ti ricordassi di lui” Mi sa che qualcuno in quell’auto aveva letto troppi romanzi di Jane Austin. “Per quale altro motivo andrebbe in giro a fare domande su di te?” In  effetti, quel soldato spuntava sempre fuori come se mi stesse alle calcagna. “E’ innamorato di te?” Vaffanculo.

“Tu ci hai scopato, mi sorprenderei del contrario” Oddio, magari era pure successo, ma perché non mi ricordavo di lui? “Tu solo con me non ti cali i pantaloni” Aoh, ma può pure succedere che sotto la doccia lo infili in bocca a qualcuno senza ricordartene. “No, Conney, questa roba succede solo a te” Che palle! “Ascoltami, ti hanno mandato a indagare su qualcuno?” Quante volte dovevo ripeterlo che stavo in congedo straordinario prima d’iniziare i corsi all’Università? “Io sto dalla tua parte, a me puoi dirlo se è così” Non era così. “E’ la prassi avviare l’accertamento per un mancato rapporto, questo lo sai?” Nessun rapporto mancato. “Cercherò di sbarazzarmi di JR” Proprio non ci riusciva a farsi i cazzi suoi! “Che c’è, ora che ti ho detto queste cose, vuoi farti un’uscita con lui?” Sarebbero stati comunque fatti miei.

“Tagliati i capelli, soldato” Non ce la faceva a starsene zitto per più di un minuto. “Perché sei sempre sgarbato con me?” Oh, povera anima angelica! “Io non ti sto addosso” Era peggio di una piattola attaccata ai coglioni. “Non puoi fottere con chiunque, questo lo capisci?” A lui non doveva proprio importare con chi scopavo, chiaro? “Rod è un idiota e ti metterà nei guai con suo padre” Dovevo aver paura di quella temibile cintura nera di chiropratica? “Corretto e dobbiamo essere discreti perché i Paladini come lui ci danno la caccia” Il Dr Presley era il vero Abraham Van Helsing? “Questo non è un gioco, stupido ragazzo!” Eravamo quasi nel terzo millennio e mi parlava manco fossimo a Salem con la caccia alle streghe. “Che farai se finisci nella lista nera, rispondi?” Con il DADT quella roba era illegale. “Il non chiedere e il non dire impone la discrezione” Era proibito manifestare atteggiamenti o anche solo propensioni omosessuali in caserma. “Ora mi darai ascolto?” No.

“Perché non ti fidi di me?” Non mollava mai ---> Stan era come una goccia cinese. “Che c’è che non va in me per essere trattato così?” Respirava. “Ti fai scopare da tutta Long Island tranne che da me, cazzo!” Io non mi facevo scopare da nessuno. “Sei una sporca cagna” Lui era forse meglio di me perché aveva una moglie, ma stuprava le giovani reclute nei cessi? “Quello è stato un errore” E certo, figlio di puttana, botolo di merda, grossa vescica piena di piscio, scorreggia del demonio ---> I suoi amici Paladini lo avevano aiutato a sbarazzarsi dell’increscioso incidente. “Guzmàn sta bene” Balle, era sparito dal minimarket in cui lavorava. “Avresti dovuto cercarlo a casa di Danny” Aveva trovato un lavoro migliore? “Ho sbagliato con quel ragazzo, lo ammetto” Poteva risparmiarsi la sceneggiata, Danny mi aveva raccontato tutto di lui. “Non crederai alla lingua velenosa di quell’aspide di San Patrizio!” Era più attendibile credere alla sua di lingua biforcuta? “Ti avrà recitato la parte dell’orfano sconsolato, certo che è così!” La madre mi aveva raccontato come lui lo aveva aiutato quando era ancora adolescente.

“E’ stato lui a sedurre me” Ma vaffanculo. “Il Signore è testimone degli sforzi che feci per uscirne” Intendeva dal vizio omoerotico. “Danny è sempre stato un ragazzo spregiudicato” Il ruolo di vittima proprio non gli si confaceva. “Credi che George a me lo abbia chiesto se volevo farlo?” Lui non era un ragazzino delle scuole superiori. “Dannazione, avevo diciannove anni e tu non puoi immaginare cos’era quel merdaio di Vietnam” Non c’era bisogno di alterarsi tanto. “Gesù Cristo!” OK, mi dispiaceva avergli ricordato quei momenti duri. “Mi faccio schifo da solo, cazzo!” Danny era un aspide velenoso di San Patrizio, questo lo sapevo bene anch’io, ma non doveva buttarla giù così dura.“Ero un uomo regolare prima di conoscerlo” Io non volevo che mi facesse quelle confidenze. “Tu hai fatto la stessa cosa con George, lo sai questo?” Non ci doveva neanche provare a farmi sentire in colpa, Margaret mi aveva parlato di tutti gli altri. “Allora Rod?” Non l’avevo mica costretto io o si era già dimenticato di Penny e Odette? “Che io sia dannato, Conney!” Stava cercando di rigirare la frittata, altro che!

“Scusa” Che? “Ti ho chiesto scusa” Non mi doveva toccare. “Voglio essere gentile con te” Ogni volta che poggiavo il braccio sul divisorio tra le due plance anteriori del suo Hummer ---> Tac! “Possiamo almeno parlare?” Non avevamo più niente da dirci. “Conney, tutti compiamo degli errori” Aridaje con ste mani ---> Era peggio di un polipo! “Ti fidi delle persone sbagliate, cazzo!” Mi sarei dovuto fidare di lui? “Doggy ha diretto la spedizione punitiva in palestra, questo lo sai?” Ma vaffanculo, Brad era in infermeria quando mi fecero il cappotto. “Rodriguez ubbidiva a lui e Roger era con loro” C’era anche Mitch e quello era il suo amichetto. “Mitch non prende ordini da me” A sentire lui, ero un coglione che si faceva ingannare da tutti. “Ti ricordi la serata al night?” Stan era il Diavolo. “C’era anche Rodriguez” Era stato Stan a presentarmi Rachel per farmi litigare con José. “Almeno così avresti aperto gli occhi” Stan era un ragno che cercava di farmi rimanere impigliato in una ragnatela di dubbi.

“Roger prende ordini da Green Mile”Ma di cosa stava parlando? “Green Mile è un fottitore di madri” Roger e Green Mile, come avevo fatto a non arrivarci prima? ---> Green Mile era il cuoco ma organizzava anche gli incontri di box ed era un mastodonte nigga! “Roger gli procura la carne fresca e l’anno scorso ne hanno fulminata una” La recluta nigga di cui mi aveva accennato Roger? “Se quella storia torna a galla, questa volta per lui si aprono le carceri federali” Ecco perché temevano che fossi stato mandato a indagare. “Io sono sempre stato dalla tua parte” Lui aveva cercato di tirarmi dentro le loro sporche storie per compromettermi. “Tu hai fatto tutto da solo” E la loggia che c’entrava in quella storia? “Loro sono quelli che ci curano dai malanni della guerra” Brad, il Predicatore Cornelius, la chiropratica e i matrimoni combinati ---> Stavano cercando di curarmi?  

“Devi decidere da che parte stare” Se rifiutavo la cura dei Paladini, mi avrebbero dato la caccia? “Fa la cosa giusta, Conney” Avevo già preso la mia decisione lasciando la Base. “Benedetta merda, ti sei andato a cacciare negli affari del Dr Presley!” Che colpa ne avevo io dei casini di Roger? “Di chi è stata l’idea del festino nel capanno?” Sua ---> Io gli avevo detto di chiedere aiuto a Stan. “Come te lo devo dire che Roger prende ordini da Green Mile?” L’idea del festino era stata di Green Mile? “Corretto, lui mi ha mandato a ripulire la faccenda” Non si fidava più di Roger perché gli aveva nascosto la sua relazione con Faith. “Corretto” Oh mio Dio, stavo per credere a Stan! “Roger si è messo a ragionare con la testa del suo uccello” Che cosa stavamo andando veramente a fare a casa di Faith? “Tu ed io ristabiliremo l’ordine giusto delle cose” Immagino che spettasse a me convincere Roger. “Ora ti fidi di me?” Ma neanche un po’, mi aveva rincoglionito di chiacchiere.

“Conney?” Mannaggia a quella sua fottuta mano! “Che c’è che non va se ti appoggio una mano sulla spalla?” Perché ci stavamo mettendo tanto ad arrivare? “Prometti che lasci stare Rod?” A proposito ---> Dovevo inviargli un sms per avvertirlo. “Metti via quel fottuto cellulare!” Era forse impazzito? “Conney, questa non è l’Europa!” Ero nella cara vecchia America puritana.  “Le cose girano in un certo modo, cazzo!” Avrei dovuto sposare Jennifer, seguire i corsi di sanità coniugale tenuti dal padre e poi scopare segretamente con Stan ---> Era così che giravano le cose in America? “Conney o sei con noi o contro di noi” Fosse stato anche vero tutto quello che mi aveva appena detto ---> Brad era uno stramboide, Roger era un secchio sfondato e Danny era una serpe, ma io gli volevo bene lo stesso, ecco. “George ha detto bene su di te” Meglio avere le pigne in testa che diventare degli ipocriti opportunisti come loro due. “Conney?” Beccato! Aveva svoltato due volte sulla stessa strada, stavamo girando in tondo! ---> Il bastardo aveva pianificato tutto per rimpinzarmi di fregnacce.

“Sono stato onesto con te” blablabla non volevo ascoltarlo blablabla. “Dannazione, era il solo modo di parlarti” E lui l’aveva appena sprecato malignando alle spalle di tutti. “Dimmi almeno se esiste un modo per farti cambiare idea” Stavo scherzando col fuoco e non potevo inimicarmi il Diavolo. “Che devo fare con te?” Solo Stan poteva convincere tutti che io non c’entravo nulla con la storia di Roger e Faith. “Sei andato anche con George, cazzo!” Il Sergente Collins era un gran manzo, altro che! “A George non si drizza più da un pezzo, santa merda!” E poi era un capitolo chiuso. “Conney, come te lo devo far capire?” Quella volta gli lasciai far scivolare la mano sulla mia.

“Io non ti piaccio neanche un po’?” Stan non era brutto, aveva la faccia un po’ asimmetrica, ma non era brutto e poi stava messo bene a fisico ---> Statura media, muscolatura ben delineata, bel cazzo dal pelo biondiccio come quei bei baffi che si stava facendo crescere. “Conney, tu mi piaci sul serio” Si stava per strozzare quando me lo disse. “Fin dal primo momento che ti ho visto ... ” OK, gli avevo stretto la mano mentre me lo diceva, ma la tirai subito via quando abbassò il tono di voce. “Va bene, farò tutto quello che tu vuoi, OK?” Finse un colpo di tosse per crearsi un alibi al fine di sistemarsi meglio sul sedile perché gli si era messo di traverso nei jeans. Lo so perché dovetti ingoiare l’istinto da puttana per non commettere un passo falso ---> Finché lo tieni in tiro, da un maschio riesci ad ottenere quello che vuoi.

“Io non posso aspettarti per sempre” Finalmente prendemmo la direzione per East Massapequa. “Mi capisci?” Dopo neanche un minuto, tornò all’attacco. “Affittiamo un bungalow e ce ne stiamo per fatti nostri” Il giorno dopo, avevo la partita di baseball con Vinnie. “Credi di poterti prendere gioco di me?” Non mi sembrava di avergli promesso qualcosa. “Parlami, ragazzo!” Ma che cazzo dovevo dirgli?  “Io sono un uomo sposato ed ho le mie esigenze” Mi aveva forse scambiato per sua moglie? “Io ho bisogno di fare all’amore con te” Avrebbe fatto meglio a preoccuparsi della moglie e del suo attrezzo da giardino. “Stai cercando di dirmi qualcosa?” Potevo non ricambiare tanta sincerità appena dimostratami? “Mitch è più di un amico, lui è il mio compagno” In fondo era normale che due »buddies« si scambiassero la fidanzata, non era così che giravano le cose? “Vuoi fare una cosa a tre con me e Mitch?” Era Mitch che si trombava Cat, brutto coglione! “Tu mi vuoi solo provocare, non è così?” Quel giorno sul Roof del Conutry Club non era di Mrs Barclays che stavo parlando. “Dimmi che mi stai solo stuzzicando” Se gli faceva piacere crederlo, poteva anche pensarla così, a me bastava averlo distolto dal chiodo fisso di fottermi.

Ep28 (Il Complotto del Dr Presley)

“Santa merda, sono scappati!” Stan lo capì subito, appena vide sul vialetto solo la Toyota Corolla di Faith. “Sei o No un fottuto SR, muoviti, cerca in giro, avranno pure lasciato qualche indizio” Perché avrei dovuto aiutarlo? ---> Roger era mio amico. “Tu lo sai dove sono andati, non è così?” Se anche lo avessi saputo, non glielo avrei detto. “Certo che lo sai, per questo stamattina ... che stupido!” Io glielo avevo provato a dire, ma lui non mi aveva voluto ascoltare. “Questo non è un gioco, Conney!” Erano fatti suoi, io avevo già i miei casini cui badare. “Che dirai a George, quando lui ti domanderà perché Roger guida la tua fottuta macchina?” Tutta la verità e se non mi credeva, gliela avrebbe ripetuta suo genero. “Conney!” Sì, Sì ---> Mi sa che il signor Irvine Stanley di Perth stava proprio nella merda fino al collo.

Lo lasciai al piano di sotto mentre cercava qualche indizio per andare in camera a prendere i vestiti di Rod e nella cabina armadio non trovai abiti di Faith ---> Era andata via per sempre. “Che cazzo stai facendo?” Poggiavo le divise d’ordinanza di Rod sul letto e cercavo anche una valigia per la sua biancheria. “E’ insensato che Rod resti in quel capanno con te” Lui non ci voleva più tornare in quella casa. “Non ti ci mettere anche tu, per favore” Stan doveva farsene una ragione perché le cose non si potevano più rimettere apposto. “Invece Sì, dobbiamo trovarli, subito!” Lo abbandonai di nuovo per andare a recuperare una vecchia valigia che avevo visto in garage. “Che significa questa busta?” Mentre riempivo a vanvera una Samsonite fucsia con una rotellina mancante, vedevo dalla finestra della camera la luce di una torcia elettrica nella Toyota corolla ---> Era Stan che ci stava rovistando dentro. “C’è il tuo nome sopra” Era come trovarsi sulla scena di un delitto e sentire sulla punta dei peli l’elettricità nell’aria. “Mi ascolti, Conney?” Stan mi fece prendere un coccolone perché ero soprappensiero quando mi accorsi che mi aveva raggiunto in camera.

“Che significa questa busta?” Quale busta? “C’è il tuo nome sopra” Sul serio? “Mi ascolti, Conney?” Nella Toyota aveva trovato una busta con sopra scritto il mio nome. “Ci sono novantacinque dollari dentro” Erano i miei soldi. “Quelle sono le chiavi del Pick-up di Roger” Allora anche quelle erano le mie. “E ora dove vai?” Avevo preso tutto quello per cui ero andato fin là e ora sarei tornato a Farmingdale. “Come ci torni, siamo venuti insieme, stupido ragazzo” Roger sapeva che sarei arrivato con Stan e se io e Stan stavamo insieme più di cinque minuti, era matematico che ci stessi litigando, così aveva messo quella busta nella Toyota, sicuro che l’avrei usata per sfancularlo. “Tu non ti muovi da qui” Però non aveva tenuto conto che Stan ci arrivasse prima di me e aveva tolto le chiavi dal cruscotto.

“Siediti e ascoltami” Quando tornai in casa, trovai Stan seduto al tavolo della cucina che si faceva girare in mano le chiavi della Toyota, mentre beveva il disgustoso liquore di mirtilli fatto in casa da Margaret. “Siediti, è un ordine, cazzo!” Cos’altro ancora aveva da dirmi? “Lo so quello che ti ha raccontato Roger riguardo al bambino di Faith” Io sto dalla parte di chi voglio bene a prescindere se stia sbagliando. “E’ da un po’ che Faith non ci sta con la testa, lo sanno anche i suoi genitori” Blablabla il Diavolo aveva ricominciato a parlarmi blablabla. “Prende degli psicofarmaci, mi stai ascoltando?” Glieli aveva prescritti forse il Dr Presley? “Lei è convinta che quel bambino sia di Roger, ma non è vero” E certo perché anche lui trovava più plausibile che fosse stata la chiropratica a compiere il miracolo.

“Scopi anche con Roger, non è vero?” Che cazzo c’entrava questo? “Ti ha raccontato ogni cosa?” Sì e quindi poteva risparmiarsi le sue balle. “Roger crede a quello che gli fa comodo” Faith e quel bambino era l’occasione che stava aspettando per rifarsi una vita, che c’era di male? “Rod e Faith sono stati in una clinica di New York per l’inseminazione artificiale” Ancora con quella storia che Rod era impotente! “Stupido soldato, la MAP non ha nulla a che fare con l’impotenza” Non doveva spiegarmelo lui cosa fosse una PMA. “Rod è sterile e a Faith è flippato il cervello perché non accetta l’idea di avere il seme di uno sconosciuto in grembo” Magari non era così, si dice che le donne sappiano sempre di chi sia il loro bambino. “Conney, per favore!” Probabilmente si trattava della stessa cazzata che aveva fatto flippare il cervello di Faith. “C’erano tre embrioni nel suo grembo, di cui n’è sopravvissuto solo uno” Quella gravidanza era stata molto traumatica per lei. “Corretto e si è fatta scopare da chiunque per convincersi che quel bambino non proveniva da una provetta” La mente umana è proprio strana ...

“Faith deve tornare qui per farsi curare, lo capisci questo?” E’ difficile prendere delle decisioni per gli altri. “Sta rischiando la sua stessa vita, Conney!” Ecco perché George era così apprensivo nei suoi riguardi. “Corretto” Allora doveva chiamare i suoi genitori che se ne stavano a rosolare sulle spiagge delle Bahamas. “Ho già telefonato a George” Stan era bravo a raccontare balle, ma ne diceva troppe e si sa che il Diavolo fa le pentole senza i coperchi. “Conney, sei coinvolto in questa storia come lo sono io” No, mi bastava prendere quelle fottute chiavi della Toyota per esserne fuori. “Tu sai che io non te lo permetterò” Stan si accorse subito delle mie intenzioni minacciose e smise di giocherellare con il mazzo delle chiavi sul tavolo, stringendole nel pugno.

“Che l’inferno ti porti via, Conney!” La colluttazione fu brevissima perché mi bastò tentare una chiave articolare al braccio di Stan, affinché mollasse immediatamente il mazzo delle chiavi. “E’ il Dr Presley il padre del bambino” Cazzo, non doveva dirmelo, ora ero veramente fottuto. “Credi che volessero crescere un nipote bastardo?” Accidenti a lui! “Tu neanche puoi immaginare di quanti soldi stiamo parlando” Rod era l’ultimo di una dinastia di coltivatori di tabacco della Carolina. “Negativo, lui è il figlio nato sbagliato, ora sarà il bambino di Faith che continuerà la loro stirpe” Roger si era cacciato in un guaio veramente grosso perché non gli avrebbero mai permesso di tenersi quel bambino. “Non è figlio suo” Non lo era e Roger doveva rinunciare a quel suo sogno strampalato del laghetto di pesca sportiva ...  

“Mi aiuterai?” No, ma avrei dato una mano a Roger per venirne fuori. “Che hai intenzione di fare?” Ora che avevo le chiavi della Toyota non dovevo più starlo a sentire. “Tienimi informato, OK?” Non ci pensavo proprio a fargli rapporto. “Conney, per favore!” Dannazione, ma la Corolla non era la macchina che non si fermava mai? “Ha la pompa del carburante da registrare” Si metteva in moto, ma andava avanti a singhiozzi. “L’ho detto a Faith che deve comprare una nuova macchina” Quanto mi poteva stare sul cazzo quel suo sorrisetto mefistofelico! “Credimi, ho messo io le mani in questo motore” Beh, allora si spiegava perché si fosse rotto. “Lo sai a cosa sto pensando?” Che era uno stronzo? ---> Dopo avermi permesso di sistemare nel suo Hammer le cose di Rod, il bastardo chiuse le serrature lasciandomi fuori. “Se vuoi che ti dia un passaggio, ora dovrai domandarmelo con gentilezza” Glielo chiedevo pure in ginocchio, basta che ci sbrigavamo a tornare a Farmingdale per sciacquarmelo dai coglioni.

Stan non parlava più ---> Nell’auto c’era un silenzio tombale. Se almeno avesse acceso la radio che stava nella plancia di guida, dove io non potevo arrivare con la mano ... “Ho montato un alimentatore separato per quei due subwoofer” Ok, il suo Hummer era proprio figo. “Te lo farei guidare, se solo fossi un po’ più gentile con me” Lo ammetto ---> Un po’ mi faceva piacere che ci provasse continuamente. “Conney, dove si nasconde Roger?” Se solo non fosse stato così paraculo! “Positivo, ricevuto il messaggio” Non avevo detto una parola, ma forse si era accorto di aver commesso un passo falso. “Io mi fiderò di te, così va bene?” Quando mai gli avevo detto che avrei cercato Roger? “Oramai ti conosco, hai già fiutato la pista” Voleva solo tirarmi dentro le sue ricerche. “E’ tornato in New Jersey, non è così?” Quello era il primo posto dove chiunque lo avrebbe cercato. “Stiamo parlando di una testa di barattolo” Considerando che stava giocando d’istinto, Roger si era dimostrato invece molto scaltro e fino a quel momento ci aveva fregato a tutti.

“Vieni con me fino a Bethlehem?” Roger non era San Giuseppe, Faith non era la Madonna e il figlio del Dr Presley non sarebbe nato a Betlemme in New Jersey. “Tu non puoi essere sicuro” Non eravamo mica in Dicembre. “Ti sembra il momento per il tuo pessimo umorismo?” Non ci andavo fino in New Jersey con lui. “Roger è tornato nella sua casa per prendere i soldi e scappare” »take the money and run« (??) Qualcuno doveva avvertire Stan che gli anni settanta erano finiti da un pezzo e a Roger bastava una carta di credito per disporre di tutti i propri soldi. “Allora dillo dritto che non vuoi seguirmi” Se lo poteva pure scordare. “Ti porto alla base, così potrai prendere il Pick-up di Roger” Grazie, avevo bisogno di quattro ruote per muovermi. “Scusa per prima” Stan era così, ogni tanto sentiva il bisogno di chiederti scusa.

“Conney?” Come glielo dovevo dire che ero stanco? “Tu non sei una sporca cagna” Invece lo ero perché quello che mi succedeva avrebbe sconvolto chiunque. “Parli di questa notte?” Parlavo di tutto il casino che era la mia vita, compreso lui. “Conney?” Mi piaceva la canzone che suonava alla radio. “Mi stai ascoltando?” Che voleva ancora? “Tu sei un bravo ragazzo” Che lumacone che era! “Ho sbagliato tutto con te, lo ammetto” Glielo dissi che ero lusingato dal suo interesse e apprezzavo tutte le cose che aveva fatto per me, però era meglio piantarla subito. “Perché?” Io ero a Farmingdale per disinnescare qualcosa che stava per implodere nel mio cervello e invece, da quando ero arrivato che tutto andava complicandosi ancora di più ---> Avevo bisogno di annoiarmi, cazzo!

“Ti aiuto col telone” Roger aveva coperto il suo Pick-up prima di andar via. “Potresti passare la notte qui alla Base” Aria condizionata decente, un letto comodo e colazione calda? “Non ti fa bene tornare in quel capanno” C’era Rod che mi aspettava. “Che cazzo t’importa di quel perdente?” Rod aveva passato una notte anche peggiore della mia. “Che gli dirai di Faith?” La verità. “Rod non deve sapere chi è il donatore usato per l’inseminazione di Faith, questo lo sai?” Povero Rod, suo padre lo doveva ritenere proprio una nullità. “Ti piacciono i perdenti, non è vero?” Vaffanculo. “Betty Boop” Mi disse ancora, quando mi chiuse la portiera del Pick-up. “Si chiama Betty” Che? “Roger ha dato un nome al suo hot rod, sta scritto anche sulla targa” Il Dodge Ram di Roger non era un hot rod, però ci aveva aggiunto tipo una mega presa d’aria sul cofano e un roll bar tutto cromato dietro al pick-up. “Sicuro che con Betty, lo rimorchi quel caddy” Stan era un rosicone.

E’ proprio vero che un Country-Man lo riconosci dal pick-up che guida ---> Betty era spavalda come il suo padrone con quattro mega gomme radiali gonfie come le tette di Pamela Anderson. A guidarla ti sentivi una spanna sopra al mondo dei comuni mortali ---> Ti faceva provare l’ebbrezza di andartene in giro come se ti fosse improvvisamente cresciuto un super cazzo. Non resistetti alla tentazione di farmi un paio di vasche per Main Street con Alan Jackson a manetta nello stereo e Stan aveva proprio ragione perché non vedevo l’ora di andare a parcheggiare Betty sul vialetto di casa di JJ ---> Stetti a pensarle tutte per trovare una scusa plausibile per farlo, ma non la trovai.

“Cazzo, mi hai spaventato!” Sai che novità. Rientrai al capanno che era ormai buio fatto e trovai Rod con la pistola spianata. “C- che ci fai con il pick-up di quel b-buco di culo?” Avrebbe sparato a Roger? “Dove sei stato per tutto il pomeriggio?” Non la vedeva la sua roba? “Avevi il cellulare spento” La batteria del mio telefono era oramai esausta. “Ero preoccupato, cazzo!” Piuttosto, che ci faceva con il mio accappatoio addosso, ridotto a un cencio sporco? “Stavo facendo la doccia, quando il boiler si è rotto” Aveva cercato di ripararlo, finendolo per scassare. “Qui non funziona niente” Avremmo chiamato una ditta per risistemare tutto e avevo già in mente a chi appaltare la ristrutturazione. “Nel frattempo che facciamo?” Dovevamo adattarci ---> Roma non si è fatta in un solo giorno. “Ho bisogno di una doccia ora e sono anche affamato!” Il frigorifero era pieno di vermi da pesca. “Questo non è un gioco, Conney?” Che voleva da me? “Le lenzuola sono sporche e il materasso puzza!” Aveva qualcosa da dirmi?

“Io ci ho pensato molto” A cosa? “Io voglio tornare a casa mia” Mi piantava in asso, dopo tutto quello che avevo fatto per lui? “Vedrai che Faith non avrà nulla in contrario a ospitarti” Dovevo trovare un modo di raccontargli che Faith lo aveva definitivamente abbandonato. “Sono scappati insieme?” Usai la storia degli psicofarmaci per convincerlo che non era in sé e dovevamo aiutarla. “Allora non è stato Roger a mettere in cinta Faith?” Ero proprio un bastardo a rimpinzarlo di balle ---> Forse era vero che io e Stan eravamo fatti della stessa pasta.  

“Perché non vuoi stare in casa mia?” Dovevo trovare Roger per farlo ragionare e lui poteva pure tornarsene nella sua confortevole casa. “Io resto qui con te” Ci demmo una ripulita alla meglio e lo portai a mangiare nella trattoria italiana che mi aveva fatto conoscere Jennifer. “Conney?” Io presi una caprese e lui degli spaghetti alla bolognese. “Posso farti una domanda indiscreta?” La caprese l’aveva ordinata Jennifer quella maledetta sera. “Knock, knock, c’è qualcuno in casa?” Perché Rod aveva metà barba rasata sotto il mento? Glielo volevo domandare fin da prima di partire, ma poi si era messo a fare storie perché non voleva salire sulla Betty e dovetti dargliela vinta e andammo al ristorante con la Cadillac. “Un penny per il tuo pensiero” Aveva ragione Rod ---> Quel Pick-up rispecchiava appieno la personalità di Roger, cioè salirci sopra era come farci sesso. “Huston chiama Shuttle, mi rispondi Shuttle?” E adesso perché Rod aveva fatto un cartoccio con il menù per usarlo come un megafono?

“Tu neanche ti accorgi di quando t’isoli dal mondo” Perché aveva la barba rasata per metà? “Il boiler si è rotto, te lo ricordi questo?” Anche lui mi stava dando dello stupido? “Ti senti come ti metti subito sulla difensiva!” Ci mancava solo che mi psicanalizzasse. “Ti volevo solo chiedere perché fai tutto questo per me?” Che cazzo di domanda era? “Roger è tuo amico” Che c’è, ancora non si fidava? “Hai cambiato idea dopo aver parlato con Stan” Faceva bene a dubitare di Stan. “Prima non volevi che tornassi con Faith” Lui doveva crescere il suo fratellino. “Io amo Brienne, Conney!” Quel coglione aveva i lucciconi agli occhi mentre me lo diceva. “Tu avevi ragione, Faith non mi ha mai amato” Ci dovevano pensare prima di tirare in questo merdaio di mondo quella povera creatura, cazzo! “Tu non lo sai, ma neanche Faith crede alla storia della chiropratica” Avrebbero discusso di questo con il Dr Presley. “Perché?” Non glielo potevo dire, OK? Non spettava a me farlo, cazzo! “Tutto apposto, ho deciso di fidarmi di te” Merda, era la seconda volta che quella sera mi dicevano sta cosa e mi faceva salire l’ansia. “Lascia, pago io” Beh, era il minimo.

“Conney, io ho con me le chiavi di casa dei miei?” Ancora con quella storia. “Andiamo, io ho bisogno di una doccia e anche tu hai addosso la puzza di quel materasso” Sì. “Torneremo nel capanno quando i tuoi amici lo avranno sistemato” Sì, lo avrei chiesto a Vinnie l’indomani mattina stesso. “Stasera ci faremo il bagno in una Jacuzzi!” Ma Sì, affanculo la prudenza.

Gli americani ricchi e repubblicani in genere prediligono lo stile neocoloniale per le proprie abitazioni. L’architettura di Long Island risente molto dello stile coloniale olandese con i tipici tetti spioventi e finestre ad abbaino. Quella del Dr Presley non faceva eccezione, anche se era molto più grande di una normale abitazione. Si trovava in fondo a Normandy Drive a Northside, dietro ad un boschetto del campo di golf del Bethpage. L’altra volta che c’ero stato, ero entrato da un ingresso laterale che dava in una porzione della casa dedicata esclusivamente all’ambulatorio. L’ingresso principale, invece, rifletteva lo stile di tutte le case coloniali ---> C’era un ampio atrio con un imponente lampadario che pendeva dal soffitto altissimo, mentre le scale compivano un semigiro accompagnato da vetrate fino alla balaustra del piano superiore.

“Saliamo in camera mia” Mi sentivo un elemento estraneo in quel luogo e camminavo dietro a Rod con una certa circospezione. “Qui ci ho trascorso metà della mia vita” Giungere in camera sua, fu come infilarsi in una rassicurante tana. “Mi casa es tu casa” Disse Rod prima di lasciarmi solo per andare a cambiarsi. Quella non era una cameretta, ma una vera suite d’albergo perché c’erano altre porte che davano in diverse stanze, come la cabina armadio che era altrettanto grande o un bagno privato. Il lettone aveva quei materassi americani a doppio strato altissimi e una caterva di cuscini sopra --> Erano troppo invitanti per non farci un tuffo in mezzo ---> La cosa sgradevole era che, sprofondato in una delizia di aromi profumati, mi accorsi di avere effettivamente la puzza di quel capanno addosso.

Volevo andarmi a infilare sotto la doccia con Rod, invece imboccai la porta sbagliata e finii in una bellissima ludoteca con un flipper vintage fichissimo! Iniziai a comprendere i motivi che spinsero Faith ad accettare così tanti compromessi per rimanere in seno a quella facoltosa famiglia.  Avevo sbagliato a giudicarla come una stupida puttanella che pur di accasarsi, si era caricata il primo imbecille che gli aveva proposto di sposarla. Il loro era un vero e proprio matrimonio d’interesse e mi domandavo quale fosse quello dei Presley a imparentarsi con la famiglia di un umile sergente. Mentre scorrevo una meravigliosa collezione di action figure in una vetrinetta illuminata come quella di un museo, compresi quanto poco potesse avere in comune Faith con un nerd come Rod.

Uno fa sempre fatica a credere che i soldi non facciano la felicità di una persona eppure Rod ne era la dimostrazione. Tutti gli stavano attorno solo per interesse, compresi i suoi genitori che dopo aver saputo della sua sterilità, lo stavano rimpiazzando con una nuova linea di discendenza. Volevo spegnere il cervello, quindi sprofondai nella fossa geologica del divano in alcantara beige formata negli anni dalle chiappe di Rod, per spingere il tasto ON sul telecomando del televisore megascreen. “Sei qui!” Stavo guardando il canale della CNN in cui davano un servizio sulla guerra in Ex Jugoslavia. “E’ la tua guerra, non è vero?” No, quello era l’assedio di Vukovar ed io fui paracadutato a più riprese in Krajina.  “Dannazione, che avventura!” Io non mi ero neanche accorto di quella guerra, fin quando non dovetti fuggire da Dubrovnik. “T’invidio molto, lo sai?” Rod aveva letto troppi romanzi fantasy. “Tu sei come Capitan America!” Lo disse sorridendo perché avevo preso la miniatura di Steven Rogers dalla sua vetrinetta da collezionista. “Quella di Silver Surfer è molto rara” Spensi il televisore e gli chiesi perché nella sua bella collezione, mancava proprio la mia action figure preferita.

Il buon profumo di bagnoschiuma di Rod mi faceva puzzare ancora di più. “Mentre ti prendi una doccia, io preparo la Jacuzzi” Ma quanta pace può dare un mare di bollicine! “Avanti, non ti addormentare!” Il rumore del compressore dell’aria mi stava cantando una ninna nanna. “Quando mi ricapita di fare il bagno con Silver Surfer” Gli avevo spiegato che usavo sempre quel nome in codice durante le missioni. “Vorrei fare qualcosa per te” Si era già dimenticato di avermi fatto una super pompa quella mattina? “Fottiti” Cercò di scacciare il piede con cui lo stavo molestando. “Seriamente, raccontami qualcosa di te” Voleva sapere di cose che mi avrebbero messo di cattivo umore. “Silver è il più triste di tutti” Io non ero un super eroe e quella conversazione da nerd non mi piaceva. “Io sono un nerd, giusto se non te fossi accorto” Si era rasato e senza barba dimostrava la metà dei suoi anni. “Me la lascio apposta” A me la barba cresceva solo sul mento. “Hai il pizzetto come Green Arrow” Doveva piantarla di adularmi ... e poi io preferivo quello del Dr Strange.

“Lo stai facendo di nuovo” Cosa? “Non permetti alle persone di avvicinarti” Eravamo nudi nella stessa vasca ---> Più vicini di così? “Io credo che tu faccia tanto sesso perché non riesci a comunicare in altro modo con le persone” Mi aveva rotto i coglioni con la sua psicanalisi. “Raccontami del ragazzo che si nasconde dietro la maschera di antipatico” Perché lo voleva sapere? “E’ quello che fanno dei buoni amici” E’ quello che facevano le ragazze durante i pigiama party prima di paccarsi la micetta tra di loro. “Non provarci, lo stai facendo di nuovo” Quello di cui voleva sapere era sepolto sei piedi sotto terra. “Avanti, fammi tu una domanda” Non mi piaceva il gioco della verità. “Vuoi sapere quanti altri amici sono entrati in camera mia?” No. “Nessuno, tu sei il primo” Balle, allora quell’amico di pippa del liceo? “Hewlett mi estorceva i soldi fin dalle scuole elementari, lui era il mio peggiore incubo” Anch’io lo stavo ingannando, porca troia!

“E’ il mio turno, non barare” Non mi sembrava di aver accettato di giocare al suo stupido gioco. “Rispondi almeno alla domanda di Silver Surfer” Ero un ricognitore, facevo il suo stesso sporco lavoro. “Che fa esattamente un ricognitore?” Le stesse cose di Silver Surfer. “Avanti, Conney!” Ero bravo a individuare i bersagli, anche quelli che neanche sapevano ancora di esserlo ---> Esattamente come lui. “Sei una specie di cecchino?” No, ma Silver Surfer è forse meno responsabile della fine dei mondi che indica a Galactus? “E’ una grande responsabilità” Ed io non ero Spider Man ---> Silver Surfer ha venduto la sua anima al Diavolo. “Silver sconta la sua pena nell’esilio su un pianeta in cui nessuno lo capisce” Basta, quel gioco era durato fin troppo e non volevo che mi vedesse piangere come un imbecille.

Andai a tuffarmi in quel suo letto profumato come un prato alpino e mi sentii subito meglio. “Rimaniamo svegli tutta la notte?” Mi dispiaceva che Rod non avesse avuto amici e capivo che volesse fare tutte quelle cose che non aveva avuto, ma non poteva rompermi i coglioni in quel modo, cazzo! “Ho registrato la settima stagione di Star Trek” Come faceva a non essere stanco dopo una nottata e una giornata così! E non era neanche andato a riposare nel pomeriggio. “E’ l’ultima serie di The Next Generation!” Non arrivai neanche alla fine della sigla iniziale del primo episodio, ma riposai come non ero riuscito a farlo in tutta la vita. “Conney?” Peccato che Rod sentì l’esigenza di augurarmi la buona notte. “Sono felice che tu sia qui” Uh, immagino come lo potessero essere i suoi genitori a sapere che il loro unico figlio maschio stava con un soldato nudo nel letto della sua cameretta.

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  • 2 weeks later...
Silverselfer
Spoiler

Mi sono appena accorto che Pasqua quest'anno arriva parecchio alta e magari riesco a mantenere la promessa di starci dentro, dopo aver mancato quella di terminare la prima parte del racconto per Natale :muro:

Qui il mercatino della mirabilia sta somigliando sempre di più a una rivendita di auto d'epoca ---> In fondo non è molto diverso dal modernariato o l'antiquariato, No? 

Inizio subito presentando il mitico Hummer H1 di Stan, oggi divenuto il fuoristrada più zarro ma  proprio per questo meglio rappresentativo della riccanza ---> Beh, il modello H1 era l'antesignano di quelli moderni.

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Il modello H1 era ancora un veicolo prettamente costruito a scopi militari e si vede. Per esempio, i quattro piccoli sedili sono posti in delle place separate e piuttosto anguste, secondi per scomodità solo ai sedili del corrispettivo fuori strada sovietico UAZ . Tuttavia, questo modello fu commissionato dall'esercito e realizzato dalla AM General nel 1992 e fu talmente performante da divenire subito cult, tanto che ne fu prodotta anche una versione per il mercato civile.

Il successo sta anche nel nome che oltre ad essere muy stiloso >>Martello<< è in realtà un acronimo che sta per High Utility Maximum Mobility Easy Rider. Gli appassionati dell'Hummer furono una piccola nicchia di amatori per tutti gli anni novanta, poi però il marchio AM General fu acquisito nel 1999 dalla General Motors che seppe farne quella roba zarra ed esplose come accessorio swag tra i cultori della musica Hip Hop.

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A occhio, questo dovrebbe essere il modello H3, primo dell'era GM inizi 2000. A seguito di questo successo, oggi esiste un'intera gamma di modelli denominati Hummer. Il più eccessivo di tutti è il sei ruote con gli sportelli che si aprono ad ala di gabbiano come una Lamborghini.

Vado per contrasto e passo ora ad un modello di furgone proletario ---> Il Chavy Van Chevrolet del dread surfista made in naples e imbianchino >>TJ<<

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Il Chavy Van è un veicolo commerciale e deve avere l'aspetto vissuto, tuttavia essendo anche il mezzo dei piccoli padroncini che lo usano per andare in giro, diventa un po' il simbolo di una generazione di giovani artigiani che lo rendono un poco come il Volkswagen Van degli Hippie ... beh, quello è  un'icona eccetera, però anche il Chavy è molto noto nella sua versione camping ... ma non è la stessa cosa.

Passiamo all'ultimo furgone e questo è una vera icona anni ottanta ---> Il GMC Vandura  dell'inquietante Mel

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Questo furgone eredita tutta la cultura del furgone anni settanta, quello che i ragazzi attrezzavano come una camera da letto ambulante con tanto di moquette e luci particolari eccetera ... Tuttavia, questo nella foto è lo stesso usato nella serie TV A-Team e che ne fece un genere cult anni ottanta, cioè un mezzo paramilitare attrezzato per la nuova guerra di spionaggio super tecnologica.  

Mi piace questa cosa del ---> Dimmi che auto guidi e ti dirò chi sei ---> Però la pianto qui, magari continuo la prossima volta.

Un po' di musica con le Jade ---> Maestre dello stile R&B anni  novanta

Ok, ora passo ad un'altra pillola/supposta sul puritanesimo che però è ancora una digressione sul tema, venuta a seguito della precedente riflessione sull'ipotesi di un puritanesimo italiano ---> In questo caso gioco con i Se della storia e m'immagino una Venezia come Amsterdam!

Perché l’Italia non ha scoperto l’America?

Altra piccola digressione sul tema ---> In questo periodo, la penisola era disintegrata in una miriade di staterelli a nord e a sud era occupata dagli spagnoli. Gli unici Stati italiani indipendenti erano quelli derivati dalle Repubbliche Marinare, come Firenze che includeva Pisa e ancor più propriamente Genova e Venezia.   

Si deve all'esperienza marinaresca di queste Città Stato la scoperta del Nuovo Mondo. Se invece di farsi la guerra, si fossero in qualche modo confederate, avrebbero potuto sostenere l’esplorazione di quanto già conoscevano teoricamente? L’ipotesi storica è attendibile, poiché senza Toscanelli (fiorentino) che teorizzò il passaggio a ovest per l’oriente, Cristoforo Colombo (Genova), Giovanni Caboto (Venezia/Gaeta), Amerigo Vespucci e Giovanni da Verrazzano (Firenze/Pisa) la storia non sarebbe andata allo stesso modo.

Cristoffa Corombo

Di Cristoforo Colombo conosciamo a memoria l’agiografia che ne fa l’eroe degli spagnoli e gli italiani, ma c’è da dire che non era spagnolo e tanto meno si sentì mai un italiano. Innanzi tutto era della Repubblica di Genova, dove si parlava il genovese e quindi bisognerebbe chiamarlo Cristòffa Corombo, nome che in seguito latinizzò firmandosi Christophorus Columbus e successivamente cambiò in castigliano: Cristòbal Colòn.

Il Profilo del personaggio rispecchia l’Europa del tempo, insanguinata dalla lotta alle eresie e le crociate in Terra Santa. Cristoffa credeva nell’escatologia millenarista e vedeva se stesso come un predestinato. Era un seguace delle profezie di Gioacchino da Fiore, in particolare di quella in cui indicava gli spagnoli come i fondatori del nuovo Santuario sul Monte Sion. Nel suo Libro delle Profezie, interpreta i propri viaggi come un segno degli »Ultimi Tempi« (L’Età dello Spirito Santo), il millennio di pace prima della fine del mondo. Indicava i Francescani come i custodi di quel proselitismo capace di convertire i nativi americani, prima di quella definitiva degli Ebrei.

Cristoffa era soprattutto un mercante apolide che usava i testi degli intellettuali in maniera opportunistica, come quando per evitare l’accusa di eresia nel lasciare intendere che il Mondo non fosse piatto, citava la Bibbia nel secondo libro di Esdra, dove s’indica il Mondo in sei parti di Terra e una di acqua. Cristoffa da viceré nelle colonie applicò il cinico realismo italico, come traspare nel suo memoriale ai reali spagnoli, dove consiglia il metodo usato dai portoghesi in Africa, turlupinando i nativi fino alla riduzione in schiavitù. Nella sua missione traspare il fervore cattolico castigliano, ma nei fatti il genovese lo usa per profitto personale, come tutti gli italiani dell’epoca.

Cristoffa non riuscirà a concretare nulla che oggi lo possa far accusare di aver teorizzato il sistema di schiavitù che poi fu messo in atto. I reali di Spagna lo rimossero prima, sostituendolo con Francisco de Bobadilla e nel 2006 è stato trovato il rapporto di 48 pagine in cui si riportano le testimonianze di 23 persone, tra cui anche dei sostenitori di Cristoffa, dove si conferma il metodo tirannico e violento con cui i tre fratelli Columbus governarono per sette anni Hispaniola, ricorrendo anche alla tortura e alla mutilazione. Una conferma che scandalizza gli Yankee che oggi vorrebbero addirittura rimuovere le statue dedicate a Cristoffa, senza rendersi conto che era la politica in uso nella penisola italica del tempo, addirittura auspicata per un buon governo nel Principe di Machiavelli, il che ci lascia ben immaginare come sarebbe stata un’America colonizzata dagli Italiani.

Zuan Chabotto

Giovanni Caboto è ingiustamente meno noto dalle nostre parti, ma per gli inglesi e soprattutto i canadesi, un John Cabot vale bene un Christopher Columbus.  In fatti, gli viene attribuita la scoperta del Canada del 1497, dove pare che piantò accanto alla bandiera inglese, quella di Venezia e del Papa, quindi tecnicamente la potremmo definire una scoperta almeno per metà italiana. Come Cristoffa anche John Cabot nasce in una repubblica marinara, precisamente nel ducato di Gaeta da una stimata famiglia locale, poi riparata a Venezia, dove lui si firmerà sempre Zuan Chabotto o Zuan Chabotte tra gli italiani londinesi.

A dargli credito fu Enrico VII d’Inghilterra, il successore del folle Enrico VI di shakespeariana memoria, con cui la corona inglese aveva perso la Guerra dei Cento anni contro la Francia di Giovanna D’Arco(1429)  e innescato quella dinastica delle Due Rose tra i Lancaster e gli York, conclusasi proprio con la presa del trono di Enrico VII (1485), il quale poi sposò una York, riunendo così le due rose in quella dei Tudor. Enrico non solo ereditò un paese in bancarotta, ma l’intera economia inglese non funzionava più dopo la rottura dei rapporti commerciali con le Fiandre, che lavoravano la lana esportata dagli inglesi.

Enrico firmò nel 1490 un trattato commerciale con la Firenze dei Medici per far entrare la lana inglese nel porto di Pisa senza dazi, nel vano tentativo di smarcarsi dal dominio della Serenissima che aveva esteso le sue rotte nel Mar del Nord. Enrico VII ambiva a trasformare l’Inghilterra in una potenza mercantile, però non aveva una flotta navale e disponeva solo di pescatori digiuni della scienza necessaria a solcare dei mari sconosciuti, senza contare che lo stesso Enrico aveva rifiutato il progetto di Cristoffa Corombo, mancando così un’occasione storica. In questo quadro politico, il veneziano Zuan Chabotto trovò appoggi papali e soldi fiorentini presso la corte di Londra, con un Re disposto a patrocinare delle missioni esplorative mettendoci una nave (armata a spese del veneziano).

Le spedizioni di Zuan sono documentate per via quasi indiretta, per esempio, si deduce che ci sia stata una prima spedizione nell’estate del 1496, da una lettera scritta dal mercante John Day di Bristol (Da dove Zuan salpava) in cui s’informava segretamente Cristoffa Corombo del successo ottenuto dal veneziano solo con la »seconda spedizione«. Tale discrezione era dovuta al Trattato di Tordesillas del 1494, in cui Portogallo e Castiglia si spartivano l’Atlantico in un duopolio diviso dal »raya« una riga immaginaria posta intorno al 46° meridiano ---> Portogallo a Est e Castiglia a Ovest. Enrico era alleato con Isabella la Cattolica (Il primogenito Arturo Tudor era promesso sposo dell’infanta Caterina d’Aragona) e sarebbe stato un atto ostile non riconoscere il Trattato di Tordesillas invadendo l’area attribuita all’espansione castigliana.

Enrico neanche avrebbe potuto permetterselo di colonizzare il Nord America, cercava semplicemente una rotta commerciale per il ricchissimo Cipangu (arcipelago giapponese). Del resto, quelle terre fredde erano note nelle saghe nordiche e nessuno aveva mai ritenuto vantaggioso trasferircisi. Quando Zuan Chabotto nella spedizione del 1498 non si capisce bene che fine faccia, Enrico VII e poi anche quello VIII, chiude le ricerche di un passaggio a nord-ovest. Ciò non toglie che Venezia mise piede a Buonavista come Genova a Hispaniola, nel senso che i pescivendoli inglesi e i castigliani che manco sapevano nuotare, non ci sarebbero mai potuti arrivare senza la scienza marinaresca delle repubbliche italiane.

Amerigo Vespucci

Amerigo Vespucci, figlio di un notaio fiorentino, nel 1497 è accanto al cartografo Juan De La cosa (colui che disegnerà il primo planisfero) in una spedizione capitanata da Juan Diaz De Solis ---> Navigatore portoghese condannato a morte per pirateria al soldo dei francesi e quindi riparato alla corte dal Re Ferdinando II d’Aragona (marito di Isabella), da cui riceve  il mandato di trovare il passaggio per raggiungere l’Asia nel primo dei viaggi esplorativi andalusi.

Nel 1499 Amerigo e Juan De la Cosa sono di nuovo insieme nella spedizione di Alonso De Ojeda, che aveva partecipato al primo viaggio di Cristoffa. Dopo essere salpati da Capo Verde, Amerigo Vespucci si separa per seguire una rotta più a sud che lo porterà sulle coste del Brasile, avvalorando così la tesi che si trovava davanti a un nuovo continente. Dal 1501 Amerigo si mette al servizio dei portoghesi, spingendosi fino in Patagonia. Nel 1507, Ferdinando II D’Aragona lo nomina Piloto Mayor de Castilla, titolo con cui dirige le spedizioni nel Nuovo Mondo e soprattutto insegna ai castigliani ad andare per mare.

Giovanni da Verrazzano

Il fiorentino Giovanni da Verrazzano ricevette i denari da Lione e il mandato dal Re francese per andare a cercare a ovest una via per la Cina. Esplorò la costa est del Nord America e indicò la laguna di Pamlico Sound (Carolina) come un probabile istmo che conduceva nell’Oceano Pacifico, convinzione che ispirò molti cartografi e quindi esploratori, fino al diciottesimo secolo. Verrazzano proseguì fino alla baia di New York (il cui ponte sull’accesso ne commemora il nome), per poi arrivare anche a Cape Cod e quindi rientrando in Francia salpando da Terranova.

(Giovanni da Verrazzano localizza nel 1524 l’attuale isola di Martha’s Vineyard, imponendole il nome Claudia ---> Regina di Francia. Questa isola è nota anche come l’Isola dei Sordi per via di una disfunzione genetica dovuta ai matrimoni tra consanguinei in uso tra i puritani che l’abitarono. Sull’isola tutti conoscono il dialetto dei segni inventato per comunicare con la vasta popolazione di sordi e ancora oggi negli Stati Uniti è quasi un dovere nazionale conoscerlo)

Conclusione

A differenza degli altri, i navigatori delle repubbliche marinare italiane erano apolidi ---> Insegnarono agli spagnoli e agli inglesi l’arte del quadrante e dell’astrolabio senza alcuna remora. Agli italiani non premeva la questione morale, di cui erano stati espropriati da chi governava e pregava per loro. Tutto si riduceva al decoro sociale, come nell’arte italiana la cornice acquisì la stessa importanza dell’opera che conteneva ---> L’Italiano affida la responsabilità delle proprie azioni a chi legge e pensa per lui, preoccupandosi solo dello sfarzo di una bellezza non sostanziale.

Se le repubbliche italiane fossero state animate dallo stesso spirito puritano che coinvolse Le Sette Province Unite dei Paesi Bassi, avrebbero maturato la stessa identità di popolo che permise il secolo d’oro dell’Impero Coloniale Olandese?

Gli Olandesi e i Nuovi Paesi Bassi (New Amsterdam)

I Padri Pellegrini non furono i primi europei a colonizzare la baia di New York. Tuttavia, questa zona paludosa non interessava agli Europei che avevano colonie ben più fertili. Ferdinando I di Francia, per esempio, rinunciò alla scoperta di Verrazzano, ritenendo quelle paludi un inutile covo di selvaggi.

Solo 85 anni dopo Verrazzano, vi giunse fortuitamente nel 1609 Henry Hudson. Lui era un navigatore inglese che teorizzava una rotta per l’oriente attraverso l’Oceano Artico. Al soldo dei Russi, tentò diverse volte l’impresa spingendosi vicinissimo al Polo Nord, ma fallendo sempre per via del ghiaccio impenetrabile.  La Compagnia delle Indie Olandese gli finanziò un altro tentativo e Hudson puntò di nuovo a Nord, ma il ghiaccio lo costrinse a virare a ovest, spingendolo sui banchi di Terranova, da dove iniziò a scivolare verso sud, giungendo nella baia di New York che lui intitolò agli Stati Generali Olandesi » Staaten Eylandt>Staten Island«.

Sempre alla ricerca di un passaggio verso oriente, Hudson risalì il fiume che porterà il suo nome spingendosi fino all’altezza di Albany. Arresosi all’evidenza di un nuovo fallimento, Henry mise in atto il piano B e cioè fece degli scambi con i nativi Lenape e Mohicani, barattando le solite cianfrusaglie con preziose pellicce di castoro. Al rientro in Europa, la nave battente bandiera olandese fece scalo in Inghilterra, dove Henry fu prontamente arrestato perché ai navigatori inglesi era proibito condurre navi straniere.

Gli Olandesi, invece, mercanti nello spirito quanto i veneziani, gradirono molto il carico di pellicce di castoro poiché erano di ottima qualità e gli venivano via a niente al confronto dei prezzi con cui erano costretti ad acquistarle dai paesi baltici. Fiutato l’affare, una miriade di spedizioni iniziarono a puntare il New Jersey. In particolare Adriaen Block individuò la rotta ed esplorò la baia di Rhode Island e descrisse le zone interne risalendo i fiumi Connecticut, Delaware e Hudson. Durante il quarto viaggio nel 1613, un incendio distrusse la sua nave, costringendolo a passare l’inverno sull’isola di Manhattan. Questa permanenza gli permise di comprendere la complessa geografia dell’intera baia e fu il primo a disegnare Long Island come un’isola.

Adriaen si fece aiutare dai nativi Lenape per costruire una nuova nave »L’Irrequieta« con cui risalì l’East River e mappò il Long Island Sound prima di affrontare l’Oceano per rientrare in Olanda. Sulla Mappa di Block comparve per la prima volta la dicitura di Nuovi Paesi Bassi che posizionò tra la Nuova Francia a Nord e la Virginia inglese a Sud. L’Olanda dunque reclamò la proprietà dell’area e nel 1624 costruì Fort Orange nell’attuale Albany sul limite interno della colonia. Nel 1626, delle famiglie di coloni s’insediarono sull’isola di Manhattan, denominata New Amsterdam.

I problemi legati all'indipendenza delle Sette Province Unite, per molti versi simili alle stesse questioni geopolitiche che infiammavano le Guerre d’Italia, fecero mancare la forza militare capace di mantenere quei presidi coloniali. Gli inglesi rivendicarono subito la colonia olandese e nel 1674 chiusero la partita cacciandoli via. In ogni modo, gli olandesi vi esportarono il loro modello culturale di libertà e tolleranza religiosa e in un certo senso, con il senno di poi, vinsero loro la guerra con la corona inglese perché quei luoghi divennero la meta di ogni dissidente del pianeta terra da allora fino ad oggi.

Conclusione

La Repubblica di Venezia è durata mille e cento anni e magari con qualche celebre pittore in meno e un Erasmo da Rotterdam in più, avrebbe maturato quella coscienza di popolo capace d’identificarsi in una sorta di confederazione tra repubbliche italiane simile a quella delle province dei Paesi Bassi. In tal senso, Le Repubbliche Unite d’Italia avrebbero infuso nelle conquiste dei propri navigatori una sostanza capace di rendere dei fondachi delle vere e proprie colonie, da cui trarre poi la forza per difendere una cultura fatta non solo di sfarzosi decori, ma di quella sostanza necessaria a formare l’identità di un popolo. In tal senso, sarebbero state le conquiste dei propri esploratori nelle americhe a fare l’Italia e forse anche degli italiani diversi da quelli che siamo oggi.

Ep29 (Goal!)

“Disgustoso” Ma porca di quella miseriaccia ladra ---> Stan era veramente il Diavolo! “E’ così che risolvi il problema del Dr Presley?” Che ci faceva lì seduto al capezzale del letto di Rod? “Ti fotti suo figlio e in casa sua?” E fotti e fotti, era lui sempre con quel chiodo fisso in testa. “Vi ho trovato nudi come vermi in questo letto!” Avrei solo voluto sapere come c’era arrivato in quella camera. “Abito dall’altra parte della strada, stupido ragazzo” Quanto poteva essere imbecille Rod che neanche aveva chiuso la porta di casa a chiave? “Ti avevo anche chiesto di essere prudente!” Non avevamo scopato, chiaro? “Tutti sanno che i Presley sono in vacanza e conoscono la macchina nuova di Rod parcheggiata sul vialetto” Ma solo lui pensava che stesse facendo le sozzerie con me. “Rod è sposato e dovrebbe stare accanto alla moglie incinta e non con un soldato nudo nel letto” Era colpa mia se il boiler si era rotto e quel dannato capanno si era trasformato in un letamaio? 

“La colazione è servita!” Fu molto imbarazzante quando Rod arrivò con il vassoio della colazione a letto. “Preparo qualcosa anche per te, Stan?” C’era persino il quotidiano della domenica, quello con l’inserto dell’enigmistica. “Disgustoso” Aoh, non ero io che gli chiedevo di comportarsi in quel modo. “Togliti dalla testa di rimanere qui, mi hai capito Connecticut?” Lo sapevo da me che non ci potevo restare, ma avrei finito la colazione prima di levare le tende. “Tu vieni con me a cercare Roger, adesso” Giammai. “Conney va a giocare a baseball” Negativo ---> Ero stato invitato a guardare una partita di baseball. “Da quello che mi hai detto, si tratta di un incontro di quartiere” Una roba tipo picnic sul prato? “Mansfield Park è nella riserva di Massapequa” Non ci avevo capito un cazzo come il solito.

“Soldato, mi ascolti?” Che rogna! Lo sapevo che era domenica e Stan non aveva niente da fare, ma proprio a me doveva rompere le palle? “Dai qua, non sai farti neanche la barba con un rasoio per uomini” Che ci potevo fare se ero nato dopo il mesozoico e me l’ero fatta solo con delle lamette usa e getta? “Tagliati i capelli” Ancora? “Sembrerai uno di quegli squinternati californiani” Ma lui non doveva cercare Roger? “Ieri sera sono andato fino in New Jersey, ma a casa sua non sapevano nulla” Io glielo avevo detto. “Se tu mi aiutassi ... ” Quando non hai indizi, si comincia a domandare alle persone che uno è solito frequentare. “Infatti, lo sto domandando a te” Roger non si sarebbe certo confidato con qualcuno che si stava facendo rasare da Stan. “Roger frequenta solo gente della Base” Era molto amico di Penny se si era rivolto a lei per mettere su quella serata hot in fretta e furia. “Nessuno sa dove passa la notte quella matta” Da come si parlavano, Penny e Odette vivevano assieme. “Conney, dobbiamo sbrigarci se vuoi passare al capanno per cambiarti” Quella volta Rod fu provvidenziale perché Stan ci stava mettendo fin troppa cura a farmi il contropelo. “Io vado a informarmi su Odette, tu vedi di tenere acceso quel dannato cellulare” Come No!

Sulla storia della partita con Vinnie, avevo preso totalmente fischi per fiaschi ---> L’appuntamento era al campo di Baseball di Mansfield Park, ma per giocare a calcio nel campetto lì accanto. “Ciao paesano!” C’erano stati i mondiali di calcio, i primi disputati negli States, l’Italia aveva giocato la finale con il Brasile il 17 Luglio, perdendola ai rigori per un fatale errore di Roberto Baggio ---> Io non mi ero accorto di un cazzo! “Abbiamo visto l’Italia al Giants Stadium, quello lo conosci o’ ve?” Era risaputo che tenessi per i Giants e del resto, anche quel giorno portavo la casacca blu e rossa dei NYG. “Che italiano sei!” Checché ne dicano le cronache, gli americani ignorarono l’evento ---> Per loro i 90 minuti di una partita che finiva 0 a 0 era inconcepibilmente noiosa. “Oggi giochiamo all’americana” Di tutto quello cui avevano assistito, presero solo le parti determinanti --> Quelle in cui si faceva goal --> Così, una partita durava quanto dei tempi supplementari e il Contropiede con il Rigore piacevano così tanto, che i tiri dal dischetto c’erano sempre e partivano da centrocampo come dei contropiede.  

I campionati del mondo avevano risvegliato lo spirito patriottico degli oriundi italiani di Long Island che si misero tutti a correre dietro a un pallone. “Io gioco con Conney” JT mi saltò sulle spalle appena mi vide scendere dalla Betty, disertando la partita che stava disputando. “Che fai, non puoi abbandonare il campo!” Vinnie era il capitano della squadra di Michael Park e s’incazzò con JT. “Conney entra al posto di Sammy” JT non volle saperne di rientrare in campo senza di me. “Forza ragazzi, con Conney vinciamo!” Forse non era della stessa opinione Sam, che era il fratello di Brienne, costretto a lasciare il campo a testa bassa. “Inizia la riscossa di Michael Park!” I game duravano quindici minuti ed ebbi giusto il tempo di prendere possesso di una palla e andare a goal ---> Siccome s’ignorava la regola del fuori gioco, ogni contropiede diventava uno shoot-down. “Che cannonata!” Io solo quello sapevo fare ---> Tirare delle gran bordate contro la porta.

 “Passa, Conney!” Ho difficoltà a gestire l’entusiasmo degli altri ---> Mi ha sempre spaventato. “A me, Conney!” Il temperamento latino si sposa bene con il Calcio proprio perché la foga sportiva è ritualizzata in un entusiasmo plateale da melodramma. “Conney, è tua!” Il Calcio non mi piace ---> Me ne ricordai troppo tardi e l’istinto di scappare via si faceva sempre più forte. “Hey, che ti prende!” A bordo campo c’erano tutti ---> Lucia, Paul, Giuseppina e Mr Trotta, Filipa che era la ciccionissima moglie messicana di Vinnie e un tot di bambini schiamazzanti. “Tutto apposto, Conney?” JJ arrivò alla fine del primo game, guidando una delle più stilose automobili mai concepite dal genere umano ---> La Pontiac Firebird del 1973 canonicamente rossa. “Conney, me e te ci s’intende!” La macchina era dello Zio Gino, il fratello di Mr Trotta --->  Faceva il parrucchiere a Downtown ed era un concentrato di stereotipi del maschio italoamericano sempre allupato. “Me lo ricordo coccarèddru e guarda ora il mio ragazzo che guida la mia Firebird!” Perché lo Zio Gino mi fece l’occhiolino mentre disse questa cosa?

Avendo perso il primo incontro, eravamo tornati in campo per vincere o non saremmo tornati in lizza ---> C’era molta tensione che finiva per enfatizzare ancora di più ogni azione in campo. Fu allora che mi ritrovai a combattere contro il senso di colpa che mi tormentava fin da bambino, quando non riuscivo a esultare con i compagni di squadra ---> Evitare quegli abbracci era frainteso per supponenza e la freddezza che percepivo mi faceva assalire da una canizza di rimorsi --> Ci fai vergognare! --> I miei me lo dicevano perché non capivo a cosa servisse vincere. “Sicuro che non vuoi rientrare in campo?” Arrivai fino al termine del primo game, poi gettai la spugna perché era troppo penoso continuare a correre sui bordi affilati di quelle memorie nefaste.

“Tu sei l’amico di Rod, non è vero?” Tutta la famiglia Fischer era presente per supportare Sammy. “Brienne ci ha parlato molto bene di te” A Mrs Fischer rodeva particolarmente il culo perché Vinnie non aveva fatto rientrare il figlio, preferendogli JJ. “Quest’anno Sam è entrato nella squadra di hockey del liceo” Kim giocava ancora a fare la mia ragazza e mi trascinò sotto il loro ombrellone da piscina. “Franky, diglielo anche tu, Sam ha una tripla A in tutte le materie scolastiche” Quel pistolotto che mi stava tirando, me lo ero andato a cercare perché mi dispiaceva per Sam e avevo inavvertitamente chiesto alla madre come stava. “Da bambino ha partecipato con Brienne a due episodi del Mickey Mouse Show!” Se chiedi a un genitore americano di suo figlio, ti vedrai snocciolare il suo curriculum di successi.

“Sam, tu sei una sega” Inveì Brienne che chiaramente non la pensava come sua madre. “Franky, senti cosa sta dicendo tua figlia?” Suscitai degli evidenti dissapori famigliari. “Sam è un perdente, per questo non gioca” In quel momento odiavo Rod che se n’era andato a chiacchierare con il marito di Lucia, lasciando la sua cagnetta senza museruola. “Franky, tu non le dici niente?” Intanto il povero Sam si rincantucciava nel proprio silenzio. “Brienne ha ragione, tuo figlio è una schiappa” Mr Fischer era uno che parlava in modo schietto. “Conney, avresti dovuto protestare quando non ti hanno fatto rientrare in campo” Non era il caso che gli spiegassi com’erano andati i fatti perché la partita stava girando male per i ragazzi di Michael Park. “Vinnie sta favorendo suo fratello!” Mentre mi parlava, io continuavo a stupirmi di quanto Rodney Alan Presley somigliasse a Mr Frank Fischer! Se quel giorno Rod non si fosse rasato, qualcuno li avrebbe potuti scambiare per parenti. “Persino il nostro Sam gioca meglio di JJ” Che l’infatuazione di Brienne per Rod avesse qualcosa a che fare con il complesso di Elettra?

“A Conney, mi devi un favore” Lucia venne a salvarmi dalla famiglia Fischer. “Vieni con noi, Sam?” Si tirò dietro anche Sam che si accodò a testa bassa. “Tua sorella è una stupida” Lo rincuorò Lucia perché era per le continue vessazioni di Brienne che era triste. “Andiamo, sta iniziando lo shoot-down!” Gli disse, ma in realtà lo mandò da solo a tifare i tiri dal dischetto. “Stiamo perdendo la partita a causa tua, lo sai?” Le spiegai di come avevo frainteso l’invito di Vinnie e che non avrei accettato, se avessi capito di dover giocare. “Tu sei strano, lo sai?” Non stavo cercando il consenso di nessuno. “Kim non è la ragazza giusta per te” Questo che c’entrava? “Due teste matte non ne fanno una sana” Voleva combinarmi un appuntamento con una sua amica, ma piuttosto avrei limonato con Pasqualina. “Ti piace la puzza di cavolfiore?” Lucia rispose con un po’ d’invidia al mio sarcasmo, però aveva ragione --> La sorella di JJ aveva proprio quell’odore addosso e ne ridemmo insieme maliziosamente.

“Che inferno!” I ragazzi di Michael Park avevano perso e Vinnie era furioso con me. “Conney, hai visto che è successo?” Sì, i Fischer gli avevano appena fatto una lavata di testa, accusandolo di nepotismo. “Stavamo in vantaggio alla fine del primo game!” Vinnie non ti aggrediva, bensì usava quel tono di voce da vittima per farti torcere la coscienza dal senso di colpa. “Lo capisci che così ci hai fatto perdere?” Era di una stupida partitella domenicale che stavamo parlando, OK? “I ragazzi contavano su di te” Lopossinoammazza’! Mi stava torturando. “Io ho puntato tutto su di te” Forse gli sfuggiva che il calcio è un gioco di squadra e quegli altri erano più bravi. “Conney ha ragione, è colpa tua Vinnie” Ecco, Mr Fischer poteva anche farsi un pacco di cazzi suoi. “Andiamo, era solo una stupida partita di calcio” Risolse Lucia, ma senza ottenere il risultato sperato perché la sconfitta bruciava troppo e la polemica andò avanti.

“Andiamocene, non voglio assistere alla vittoria di quelli di Gerngras Park” Mr Trotta chiuse la disputa ricordandoci che era meglio smammare, se non volevamo prenderci gli sfottò dei vincitori. “A Conney e chisse coso sta fracico, u’no vedi a ca?” Passammo tutti per il capanno e lungo la strada si formò una fila di auto parcheggiate che attirò anche il vicinato domenicale. “Era ora che qualcuno intervenisse” Dal capannello di gente si udivano provenire commenti su quanto accadeva in quella baracca. “Da retta a noje” Mr Trotta e Vinnie mi parlavano in napoletano per non farsi capire dagli altri. “Il tuo amico butta via i soldi” Paul era tipo un geometra o architetto e voleva tirare su una casa nuova. “E’ un investimento” Io non ci capivo nulla e Rod meno di me, quindi temevo che i miei amici napoletani ci stessero tirando un bel pacco ---> Trentacinque mila dollari per una casa prefabbricata erano un affare come dicevano?

“Hai fatto bene a chiamarmi” Telefonai a Clark solo per chiedergli un consiglio. “Amico mio, gli affari si combinano anche di domenica” Si dimostrò fin troppo disponibile. “Tu non lo sai, ma parli col numero uno nel campo immobiliare” L’affare mi stava sfuggendo di mano con tutta la famiglia Fisher che si era messa a dare consigli a Rod. “Nessun disturbo, tu non li lasciare andar via” Clark aveva fiutato l’affare e dopo neanche un quarto d’ora, alla coda delle macchine parcheggiate si aggiunse il BMW M5 di Clark e la vecchia Chrysler Imperial del ‘82 di Floyd ---> Insieme sembravano il gatto e la volpe.

“Rod, amico mio, lasciati spiegare la differenza che passa tra lo spendere dei soldi e fare un investimento” Clark era la volpe e caspita se sapeva abbindolare le persone! “Ti chiedo solo cinque minuti del tuo tempo” Schioccò all’indietro il suo ciuffo e chiese l’attenzione di tutti come un toreador in un’arena prima d’iniziare a infilzare il toro con le banderillas. “Quando spendi dei soldi, ottieni qualcosa che ti piace, e questo è giusto, non è vero Frank?” Senza sbagliare mai il nome di nessuno, richiamava l’attenzione di chiunque durante il suo discorso. “Se però investi il tuo denaro, hai quello che desideri ma ci guadagni” Lo applaudivano e addirittura incitavano a continuare! “Fai la cosa giusta, Rod” La piccola cerchia di fedeli partecipava entusiasta all’omelia di quel predicatore del Dio Dollaro. “Amico mio, tu credi di risparmiare, ma in realtà stai buttando via i tuoi soldi” Da parte mia, gli ero grato di avermi tolto ogni responsabilità sulla decisione da prendere. “Una piscina raddoppierà il tuo investimento” La piscina tropicale era un’idea di Brienne.

“Tu non hai una buona opinione di me” Approfittai dello show di Clark, per andare a prendere le mie cose senza che nessuno capisse che ero io che vivevo in quel tugurio. “Tu ed io non ci siamo capiti” Dopo aver gettato lo zaino sul pick-up, mi sedetti alla guida della Betty lasciando la portiera aperta. “Dico sul serio, amico” Floyd mi si avvicinò e gli chiesi in modo troppo diretto, qual era il suo ruolo in quella truffa. “Siamo uomini d’affari, facciamo il nostro lavoro” Stavano pollando Rod? “Ci guadagneremo tutti, tu lo sai?” Mi disse, facendosi spuntare una moneta da mezzo dollaro tra le dita. “Costruire una casa è alla base dell’economia americana” Rod ne aveva già una, senza contare il castello dei genitori. “Lui è l’amico della transazione non tracciabile, giusto?” Mi fece schifo il modo lascivo con cui strinse i suoi occhi suini. “Faremo in modo che nessuno sappia del suo nido d’amore” Ma che cazzo stavo combinando?

“Connecticut, Tu ed io dobbiamo chiarire il senso della parola riservatezza” E già, mentre parlavo con Floyd, alla coda delle macchine parcheggiate si aggiunse l’Hammer H1 di Stan con un furgone GMC Vandura tutto nero che sembrava essere uscito direttamente dalla serie televisiva di A-Team. “Ti presento il Capitano Merril Stubing” Chi? “No, soldato, quel capitano non sono io” Dal Furgone dell’A-Team non scese Mr T bensì il Capitano della serie televisiva The Love Boat. “Mel, ti dovrai abituare al suo pessimo umorismo” Oh, Mel come il nome del cuoco della sitcom Alice? “Smettila, Connecticut!” Era colpa mia se quel tizio era omonimo del Capitano della nave dell’amore? “Tu invece devi essere il Colonnello Steve Austin che mi dovrà aiutare con la faccenda del Dr Presley” A quanto pare non ero il solo appassionato di telefilm vintage. “Di che cazzo state parlando?” Non mi piacque il modo perfido con qui quel tizio mi accostò al cyborg della serie L’Uomo da Sei Milioni di Dollari.

“Mel, ora capisci perché ho perso il controllo della situazione?” Il Capitano Stubing mi faceva venire i brividi ---> Alto, squadrato, glabro, carnagione bianca slavata con gli occhi senza ciglia dal colore indefinibilmente trasparente. “La tua fama ti precede, Conney” Voce stridula inquietante ---> Non volevo avere niente a che fare con quel tipo! “La sottotenente Odette è stata sospesa dal servizio per motivi disciplinari” Perché Stan aveva coinvolto il Capitano Stubing? “Mel è la nostra polizza di assicurazione” Cioè? “Il Capitano troverà Roger e tu riporterai Faith da Rod, ci siamo intesi soldato?” E lui che avrebbe fatto? “Io ho una vita privata e mi aspetta il volo per le vacanze con mia moglie” Beh, anch’io avevo una vita sociale. “Conney, ti ho rinnovato il pass della Base” Credeva forse di potermi comandare a bacchetta? “Ti proibisco di dormire a casa di Rod, ricevuto soldato?” Questo lo sapevo da me.

 “Mel, ti consiglio di non perderlo di vita” Sta a vedere che ero diventato io il problema. “Siamo una squadra, non è vero Conney?” Oh, mio Dio! Io non volevo lavorare con Roy Batty di Blade Runner. “Non commettere passi falsi con Mel, ci siamo intesi soldato?” Mi tirai in disparte Stan e gli chiesi se diceva sul serio perché io non ci lavoravo con quel tizio. “Lo capisci che non dipende da me?” Allora chi aveva deciso di tirarlo in ballo? “Mel è un uomo fidato dell’Ammiraglio, te lo ricordi di chi parlo?” C’entrava qualcosa con I Paladini? “Tu preoccupati di tenertelo nei pantaloni” Vaffanculo. “Questo non è un gioco, Conney” Mi bastava guardare la faccia di Mel per capirlo. “Almeno sono sicuro che non ci scoperai” Mavammoriammazzato.

“Scusa amico, Floyd dice che hai qualche dubbio” Clark stava aspettando che Stan se ne andasse per avvicinarsi. “Lascia che ti spieghi” Mi passò un braccio sulle spalle, spingendomi verso la recisione della riserva naturale. “E’ un affare sicuro, credimi!” Mentre mi parlava, guardavo da lontano Mel che si era avvicinato alla Betty e ai ragazzi che ci gironzolavano attorno. “Guardami negli occhi, mi stai dando del truffatore?” Clark teneva la giacca appesa a un dito sopra la spalla con il sudore che gli macchiava la camicia dalle ascelle fin sui fianchi. “Aiuteremo Rod a realizzare il suo sogno” Clark voleva che Rod portasse il mutuo della sua casa a East Massapequa nella sua agenzia finanziaria e in cambio gli accendeva un’ipoteca sulla stessa per pagarsi i lavori edili. “Conosco la situazione, non ti preoccupare di questo” Secondo il volpone, il Dr Presley non si sarebbe accorto di nulla perché la rata del mutuo l’avrebbe continuata a versare all’EAB Bank. “Ci penso io, fidati!” Perché mi ritrovavo sempre in combutta con dei paraculi? “Credimi, ci guadagneremo tutti” Io non volevo essere come loro, cazzo!

Ep30 (Sole e Vino Fregano o’ Contadino)

 “Va a farti fottere, Kim” Per ragioni di brevità, nell’episodio scorso, ho omesso di scrivere che oltre a Stan, anche Toni si era messo a darmi disposizioni ---> Per chi non se lo ricordasse, Toni era il fratello dread di Lucia e JT. “Stammi sulla ruota, amico” E così che mi ritrovai a seguire il suo Chavy Van bianco, il furgone portava sopra la scritta azzurra della ditta d’imbianchino »Final Touch – Painting e Decorating«. “Conney perché ti metti a rimorchio di quel perdente?” Accettai di seguire Tony per fare dispetto a Kim. “Parla giusto di mio fratello, cagna!” E ti pare che JT se ne tenesse una? “Conney è il mio ragazzo e tu sei nel nostro carro” Volevo solo capire quando era successo che le chiesi di metterci insieme. “Conney, è vero che adesso andremo dritti a casa di Vinnie?” Kim doveva solo chiudere il becco. “Bella mossa, fratello!” Kim e JT dovevano piantarla di beccarsi continuamente! “Ora lo hai fatto incazzare di nuovo, stupido!” Le cose avevano preso la piega sbagliata prima di metterci in viaggio ...  

“La Betty è di Freddy, vero?” Chi glielo aveva detto a JJ che --> labettyèdifreddyvero? --> E No che non gliela lasciavo guidare --> Freddy ci teneva troppo al suo pick-up per metterlo in mano a un principiante ciuccia cazzi come lui. “Stammi sulla ruota, amico” Improvvisamente tutti si erano messi a darmi ordini ---> Kim che avanzava diritti da fidanzata, Brienne giocava a fare la novella sposa con quell’idiota di Rod che era sparito insieme ai Fisher senza neanche avvertirmi, e poi JT e JJ avevano pensato bene di accollarmi la responsabilità di badare a Sammy invitandolo a tornare indietro con la Betty ---> Indietro dove? Ma ovviamente a festeggiare la sconfitta con un banchetto a casa di Vinnie, il quale aveva pensato bene d’invitare anche i miei amici Clark e persino Floyd, che era corso a casa per recuperare l’intera famiglia e mangiare a sbafo ---> Tutto qui? No, perché Stan mi aveva messo alle calcagna quella sorta di Rutger Hauer che si chiamava come il capitano della nave dell’amore ---> Potevo almeno essere un attimo infastidito da tutto ciò?

“Questa è la mia tavola preferita” Ecco cosa Toni mi aveva portato a fare ---> Mi aveva parlato delle sue tavole da surf perché la Betty era perfetta per caricarcele sopra. “La softboard è il miglior attrezzo per scivolare, tu non lo sai?” Imparai il windsurf alle pendici del Circeo e provai il vero surf sulle onde del pacifico, quando ero di stanza a San Francisco ---> Adoravo cavalcare le onde! “Dannazione, WC, dovevi dircelo che eri un fratello” Io capivo quella moda degli acronimi alla Hip Hop ---> Ma da dove cazzo usciva fuori quel WC? “Io sono TJ e il mio fratellino è JT, nostro cugino è JJ, loro sono i fratelli C&C mentre le ragazze sono le Twin Sisters, noi siamo la Crew di Michael Park” Io ero onorato di farne parte, ma non volevo essere chiamato WC, e che cazzo! “La doppia C di Connecticut, giusto?” Uno pensava a un cesso, altro che! “Ignoranti, nella parola Connecticut ci sono una doppia N e tre C” Ben detto Kim!  “WN non è male” E certo! Loro non lo potevano capire, ma figlio di padre ignoto proprio No! “Il mio ragazzo si chiamerà Cut” »Taglio« un nome proprio cazzuto, mi piaceva ---> Brava Kim!

Uscimmo dal magazzino di Carmans Road animati da un bel spirito di gruppo. “Loro che ci fanno nel nostro pick-up?” Gina mi piaceva ed era la ragazza italiana delle Twin Sisters --> Moretta, capelli dritti come spaghetti, occhioni nocciola su un visino a triangolo, tette tonde e sode con due capezzoli così puntuti che sembrava stessero per bucare la canotta bianca sotto la camicetta aperta e indossata con le maniche avvoltolate alla Teddy-Boy ---> Caspita se mi piaceva! “Chi sei tu, puttanella asiatica” E che temperamento! “Conney, tu non dici niente?” Le altre due erano le Twin afroamericane, nel senso che erano proprio gemelle --> What you say, oh? --> Portavano in testa tante, ma proprio tante treccioline, tenute con degli elastici coloratissimi --> What you say to me? --> Per il resto somigliavano a Gina perché erano veramente sorelle. --> Don't touch my pride --> Avevano in comune il padre abruzzese mentre la madre delle gemelle proveniva da Capo Verde. --> They say the glory's all mine --> Risposero a Kim con un freestyle accompagnato dal beat box di JJ, cioè, erano tutti fichissimi! --> Don't test my mouth --> Nel Chavy Van le ragazze erano costrette a viaggiare chiuse nel furgone e non potevo certo farle scendere quando si ammucchiarono sul sedile posteriore della Betty con JT, JJ e Sammy.

“Conney, piscia via questa merda County e spingi dentro della musica vera” Alla fine, Kim si mise persino a cantare con loro i brani delle Jade ---> Mi sarebbe piaciuto che il tragitto fosse stato più lungo perché le Twin Sisters cantavano da Dio! “Ci vediamo dopo” Giunti davanti casa di Mr Trotta, le ragazze schizzarono fuori dalla Betty insieme a tutti gli altri. “Tu sei una sega, lo sai questo?” Kim ricominciò istantaneamente a menarmi sui coglioni perché voleva che la portassi a casa di Brienne per tirarsi a lucido. “Amore mio, ero preoccupatissima, dove eri finita?” Neanche feci in tempo a posteggiare che le venne incontro Brienne, fingendo una preoccupazione super affettata. “Questo stupido si è messo dietro a TJ e poi ha caricato le sorelle niggas” Non ci potevo credere! Lo steccato del giardino di Brienne confinava con il retro del piccolo magazzino affittato da TJ. “Conney, le niggas sono gentaglia di East Street a Amityville!” Cioè, quella stronza di Kim mi aveva mandato avanti e indietro per nulla? “ E secondo te, io ti lasciavo con quelle tre puttanacce in macchina?” Basta, la storia dello stare insieme era durata fin troppo ...

Lacrime e tragedia ---> Avevo commesso l’errore di entrare in casa e non fui più in grado di riguadagnare l’uscita. “Ragazzo, ti sembra il modo di comportarsi questo?” Non me lo ricordo come andarono esattamente le cose, ma finii seduto sul divano e messo sotto processo da Mr Fischer. “Mi sorprende che tu sia il miglior amico di Rod” Intendeva quell’uomo sposato con un figlio in arrivo che frequentava sua figlia diciottenne? “Kim è una brava ragazza” Io non ci volevo stare là. “Proviene da una famiglia modesta, questo è vero” Ci si mise pure Mrs Fischer a rompermi i coglioni. “Non puoi farle questo proprio oggi” E certo, perché dovevamo recitare la parte della coppia in quell’occasione in cui aveva già detto a tutti che era la mia ragazza. “Conney, che sta succedendo?” Salvato in corner dall’arrivo di Rod! “Tu stai scappando!” Approfittai dell’attimo in cui i padroni di casa erano andati a fare gli onori di casa per filare via dal giardino.  “Non lo puoi fare” Purtroppo, Rod mi raggiunse prima che mettessi in moto la Betty, però me ne andai lo stesso.

Il problema era che non sapevo dove abitava Vinnie o, meglio, sapevo che stava a Michael Park, ma io non lo avevo mai visto questo diamine di parco. Così andai da Mr Trotta sperando di trovare ancora qualcuno in casa. Suonai e non mi rispose nessuno, questo è vero, però la porta era solo accostata e allora entrai, ma assolutamente chiedendo permesso prima in inglese e poi anche in italiano ---> Si udiva solo un Ciaf-Ciaf-Ciaf, un rumore che nella sua indefinibile eloquenza, parlava assai chiaro sull’azione che lo stesse producendo. “Ciaf-Ciaf-Ciaf” Avevo sentito anche qualche schiamazzo dei ragazzi provenire dai piani superiori ed io era là che mi proposi di andare, quando iniziai a camminare verso le scale con passo felpato alla Pantera Rosa.  

“Ciaf-Ciaf-Ciaf” Il rumore sospetto proveniva dalla cucina. “Ciaf-Ciaf-Prot” Lo spettrogramma del rumore evidenziò dei rigurgiti di aria reflua. “Prot-Prot-Ciaf-Ciaf” Dannazione! La porta della cucina era aperta e dovevo passarci davanti per raggiungere le scale. “Ohi Madonna mea!” Il piano era di compiere una piroetta da etoile senza guardarci dentro e se Pasqualina non avesse urlato, non sarebbe successo niente. “Uh che vrigògna!” Invece me la vidi caracollare addosso come una bufala impazzita mentre si raccattava le tette durante la corsa nel vano tentativo di rinfilarsele nel reggiseno. “A Conney e pure tu!” Pure io cosa? ---> Lo Zio Gino mi parlava con il batacchio dritto che gli usciva dalla patta dei pantaloni. “Assettate, non andar via” Aveva appena fatto la messa in piega alla nipote, nel senso dei capelli ovviamente. “Aspetta un momento” Tra il fon, forbici, bigodini e tutto il resto sparso sul tavolo, c’era ancora la sagoma del corpo di Pasqualina.

“Faccio ampresso” Lo Zio Gino prese uno strappo di carta da cucina e continuava a parlarmi dandomi le spalle. “Solo ... uno minuto” Si stava proprio segando! “Ecco ... ho quasi fatto” Mentre cercavo di non guardare, vedevo l’umido della sagoma di Pasqualina evaporare rapidamente dalla formica verde del tavolo. “Figlio e sfaccim!” Esclamò, sussultando e cercando di tenerselo avvolto nel fazzoletto di carta. “Ohè, tu impara a bussare la prossima volta, Ok?” Perché mi era venuto duro? “Ora tu ed io ci facciamo due chiacchiere” Disse, scrollandosi il cavallo dei pantaloni. “Quella povera ragazza non ha nessuno” Non era tenuto a darmi spiegazioni e avrei preferito che non mi trattenesse per venirle a sapere. “Ha bisogno di affetto, tu mi capisci” Sghignazzò senza pudore per essersi appena approfittato della solitudine di sua nipote.

Lo Zio Gino era il tipico maschio di mezza età che crede ancora di avere vent’anni. “Conney, lo so che tu mi capisci” Perché stavo ridendo con lui? “A potta e Pasqualina assigere du pesce” Era una donna, perché se ne stupiva maliziosamente? “Sapìss’ quantè e vote’!” Quindi la molestava fin da ragazzina?  “A chiachia frescà è tutt’ ‘n’ altr’ccosa” Perché stavo parlando con lui? “Fossì ochiarinolo cumme te, scipperei e’ cauziuniello pure allu chiericuozzo” Perché mi stava parlando con quella confidenza? Ci conoscevamo appena! “Nuje ce ‘ntennere, u ve’?” Prese a parlarmi in napoletano, ma capii chiaramente cosa intendeva quando si strizzò il cavallo dei pantaloni ---> Mi riteneva un predatore sessuale come lui. “Lo faccio con piacere” Si propose di darmi una spuntatina ai capelli, forse per ricambiare la confidenza che gli avevo appena accordato. “Facciamo presto” No, grazie, come se avessi accettato.

“Pe’ la Santissima Madonna del Rosario di Pompei” Niente da fare, ero quasi arrivato alla porta della camera di JT, quando Pasqualina per poco non mi fa prendere un accidenti dallo spavento. “Statte cittu, nù và ti ’cciabbìsa” Casa di Mr Trotta, nonostante fosse piena di gente rumorosissima, era sempre immersa in un silenzio spettrale. “A da scurdà chello ca succiesso” Non capivo un cazzo di quello che Pasqualina andava biascicando tra le lacrime. “Saglie ‘e casa” Mi trascinò su da lei e continuò a dire e fare cose che avevano l’intento di argomentare la disgrazia in cui viveva. “E tu sie pazzagliune quant’ a isso!” Mi cadde l’occhio sulla scollatura della sua vestaglietta e lei, con un po’ di civetteria, ci spinse dentro il pizzo nero della lingerie. “A Zi’ Gino è ‘nu puorcèll” Le dissi che non c’era niente di male ad approfittarsi di quel coglione dello Zio per farsi dare una spurgata al sifone, cazzo!

“A Conney, me song sbrisciuta e voglie pazzià” Era esausta di quella vita di rinunce e aveva tutto il diritto di scopare. “Teng ancura o’ sànghe rinto e’ vène” Pasqualina avrà avuto una trentina d’anni e sentiva di stare buttando via i migliori anni della sua vita. “Non è giusto”Avrebbe voluto partecipare anche lei alla festa del diciottesimo di JT. “Simm nuj i puddritri scarugnàti” No, forse intendeva che JJ l’anno prima non aveva potuto festeggiare il suo diciottesimo compleanno. “Chillo puorco armeno se arricorda e’ noje” Lo Zio Gino era arrivato quella mattina dalla grande città e le aveva portato in dono la carne del ragù che stava cucinando. “It will offend me, if you don't” Ricominciò a parlarmi in inglese e fu un sollievo. “Te la facere a ca” Beh, era più o meno inglese. “Never scasuna” Avevo bisogno di una doccia e fu gentile a offrirmi il loro bagno, ma avrei dovuto trascinarmi lo zaino su tre piani di scale! “Ci stanno JJ e Sammy, aspetta a qua” Andò a bussare alla porta del bagno per farli sbrigare ---> Quei due facevano la doccia assieme?

“Hi, Conney” Sam mi salutò con una confidenza che non mi aveva dimostrato fino a quel momento. “Che si sgriglia?” JJ mi pose invece quella domanda retorica che si scambiavano i ragazzotti di Michael Park e che non compresi mai che stesse significando. “Uh, comme prellicamme!” Disse Pasqualina annusando il fratellino perché si era messo l’aftershave che gli aveva regalo lo Zio Gino. “E fatte vverè comm a si bellulilu” A quanto pareva gli aveva regalato anche le scarpe da ginnastica e forse tutto il resto di quello che indossava. “Conney, guarda quanto è bello, u’nnè o vero?” Cazzo, se lo era! Ma se continuava a importunarlo avrebbe preso fuco, tanto stava avvampando dall’imbarazzo. “Vulè scapulà de sta zittià cu chisso coso!” Per sfuggire alle molestie della sorella, JJ si era gettato sul divanetto accanto a Sam, che stava giocando con il nuovo Donkey Kong per Gameboy, allora Pasqualina li richiamò entrambi all’ordine. “Ite a bascie a pigghjà o zanu e Conney” Lo Zio Gino aveva regalato quel videogioco a JJ o a Sam?

“Afferra duro, Sam” Fu una roba stranissima guardarli mentre si passavano lo zaino per calarlo dalla Betty ---> Era diventato gigantesco nelle loro mani! “So come si fa, non ti preoccupare” Mi disse JJ, quando cercai di spiegargli come infilare la maniglia per tirarselo sulle spalle. “Cazzo, questo è un vero pugnale militare!” Sono sicuro che Sam non avrebbe mai pronunciato la parola »Fuck« in casa sua. “Lo posso vedere?” Gli spiegai la differenza tra un pugnale da combattimento e il mio coltello tattico di sopravvivenza mentre salivamo le scale. “Già ti ho detto che ce la faccio!” A far del bene agli asini si rimediano solo calci ---> JJ mi rispose di traverso quando gli proposi di passarmi lo zaino che lo aveva fatto camminare quasi a carponi su per le scale. “M’insegni come si fa?” Sam cadde in visibilio quando gli mostrai come si lancia un coltello. “Cazzo, potevi uccidermi!” Lo tirai sullo stipite della porta, quando JJ la stava per aprire.

Certo che non volevo ucciderlo, ma non so se quella fu solo un’ostentazione di potere o una minaccia vera e propria ---> Reagii d’impulso alla sua indisponenza con quel colpo di testa. “Va a farti fottere, Conney” Roger aveva detto qualcosa su di me a JJ? Era da quel giorno al Colonial Spring che aveva cambiato atteggiamento nei miei riguardi ---> Me lo continuai a domandare sotto la doccia di quel bagnetto striminzito. Io mi aspettavo almeno un po’ di gratitudine dopo essermi iscritto al Golf Club, invece aveva iniziato a trattarmi con distacco e anche quella mattina, quando arrivò spavaldo alla guida della Firebird, mi mollò con lo Zio Gino senza quasi salutarmi. Eppure, fin dalla prima volta che c’incontrammo ad Adventureland, tra di noi c’era sempre stato buon feeling.

Uscito dalla doccia, mi guardai allo specchio della toletta domandandomi perché stavo dando tanta importanza a quella faccenda. Poi vidi i boxer di Sammy con tanti Papaye Sailor Man disegnati sopra che stavano abbandonati sul cesto dei panni sporchi ---> Le mie mani erano così enormi sulla biancheria di quel ragazzino di sedici anni! Non mi ero accorto di essere diventato un gigante e ripensai alla mia adolescenza, quando con disinvoltura credevo di controllare il desiderio degli uomini più grandi ---> JJ aveva fatto la stessa cosa con me? Quel giorno al Colonial Springs con Roger si era comportato in maniera così smaliziata! Forse si era accorto che mi piaceva quando mi condusse nella sua mansardina ---> Mi aveva provocato per ottenere quello che voleva?

Ripensai a Stan quando disse di essere stato sedotto da Danny e quel piccolo irlandese di merda aveva preso per il naso anche me! --> A chiachia frescà è tutt’ ‘n’ altr’ccosa -->  Pasqualina era vittima o carnefice di suo Zio? --> me song sbrisciuta e voglie pazzià --> lei aveva indossato della lingerie sexy per sedurlo --> tu sie pazzagliune quant’ a isso! --> Il ragù di carne napoletano deve »pippiare« a fuoco lento per ore --> A Zi’ Gino è ‘nu puorcèll --> Avrebbero avuto tutta la mattinata per scopare indisturbati --> A potta e Pasqualina assigere du pesce --> Invece Pasqualina aveva preparato il ragù con la carne dello Zio --> me song sbrisciuta --> Perché JJ era arrivato tardi alla partita? --> scipperei e’ cauziuniello pure allu chiericuozzo --> Qual era il senso di tutti quei regali ricevuti dallo Zio? --> Sapìss’ quantè e vote’! --> Quelle speculazioni generarono delle fantasie che me lo fecero diventare duro --> Nuje ce ‘ntennere --> Lo infilai nei boxer di Papaye Sailor Man fino a schizzarci dentro ...

Provai vergogna a guardare la biancheria di Sam imbrattata e nel tentativo di ricondurre nella ragione quella libido animalesca, mi misi sulle tracce della logica erotica che l’aveva generata e trovai il motivo di quel Donkey Kong regalato a Sam. ---> Lo Zio Gino si era sempre approfittato della condizione disgraziata di quei nipoti e man mano che crescevano, passava a molestare quello più giovane, ora anche la carne di JJ era diventata troppo dura per il suo palato, aveva adocchiato quella tenera di Sam. Il ruolo di Pasqualina era della ruffiana, ma si era stancata di aspettare fuori dalla porta e chiedeva un genere diverso di pagamento per il suo silenzio.---> Se nella mansardina con JJ ci fosse stato Roger al posto mio, ci avrebbe scopato e quanto io feci gratis, avrebbe istaurato un nuovo rapporto d’interesse ---> Era questo che JJ andava cercando?

“O Facc’ cu piacire” Mi disse Giuseppina mentre chiudevo la mia biancheria da lavare dentro la busta di nailon. “E’ a’ lavatric ca faticà” Mi sentivo un maniaco sessuale mentre trafugavo i boxer imbrattati di Sam. “Che cosa?” Roger! Domandai di punto in bianco a JJ dove si nascondeva Roger. “Non so cosa intendi” Neanche io capivo ancora da che parte mi arrivava l’assoluta certezza che lui lo sapesse. “Abbiamo solo parlato” Appena gli chiesi di Roger, vidi Sam alzare lo sguardo dal Gameboy per andare a cercare quello di JJ ---> Quei due custodivano un segreto. “E’ solo un modo di dire” Perché lo aveva salutato dicendo che si sarebbero visti in giro, loro non frequentavano gli stessi luoghi o mi sbagliavo? “Questi non sono affari tuoi” Che genere di affare gli aveva proposto Franky? “Io vado a vedere se JT è pronto” Sam non resse la tensione e tagliò la corda. “JJ rento a cchi uaio trasi, di chi parla a Conney?” Anche la sorella si era accorta che ci stava nascondendo qualcosa.

“Non è come pensi” Rassicurai Pasqualina, però, quando stemmo sul pianerottolo delle scale, trattenni JJ per un braccio e gli chiesi chiaramente cos’era successo tra lui e Roger. “Era la prima volta che ci parlavo” Ma non era la prima volta che si vedevano. “Che cosa?” Come faceva a sapere che la Betty era il pick-up di Fred? “Lo ha detto il Capitano Stubing” Mel, mi ero dimenticato che anche lui era sulle tracce di Roger. “Domandalo a TJ, OK?” In quel momento sopraggiunse JT e curiosamente seppe subito di cosa stavamo discutendo. “La Betty la conoscono tutti” Mi rispose JT, contraddicendo il cugino e quando glielo feci notare, mi rimandò a suo fratello per saperne di più ---> Che aveva a che fare la Crew di Michael Park con Roger? “Faremo come dici tu, Conney” Li consigliai di non fidarsi di Roger e poi la piantai lì con l’interrogatorio o quei ragazzi si sarebbero pisciati addosso e non volevo che mi allontanassero da loro.

Ci avviammo a piedi verso la casa di Vinnie --> Volevo scrollarmi di dosso quella brutta sensazione che avevo provato in casa di Pasqualina --> Avrei trascorso un pomeriggio spensierato, mi dissi, ma prima di lasciare Birch Ave per girare nella rotatoria oblunga, su cui si affacciava la casa di Vinnie, d’istinto mi voltai di scatto e notai un furgone procedere lento sul delimitare della curvatura della strada ---> Quanti GMC Vandura alla A-Team ci potevano essere a Farmingdale? “Sarebbe figo se ti trasferissi dai Brown!” Il Capitano Stubing mi ricordò Stan e che dovevo trovarmi un tetto sopra la testa, fu così che JT m’indicò la casa all’angolo sulla strada in cui stavamo svoltando. “Andiamo subito, te li presento, i Brown sono simpatici, andiamo!” Io credo nella divina provvidenza e non che debba essere necessariamente buona, ma io ubbidisco sempre al mio destino e l’Hotel dei Brown pareva essere stato messo sul mio cammino da nostro Signore per darmi rifugio.

“Tu e Sam andate avanti, Conney ha bisogno di me” JT era entusiasta di avermi come vicino di casa e prese a raccontarmi di tutti quelli che sarebbero diventati anche i miei amici di quartiere. “C’è sempre posto nell’Hotel dei Brown”Mi disse ammiccando, quando gli chiesi se non era il caso di accertarsi se c’era posto prima di andare a prendere il mio zaino. “Hey, Conney, ma quello non è il furgone del Capitano Stubing?” Rutger Hauer aka Mel non aveva tenuto conto che tornassimo indietro. “E’ proprio lui, che cazzo sta facendo qui?” JT ne ebbe conferma quando lo vide tirare fuori un braccio dal finestrino oscurato per ricambiare il suo saluto. “Perché non lo andiamo a salutare?” Lo aveva già fatto e non c’era motivo di metterlo ulteriormente in imbarazzo. “Lui ci sta seguendo, non è vero?” JT trovava figo avere alle calcagna Roy Batty. “E’ roba tipo Top Secret!” Cercai di negare tutto, ma quel ragazzo era abbastanza sveglio da collegare il mio interrogatorio su Roger al pedinamento di Mel.

“Signora Brown, devi avere un occhio di riguardo per questo nostro paesano” I Signori Brown avevano trovato il modo di arrotondare la pensione sfruttando la loro grande casa. “Johnny lo abbiamo visto crescere ” Il loro Hotel era quello che oggi definiremmo un Bed and Breakfast e aveva solo quattro stanze con un bagno in comune. “Abbiamo solo una singola” Parliamoci chiaro, quella era in realtà solo una discreta pensione a ore, ecco la ragione dell’ammiccamento che mi aveva fatto JT. “Queste sono le chiavi della stanza gialla” In America i letti singoli sono di una piazza e mezza esagerata, la differenza con una stanza doppia sta solo nello spazio. “Possiamo farti un buon prezzo per il mensile, ma dovrai darci una cauzione” A Mrs Brown sorridevano gli occhi quando mi vide pagare un mese anticipato senza batter ciglio. “Potrai fare colazione con noi, così assaggerai la mia torta di mirtilli” La stanza di colore giallo canarino con tendaggi e tutto il resto a tema, era interamente occupata dal letto e c’era giusto lo spazio di girarci attorno. “Il furgoncino dovrai lasciarlo in strada” Niente parcheggio e la mia finestra dava sul retro, peccato perché avrei preferito la vista su Birch Ave.

La casa di Vinnie stava in fondo alla rotonda oblunga e il giardino sul retro confinava con Michael Park, il quale era un grande prato delimitato dagli steccati dei giardini privati. “Come mai ci avete messo così assai?” Arrivammo a banchetto incominciato e il buon affare appena concluso aveva fatto dimenticare la sconfitta della partita. “JJ ci ha detto che ora sei un vicino di quartiere” Era stata imbandita una tavolata nel giardino posteriore. “Siediti vicino a me, amico mio!” Clark sembrava lui il padrone di casa e neanche mi fece sistemare che invitò tutti a un brindisi. “A Conney e a tutti i nostri bravi ragazzi che difendono la democrazia nel mondo!” C’era del buon vino a tavola e mi sa che Clark ne aveva già fatti parecchi di brindisi. “Conney, vieni con noi?” JT mi chiamò per andare con gli altri nel parco a smaltire la parmigiana giocando a frisbee, solo allora mi ricordai di Danko perché con noi c’era anche il bastardino di Vinnie.

“Certo che lo puoi sistemare da me, paesano!” Alla spicciolata ci raggiunsero tutti nel parco e fui grato a Vinnie di tenermi Danko nel suo giardino. “Passa a me, Conney” I ragazzi si defilarono perché gli uomini di casa li scalzarono impadronendosi del frisbee. “A me, passa!” C’era Clark che si era tolta la camicia e correva a piedi nudi sull’erba.  “E’ un bel tipo il tuo amico” Mi disse Lucia, quando andai a sdraiarmi accanto al suo telo da mare. “Come vi siete conosciuti?” Ovviamente non stava parlando di Rod che da un pezzo aveva rinunciato a correre dietro al disco di plastica. “E’ libanese!” Clark era un gran figo e con tutto il suo pelo superfluo che adornava quella carnagione color pollo arrostito, aveva catturato l’attenzione delle signore, compresa Giuseppina. “Ha dei figli?” Ma le sue curiosità erano di tenore diverso. “Vinnie non vuole saperne di mettersi a dieta” Felipa avrebbe dovuto guardarsi allo specchio prima di criticare il filo di pancia del marito, che poi secondo me gli dava anche un certo non so che di virilità.

“Clark, passa a me!” Lucia ruppe gli indugi e si lanciò dietro al frisbee o dietro a Clark, difficile a dirsi. “Ue’ non pazzià, scema!” Giuseppina si allarmò subito e non aveva assolutamente torto, perché Lucia andò dritta come un treno a scontrarsi sul pelo di Clark. “Ohi Maro’ oggi chella figlia me combìn no guaiò!” Il guaio lo stava facendo Clark che non perdeva occasione per abbracciarla. “A Conney, va a farcì nu discorsètt” Io? Non spettava a Paul riportare all’ordine la moglie? “Chillo è o’nn’è nu’ cumpagn toje?” Giuseppina era andata fuori dai gangheri e ci mancò tanto così che non se la prendesse con me per aver portato quella tentazione in casa loro. “Ohè, te si scemito!” Un soldato che riceve una direttiva, esegue l’ordine ricevuto, così andai semplicemente a prendere Lucia. “Chistu è pazz’, ohè aiutatem!” Me la caricai in spalla e siccome graffiava come una gatta selvatica, la parcheggiai sotto la doccia del giardino di Vinnie. “Vafa’n’culo a Conney!” Mi rifilò un calcio negli stinchi che non me lo scorderò mai. “Ben ti sta, buco di culo!” Ci rimediai pure uno schiaffo.

Orgogliosa com’era Lucia, le bruciava soprattutto lo sberleffo che stava facendo piegare dal ridere tutti quanti. “A mmà, lassame sta!” »Sole e vino fregano o contadino« Questo fu il rimprovero che le mosse Giuseppina. “Accusì strunz seje!” Mi disse spingendomi lontano, ma poi si voltò ancora stringendo un sorriso tra le labbra mentre si strizzava la criniera bagnata. “Che temperamento la ragazza!” Clark che ci faceva ancora mezzo nudo? “Amico, io non ho fatto niente!” Stava esalando feromoni da ogni poro della sua pelle abbrustolita, ecco cosa stava facendo. “Sei impazzito?” Gli infilai a forza la mia canotta da basket e quando mi accorsi che era ancora troppo attraente, gli cacciai in testa il mio cappellino dei Giants per coprirgli il ciuffo scarmigliato. “Un Hurrà per Conney!” Mi accorsi troppo tardi di aver tirato giù qualche bicchiere di vino di troppo e quando scattai sull’attenti davanti a Giuseppina dichiarando conclusa con successo la missione affidatami, mi fecero un’acclamazione divertita.  “Ci vediamo presto, Conney” Avevo esagerato come sempre mettendo alla berlina quell’innocente flirt, persino Paul mi salutò indispettito dalla figura del cornuto e contento che aveva fatto per colpa mia.

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  • 3 weeks later...
Silverselfer
Spoiler

Domenica prossima è pasqua ---> :umbrage: ---> Sto riorganizzando la mia vita e devo riordinare gli spazi e i loghi e i tempi e basta! Forse sospenderò per riprendere almeno un capitolo dell'altro romanzo ... forse. 

Ricomincio con l'asta delle auto d'epoca ---> La BMW M5 di Clark

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La BMW divenne molto popolare negli anni novanta perché azzeccò dei modelli che divennero mitici ---> Il super truzzo 850

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Oppure il fichissimo Z3 Roadster

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L'auto di Floyd è invece una roba che solo negli anni ottanta si poteva concepire ---> Chrysler Imperial 

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Più che semplicemente lussuosa, quest'auto era lussuriosa come il paginone centrale di Playboy ... se uno pensa che ne ha fatto della Chrysler la buon'anima di Marchionne ...

Nell'altro episodio ho citato il mitico Rutger Hauer nel ruolo di Roy Batty in Blade Runner e siccome lo paragono spesso al Capitano Stubing, voglio inserire i suo be faccione.

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Ora un po' di musica con Snoop Dogg al suo debutto, cioè quando si chiamava ancora Snoop Doggy Dogg 

 

Jin and Juice era il secondo estratto dal suo primo album che non poteva che titolarsi ---> Doggystyle. Fu un successo stratosferico sia dal punto di vista musicale, sia da quello dello nuovo stile del gangasta rap e sia come immagine sua personale. 

OK, ora passiamo alla supposta culturale ---> Basta digressioni sul tema e torniamo sul pezzo e sbarchiamo con i Padri Pellegrini a Cape Cod.

L’Altra America della Colonia di Plymouth

Il colonialismo inglese era diverso da quello spagnolo, sostanzialmente perché era dal 1258 che il potere monarchico aveva un contraltare nel Mad Parliament ---> Il Parlamento di Oxford. Le imprese esplorative e poi le concessioni di sfruttamento erano appaltate a delle compagnie private, rendendo il governatorato coloniale di stampo liberista ---> Le colonie castigliane erano invece una diretta emanazione della gerarchia nobiliare ed ecclesiastica.

Insieme alla fondazione della Compagnia Inglese delle Indie Orientali (1600) ci fu anche quella della Virginia. La Compagnia della Virginia era divisa in due società azionarie ---> La London Company e la Plymouth Company. Alla London Co. erano concesse le terre tra il 34° e il 41° parallelo mentre alla Plymouth Co. quelle tra il 38° e il 45°. In realtà questi numeri potevano essere paragonati a quelli di un tavolo di Roulette perché si sapeva pochissimo di cosa ci fosse, se non che appartenesse già a qualcun altro, ma lo spirito del giocatore d’azzardo è insito negli inglesi, insieme a quello piratesco e in India la scommessa si stava rivelando vincente.

La Plymouth Co. giocò d’anticipo e salpò nel 1606 ma la nave fu intercettata dagli spagnoli a largo della Florida ---> Ben lontani dal 38° parallelo! Che sperassero di sgraffignare qualcosa prima di andare a morire nel gelo dei territori già rivendicati dalla Francia? Solo dopo l’approdo nel 1607 a Chesapeake Bay dei tre celebri navigli ---> Susan Constant, Godspeed e Discovery ---> ci fu quello meno noto nel Maine della Popham Colony da parte della Plymouth Co. che si prefiggeva lo sfruttamento del legname per costruire navi e in effetti, fu proprio lì che si costruì la prima nave inglese nel nuovo mondo --> La Virginia Sagadahoc --> dopo di che morirono tutti di fame e di stenti.

C’è però da ricordare che ---> La Virginia Sagadahoc, tornata in patria, salpò nel 1609 con una flotta di altre otto navi alla volta di Jamestown che languiva negli stenti e rischiava di far fallire anche la London Co. La flotta s’imbatte in un terribile uragano che portò al naufragio sulle coste delle Bermuda ma non la Virginia Sagadahoc, dando anche a quel fallimento inglese un motivo di orgoglio da raccontare nei libri di storia.

Tuttavia, la colonia di Jamestown si sarebbe probabilmente dispersa tra i nativi algonchini com'era già accaduto alla Lost Colony dell’isola di Roanoke, se tre mesi dopo Lord Delaware non vi avesse portato degli aiuti. Fu così che la Plymouth Co. con i suoi »presunti« territori fu assorbita dalla London Co. ma nel 1624, a seguito del massacro di Jamestown (1622), la società fu sciolta e la Virginia divenne una colonia sotto il diretto controllo della Corona Inglese. Nel frattempo erano però iniziati gli sbarchi dei puritani come quello del 1620 a Cape Cod.

Cape Cod

Ufficialmente, il primo a mettere piede a Cape Cod fu Giovanni da Verrazzano nel 1514 per conto della Francia. Tuttavia, nelle saghe celtiche già si narrava dell’esistenza di un’isola che s’incontrava navigando a ovest dell’Irlanda, denominata Hy-Brasil, descritta sempre attraversata da un fiume che termina in una grande baia.  Questa era una tradizione ben nota ai naviganti, tanto che finì per essere segnalata nel Portolano di Angelino Dulcert (Di probabili origini genovesi) nel 1325 col nome di Bracile, conoscenza che si trasmise almeno fino al 1436, quando si ritrova in una cartografia veneziana di Andrea Bianco col nome di Insula de Brasil (L’assonanza con il nome portoghese Brasile è casuale).

In ogni modo, solo dopo che Giovanni da Verrazzano ne prese possesso in nome del Re di Francia, quelle terre furono ufficialmente note in Europa. L’anno dopo la scoperta del fiorentino, vi giunse anche il portoghese Estevao Gomes che battezzò la penisola di Cape Cod ---> Capo de la Arenas e tale rimase fino al 1602. La storia ufficiale presenta un buco di passa ottanta anni, in cui da queste parti sembra che non giunse più nessuno. Erano sicuramente terre di scarso interesse, tuttavia vi passarono altri navigatori in cerca del mitico passaggio a ovest per l’Asia ed ognuno vi piantava una bandiera diversa. Tra questi ci furono anche Henry Hudson, Sebastian Chabotto e poi il francese Jaques Cartier, ognuno segnava delle rotte nautiche che a metà del sedicesimo secolo divennero motivo di contesa.

La documentazione di queste spedizioni esplorative non è molto attendibile, per esempio: Sebastian Chabotto, nella sua cartografia del Nord America pubblicata nel 1544 ad Anversa, anticipa la scoperta del Canada avvenuta insieme a suo padre nel 1497 al 1494. Il Trattato di Tordesillas è del 1494, in cui Portogallo e Castiglia si spartirono l’Oceano Atlantico e Zuan Chabotto era all’epoca ancora a servizio degli spagnoli. La data e il luogo della pubblicazione di questa cartografia lasciano intuire una possibile influenza dell’Imperatore Carlo V che era anche Re di Spagna e con quella datazione sarebbe stato lecito per lui avanzare diritti sulle terre della Nuova Francia e Nuova Inghilterra.

Fu il capitano John Smith (Quello di Pocahontas) a imporre il nome New England a quelle terre, quando vi giunse nel 1615. L’anno dopo ci riprovò ad andare ma come ci ha insegnato la sua penna, fu rapito dai temibili pirati francesi e una volta tornato in patria, dopo una delle sue rocambolesche fughe, ricominciò a scriverne in libri di successo ---> Balle per Balle, preferisco quelle più fantasiose.

Fu Barholomew Gosnhold che raggiunse nel 1602 Cabo del la Arenas e lo denominò Cape Cod, impossessandosene in nome della Corona Inglese. La penisola fu tuttavia ritenuta di scarso interesse per lo sfruttamento coloniale sia per le paludi e sia per i tanti insediamenti dei nativi ---> Lo stesso Mayflower vi approdò per caso, dopo un'impervia traversata transoceanica.

L’interesse per queste terre divenne geopolitico; per esempio, lo sfruttamento della baia di New York non aveva interessato né i francesi e tanto meno gli inglesi, fino a quando gli Olandesi nel 1624 acquistarono per 60 fiorini  l’isola di Manhattan dai nativi americani per fondarvi New Amsterdam proclamando la fondazione della colonia dei Nuovi Paesi Bassi. Da quel momento gli inglesi rivendicarono quelle terre che s’incuneavano tra il New England e la Virginia. Quei combattimenti hanno lasciato un segno che sopravvive ancora oggi ---> Il forte chiamato Nieuw Amsterdam possedeva un’imponente palizzata eretta per proteggersi dalle incursioni della Nuova Inghilterra. Gli inglesi la chiamavano »The Wall« ed insisteva nell’attuale Wall Street. Gli inglesi alla fine s’impadronirono dell’isola imponendole il nome di New York in onore del Re Giacomo Stuart, Duca di York.

Chi erano i Santi del Mayflawer tra mito e realtà

Il 1602 fu l’anno in cui il calvinismo inglese ruppe con la chiesa anglicana, disperdendosi in congregazioni minori dette Chiese Cristiane Riformate. John Robinson, sacerdote anglicano scomunicato, entrò in contatto con altri esponenti della dissidenza (Tra cui John Smyth che fonderà la Chiesa Battista) e insediò una comunità lungo il fiume Trent. Le persecuzioni del vescovo di Lincoln e dell’arcivescovo di York li costrinsero a un esilio nei Paesi Bassi durato dieci anni. Rientrati in patria, grazie all’amicizia con Sir Edwind Sandys (Responsabile della Compagnia della Virginia) acquistarono una concessione di sfruttamento nella valle del fiume Hudson.

Il gruppo dei passeggeri del Mayflower non era omogeneo e c’erano anche quelli che oggi si chiamerebbero »migranti economici« che venivano definiti Stranieri. La traversata oceanica durò due lunghi e travagliati mesi e li condusse a Cape Cod e poi a Provincetown in Massachusetts, dove l’11 novembre del 1620 firmarono il Patto del Mayflower, in cui si stabilivano le regole della futura Colonia di Plymouth, divenute l’ispirazione dello Stile di Vita Democratico Americano.  Solo un mese dopo questi fatti, i Santi sbarcarono posando il piede sulla Roccia di Plymouth e rinunciando in tal modo alla concessione ottenuta a caro prezzo dalla Compagnia della Virginia.

La leggenda vuole che i Santi, così usavano chiamarsi i pellegrini, toccassero con il piede la Roccia di Plymouth mentre scendevano dal naviglio. La Pietra pare che originariamente pesasse ben nove tonnellate, divenuta un feticcio da reliquia, ne furono asportati numerosi pezzi, riducendola nelle esigue dimensioni attuali. Nonostante il mito, però, il famigerato primo insediamento rimase un gruppo sparuto di capanne di nessun conto fino al diciottesimo secolo. La colonizzazione di Cape Cod fu disastrosa per via del disboscamento dovuto ai lunghi e rigidi inverni e all’allevamento delle pecore merino che inaridivano il suolo.

Il Giorno del Ringraziamento (Tanksgiving Day) è una celebrazione religiosa (in seguito ritenuta laica) che i Padri Pellegrini istituirono dal 1621 presso la Casa delle Assemblee in occasione del raccolto annuale. Per il vero, i raccolti andarono malissimo poiché le semente portate dall’Europa non attecchirono in quelle terre. Gli scarsi approvvigionamenti per il rigido inverno condussero alla morte circa la metà dei coloni e sicuramente la colonia di Plymouth si sarebbe definitivamente estinta, se in loro aiuto non fossero venuti i nativi americani Wampanoag. I nativi insegnarono loro a coltivare il mais e ad allevare i tacchini ---> Nel 1623 fu un giorno del ringraziamento finalmente ricco e i Padri Pellegrini decisero d’invitare i nativi Wampanoag per festeggiare insieme lo spirito del giorno del ringraziamento ---> Questa è la storia scritta dai vincitori ...

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La storia cambia se la rileggiamo dal punto di vista dei nativi americani del New England, che hanno indicato il Giorno del Ringraziamento come Lutto Nazionale. La mia versione già svela i vizi dell'agiografia insegnata nelle scuole americane e adottata anche nei nostri sussidiari; tuttavia, esiste una ricostruzione storica confortata da documenti ufficiali che proverebbe una realtà assai più scandalosa.

Prima di tutto, il Patto del Mayflower con i suoi alti principi democratici e volontà solidale nella messa in comune di tutti gli sforzi, sarebbe stato ispirato dalla necessità di dover restituire i soldi presi in prestito dalla London & Plymouth  Company Bank (Virginia Company) per le concessioni di sfruttamento che i Padri Pellegrini si erano impegnati a restituire in sette anni di lavoro e che, invece, non avevano più intenzione di onorare insediandosi a Cape Cod.

I Santi potremmo anche chiamarli con l'appellativo dispregiativo che in futuro gli sarà affibbiato ---> Yankee (Jan e Kees sono cognomi molto comuni in Olanda e la J si pronuncia come la Y inglese). I puritani separatisti inglesi non li consideravano loro compatrioti dopo l'esilio di dieci anni nei Paesi Bassi, dove erano diventati arminiani universalisti scomunicati dal calvinismo ufficiale, situazione che s'inasprì a seguito della guerra con gli Olandesi.

Come già spiegato, i Padri Pellegrini sbarcarono in una zona desolata, precedentemente abitata dai nativi Patuxet che nel 1617 patirono una misteriosa epidemia forse dovuta proprio al contatto con gli europei (Per esempio: Il comune raffreddore europeo deriva da un corona virus trasmessoci nell'antichità dai maiali che falcidiò i nativi americani privi di difese immunitarie). Dopo la terribile traversata transoceanica e in vista dell'inverno, sembrerebbe che i Santi non si fecero scrupoli a depredare i sopravvissuti Patuxet, la prova di questo starebbe nelle provvigioni che accumularono rapidamente a Corn Hill, prima di andare a posare il loro nobile piedino sulla Roccia di Plymonth.

I Padri Pellegrini inglesi tutto erano tranne che contadini (Le torbiere del Regno Unito sono buone solo per farci crescere dei prati da golf), tant'è che i coloni inglesi protendevano al saccheggio piuttosto che coltivare la terra, dato provato dal fatto che spesso finivano per morire di fame. In tal senso, la Colonia di Plymonth stava per seguire la medesima sorte e sopravvissero al primo inverno solo 53 dei 102 coloni. Il governatore Bradford scrisse che a primavera il Signore inviò loro due nativi in grado di parlare inglese ---> Squanto e Samoset.

In particolare,  Squanto era  uno degli ultimi Patuxet che da ragazzino era stato catturato  e portato in Inghilterra per diventare interprete, da usare per abbindolare i nativi a favore dei mercanti inglesi. Successivamente, nel 1614, fu catturato dai castigliani che lo portarono in Spagna, dove si convertì al cristianesimo riuscendo a tornare nella sua terra nel 1619, ma oramai vi trovò solo una tribù falcidiata dalla malattia e si rifugiò presso i Wampanoag di Cape Cod.

Da quanto racconta il governatore Bradford ---> Squanto parlava perfettamente inglese e insegnò loro a coltivare il mais, allevare tacchini, come andare a caccia o dove pescare. Li guidò e fece loro da interprete con gli altri nativi sempre con profitto e li aiutò a stringere alleanze per difendersi dalle tribù ostili. Tutto questo fino alla fine dei suoi giorni ---> La Colonia di Plymonth non sarebbe sopravvissuta senza Squanto. 

Il Giorno del Ringraziamento, così come viene raccontato, non è mai esistito. Probabile che coincidesse con le fiere per il raccolto che tradizionalmente si tenevano anche in Europa, ma non ci sono prove che vi fossero invitati anche i nativi in segno di solidarietà. Erano considerati dei selvaggi e anche stupidi perché non comprendevano il principio di proprietà privata, per esempio, la compravendita di Manhattan fu una malversazione  degli olandesi che acquistarono probabilmente un permesso di andare a caccia sull'isola. 

Ci sono buone ragioni di credere che la Festa del Ringraziamento fu invece istituita come commemorazione di una vittoria in pieno stile inglese, cioè una razzia andata a buon fine. Chi vuole credere a questa versione dei fatti,  il Giorno del Ringraziamento celebra per il vero il Verde Raccolto dei nativi Pequot che nel 1637 ricevettero la visita degli inglesi in cerca di affari vantaggiosi. Alla vigilia della festa, fu intimato ai Pequot di deporre le armi e diventare cristiani, cioè diventare servi della gleba come era in uso tra i bravi cristiani europei. Gli uomini che non chinarono il capo furono passati per le armi e le donne con i bambini che questi proteggevano nelle loro abitazioni, furono arsi vivi. Una notte di sangue che sterminò quasi totalmente la tribù Pequot con centinaia e centinaia di morti trucidati in pieno stile europeo.

Questa vittoria fu festeggiata dal Governatore della Massachusetts Bay Colony  intitolandola ad un simbolico ringraziamento a nostro Signore che guidava la loro missione di salvezza. Celebrazione che si ripeté di anno in anno per almeno 24 anni, il tempo che la testa mozzata del capo Pequot rimase infilzata su una picca a Plymonth. Dopo divenne un vessillo troppo scomodo perché Pometacom, capo indiano Wampanoag, stava per dare inizio a quella che fu tra le più sanguinose guerre americane (1675/78). 

Per chiudere con un sardonico sorriso sul Thanksgiving day vi rimando a questa meravigliosa clip tratta dalla Famiglia Addams, in cui Mercoledì rende giustizia anche a Pocahontas, ridandole dignità storica. 

 

Ep31 (L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere)

Da ragazzino, mia sorella mi accusava di combinare guai per stare sempre al centro dell’attenzione. “Ti costa tanto chiederle scusa?” Eppure non mi pareva di farlo apposta. “Quella ragazza ci sta male” Improvvisamente tutti volevano che mi riappacificassi con Kim. “Stiamo andando a fare una passeggiata al mare” Rod mi propose di trascorrere il resto della giornata con la famiglia Fisher. “Che bisogno avevi di affittare una stanza?” Gli propinai la scusa di dover sistemare le mie cose nella pensione dei Brown. “E’ Stan che vuole così?” Rod non si rendeva conto della gravità della faccenda in cui c’eravamo cacciati e doveva smetterla di giocare al fidanzatino in vacanza con i suoceri. “Mi lasci da solo?” No, fui io che lasciai il banchetto solo come un cane e mi ritrovai affacciato alla finestra della stanza gialla per incontrare almeno visivamente qualcuno, invece non si vedeva un cazzo oltre alla facciata posteriore della casa del vicino ---> Crollai nel letto per smaltire l’overdose di carboidrati.

Mi appisolai e feci un incubo che dimenticai un attimo dopo sveglio ---> Mi lasciò la sensazione che stesse per accadere qualcosa di brutto. Tornai alla finestra e guardai uno scorcio di cielo all’imbrunire che colorava di arancione un sottile strato di nubi ---> L’aria della sera era intrisa di malinconie. Disfai lo zaino per allontanare quel tedio e mentre riponevo le mutande verde militare di ordinanza nel settimino, realizzai che presto o tardi sarei di nuovo partito in guerra ---> Che cazzo avrei dovuto fare dei boxer di Sam? Andai a cercare conforto in una pagina nera del notebook, in cui riprese a pulsare il cursore verde dei miei pensieri --> Se fossi tornato alla Base, il disorientamento che provavo non avrebbe avuto ragione di esistere --> I soldati sono affratellati dall’ubbidienza a una regola che ti protegge e ti assolve da ogni giudizio morale in cambio della tua ceca fedeltà.

“John brown had a little indian” Il canto di una bambina richiamò il mio sguardo oltre la finestra, allora mi affacciai e la vidi con i suoi codini sbarazzini nel piccolo giardino della casa accanto. “One little, two little, three little indians” La sua voce graziosa intonava una filastrocca mentre serviva del Te a tutti quei suoi amici immaginari. “Four little, five little, six little indians” Il ritmo era scandito dal particolare suono metallico che produce il rimbalzo di un pallone da basket. “Ten little indians boys” La curiosità mi fece sporgere dal davanzale e sbirciai dall’angolo destro della casa dei lanci a un canestro appeso davanti al garage dei vicini ---> Fuck Little Indians! Andai ad affogare le mutande di Papaye Sailor Man nel piccolo lavandino chiuso nell’armadio --> Non potevo darle a lavare a Rose O’reilly --> La libido andava riposta in un cassetto discreto ... invece stavo cercando di cancellare lo sporco strofinandoci sopra la minuscola saponetta alla lavanda, ma c’erano dei ricordi tra le pieghe di quei boxer che non si scioglievano nel tempo.

Guardarmi nella cornice dello specchio nella piccola toletta, incastonò la mia faccia nell’insieme di quella stanza ---> Io non ero Conney! Presi d’impulso le chiavi e le rivoltai furiosamente nella toppa per chiudermi alle spalle il fantasma di quell’identità aliena. I miei passi fecero scricchiolare l’impiantito del corridoio e poi scivolarono rapidi sui gradini della scala come lo scroscio di un torrente che corre verso il mare --> Il vialetto dei Brown era separato da quello dei vicini con una lingua di prato che arrivava fino a davanti al canestro --> I rimbalzi del pallone da basket si bloccarono nelle mani di un bel tipo. “Salve, posso aiutarti?” Mi ero soffermato a guardarlo troppo allungo e forse non si era accorto che ero uscito dalla porta di servizio dei Brown, quella dedicata alla pensione. “Allora, saremo vicini di casa” Gli dissi che mi sarei fermato per qualche tempo e lui si avvicinò per stringermi la mano. “Il mio nome è Ted Hughes” Indossava solo un paio di short da cestista ed era proprio una gran bella torta di manzo!

Ted si era appena trasferito dall’Indiana perché lo avevano messo a capo di un progetto tecnico della Telephonics Corporation. “Il tuo mobile è di vecchia generazione, amico” Approfittai subito per chiedergli un consiglio per la batteria del mio Motorola. “I nuovi accumulatori elettrici al litio hanno prestazioni fantastiche, puoi credermi!” Rimasi incantato dal suo filo di barba della domenica e finii per comprarmi un cellulare nuovo. “June, vieni in casa!” La bambina che cantava la filastrocca era sua figlia e la moglie si affacciò per chiamarla in casa. “Piacere d’incontrati” Ebbi il sospetto che usasse il pretesto della bambina per conoscermi. “Il mio nome è Meredith” Dalla sua voce trapelava un’indole docile e aveva anche un aspetto delicato. “Sta attento Conney, Ted era il pivot della sua squadra del college” Si vantò Meredith, quando sfidai il marito a qualche tiro libero al canestro. “Conney, ci sentiamo per il tuo mobile!” Disse Ted, richiamandomi dopo esserci salutati ---> In fondo, non mi dispiaceva essere Conney …

Badavo a non pestare gli interstizi sul cemento del marciapiede mentre mi diriggevo verso la casa di Mr Trotta. L’illuminazione stradale di Farmingdale era posta sui pali della linea elettrica, solo sulle direttrici principali ce n’era uno su ogni palo di legno, sulle strade laterali erano invece più radi. I lampioni su Birch Ave formavano delle piccole isole di luce da cui si entrava e usciva tornando nell’oscurità del marciapiede. Incontrai dei ragazzini che giocavano a basket sotto a un lampione, il canestro era uno di quelli con il piedistallo di plastica che si riempie d’acqua per appesantirlo. Passando accanto ai giardini, notai che quelli con gli steccati erano solitamente di abitazioni senza garage mentre gli altri, avevano il vialetto col prato ben rasato e l’automobile non era parcheggiata in strada. In ognuna di quelle scatole c’erano un Ted e una Meredith con delle June che si sarebbero innamorate di altri Ted, con cui costruire delle nuove scatole da riempire di ircordi e mettere in fila a tutte le altre ---> Conney era uno di loro?

Arrivai a casa dei Trotta planando sulle ali del drago nero --> Italia, Italia, di terra bella come te non ce n’è --> Mr Trotta aveva spostato la Betty sul vialetto di casa e aveva tolto le chiavi. --> Firenze ... Venezia ... Roma --> Lo Zio Gino stava armeggiando nel cofano della sua Pontiac Firebird. --> Quest’Italia che profuma di oleandri e di perché --> Nello stereo dell’auto suonava Mino Reitano con lo Zio Gino che ci andava dietro. --> Italia, Italia, questa canzone la canto per te --> Non mi andava di comunicare con lui e gli scivolai accanto senza che se ne accorgesse. “A Conney e che t’appari comm’ o monachitto!” Per poco Giuseppina non si prese un colpo quando mi vide comparire nella sua cucina. “Assettate che a’mo Sonny arriva” Le chiavi della Betty le aveva Mr Trotta.

“Chella peccerella oggi l’ha facisti chiagne, ‘o ssai?” Kim li aveva intortati tutti con la storia della sedotta e abbandonata. “Ohè che faccia ‘i mpèsu!” Forse non è necessario un amore speciale per sposarsi? “’O vedi puro tùne cche soli se sta malamente” Mr Trotta tornò dal bagno carezzandosi la pancia e indovinò subito di che parlavamo. “I giovinazzi s’ncorchiulano at bowlìng” Si sedette con noi al tavolo della cucina di formica verde. “Va, vacce che ci sta pure a essa, da retta” Giuseppina ci ascoltava standosene in bilico sul ciglio della sua sedia. “Chisso è ‘na capa tosta!” Si limitò a dire, picchiandosi la fronte con le nocche. “A’n homme senza femmena u’ne esistere” Finalmente Mr Trotta mi passò le chiavi della Betty, ma prima di andar via dovetti sorbirmi anche un ultimo consiglio dallo Zio Gino. “Tieni alto l’onore del maschio italiano” Diceva sul serio? 

Il bowling stava proprio davanti a Birch Ave, dall’altra parte di Conklin Street, che su quel mezzo miglio di strada concentrava diverse attività commerciali. Appena entrai nel parcheggio del bowling, compresi il senso della strana parola in napoletano che mi aveva detto Mr Trotta ---> Quello era il ritrovo dei giovani di East Farmingdale. Gironzolai in macchina senza riuscire a posteggiare, così svoltai sul retro del bowling e proseguii fino in fondo al parcheggio, dove trovai diversi posti liberi sul limite dei binari della ferrovia. Sistemata la Betty, ma rimasi ancora qualche minuto in macchina ad ascoltare la radio ---> Avevo paura di affrontare la serata; tuttavia, l’idea di tornarmene nella camera gialla mi convinse a scendere. Mentre camminavo verso il bowling, sfilai accanto a qualche capannello di ragazzi che fumavano e bevevano approfittando della discrezione offerta dall’oscurità ---> Tenni lo sguardo basso sui miei passi per evitare di sfidare la territorialità di quei maschi.

Entrai nel bowling con l’alibi di raccogliere informazioni sulle abitudini di Roger --> Se non trovo niente, me ne vado --> Mi dissi, mentre pagavo una bibita ghiacciata presa dal frigorifero delle vivande. Trovai un posticino tranquillo sul limite delle piste e mi posi in modalità ascolto. Distinsi subito le voci dei Fischer e poi li vidi seduti nei divanetti dell’ultima pista sulla sinistra ---> Brienne aveva appena lanciato e corse a esultare tra le braccia di Rod. Stan si sarebbe incazzato parecchio davanti a quella scena. Neanche dopo cinque minuti, Kim mi passò accanto con un’amica che non conoscevo, quando tornava con un vassoio di hamburger, la pizzicai mentre volgeva lo sguardo dalla mia parte ---> Finse di non riconoscermi. Se avessi dato retta a Giuseppina, avrei dovuto seguirla e di certo Rod mi avrebbe invitato a unirmi a loro, quindi mi sarei scusato e alla fine della serata, Kim ed io ci saremmo rimessi insieme --> Conney si sarebbe sposato con lei e avrebbe avuto così una scatola da riempire di ricordi, circondata da uno steccato bianco e con una bambina che giocava in giardino --> Che cazzata!

“Che ci fai qui, Mr Cut?” Invece, mi saltò sulle spalle JT e mi ritrovai nella sala dei videogames con la crew di Michael Park. “Cedi il posto a Conney, voglio vedere il suo punteggio” C’era un assembramento intorno al simulatore di volo e Tony scalzò dalla coda Cyrus, uno dei fratelli C&C, per farmi salire. “Cazzo, Conney!” Quel simulatore era anche meglio di quelli militari perché oltre al caschetto 3D, il sedile stava in una fottuta sfera mobile che ruotava quasi a 180° in tutte le direzioni, simulando perfettamente gli effetti di una calosce d’elicottero. “Tre bonus di fila, è stratosferico il tuo record!” JT era il solito esagerato, ma fu comunque abbastanza per segnare la tag »MPC« di Michael Park in testa alla classifica dei record. “Seriamente, nessuno è mai andato oltre il quinto livello” Io avevo solo spento il cervello e lasciato andare l’istinto. “Amico, ma chi sei, Robocop?” Quando mi tolsi il caschetto, l’intera sala giochi mi guardava stupita e mentre scendevo da quel trabiccolo, stavo quasi per inciampare tra le mie palle stratosferiche.

“La tag di Michael Park è al top ora” JT doveva piantarla di adularmi perché mi stava mettendo in imbarazzo. “E lasciatelo stare!” Alla fine mi arrivò pure lo scazzo. “Ora siamo i numero uno!” Ero troppo vecchio per sentirmi un vincente giocando ad uno stupido simulatore e me ne andai a fumare una sigaretta dietro la porta dell’uscita di sicurezza ---> Quando tornai dentro, TJ, C&C e JT erano scomparsi. Mi avevano scaricato! Anche se mi scocciava farlo, andai a cercarli sulle piste da bowling e poi anche nel parcheggio per vedere se c’era il Chavy Van di TJ. Mi dissi che ero stato ripagato con la giusta moneta per essermi comportato dal solito stronzo ---> Non volevo stare da solo e rientrai nel bowling deciso ad andare da Rod e poi chiedere scusa a Kim ---> Volevo sposarmi e avere una nidiata di bambini asiatici.

“Hi, Conney!” Mi sentii avvampare dall’imbarazzo quando Sam venne a battermi il cinque e stringermi il pugno, secondo il saluto speciale della crew di Michael Park. “Conney ed io facciamo un lancio ciascuno” Disse poi, volendo risolvere il problema che ero dispari, ma in realtà complicò la faccenda perché Kim stava giocando in coppia con lui. “Sicuro di non voler rimanere?” Me lo chiese solo Mr Fischer, per il resto era già calato il gelo prima che arrivassi al tavolino. “Conney, aspetta!” Me ne stavo andando, convinto a tornarmene nella stanza gialla. “Ti va un game a Street Fighter?” Sam però mi rincorse per sfidarmi a Street Fighter e mi ricordai di Roma, quando trascorrevo le mattinate in bisca a giocarci invece di andare a scuola ---> Accettai nel tentativo di ritrovare qualcosa di famigliare. “Si fa così, andiamo!” Super Street Fighter II Turbo era tutta un’altra roba dalla versione originale del 1987. “Devi potenziare i colpi per farlo come me” Sam me le suonava di brutto e forse proprio per questo che si stava divertendo moltissimo.

Sam era la versione al maschile di Brienne ---> Statura minuta ma ben proporzionata, testolina bionda e viso dominato da due grandi occhi celesti, una patatina per naso e delle grosse labbra carnose. “Ti ho battuto, cazzo!” Quando stava in famiglia, era timido e non parlava mai, al contrario, quando era da solo, non stava mai zitto e metteva la parola fuck in ogni frase. “Non ho fame, voglio continuare a giocare” Mi dichiarai sconfitto ed ero pronto a pagare la scommessa in palio, però lui volle investire quei soldi per una nuova sfida. “Cazzo, Cazzo, Cazzo!” E ma stavo imparando e lui ci si incazzava di brutto. “Conney, questo è lecito, che non lo sai?” Il bastardino iniziò a giocare sporco e spintonava e faceva anche delle incursioni sul mio joystick per sabotarmi. “E No, sei un buco di culo, Conney!” Mi arrivava con la testa sotto l’ascella e bastava mettergli una mano in testa per rincalcarlo fin sotto lo schermo. “Smettila, cazzo!” Era stato lui a cominciare ...

“Che caldo, cazzo!” Un po’ per la tensione del gioco, ma anche perché gli ultimi game erano stati dei veri corpo a corpo, stavamo sudando e ci andammo a rinfrescare con una bibita ghiacciata. “Dobbiamo tornare a casa, sbrigati” Fu allora che Brienne venne a chiamarlo con un tono di voce acidissimo. “No che non puoi tornare con questo stupido” Ah, eravamo passati direttamente agli insulti. “Tu sei così ridicolo!” Beh, magari lo sembravo un po’ troll accanto a Sam mentre ci sbattevamo dal ridere giocando a un vigeogame. “Andiamo Sam, non vorrai rimanere con questo perdente” Brienne mi aveva rotto i coglioni e ordinai a Sam di seguirla. “Ci si vede in giro, Conney” Il suo saluto mi ricordò di JJ e allora lo richiamai per chiedergli dov’era quella sera. “Ti ci porto io” Non lo sapeva, però si propose di accompagnarmi da TJ. “Per favore!” Sam non voleva tornare a casa con i suoi, ma dopo che quegli altri mi avevano scaricato, a me non andava di corrergli dietro.

“Ti voglio a casa entro mezzanotte, ricevuto forte e chiaro?” Mr Fischer fu molto più conciliante di sua moglie, che aderiva alla congiura del disprezzo messa in atto dalle ragazze. “Resto anch’io, che c’è di strano?” Mi disse Rod, dopo che lo avevo visto attraverso la vetrata del bowling salutare teneramente la sua Brienne. “Che sono i docks?” E che ne sapevo io? Sam chiamava così il posto dov’era andato TJ. “Lui non ci può venire” Si sbrigò a precisare Sam, perché i bronzi non erano ammessi ai docks. “Conney, che cazzo hai in mente di fare?” Feci notare a Rod che non era carino che pensasse sempre il peggio di me. “Tu fai quello che vuoi ma Io riporto Sam a casa” Ah, ecco qual era la sua missione ---> Temeva che portassi il ragazzino sulla strada della pedizione. “Che ci fanno i boxer di Sam in camera tua?” Per fargli dispetto, avevo detto a Sam di passare a prendersi le mutande che erano finite per sbaglio tra le mie. “Io non ti lascerò andare via insieme a Sammy, questo è certo!” Allora poteva venire con noi, qual era il problema?

“Conney!” Sam, dopo aver di nuovo alzato il suo muro d’indifferenza, mi trattenne per un braccio. “Tu sei forse uno stupido, Rod è un poliziotto!” Rod era prima di tutto un cacasotto. “Dove stiamo andando?” A prendere la Betty in fondo al parcheggio buio e spaventoso. “Perché l’hai posteggiata lì in fondo?” L’istinto da nerd manteneva in allarme il sistema nervoso di Rod che inconsciamente temeva di essere attaccato da un momento all’altro da qualcuno di quei ragazzi che ridevano e scherzavano ascoltando musica hip hop dalle loro auto. “Non mi fido di te” Avevo già consigliato a Rod di venirci dietro con la sua Cadillac. “Fottiti” Gli era bastata una sniffata di fica per passare dal servirmi la colazione a letto al vaffanculo? “Santa merda, C-Conney!” Un tipo, forse per gioco, si era messo a correre con il suo fuoristrada tra le auto parcheggiate e quando ci venne in contro con i fari abbaglianti, finsi di spingere Rod ma poi lo tenni ben saldo, ovvio …  

“Non è così!” Invece Sì, aveva cambiato opinione su di me per compiacere Brienne. “Conney, c’è il ragazzo!” Sam aveva sedici anni e non era forse vero che lui alla sua età si divertiva a sborrare sulle foto delle compagne di classe? “Conney, sei disgustoso!” Lui faceva i fatti e il disgustoso ero io che lo raccontavo? “No, io le seghe me le faccio in chat” Vedi che Sam era più moderno. “Rubo il nickname di un compagno di classe per segarmi con la sua ragazza” Che piccolo figlio di puttana! “Sei più immaturo di questo ragazzino” Che poi l’immaturo ero io, quando la sera prima mi aveva proposto di fare un pigiama party? “E’ meglio che vi seguo con la mia macchina” Finalmente l’aveva capita!

 “Salve Conney, sono LeRoy, non ti ricordi di me?” Sam era già salito sulla Betty, quando mi sentii bussare alla spalla. “Ci sono anche gli altri della vecchia camerata” Che bella coincidenza! Insieme a LeRoy c’era anche Ralph e quel paraculo di Danny. “Ragazzi, salutate il Capitano” Mi fecero il saluto d’ordinanza per sentirsi ancora dei soldati. “Guarda qui, ti piace il tatuaggio?” Si erano anche tatuati una testa di coywolf sull’avambraccio in ricordo della loro esperienza militare. “Ne abbiamo uno ciascuno” Il coywolf era il simbolo della loro camerata. “Hippy Hurrà per i Coywolf” Inneggiò LeRoy e gli altri risposero mostrando gagliardamente l’avambraccio come dei moschettieri ---> Ma quanto potevano essere belli! “Un Hippy Hurrà per Conney!” Mi strinsero in un abbraccio di gruppo e insomma, quei bastardi mi fecero commuovere, cazzo! “Hurrà per il nostro leader!” Allora non ero così stronzo. “Coywolf, saluto d’onore!” Danny capì quanto mi stesse commuovendo il loro affetto e mi saltò sulle spalle per il saluto d’onore, cioè ululare come dei coywolf.

Sarebbe stato troppo bello finirla così, ma poi Danny dovette per forza ricordarmi chi era. “Tutti conoscono la Betty” Si era accorto di me fin dal primo momento che ero arrivato con il pick-up di Roger. “Ora vai in giro con i ragazzini di Michael Park?” Non potevo abbassare la guardia con lui e non mi piacque il modo come si rivolse a Sam. “Che ci fanno gli irlandesi a East Farmingdale?” Sammy arruffò subito il pelo da barboncino per rivendicare il suo territorio. “Noi siamo soldati degli Stati Uniti d’America e stiamo salutando il nostro Capitano” LeRoy era rimasto il mediatore di sempre. “Conney, se passi dalle parti di Northside, hai un taglio di capelli gratis” Forse dovevo seriamente pensare di tagliarmeli. “Grazie Capitano, ci faremo sicuramente sentire” Gli passai il mio numero e i ragazzi promisero di chiamarmi ---> Non volevo perdere i contatti con Ralph ... e forse anche con Danny.

“Portami a casa e poi va al magazzino di TJ” Stavamo uscendo dal parcheggio, quando Sam iniziò a parlarmi con insolita determinazione. “I miei genitori prendono i barbiturici prima di andare a letto” Accompagnai Sam a casa e poi aspettai che riuscisse. “Brienne lo fa sempre” Dovevo proprio essere un immaturo per farmi dare ordini da un ragazzino di sedici anni. “A me non importa nulla di Faith” Dopo esserci salutati, ebbi un accesso diverbio con Rod. “Quel bambino non è comunque figlio mio” Gli dissi quanto era stato stupido a farsi vedere in pubblico mentre giocava a fare il fidanzatino felice. “Faith può anche restare con il suo amante” Come pensava di spiegare a suo padre la fine di quello che fino a una settimana prima era un matrimonio perfetto? “Mio padre dovrà accettare la mia decisione” Stan avrebbe incolpato me, ecco cosa sarebbe successo, cazzo! “Questi non sono affari tuoi” Disse proprio così e poi andò a baciare il culo ai Fischer, riscuotendo la gratitudine per aver messo in salvo il loro pargoletto dalle grinfie del debosciato.

Mentre giravo a vuoto intorno all’isolato per ingannare il tempo, mi resi conto che se non riportavo Faith a casa al più presto, quell’idiota di Rod mi avrebbe tirato dentro a un casino ---> Avrei torchiato TJ per costringerlo a dirmi tutto quello che sapeva di Roger. Svoltai per Carmans Road per andare al piccolo magazzino dietro la casa dei Fischer, quando notai che c’era già un’auto parcheggiata lì davanti e allora filai dritto ---> Sembrava proprio una Cadillac Deville! Se ci ripassavo con la Betty per sincerarmene, persino un idiota come Rod mi avrebbe riconosciuto, allora entrai nel parcheggio riservato alla Stazione dei Vigili del Fuoco e tornai indietro a piedi. C’era solo un palo della luce a una ventina di metri e si vedeva chiaramente quell’idiota di Rod con la luce interna dell’auto accesa ---> Mi bastò rimanere nell’ombra per assistere a tutta la scena ...

Vidi una piccola sagoma scura sgattaiolare da dietro il magazzino e intrufolarsi nella Cadillac ---> Era Brienne! I fari della Cadillac si accesero e il motorino di avviamento dette un paio di colpi prima che l’auto iniziasse a fare marcia indietro ---> Stavano per scoprirmi! Invece, le ruote sterzarono e procedettero sull’erba andandosi a sistemare tra il magazzino e la siepe del parcheggio dei vigili del fuoco. Poi la luce in macchina si spense e i vetri iniziarono ad appannarsi ---> Come cazzo avrei  fatto per convincere Rod a rinunciare alla felicita? “Andiamo?” Ma porca puttana! Sam mi fece prendere un colpo spuntando fuori dal nulla. “Guida dritto fino a Vogel Way, è la prima strada a destra” Gli domandai se JJ gli avesse detto qualcosa sulla proposta di Roger. “Io non so niente di quella roba” Allora una proposta c’era stata! “JJ vuole diventare un campione di golf” Dunque Roger gli aveva promesso qualcosa riguardo al golf. “Io diventerò un Top Gun” Sam conosceva a memoria ogni fotogramma del film con Tom Cruise. “I piloti non devono essere alti” Sì, Tom Cruise era uno gnomo come lui.

“Devi arrivare fino al serbatoio dell’acqua della Stazione dei treni” Eastern Pkwy era una strada stretta, buia e dissestata che procedeva parallela ai binari della ferrovia, su cui si affacciavano una serie di magazzini di stoccaggio delle merci. “Parcheggia ovunque” Sulla strada c’era un divieto di sosta permanente che però nessuno rispettava. “Stammi dietro” Sull’incrocio con Prospect Pl, proprio sotto alla sinistra ombra del fungo della Stazione ferroviaria, c’era una recinzione metallica bassa e malandata con un piccolo cancelletto che non scorreva più sui cardini. “Scavalchiamo” Si faceva prima a scavalcarlo che a tentare di aprirlo. “A TJ non dire che ti ho portato io” A beh, passavo giusto per caso da quelle parti e mi dissi ---> Perché non m’intrufolo in un magazzino abbandonato! “Esso non è dismesso” Questo non mi rassicurava, visto che avevo letto sulla facciata una targa con su scritto ---> Danger! Unauthorized Persons Keep Out. “Stupido, noi andiamo di sopra” Stupido a chi?

Stavamo salendo su una scala di sicurezza metallica che cigolava e su cui i passi risuonavano come quelli di un gigante. “E che cazzo, Sam!” Cyril era il fratello di Cyrus e ci stava aspettando dietro la porticina d’ingresso sopra le scale, armato di mazza da baseball. “Tu non puoi stare qui” TJ ci venne incontro con indosso solo degli slip neri e un tot di tatuaggi tribal accuratamente disegnati nelle zone del corpo abitualmente coperti dagli abiti. “Conney ti stava cercando” Ci trovavamo in una stanzetta che faceva d’ingresso ad un altro paio di quelli che dovevano essere stati degli uffici e poi c’era uno stanzone senza finestre. “Che cazzo Conney, neanche tu puoi stare qui!” TJ era in un evidente stato di coscienza alterato e mentre ci stava parlando, si agitava gesticolando con una Colt 45 in mano. “Fottiti Cyril, che cazzo di guardia sei?” Quella semiautomatica era senza sicura e sarebbe bastato un niente per far partire un colpo. “Che cazzo fai, sei impazzito?” Io non sarei entrato nella statistica dei morti ammazzati da colpi partiti accidentalmente. “Hey, fratello ... il ferro non è carico!” E che cazzo ne sapevo Io?

Avevo compiuto una chiave articolare al braccio di TJ e poi colpito il suo polso per fargli mollare la pistola. “Cazzo, mi hai fato male!” Con Cyril avrei anche potuto non farlo, ma TJ lo aveva chiamato »guardia« e mi aspettavo che reagisse usando la mazza da baseball. “Chi cazzo sei?” Così gli afferrai il bastone che impugnava solo con una mano e lo colpii sul grugno, ma piano! Solo che bastò a fargli sanguinare il naso. “Stai calmo, Bo, è un amico!” Quindi sopraggiunse Bo, ma con una tempestività da bradipo. “Bello, a casa mia ci vuole il mio permesso per entrare in casa mia, bello!” Mi minacciava con una carabina Winchester da cowboy, ma da come la brandiva c’era da scommetterci che non ci aveva mai sparato un colpo in vita sua. “Benedetta merda, sei tu Van Damme?” Sì, è vero, non era necessario colpirlo con un calcio all’indietro ed è altrettanto vero che si tratta di un colpo sostanzialmente scenico, si usa per spacconeria e Sì, volevo impressionarli, che c’era di male?

“Bello, tu sei un duro, cazzo!” Bo era un bel manzo attempato con solo due neuroni fulminati in testa. “Tu sei tipo cintura nera di quelle cazzo di arti marziali, non è vero?” Sarà stato sulla cinquantina, ma aveva il cervello ibernato a vent’anni. “Bello, a me serve uno come te, cioè tipo qualcuno che sa coprirti le spalle, cazzo!” Ero finito in una sorta di Trap House con gente che spartiva dosi e fumava marijuana. “Vienimi dietro, bello” Scorsi in un angolo JT che ronfava tra le tette di Haley. “Hi, Conney!” Mi salutò lei, togliendosi il ragazzo di dosso per venirmi a salutare con un bacino. “Tu puoi accompagnarmi a casa, per favore?” Me lo chiese con e lacrime agli occhi e poi mi gettò le braccia al collo. “Mio padre mi ucciderà” C’era un bong ancora fumante al centro del tavolinetto e Haley stava avendo uno sballo negativo.

“Vai a farti fottere, cagnetta” Non so da dove spuntò fuori Rachel e sulle prime neanche la riconobbi perché l’occhio mi cadde sul pelo fulvo della sua micetta nuda. “Tu lo sai esso, Bo, Conney è un armato amico di José, esso è così” Disse strofinandosi sul braccio tornito di Bo. “I bravi ragazzi dello Zio Sam sono benvenuti qui” Sì, era lei e a quanto pareva Stan non aveva mentito sul secondo lavoro del Caporal Maggiore Rodriguez. “Bello, perché non mi hai detto che ti manda José?” Se Rose O’reilly avesse saputo di Rachel! “Adesso fotti e poi parliamo d’affari, OK?”  Rachel mi prese per mano e non fu per niente facile trovare un angolino appartato e, infatti, non lo trovammo. “Conney, dove l’hai lasciata la puttanella asiatica?” Così, mentre sbattevo Rachel da dietro, piegata su un tavolo, arrivò Gina che dopo avermi offerto una canna inviatami da Bo con gli auguri della casa, si mise a parlami del più e del meno come nulla fosse. “Noi andiamo a correre nel tubo, ci si vede in giro” Disse proprio così, shakerando le palline d’acciaio dentro una bomboletta di vernice spray.

“Sparami il tuo carico sopra, maschio!” Gli schizzai sulle natiche che erano bianche cadaveriche sotto la luce di quei neon a luce fredda da banco macelleria del super mercato. “Mi hai fatto venire come una cagna” Rachel era in vena di effusioni e mi teneva tra le sue cosce standosene seduta sul tavolo. “Sei ancora roccioso!” Me lo rinfilai nei pantaloni perché improvvisamente scoprii di odiare Rachel. “Va a farti fottere, buco di culo!” Ma che cazzo pretendeva da me, che la pagassi forse? “Che si sgriglia, bello!” Stavo cercando qualcuno dei ragazzi, quando finii in quello che doveva essere il quartier generale di Bo. “Un uomo non dovrebbe mai parlare d’affari con le palle gonfie, non è vero?” Bo era un motociclista da Harley Davidson ---> Canuto, codino e barba lunga ingiallita di nicotina, pelo grigio sul petto villoso incastonato in un gilet di pelle, il pacco gonfio strangolato in un paio di jeans strettissimi. “Vecchia, ti presento Conney, è un amico di José” Sua moglie era seduta al tavolo a separare le banconote da un dollaro dai tagli più grossi.

“Vecchia, essi gentile, cazzo!” La moglie di Bo era il vero boss di quella scalcagnata banda di spacciatori ed io non gli stavo simpatico. “Il tuo amico guida la Betty, lo sai questo?” Tekla somigliava a Bo, nel senso che si vestiva alla easy rider, però su di lei quei succinti abitini in pelle erano grotteschi e poi aveva sotto gli occhi delle borse livide che la facevano somigliare a un procione malvagio. “Bello, sei amico di Roger?” Ero un soldato e guidavo il suo pick-up, anche un mulo tuonato come lui avrebbe saputo fare due più due. “Qui non vogliamo guai, ragazzo” Gli chiesi se sapevano dove potevo cercarlo perché era sparito dopo avermi tirato un bidone. “Andate a sciogliere i vostri nodi lontano da qui” Tekla neanche mi fece finire di parlare. “Andiamo Vecchia, il ragazzo non è una cattiva sberla” Mi stavano trattando come uno di quei ragazzini cui vendevano la loro merda e questo non andava bene.

“E’ colpa della cagna irlandese” Bo si stava pulendo le unghie con la punta di un bel pugnale d’assalto. “Voglio quella troia fuori da qui” Glielo sfilai di mano e infilzai il mazzetto da un dollaro, giusto a un palmo dalle grosse tette di Tekla. “Lo hai visto!” Avrei dovuto infilare quel pugnale nel piercing della sua lingua, solo così sarei riuscito a zittirla. “Quella cagna ci porta in casa questi tagliagole, cazzo!” Invece, lo spavento la fece diventare ancora più isterica. “Io non tratto con gli uccisori di stato, io non vendo merda chimica, io non prendo soldi alle puttane” Si avventò contro il marito come una iena, invocando i suoi alti principi da delinquente. “Andate a farvi fottere tutti!” Insaccò i soldi sul tavolo in una grossa tracolla e ci piantò in asso beccheggiando sui degli stivaletti dal tacco stratosferico. “Bello, mi hai appena fatto litigare con la mia vecchia, lo sai questo?” Sua moglie aveva ragione perché se non mi rispondeva avrei appiccato il fuoco alla sua baracca.

“Bello, Io penso che tu conosca i tuoi compagni” Beh, intorno a una caserma non è poi così strano trovarci un giro di puttane e un po’ di marijuana. “Io non tratto la merda del tuo amico, bello” Poteva almeno dirmi di che merda stavamo parlando. “Io taglierei l’uccello a quei fottuti porci” Era strano continuare a sentire parlare di valori morali in una Trap House. “Siamo una piccola comunità pacifica, bello!” Io non ero andato là per giudicarli, volevo solo sapere dove cazzo si era nascosto Roger. “Noi non vogliamo guai,amico” Forse non aveva capito che i guai erano già arrivati per lui. “Il tuo amico tratta con i niggas di East Street a Amityville” Quando il destino inizia a ripeterti i nomi degli stessi luoghi è segno che in un modo o nell’altro ti ci condurrà. “Hei, la roba si paga, bello” Presi un fiore di marijuana e me ne andai lanciandogli una moneta da un quarto di dollaro.

Mentre tornavo indietro con la Betty, vidi camminare sul ciglio della strada JT, Haley e Sam. Li riconobbi solo dopo averli superati e mi raggiunsero di corsa, saltando in macchina allegramente. “TJ è andato sotto il cavalcavia per terminare una tag” Ecco dunque spiegata la bomboletta di vernice spray di Gina. “Conney, cuciti la bocca con mio padre, OK?” Con i ragazzi in macchina ero tornato ad essere Conney. “Tu hai fatto la cosa giusta a mollare Kim” Ad Haley era passata la luna nera e ora rideva per ogni sciocchezza. “Io non ce le voglio quelle cagne alla tua festa, OK?” A quanto pareva, le ragazze avevano litigato. “Lo hanno fatto di proposito!” Haley e TJ si erano sistemati sul sedile posteriore mentre Sam si era prontamente accomodato accanto a me allacciando la cintura. “Io non ci volevo credere, ma è esattamente così” Haley parlava e parlava mentre TJ si era nuovamente addormentato ---> Avere quei ragazzi in macchina fu come respirare una boccata d’aria fresca.

“Tu non te ne sei accorto, ma c’era anche lui con i tuoi amici irlandesi” Haley collassò di sonno improvvisamente. “Ricordi quell’auto con i fari accecanti?” Stavamo andando ad accompagnare a casa Haley e Sam mi faceva da navigatore. “Non riconosci neanche il tuo fuoristrada?” A Sam venne la parlantina e si rivelò molto più sveglio di quanto credessi. “Per un momento ho creduto che volessi fermarlo spingendo Rod sotto le ruote della macchina” Che coglione! Al parcheggio del bowling ero talmente preso a litigare con Rod che non mi accorsi che Roger era lì con i ragazzi della camerata. “Ti sei fatto prendere in fallo come uno stupido” Se magari Sam mi avesse detto prima quello che mi era sfuggito … “A me avevi detto che andavi cercando TJ” Era lui che voleva andare ai docks per scroccare da fumare, altro che … “E prima mi avevi chiesto di JJ” Mi stava prendendo per culo? “Io ti ho solo ascoltato parlare con Bo” OK, lo avevo sottovalutato, ma doveva piantarla di tirarsela. “Tra due partner non ci dovrebbero essere segreti” Noi non eravamo dei buddies e questo perché Sam era un ragazzino e quello non era un gioco da Ragazzi alla goonies.

Il peggior errore che si possa commettere con un adolescente è trattarlo da ragazzino e Sam da quel momento si cucì la bocca esattamente come faceva con gli altri adulti. “Vi amo, ci vediamo alla festa, vi amo tutti” Haley si era svegliata innamorata del mondo e ci salutò come se stessimo per partire in guerra. “Vi amo!” Ancora! Continuò a salutarci fin quando non lasciai la strada di casa sua. “Andiamo ad accompagnare prima Sam” Anche JT si era svegliato ed era fresco come una rosa. “Siamo di strada prima da te” Sam aveva ragione ma io tanto dovevo tornare dai Brown. “Dici così perché mi vuoi scaricare” Sbottò Sam. “Se Franky si accorge che sei uscito di nascosto, se la prende nuovamente con noi” Precisamente, avrebbe preso di petto il sottoscritto. “Fammi scendere qui, torno a casa camminando” Perché stavo discutendo con quel ragazzetto? “Conney, tu sei un buco di culo” Almeno su una cosa era d’accordo con la sorella. “Vi odio” Haley ci amava e Sam ci odiava ---> Una semplice buonanotte No?

“Sali da me ad ascoltare Snoop Doggy Dog?” Haley non era riuscita ad aspettare il giorno del suo compleanno per dargli il suo regalo. “Gin and Juice è pazzesa, non è vero?” Ma il girono dopo non aveva il lavoro? “Ti sei dimenticato che è il mio compleanno?” Si era preso qualche giorno di ferie per festeggiare. “Allora che fai?” Accettai l’invito, tanto c’era da scommetterci che dopo un tiro di canna, JT sarebbe ripartito per il mondo dei sogni. “Ciao ragazzi!” Invece, sul pianerottolo del secondo piano trovammo JJ ad aspettarci. “Lo scopone scientifico con lo Zio Gino è una messa cantata” Mi rispose JT quando chiesi a suo cugino perché quella sera era rimasto in casa. “Certo che ti ci porto!” Gli chiesi se il giorno dopo mi accompagnava a comprare un set di mazze da golf. “Io finisco di lavorare alle sei PM” A JJ bastava parlargli di golf per farselo amico. “Tu mi ha rotto le palle col tuo stupido golf” Che? “Ora che ti sei iscritto al Circolo del Golf diventerete amici, non è così?” Lo eravamo già, non stavamo forse insieme nella crew di Michael Park? “Fottiti Conney, voi mi state scaricando” Eppure ero convinto che Sam lo avevamo lasciato a casa. “Nessuno ti ha mai detto che fai del pessimo umorismo?” Erano loro che non lo capivano.

Lasciai ai ragazzi il mezzo spinello rimasto e me ne andai per evitare che ricominciassero a litigare per colpa mia. Nel momento che risalii in macchina sentii tutto il peso della giornata appena trascorsa. Contrariamente a quanto mi aspettassi ---> trovare parcheggio non fu così facile. Da quelle parti, molte case erano senza garage e quelle che lo avevano, lo usavano come magazzino e sul vialetto non ci stavano tutte le auto di famiglia. Insomma, gironzolai per più di un quarto d’ora e alla fine parcheggiai alla romana ---> In doppia fila o, meglio, cercai di tenere il muso e il culo della Betty tra i due vialetti dei Brown e gli Hughes, di modo che riuscissero comunque a uscire con un paio di manovre e qualche vaffanculo. “Hey, Conney, psss!” E che cazzo, nessuno dormiva da quelle parti? Erano quasi le due del mattino … “Scusa, Conney” Scusa un par di palle, Ted mi aveva appena pizzicato mentre ostruivo il passaggio del suo vialetto con la Betty. “Aspetta qui, vado a prendere le chiavi della mia auto” Ted non solo era bello, ma era anche buono come un tocco di burro zuccherato …

Io già mi aspettavo una ramanzina, invece Ted fu molto accomodante. “Tu uscirai sicuramente dopo di me” Mi propose di parcheggiare sul vialetto e per farlo, tirò fuori la sua auto e si parcheggiò dietro di me. “Nessun disturbo” Fu talmente gentile che non sapevo come sdebitarmi. “Ci sentiamo domani per il tuo mobile” Ah, ecco … mi ero già sdebitato acquistando il cellulare. “Buona notte” Tornare in camera non mi fece un bell’effetto ---> Trovai tutto esattamente come lo avevo lasciato, compreso il mio riflesso nella piccola toletta dentro l’armadio. Mi rollai un bel cannone alla Bob Marley attaccando due cartine insieme e ci spinsi dentro la marijuana presa di prepotenza a Bo ---> Volevo stordirmi per riuscire a terminare quella giornata. Prima di accedere la mia piccola opera d’arte, aprii la finestra e scoprii che il davanzale era perfetto per sedersi. Lanciata la prima densa zaffata di fumo che rimase sospesa nell’aria diradando lentamente, mi accorsi che la luce nel garage di Ted era ancora accesa ---> Era seduto a un tavolo da lavoro.

Presi in mano il cellulare e la chiamata di Ted era ancora l’ultima ricevuta, non ci fu neanche bisogno di pensare ---> Lo vidi cercare il suo telefono sul banco e poi guardare il nome che gli era apparso sul display, ma invece di rispondere, alzò lo sguardo verso la mia finestra. Io gli feci un cenno di saluto con la mano e solo dopo rispose. “Hi, Conney, anche tu non riesci a addormentarti?” Mi disse e riuscivo a vedere il suo sorriso mentre parlava. “Di che genere di rimedio parli?” Tirai un paio di boccate per far ardere bene il braciere del cannone e poi glielo mostrai soffiando via il fumo. “Io non penso che quella sia roba legale” Beh, in fondo lo avremmo usato a scopo terapeutico. “Forse non è una cosa giusta” Se avesse detto di No, non avrei insistito, ma dubitò e questo voleva dire che desiderava farlo. “Passa per la porta del giardino” Aprire la serranda del garage avrebbe svegliato Meredith.

“Io non fumo” Figurarsi se un bravo papino come Ted mettesse a rischio la sua salute. “Tu sei sicuro?” Quella marijuana andava giù come il miele e gli proposi un bacio per aspirarla senza alcun problema. “Devo solo inspirare?” Mi misi il braciere in bocca e gli dissi d’inspirare dal filtro di carta il fumo che ci avrei spinto fuori ---> I suoi polmoni vergini assorbirono come delle spugne tutto il cannabinolo. “A me questa roba non fa effetto” Aveva le pupille dilatate al punto che la retina divenne una sottile aura verde acquamarina. “Al tempo del college presi una tirata da un bong e stetti malissimo ... perché non mi credi?” Al secondo tiro iniziò a ridere come un ubriaco e allora gli dissi che era meglio smettere. “Realmente, Io sto benissimo!” Gli proposi una passeggiata al parco per respirare una boccata d’aria fresca e fu una buona idea. “Meredith è un’appassionata di cronaca” Ci sedemmo sulle altalene e il cigolio andava avanti come una dolce nenia. “Lei ti riconosciuto subito” Maledizione! Venni a sapere che quella settimana il quotidiano locale aveva pubblicato un aggiornamento sulla faccenda del Predicatore Zacharias Cornelius e c’era in corredo una mia orribile foto “Tu dovevi amarla veramente molto” Siccome non c’era un cazzo da aggiungere a quanto accaduto, il giornalista ci aveva ricamato sull’amore contrastato tra me e Jennifer. “Esso è vero che non puoi andare a Philadelphia?” Non lo sapevo se la storia della diffida era ancora in vigore, tanto io a Philadephia non ci sarei andato comunque, uffa! “Ti capisco, deve farti ancora male parlarne” Basta, gli dissi che era il momento giusto per andarcene a dormire. “Grazie Conney!” Chissà perché mi disse grazie invece di augurarmi la buona notte?

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  • 2 years later...
Spoiler

Ecco qui la seconda stagione di Long Beach memories --> In questi primi episodi non c’è molto da mostrare riguardo alla memorabila degli anni novanta ed ho bisogno di riannodare il filo del discorso riguardo alle pillole di puritanesimo <-- Quindi--> Siccome racconto di una famiglia di oriundi italiani di origine partenopea, nei contenuti speciali ho deciso di spendere qualche parola sull’emigrazione italiana; anche al fine di chiarire la percezione che gli americani hanno di noi italiani.

Gli oriundi italiani degli anni novanta di cui scrivo erano ancora legati all’eredità lasciata dagli emigranti; invece, gli italo-americani di oggi sono stati totalmente assimilati. Non parlano più italiano e come degli americani confondono l’Italia con la rappresentazione che esiste di essa negli Stati Uniti.

Procederò schematicamente iniziando dalla prima ondata migratoria italiana.

Il nostro periodo migratorio è durato più di un secolo (1860/1980 circa) e dal 2010 circa, questo flusso migratorio si è riattivato, anche se in misura più contenuta e riguardante soprattutto la fascia dei giovani laureati (fuga dei cervelli), conta quasi 100.000 italiani l’anno! La tipologia del migrante è fondamentale per capire l’impressione che si ha di noi in terra straniera. La Fuga dei Cervelli è una migrazione che possiamo definire di elite e del resto, durante la pandemia ci siamo accorti di quanti posti di livello superiore coprono gli italiani all’estero.

Al contrario, gli italiani del passato erano migranti poveri sia nelle tasche e sia nel bagaglio intellettuale. I primi, quelli del 1861/73, provenivano prevalentemente dalle venezie: “Diaspora veneta”. La loro rotta transoceanica si rivolgeva soprattutto verso le ex colonie dell’emisfero australe come Argentina, Brasile o Australia. Riguardo agli Stati Uniti, invece, bisogna tener presente alcune date come la guerra civile americana (1861/65), cui seguì il periodo della ferrovia che richiamò molta manodopera non qualificata --> L’emigrazione italiana vi contribuì solo marginalmente. Tutto questo andò a infrangersi contro il Venerdì Nero del 1869 che giunse al 1873 con la demonetizzazione dell’argento. E’ difficile da spiegare in poche righe … insomma, c’era sotto l’imbroglio con cui le banche/ferrovie convertivano in carta moneta il metallo prezioso dei piccoli investitori (per lo più coloni dell’west), e Jay Cooke che progettava la Northern Pacific Railway ed era anche titolare della Banca Cooke & Co. fece un crack che innescò un effetto domino, tirando giù l’economia americana. Tutto questo arrivò fino al 1879/80, quando ci fu la ricostruzione ed è ora che inizia l’ondata migratoria più grande degli Stati Uniti, quella che li popola di americani con il trattino (es: italo-americani).

Prima di allora, l’immigrazione negli States era mossa dalla necessità di popolare l’West. Principalmente furono i migranti di ceppo germanico a farlo, questo perché il protestantesimo tedesco fu parte integrante delle 13 colonie (La Pennsylvania era etnicamente di ceppo germanico). Tanto per sfatare un mito --> La conquista del West come ce l’ha raccontata Hollywood, da Ombre Rosse di John Ford ai nostrani Spaghetti Western, è un falso storico <-- I cowboy non sono mai esistiti. Per esempio, nel West c’erano molti cinesi, tant’è che la prima legge contro l’immigrazione fu fatta contro di loro (Chinese Exlusion Act del 1882). Tuttavia, già nel 1875 si era proceduto con delle restrizioni verso anarchici e comunisti.

Tra le righe di quella selezione all’ingresso c’era scritto che non erano graditi i ceppi etnici latini, accumunati ai messicani o sud americani, tra cui dilagava il comunismo. Gli americani neanche volevano che si formasse una folta comunità cattolica che facesse sbarcare il Papa negli Stati Uniti (C’erano già gli irlandesi e molti polacchi). Purtroppo, i nostri libri di scuola non ci spiegano cosa accadeva realmente a Ellis Island; in quel museo oggi si vedono le foto dei disgraziati anche italiani che pur di non essere rispediti indietro, si gettavano nelle acque della baia newyorkese nell’estremo tentativo di raggiungere le coste così vicine ai loro occhi, ma i più perivano nelle acque gelide <-- Blocco Navale!

Seconda ondata migratoria (fine ottocento)

La seconda ondata migratoria italiana si riversa negli Stati Uniti in maniera copiosa dal Sud Italia. E’ composta soprattutto da giovani maschi in età di lavoro, che non si integrano perché non conoscono la lingua e sono culturalmente diversi dal ceppo britannico e germanico. Questo creava forti tensioni e l’opinione verso i nostri connazionali diventò pessima --> Gli statunitensi ci schifavano. E’ sul finire del 1800 e inizio 1900 che nasce il pregiudizio contro gli italiani ed è il 14 Marzo del 1891 quando si scatena l’intolleranza, in quello che è passato alla storia con il nome di “Linciaggio di New Orleans”.

Quello che è annoverato tra i grandi linciaggi della storia americana, era supportato da un razzismo ispirato da studi portati avanti da intellettuali >>italiani<< (es: Sergi e Pigorini). Secondo i quali l’italiano del sud era praticamente un subumano dal cervello sottosviluppato e dalla forma cranica che lo predisponeva al crimine. Soprattutto, non era imparentato con l’italiano del nord, in cui scorreva sangue celtico <-- Qualcuno doveva spiegarlo ai Brasiliani che nello stesso periodo schiavizzavano i Padani sostituendoli ai neri africani.

I Fatti --> New Orleans aveva all’epoca 240mila abitanti di cui la comunità Dago (termine dispregiativo che accumunava: italiani, spagnoli e portoghesi) ne contava ben 30mila. La mafia siciliana si era radicata con due famiglie: i Provenzano e i Matranga. Quando il capo della polizia fu assassinato, questo prima di morire riuscì a dire “Dagoes did it”. Immaginatevi come gli americani condussero le indagini sull’omicidio <-- Il console italiano di New Orleans riferì al proprio ambasciatore dei metodi violenti usati contro tutti gli italiani al fine di arrestarne sommariamente 19.

Durante il processo ci fu un linciaggio mediatico --> niente che non accadrebbe oggi anche in Italia, se una mafia collegata a una comunità di migranti fosse accusata dell’omicidio di un capo della polizia. Il processo però assolverà ben 11 degli italiani arrestati --> figuratevi i Salvini e Meloni dell’epoca che scesero in campo con la loro retorica contro gli immigrati e i giudici che non proteggevano i buoni americani. In particolare fu il sindaco di New Orleans che definì gli italiani: fannulloni, abietti, depravati e perfino più indegni dei negri e dei polacchi. Fu, invece, l’eminente avvocato Wiliam Parkerson che radunò in piazza tutta la borghesia locale, pronto a farsi giustizia da solo --> Migliaia di persone ben armate assaltarono la prigione per ammazzare quelle bestie degli italiani.

Gli strascichi della faccenda si conclusero quando il presidente Benjamin Harrison concesse un indennizzo alle famiglie delle vittime, ma la cosa rinfocolò l'astio contro gli italiani e contro lo stesso presidente che piegava la testa … tanto che il congresso abbassò l’indennizzo da 25mila dollari a 2mila e cento.

Giusto per non far venir la voglia di dire --> e ma quelli erano mafiosi siculi. Nel 1893, due anni dopo, nelle saline di Aigues-Mortes (Francia), fu condotto un massacro d’immigrati italiani di origine piemontese.

Terza ondata migratoria

Una nuova ondata migratoria arrivò dopo la prima guerra mondiale e ad accogliere i nostri connazionali ci furono articoli di giornali della portata del New York Times, in cui ci definivano: feccia, criminali, sfaticati e si parlava dei napoletani come individui dediti alla promiscuità che li faceva figliare come bestie. Sotto la spinta di questa repulsione sociale, negli Stati Uniti fu varata una legge nel 1921 e un’altra nel 1924 per frenare il flusso migratorio dall’Italia. Quindi, in concomitanza dell’avvento del fascismo, la migrazione verso gli States rallentò sensibilmente, cambiando fisonomia --> Partivano intere famiglie e spesso si trattava di dissidenti, quindi quel milione e mezzo di italiani affluiti negli USA durante la dittatura, ci rimase, formando un tessuto etnico capace di generare una discendenza. E’ da questo momento che si può veramente parlare di comunità italiana negli Stati Uniti.

Noi italiani venivamo percepiti un po’ come oggi facciamo con degli islamici perché eravamo prima di tutto papisti (Gli italiani erano inclusi nel manifesto razzista del KKK che, per inciso, era scritto da quegli evangelici che consideravano il Papa di Roma l’anticristo). Di vero c’era che spesso doveva intervenire il gendarmi per costringere le famiglie italiane a mandare a scuola le bambine, le quali non di rado erano promesse spose ancora minorenni in matrimoni combinati <-- Diciamo che la nostra cultura fortemente patriarcale non somigliava a quella americana, in cui le donne, almeno formalmente, possedevano già dei diritti e si avviavano a conquistarne altri.

Italia = Mafia

Come per i cowboy, anche i good fellas raccontati da Hollywood rendono alla storia una realtà quanto meno romanzata ed è forse questo il motivo per cui il mafioso fa parte dell’immaginario collettivo a stelle e strisce <-- quale americano non ha recitato davanti alla toletta di casa qualche battuta de’ Il Padrino o Scarface? La mafia è diventata uno stile cinematografico e attori e registi di origine italiana ne hanno fatto la storia.

Ma ora parliamo della Mafia reale: innanzi tutto, “Our Thing” --> Cosa Nostra non è un nome, ma una risposta che Lucky Luciano dette per indicare qualcosa che non esisteva, cioè fatti loro/italiani. Sui giornali americani la malavita italiana era indicata con il termine generico di “National Crime Syndicate” che, per dire, includeva anche la malavita ebraica. Nel gergo parlato si indicava come Italian Mob cioè banda (armata) italiana, ma anche questo termine era generico e si usava pure per indicare un Irish Mob. Lo sottolineo per dire che ogni comunità d’immigrati esprimeva una propria malavita e, anche se pare brutto a dirsi, queste organizzazioni criminali preservavano i nuclei culturali, impedendo che soccombessero per la mano violenta di altri nuclei culturali. Spesso, come nel caso della mafia, le organizzazioni malavitose fornivano anche quel welfare che gli Stati Uniti non davano. Io non voglio assolutamente assolvere in alcun modo le attività criminali della mafia a stelle e strisce, tuttavia, almeno quella degli albori, permise alla comunità italiana di radicarsi sul territorio …

I fatti appena citati di New Orleans testimoniano anche la prima apparizione della mafia negli Stati Uniti. Tuttavia, gli italiani si trovavano in quella città solo perché il suo porto faceva da testa di ponte per il Sud America, quindi non è propriamente una testimonianza della storia migratoria degli italiani negli States. La prima vera comunità d’italiani negli Stati Uniti si formerà a cavallo del 1900 a Lower East Side di Manhattan; che era il luogo dove approdavano tutti gli immigrati. I quali, cercavano di raggrupparsi in gruppi/ghetti, dove si formavano le attività di estorsione tra connazionali. In quella italiana vigeva “La Mano Nera” che era un metodo d’estorsione comune a diverse italian mobs originarie del Sud Italia. Gli americani le indicarono tutte in un cartello o >>sindacato<< criminale, ma non si può ancora parlare di mafia. La Camorra newyorkese, per esempio, si specializzò in rapine e furti. Solo dopo sarà assorbita dalla mafia siciliana, ma cronologicamente fu la prima a distinguersi come reale organizzazione criminale.

Attraverso l’efficienza di uno schema di comando consolidato in Sicilia, la mafia riuscì a spazzare via le altre Italian Mobs. Questo permise alla comunità italiana di coesistere ed esprimere un'identità che forse non era ancora ben definita neanche in Italia. Si formarono dunque dei quartieri in cui si preservavano gli usi e costumi nazionali, un po' come facevano gli ebrei --> Sto parlando delle varie Little Italy del Nord America. La più celebre fu quella a Lower East Side di New York city, che al principio rimaneva ben divisa assecondo le Italian Mobs che le comandavano: Siciliani a Elisabeth Street, Napoletani a Mulberry Street e i Calabresi a Mott Street. A Manhattan c’era però una Little Italy meno nota, ma decisamente più importante --> Quella di East Harlem. Qui s'insediarono dei salernitani nel 1878 e quindi è cronologicamente antecedente alla Little Italy più nota. 

A seguito del proibizionismo e dei soldi che portò in cassa ai gangster italiani (1920/30), Italian Harlem arrivò a contare fino a più di 100mila abitanti e fu rappresentata al congresso degli Stati Uniti da quello che poi diventerà anche un sindaco di New York --> Fiorello Henry La Guardia. Un modello emblematico d’integrazione che descrive bene la strada che usarono gli italiani per affermarsi nella società statunitense. La Guardia era massone della Loggia Garibaldi di New York e da bravo tessitore di rapporti sociali, ebbe una lunga vita politica che lo portò fin nelle stanze di Washington. Tanto che nel 1947, anno della sua morte, gli venne dedicato il noto aeroporto newyorchese di “La Guardia” <-- appunto.

Tuttavia, a Harlem la comunità nera impedì che gli italiani arrivassero a occupare fino a quasi il 90% del territorio, come invece era accaduto a Little Italy. Tanto che Italian Harlem si estinse a ridosso del 1980, un lento abbandono che iniziò con Malcom X e le sommosse a seguito dell’assassinio di Martin Luther King. In fine, a seguito delle politiche municipali che condussero sul lastrico la città (1975 circa), ci furono dei tagli al personale di polizia con conseguente proliferazione della delinquenza --> New York city divenne >>Fear City<<. 

Per capire la situazione vi consiglio un film cult --> The Warriors (I guerrieri della Notte) di Walter Hills che parla più che della realtà, dell’immaginario in cui viveva la New York di quegli anni. 

Il film ha dato vita a un vero e proprio genere e ne seguirono dei fumetti ispirati e anche videogiochi (Street Fighters). Nel cinema ne raccolse il testimone Carpenter --> Escape from New York (1997: Fuga da New York), dove s’immagina una Manhattan ridotta a prigione.

Vi consiglio anche un altro film meno “americano” e dal sapore stilistico più italiano, cioè la commedia di Scorsese --> After Hours (Fuori Orario), il film è del 1985 e si permette uno sguardo più rilassato ma non meno paranoico della Grande Mela.

Ecco, procedendo per questa china di degrado cittadino, gli italiani di Est Harlem traversarono l’East River e si stabilirono a Long Island, nel quartiere di Astoria (Queens). Già anni addietro avevano iniziato a stabilirsi nel Bronx, solo che questo borough divenne pure peggio di Harlem e siccome South Bronx è separato dall’isola di Manhattan dal canale di Harlem, anche da qui gli italiani continuarono a menarsele con gli afroamericani. C’è un film commedia molto carino che può rientrare nel bouquet di movies che raccontano bene il periodo storico --> Do the right thing (Fa la cosa giusta) di Spike Lee (1989), qui si vede bene la difficile convivenza tra italiani e afroamericani, che però li unisce anche culturalmente.

 

 Tempi moderni

Riepilogando --> Il flusso migratorio italiano va gradualmente ad esaurirsi a partire dagli anni 1960/70 e viene sostituito dall’afflusso ispanico/caraibico, per esempio i portoricani. Il periodo coincide con l’emancipazione delle comunità italiane che formano delle vere e proprie lobbies. La Mafia esiste ancora, ma si è spezzato il legame che la univa alla Sicilia, diventando un qualcosa che il cinema celebra con dei successi tipo “Il Padrino” o da serie TV tipo “I Soprano”. Attualmente c’è un reality che parla degli italiani --> Jersey Show. E’ un accozzaglia di stereotipi che per un americano medio rispondono all’identikit dell’italoamericano di oggi --> Il punto da cogliere è che l’oriundo italiano moderno è un americano >>atipico<<.

Quello che emerge dalla storia degli italiani d’america è un senso di appartenenza molto forte e quando un oriundo italiano si presenta ad un altro americano, dirà sempre “Hi, I’m Italian”. Questa cosa infastidisce perché moltissimi americani hanno ascendenze europee, ma nessuno si presenta tipo così “Hi, I’m dutch”. Tra gli italoamericani è in voga il “Proud Italian Pride” che qualcuno si fa anche tatuare con motti tipo “It’s in my DNA”  o “Son of Italy”; “Famiglia” eccetera. In cosa sono diversi gli oriundi italiani dagli americani? Beh, in roba anche banale tipo andare a tagliarsi i capelli dal parrucchiere <-- L'americano medio lo fa in casa e si vede. Più in generale, gli italiani ci tengono all’etichetta, ma non immaginatevi chissà cosa --> Si pettinano prima di uscire di casa, è difficile vederli in giro in ciabatte (Brigliadore a parte), sanno coordinare i propri abiti e poi c’è il cibo --> gli italoamericani hanno ancora delle regole tipo sedersi ad un tavolo e cucinare qualcosa che vada in un piatto, mentre gli americani mangiano quando hanno fame e lo fanno spesso direttamente dal frigorifero.

Com'è vista l’Italia oggi? --> Un americano non sa nemmeno trovarla sul planisfero e non sa neanche distinguere la lingua italiana che confonde con lo spagnolo. Dell’Italia ha una percezione derivata dal marketing del cibo che trova al supermercato e dai ristoranti esclusivi che lo cucinano. La loro percezione si fonda sul made in Italy glamour o dai divi del pop che lo propagandano, magari sottolineando qualche ascendenza italiana tipo Leonardo Di Caprio. Poi ci sono i desktop che proliferano di paesaggi tipo Cinque Terre o Costa Amalfitana … senza dimenticare la bellezza del nostro Rinascimento. In conclusione --> L’americano medio si sente un po’ inadeguato nei nostri confronti.

Succede lo stesso con i francesi o gli inglesi, ma noi non siamo teste di cazzo … no, a noi ci vedono sorridere e da parte loro vorrebbero fare bisboccia con noi, solo che nel farlo si accorgono di quanto sono … americani. Basti dire che gli americani hanno paura di venire  in Italia perché temono di fare figuracce tipo vestirsi male o non sapere usare le posate a tavola … del resto, io ve lo dico, negli States il rutto a tavola è normale … 

Le cose da non fare negli Stati Uniti --> 1) Gli Statunitensi non gradiscono essere definiti tali --> loro sono americani e il fatto che noi gli facciamo notare che anche i Messicani sono americani; beh, la prendono come una deminutio capitis.  2) Non mutuare l’italian pride degli oriundi italiani dandogli legittimità nazionale <-- gli americani ci godono troppo a distinguerli da noi >>veri italiani<<. 3)Non dimenticare mai che gli americani sono puritani e non si abbracciano e men che mai usano darsi bacetti sulla guancia, qualsiasi genere di effusione non va fatta in pubblico. 4) Essere puntuali significa arrivare 5 minuti prima e, soprattutto, essere puntuali anche nel congedarsi --> Dettaglio --> Quando ti domandano come stai, vogliono sapere solo quanto sei ricco. 5) Mai dare appuntamenti dopo le otto di sera, a meno che non si tratti di un appuntamento galante al ristorante. Il buon americano cena intorno alle 18 e alle 22 già ronfa. 6) Negli Stati Uniti non si va in discoteca. Ci sono i locali notturni --> Night Club. In alcuni si può anche ballare, ma somigliano più a dei Bar e quindi sono offlimits ai minorenni. Dove vanno a ballare i giovani americani? Alle feste che si tengono in casa … ma anche lì, il ballo non è importante quanto lo >>sballo<<. Forse l’unica occasione danzante è costituita dai tre balli durante l’anno scolastico del liceo (Homevisit, Winterfest e Prom), ma è una roba talmente esasperante in fatto di tradizioni e competizione sociale che il vero divertimento sta negli eventi alternativi (dove non si balla). 7)Per spostarsi non contare sui mezzi pubblici. Negli Stati Uniti si usa l’automobile ed è anche il motivo per cui si prende la patente a 16 anni. 8  )Non fare passeggiate, il concetto stesso di passeggiata è avulso alla cultura americana. Ci si sposta a piedi solo avendo uno scopo, tipo fare jogging. Se vi vedono andare a spasso nel quartiere, sarete guardati con sospetto e alla seconda volta che passate davanti alla stessa casa, uscirà qualcuno minacciandovi di stare alla larga dalla sua proprietà. 9) Non confondere i film con la vita reale o l’esperienza da film più probabile che vivrete sarà passare una notte in cella e incontrare un giudice la mattina dopo. Basta pochissimo per essere fermati dalla polizia e se dovesse accadere: non fare i simpaticoni, non gesticolare, non fare nulla senza che prima vi sia stato chiesto. 10) Il politicamente corretto è una legge non scritta che vi può mettere seriamente nei guai, quando non con il codice penale vero e proprio, ti conduce all’emarginazione sociale. Specialmente il corteggiamento è condizionato da una tale serie di pudori che è meglio evitarlo e basta. Se volete scopare, dovete andare in luoghi preposti e quindi di dubbia reputazione. Qualsiasi avance in altri luoghi vi mette a rischio di denuncia. 11) Non soffiarsi il naso in pubblico. Un americano vomita dallo schifo alla vista di un fazzoletto … meglio smoccolare. 12) Ultima raccomandazione per il dress code maschile --> i costumi da bagno a slip sono considerati osceni, l’americano medio usa i pantaloncini da bagno e sta cosa vale anche per la biancheria intima.

Le dieci cose italiane conosciute negli USA --> 1) La prima che mi viene in mente è la Salsa Alfredo che è venduta ovunque --> un miscuglio burroso e non so cos’altro di formaggio che piace moltissimo. Non fa schifo ma secondo me si tratta di un caso come l’insalata russa che in Russia chiamano insalata italiana. 2) Ora come ora --> I Maneskin. Per il vero, molti ancora non sanno che sono italiani <-- Forse pensano che i Maneskin arrivano dal New Jersey? Ho sentito addirittura stupirsi che “Mamma Mia” è un titolo in italiano, molti lo credono svedese per via degli ABBA. 3) I marchi del glamour … sì, sono famosissimi ma pochi li percepiscono come non americani. Forse ora con il film di Lady Gaga, sapranno che Gucci è un brand italiano ma, per esempio, Lamborghini o Versage fanno talmente parte della cultura americana che non ci si domanda da dove arrivano, un po’ come per la Pizza. 4) Il Papa … indubbiamente sanno che il Vaticano è a Roma, ma lo percepiscono alla pari di un Dalai-Lama e il suo Tibet --> poi bisogna spiegare che il Tibet non è un quartiere di Hollywood. 5) Gli Stati Uniti sono il Nord America di cui il Canada e l’Alaska ne costituiscono il Nord, tutto l’insieme geografico è una penisola attaccata al Messico. Questa è la percezione geografica del mondo di un americano medio. L’Europa esiste come un riflesso di storia americana, spesso mistificata dalla narrazione Hollywoodiana: L’Italia non esiste come entità nazionale, ma come un coacervo di miti, a cominciare da Roma e il suo Colosseo. La storia dell’Impero emana un fascino sublime su ogni americano … ma non diamo per scontato che gli americani collegano l’epopea di Roma all’Italia. Sarebbe sicuramente più semplice se gli italiani si chiamassero romani, un po’ come capita con gli Egiziani con l’antico Egitto. 6)Cristoforo Colombo ovvero il Columbus Day Parade … la parata è una roba a servizio dell’Italian Pride. 7) Nel profondo Sud, l’Italia, Spagna e Portogallo sono percepiti come un tutt’uno <-- Old Mexico. 8) La pasta asciutta e la pizza --> Negli USA diventano un piatto rivisitato a modo loro: la pasta si mangia con le polpette e tutto in un piatto, c’è da crederci che sia nella black list dei cibi a rischio obesità. La Pizza idem --> La pizza hawaiana con l’ananas è roba loro. 9) La mafia, questa sì, tutti sanno che è italiana … ma non tutti sanno che la Sicilia sta in Italia. 10) In conclusione: Si può dire che l’italiano è percepito come qualcosa di diverso ma allo stesso tempo di qualcuno che c’è nella società americana e non come gli inglesi o i francesi che hanno fatto la storia degli Stati Uniti, ma che esistono altrove. Noi siamo quelli che s’incontrano al liceo, spuntano fuori nelle storie di cronaca quando meno te l’aspetti o magari ti raccontano il far west meglio di chiunque altro regista americano. Siamo come la Pizza e non è insolito che qualcuno si stupisca che gli italiani parlano italiano e non un americano con l’accento tonico.

Ep 32 (Incontinenza Sessuale)

Quella notte avevo adagiato la testa tra i soffici fumi di gangia --> accogliente alcova, dove il profondo ti accoglie liberandoti dalla schiavitù dei sogni. Il guaio sta nel risveglio, con il respiro che a stento riesce a far ripartire le funzioni del corpo e anche alzarti dal letto diventa faticoso --> Me ne restavo seduto sul ciglio del materasso ad aspettare che succedesse qualcosa. Il ticchettio della licenziosa sveglia in ceramica rococò sembrava far andare al contrario la corsa delle figuranti che sorreggevano il quadrante --> Cadevano dai rami della mia mente degli inafferrabili ricordi --> Il cicalino dell’interfono suona --> Il tempo ricominciò a scorrere nella direzione giusta. “Mr Capitan Fjorey …” Dannato nome che strideva negli orecchi. “… non facciamo servizio di reception” Mrs Brown non voleva dirmi chi mi aveva cercato. “C’è un discreto citofono” Che palle, se non voleva dirmelo perché mi aveva chiamato, stronza!

Rilasciai il pulsante sulla mascherina dell’interfono e l’altoparlante iniziò a fischiare e allora gli mollai un bel cazzotto e si zittì, ma l’invaso di vita nella stanza gialla era oramai corrotto. Andai a fare una doccia in quel bagno dove c’erano cartellini promemoria appiccicati ovunque --> Ricordare di chiudere l’acqua, tirare lo sciacquone, prendere bene la mira prima di pisciare … No, questo non c’era scritto, però dietro la porta c’era un cartello che ti spiegava con tanto di disegno come i maschi dovevano farla da seduti. Decisi di tornare in camera per radermi alla toletta chiusa nell’armadio a muro. Ritrovai la faccia di Conney nello specchio e gli domandai se si sentiva bene, mi sembrava triste e allora gli disegnai un sorriso sul vetro appannato che iniziò a lacrimare sbavando <-- Benvenuto umore nero …

Tornai a stendermi sul letto --> Fu così per caso se mi ricordai di dover andare a prendere la biancheria pulita da Rose O’relly e subito dopo scacciai l’immagine mentale delle natiche pallide di Rachel su un banco di macelleria. Tirai via dal sacco la busta di nailon nera, dove ero solito riporre le mie cose da lavare, lo annusai giusto per accertarmi che non puzzasse troppo e quindi diventai scemo a cercare dove cazzo avevo poggiato le chiavi della Betty. Inutile, non le trovavo! Pensai dunque di averle perse nel parco e allora andai a cercarle seguendo passo dopo passo tutto il percorso fatto la notte prima; macché, non c’erano. Tornai su in camera maledicendo la marijuana e riguardai ovunque, anche nei posti più assurdi come nell’angolo dietro la tenda, dove trovai una scatola di fiammiferi del 323 identica a quella di Ralph, cazzo! Mi ero dimenticato di dire a Ralph che avevo io la sua roba lasciata nell’armadietto del minimarket, cazzo! Gli avevo dato il mio numero, ma non gli avevo chiesto il suo, che stronzo!

Mi sarei preso a schiaffi e poi quelle maledette chiavi che non saltavano fuori, avevo voglia di spaccare qualcosa e allora mi rollai una sigaretta per darmi una calmata. Quando ero alla finestra e aspettavo che la soluzione apparisse da sola, ecco che vidi il garage di Ted --> Le chiavi della Betty dovevano proprio essere là! Certo che era così, mi parve di vederle sul banco di lavoro, dove le avevo poggiate perché le avevo tolte dalla tasca posteriore dei pantaloni per sedermi sullo sgabello. Mannaccia però! Mi scocciava proprio andare a bussare a casa di Meredith e poi come glielo avrei spiegato che le mie chiavi erano nel suo garage? “Scusa, ti richiamo” Chiama sto cazzo! Provai a telefonare a Ted, così magari l’avrebbe inventata lui una storia da raccontare alla moglie per mandarla a prendere le chiavi e poi consegnarmele sulla porta di casa --> Grazie Meredith, sono proprio dispiaciuto --> Figurarti Conney, capita a tutti quando siamo accannati --> Invece quello stronzo mi riattacca il telefono per mandarmi quel sms del menga …

Spensi la cicca della sigaretta bagnandola nel collo del rubinetto e poi rimasi a guardare le figuranti scollacciate della sveglia rococò per due minuti interi --> Ma vaffanculo! Presi il sacco puzzolente della biancheria sporca e uscii chiudendo la stanza gialla a doppia mandata, quindi passai in bagno per buttare la cicca nella tazza del cesso giusto per far dispetto a davanti alla seduta del papa, con su scritto ››E’ tassativamente proibito fumare in bagno‹‹. A passo lesto per tenere la testa sgombra dai dubbi, arrivai davanti alla porta degli Hughes e pigiai il pulsante del campanello. “Certamente, Ted le ha lasciate a me” Maledetta marijuana che ti fa venire delle paranoie per ogni nonnulla. “Ho provato a lasciarle alla signora dell’Hotel” Che stronza quella Mrs Brown, era questo che non aveva voluto dirmi. “Tu puoi accompagnarmi?” Ted aveva pensato che gli avevo lasciato le chiavi per l’eventualità di dover spostare la Betty. “Io non guido più da quel giorno” Meredith mi chiese un passaggio al minimarket che stava davanti al bowling e nel tragitto mi raccontò del terribile incidente in cui morì la sua miglior amica e da quel giorno aveva smesso di guidare l’automobile.

“Grazie Conney, farò presto!” Lei non voleva assolutamente che la aspettassi per riaccompagnarla, disse che avrebbe fatto una passeggiata con June, ma tanto io non avevo fretta. Ricordo che alla radio c’era la speaker che sembrava parlare di qualcosa d’importante --> vidi l’insegna di una lavanderia automatica --> Chissà perché non mi andava di vedere Rose O’relly. Scesi dall’auto e passeggiai avanti e indietro per il piccolo parcheggio che costeggiava Conklin Street, fino a quando vidi Meredith sopraggiungere con due grosse buste della spesa  che teneva una per braccio, mentre June faceva i capricci e la tirava per la maglietta. Le corsi in aiuto e sistemammo le buste sul sedile posteriore, lei sgridò la bambina che non voleva tornare in macchina --> Una coppia di signori un po’ agée si avvicinò dicendo qualcosa di carino a June che si dannava. “Oh No, Conney non è mio marito” Ci scambiarono per una famiglia e avrei voluto che continuassero a crederlo, ma Meredith si affrettò a spiegare che ero solo il suo vicino di casa.

Ero dannatamente triste e non sarebbe stato certo difficile trovare dei motivi per esserlo, ma non si trattava di quella merda. La Betty scivolava via tra le strade di East Farmingdale, i pali di legno della linea elettrica scorrevano sorreggendo quel filo d’Arianna in un labirinto senza uscita e poi la case in stile neo coloniale olandese, i vialetti con i prati verdi e le staccionate bianche --> Dove stavo andando? “Ti senti bene?” Aiutai Meredith con le buste della spesa e dopo che le sistemai sul tavolo della cucina, lei mi chiese se mi sentissi bene. “Perdonami un momento … June, dove stai andando?” Non avevo aperto bocca per tutto il tragitto e forse Meredith si era accorta che non l’avevo ascoltata. “Questa bambina mi farà diventare matta” June era andata a giocare con la figlia dei vicini. “E’ ancora piccola per attraversare la strada” Sua figlia era stanca di servire Te agli indiani. “Che cosa?” E’ forse una questione ormonale che a una certa età ci fa dimenticare l’ordine d’importanza di una logica fanciullesca? “Ted torna per la pausa pranzo” Perché Meredith mi stava trattenendo?

“E’ stupido mangiare cibo spazzatura” La Telephonics Corporation era a cinque minuti da Michael Park e Ted preferiva tornare a casa per consumare un pasto sano. “Quando finirà il tuo congedo premio?” Che? “Tu non sei in vacanza premio?” Non capivo il senso di quella conversazione e ci capii ancora meno quando Meredith iniziò a parlare dei cazzi miei. “Ho ascoltato alla radio della tua importante missione di guerra” Chi cazzo andava a raccontare quella merda ai giornalisti? “Io non lo so” Neanche io sapevo perché continuavo a trattenermi con Mrs Hughes. “Chiamami Mey” Me la sarei sbattuta volentieri. “Ora siamo amici, non è così?” Le stavo battendo i pezzi. “Oh, Conney!” E sì, le facevo scherzi scemi e lei come ci stava! “Sei proprio un mattacchione” Aveva dei begli occhi da cerbiatta e un gran bel culetto infilato in dei pantacollant così sensualmente aderenti. “Insalata di pollo, Ok?” Accettai di rimanere a pranzo …

“Perché non mi hai avvertito?” Ted fu molto felice di trovarmi a insidiare la moglie. “Conney, se lo avessi saputo, ti avrei portato il tuo nuovo telefono” Per tutta la durata del pranzo, stetti lì a scacciare via dalla mente immagini oscene di noi tre chiusi in camera da letto. “Sei molto gentile ad aiutarmi con i piatti” Ted rimase giusto il tempo di mandare giù un boccone. “La prima regola di una buona dieta è mangiare a orari fissi” Mey parlava a raffica ma quando le sfiorai delicatamente il fianco con una mano … “…” Le si spezzò il respiro e ammutolì. “…” Seguirono attimi di silenzio che avrei dovuto rompere con un gesto “…” Qualsiasi cosa avessi fatto, lei in quel momento l’avrebbe accettata “…” Magari dopo mi avrebbe schiaffeggiato, cacciato via ma … “…” Stava aspettando quel mio gesto. “Mammina” Entrò June. “Santo cielo, che ti sei combinata!” Il fango con cui mesceva il suo te, le aveva insozzato il bel vestitino. “Andiamo subito a cambiarti, sporcacciona!” Mey fece finta che non era successo nulla. “Torno subito Conney” No, non sarebbe più tornato quel momento e forse era meglio così --> Non volevo imbrattare quel bel quadretto famigliare --> Me ne andai.

Finalmente portai la biancheria sporca da Rose O’relly “Che cazzo ci fai qui?” Che cazzo ci faceva lei! “Che cazzo ne so io?” Rose non era andata a lavoro e Kim la sostituiva. “Hey, smettila di ronzarmi attorno, mi hai ascoltata?” Kim si stava facendo proprio dei film mentali, se credeva le stessi dietro fin dalla sera avanti. “Allora perché sei qui, bel succhione!” Le avevo portato a lavare le mie mutande sporche di merda. “Fottiti” Piccola succhia cazzi di un’asiatica. “Ti piacerebbe, perdente di un segaiolo” Si agitava tanto perché le era venuta l’acquolina in bocca appena aveva sentito l’odore delle mie palle. “Tu sei uno sporco pervertito” Le sarebbe piaciuto eccome, aspettava solo che saltassi oltre il bancone e glielo sbattessi in bocca. “Conney, sei impazzito!” Lo voleva o non lo voleva, doveva solo dirlo. “Se entra qualcuno!” Allora era questo il problema. “Aspetta!” Non m’importava un cazzo della gente. “Aspettami nel retro, testa di cazzo” Kim andò ad appendere il cartello “torno subito” alla porta, giusto il tempo di una sveltina …

Aveva ragione Stan <-- Non sapevo proprio tenermelo nelle mutande. “Ci vediamo stasera?” Avevamo continuato a insultarci per tutta la durata della pompa. “Potremmo andare al parco giochi” Perché quando lo metti in una figa, ci deve essere sempre un dopo? “Aspetta, scemo!” Kim non mi piaceva … e non lo succhiava neanche bene. “Tanto lo so che non puoi stare lontano da me” Non sputai più una sillaba da quando le schizzai in un occhio. “Mi chiami tu?” Le detti un bacino invece di rispondere e a lei andò bene lo stesso. “Conney!” Mi richiamò quando credevo di essere in salvo sull’uscio del negozio. “Forse sto cadendo in amore per te” Ecco, io mi domando --> Come cazzo ci si può innamorare di uno così? Tornai alla Betty come un mulo tuonato, pieno di rimorsi --> Avevo scaricato su Kim le mie frustrazioni …

››Ho peccato in pensieri e parole‹‹ Di stronzata in stronzata, pensai bene di andarmi ad alleggerire la coscienza in confessionale. “La tua famiglia è in pena per te” Il matrimonio di mia sorella, cazzo! “Aspettano un tuo gesto di buona volontà” Il Generale voleva che tornassi in Italia? “Ricordi cosa fece il Signore durante le nozze di Cana” Avrei dovuto tramutare l’acqua in vino? “E’ importante santificare la festa e puoi farlo solo con la tua presenza” Maledetti preti del cazzo … ed io che ero andato là per alleggerirmi la coscienza! “Guarda nel tuo cuore …” Una di cosa buona c’ha ‘sta chiesa di merda ed è il confessionale, l’unico posto al mondo dove puoi trovare qualcuno disposto ad ascoltare la tua merda e assolverti dal peccato di averla fatta mangiare a qualcuno. “Ascolta la tua coscienza …” Io solo ci dovevo trovare qualcun altro che mi torceva le budella col rimorso. “Ora parlami dei tuoi peccati” Ma vaffanculo!

Scazzato da tutto, rimontai in sella alla Betty convinto di dover andare in qualche posto, solo dopo mi accorsi che non avevo nulla da fare e di conseguenza, nessun posto dove andare <-- Solitudine nera. Pensai di andare a rompere le palle a Rod, ma non rispondeva nessuno al campanello della casa dei sui genitori --> Forse era tornato a East Massapequa? Trovai naturale tornare indietro … cioè a Michael Park --> Quella stanza gialla era diventata casa mia? L’idea non mi piaceva per niente e all’ultimo preferii continuare sulla rotatoria oblunga, dove abitava Vinnie. Gli avrei chiesto se era ancora valida l’offerta di tenermi Danko nel suo giardino <-- Danko, per la miseria! Mi ricordai solo così del povero cane abbandonato in quel canile. Non vidi il furgoncino da elettricista sul vialetto e tirai dritto, deciso ad andare da Mrs Pipe. Non arrivai neanche a svoltare per Birche Eve che sentii un fischio --> Era Vinnie che mi era appena passato accanto. Riconobbi il suo furgoncino dallo specchietto retrovisore, quando già stava facendo retromarcia per raggiungermi.

“Sono stato con l’amico di Brienne” Ecco dov’era finito Rod. “Demoliremo il capanno, sei dei nostri?” Me lo propose come se fosse l’invito a una festa. “Ti devo un favore, amico” Mi rispose così, quando gli chiesi se era ancora valida l’offerta di tenermi Danko. “Vengo con te” Parcheggiò il furgoncino sul vialetto di casa e andammo con la Betty alla pensione di Mrs Pipe. “Qui andiamo alla clinica degli animali su Conklin Street, in fondo a Birche ave” Non conosceva la pensione di Mrs Pipe. Questo poteva essere un problema perché non ricordavo esattamente la strada per arrivarci, quindi preferii allungare il percorso passando per la Base e da lì, rifare la strada che già conoscevo. “Conney … Connecticut!” Avrei potuto tirare dritto e far finta di non accorgermi di lui. “Hey” Avrei potuto fare qualsiasi cosa, anziché fermarmi. “Solo un attimo, ho il fiato corto” Vi pare che non incontrassi Joffrey Ross Franklin che faceva footing su per Baiting Road ...

“Amico, non mi avevi riconosciuto?” In effetti, No … cioè, non mi aspettavo d’incontrarlo. “Tu non rispondi mai al telefono?” Perché mi ero fermato? “Abbiamo dovuto sopprimere il cane del tenente Bradley” Misteriose coincidenze. “E’ stato il tenente a chiamare in Base” Danko era stato soppresso. “So quanto ci tenessi a quel cane, Conney” Oh, mio Dio! “Sai che non avresti dovuto portalo con te” Non ero stato capace di occuparmi di lui … cazzo, farlo morire appena dopo qualche giorno dalla partenza di Brad! “Ora non preoccuparti, ho sistemato le cose io” Me ne sbattevo della disciplinare. “Beh, non avresti dovuto far rimuovere il suo chip, amico” Il cane era morto, ora potevano pure riprenderselo, cazzo! “Calmati, Conney … era solo un cane!” Ci si mise pure Vinnie a darmi lezioni di vita. “What a fuck!” Scesi dall’auto e spinsi JR dentro la Betty. “Dove stiamo andando?” Vendetta … tremenda vendetta!

“Conney, dove stiamo andando?” Mi chiese con la giusta cautela Vinnie. “Capitan Fjorey, calm down and listen” Perché erano così preoccupati? Stavo guidando tranquillamente verso quella vecchia bocchinara del cazzo che mi aveva ammazzato il cane. “Nulla, capitano … neanche ci conosciamo” Joffrey stava cercando di comunicare qualcosa a Vinnie, lo avevo beccato mentre gli faceva dei gesti. “A Conney, mica stessi a pazzià colla pistola?” Ecco cosa stava cercando di capire JR --> Tutti gli americani hanno la pistola, io che ero un soldato non potevo averne una? “ Ma è u ver’ stessi a dicere?” Niente panico, non avevo la pistola con me, ma neanche me ne serviva una per torcere il collo a quella vecchia befana, chiaro?

“Captain Fjorey …” E basta, cazzo! Joffrey doveva piantarla di chiamarmi col cognome del Generale, perché me lo ricordava e questo mi flippava il cervello. “OK, got it! I'll call you Conney, OK?” Eravamo già scesi dalla Betty e mentre attraversavamo il parcheggio, lo rifece di nuovo e di nuovo ancora perché non gli rispondevo; allora lo appesi contro il muro dell’edificio e chiarii che volevo essere chiamato solo Conney. “What the hell are you doing” Eh, davo una controllata alla libbra di carne di manzo che mi ero accorto penzolare tra le gambe di JR. “Fuck, Captain Fjorey!” Ancora che insisteva con quel capitano! Lo spinsi in malo modo contro la porta che scampanellò violentemente. “Captain Fjorey!” Pure la vecchia ci si metteva? Ma che era la giornata del Capitano Fiore? “Ho informato il tenente Bradley perché il cane appartiene all’esercito” Avrebbe dovuto chiederlo prima a me, cazzo. “Tu mi hai chiesto di fare qualcosa d’illegale” Allora perché mi aveva detto di Sì? “Captain …” Capitano un par di palle.

Andai alla porta e voltai il cartello del Torno Subito, poi andai da un tizio che gironzolava per gli scaffali e gli consigliai della purina con la vitamina D, ottima per le ossa del suo vecchio gatto. “Captain …” La vecchia doveva piantarla di venirmi dietro e continuare a chiamarmi … “Nice to meet You, Mrs … Pipe?” Così le presentai il tiratore scelto Joffrey Ross Franklin mentre strisciai la carta del cliente alla cassa e lo accompagnai simpaticamente alla porta … che sprangai, facendo calare il gelo tra gli astanti. “A Conney, please” Vinnie non poteva capire, ma la vecchia lasciva invece Sì e ci fece strada sul retro del negozio. “Perché, cosa cazzo sta accadendo!” Al povero JR si drizzarono i capelli in testa quando gli strinsi una fascetta da elettricista intorno ai polsi e gli parcheggiai le chiappe nude sul gelido tavolo di alluminio dell’ambulatorio veterinario. “Don't fucking blindfold me!” Joffrey si era proprio impanicato e la vecchia aveva il suo bel da fare per tirarglielo su. “A Conney, tu si pazz” Vinnie invece si er già cagato addosso e ubbidiva a qualsiasi cosa gli ordinassi di fare. “Conney, tu si pazz” Gli cedetti il mio posto per tenere fermo JR, che oramai aveva capito che non lo avremmo evirato.

Joffrey lo avevo sistemato, ma stavo sotterrando la talpa se volevo punire la vecchia in quel modo. “Captain …” Aridaje! Pure Mr Pipe mi chiamò in quel modo, quando lo sorpresi a sbirciare la moglie. “Cap …” Il vecchio alto e dinoccolato non poteva non conoscere l’hobby della consorte e sapevo che stava da qualche parte a tirarsi una sega spiando. “Cap …” Lo trovai a brache calate nello stanzino adiacente con il nasone spiaccicato contro la parete con lo spioncino. “Cap …” Ancora! Era un disco incantato, non faceva che provare a chiamarmi capitano mentre gli menavo dei frontini sempre più violenti con il palmo della mano. “Cap …” E sta zitto! Gli tirai un man rovescio che lo fece cappottare sulle brache alle ginocchia … e poi --> Pililipì … pililipì --> Il Motorola Tac si mi mise a suonare <-- coincidenze sempre più inquietanti! 

“Yes, it’s me” Era Brad! Cioè, come’era possibile! Mi venne meno la forza e scivolai in terra lungo il muro di quello stanzino. “Volevo dirti di Danko” Mi dispiaceva tanto … io non volevo! “Calmati, non è colpa tua” Lo avevo lasciato da Mrs Pipe perché quel giorno non sapevo dove andare neanche io. “Ascoltami, Danko era malato” Era solo vecchio e avrei dovuto occuparmi meglio di lui. “Cos’è stato?” Il guardone aveva provato a svignarsela e allora lo avevo sgambettato con un agile presa di piedi … dalla grugnata che aveva dato sul pavimento, mi sa che era svenuto. “Perché sei da Mrs Pipe?” Lui la conosceva bene e mi aveva mentito anche sui Paladini e sporco redneck di merda, ecco. “Ascoltami, le cose dovevano andare così, non è colpa di nessuno, mi stai ascoltando?” Perché aveva detto quelle cose brutte di me a Rod? “Che cosa hai fatto a Rod?” Niente che non volesse anche lui. “Che cosa stai facendo a Mrs Pipe?” La stavo rendendo felice. “I can spot a dangerous man and you are it” Faceva bene a dirmi quelle cose a miglia di distanza perché altrimenti gli avrei messo una mano in bocca e una in culo e lo sciacquavo come un bottiglione. Troncai la telefonata … ma poi lo richiamai subito. “Resta calmo e andrà tutto bene” Doveva piantarla di trattarmi come un cane pericoloso. “Io ti voglio bene” E per quello che lo avevo richiamato; conoscendolo, mi avrebbe denunciato allo sceriffo >>per il mio bene<<.

Rifilai a Brad le bugie che voleva sentirmi pronunciare, ma dopo continuai a vivere. Scalciai il corpo del vecchio per sincerarmi di non averlo ammazzato e fui rassicurato dai suoi rantoli. Ero una macchina da guerra, un’arma non convenzionale --> Che cazzo mi avevano fatto diventare? Mentre mi raccontavo queste menate esistenziali, mi avvidi che in quello stanzino cerano i terminali video del sistema di vigilanza --> Immagini di gabbie e ancora gabbie piene di bestie, sembrava una sorta di lager. Però, nello schermo proprio sopra allo spioncino riconobbi l’ambulatorio veterinario con JR e Vinnie che si trastullavano a turno con Mrs Pipe. C’erano quattro riquadri con angolature capaci di cogliere dettagli diversi <-- I due vecchi sozzoni registravano tutto! Il pensiero di far parte della collezione per pippe di quei due, mi fece flippare definitivamente il cervello. Entrai nell’ambulatorio profondamente contrariato dal bel culo peloso di Vinnie e dalla sua risata che sviliva la mia vendetta, rendendola invece un festino bromance. Fu allora che tirai via la parrucca alla vecchia … cioè, io non sapevo che la sua bella messa in piega fosse una parrucca e la volevo solo tenere ferma sulle ginocchia, al fine di rendere il mio interrogatorio più incisivo … invece mi rimase quel gatto morto in mano …

“Ohmygoshohmygoshoh …” per farla smettere di frignare, mi abbassai l’elastico degli short e a quel punto l’ingorda sperò in un’altra razione di sborra, invece gli pisciai in bocca e vaffanculo. “Conney!” Che c’era? Vinnie si era forse innamorato di quella cagna? “Devi credermi … è Bert …” Alla stronza bastava succhiare l’uccello, era il marito che si segava con le videocassette. “Cap …” Ancora! Tirai in piedi Bert infilandogli due dita su per il nasone a brocca e spiaccicandogli la faccia sullo schermo sopra lo spioncino. “I keep them in the basement” Un classico. Immagino che in quello scantinato ci fossero intere annate di pompini della moglie … era proprio un maniaco per arraparsi sempre con la solita solfa! “Questa è la tua” Distrussi la videocassetta con sopra scritto Captain Fjorey e lasciai le altre dov’erano. “Captain …” E ancora, e ancora … la vecchia frignava per non essere denunciata e avevo proprio voglia di annegarla in uno sputo, ma puzzava troppo di piscio e non volevo che mi si avvicinasse. “Solo un minuto, Conney” Eravamo risaliti e stavamo per uscire, quando Joffrey tornò indietro per distruggere la videocassetta nel DVR nello stanzino … invece no, stranamente la portò via con sé …

Ep33 (Redenzione)

La Betty surfava sul roboante asfalto e ogni volta che si fermava davanti a un semaforo, il silenzio irrompeva dai finestrini soffocandomi -->Avevo esagerato con Mrs Pipe? Vinnie e Joffrey se ne restavano muti con lo sguardo rivolto all’infinito --> Avevano paura di me. Brad aveva dunque ragione ed io ero una persona molto pericolosa. Mi domandavo se fosse stato l’esercito a farmi diventare così o più semplicemente, loro avevano riconosciuto l’animale giusto da addestrare ai loro scopi. “Ti passo a prendere domani mattina alle sei” Quando era successo che Vinnie aveva invitato Joffrey alla demolizione del capanno? “Ci sarò, amico!” Joffrey chiuse la sua risposta con un “Man” al posto del nome --> Erano diventati amici. Condividere una pompa ispira un forte sentimento amicale. “Certo, Bro” Quei due stavano esagerando … e poi JR a me rivolse solo un imbarazzato saluto con la mano <-- Aveva forse paura di essere morso?

“Tu sei in New Jersey, Conney!” Non volevo che Vinnie se ne andasse con quella brutta idea di me e mi scusai di averlo coinvolto nella mia merda. “Mi sono detto, cazzo è come in un film!” Non capivo se fosse più entusiasta di aver vissuto un’esperienza impensabile a Long Island o se, invece, ne fosse fottutamente spaventato. “Non lo so, Conney” Glielo domandai e lo vidi raggelarsi. “Tu hai ragione, quei due meritavano una lezione …” Ma? “Non lo so, Conney!” Nessuno lo aveva costretto a infilare l’uccello nella bocca sdentata di Mrs Pipe, cazzo! “Non lo dirai a Felipa, giusto?” E perché avrei dovuto dirlo a quella balenottera della moglie? “Non lo so, Conney!” E non lo so un par di palle, mi aveva forse preso per un giustiziere o peggio un cappellone puritano castigatore del malcostume? “Io sono solo un padre di famiglia, tu lo sai?” No, me lo doveva dire che cazzo pensava di me. “Tu sei un soldato” No, si stava solo pisciando addosso, per questo non mi diceva quello che pensava di me. “JR … lui è solo un ragazzo” Aveva la mia stessa età ed era un soldato quanto me. “Posso scendere ... OK?” Avevo finito per spaventarlo ancora di più. “Tu sei un tipo apposto, OK Conney?” Sentì l’esigenza di dirmi sta cosa prima di richiudere lo sportello … però non mi confermò l’invito per la demolizione del capanno.

Me ne tornai dritto nella mia camera gialla, almeno non avrei combinato altri guai. Ero diverso e questo lo avevo sempre saputo --> Sei nato storto è per questo che non ne combinerai mai una dritta. Così mi aveva sempre ripetuto quella stronza della mammina. Sbagliavo a non accettarmi per quello che ero, invece di sbattermi tanto per piacere alla gente. Essere un soldato è più facile --> Ubbidire … abdicare il libero arbitrio … non è forse quello che fanno gli angeli?-->Presi la bustina con il fiore di marijuana. Compiaciuto del bel cannone che si srotolò tra le dita capaci di ricordare meglio di me un passato remoto, infiammai quel braciere che, appena finito di ardere nella mia gola, liberò una nuvola di ovattate memorie. Spaventato, abbandonai lo spinello nel posacenere <-- i fumi della marijuana mi avrebbero fatto salire ancora di più le paranoie.

Era estenuante riempire il tempo scandito dalla lancetta della sveglia rococò. Sentivo cadere ogni secondo nel silenzio della stanza. Ogni attimo trascorso non sarebbe più tornato e mi sentivo in colpa di sprecarlo così inutilmente. Mentre fuggivo da Dubrovnik, mi resi conto di come la vita sia una mitragliatrice che srotola una cartucciera di attimi … non ci resta che aspettare l’ultimo istante che ci trapasserà le carni uccidendoci. Volevo uscire da quella stanza gialla, allo stesso modo di come volevo lasciare l’esercito … ma non mi sarei mosso di mezzo pollice fino a quando non avrei saputo dove fossi diretto. Durante il sonno riascoltai la voce dello strizzacervelli dell’esercito --> Lo stress post traumatico dei soldati di ritorno da un teatro di guerra è causato dalla bolla da cui ora guardi la normalità come se tu non ne facessi più parte <-- Ma io non me ne ero mai sentito parte da ben prima di diventare un soldato --> Pillola rossa o pillola blu? --> Rossa, ovvio <-- Vaffanculo Morpheus, tu non ci puoi stare in un dannato sogno fatto prima del 1999!

“Ho detto gli ospiti della camera blu” Dannati incubi che mi rincorrevano nella realtà. “Qui non esiste una camera rossa” La voce metallica di Mrs Brown strideva come carta vetrata contro la mia amigdala. “Captain Fjorey deve spostare la sua auto” Come cazzo ero finito a rispondere all’interfono? “Sono dispiaciuta di doverglielo ricordare …” Le sue dannate regole. “Capitano, tu non puoi parcheggiare nel vialetto” Possibile che mi ero rincoglionito al punto da non ricordarmi dove avevo parcheggiato la Betty. “Scenda giù e lo vedrà da solo” Avevo parcheggiato sul vialetto di Ted, ne ero stracerto. “Le ruote sono sulla nostra proprietà” Che il diavolo se la fottesse a quella tipica nonnina americana. “Questo non ha importanza, signor Capitano” Il vialetto dei Brown era diviso da quello degli Hughes da una sottile striscia di prato e dove cazzo stava scritto di chi era quell’erbaccia? “Sposti subito l’auto, Capitano!” Ma Vaffanculo! “Forse le sue chiavi sono in tasca hai pantaloni che non ha indosso” Oh, cazzo! Ero uscito in boxer e Sì, le chiavi che non trovavo stavano sicuramente in tasca ai pantaloni … e mamma mia, non sarà stata la prima volta che vedeva un uomo in mutande …

Dovevo starci più attento, dico alla forma, cioè che figura di merda, dai! Stare lì in mezzo alla strada in boxer come nulla fosse, poi non mi dovevo lamentare se le persone mi guardavano strano, No? C’era anche Meredith e la bambina! Che mi sarebbe costato dire “Yes, Mrs Brown” e poi chi cazzo erano questi ospiti della camera blu che potevano parcheggiare sul vialetto? Che io pagavo un penny meno di loro? “Questo non ha importanza, signor Capitano” Ripensare a quella risposta che mi aveva dato e al tono con cui l’aveva pronunciata … mi fece avvampare di nuovo di rabbia e sbang, ci mancò tanto così che staccassi il portoncino dai cardini mentre tornavo per andare a spostare la Betty. “Lei deve lasciare subito la sua stanza” Non prima di aver avuto indietro fino all’ultimo centesimo del bonifico che aveva incassato … vecchia ciuccia cazzi. Mentre spostavo la Betty e guardavo nello specchietto retrovisore laterale che le ruote scendessero dall’erba solo il giusto necessario per urtare il più possibile Mrs Brown … vedo l’auto degli ospiti della camera blu imboccare il vialetto <-- Incredibile!

Appena vidi il muso del BMW M5 nello specchietto, riconobbi la macchina di Clark e lui evidentemente non si avvide della Betty sul vialetto accanto, cosa che però non sfuggì alla nuvola di cheratina che scomparve come un fulmine sotto il cruscotto del sedile passeggero <-- Hai capito la Lucia! E soprattutto quella vecchia ruffiana della Mrs Brown. Ecco spiegato il motivo per cui il vialetto della sua pensione doveva essere sempre sgombro, serviva a tutte le Madame Bovary di Farmingdale per scendere dall’auto in modo discreto e infilarsi come fulmini nel portoncino della pensione. “Capitano, deve scendere dall’altro lato” Io mi sarei anche fatto i cazzi miei, ma quella attaccabrighe della Mrs Brown mi tornò sotto. “Il prato si rovinerà” Ok, lo avevo fatto apposta a parcheggiarmi proprio raso alla striscia d’erba che divideva i due vialetti, ma quell’erba era ormai mezza secca e non l’avrei certo rovinata scendendo dalla macchina e allora ci saltai sopra, ma per andare a salutare Clark, che mi venne subito incontro con il suo solito modo istrionico, al che la signora Brown restò muta come un pesce.

“Non sapevo che anche tu sei ospite della pensione” Eh già! Certo che lui poteva anche non saperlo, ma quella volpe della Lucia dove aveva la testa? Ah, già … la teneva ancora sotto il cruscotto della macchina. “Forse è meglio tornare un’altra volta” E perché? Eravamo entrambi uomini di mondo e oramai avevo ben capito che mestiere faceva quella ruffiana della padrona di casa, vero Mrs Brown? “...” Ah! Come ci godevo a vedere il volto della Mrs stringersi in una smorfia d’imbarazzo! “No, seriamente … torno un altro giorno” Andiamo! Non doveva preoccuparsi di me, ero un soldato e sapevo tenere la bocca chiusa col marito di quella sgualdrina che si nascondeva nella sua auto. “Hey, a Conney, ma chi ti credi di essere?” Sì, usare l’aggettivo “slutty” non fu propriamente diplomatico e un istante dopo Lucia mi stava spintonando con la sua solita aplomb partenopea. “E tenem' Charles Bronson” Che guaio che ero! “Perché ridi … ti faccio ridere?” Quella cazzo di maria di Bo era veramente buona e mi stava facendo venire una ridarola chimica da rimanerci soffocato. “Smettila di ridere!” E più cercava di farmi male con schiaffi e come altro poteva … più mi piegavo dalle risate.

“Leave me fuck alone!” Lucia disse a Clark e Mrs Brown che cercavano in qualunque modo di chetarla. “Asshole!” Io non volevo schernirla e se ne accorse perché, dopo uno sguardo chiarificatore, lei scosse la testa e tornò a guardami con un sorriso biricchino. “Andiamo Clark, non dare corda a questa testa di barattolo” Aveva ragione e se avessi avuto l’intenzione di cantarmela con il marito, sarebbe bastato raccontare quello che avevo già visto, quindi tanto valeva sbattersi comunque il bel Clark --> Che tristezza vederli scomparire nel portoncino della pensione! Invidiavo Clark … invidiavo tutti … persino Mrs Brown che miserevolmente venne a scusarsi per la minaccia di mandarmi via e quindi dovermi restituire il cospicuo anticipo. Rimasi solo, in piedi sulla striscia di prato tra i due vialetti come uno spillo conficcato sul culo del mondo. Dovevo spostare il piede destro per muovermi, ma in quale direzione? Che senso aveva farlo? Decisi di fermarmi ad ascoltare per qualche attimo il silenzio della periferia americana <-- Infinita solitudine. Poi, senza che ne capissi il motivo, mi diressi verso la porta di casa degli Hughes.

“Nessun problema, Conney” Suonai il campanello, un DIN DON molto barocco, poi mi apparve Meredith che accolse le mie scuse con sguardo imbarazzato. “Ti confido un mio segreto” Forse voleva liquidarmi con due parole, ma io rimasi impalato sulla soglia di casa e allora aggiunse “Anch’io non sopporto quella strega di Mrs Brown” Chissà se era vero, ma accolsi quella sua dichiarazione per un gentile tentativo di farmi sentire meglio. “Vieni dentro, ti preparo un drink” Sprofondai piacevolmente nella nuvola di raso del sofà. “Lo preparavo sempre per mio padre” Meredith mi deliziò con un curatissimo old fashioned --> La ciliegina al maraschino mi si sciolse in bocca con un'esplosione di gusto! “Un anno e tre mesi” Le domandai da quanto tempo si erano trasferiti in quella casa. “Veniamo da Bargersville, Indiana” Mi raccontò del villaggio in cui lei e Ted erano cresciuti <-- Un non luogo dove il tempo scorreva sempre uguale a se stesso.

“Fui eletta reginetta al Prom dell'ultimo anno” Il bourbon mi mise di buon umore e ascoltavo con piacere i racconti di Mey. “Ho ancora il vestito indossato al ballo” Meredith era proprio carina! “Lo vuoi vedere?” Era entusiasta di quell’abito da reginetta e accettati di badare alla cena nel forno mentre lei lo andava a prendere per mostrarmelo … non avevo capito che intendeva proprio indossarlo. >>DRIN<< iniziai a sospettare qualcosa quando il campanello del forno suonò e fui costretto a tirare fuori l’arrosto con le patate. “Le presine sono appese là” June mi stava aiutando a orientarmi nella cucina, quando sopraggiunse Ted. “Che ci fai ancora qui?” Entrò dalla portafinestra del retro e sobbalzai come fossi un ladro colto in flagrante. “Conney, sei pronto?” A fare che? Porca zozza, tutte quelle coincidenze sembrano un atto di accusa. “Che cosa sta succedendo qui?” Bella domanda … risposi a Ted facendo spallucce con una smorfia quanto più simpaticona. “Mommy, tu sei bellissima!” June mi tolse dall’impaccio, iniziando ad applaudire l’apparizione dell’abito da reginetta con tanto di diadema.

“Sei la regina delle favole, baby” La malizia stava tutta nella mia testa perché Mey non parve sorpresa di vedere il marito e gli corse incontro, tipo film romantico con abbraccio e piroetta. “Allora Conney, è mia moglie un bel bocconcino?” Quel vestitino giallo le si poggiava delicatamente sui fianchi, spiovendo solo per una spanna sulle gambe, lasciandole le cosce completamente scoperte … si era anche truccata e aveva un’acconciatura sbarazzina <-- Ammazza che figa! “Così mi fai arrossire, Conney!” Non dissi ovviamente >>figa<< ma qualcosa tipo che era bella da far venire un infarto … comunque fu un commento troppo audace. “Dovrei essere più geloso del mio scoiattolo?” Chi l’avrebbe detto che sotto le tute da jogging che usava quando era in casa, si nascondeva quel gioiellino? “Sono io il tuo scoiattolo, daddy!” June reclamò le attenzioni del padre e finalmente quel quadretto sdolcinato si ruppe. “Sarà meglio che prepari la cena” Era scontato che scroccassi un altro rancio gratis …

“Diglielo anche tu, l’Indiana State Fair è fantastico!” Ted aveva chiesto la mano a Meredith sulla ruota panoramica a Indianapolis … Ok, romantico quanto ti pare, però lo trovai scontato e non mi sorpresi abbastanza --> fu scortese da parte mia. “C’era il concerto di John Mellencamp!” M’intonarono pure la loro canzone … ma quanto potevano essere americani quei due! “Abbiamo il video” Eccolo là --> Incastrato. “Io metto a letto June, tu prepara il video in salotto” Saranno state le otto e mezzo, ma per l’americano medio è già tempo di andare a dormire; del resto, l’americano medio cena alle sei del pomeriggio e alle nove già ronfa, tutto ciò che esula da questa routine è considerato un evento tipo cena al ristorante, andare al cinema e poco altro. “Conney, tira fuori la birra dal frigo” E ogni evento è accompagnato dall’alcol. “Popcorn?” Mischiato a cibo spazzatura <-- Si annunciava proprio come una bella serata! “Questa è casa dei miei” Il video l’aveva girato Ted e cominciava ben prima dell’arrivo all’Indiana State Fair.

“Questa era la mia epica macchina alle scuole superiori” Possedere una macchina alle superiori è una roba da figo, anche perché l’alternativa è arrivarci con lo scuolabus dei mocciosi. Una roba da sfigati che comprendono anche i genitori, tanto che li accompagnano solitamente loro in macchina --> Io c’ero sempre andato con i mezzi pubblici: “L’Italia è un paese socialista?” Negli Stati Uniti i servizi pubblici sono sinonimo di socialismo, quindi senza un automobile non potrebbero fare nulla. “Questa è la strada che porta sulla statale” Bargersville era costituita da una serie di nastri d’asfalto che si srotolavano in mezzo al verde. Come molti villaggi americani, non aveva un piano regolatore e quindi era tutto sparso alla dove capita --> tanti puntini uniti da strade rettilinee. “Questa è casa dei vecchi di Meredith” Abitazioni spropositatamente enormi, dove sgocciolava la solitudine condensata dagli spazi delineati all’orizzonte. “Indianapolis!” Esultarono insieme con un coretto da stadio, quando sull’Highway comparve il cartello che indicava l’uscita per la città.

“Oh, my gosh!” Esclamava Meredith, ogni volta che Ted iniziava a raccontare un nuovo aneddoto della loro età dell’oro. “Oh, my gosh!” Mey rimase incinta di June quella notte stessa, durante il concerto di Mellencamp. “Avevo una borsa di studio sportiva per il college” Cioè il modo più facile di pagarsi gli studi che altrimenti avrebbero gravato sulle finanze di Ted per almeno un decennio. “Abbiamo lavorato sodo” Col cazzo, rimasero sotto la cappella dei loro rispettivi genitori fino alla laurea triennale di Ted. “Grazie alla promozione, ora posso pensare al futuro” Avanzamento professionale e trasferimento coincisero con il mutuo di quella casetta ed io li ammiravo per la loro inossidabile fiducia nel futuro. “Non tutti possono avere una vita avventurosa come la tua” Ero rimasto in silenzio per tutto il tempo e poi dissi una roba, feci quel commento solo perché il video era finito, convinto persino che fosse una carineria … insomma, perché sui loro volti appassì subitaneamente l’entusiasmo? “Noi siamo felici così” E cos’altro si potrebbe sperare nella vita? “Ora sei troppo amareggiato per quella brutta storia finita sui giornali” No, non era solo quello che mi pregiudicava la felicità.

Lasciai casa degli Hughes completamente ciucco che era quasi mezzanotte. “Conney!” Stavo cercando di centrare la chiave nella toppa del portoncino, quando un demone dalla sagoma informe venne fuori dall’ombra sinistra della casa dei Brown. “Mannaccia a te!” Il demone era un’unghiuta arpia risalita direttamente dall’Ade che graffiava mentre strideva le sue maledizioni in sussurri rabbiosi. “Io ti ho avvertito” Ma vaffanculo! Era solo Lucia che si era appostata dietro l’angolo della casa dei Brown, aspettando il momento di vedermi rientrare. “Stai bene?” Tutto quel trambusto mi fece salire un conato di vomito che scaricai nel cespuglio di azalee <-- E ora chi la sentiva quella stronza di Mrs Brown! “Ti sta bene, stronzo” Quella matta non aveva niente di meglio da fare? “La prossima volta, pensa ai fatti tuoi” La prossima volta? Allora Clark non era un’eccezione. “Fottiti” Secondo conato di vomito … sputai pure la ciliegia al maraschino. “Tu non si fatto per la cucina americana” Sentenziò Lucia, sghignazzando per la faccia stravolta che avevo. “Tu si proprio scemo” Le dissi solo che mi avevano fatto sicuramente male i popcorn al miele, e lei mi dette dello scemo <-- Boh …

“Ti accompagno di sopra” No, meglio di No. “Seriamente, non ti reggi in piedi” Avrei gattonato da solo su per le scale. “Credi di compromettermi?” Figurarsi, zoccola com’era. “E allora perché non vuoi che ti accompagni?” Se non la piantava d’insistere, avrei finito per pensare che stesse provando a infilarsi nel mio letto. “E se anche fosse così?” Dopo un pomeriggio trascorso con Clark … cazzo, era pure ninfomane! “Sta zitto, sei così ubriaco da non stare dritto, figurarsi se riesci a esserlo a letto” Disse una roba poco carina mentre s’infilò sotto il mio braccio per sostenermi. “Così Rambo non regge l’alcol” Mai mischiare distillati con la birra, specie in quest’ordine. “Tu sei pericoloso, questo lo sai?” Sì, sarei dovuto andare in giro con uno di quei cartelli tipo --> Chi tocca muore. “Resta fermo” Mi stava tirando via gli short? “Non vorrai dormire vestito” E ma manco nudo. “Sta zitto” Ok, mi era venuto duro, ma non per questo era tenuta a spompinarmi. “E’ colpa tua se Clark è scappato” Quello era dunque un risarcimento danni? “Non l’ho mai fatto con un soldato” Se è difficile che ti venga duro da ubriaco, poi diventa ancora più duro riuscire a venire. “Mute as fish” Mi salutò dopo avermi cavalcato giusto il tempo di scaricarmi addosso il suo piscio … non le risposi e forse mi addormentai prima che uscisse dalla stanza gialla.

Ep34 (Tutti pazzi per Conney)

Non è vero che non so reggere l’alcol, sono solo un po’ debole di stomaco … però è vero che l’alcol mi regala dei lunghi post sbornia deprimenti. Forse per questo che la mattina dopo mi svegliai particolarmente demoralizzato ed ebbi la cattiva idea di riaccendere lo spinello lasciato spento sul bordo del posacenere. Fui dunque assalito dai sensi di colpa che, come il solito, cerco di alleviare iniziando a chiedere scusa a tutti. “Captain Fjorey, tu devi avere più controllo” Iniziai con Mrs  Brown, mi auto flagellai al suo cospetto e poi continuai andando a suonare dagli Hughes. “Oh Conney, sei così dolce!” Meredith fu fin troppo comprensiva per quella cattiva osservazione fatta la sera avanti. Fu l’impellenza di scusarmi anche con Vinnie a farmi ricordare dell’appuntamento per demolire il capanno di Rod.

“Conney … hey, Conney!” Non ero più certo che l’invito di Vinnie fosse ancora valido e tirai dritto davanti al capanno, ma poi girai intorno al memorial della guerra di Corea per darmi un’altra possibilità. “Conney, dove cazzo stai andando?” JT mi aveva visto passare e lo vidi fin da lontano sul ciglio della strada mentre si sbracciava per farsi notare. “Non dimenticarti della mia festa di compleanno, Conney” Mi avvidi come la demolizione fosse una sorta di rito per maschi --> C’erano proprio tutti … persino Paul Kowalski, che alla sua età non lo avresti mai immaginato imbracciare una mazza di venti libbre. “Così hai deciso di unirti alla squadra” Vinnie mi salutò con una pacca sulla spalla e da come mi parlò, compresi che aveva frainteso la mia non risposta al suo invito come un rifiuto. “L’onore del primo colpo a Conney” Sì, spettava proprio a me il diritto di tirare giù la prima mazzata alla tana del ragno … e anche la seconda. “Ouch, Conney!” Oddio, quanto ci godevo a menar mazzate … più il sudore grondava dalla mia fronte, maggiore era la violenza che m’ispirava la demolizione di quel capanno. “Fuck, Conney!” Strappai lo scaldabagno insieme all’intera parete di cartongesso ammuffita e lo scaraventai fuori … non lo feci apposta a tirarlo addosso a Joffrey <-- Insensata gioia!

“Hi, Conney … ci sei anche tu!” Nel primo pomeriggio sopraggiunsero le donne che allestirono una sorta di picnic. “Hey Rambo, tu non mangi?” C’era anche Lucia e la cosa mi disturbò parecchio. “Da oggi lo chiameremo Conan il distruttore” JT lanciò a Lucia uno sfottò su dei nomi adatti alla mia foga distruttrice. “Il suo aspetto mi fa pensare di più all’incredibile Hulk” la muffa del cartongesso si era impastata col sudore spalmandosi sulla mia pelle --> Ero effettivamente verdognolo … forse più azzurrino. “Bevi almeno una birra” Che cazzo mi era preso? Eppure, fino a un attimo prima stavo bene. “Conney, racconta di ieri” JT sapeva della tresca con la sorella! “A Giua’ e ce stann e femmine!” Vinnie lo bacchettò subito e allora compresi che era stato lui a vantarsi dell’avventura con Mrs Pipe. “Che avete combinato?” Perché Lucia stava insistendo tanto per sapere cosa avevamo fatto? “Felipa, tu non desideri saperlo?” JT aveva lasciato intendere che si trattava di sesso. “A Luci’, mo me stai a fa ‘no torto!” Certo che stava proprio stronzeggiando di brutto. “Tu non hai niente da dire?” Oh Sì, ma lo avrei sussurrato nell’orecchio di Paul Kowalski --> Sganassone.

Se me ne fossi andato dopo quel gesto plateale, anche uno stupido avrebbe capito che portavo la puzza della sua fica nelle mutande. “Che fai, scappi?” Cercai di defilarmi con discrezione. “Lo so io il nome giusto per te” Lei sembrava un’invasata e non rinunciò a punzecchiarmi. “Fingi di non ascoltarmi?” Perché stava facendo così? “Conney, sto parlando con te” OK, tornai sui miei passi per ascoltare i suoi insulti. “Tutta questa storia puzza di marcio” Speravo che non si stesse riferendo alla nostra storia nella stanza gialla. “Tu e Clark state truffando i Presley” Glielo aveva confidato Clark in un momento di trasporto erotico? “Come ti permetti!” Stavolta lo sganassone lo placcai in tempo. “Diglielo anche tu Paul” Clark era solo il mio consulente finanziario, quello che combinava con gli altri non mi riguardava. “Hai coinvolto tu Vinnie” Suo cugino era abbastanza grande da decidere con la sua testa. “A Luci’, tu stai a pazzià, mo assettate e statte zitta ‘no minuto” Perché mi ero infilato in quella sporca storia, perché ero là? “Conney, resta, per favore” Mi dispiaceva lasciare quella combriccola, forse ero là perché volevo vivere con loro? “Tanto non resta, esso non è vero, Conney?” Lucia continuava a rivolgermi il suo irritante sguardo di sfida. “Tu sei un fottuto bastardo” Ecco, ma perché? Da dove arrivava tutto quell’astio? Me ne andai e basta …

Avevo urgente bisogno di una doccia e quindi mi diressi dritto alla pensione dei Brown. “Oh mio Dio, Conney che ti è successo!” Parcheggiai la Betty sul vialetto degli Hughes, ben distante dalla striscia di prato che lo divideva da quello dei Brown. “Santo cielo, posso aiutarti?” Per buona educazione suonai a Meredith per avvertirla dell’auto. “Puoi usare la nostra doccia, è sicuramente più confortevole di quella della pensione” Fu veramente molto gentile e fui tentato di accettare la sua offerta, anche perché Mrs Brown avrebbe avuto da ridire per come avrei sporcato il bagno. “Sei sicuro?” No, era meglio evitare guai perché continuavo ad avere l’impressione che Meredith mi stesse corteggiando --> Ma tanto non ci arrivai mai alla doccia della pensione …

“Captain Fior-re!” Riconobbi subito il GMC Vandura di Roy Batty <-- E non poteva restare sul vialetto dei Brown. “Puoi prendere una doccia nella mia casa” Io credo nel destino e quel giorno la sorte m’impediva di entrare nel bagno della pensione. “Che cosa vuoi fare?” E accettai --> Basta che si toglieva da quel dannato vialetto. “Hai ottenuto qualche indizio a proposito del tenente Roger?” Mi ero completamente dimenticato di lui. “Conduci una vita molto tumultuosa, capitano” --> very tumultuous -->Ma come cazzo parlava quella testa sbiadita con la candeggina? “Pos-siamo parlare con dis-crezione tra di no-oi” Me lo disse in italiano e neanche con un accento americano troppo marcato. “Tu stai esponendo … esponendo-ti, capitano” Era meglio che mi parlava in inglese, cazzo. “Ti ho os-servato in ques-ti gio-orni” Ah, mi seguiva! Era così che cercava Roger … magari pensava che fossi in combutta con lui. “E’ solo il mio lavoro, tu lo sai questo, capitano” Era il suo lavoro farsi le seghe guardandomi scopare? “Amet-to che tu hai una v-vita mo-olto interes-sante” Dove aveva imparato l’italiano? “Nap-poli, una sit-tà bel-lis-sima” Base Nato, ovvio. “Resta, prima di entrare in casa, voglio mostrarti qualcosa” Superata la cattedrale di San Kilian, traversammo Main Street e proseguendo per Conklin Street, svoltammo a sinistra, imboccando una strada su cui c’era l’inquietante cartello del “Dead End”.

“Resta, prima di entrare in casa” Il Capitano Stubing abitava proprio in fondo a quella strada, ma la sua non era proprio una casa. “Voglio farti vedere qualcosa” Girammo per un vialetto privato che superava la vera abitazione, sul retro della quale c’era un capanno. “Ques-to è il mio lab-borator-rio di Mission Impossible” Ah, che ridere! Ma perché non la piantava di parlare in italiano? “Che te ne pare?” Mel mi mostrò il suo segreto. “Questo è il futuro, amico mio” Non ero amico suo. “Ho fatto una ricerca su uno dei ragazzi che era con te al bowling” Lì dentro c’era un pannello super tecnologico. Digitò qualcosa sulla tastiera e sugli schermi iniziarono a comparire delle immagini che Mel prima selezionò, e poi iniziò a zoomare … “E’ questo ragazzo nel video” Ma chi era veramente il Capitano Stubing?

“Lo riconosci?” Aveva registrato tutta la scena del saluto d’onore Coywolf nel parcheggio del bowling. “E quello che ti salta sulle spalle, ecco lo vedi?” In che guai si era cacciato quel piccolo farabutto d’irlandese? “Neanche il nome Danny Flynn ti dice niente?” Perché ero sinceramente preoccupato per Danny? “In questa foto lo riconoscerai sicuramente” Aoh, il capitano dell’amore mi stava scassando la minchia con la sua insistenza. “Lo riconosci, Conney?” In quella foto segnaletica era giovanissimo e mi faceva una tale pena con quel suo sguardo smarrito! “Danny lo conosce sicuramente anche il Maggiore Stanley” Era stato arrestato per spaccio di anfetamine alle scuole superiori e poi messo in un programma di recupero per minorenni, fu allora che lo conobbe Stan. “Il suo nome è stato segnalato anche durante una retata a Brooklyn” Santo cielo, tutta quella storia per una cazzata alle scuole superiori e una segnalazione! “Quella retata era della buon costume e c’era anche un’ipotesi di reato” Cos’è, lo avevano beccato in qualche night vietato ai minori? “Il locale si chiama Blue Velevet, ti dice niente questo nome?” Mi stava forse facendo un interrogatorio? Perché non parlava chiaro?

“Mi siete sembrati molto amici” Se sapeva tutto, si era anche accorto che quelli erano delle ex reclute del corso militare. “L’ipotesi di reato per Danny Flynn era l’adescamento” Voleva sapere se c’avevo scopato? Tutti quei suoi ammiccamenti erano riguardo a questo? “Lo so che tu non ti faresti scrupoli ad ammetterlo” Ecco, allora era il caso che si togliesse quel sorrisetto dalla faccia. “Lo sai che il Capitano Winston Nelson è stato rimpatriato a seguito di una denuncia per presunta violenza sessuale su un giovane sex worker di Stoccarda?” Ahia, Stub aveva scoperto anche la magagna di Green Mile. “Il Maggiore Roger era di stanza con lui” Stan doveva essere impazzito a mettere sulle tracce di Roger quel segugio. “Conney, che sta succedendo in questa Base?” Perché lo domandava a me? “Il tuo amico Roger ha dei precedenti simili a quelli del capitano Nelson, ma a Rotterdam, dove si sono conosciuti” Io non lo sapevo che gli aveva chiesto di fare Stan, ma per quanto mi riguardava, stavo cercando un amico che era scappato con la moglie di un altro mio amico, stop.

“Sicuro, ora possiamo entrare in casa” Tagliai corto con quella conversazione/interrogatorio e gli dissi che dovevo assolutamente scrostarmi di dosso quella muffa mista a gesto. “Benvenut-to nel-la mia cas-sa” Ancora con il suo italiano di merda. “Nello stipetto ci sono degli asciugamani puliti” Il capanno era costituito da un unico spazio e la doccia era semplicemente un sifone appeso sopra a una pedana di legno con lo scarico. “Vado a prendere qualcosa da mangiare, ci vediamo presto” Meglio, non mi andava di sciacquarmi le palle davanti a lui. Ci mise parecchio tempo a tornare e avrei voluto ficcare il naso tra le sue cose, però ero sicuro di essere ripreso da qualche telecamera nascosta --> Aprii solo l’armadietto celato dallo specchio della toletta e ci trovai diversi barattolini di pillole: analgesici, barbiturici e antidolorifici <-- Anche il Capitano doveva avere dei fantasmi che lo rincorrevano nel sonno. Approfittai del suo ossicodone, una sola pillola, giusto per rilassarmi, mi dissi, ma quella merda mi salì subito al cervello e dopo volevo solo dormire --> Neanche mi ricordo come ci arrivai sul letto che stava sopra a un soppalco …

“Tira su questo e vieni a tavola, soldato” Mel mi ritrovò a dormire di traverso sul suo letto completamente nudo come un verme. “Hai dormito due ore e quarantacinque minuti” Pignolo l’amico. “Non avresti dovuto servirti della mia farmacia” Infilai l’accappatoio che mi aveva lanciato e discesi dalla scala a pioli. “Quella merda non la sai tenere” Ero stanco, tutto qua. “Allora sarai anche affamato” Pasta asciutta all’americana, cioè spaghetti e polpette al ragù, servito tutto in una mega porzione. “Non è come la pasta di Nap-poli” Non doveva fare il modesto, era stato proprio gentile e aveva comprato pure del vino con sull’etichetta disegnato il Vesuvio. “Mi piac-ce mo-olto l’Itaglia” C’era sempre della malizia nei suoi riferimenti all’Italia. “Tu sei itagliano, non è vero?” Ancora quella malizia. “Ma però, tu sei un g-grifone in r-realtà, don’t you?” Che cazzo stava dicendo? “La famiglia di tuo padre erano ebrei di Pomerania” Stettino, Sì … voleva forse i complimenti per aver tanato la mia anagrafica top secret? “I tuoi caratteri somatici non sono italiani” Almeno aveva ricominciato a parlare in inglese. “La tua missione in Jugoslavia è un’impresa epica, questo lo sai?” Basta, se non la piantava, me ne sarei andato immediatamente. “Aspetta, io sono tuo amico!” A me non pareva proprio …

“Siedi, andiamo, amico!” Avevo l’impressione che mi dovesse dire qualcosa d’importante. “Parliamo della nostra missione, OK?” Intendeva quella di trovare Roger o di qualcosa altro? “Le nostre missioni si sono incrociate con il tenente Roger” Non mi era stata affidata alcuna missione, però era meglio che Mel lo continuasse a pensare. “Che facciamo adesso?” Niente, lui se ne tornava da Stan e gli riferiva da parte mia un gran vaffanculo. “Continuerai a cercare Roger?” Cazzi miei. “Il Blue Velvet non è un night di Brooklyn” A No? Allora mi aveva appena sottoposto a un test, che bastardo! Sospettava di me … “E’ il nome di un genere di festa clandestina” E lui che ne sapeva? “Ne esistono di vari tipi e hanno in comune il colore blu” Blue Angel, Blue Wave, Blue Hell eccetera ... “E’ roba illegale, capisci?” Mel m’invitò a seguirlo alla sua postazione domestica da cyborg-spionaggio e aprì una pagina del darknet, dove c’era la descrizione di ogni festino a tema. “E’ riduttivo definirli solo delle feste illegali” Si trattava di roba snuff? No, perché altrimenti non lo volevo sapere.

“Sarebbe interessante capire perché a te sia venuto in mente lo snuff” Ammazzare la gente era la roba più orribile che mi venisse in mente. “Il vuoto ci spaventa perché ci attrae” »la vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare« Mel aveva letto Kundera? “Chi ti scruta dal fondo del pozzo?” Noi stessi nel riflesso sull’acqua --> Se guardi nell’abisso, l’abisso ti scruta --> Nietzsche. “Hai imparato queste cose in seminario?” Figurarsi se Mel non aveva scoperto i miei burrascosi trascorsi scolastici. “Al college seguirai i miei stessi corsi di studio, lo sai?” Ah, bene! Speravo solo che la sua faccia inquietante non dipendesse da quello. “Stan ha ragione riguardo al tuo pessimo umorismo” Dovevano proprio essere buoni amici, lui e Mr Simpatia. “Il Blue Wave potrebbe rientrare nel genere snuff” Induzione al suicidio --> Potevamo per favore attenerci al Blue Velvet? “Questa è una pagina web dinamica, ci si accede compilando un semplice form” Era una sorta di volantino da cui si accedeva nel deep web, cioè su una pagina non indicizzabile dai normali motori di ricerca. “Noi ora entreremo nella Blue Velevet zone dal darknet” Si poteva sapere di che cazzo si trattava? “Lo sai di quelle donne che fanno sesso con i bambini?” Avevo sempre sentito parlare di pedofilia maschile. “Usano questa iniezione per farlo diventare duro” Ah beh! Così la nocciolina diventava un osso di pesca. “Sì, hai ragione!” Perché stava ridendo? E perché stavamo guardando l’Amazon pedopornografico?

“Ci colleghiamo agli usenet da cui provengono questi annunci” Cioè indecifrabili pagine tutte in HTML prive di tag? “La tag è Blue Velvet” Bah, almeno erano sparite le immagini. “Agganciato!” Mel aveva iniziato a parlare da solo. “Bingo!” Aveva trovato qualcosa? “Credo di sapere dove si trova il Tenente Roger in questo momento” C’era un Blue Velevet in corso. “Tira su le braghe soldato, abbiamo una missione da compiere” No, con lui non andavo da nessuna parte. “Stan aveva proprio ragione …” E che palle, lo sapevo da me che ero una testa di cazzo, ma ora mi riportava alla mia macchina e stop. “Tu mi seguirai” --> Ok, tutti conoscevano la Betty, ma perché Mel non voleva dirmi l’indirizzo di dove eravamo diretti? Sospettava ancora che fossi coinvolto in quella roba del Blue Velvet? Chi era veramente il Capitano Merlin Stubing? Mentre guidavo fissando gli stop rossi del suo Ventura, iniziarono a salirmi certe paranoie da paura … ma forse era per colpa del vino della cena che si era mischiato all’ossicodone …

Proseguimmo per Carmans Street per poi scendere fino a svoltare a sinistra per Fulton Street. Proseguimmo dritti costeggiando l’aeroporto per poi girare a destra sulla New Hwy --> Stavamo ad Amityville. “Dividiamoci” Superato un passaggio a livello, imboccammo Oak road fino a East Street <-- Gli inquietanti presagi dei giorni avanti si erano appena materializzati --> Mel si fermò e mi fece cenno con il braccio fuori dal finestrino di accostarmi. “Il Blue Velvet si tiene in una di queste case, dividiamoci ok?” Era piuttosto generica come indicazione e quindi iniziai a percorrere tutte le parallele che davano su East Street e terminavano contro il boschetto che costeggiava la Southern State Pkwy <-- Quelle strade erano completamente deserte. Io procedevo a passo d’uomo nella speranza di carpire il suono di una festa, ma c’era invece un silenzio surreale <-- Ero dannatamente solo. Poi ripensai al festino organizzato da Roger al capanno di Rod con Penny e Odette --> Sarà mica stato un Blue Velvet anche quello! In tal caso, si sarebbero sigillati in casa. Cercai dunque un diverso segno da cogliere, tipo un pick-up parcheggiato in maniera anticonvenzionale come avevo visto fare a Odette. Non trovai niente del genere, però a un certo punto mi vidi sfrecciare su East Street una Vespa <-- Will!

Era difficile seguirlo senza che se ne accorgesse, sulla strada c’eravamo solo noi e le luci della Betty lo stavano sicuramente accecando attraverso gli specchietti della Vespa. Spensi i fari e cercai di tenermi a una certa distanza, quel tanto che bastava per vedere in che strada svoltasse. Invece, la prospettiva rettilinea di East Street m’ingannò e non riuscii a ben capire in che traversa girò quello scoiattolo. Tuttavia, lo fece dalla parte in cui le strade erano dei vicoli cechi e quindi ricominciai a imboccarle tutte. In fondo a una di queste, c’erano tre grandi container abitativi su ruota. Non so se fu l’istinto o semplicemente la disperazione che m’indusse a scendere e controllare --> Parcheggiato tra i due container riconobbi il pick-up di Penny e Odette, quindi corsi alla Betty per toglierla dalla strada ed evitare così che Mel la vedesse <-- La Infilai il più possibile tra i container e suonai il clacson.

Il clacson della Betty faceva una sequenza particolare di trombe e se Roger era dentro a uno di quei container, l’avrebbe sicuramente riconosciuto. “Sporco fottitore di madri, dovrei spararti, questo lo sai?” No, in quel container ci abitava Odette e uscì armata di fucile da caccia. “Tornatene a letto, capitano” Mi rispose, quando le chiesi se nell’altro container ci dormiva Roger. “Quella è la Betty!” A quel punto non mi sorpresi di ascoltare anche la voce di Penny. “Tu sei una testa di cazzo, lo sai questo?” Quando le dissi che avevo alle calcagna il Capitano Stubing, mi fece entrare in casa e poi andò a sbirciare dalle finestre. “E’ stato quel buco di culo a farmi sospendere dal servizio” Mi rispose preoccupatissima Odette. “Fottiti Conney!” Io non lo volevo manco sapere che cosa fosse quel cazzo di Blue Velvet, ma dovevo assolutamente riportare Faith a casa, o i Patrioti ci avrebbero reso la vita difficile a tutti quanti, chiaro?

“Dorme nel container di Roger” Non mi ero sbagliato. “Prende dei sonniferi per dormire”  Bella mossa imbottirsi di barbiturici a poche settimane dal parto. “Dovrai aspettare che Freddy torna”  Forse era anche meglio che non ci fosse. “E’ una sua decisione” Cercai di spiegarle le ragioni per cui il figlio di Faith non poteva essere di Roger. “Non ti credo” Poi si sentì la voce di una bambina chiamare >>Mammina<< e Odette scattò come una molla per andarla a rassicurare. “Se ci scoprono, ci toglieranno la bambina?” Mi chiese Penny a bassa voce, per non farsi sentire dalla compagna. “Faith ha bisogno di cure costose …” Da quel momento Penny mi aiutò a dissuadere Odette e conoscendola, usava i pretesti giusti per convincerla a tradire la fiducia di Roger. “Penny, così ci metteremo nei guai” Odette sembrava temere la reazione di Roger anche più di quella dei Patrioti. “C’è in ballo la disciplinare, lo capisci?” Alla fine Penny sbottò. “Esso è vero, capitano?” Odette me lo chiese in tono di sfida perché temeva che bleffassi. “Se arrivano i Bronzi, ci toglieranno la bambina” La implorò Penny. “Capitano!” Odette voleva che le dessi indizi più certi al riguardo e allora tirai fuori la storia della morte sospetta del ragazzo di colore ciuccia cazzi. “Lo sapevo, dannazione!” Penny sclerò, ma anche a Odette vennero i sudori freddi. “Va a farti fottere Tenente Roger, noi penseremo alla nostra bambina” Si dissero le due amanti, unite in un abbraccio di disperazione.

 “Dove sono le chiavi?” I due container erano di Odette e come proprietaria, conservava una copia delle chiavi di casa. “Sono nella vecchia scatola di biscotti” Le due donne soldato si dimostrarono molto efficienti e coordinarono una fuga in pochi minuti. “Prende le gocce per dormire, non preoccuparti” Faith era praticamente tramortita e non ci capì un cazzo. “Prendi le curve molto lentamente, ricevuto Conney?” Con il suo pancione non potevamo metterle la cinta di sicurezza. “Ora vattene prima che ci ripensi” Odette mi guidò per fare retromarcia tra i due container. “Capitano Stubing, va a farti fottere!” Appena la Batty scese in strada, vedemmo i fari accendersi e poi emergere dal buio il furgone di Mel <-- Che spavento! Odette reagì col solito temperamento e dopo averlo mandato a farsi fottere, sparò un paio di colpi di fucile ... spero in aria.

Il problema era che non conoscevo la strada per tornare indietro e allora accostai, aspettando che Mel mi trovasse e non ci volle molto. “Fai sempre a modo tuo, non è vero?” Avevo appena messo a dura prova il su gelido self-control, quindi gli chiesi scusa. “Vienimi dietro e non fare domande, ricevuto soldato?” Non ci fu bisogno di spiegargli dove portare Faith, lui mi condusse dritto da Rod. “Oh, mi-mio Di-Dio!” Saranno state oramai le due o anche le tre del mattino, quando suonammo al campanello di casa Presley. “St-sta male, ch-chiamo un ambulanza?” A Rod fece tilt il cervello e forse solo in quel momento si rese conto che sua moglie era stata letteralmente sequestrata. “Io pe-penso che sta male” Sicuramente Faith non si lavava da più di un giorno e puzzava proprio tanto. “Sto bene, Rod, per favore!” Disse Faith, riconoscendo la voce famigliare del marito.

“Un bel lavoro di squadra, non è vero?” Mel mi stava aspettando appoggiato al suo furgone. “Dobbiamo festeggiare” Lo disse con un tono di voce che non capii se era sarcastico o stese dicendo sul serio “Tu sei il numero uno, esso non è la verità, Conney?” Quello era sicuramente sarcasmo. “Che ne pensi, festeggiamo il tuo successo?” Dietro quella sua piccata amarezza, pareva che volesse dirmi qualcosa. “Se hai fame, ci sono ancora degli spaghetti a casa mia” Gli dissi di aver fame solo per concludere quel non dialogo e tornarmene nella mia stanza gialla. “E poi ho messo i tuoi vestiti in lavatrice prima di uscire” Forse era meglio ascoltare cosa aveva da dirmi e lo seguii in macchina fino a casa sua ...

“Metto i tuoi vestiti nell’asciugatrice, ci vorrà solo un attimo” Mise gli spaghetti nel microonde e sparì per una porticina che forse dava nella lavanderia. Girai in tondo un paio di volte in quel salottino che era tutt’uno con la cucina --> Non mi ero accorto di quanto fosse accogliente quel capanno. Mi sedetti sul divanetto ad ascoltare il silenzio, da cui iniziarono a emergere i piccoli ronzii delle apparecchiature elettroniche. L’arredamento, seppure minimale, era curatissimo e per niente banale. C’erano un bel tappeto con disegni geometrici anni settanta e le pareti di legno erano state abbellite con delle foto che ritraevano paesaggi, me ne ricordo una con le dune del deserto del Namib --> Chissà se le aveva scattate lui. Insomma, uno si sarebbe aspettato di trovare una tana per maschi --> Tipo pezzi di computer disseminati ovunque o un lavello pieno di piatti sporchi. “Ci dividiamo gli spaghetti?” Tornò in accappatoio e ciabatte. “A te piace il vino bianco, giusto?” Mi versò del vino bianco in un bel bicchiere da degustazione. “Ho imparato a cucinare a Napoli” Dopo aver tracannato un paio di bicchieri, divenne anche un filino troppo spigliato -->Aveva preso una decisione sul da farsi e non capivo se dovevo preoccuparmene. 

“Dicette o pappice vicino a’ noce” Prima di cominciare a mangiare, Mel alzò il suo calice per un brindisi. “Ramm’ o tiemp’ ca te spertose” Era convinto di saper parlare napoletano. “You understood me?” Aggie capite, ma perché a chisso rideva e rideva? “Scusa, deve essere colpa del vino” Probabile, visto che era diventato color fucsia in volto. “Pecor-rino R-roman-no” Disse servendo a tavola uno spicchio di formaggio adagiato su un soffice letto d’insalata. “R-roman-no com-me tu” Dove cazzo voleva andare a parare con tutta quella manfrina? “Che deliz-zia!” Presi al volo la scaglia di formaggio dalla sua mano perché ebbi l’impressione che me la stesse per infilare in bocca. “Com-me o cac-cio suie mac-cher-roni” Possibile che Mel ci stesse provando? Più probabile che fosse uno dei suoi test. “E’ realmente caldo questa notte, non è vero?” Oh mio Dio! Spazzò via ogni dubbio quando si tolse l’accappatoio e indossava un perizoma maculato --> Fui pessimo perché scoppiai a ridere!

Come faccio a spiegarlo? Era un paradosso umoristico guardare un uomo tutto d’un pezzo come il Capitano Stubing, con un fisico da marines e l’aspetto di un marines, indossare quella roba da YMCA dei Village People, cazzo! “Non dispiacerti” Mi scusai, che altro potevo fare? “Sono abituato” Ci rimase male eccome, ma almeno la smise con quel suo corteggiamento galante <-- Però non si rimise l’accappatoio. “DADT è ipocrisia, non credi?” Don’t ask, don’t tell era una direttiva governativa appena andata in vigore che nelle intenzioni voleva impedire l’identificazione dei soggetti non regolari nell’orientamento sessuale, altrimenti discriminati o preventivamente esclusi dalla vita militare. “Conney, tu dimostri una chiara propensione ad assumere atteggiamenti omosessuali, questo lo sai?” Di noi due era lui che indossava quel perizoma assurdo. “Se qualcuno decidesse di metterti sotto inchiesta, finiresti nei guai e questo non è un gioco” Quando lo Zio Sam mi avesse considerato un attentato alla coesione, alla morale e alla stessa potenza del suo esercito, sarei stato felice di levare il disturbo.

“Il grande capitano Fior-re non ha paura, lui è un eroe, l’eroe della Jugoslavia” La doveva piantare con quel suo sarcasmo del menga, chiaro? “Nessuno può fotterlo” Ancora? “Sei tu che fotti tutti noi, non è vero?” Era ubriaco. “Ti daranno un’altra medaglia?” Che cazzo andava blaterando.”Ora sai ogni cosa, ci denuncerai” Ancora con quella storia che ero in missione. “Quelli non danno la caccia ai mascolini come te” Mel poteva star tranquillo perché se non andava in giro con quel perizoma, nessuno avrebbe mai sospettato della sua virilità. “Io sono frocio, questo è” Intendeva dire che era ricattabile? “Vivo nel terrore di un movimento sbagliato che mi tradisca” Come c’era finito nell’esercito? “Sono il numero uno nel mio lavoro e merito rispetto” In quelle parole si sentiva tutta la fatica che aveva dovuto affrontare per acquisire autostima. “Io non sono come mi vedi” Mentre mi parlava, cercavo di intravedere qualche stereotipo gay in lui, ma doveva aver fatto un tale lavoro minuzioso di rimozione, che era proprio impossibile trovarlo.

“Mi sento morire quando esco da questa casa” C’era qualcosa che non mi tornava --> Se sospettava che fossi una spia in incognito, perché mi stava confessando la sua omosessualità? “Tu pensi che sia possibile nascondere questo ai servizi interni?” Don’t ask, don’t tell, ovvio. “E’ la causa per cui ho ricevuto questa missione” Quale missione? “E’ stata aperta un’inchiesta interna sulla morte della recluta Wilson” Il ragazzo di colore di cui mi aveva parlato Roger. “I Patriots sono bravi americani” Quelli che curavano certi cattivi costumi nell’esercito col matrimonio? “Tu non lo sai, ma tu sei qui per questo” Beh, c’erano quasi riusciti ad ammogliarmi. “Tu sei frocio” Quindi ora mi avrebbero congedato con disonore? “L’esercito è pieno di froci” Cioè ricattabili invece io volevo andarmene senza aspettare che mi congedassero. “Tu non ti rendi conto, non è vero?” Mi cominciava a salire l’ansia. “Tu sei indispensabile e … e presto tornerai in missione” Che? Non era vero … dovevo iniziare il college. “Allora non hai capito che tutto questo è solo un test” Un test … ma certo, ora mi sembravano così chiare le parole del Generale, quando mi disse di guardarmi attorno, di trovare una ragazza da sposare per ritrovare la serenità <-- Tutto questo perché minacciavo di lasciare l’esercito.

“Nessuno conosce il test o questo s’invaliderebbe” Neanche i Patrioti? “Sanno solo quanto fare” Perché mi stava svelando tutto? “Il tuo test era solo una copertura, non è forse vero?” Quale? “Smetti di fingere, per favore!” Che palle. “Sono qui da quasi un anno, Conney” Riportando solo vaghi indizi su quel fantomatico Blue Velvet. “Ci aspettavamo un ispettore, ma non pensavamo che mandassero un ricognitore del tuo livello” Tanto per ricapitolare --> Avevano  mandato un culattone velato per indagare sullo strano suicidio di un twinky nigga in una tana di sodomiti redenti dalle teorie di Tim LaHaye. “Poco accorto, non è vero?” I sodomiti irredenti circuiscono il culattone velato che non fa rapporto sulla verità che ha scoperto. “Qui posso essere me stesso” In New Jersey? Nella provincia più bigotta d’America? “Tu non puoi capire” Gli lasciai intendere che se me lo avesse fatto capire, magari sarebbe piaciuto anche a me. “Il Bethpage … i caddy, non capisci?” Sì, faccio sempre il gran paraculo e poi non riesco ad accorgermi della più banale delle robe --> La carne è debole e i sodomiti si facevano tenere il bastone dai caddy.

“Se tu volessi” No grazie, ero già socio del Colonial Springs. “Tu ancora non sai che il tuo caddy è stato assunto al Bethpage” Di chi stava parlando? “Il rag-gaz-zo nap-polet-tano” JJ, porca troia, ecco cosa gli aveva promesso Roger! Ecco perche Stan gongolava quando mi parlò di JJ! Erano proprio dei gran figli di cagna, approfittarsi dei sogni di quel ragazzetto. “C’è di più ancora” Che cazzo avevano tramato? “Al capanno dei Presley … il tenente Roger ha rovinato tutto … tu lo sai” Mi sa tanto che lo ammazzavo. “Era lui che doveva porvi rimedio” Che cazzo stava delirando? “Aveva promesso di convincerti questa sera con quel pussy boy” Ok, se non mi cantava subito il piano che coinvolgeva JJ, gli avrei cacciato nel gozzo il suo ridicolo perizoma. “Il Blue Velvet di questa notte era in tuo onore” Che grandissimi figli di puttana!

“Io ti amo … Conney” Che? Strano modo di convincermi a mollare il suo collo stretto nel mio avambraccio “Sto rischiando tutto per te” Piuttosto rischiava che decidessi di strozzarlo definitivamente. “Perché ti avrei detto tutto questo?” Voleva solo pararsi il culo perché credeva che lo avrei denunciato alla disciplinare. “Mi denuncerai?” Certo che No … lo avrei ammazzato, se non mi diceva dove avevano portato JJ. “Io ti avrei dovuto condurre al Blue Velvet” Facendolo sembrare un’indagine andata a buon fine. “Forse ti sarebbe piaciuto” Mi volevano fare la festa, tipo la notte del 323 quando fu Danny a mandare a pallino il piano di Stan. “Quella volta fu colpa anche di Stan” E quando mi hanno fraccato di botte nelle docce, quella volta chi fu a mandare all’aria il piano di Stan? “Quella fu un’idea del Sergente Collins” Beh, erano proprio una manica di stronzi <-- Un armata Brancaleone del menga. “Conney, tu sei come noi, cazzo!” Quindi mi piacevano i Blue Velvet? E cos’era il Blue Velvet? Un rito d’iniziazione? Prendevano un ragazzetto e se lo sbattevano per tutta una notte? Magari lo sculacciavano a sangue e poi si facevano fare un pompa mentre si mettevano sull’attenti?

“Chi ti ha detto questo?” Ma certo che si trattava di quella merda, bastava pensare a come Danny e Stan si erano comportati con Ralph. “Ti sbagli su questo, sono i ragazzi che devono chiedere di entrare nella confraternita” Sedotti da mille lusinghe <-- Dio, se avevano torto un solo capello a JJ, avrei suonato personalmente la settima tromba dell’apocalisse. “Calma, Conney!” Il festino si teneva a East Street a Amityville? “Corretto”Bene, non dovevo sapere altro. “Aspetta, non troverai nessuno, aspettavano il tuo arrivo, capisci?” Li aveva avvertiti quando mi ha visto trovare Faith. “Corretto, soldato” Cazzo … allora era andato tutto bene … JJ stava bene? “Siediti ora, è tutto apposto” Mi girava la testa … avevo avuto una vertigine di spavento … “Nessuno soffrirà per colpa tua” Sì, non volevo che le persone soffrissero per colpa mia. “Lo so questo” Un momento --> che ne sapeva lui delle robe che scrivevo nel mio diario? “Sei un idiota a scrivere queste cose su un laptop dell’esercito” Ogni volta che lo collegavo in rete, quelli scaricavano tutti i contenuti. “Sei molto bravo a scrivere” Oh, bene! Tutto il mondo conosceva i cazzi miei. “No, pochi privilegiati possono dire di conoscerti” Come lui? “Sì, esso è” Invece, io non conoscevo lui e questa cosa era sbagliata, ok? “Prova a farlo” Che cosa? “Conoscermi … io ti sto aiutando, questo lo sai” Era meglio chiudere subito quel discorso e andarmene. “No, aspetta!” Finito, stop, chiuso. “Negli ultimi giorni ho scoperto qualcosa” Potevano pure continuare a fare le loro ipocrite sozzerie, io non c’entravo e non ne volevo sapere di più. “E’ qualcosa che ti riguarda” Mi stava ricattando? “No, che dici!” Allora perché mi stava avvertendo quando ero sulla soglia di casa? “Te lo dico ora perché non voglio che tu vada via” Era dunque un ricatto. “Dammi almeno una possibilità” Di fare cosa?

“Rimani qui questa notte” Aridaje … non voleva proprio mollare l’osso. “Domani mattina ti dirò tutto” Ma non si sentiva un tantino viscido ad elemosinare attenzione in quel modo? “Io ti desidero così tanto!” Faceva strano sentirlo dire quelle robe … cioè, perché? Com’era possibile? “Tu mi guidi alla pazzia, Conney!” Cominciavo a capire cosa provano le donne stolkerizzate. “Domani mattina ti dirò tutto quello che ho scoperto” Mel non sapeva che mi avevano insegnato ad estorcere informazioni senza ricorrere alla prostituzione. “Puoi farmi tutto quello che vuoi” Lo spinsi su una sedia, ma lui non opponeva resistenza. “Yes Sir, Mr Sir!” Mel era uno di quei maschi cui la sottomissione li fa diventare duri. “Yes Sir, Mr Sir” Gli menai solo un paio di sganassoni, ma a quel porco lo fecero solo arrapare … e anche a me, perché io appartenevo a quell’altra categoria di maschi cui piace prendere il controllo. “Yes, Sir!” Perché gli avevo appena ordinato di mettersi in ginocchio davanti a  me? --> In fondo si trattava di una scopata e Roy Batty era pure un bel manzo.

“Goodmorning” Mel ed Io eravamo eroticamente compatibili e glielo infilai in ogni pertugio fino allo sfinimento. “Preparo la colazione” Mi risvegliai con il rumore del bacon che sfrigolava in padella. “Resta là, tempo di colazione a letto!” Quelle lenzuola erano ancora umide del nostro sudore e puzzavano anche di qualcos’altro … “Ti piace?” Il bacon mi piace un po’ bruciacchiato e Sì, avevo proprio fame. “Io ho ancora fame di te, lo sai?” Il mio uccello non manca mai un'alza bandiera. “Io amo il cap-puc-cino italian-o” E va bene, in fondo il buongiorno si vede dal bocchino. “Sei in-credib-bile!” Era un complimento? No, perché gli spruzzai in faccia e me lo disse mentre si asciugava il viso tra quelle lenzuola lerce. “Potrei anche cadere in amore per te, questo lo sai?” Ah che schifo! Mi rovinò il buon sapore in bocca del bacon bruciacchiato, col sapore di cazzo che aveva sulla sua lingua.

“Joffrey Ross Franklin” Dopo la pomiciata, pronunciò il nome di JR. “Stan mi ha chiesto di lui” Sì, lo sapevo. “Lui era a San Francisco nei giorni in cui c’eri tu anche” Stan mi aveva parlato di Camp Roberts. “Questo può essere” Io non mi ricordavo di lui. “Joffrey Ross Franklin non è quello che dice di essere” Non era uno sniper … non aveva la faccia da tiratore scelto … portava persino gli occhiali! “Corretto” E allora, me lo diceva o No? “Non so se voglio dirtelo” Era una notizia così brutta! “Forse, questo non lo so … ma se te lo dico, poi tu andrai via” Mi era piaciuto scopare con lui, quindi, se non mi faceva incazzare, sarebbe potuto accadere di nuovo. “Joffrey Ross Franklin è della disciplinare” Cosa? Disciplinare! “E’ il tuo supervisore, Conney” E io lo avevo portato da Mrs Pipe … che coglione! “Fino ad ora, ti ha fatto rapporto solo per il cane” Che ne sapeva Mel di Danko e soprattutto, poteva intercettare i papers di JR? “Ho craccato la password della sua po-box elettronica, tutto qua” Poteva solo leggere le su e-mail. “Usa parole buone nei tuoi confronti” Chissà se non aveva cambiato idea, dopo il casino che avevo combinato da Mrs Pipe

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