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Non si parla di lavoro


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Ciao ragazzi.. 

Come sapete sono tornato in Italia e mi sto godendo un po' di riposo prima di rimettermi in opera. 

L'altro giorno riflettevo sul fatto che trovo quasi sempre impossibile palare di lavoro con gli amici o in famiglia. Non sono uno che parla solo di lavoro e che si rende noioso...però ogni tanto mi va di confrontarmi su quello che si è fatto durante la giornata e ascoltare anche quello che hanno fatto gli altri.. problemi.. spunti ecc..

Invece noto che l'argomento lavoro sia semre più tabù.. non so se è perchè ne hanno tutti le palle piene e quindi preferiscono parlarne il meno possibile.. o se è una forma di modestia e discrezione (ne dubito fortemente) però pare che quando intavoli il discorso lavoro sia come parlare di Voldemort ad una cena nella sala comune di Hogwards. 

Poi soprattutto sembra sempre che a nessuno freghi nulla di quello che fanno.. tutti lavorano così.. "a caso".. giusto perchè devono fare qualcosa.. l'ultima volta che ho sentito qualcuno parlare in modo appassionato del proprio lavoro era quando... quando.... ehm... ah no mai.. credo di non aver mai sentito nessuno parlare con passione del proprio lavoro. 

Ora so già che mi darete del classista e dello snob.. che giudico le persone in base al lavoro che fanno ecc... ma se mi conosceste sapreste che non è così.. io ascolterei con lo stesso grado di rispetto ed interesse sia lo shampista di Melania Trump che mi racconta dei suoi problemi con un nuovo tipo di balsamo che un ingegnere del Cern. 

Il problema è che nessuno dei due parla di lavoro, a prescindere. 

Di converso sono sempre tutti impegnati a parlare dei problemi sentimentali, che lui ha lasciato lei, lei ha lasciato lui, lei ha tradito lui, lui ha ferito lei, lei si è fatta mettere incinta è poi si è messa con un altro.. sempre le solite boiate che dopo un po' stancano perchè sono cose poco costruttive, che non portano da nessuna parte e che ascolto solo perchè devo ma in realtà non me ne può frega' de meno. 

Voi direte... le cose sentimentali non ti interessano perché sei nerd e parli solo di cose noiose... e anche qui anticipo le vostre obiezioni dicendo che anche io ho una vita sentimentale, ovviamente, però preferisco di gran lunga tenermi quelle cose per me e parlare d'altro (lavoro ad esempio) che vomitare pseudo drammi amorosi addosso a chiunque mi si avvicini. 

Insomma.. non so.. ho questa sensazione di impedimento.. sento di non poterne parlare con nessuno.. non esiste un telefono amico per confrontarsi su tematiche professionali? XD

che poi non è solo una questione di sfogarsi delle frustazioni e dei problemi.. è anche una questione di scambio.. parlando di cosa si fa a lavoro ci si scambia idee, ci si migliora a vicenda, ci si motiva. 

Però a nessuno interessa... voi che esperienze avete?

Forse sono solo io che ho gli amici sbagliati (e anche la famiglia) XD 

Io penso di essere la classica persona che ha bisogno di un partner che fa lo stesso lavoro che faccio io (o nello stesso ambito quantomeno) in modo tale da poter sempre continuare una sorta di dialettica e incentivazione ad una crescita professionale reciproca anche nella vita privata. 

Che fatica però... 

Edited by Beppe_89
Link to comment
https://www.gay-forum.it/topic/36494-non-si-parla-di-lavoro/
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17 minutes ago, marco7 said:

Reclami che gli altri non parlano di lavoro ma quando ti chiesi dettagli su quel che succedeva sul tuo lavoro in sudafrica sei stato zitto pure tu.

ma che c'entra.. questo sarebbe diventato gossip lo stesso...esattamente come parlare degli amori infranti. 

Io mi riferisco al parlare di lavoro nel merito di quello che si fa a livello professionale.. non cose tipo sparlare dei capi.. 

Ma non mi riferivo mica a voi XD  

Mi chiedevo solo se sono solo io che sono una chiavica o se anche voi a volte vi sentite un po' repressi nel poter parlare di questioni professionali tra amici o in famiglia. 

 A me sembra che sia tabù ma di brutto... del tipo che a volte mi autocensuro per non tirare fuori l'argomento 

Edited by Beppe_89


 

5 minutes ago, marco7 said:

E non non facciamo parte della tua cerchia di amicizie allargata ?

anche se sparlavi dei capi non era niente di male visto che non sappiamo chi sono.

dicci in che settore cercherai lavoro e se lo cercherai come designer o altro.

Il topic non era per parlare di questo @marco7

In realtà i miei amici che lavorano parlano continuamente del proprio lavoro, o meglio, se ne lamentano in continuazione, quasi tutti. È perché sono entrati da poco nel mondo del lavoro italiano e li ha devastati realizzare quanto faccia cagare, mentre i più vecchi si sono ormai rassegnati e come dici tu preferiscono evitare del tutto l’argomento, comprensibilmente

I miei amici che si lamentano di più sono laureati in discipline umanistiche ora cassieri, agenti immobiliari, stagisti-segretari; ingegneri etc se la passano meglio e siccome fanno quello per cui hanno studiato, sono anche più soddisfatti 

Io ora sto studiando nuovamente dopo una breve parentesi lavorativa grazie alla quale ho capito che lavorare in Italia è una battaglia continua (se non sei dipendente pubblico...) dove se non inculi i colleghi loro inculeranno te, insomma, è stressante, e non c’è molto spazio per la passione

Io ho sempre riscontrato una gran voglia di lamentarsi ma molto raramente un reale interesse a migliorarsi.

Io ho sempre fatto una estrema fatica a trovare qualcuno con cui discutere del mio lavoro.. E parlo anche di "colleghi" per così dire.. Nel senso di amici che hanno fatto più o meno il mio stesso percorso formativo e che hanno gli stessi interessi..

Mi ritrovo sempre con un sentore di "vabbè ma che parlo a fare.." che alla lunga è frustrante perché non ti senti nemmeno stimolato o incentivato a migliorarti.

Poi boh credo sia in parte un problema mio perché tendo sempre a fare le cose per "soddisfare" gli altri invece che me stesso.. E quindi quando vedo che dagli altri non arriva nessun input, nessuna pretesa, nessuna aspettativa.. Allora io mi smonto un po'.. Della serie "se tanto non ve ne può frega' de meno.. Che lo faccio a fare?"

Però al di là di me.. Resta il fatto che mi sembra di notare un po' un andazzo generale. Sarà perché, come dite, quasi nessuno può permettersi di fare il lavoro dei sogni.. E quindi il disinteresse è solo una forma di rassegnazione e disincanto.

9 hours ago, Beppe_89 said:

Io penso di essere la classica persona che ha bisogno di un partner che fa lo stesso lavoro che faccio io (o nello stesso ambito quantomeno) in modo tale da poter sempre continuare una sorta di dialettica e incentivazione ad una crescita professionale reciproca anche nella vita privata. 

ecco, io invece non ci riuscirei MAI!

quando stacco dall'ufficio devo solo staccà, fino alla mattina appresso

ecco, io invece non ci riuscirei MAI!

quando stacco dall'ufficio devo solo staccà, fino alla mattina appresso

Ahahah io se avessi studiato cinema o giornalismo darei il fegato per fare quello che fai te.. E romperei le balle al mio partner di continuo.. Tipo fargli leggere recensioni scritte da me fino alla nausea XD

non riesco mai a staccare completamente..

davydenkovic90
On 11/21/2018 at 11:22 AM, Beppe_89 said:

Io penso di essere la classica persona che ha bisogno di un partner che fa lo stesso lavoro che faccio io (o nello stesso ambito quantomeno) in modo tale da poter sempre continuare una sorta di dialettica e incentivazione ad una crescita professionale reciproca anche nella vita privata. 

Questo lo trovo un po' triste, sinceramente.

13 hours ago, Beppe_89 said:

Ripeto a memoria tutte gli shortcuts di autocad in ordine alfabetico a voce alta

E questo pure, anche se penso che sia una battuta. 

Trovo in generale molto infantile, un po' da saputelli, ammorbare le conversazioni con discorsi legati alla propria attività professionale (per quanto amata) problemi legati alla sfera personale, siano questi lavorativi o di altro genere, che non riguardano gli astanti. E penso che il rapporto con l'altro - amicizia, sesso, amore, o altro - sia un'apertura alle differenze, perché no, anche professionali o relative alle scelte di vita.

Non ti conosco quindi su di te non mi esprimo e sicuramente sarai il ragazzo più piacevole del mondo da frequentare, ma nella vita ho avuto la sventura di trovare persone ossessionate dalla propria attività o dalla propria "vita privata" da cancellare totalmente e appiattire rapporti potenzialmente interessanti sbattendo la testa sempre entro il recinto dei propri interessi o problemi, che certo non si possono risolvere con chiacchiere a tavola col partner o con amici ma vanno affrontate direttamente sul posto di lavoro, con il professore all'università, ecc.  e quindi sfociano molto presto in frasi fatte o silenzi. Oppure, se si ha di fronte qualcuno dello stesso corso o settore lavorativo, si va inevitabilmente incontro a uno stress tale che, comunque, si avrà bisogno di cercare altrove un po' di svago.

Non so se hai mai avuto a che fare da vicino con medici, io sì perché ce l'ho in famiglia. Medici e infermieri molto spesso parlano, nel privato o anche nelle pause di lavoro, di cazzate, di calcio, o si raccontano barzellette. E questo perché? Semplicemente stemperare la tensione, perché si trovano di fronte continuamente a situazioni "anormali", specie in determinati reparti, e impazzirebbero se non cercassero in tutti i modi di tornare alla quotidianità con discorsi frivoli una volta finito il turno di lavoro. 

I peggiori in assoluto, comunque, sono quelli che con gli amici o in famiglia parlano solo ed esclusivamente dei propri intrallazzi amorosi o delle proprie crisi esistenziali. Questi sono la morte, davvero. Hai presente quelle ragazze che, finché hanno il fidanzato sono tranquille, e appena si lasciano vanno alla spasmodica ricerca di un'amica o anche di una raccattata per caso per vomitare addosso a lei tutti i problemi?  Ecco, avendo diverse amiche psicologhe conosco bene certe dinamiche (di loro amiche che le contattano solo per avere consigli o sfogarsi, ed è snervante).

grazie @davy per la risposta..

dunque.. 

1 hour ago, davydenkovic90 said:

E questo pure, anche se penso che sia una battuta. 

certo XD  ti pare? ahahah 

Come ho scritto per "parlare di lavoro" non intendo lamentarsi dei capi, dei colleghi, delle proprie mansioni, dei clienti ecc.. ma intendo parlare costruttivamente di quello che si fa, o si vorrebbe fare, confrontandosi con gli altri. 

Quello di cui mi lamento è una sorta di mancanza di passione, che noto (nei miei amici e parenti quantomeno.. non conosco tutti i 7.5 miliardi di esseri umani del pianeta) nei confronti delle questioni professionali. Mancanza di passione che in un certo senso mi influenza perchè la trovo un po' demotivante. 

Questo per carità può anche essere non voluto..nel senso che se per campare devi fare temporaneamente (o no) un lavoro che non ti piace..non puoi parlarne in modo appassionato. Anche se nemmeno questo punto è sempre vero.. perchè ricordo un mio amico che per qualche tempo aveva lavorato in un call center e riusciva sempre e comunque a tirar fuori spunti interessanti tipo sul come gestire le persone più difficili al telefono o organizzare il tempo per rispondere  a tutte le mail sfruttando i casi di assistenza già risolti ecc.. Che per carità possono sembrare elementi triviali o irrilevanti ma possono comunque essere utili, che so, all'amico che magari fa il cassiere e ha lo stesso problema e non sa come affrontarlo.  (cito due lavori "normali" proprio per ribadire che non sto facendo un discorso snob)

Capisci?  

Vedo sempre che manca un po' quella attitudine positiva a sfruttare il proprio lavoro per crescere e per migliorarsi. 

Non concepisco il prendere il lavoro come una cosa che si fa, tra le tante, e boh.. la fai... Per me non è così, quello che faccio per 8, 9 ore al giorno è parte di me,.. non posso fare una cosa tanto per farla. 

Mi fate venire in mente il mio capo che prima che mi licenziassi mi aveva approcciato chiedendomi come fosse la mia qualità di vita (perchè sapeva che non ero più contento del lavoro) e mi è sembrata una cosa così stupida da domandare... come può la mia qualità di vita essere elevata se per 8, 9 ore al giorno faccio qualcosa che non mi rende più felice? anche se io avessi un harem di figoni a casa che mi aspetta la sera, 20 amici fedelissimi e affezionati che mi coinvolgono nelle loro vite, due cani e un gatto..  Resta comunque il fatto che passo 3/4 della giornata insoddisfatto, e non si può pensare che questo non influisca in generale sulla mia vita. 

50 minutes ago, Almadel said:

bandite invece le lamentele e le descrizioni irrilevanti della giornata lavorativa.

ma certo, d'accordissimo 

Io  cerco, e però raramente trovo, solo confronto professionale. Sano e costruttivo.  Non lamentele o cattiverie sui colleghi. 

Edited by Beppe_89
2 hours ago, davydenkovic90 said:

Trovo in generale molto infantile, un po' da saputelli, ammorbare le conversazioni con discorsi legati alla propria attività professionale (per quanto amata) 

questa è  una mentalità molto americana (ed evidentemente ha preso piede anche in sudafrica):

da bravi workaholic, parlano, pensano e sono proiettati sempre & solo verso il lavoro.

e non hanno la minima percezione che si possa parlare anche d'altro

--

qui, per fortuna, lo siamo meno.

Per ora

44 minutes ago, freedog said:

da bravi workaholic, parlano, pensano e sono proiettati sempre & solo verso il lavoro.

beh ma essere appassionati del proprio lavoro non vuol dire necessariamente essere dei workaholics.. il mio capo lo era.. di brutto.. tipo mandava mail di lavoro già due ore dopo il parto del suo secondogenito ( era in ufficio fino al giorno prima del parto).. mandava mail o aggiornava il database la notte o nel fine settimana..

Quello ovviamente è eccessivo e finisce per farti svalvolare.. Comunque è un discorso ancora diverso da quello che facevo notare io. 

davydenkovic90
1 hour ago, Beppe_89 said:

essere appassionati del proprio lavoro non vuol dire necessariamente essere dei workaholics

Essere appassionati di qualcosa (sia questa lavoro o no), non significa parlarne giorno e notte e con chiunque  e soprattutto non autorizza a fare monologhi egoriferiti e fini a se stessi.

Non capisco se lamenti una mancanza da parte degli altri nel parlare appassionatamente del proprio lavoro (magari perché non ne hanno uno così appassionante, motivo a caso, oppure per il discorso dei medici che facevo nell'altro post, oppure perché non intendono appesantire momenti conviviali, queste possono essere alcune ragioni) oppure del fatto che non ti ascoltano quando parli del tuo lavoro. Dal post iniziale avevo capito questa seconda cosa, dall'ultimo sembrerebbe più la prima.

In parte condivido ciò che dici, nel senso che neanche io sopporto quelli che si lamentano di default per il lavoro. Certa gente lo fa anche coi figli piccoli, per esempio. Ascoltandoli sembra davvero che al posto di crescere dei figli abbiano dei pacchi postali da consegnare che ostacolano la loro vita. Del resto è una mentalità che ha radici profonde nella mentalità occidentale (tu partorirai, tu lavorerai e tu striscerai, al serpente... ma credo che nei miti greci o nella Bibbia si pensasse a tutt'altri lavori rispetto a quelli a cui pensiamo oggi).  Molte persone considerano il lavoro una non-vita, e vivono in attesa delle vacanze. Un po' come tanti mariti vivono il matrimonio come una tomba, in attesa del sabato sera in giro per negozi o di qualche puntata di un quiz per vedere ventenni scosciate. Ci abituiamo a ragionare in questi termini già dai tempi della scuola, dipinta come luogo di tortura per eccellenza.

Io a scuola ci andavo volentieri, per esempio, anche se non avevo un amico e venivo bullizzato, perché mi piaceva studiare. Non ricordo di aver mai passato un anno a scuola ad aspettare in gloria Giugno... al contrario. Di solito dopo che finiva, per inerzia, continuavo a studiare fino alla fine di Giugno tutti i giorni o a leggere libri, perché mi annoiavo. E già dalla metà di agosto non vedevo l'ora di ricominciare. Eppure, almeno gli ultimi cinque anni, per me era un inferno dal punto di vista umano... in classe avevo pochi maschi, tutti figli di papà e di destra e ragazze molto competitive e assatanate per i bei voti. Non c'era nessuno affine a me, a parte qualche reietta con cui ogni tanto uscivo, ma sarò uscito due volte in cinque anni. xD

Non condivido il voler frequentare solo persone con cui puoi fare determinati discorsi parlando del tuo lavoro (quindi, immagino, colleghi o gente del genere) in ultima analisi perché quello che ti interessa è avere ancor più spinta sul piano individuale. Trovo molto più interessante frequentare persone diverse che fanno discorsi completamente diversi da quelli che senti fare per otto ore al giorno.

Edited by davydenkovic90
Mercante di Luce

Penso che molto dipenda dal lavoro che si fa e da quanto se ne è appassionati.

Lavorare in un ufficio tenendo continuamente il telefono in mano rincorrendo i clienti per fatturargli le prestazioni svolte penso che difficilmente possa offrire spunti di conversazione che vadano oltre "quello stronzo", "sono stati gentili" o in generale sulla vita dell'ufficio (poi posso sempre sbagliarmi, sia chiaro).

Un saldatore potrà instaurare una conversazione sulla partita di materiale più o meno buona del solito o del rappresentante che è venuto a proporre il nuovo modello di saldatrice con qualcuno che si interessa dell'ambito industriale, ma con mia madre il discorso non avrebbe speranze di nascere.

Un veterinario che ha fatto nascere un vitellino o soccorso un gatto ferito in una zuffa magari potrà immergersi meglio in una discussione con persone non strettamente appassionate del suo ambito.

Personalmente ho la fortuna di poter chiaccherare con la mia cerchia di amici più stretti dei rispettivi lavori, delle curiosità e degli aneddoti occorsi ad ognuno di noi, ed è divertente oltre che stimolante perché seguiamo strade profondamente diverse.

In altri ambiti, invece, è davvero difficile andare oltre un rapido scambio di battute sul tema.

1 hour ago, davydenkovic90 said:

Non capisco se lamenti una mancanza da parte degli altri nel parlare appassionatamente del proprio lavoro (magari perché non ne hanno uno così appassionante, motivo a caso, oppure per il discorso dei medici che facevo nell'altro post, oppure perché non intendono appesantire momenti conviviali, queste possono essere alcune ragioni) oppure del fatto che non ti ascoltano quando parli del tuo lavoro.

Un po' entrambe direi

1 hour ago, davydenkovic90 said:

Io a scuola ci andavo volentieri, per esempio, anche se non avevo un amico e venivo bullizzato, perché mi piaceva studiare. Non ricordo di aver mai passato un anno a scuola ad aspettare in gloria Giugno... al contrario. Di solito dopo che finiva, per inerzia, continuavo a studiare fino alla fine di Giugno tutti i giorni o a leggere libri, perché mi annoiavo. E già dalla metà di agosto non vedevo l'ora di ricominciare.

Idem, io ero esattamento così.. almeno fino alla terza liceo. 

1 hour ago, davydenkovic90 said:

Molte persone considerano il lavoro una non-vita, e vivono in attesa delle vacanze.

Credo sia questo il nocciolo della questione. Ed è proprio questa attitudine a far sì che poi parlare di lavoro in modo costruttivo diventi quasi impossibile. 

Per farti un esempio.. nello studio dove lavoravo giù qualche volta alcuni dei progetti a cui abbiamo lavorato venivano pubblicati su delle riviste specializzate (design d'interni o architettura o arte e design) ed io ero l'UNICO a cui importava qualcosa... le compravo...le portavo in ufficio.. e tutti poi le guardavano ovviamente.. però se non avessi avuto io l'iniziativa.. tutti gli altri zero.. come lasciarsi scivolare addosso la vita senza nemmeno percepire di viverla. 

Alla lunga, ripeto, è demotivante.. tanto vale andare in Perù a fare il guardiano di un allevamento di lama. 

28 minutes ago, Mercante di Luce said:

In altri ambiti, invece, è davvero difficile andare oltre un rapido scambio di battute sul tema.

beh sì indubbiamente

Edited by Beppe_89

C'è un vecchio modo di vedere - diciamo tradizionale - fondato su un'etica del sacrificio e dei doveri, poi è chiaro che un terzogenito nato nel 1989 in un paesino di provincia del Sud, non equivale ad un figlio unico nato da genitori giovani in una grande città del Nord, i cambiamenti si diffondono progressivamente con tempi diversi etc

Se tu parti dal presupposto che per dovere ti fai la scuola, per dovere ti trovi lavoro in modo da sposarti e fare figli da mantenere, non conta la tua inclinazione o cosa desideri fare veramente e sei anche legittimato a lamentarti dei sacrifici compiuti

Questo discorso si è sempre attagliato male ( per ovvie ragioni ) ai gay, al di là del fatto che fossero bullizzati o si sentissero isolati a scuola

Il nuovo modo di vedere, più americano self-oriented e post-berlusconiano non è stato sorretto dall'ottimismo delle opportunità. Insomma nel momento in cui ci siamo americanizzati le cose sono iniziate ad andare male ed i sacrifici più che una visione morale della vita sono diventati una triste necessità ( e quindi qualcosa da rimuovere dal discorso nel tempo libero )

Tanto più che per non perdere consensi le riforme sono state applicate ai nuovi contratti di lavoro, alle nuove posizioni previdenziali con tanto di pistolotti morali colpevolizzanti sui "bamboccioni" questo ha creato per certi versi una situazione contraddittoria : la nuova etica individualista del lavoro per molti è diventata veramente un'etica del sacrificio

Edited by Hinzelmann

Discussione interessante, Beppino.

On 11/21/2018 at 11:22 AM, Beppe_89 said:

Non sono uno che parla solo di lavoro e che si rende noioso

Io non parlo molto del mio lavoro: è un mestiere particolare, chiuso in un universo tutto suo, e per raccontarti qualcosa dovrei infarcire la storia di premesse e specificazioni e cose simili che romperebbero le palle più di quanto potrebbero dilettare.
Ci sono solo due aspetti, del mio lavoro, che sono facilmente condivisibili (la stupidità dei clienti e le situazioni di emergenza) ma non mi piace deridere la gente perché è così stupida ma così stupida che se io la abbattessi porrei fine alle loro sofferenze e il mondo diventerebbe un posto migliore né delle cose straordinarie, ché straordinarie lo sono davvero e sono capaci di catalizzare l'attenzione di un intero uditorio per ore intere (come è effettivamente successo in più di un'occasione).

On 11/21/2018 at 11:22 AM, Beppe_89 said:

credo di non aver mai sentito nessuno parlare con passione del proprio lavoro. 

Io parlo tantissimo, del mio lavoro. Ma solo con i colleghi.
Che infatti si rivolgono a me per i loro dubbi e per le loro condivisioni.

Un trasferimento di appena tre anni fa mi ha portato in una branca societaria dove mi sto godendo un flusso a tutt'oggi ininterrotto di assunzioni: avere a che fare con giovani e giovanissimi che vengono buttati di peso in una realtà che non conoscono è stimolante, quasi eccitante. Perché puoi mostrare loro tutte le criticità e le difficoltà del mestiere e poi, due secondi dopo, confidargli che questo è il lavoro più bello del mondo e che non ti faresti mettere in ufficio nemmeno se ti sparassero.
Al di fuori del mio ambiente retributivo, tutto sommato, tutti sanno quanto ami quel che faccio: non mi perdo a sperticare lodi e non mi dilungo in racconti coi sottotitoli, come dicevo prima, ma non posso condividere con gli altri la gioia che provo ancora oggi dopo quasi tredici anni di servizio.
Amor tussisque non celantur, in fondo.

On 11/21/2018 at 7:32 PM, marco7 said:

Si e intanto tu apri i topic quando sei in emergenza per qualcosa e altrimenti racconti niente.

Le reprimende virtuali sono davvero bellissime, comunque. Un capovolgimento del senso comune degno di "le amanti non si lasciano, / le mogli si intromettono".

21 hours ago, davydenkovic90 said:

Trovo in generale molto infantile, un po' da saputelli, ammorbare le conversazioni con discorsi legati alla propria attività professionale (per quanto amata) problemi legati alla sfera personale, siano questi lavorativi o di altro genere, che non riguardano gli astanti.

Altrimenti fai come fece un tizio con cui mi capitò disgraziatamente di andare a cena e che voleva pure il dopocena al biscotto dopo che mi aveva ammorbato per tutto il tempo del suo lavoro e delle sue condizioni di lavoro e del suo trasferimento a lavoro e del fulmine che gli doveva cadere tra le gonadi proprio in quel momento.
Un appuntamento orribile, secondo solo al tizio che mi ha ammorbato (sì, è volutamente lo stesso verbo) sulla sua c*zzo di macchina di m*rda che  parlava di BMW come se la cosa mi dovesse far gocciolare piacere.

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