Sampei Posted January 27, 2019 Share Posted January 27, 2019 (edited) La guerra di Pierre In occasione del Giorno della Memoria, è giusto ricordare che anche i membri della comunità LGBT venivano deportati nei campi di concentramento, utilizzati per fare esperimenti, torture, lavori forzati e come valvola di sfogo da parte delle SS, nonché sfruttati come risorse nella produzione di armi e carri armati. Il terrificante racconto di Pierre Seel racconta cos’è stato per lui l’Omocausto, e per quale motivo ha deciso di raccontarlo. Pierre Seel è stato uno scrittore francese. Nacque a Haguenau, in Alsazia (Francia nord-orientale) il 16 agosto 1923. E’ stato l’unico omosessuale francese a raccontare quanto successo nei campi di concentramento, dichiarandosi gay solo quando tutto era finito. La storia di Pierre inizia con l’invasione tedesca in Francia, nel 1940, quando i nazisti occupano la città in cui vive, Mulhouse. Ha solo 17 anni, ma ha già un fidanzato, un ragazzo di nome Jo, della sua stessa età, e diversi amici. Un giorno viene convocato dalla Gestapo, interrogato e torturato. Gli interrogatori si susseguono, ma e le torture diventano intollerabili. I soldati li picchiano, usano spranghe di legno per stuprare i prigionieri, strappano loro le unghie con le pinze. I militari tedeschi avevano potuto accedere ad un registro secretato dal commissariato locale, in cui Pierre era stato iscritto, a sua insaputa, come sospetto omosessuale dalla stessa polizia francese dopo che, l'anno prima, aveva denunciato il furto del suo orologio indicando come luogo un parco che era considerato frequentato da omosessuali. Viene arrestato dalle SS il 13 maggio 1941. Come accadeva quotidianamente in quell’anno a decine di migliaia di francesi, Pierre, fu caricato su un furgone e deportato in un campo di concentramento. Fu internato a Schirmeck-Vorbrück, in pieno territorio alsaziano, a 30 chilometri da Strasburgo. Gli fu consegnata la divisa a righe con un minuscolo triangolino blu, il cui significato era però noto solamente alle guardie carcerarie. Il blu a Schirmeck era adoperato per indicare cumulativamente le categorie Ecclesiastici, Omosessuali e Prostitute. Torture, botte e lavori pesanti erano all’ordine del giorno. Era la vittima preferita dai medici nazisti per i loro esperimenti, in quanto omosessuale. Quando non subivano sevizie i prigionieri erano ai lavori forzati per la base militare di Entzheim o per la cava di pietre di Hersbach. I nazisti al campo avevano la prassi di organizzare "evasioni simulate" per poter uccidere certi prigionieri, le cui ceneri erano poi vendute a 70 marchi alle famiglie che ne avessero fatto richiesta. Passò lì sei mesi, da maggio fino al novembre del 1941. Il giorno più orrendo, che si impresse per sempre nella sua memoria, fu quando suonò la campana per l’adunata. I soldati ordinarono a tutti di formare un quadrato, e di stare sull’attenti. Il centro era vuoto, ma sapevano tutti cosa sarebbe successo da lì a poco. Difatti, dopo pochi minuti le SS portarono al centro del quadrato un ragazzo di 18 anni. Pierre Seel lo conosceva bene: era Jo, il suo ragazzo. E stava per essere giustiziato. I soldati gli strapparono i vestiti, lasciandolo completamente nudo. Poi gli misero un secchio in testa e liberarono i pastori tedeschi. Erano addestrati ad attaccare, ed è quello che fecero. Saltarono addosso a Jo, mordendogli i testicoli, il collo, le gambe e le braccia. Continuarono finché non lo sbranarono completamente, e le urla cessarono. Nessuno poteva fare nulla, o sarebbe stato attaccato a sua volta dai cani. Passano i mesi, si apre il fronte orientale. Pierre, in quanto alsaziano bilingue (l'Alsazia era stata annessa direttamente al Reich) viene reclutato forzosamente e tolto dal campo per essere spedito a combattere nei reparti tedeschi in Russia. Alla fine della guerra, nel 1944, riesce a tornare in Francia. Qui riprende la sua vita, Pierre si sposa e ha anche figli. Decide però di tenere nascosta la sua omosessualità. All'epoca nessuna società europea sarebbe stata capace di comprendere. Dovendo tacere sulla sua omosesualità, tacque anche a lungo sulla sua deportazione, e quando iniziò a parlarne, dovette comunque omettere il motivo dell'arresto. Nel 1982, quarant'anni dopo, qualcosa cambia. Il vescovo di Strasburgo aveva iniziato una campagna omofoba e dopo quello che Pierre aveva passato, era troppo. Pierre si sentiva pronto. Aveva ormai divorziato dalla sua compagna, e decide di dichiarare ufficialmente in un'intervista a France Inter il motivo della sua deportazione: era omosessuale. Ma erano anche gli Anni ’80, l’omosessualità era vista come una malattia, con il panico da HIV e AIDS. Una parte della famiglia lo ostracizzò e gli portò via i suoi nipoti. Ma Pierre non si arrese, e iniziò una nuova lotta. Combattè ancora per decenni per far ammettere alle istituzioni che anche gli omosessuali venivano deportati nei campi di concentramento. Insomma il mondo doveva riconoscere ufficialmente che si era anche verificato un Omocausto. L'omofobia doveva rendersi conto di esistere, in senso istituzionale. La sua vittoria arriva nel 2001, quando la società si convince e ammette che la deportazione omosessuali era reale, e non era più un tabù parlarne. Anche il presidente francese Chirac riconobbe l’Omocausto, e indicò simbolicamente Pierre Seel come deportato omosessuale. Durante tutti questi anni ogni sera Pierre ha acceso in cucina una candela in memoria di Jo. Pierre muore nel 2005 a Tolosa, lasciando in eredità un bagaglio di storia dell’epoca nazista di inestimabile valore per la comunità LGBT e per il mondo intero. Fonti: https://www.gay.it/cultura/news/omocausto-dimenticato-storia-pierre-seel-deportato-omosessuale?fbclid=IwAR3GFySjc_mVOli-oWAFoAOFrIn8DpPYzlW1uqOJbRhBWf9R716Il7JW7iM http://oic.uqam.ca/fr/communications/honte-et-temoignage-dans-lautobiographie-de-pierre-steel-deporte-homosexuel https://fr.wikipedia.org/wiki/Pierre_Seel https://web.archive.org/web/20060221144001/http://www.triangles-roses.org/seel_ita.htm https://www.gionata.org/io-pierre-seel-deportato-omosessuale-nei-lagher-nazisti/ Edited January 27, 2019 by Sampei Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
LocoEmotivo Posted January 27, 2019 Share Posted January 27, 2019 25 minutes ago, Sampei said: La guerra di Pierre Grazie per questa bellissima, straziante condivisione. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
marco7 Posted January 28, 2019 Share Posted January 28, 2019 A berlino c'e' un memoriale per i gay assassinati nei campi (vicino al piu' celebre memoriale della shoah). https://it.m.wikipedia.org/wiki/Memoriale_agli_omosessuali_perseguitati_sotto_il_nazismo Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Bloodstar Posted January 28, 2019 Share Posted January 28, 2019 Anni fa avevo visto un documentario dove venivano intervistati vari omosessuali che raccontavano come avevano vissuto il periodo della seconda guerra mondiale in varie parti dell'Europa. Seel (insieme ad un ebreo omosessuale e convinto sionista che narrava di essere vissuto nascosto in una soffitta a Berlino dal 1939 al 1945) era uno di quelli che mi aveva impressionato maggiormente, per la vividezza e la lucidità del suo racconto. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Insanity Posted February 14, 2019 Share Posted February 14, 2019 On 1/28/2019 at 12:05 AM, Sampei said: La guerra di Pierre In occasione del Giorno della Memoria, è giusto ricordare che anche i membri della comunità LGBT venivano deportati nei campi di concentramento, utilizzati per fare esperimenti, torture, lavori forzati e come valvola di sfogo da parte delle SS, nonché sfruttati come risorse nella produzione di armi e carri armati. Il terrificante racconto di Pierre Seel racconta cos’è stato per lui l’Omocausto, e per quale motivo ha deciso di raccontarlo. Pierre Seel è stato uno scrittore francese. Nacque a Haguenau, in Alsazia (Francia nord-orientale) il 16 agosto 1923. E’ stato l’unico omosessuale francese a raccontare quanto successo nei campi di concentramento, dichiarandosi gay solo quando tutto era finito. La storia di Pierre inizia con l’invasione tedesca in Francia, nel 1940, quando i nazisti occupano la città in cui vive, Mulhouse. Ha solo 17 anni, ma ha già un fidanzato, un ragazzo di nome Jo, della sua stessa età, e diversi amici. Un giorno viene convocato dalla Gestapo, interrogato e torturato. Gli interrogatori si susseguono, ma e le torture diventano intollerabili. I soldati li picchiano, usano spranghe di legno per stuprare i prigionieri, strappano loro le unghie con le pinze. I militari tedeschi avevano potuto accedere ad un registro secretato dal commissariato locale, in cui Pierre era stato iscritto, a sua insaputa, come sospetto omosessuale dalla stessa polizia francese dopo che, l'anno prima, aveva denunciato il furto del suo orologio indicando come luogo un parco che era considerato frequentato da omosessuali. Viene arrestato dalle SS il 13 maggio 1941. Come accadeva quotidianamente in quell’anno a decine di migliaia di francesi, Pierre, fu caricato su un furgone e deportato in un campo di concentramento. Fu internato a Schirmeck-Vorbrück, in pieno territorio alsaziano, a 30 chilometri da Strasburgo. Gli fu consegnata la divisa a righe con un minuscolo triangolino blu, il cui significato era però noto solamente alle guardie carcerarie. Il blu a Schirmeck era adoperato per indicare cumulativamente le categorie Ecclesiastici, Omosessuali e Prostitute. Torture, botte e lavori pesanti erano all’ordine del giorno. Era la vittima preferita dai medici nazisti per i loro esperimenti, in quanto omosessuale. Quando non subivano sevizie i prigionieri erano ai lavori forzati per la base militare di Entzheim o per la cava di pietre di Hersbach. I nazisti al campo avevano la prassi di organizzare "evasioni simulate" per poter uccidere certi prigionieri, le cui ceneri erano poi vendute a 70 marchi alle famiglie che ne avessero fatto richiesta. Passò lì sei mesi, da maggio fino al novembre del 1941. Il giorno più orrendo, che si impresse per sempre nella sua memoria, fu quando suonò la campana per l’adunata. I soldati ordinarono a tutti di formare un quadrato, e di stare sull’attenti. Il centro era vuoto, ma sapevano tutti cosa sarebbe successo da lì a poco. Difatti, dopo pochi minuti le SS portarono al centro del quadrato un ragazzo di 18 anni. Pierre Seel lo conosceva bene: era Jo, il suo ragazzo. E stava per essere giustiziato. I soldati gli strapparono i vestiti, lasciandolo completamente nudo. Poi gli misero un secchio in testa e liberarono i pastori tedeschi. Erano addestrati ad attaccare, ed è quello che fecero. Saltarono addosso a Jo, mordendogli i testicoli, il collo, le gambe e le braccia. Continuarono finché non lo sbranarono completamente, e le urla cessarono. Nessuno poteva fare nulla, o sarebbe stato attaccato a sua volta dai cani. Passano i mesi, si apre il fronte orientale. Pierre, in quanto alsaziano bilingue (l'Alsazia era stata annessa direttamente al Reich) viene reclutato forzosamente e tolto dal campo per essere spedito a combattere nei reparti tedeschi in Russia. Alla fine della guerra, nel 1944, riesce a tornare in Francia. Qui riprende la sua vita, Pierre si sposa e ha anche figli. Decide però di tenere nascosta la sua omosessualità. All'epoca nessuna società europea sarebbe stata capace di comprendere. Dovendo tacere sulla sua omosesualità, tacque anche a lungo sulla sua deportazione, e quando iniziò a parlarne, dovette comunque omettere il motivo dell'arresto. Nel 1982, quarant'anni dopo, qualcosa cambia. Il vescovo di Strasburgo aveva iniziato una campagna omofoba e dopo quello che Pierre aveva passato, era troppo. Pierre si sentiva pronto. Aveva ormai divorziato dalla sua compagna, e decide di dichiarare ufficialmente in un'intervista a France Inter il motivo della sua deportazione: era omosessuale. Ma erano anche gli Anni ’80, l’omosessualità era vista come una malattia, con il panico da HIV e AIDS. Una parte della famiglia lo ostracizzò e gli portò via i suoi nipoti. Ma Pierre non si arrese, e iniziò una nuova lotta. Combattè ancora per decenni per far ammettere alle istituzioni che anche gli omosessuali venivano deportati nei campi di concentramento. Insomma il mondo doveva riconoscere ufficialmente che si era anche verificato un Omocausto. L'omofobia doveva rendersi conto di esistere, in senso istituzionale. La sua vittoria arriva nel 2001, quando la società si convince e ammette che la deportazione omosessuali era reale, e non era più un tabù parlarne. Anche il presidente francese Chirac riconobbe l’Omocausto, e indicò simbolicamente Pierre Seel come deportato omosessuale. Durante tutti questi anni ogni sera Pierre ha acceso in cucina una candela in memoria di Jo. Pierre muore nel 2005 a Tolosa, lasciando in eredità un bagaglio di storia dell’epoca nazista di inestimabile valore per la comunità LGBT e per il mondo intero. Fonti: https://www.gay.it/cultura/news/omocausto-dimenticato-storia-pierre-seel-deportato-omosessuale?fbclid=IwAR3GFySjc_mVOli-oWAFoAOFrIn8DpPYzlW1uqOJbRhBWf9R716Il7JW7iM http://oic.uqam.ca/fr/communications/honte-et-temoignage-dans-lautobiographie-de-pierre-steel-deporte-homosexuel https://fr.wikipedia.org/wiki/Pierre_Seel https://web.archive.org/web/20060221144001/http://www.triangles-roses.org/seel_ita.htm https://www.gionata.org/io-pierre-seel-deportato-omosessuale-nei-lagher-nazisti/ eroe Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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