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Coming out "post-2016"


davydenkovic90

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davydenkovic90
Coming out "post-2016"

Stanotte - complice l'insonnia - propongo una piccola riflessione che facevo in questi giorni.

Dato che "i coming out non finiscono mai", nel senso che nella nostra vita incontreremo sempre nuove persone e dovremo farne di  nuovi, mi domando come si sia evoluto il coming out, dopo la Cirinnà e la sua legge, dopo il trono gay, ma anche  dopo i family day e i post da influencer di Salvini.

Fino a qualche anno fa (pre-Cirinnà, pochi dibattiti, nessuna legge) fare coming out in ambienti "mediamente aperti" (una facoltà universitaria random, un ufficio random, NON una parrocchia, NON una squadra di calcio) voleva dire esser guardati con tanto d'occhi, oggetto di pettegolezzo, comportamenti maldestri e impacciati. magari volti a nascondere una peraltro scusabilissima inesperienza su certi temi, fino a che, dando tempo al tempo, si veniva pian piano accettati con indifferenza o benvoluti.

I genitori spesso la prendevano male, ma poi pian piano tra un incontro con Agedo e qualche attacco d'ansia, pian piano accettavano la cosa. I pride erano freddamente e blandamente osteggiati e ritenuti volgari, la Carfagna non ci andava, ma si facevano, passavano abbastanza inosservati, e finiva lì la storia.

Oggi, 2019,  ho l'impressione che molte persone in più abbiano dell'omosessualità un'opinione già formata, e che abbiano deciso a priori - prima di conoscerti - da che parte stare. Purtroppo non si fermano alle opinioni: coltivano nell'orticello la propria omofobia, fertilizzata dalla disinformazione di una classe politica ignorante e incapace (e disinteressata) di comprendere e documentarsi di ciò di cui parla, e la collegano ai problemi della Nazione, della fertilità, dell'ecosistema, delle piogge acide. 

Esempi sparsi:

1 -  Daniela Santanché, nel 2019, Porta a Porta, tema "congresso delle famiglie di Verona" ripete in diretta nazionale che i gay pagano le donne dei paesi sottosviluppati per fare dei figli. Le fa eco Povia a Ciao Darwin.

2 - Feltri che dice a Luxuria "io non ho ben capito se lei è un signore o una signora" (Sempre nel 2019, da Giletti)

3 - Incontri con Arcigay nelle scuole che 10 anni fa erano "educazione alle diversità" oggi etichettati come spauracchio "Gender", bandito o comunque oggetto di forti proteste in numerose scuole, figli di omofobi tenuti a casa.

4 - Nascita di movimenti vari e di teorie (vedi ministro Fontana, vedi il titolo "Cala il PIL, crescono i gay"") che danno per scontato che l'omosessualità sia una concausa della scarsa natalità e la collegano alla crisi economica che è un problema che riguarda tutti [peccato che sia stato già dimostrato ampiamente e da numerosi studi scientifici che non è l'omosessualità a determinare il degrado della fertilità di un Paese e nemmeno di una famiglia. Anche qui, disinformazione a go go.]

E molti altri.

Nel fare coming out, secondo voi, si è aggiunta qualche difficoltà o paura, in questi ultimi due o tre anni, oppure siamo rimasti lì? Come vi immaginate che evolva la questione lgbt nei prossimi anni?

Spero di non aver scritto troppo. 

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Se prendi le mummie come la santache' o feltri come italiano medio e' chiaro che tiri quelle conclusioni.

io penso che se prendi le persone medie sotto i 30 anni all'80 percento non si pongono nemmeno il problema se una persona sia gay o altro. Va bene in ogni caso.

piu' si alza l'eta' e piu' l'accetazione peggiora. Sotto i 50 anni io penso che la gente e' favorevole im maggioranza alle tematiche lgbt.

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7 hours ago, davydenkovic90 said:

Nel fare coming out, secondo voi, si è aggiunta qualche difficoltà o paura, in questi ultimi due o tre anni, oppure siamo rimasti lì? Come vi immaginate che evolva la questione lgbt nei prossimi anni?

  1. oggi il CO è sicuramente molto meno traumatico e provoca moltissimi sitigmi sociali in meno di quanto accadesse anche solo 20 anni fa. E questo mi sembra un dato di fatto incontrovertibile
  2. ultimi 2-3 anni: mah, lentamente si procede. Oltre agli esempi che hai fatto di ragli omofobi di varia natura, potrei citarti, ad esempio, lo sdogamanento della coppia gay (non più solo macchietta scheccante) nelle commedie italiche; ok, i risultati sono banali/imbarazzanti sotto tanti punti di vista, ma non a causa dei personaggi omorikkioni: è un problema di debolezza strutturale di quel tipo di commedia, spesso fatta con 4 spicci e in pochissime settimane di lavorazione
  3. lentamente (forse un po' troppo) la "questione lgbt" evolverà, almeno verso una migliore accettazione sociale, che prima o poi diventerà acquisizione di nuovi diritti; certo, non si può/deve abbassare mai la guardia contro il bigottame omofobo, che continuerà a ragliare la qsi o si produrrà in aggressioni più o meno verbali, però ormai il percorso mi pare irreversiible
Edited by freedog
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Dall'America giungono notizie incoraggianti, nonostante Trump la situazione sembra buona

https://www.nytimes.com/2019/03/13/opinion/lgbt-trump-red-states.html

Va detto però che in America erano molto più avanti di noi, Salvini è molto più bravo ad imitare Trump, di quanto Renzi con Obama

Abbiamo quindi radici molto meno solide per assorbire quel bel po' di propaganda ( strumentale ) neoconservatrice, che ci aspetta

Lo strumentale fra parentesi vuole essere un invito a considerare il fatto che chi parla di omosessualità sia in mala fede, purtroppo la mala fede è l'essenza della propaganda politica ( non solo quella di destra contro di noi, ma spesso anche quella di sinistra )

L'aspetto singolare della situazione politica italiana è che fintantoché ci saranno i 5S al governo, Salvini può dominare il dibattito televisivo non realizzare tutto ciò che dice MA questo aspetto "propagandistico" antigay si accentua ancora di più ( omofobia retorica per certi versi potenziata a mille )

Se vogliamo la notizia della settimana è la lingua di Di Maio...si va dalla lingua di Di Maio, fino alle più volgari esternazioni dei "giornalisti" ( oramai il giornalista che va in TV è una sorta di tifoso o figurante...una roba immonda )

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LocoEmotivo

Riflessione molto, molto interessante.
Racconterò la mia esperienza, sperando di non andare OT.

Davy parla del 2016: io, pochi mesi prima, ho ottenuto il trasferimento che tanto agognavo in un'altra sezione della mia azienda dove il lavoro era sempre lo stesso ma le condizioni cambiavano non poco. In particolare, si è molto intensificato il rapporto con i colleghi - ed è stato un punto, questo, che ha rivestito un'importanza fondamentale ai fini del nostro discorso.
Dunque, era la fine del 2015: io ero ancora a pezzi per la fine della mia prima, grande storia d'amore conclusa un annetto prima e i cui postumi avrei dovuto smaltire ancora per un altro anno buono (nel frattempo facevo la zoccola su Grindr, ovviamente, scoprendo con mio grande stupore quanti ragazzini potessero subire il presunto fascino di uno che è già entrato nei trenta). Quando parliamo di cose personali con i miei nuovi colleghi, io non nascondo loro niente: decido però di evitare la formula classica di presentazione ("Sai, sono gay") propendendo per "il mio ex ragazzo", perché quel modo di affrontare il discorso mi sa troppo di scusa, di captatio benevolentiae. E io sto cominciando a raggiungere una consapevolezza tale che con la tua benevolentia mi ci pulisco il sottopalla.
I miei colleghi hanno età variabili: nel giro di poco più di tre anni, una decina di loro andrà in pensione e sta venendo soppiantata da una quantità tripla di rimpiazzi, quindi è come se mi interfacciassi con una fascia di età che va dai nonni ai nipoti. La mia differente inclinazione mi rende benvoluto da tutta la schiera di ragazzette che sa di non correre rischi, ma anche i maschietti sono molto tranquilli e alla mano (pur se in inferiorità numerica): il clima generale in merito è talmente rilassato che, nell'estate del 2016, tutti noi colleghi siamo invitati ad una festa per l'unione civile di uno di noi con il compagno, e quel giorno nessuno dà forfait,
C'è anche il mio (all'epoca nuovo) ragazzo, a quella festa: sta lì completamente a suo agio, tranquillamente inserito nelle chiacchiere di persone che lui conosce di sfuggita e con cui continueranno a sentirsi anche dopo l'evento e senza di me, cosa che mi riempie di piacere e gioia e orgoglio (da ambo le parti).

Non è tutto rose e fiori, però: c'è la questione dei novellini parrocchiani.
Perché, su un distaccamento di circa cinquanta persone, siamo almeno in quattro a frequentare la stessa parrocchia (anche se il mio ragazzo ne aggiunge un potenziale quinto): questa infornata di nuova forza lavoro, a quanto pare, ha pescato a piene mani al Pride arrivando a raddoppiare la percentuale Kinsey. Di questi, nessuno sembra essere dichiarato - e, addirittura, se parlo con loro del mio ragazzo o accenno a qualcosa di tremendamente arcobalenoso, li vedo irrigidirsi e allontanarsi milioni di anni luce: soltanto uno di loro, il più "anziano", mi racconta della sua tormentata storia d'amore tra malattie, vendette e disastri vari, ma sembra che non abbia fatto CO nemmeno alla totalità del suo (peraltro sparuto) gruppo di assunzione.
La questione sollevata dal nostro opener, quindi, è davvero valida ed attuale: io sono il finocchio più anziano, là in mezzo (il collega che si è cirinnato è stato infatti trasferito per motivi di salute), e sono anche quello più (se non l'unico) out. Forse non erano abbastanza "maturi" da cogliere l'onda della 20/2016, forse hanno paura di essere discriminati sul posto di lavoro (cosa che a me non è mai accaduta, tra l'altro), forse... boh.

Mi piacerebbe tanto sentire il loro intervento, su questo thread.

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Saramandasama

Ma sono solo boutade come la Maglie che dice di voler buttare sotto con l’auto la Greta Thunberg

...

Sono da prendere come trash!

(Sulla questione utero in affitto non ha anche arcilesbica la stessa posizione della Santanché?)

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Non ho una risposta alle tue domande davy ma posso dirti con genuina sincerità che fare sempre CO con le persone man mano che le conosci è una gran rottura di maroni?

Ormai non faccio più nessun CO, se gli altri lo capiscono bene se no pace. 

In ambito lavorativo meno che mai... in ufficio si va per lavorare non per fare comunella.

Edited by Beppe_89
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  • 2 weeks later...
davydenkovic90

Ho fatto una piccola riflessione, sempre sul coming out.

Mi interessava approfondire il concetto del "non essere accettati", perché mi sembra un problema posto male e in modo troppo semplicistico, che in realtà nasconde uno spettro molto vario di questioni che vanno capite e affrontate.

L'esempio classico del "non essere accettati" è essere più o meno etichettati, sbeffeggiati, emarginati, allontanati, esclusi da un gruppo, ecc.

Però ho notato che ci sono anche casi in cui, dopo aver fatto coming out con determinate persone, queste vivono la cosa quasi come uno smacco. Non la prendono male, solitamente in modo freddo o indifferente, ma in qualche modo si vede che qualcosa si rompe e si sentono costretti a iniziare una specie di gioco psicologico per attaccarti o prenderti in giro per vie traverse.

Credo sia una sorta di sentore "puritano", tipo quello di certi adulti che criticano i malcostumi dei giovani, una sorta di "magna come parli" sulla sessualità. Però c'è anche una sfumatura diversa che forse non riesco ad afferrare pienamente. 

Ci provo: è come se ti volessero a tutti i costi punzecchiare perché ritengono che la dichiarazione di omosessualità sia una sorta di "sponsor", di "vantaggio" nella vita, come se fosse un'arma di cui siamo in possesso e che loro (gli eterosessuali, soprattutto i maschi) non possono utilizzare. E per questo meritiamo di essere continuamente punzecchiati e rintuzzati, dobbiamo pagarla, in qualche modo.

Del resto, che l'omosessualità sia una forma di esibizionismo o sponsorizzazione credo sia ancora un pensiero molto comune, seppur completamente folle e sbagliato.

Edited by davydenkovic90
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LocoEmotivo
On 4/9/2019 at 11:38 AM, Beppe_89 said:

Ormai non faccio più nessun CO, se gli altri lo capiscono bene se no pace. In ambito lavorativo meno che mai... in ufficio si va per lavorare non per fare comunella.

Io non faccio CO ma ci tengo a fartelo capire, specie in ambito lavorativo con la continua infornata di nuove leve.
Anche perché non voglio che qualche coglione pensi "Oddio! E' frocio! Lo sta tenendo nascosto! Posso giocare questa cosa a mio favore!": preferisco spiattellare tutto e subito, magari con un accenno tranquillo al mio ragazzo.
Proprio perché siamo a lavoro, nessuno mi deve rompere il cazzo.

3 hours ago, davydenkovic90 said:

si sentono costretti a iniziare una specie di gioco psicologico per attaccarti o prenderti in giro per vie traverse.

Oddio.
A me non è capitato, se devo essere sincero.
I miei pari grado sono estremamente tranquilli, in tal senso, e sanno che hanno un buon margine di manovra perché sono io stesso ad essere uno sboccato funambolo del doppio senso (tipo ieri sera quando una collega mi ha confessato che le sue coinquiline sono fuori per le ferie ed io le ho consigliato di trovarsi uno o più di uno da scopare in ognuna delle stanze libere a mo' di marchio).
L'unica persona che fa delle battute un pochino becere è il mio istruttore che però ha un senso dell'umorismo tutto suo e che raggiunge lo stesso livello di beceraggine anche nelle battute che fa con gli altri colleghi di ambo i sessi e inclinazioni, quindi non ho motivo di sentirmi piccato ed anzi ne approfitto per controbattere e metterlo nell'angolo (come quando ieri ha fatto una battuta sulla fava e io gliel'ho rigirata contro in quattro e quattr'otto).
Le cose sono due: o sono stato molto fortunato a capitare in questo contesto lavorativo accogliente e disponibile oppure il metodo dello spiattellare tutto e del giocarci su funziona.

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39 minutes ago, LocoEmotivo said:

Le cose sono due: o sono stato molto fortunato a capitare in questo contesto lavorativo accogliente e disponibile oppure il metodo dello spiattellare tutto e del giocarci su funziona.

claro que sì;

cmq c'è anche un'opzione 3: reagire -anche a brutto muso- se & quando qualcuno dovesse poco poco provare a bullizarti - mobbizzarti - schifarti perchè sei/siamo rikkioni, senza subire insulti & prevaricazioni passivamente.

chè se voglio fà il bottom, lo faccio sotto le lenzuola, non al lavoro / a scuola; e pure in quel caso, non è detto che a guidare i giochi non debba essere io....

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LocoEmotivo
12 minutes ago, freedog said:

reagire

Ma figurati se mi faccio mettere i piedi in testa dal primo coglione che passa.
Da un certo punto di vista, il mio "sbandierare" vuole essere anche questo: io ne parlo tranquillamente, quindi non rompermi i coglioni o ti spacco le ossa.
E credo che il messaggio arrivi.

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per una volta posso fà un discorso generale (tipo i consigli della vecchia zia ai giuovin ranokkietti) senza che  ti metti al centro del mondo??

e scansate, cazzarola!!!

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On 4/9/2019 at 2:23 AM, davydenkovic90 said:

Cmi domando come si sia evoluto il coming out, dopo la Cirinnà e la sua legge, dopo il trono gay, ma anche  dopo i family day e i post da influencer di Salvini.

Nel fare coming out, secondo voi, si è aggiunta qualche difficoltà o paura, in questi ultimi due o tre anni, oppure siamo rimasti lì? Come vi immaginate che evolva la questione lgbt nei prossimi anni?

Io non ho osservato nessun mutamento rilevante, e sono d’accordo con @freedog che ha parlato di un lento, molto lento, movimento in senso positivo. Questo effetto di lenta, quasi automatica, stabilizzazione delle opinioni porterà, secondo me, a un sempre maggiore allargamento dell’accettazione e dell’abitudine all’omosessualità, e a un progressivo restringimento del fronte omofobico. E anche quest’ultimo dovrà, peraltro, esprimere una forma preliminare di accettazione, la quale può benissimo coabitare con l’opposizione su punti determinati: no all’adozione, no al matrimonio, no alla ‘teoria del gender’. Direi che mai come in questo momento l’atmosfera è propizia al CO, o al ribadito CO ("il mio fidanzato dice che...", di cui parla @LocoEmotivo).  Il "ci tengo a farti sapere" mi sembra sempre necessario – a tutti. 

Il mio fisioterapista, che trent’anni fa votava MSI, è tollerantissimo, non gliene può importare meno se uno è gay, e addirittura mi fa confidenze su un compagno di scuola omosessuale di gioventù dicendo che era "proprio un bel ragazzo". La gente che lavora, che si suda la vita, che non ha tempo da perdere, secondo me sarà sempre più e forse già è quasi del tutto assorbita in un fronte tollerante e civile. Certo, c’è gente che ci è ostile. I colleghi di @davydenkovic90, che immagino a ridosso dei trent’anni, hanno tempo da perdere, perché sono giovani e in carriera, quindi si producono in quelle tirate sottili; alcuni miei colleghi, che sono sessantenni, però si stanno zitti. Che devono dire o fare? Mi potranno nuocere, forse, ma dietro le spalle, e, tecnicamente, una loro avversione si esprimerà in forme di contenuto strettamente lavorativo. 

Un’ultima cosa: visto che si è parlato di esternazioni, eventualmente televisive, queste avranno pure una qualche incidenza, ma i politici non rappresentano più nessuno, perché sono assolutamente autoreferenziali, sono veramente diventati personaggi televisivi o da televisione: la gente ha altro cui pensare. Insomma, per quanto riguarda il piano del costume, sono ottimista. 

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davydenkovic90
2 hours ago, Isher said:

Il mio fisioterapista, che trent’anni fa votava MSI, è tollerantissimo, non gliene può importare meno se uno è gay, e addirittura mi fa confidenze su un compagno di scuola omosessuale di gioventù dicendo che era "proprio un bel ragazzo". La gente che lavora, che si suda la vita, che non ha tempo da perdere, secondo me sarà sempre più e forse già è quasi del tutto assorbita in un fronte tollerante e civile. Certo, c’è gente che ci è ostile. I colleghi di @davydenkovic90, che immagino a ridosso dei trent’anni, hanno tempo da perdere, perché sono giovani e in carriera, quindi si producono in quelle tirate sottili; alcuni miei colleghi, che sono sessantenni, però si stanno zitti. Che devono dire o fare? Mi potranno nuocere, forse, ma dietro le spalle, e, tecnicamente, una loro avversione si esprimerà in forme di contenuto strettamente lavorativo. 

Il problema è che spesso chi lavora e si suda la vita ed è a ridosso dei sessant'anni, si vede posticipare la pensione di qualche anno, e collega l'omosessualità alla crisi economica e al calo della natalità (cosa che fa l'attuale ministro per le politiche familiari Fontana). Tanto per dirne una.

Io, devo dire, qualche cambiamento l'ho notato. Parlare di esperienze singole è sempre sbagliato perché non fa molto testo: io non faccio tanti coming out in modo costante, il primo coming out l'ho fatto credo nel 2013 o giù di lì, non posso avere una statistica corretta.

Per fare una statistica (volendo anche per età) bisognerebbe che parlasse qualcuno che si trova a fare coming out molto frequentemente e che l'abbia fatto in passato, tipo uno più estroverso, uno sposato, o cose di questo tipo. Non io.

Io so di coppie mature (di cinquantenni, circa) che hanno mantenuto per anni e anni le relazioni all'oscuro di tutti e che sono uscite allo scoperto - con esito felice, peraltro - solo nel momento in cui hanno fatto dei figli. Per esempio una volta ho sentito la fondatrice delle famiglie arcobaleno Giuseppina la Delfa dire che il fatto della gravidanza della sua compagna (mediante eterologa in Belgio) ha dato loro la spinta per dire apertamente nel contesto in cui vivevano e a chiunque come stessero le cose, e cioè che erano una coppia di donne che stavano insieme e che avevano deciso di avere un figlio. Cosa che, magari, fino a quel momento, avevano omesso di dire alla cassa del supermercato oppure all'inquilino del piano di sopra, non per vergogna ma semplicemente per mancanza di occasioni. Hanno colto l'occasione della gravidanza per fare una serie di coming out "non necessari".  Io (come penso molti altri) non faccio tanti coming out perché  con la maggior parte della gente con cui mi relaziono - per studio, lavoro e hobby - non affronto argomenti privati ma argomenti legati a studio-lavoro-hobby). Peraltro la suddetta presidentessa raccontava che l'accoglienza è stata ottima, da parte di chiunque, incluse poi le maestre e direttrice dell'asilo e della scuola che immediatamente hanno accettato la situazione di fatto senza porre tanto l'accento su deleghe problemi vari. (Visto che, come sappiamo, per la legge italiana, anche dopo la legge del 2016 che non è intervenuta su questo punto,  solamente una è la madre, quella biologica, mentre l'altra è una completa estranea)

Simile un'altra esperienza che ho sentito in un programma TV di una coppia di uomini con due figli, che hanno raccontato che per tutti gli anni dell'università e per molti anni a seguire hanno mantenuto pro forma due case e due esistenze distinte da scapoli d'oro, perché mai pensavano a costruire qualcosa insieme o che si sarebbe mai aperto uno spiraglio per poter costruire qualcosa di diverso da quello. E nemmeno si erano mai dichiarati con nessuno. Cosa che poi hanno fatto quando l'idea è stata quella di andare in Canada e ricorrere alla gestazione di sostegno. Naturalmente anche la loro esperienza, maturata, ripeto, nel periodo pre-Salvini, pre-Cirinnà, è stata accolta benissimo a livello sociale.

Mi domando come stiano le cose oggi, certe volte si leggono notizie agghiaccianti e anche a me sono successi un paio di episodi che hanno dato da pensare, per esempio mi ha colpito molto, pochi mesi fa, essere stato fermato per strada da un completo estraneo, mentre ero con un ragazzo, che ci ha detto "non fate i gay e trovatevi due belle ragazze", con un tono direi come a volerci confortare di questa disgrazia che ci era toccata. Frase che ci è stata detta in una via del centro, senza che ci tenessimo per mano, senza che avessimo fatto alcun gesto di affetto l'uno nei confronti dell'altro.

Come mi ha colpito essere avvicinato di notte da un ragazzo con fare minaccioso e una bottiglia di birra in mano, che ci chiedeva se "fossimo amici o finocchi". Ragazzo che verosimilmente, qualche tempo, ha aggredito una coppia gay e mandato uno in ospedale. Episodio derubricato dal sindaco leghista a uno scippo o una rissa normale, mentre era di chiara matrice omofoba.

A me sembra che alla sana indifferenza di cui parlava Isher, negli ultimi tempi, si sia sostituito un sentimento di odio semplicemente perché esistiamo, nato non per una fobia "a pelle" ma da continui ragionamenti omofobi di certi esponenti politici. Alcuni ce l'hanno con noi perché esistiamo e gli stiamo portando via qualcosa. 

Mi fa pensare a quando sentii una trans di Genova raccontare di quando, negli anni sessanta, andava al cinema a vedere un film e la polizia la aspettava fuori dal cinema e la portava in carcere. Semplicemente perché esisteva.

Edited by davydenkovic90
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7 hours ago, davydenkovic90 said:

Il problema è che spesso chi lavora e si suda la vita ed è a ridosso dei sessant'anni, si vede posticipare la pensione di qualche anno, e collega l'omosessualità alla crisi economica e al calo della natalità (cosa che fa l'attuale ministro per le politiche familiari Fontana).

beh, ma i deliri etilici di Littorio Feltri manco andrebbero considerati, nemmeno alla voce "opinioni".

per tutto il resto,

Edited by freedog
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On 4/19/2019 at 5:40 AM, davydenkovic90 said:

Però ho notato che ci sono anche casi in cui, dopo aver fatto coming out con determinate persone, queste vivono la cosa quasi come uno smacco. Non la prendono male, solitamente in modo freddo o indifferente, ma in qualche modo si vede che qualcosa si rompe e si sentono costretti a iniziare una specie di gioco psicologico per attaccarti o prenderti in giro per vie traverse.

Mi ritrovo in quello che dici, anche se non l'ho vissuta in prima persona.

On 4/19/2019 at 5:40 AM, davydenkovic90 said:

Ci provo: è come se ti volessero a tutti i costi punzecchiare perché ritengono che la dichiarazione di omosessualità sia una sorta di "sponsor", di "vantaggio" nella vita, come se fosse un'arma di cui siamo in possesso e che loro (gli eterosessuali, soprattutto i maschi) non possono utilizzare. E per questo meritiamo di essere continuamente punzecchiati e rintuzzati, dobbiamo pagarla, in qualche modo.

Io penso che fare CO sia da molti riconosciuto come un atto di coraggio non da poco. Atto di coraggio, perché ci si sente abbastanza forti per affrontare l'eventuale non accettazione da parte degli altri, cosa che non tutti (eterosessuali compresi, magari in altri contesti) riuscirebbero a fare. Di fronte a uno che fa coming out alcune persone lo avvertono questo coraggio. E non è da escludere che certe persone possano provare invidia di fronte a quel coraggio.

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davydenkovic90
19 minutes ago, todaw said:

Io penso che fare CO sia da molti riconosciuto come un atto di coraggio non da poco. Atto di coraggio, perché ci si sente abbastanza forti per affrontare l'eventuale non accettazione da parte degli altri, cosa che non tutti (eterosessuali compresi, magari in altri contesti) riuscirebbero a fare. Di fronte a uno che fa coming out alcune persone lo avvertono questo coraggio. E non è da escludere che certe persone possano provare invidia di fronte a quel coraggio.

Vero, a questo non avevo pensato. Una mia carissima amica, che ha fatto il liceo con me (eravamo due reietti, io l'ho aiutata tantissimo) prima del coming out si comportava bene, dopo ha cominciato un po' a cambiare atteggiamento, fino alla rottura totale. Io naturalmente quando la vedo o la sento faccio finta di niente, so prenderla e cominciamo a parlare come se fossimo ancora due sfigati dell'ultimo banco. Però lei ha parlato molto male di me in giro e mi ha scritto dei messaggi cattivissimi su un social, e non mi parla più, né mi invita, né mi scrive mai, il tutto dopo che è venuta a conoscenza della mia ultima relazione (iniziata come amicizia e mantenutasi tale per mesi...) 

Ha reagito molto male anche quando ha visto delle foto, tra cui anche una coi ragazzi del forum che ci eravamo fatti se non sbaglio a Pisa o Roma, o altre foto con un mio amico gay e altre mie amiche un po' barbone.

Credo di aver tradito un po', nella sua mente, quel patto di sfigataggine che ci eravamo fatti anni fa, quando per scherzo le dicevo che a quarant'anni ci saremmo sposati, se entrambi fossimo arrivati single a quella data. (perché lei è piuttosto facoltosa, di famiglia). E forse anche perché lei è presa dai suoi problemi (col fidanzato) e pensa che io non ne abbia (più)... insomma, l'ha vissuta come un tradimento, secondo me. Non nel senso che era innamorata, ma nel senso che per lei ero rassicurante come "sfigato" o come gay represso, ma non come gay dichiarato con fidanzato appresso.

A parte quest'esperienza, è vero che molti sono infastiditi dal coraggio, spesso cercano di rintuzzarlo velenosamente, dandoti del plateale o peggio. Il coming out è semplicemente un atto d'amore verso se stessi, come diciamo sempre qui sul forum, e un modo per non creare rapporti basati sull'equivoco e su continua reticenze.

Non è da investire di tutta quest'aura di coraggio o di sacralità, specie quando lo si è già affrontato alcune volte. 

Edited by davydenkovic90
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3 hours ago, davydenkovic90 said:

Una mia carissima amica, che ha fatto il liceo con me (eravamo due reietti, io l'ho aiutata tantissimo) prima del coming out si comportava bene, dopo ha cominciato un po' a cambiare atteggiamento, fino alla rottura totale. Io naturalmente quando la vedo o la sento faccio finta di niente, so prenderla e cominciamo a parlare come se fossimo ancora due sfigati dell'ultimo banco. Però lei ha parlato molto male di me in giro e mi ha scritto dei messaggi cattivissimi su un social, e non mi parla più, né mi invita, né mi scrive mai, il tutto dopo che è venuta a conoscenza della mia ultima relazione (iniziata come amicizia e mantenutasi tale per mesi...) 

Ha reagito molto male anche quando ha visto delle foto, tra cui anche una coi ragazzi del forum che ci eravamo fatti se non sbaglio a Pisa o Roma, o altre foto con un mio amico gay e altre mie amiche un po' barbone.

Credo di aver tradito un po', nella sua mente, quel patto di sfigataggine che ci eravamo fatti anni fa, quando per scherzo le dicevo che a quarant'anni ci saremmo sposati, se entrambi fossimo arrivati single a quella data. (perché lei è piuttosto facoltosa, di famiglia). E forse anche perché lei è presa dai suoi problemi (col fidanzato) e pensa che io non ne abbia (più)... insomma, l'ha vissuta come un tradimento, secondo me. Non nel senso che era innamorata, ma nel senso che per lei ero rassicurante come "sfigato" o come gay represso, ma non come gay dichiarato con fidanzato appresso.

praticamente siete i Will&Grace 2.0

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LocoEmotivo

Ieri sono stato alla giornata di chiusura del Comicon partenopeo.
(Immagino che già si sia sollevata più di una voce a gridare: "E 'sti cazzi?" ma no, aspettate, c'è un motivo per cui ne parlo proprio qui e non altrove.)
Era visibilmente un posto per ragazzini o young adults che dir si voglia: non c'era veramente niente per nerd quasi quarantenni par mio (nemmeno un cosplayer o uno stand ispirato a Star Trek, per esempio) ma era pieno di roba di GoT o Harry Potter o Netflix e dintorni. Forse è anche per questo che non mi sono divertito più di tanto, oltre alla folle questione del sonno e delle ore di non riposo.
Ma quello che mi ha colpito più di tutto è stata la presenza di giovani parrocchiani.
E non mi riferisco alla quantità immane di quelli che giravano col cartello "Free hugs" e che hanno fatto tanto incazzare il mio ragazzo (che mi ha cazziato pesantemente visto che io un abbraccio l'ho effettivamente concesso senza grossi problemi), no: parlo delle tonnellate di sfrantine che sbucavano da tutte le parti, incredibilmente tranquille e incredibilmente libere di una libertà che non è quella carnevalesca occasionale ma quella di chi è abituato ad essere ciò che è sempre e comunque, senza grossi problemi.
L'ho fatto notare all'amore mio e abbiamo condiviso la medesima riflessione: quando io avevo la loro età, e cioè un ventennio fa, le fatine non esistevano perché non si facevano vedere, costrette da un mondo che aveva appena depenalizzato l'omosessualità; quando lui aveva la loro età, e cioè dieci anni fa, potevi esserlo ma l'avresti pagato abbastanza pesantemente a livello sociale tipo bullismo; oggi che quella età è la loro, dilagano felici spezzando barriere e convenzioni come se non ci fosse un domani.
Ed è in questo punto che ci ricolleghiamo al tema del thread: non credo che il loro mondo sia tutto rose e fiori, eh, ma le cose si stanno evolvendo ad una bellissima velocità. Che magari, tra altri vent'anni, giudicheremo eccessiva perché saremo diventati (ancor più, nel mio caso) dei vecchi brontoloni (rumoresque senium severiorum, diceva quell'amico mio).

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15 minutes ago, LocoEmotivo said:

Ed è in questo punto che ci ricolleghiamo al tema del thread: non credo che il loro mondo sia tutto rose e fiori, eh, ma le cose si stanno evolvendo ad una bellissima velocità.

La tua riflessione è parallela, su un altro binario, alla mia, quando dicevo che sono ottimista circa la sdrammatizzazione e accettazione, nel futuro, dell’omosessualità – quindi circa la diminuzione dell’omofobia. Anch’io noto con grande piacere nei ragazzi di oggi questa ben maggiore libertà e naturalezza:  gli individui e il contesto che li circonda si incontrano su questo punto. È una gran cosa.

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LocoEmotivo
3 minutes ago, Isher said:

Anch’io noto con grande piacere nei ragazzi di oggi questa ben maggiore libertà e naturalezza:  gli individui e il contesto che li circonda si incontrano su questo punto.

Questo mi fa molto, molto piacere!
Finché è la riflessione di un brutto, orribile vecchio bilioso che si commuove facilmente (cioè io), rimane una semplice constatazione non esente da un nemmeno troppo velato ottimismo: se già due paia di occhi cominciano a vedere la stessa cosa, forse quella cosa diventa reale.
Ed è un pensiero che fa bene al cuore.

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Ma è così, @LocoEmotivo, stai sicuro! Basta vedere i ventenni, ed è un processo sempre più marcato e, in parte, quasi automatico (c’è un effetto-trascinamento). Questo non vuol dire che non permangono sacche di dramma da un lato e di omofobia dall’altro, ma la tendenza è inversa. Anch’io, in ogni caso, tendo a commuovermi, ma col sorriso, in questo caso. 

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davydenkovic90

Mi riserverei i pianti per cose serie, tipo il seguente:

Se paragonate il 2019 alla preistoria oppure a quando eravate repressi e magari anche omofobi a vostra volta, te credo che oggi che fate le uscitine col fidanzato vi sembri di vedere gli unicorni che volano.

Tuttavia nel post iniziale ne facevo una questione un pochino meno grossolana, parlando di sviluppi recentissimi e di valori razzisti e omofobi e clericali portati avanti dalla propaganda di una certa classe politica, cresciuta esponenzialmente. (E li abbiamo votati "noi")

Certo non ha senso buttare il topic in caciara sui sentimentalismi e storie del paese mitologico di Gaylandia, che palesemente non è l'Italia. Mi accontenterei di guardare in faccia la realtà, non abbassare la guardia, non dare niente per scontato.

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LocoEmotivo
23 minutes ago, davydenkovic90 said:

a quando eravate repressi e magari anche omofobi a vostra volta

Sai, una delle regole base della retorica è quella di evitare l'io: si dice quando eravamo e nostra volta, non così come l'hai scritto tu.
Altrimenti, più che di una contestualizzazione temporale rischia di assumere i tratti di un attacco ad personam - e tu non volevi questo, vero?

25 minutes ago, davydenkovic90 said:

storie del paese mitologico di Gaylandia, che palesemente non è l'Italia

Dipende dove collochi Napoli.

25 minutes ago, davydenkovic90 said:

parlando di sviluppi recentissimi

E anche questi fanno parte degli sviluppi recentissimi.
Quando toccherò con mano un pestaggio a sfondo omofobico, parlerò di quello: quando vedrò oceani di sfrantine girare allegre e leggiadre, parlerò di quello.
Anche perché le analisi preliminari in risposta al tuo tema sono già state trattate.

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davydenkovic90
15 hours ago, LocoEmotivo said:

Sai, una delle regole base della retorica è quella di evitare l'io: si dice quando eravamo e nostra volta, non così come l'hai scritto tu.
Altrimenti, più che di una contestualizzazione temporale rischia di assumere i tratti di un attacco ad personam - e tu non volevi questo, vero?

Le regole della retorica di chi?

Semplicemente non sorvolerei sul fatto che il Paese, per un motivo o per l'altro, da un paio d'anni è nelle mani degli omofobi.

Non dico che dobbiamo essere per forza fatalisti, ma neanche sentirci al centro dell'universo mi sembra una cosa tanto intelligente.

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LocoEmotivo
53 minutes ago, davydenkovic90 said:

Le regole della retorica di chi?

Le regole della retorica, punto.
Il Paese è saldamente nelle mani degli omofobi e saldamente nelle mani arcobaleno perché la realtà non segue una sola direzione ma è complessa e variegata e in costante mutamento e quindi, a voler essere proprio pignoli, sul lungo e lunghissimo termine non ha senso preoccuparsi o gioire perché tutto passerà come sono passate le isole Azzorre.
Ma, come che sia, avresti dovuto dire "nostra" e non "vostra. A meno che non fosse voluto, ovvio.

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davydenkovic90
Just now, LocoEmotivo said:

Le regole della retorica, punto.

Non le conosco.

Sul fatto del vostra o nostra, non ho capito che cambia o se hai la coda di paglia. Tutti eravamo più o meno omofobi o repressi, ho detto vostra perché parlavo di voi, quando dicevo che confondete l'Italia con Gaylandia perché vedete ventenni gay a una fiera del fumetto.  Che non mi sembra un campione rappresentativo.

La realtà non segue una sola direzione, certo, e spero anche io che non segua quella infausta, ma intanto questi omofobi sono stati votati e sono cresciuti esponenzialmente nel giro di pochissimi anni, puramente per questioni demagogiche e relative ai problemi dell'economia di cui si cerca di dare la colpa a certe minoranze e capri espiatori. Politici che, tra l'altro, cancellano la storia e provano imperterriti a farlo, e non l'ho detto io ma Liliana Segre.

Che non abbia senso preoccuparsi, non sono per nulla d'accordo.

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Loco è un ottimista anche se si atteggia a stoico, su questo non ci piove.

Sono d'accordissimo con Davy, anche se forse sarebbe più corretto dire che è l'omosessualità che, in questi ultimi anni,  è diventata  sempre più un supposto problema di cui dover discutere (o, peggio ancora, da risolvere). Prima dell'omosessualità si parlava poco perché, a conti fatti, c'erano pochi omosessuali pubblici: era un "problema" tremendissimo ma remoto. Sono gli omofobi che si moltiplicano o sono gli omosessuali che alzano la testa alimentando gli sproloqui rumorosi degli omofobi? C'è da allarmarsi o da essere rasserenati?  Io non so che dire, però me lo chiedo spesso.

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