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Single irriducibili o gay condannati alla solitudine?


Iron84

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Single irriducibili o gay condannati alla solitudine?

Buongiorno amiche,

stamattina mi sono svegliato con un una serie di domande che da diverso tempo mi frullavano in testa, diverse riflessioni circa lo status di single per noi gay.

Sono oramai più di 4 anni che sono single, tante avventure, qualche tentativo maldestro di far nascere un'altra storia ma tutto si risolveva in poche settimane o mesi.
Da che mi sono accettato come gay ho avuto una storia importante di 5 anni, nata subito, con un ragazzo che ancora oggi ho mitizzato nella sua perfezione fisica e comunque con un carattere tutto sommato compatibile al mio poi il nulla...
Ovvio che in granparte la colpa sia mia, a volte troppo esigente, a volte troppo condiscendente, a volte troppo ingessato nelle storie, fatto sta che da allora è finito tutto. Essendomi scoperto gay relativamente tardi adesso sono già in una fase della mia vita dove essere coppia non si risolve più nelle uscite, nel sesso o nella vacanza insieme. C'è spesso il legittimo desiderio di costruire qualcosa, convivere ecc. cose che mi terrorizzano ma che nello stesso tempo vedo nel mio futuro. 


Questa introduzione serve non tanto a parlare di me quanto piuttosto a notare come determinate dinamiche siano terribilmente comuni a molti gay (probabilmente anche etero) e parlandone ho notato che tantissimi rimangono impatanati in questa situazione per tanti anni, entrando nel clichè del gay nostalgico di un amore perduto e che passa la sua vita tra fugaci incontri, locali o alla continua e disperata ricerca dell'amore che puntualmente riesce sempre a trovare il modo di boicottare prima ancora che nasca.
 

La domanda è la seguente: quando è che si passa da essere single a soli? La prima condizione è una situazione di appagamento mentre la seconda, invece, è di insoddisfazione e solitudine. Mentre nel mondo etero chi è solo è portato da una serie di schemi sociali le due situazioni sono ben distinte mentre nella nostra realtà non sempre è così. Chi si professa single lo fa non per amore della vita da single quanto piuttosto per tutelarsi dalle delusioni e non uscire dalla zona di comfort per poi accorgersi magari in età avanzata di essere oramai solo. E' un discorso complesso, forse non ho reso perfettamente l'idea di quello che volevo dire, sono riflessioni domenicali tutto qui.

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Bisogna anche vedere se questi gay che si sentono soli sanno gestire una relazione

la volta che ne hanno una potenziale tra le mani.

Perché magari amano mangiare insieme, ma non lavare i piatti per due

o amano scopare tutte le sere, ma non svegliarsi nello stesso letto.

O vorrebbero scopare anche con altri, ma odierebbero pensare che lo faccia anche l'altro.

La solitudine la sentono lo stesso: ma quando cominciano una relazione

nel giro di due settimane si sentono già in gabbia.

 

A volte idealizzano la loro prima storia o l'amico etero o fantasie molto improbabili

e rimangono aggrappati a quello senza saperne uscire.

Il più delle volte però ho l'impressione che vorrebbero da una relazione solo alcune cose

e che non sappiano come affrontare tutto il resto.

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17 minutes ago, Almadel said:

Bisogna anche vedere se questi gay che si sentono soli sanno gestire una relazione

la volta che ne hanno una potenziale tra le mani.

Perché magari amano mangiare insieme, ma non lavare i piatti per due

o amano scopare tutte le sere, ma non svegliarsi nello stesso letto.

O vorrebbero scopare anche con altri, ma odierebbero pensare che lo faccia anche l'altro.

La solitudine la sentono lo stesso: ma quando cominciano una relazione

nel giro di due settimane si sentono già in gabbia.

 

A volte idealizzano la loro prima storia o l'amico etero o fantasie molto improbabili

e rimangono aggrappati a quello senza saperne uscire.

Il più delle volte però ho l'impressione che vorrebbero da una relazione solo alcune cose

e che non sappiano come affrontare tutto il resto.

Ovviamente tu hai una capacità di sintesi e di toccare i punti salienti in modo eccezionale. Ecco concordo in tutto ma perchè noi gay siamo meno inclini al compromesso allora? In fin dei conti le problematiche che dici sono vecchie come il cucco e uguali per tutti ma perchè per una percentuale enorme di noi gay è insuperabile?

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19 minutes ago, Iron84 said:

Da che mi sono accettato come gay ho avuto una storia importante di 5 anni, nata subito, con un ragazzo che ancora oggi ho mitizzato nella sua perfezione fisica

Questo può essere un ricordo un po' ingombrante, per i candidati successivi...non credo sia una esperienza comune una storia di 5 anni ma certo la storia che consolida identità e accettazione, è una esperienza che può capitare a molti gay ( e non agli etero ) e pensare di poter ricreare esattamente la stessa situazione, può essere oggettivamente difficile.

A volte può anche capitare l'inverso, cioè voler scappare da questa prima situazione "traumatica" certo non quinquennale infelice o unilaterale, sviluppando una marcata paura dei sentimenti ( forse statisticamente è pure una ipotesi più ricorrente )

Non so molto relazionarmi a questa situazione, perchè la mia prima storia era molto adolescenziale e quindi il suo peso inevitabilmente diverso ma....

35 minutes ago, Iron84 said:

cose che mi terrorizzano

 

Tutte quelle dinamiche adolescenziali tipicamente gay, che vanno dall'innamoramento impossibile per l'etero a l'innamoramento a distanza ( perchè si ha paura di essere visti, scoperti etc ) diciamo pure dinamiche intrinsecamente conflittuali, perchè l'accettazione non è ancora compiuta, non è detto lascino a loro volta tracce positive.

Ci sono le paure degli etero, ma possono essercene di ulteriori se desiderio e realtà sociale fanno a pugni

45 minutes ago, Iron84 said:

La domanda è la seguente: quando è che si passa da essere single a soli? La prima condizione è una situazione di appagamento mentre la seconda, invece, è di insoddisfazione e solitudine

Io ho fatto in tempo a conoscere gay, strutturalmente incapaci di gestire relazioni, ma che rivendicavano la singletudine, poi magari la realtà non era tutta rose e fiori come te la dipingevano

Oggi mi pare non lo faccia più nessuno

( non vale ovviamente chi dice le stesse cose di prima, ma è guarda caso accoppiato )

 

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1 hour ago, Iron84 said:

La domanda è la seguente: quando è che si passa da essere single a soli? La prima condizione è una situazione di appagamento mentre la seconda, invece, è di insoddisfazione

Hai posta la domanda e data tu stesso la risposta corretta.

 

1 hour ago, Iron84 said:

Mentre nel mondo etero chi è solo è portato da una serie di schemi sociali le due situazioni sono ben distinte mentre nella nostra realtà non sempre è così.

Non direi proprio ci siano differenze tra eterocliti e gay, ma semmai tra persona e persona, se non altro perché pare che il numero di singoli che per varie ragioni né si sposano né hanno compagne fisse sia notevole anche tra gli eterocliti.

In altri tempi era differente, perché v'erano obblighi familiari e sociali di costituire una coppia per perpetuare la stirpe, benché peraltro anche persone omoeroticamente inclinate vi fossero costrette; 

ma oggi questi obblighi sono ormai dissolti od almeno molto rilassati e dunque quel che conta è la disposizione personale, che tuttavia penso appunto non dipenda dall'essere omoeroticamente od eteroeroticamente inclinati.

 

 

Edited by Mario1944
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2 hours ago, Iron84 said:

domanda è la seguente: quando è che si passa da essere single a soli?

Dovrei capire la distinzione che fai tra single e solo. Il single comunque sia prova a mettersi in gioco e cercare una relazione mentre una persona sola si è arresa alla solitudine gay? 🤔

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2 hours ago, Iron84 said:

quando è che si passa da essere single a soli? La prima condizione è una situazione di appagamento mentre la seconda, invece, è di insoddisfazione

La distinzione è chiara.

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3 hours ago, Iron84 said:

La domanda è la seguente: quando è che si passa da essere single a soli? La prima condizione è una situazione di appagamento mentre la seconda, invece, è di insoddisfazione e solitudine. Mentre nel mondo etero chi è solo è portato da una serie di schemi sociali le due situazioni sono ben distinte mentre nella nostra realtà non sempre è così. Chi si professa single lo fa non per amore della vita da single quanto piuttosto per tutelarsi dalle delusioni e non uscire dalla zona di comfort per poi accorgersi magari in età avanzata di essere oramai solo. E' un discorso complesso, forse non ho reso perfettamente l'idea di quello che volevo dire, sono riflessioni domenicali tutto qui.

In realtà - dalla mia personale esperienza di persone a me anche molto vicine - anche il mondo etero pullula di persone che sono nella condizione di "solo" e "sole" (non sòle), mostrando al mondo di avere la "corteccia" del single. E anzi, spesso dopo delle relazioni importanti, caratterizzate da matrimoni, figli, case, viaggi auto fogli di giornale. Precipitano da una condizione di "standard sociale" a una solitudine scivolosa, non cercata, spesso ancora più dolorosa perché ha comportato una rottura importante, in cui si perde moltissimo. In questo senso su di loro c'è più pressione sociale. Mentre (e adesso mi rendo conto che dirò una cosa che può essere molto opinabile, ma la penso spesso) il mondo gay purtroppo ha un rapporto più stretto, una maggiore familiarità con la solitudine, l'estraneità, il sentirsi "altri", sono tutte cose che si portano quasi dentro, a volte. E' una condizione altrettanto dolorosa e che non va accettata passivamente, eh...però fare un grande distinguo fra le due situazioni non mi trova d'accordo. Cioè, sono due solitudini diverse ma comunque convergono verso un unico esito.

Il mio pensiero è che non ce la si fa più di tanto a stare in coppia perché la vita è diventata tantissimo altro rispetto al semplice stare in due: lavoro, preoccupazione per la mancanza di lavoro, opportunità a portata di mano in ogni momento, spiattellamento continuo di altri modelli di vita di coppia e della vita altrui in generale, ricerca continua di qualcosa di meglio, individualismo. Ho fatto solo alcuni esempi, i primi che mi sono venuti in mente. E allora si dirà: c'è di più, ci sono più opportunità, perché si rimane soli? Penso che la ricchezza dell'offerta dall'altro porti o alla bulimia, o al blocco: c'è talmente tanto e ci sono persone che mi sembrano più belle/interessanti/vivaci che ci si sente inadeguati e non si va avanti. 

Fine del pippolotto.

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Io non sono mai stato fidanzato, forse non so gestire una relazione, ma penso e sono convinto che siano gli altri a sentirsi deresponsabilizzati e a non volere relazioni monogamiche, sono nato nell'epoca sbagliata.

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45 minutes ago, Fred said:

Cioè, sono due solitudini diverse ma comunque convergono verso un unico esito.

Anche accettando il fatto che noi gay ci portiamo dentro questa solitudine-estraneità, come dici tu....possiamo essere mollati lo stesso e ritrovarci in quella solitudine non cercata, come capita agli etero.

Non credo tu abbia sofferto di meno, se sei stato mollato, per il fatto che la solitudine ti era più familiare, anzi semmai avrai sofferto di più

Altro discorso è il fatto che tua madre ( potrei dire la mia che è morta anni fa ) abbia sofferto meno ( se il mollato eri tu ) o ti abbia colpevolizzato meno ( se sei stato quello che ha preso la decisione di mollare ), è chiaro che la solitudine/estraneità ci è più familiare anche perchè le madri scassano meno la minchia, non è che siamo più soli a caso.

Tuttavia il mio sospetto è che il guadagno sia più per le nostre madri, che per noi

 

 

 

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AndrejMolov89
21 minutes ago, Aarwangen said:

Io non sono mai stato fidanzato, forse non so gestire una relazione, ma penso e sono convinto che siano gli altri a sentirsi deresponsabilizzati e a non volere relazioni monogamiche, sono nato nell'epoca sbagliata.

Nelle altre saresti un posacenere, o in un istituto di igiene mentale. Direi che sei nato nell'epoca giusta...

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20 minutes ago, AndrejMolov89 said:

o in un istituto di igiene mentale

Io non ho ancora perso le speranze nel vedercelo finire 🙂

(Ho già scritto che se siete gay, non vi piace il sesso anale e siete single non dovete stupirvi?

No, perché ho come la sensazione che sia il momento giusto per ribardirlo :D )

 

 

 

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3 hours ago, AndrejMolov89 said:

Nelle altre saresti un posacenere, o in un istituto di igiene mentale. Direi che sei nato nell'epoca giusta...

In istituti di igiene mentali ci andavamo tutti noi omosessuali in molti casi, non solo chi è contro il transessualismo nei bambini o contro la poligamia o contro la pedofilia, voi siete i difensori di queste cosucce, o chi non fa sesso anale con chiunque.

3 hours ago, Almadel said:

Io non ho ancora perso le speranze nel vedercelo finire 🙂

(Ho già scritto che se siete gay, non vi piace il sesso anale e siete single non dovete stupirvi?

No, perché ho come la sensazione che sia il momento giusto per ribardirlo :D )

Perché un ipocrita comunista disoccupato e mantenuto dovrebbe voler vedere qualcuno internato in un manicomio? Non siete quelli del Telefono viola e delle mobilitazioni antipsichiatriche? Peccato che il sesso anale tu non lo faccia essendo solamente attivo dichiarato, sei un po' desueto Almadel, appartieni all'epoca tristissima de Il vizietto, e capisco anche che ti sia sempre rimasto l'amaro in bocca a non essere venuto con me, ma io il sesso anale lo pratico, se ne ho voglia, da versatile con chi meglio credo. Non sono un frequentatore di battuage della peggior risma come te, ergo non ho tutte le cicatrici di droghe e malattie veneree che mi corrodono il corpo. Salut!

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9 hours ago, Iron84 said:

La domanda è la seguente: quando è che si passa da essere single a soli? 

Presente! Il mio gran difetto è una strutturale incapacità di affrancarmi emotivamente e concretamente dalla famiglia d'origine: se sono in una relazione con qualcuno non so mai davvero quanto fidarmi dell'altro, questo viene percepito e tutto va a rotoli. Naturalmente per non ammettere la cosa mi affaccendo e fingo sempre di essere lì lì per "emanciparmi"...o mi presento più emancipato di quanto effettivamente io sia.

5 hours ago, Fred said:

E allora si dirà: c'è di più, ci sono più opportunità, perché si rimane soli? Penso che la ricchezza dell'offerta dall'altro porti o alla bulimia, o al blocco: c'è talmente tanto e ci sono persone che mi sembrano più belle/interessanti/vivaci che ci si sente inadeguati e non si va avanti. 

La vastità dell'offerta produce una costante insoddisfazione, concordo.

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Già il fatto che il tipo abbia il dito sulla guancia nell'anteprima mi anticipa che è un idiota. 

Comunque non è che spesso sono gli altri ad etichettarci come soli in base ai loro punti di vista e di conseguenza ci fanno sentire tali ?

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50 minutes ago, Ghost77 said:

Comunque non è che spesso sono gli altri ad etichettarci come soli in base ai loro punti di vista e di conseguenza ci fanno sentire tali ?

Solo un debole di mente potrebbe sentirsi solo in virtù solo dell'opinione altrui.... 😉

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2 hours ago, Aarwangen said:

io il sesso anale lo pratico, se ne ho voglia, da versatile con chi meglio credo.

Infatti ricordavo piuttosto distintamente che tu lo praticassi. 

Normalmente avrei attribuito l'errore di Almadel a questo riguardo a malizia, ma non vorrei che fosse semplice Alzheimer. 

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AndrejMolov89
2 hours ago, Aarwangen said:

In istituti di igiene mentali ci andavamo tutti noi omosessuali in molti casi, non solo chi è contro il transessualismo nei bambini o contro la poligamia o contro la pedofilia, voi siete i difensori di queste cosucce, o chi non fa sesso anale con chiunque.

Perché un ipocrita comunista disoccupato e mantenuto dovrebbe voler vedere qualcuno internato in un manicomio? Non siete quelli del Telefono viola e delle mobilitazioni antipsichiatriche? Peccato che il sesso anale tu non lo faccia essendo solamente attivo dichiarato, sei un po' desueto Almadel, appartieni all'epoca tristissima de Il vizietto, e capisco anche che ti sia sempre rimasto l'amaro in bocca a non essere venuto con me, ma io il sesso anale lo pratico, se ne ho voglia, da versatile con chi meglio credo. Non sono un frequentatore di battuage della peggior risma come te, ergo non ho tutte le cicatrici di droghe e malattie veneree che mi corrodono il corpo. Salut!

Io non capisco che cocktail ti fai. Spero che per lo meno sia roba buona, mi riferivo a te in quanto omosessuale, non a te in quanto portatore sano di idee che non condividero´ mai.

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6 hours ago, Hinzelmann said:

Anche accettando il fatto che noi gay ci portiamo dentro questa solitudine-estraneità, come dici tu....possiamo essere mollati lo stesso e ritrovarci in quella solitudine non cercata, come capita agli etero.

Non credo tu abbia sofferto di meno, se sei stato mollato, per il fatto che la solitudine ti era più familiare, anzi semmai avrai sofferto di più

Altro discorso è il fatto che tua madre ( potrei dire la mia che è morta anni fa ) abbia sofferto meno ( se il mollato eri tu ) o ti abbia colpevolizzato meno ( se sei stato quello che ha preso la decisione di mollare ), è chiaro che la solitudine/estraneità ci è più familiare anche perchè le madri scassano meno la minchia, non è che siamo più soli a caso.

Tuttavia il mio sospetto è che il guadagno sia più per le nostre madri, che per noi

Sì, hai ragione. Infatti volevo aggiungere una cosa che poi me so scordato di scrivere: la condizione che ho descritto CREDO SIA (specifico) più gay e questo porta più problemi relazionali, non si sta completamente a proprio agio con "l'altro" (o al contrario si fa totalmente affidamento su di esso, come ultima ancora di salvezza quando ultima non è). La solitudine non cercata è ugualmente aspra: c'è un "di più" per una categoria o l'altra, riconsiderando anche le tue parole? Mi sento di dire di no. Me devi spiegà bene sto fatto della madre, però, scusami ma sono io che non ho capito. 

Edited by Fred
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davydenkovic90

Non si può non collegare il "problema" qui proposto con quello di cui si è discusso in altri topic, e cioè che le relazioni (gay) oggigiorno sono tutte fluide, instabili, ecc. ecc.

Se esiste questa fluidità (che io non ho ancora capito che cacchio voglia dire, comunque qui lo uso nell'accezione di "tutte le relazioni diverse da quelle delle nostre nonne")

allora, gioco forza, avremo molti 40-50-60enni in più sulla piazza, e quindi non direi che è tanto sensato porsi il problema di rimanere soli passata una certa età.

Le nostre nonne avevano sostanzialmente due opzioni, e dovevano decidere entro i 30 (o anche prima): sposarsi oppure rimanere zitelle. Da nessuna delle due si tornava indietro.

 

Io non ho mai sofferto la solitudine fino a una certa età. Mi stava benissimo non avere amici e studiare tutto il giorno, per molti versi era pure comodo...

Mi è pesato molto trovarmi al primo anno di università con un sacco di tempi morti universitari dove teoricamente sarei dovuto andare a divertirmi ingabbiato invece in relazioni falsissime da me indesiderate con determinati colleghi/e molto antipatici...

Ecco, forse se avessi fumato e fossi uscito dall'aula ogni tanto qualche ragazzo simpatico e addirittura qualche frocio l'avrei pure abbordato già allora. Ma, non fumando, me ne rimanevo dentro con le catechiste, le suore (vere!), le eterne fidanzate... decisamente un buco nell'acqua.

E' lì che ho iniziato a usare i frocial, e dal momento in cui ho incontrato gente affine a me semplicemente ho trovato naturale rimanere lì dov'ero, e per fortuna sono stato ricambiato quando davvero ci tenevo.

Non sono solo al momento, ma se penso a una possibile solitudine futura, non mi spaventerebbe affatto, perché l'ho già abitata in passato e so come si gestisce.

Forse Iron (provo a ipotizzare) senti di avere pochi assi nella manica da giocarti, ancora. Cioè, non ti conosco ma ho seguito un po' quello che scrivevi... ti sei trasferito, hai conosciuto varie persone, forse hai frequentato locali, associazioni, ecc. e magari ti senti anche un pochino a corto di idee su come risollevare un po' il tutto.

Io ho fatto un po' il contrario. Conosco pochi gay nella mia zona e ho frequentato pochissimo di tutto... quindi se fossi solo, un domani, e stessi male, avrei diversi tentativi da fare per ovviare alla cosa che fino ad oggi non ho fatto...

La solitudine di un gay, secondo me, non è tanto quella di non avere nessuno nel letto (che, ripeto, spesso è pure comodo!) ma di essere isolati nel contesto sociale, non avere attorno a sé un numero sufficiente di gay fidati che, oltre che esserti amici, possano capirti.

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Riassunto delle puntate precedenti:

Una famiglia non è, nella quasi totalità dei casi (i.e. escludendo personalità schizoidi o schizotipiche, e alcune forme di autismo) un bisogno secondario o dispensabile. E di sicuro non lo è nel mondo di oggi che è così mutevole e caotico. Il mito del single felice ci viene costantemente propinato dai media mano nella mano con quello dell'amore romantico di coppia (e se le due cose vi paiono in contraddizione, think again: l'amore come soluzione provvidenziale che "prima o poi arriva" è l'idea che ti rende tollerabile il fatto che non ci sia, al modo stesso in cui l'idea di poter diventare ricco prima o poi ti rende più tollerabile l'idea di essere ora un morto di fame), ma non è realistico.

O meglio: il single felice è una possibilità che si presenta per la persona che dispone di o riesce a costruirsi una famiglia di scelta interamente alternativa alla vita di coppia. Se avete difficoltà ad immaginare una situazione di questo tipo, prendete questa difficoltà non tanto come il segno che ciò sia impossibile, perché teoricamente non lo è, quanto, più rettamente, esattamente come ciò che sembra: un segno che è estremamente difficile. Sì, ok, gli amici... tanto bella l'amicizia... ma l'amico *di norma* non divide le spese con te, non ti viene a vegliare tutte le notti se finisci in ospedale, non si trasferisce dove ti trasferisci tu e in generale non condivide con te un progetto di vita... anche perché generalmente ne sta già portando avanti uno suo con qualcun altro. 

Certo, se fa tutte quelle cose allora inizia a contare come famiglia, e dunque può essere una situazione pienamente soddisfacente, a patto che il sesso ce lo si procuri efficacemente altrove. Tuttavia, anche su una situazione così idilliaca pende la spada di Damocle dell'amore romantico; anche in un rapporto di amicizia di tipo così simbiotico c'è caso che uno dei due trovi soddisfazione maggiore e più completa in una coppia e si allontani. 

Questa cosa personalmente mi è capitata un po' di volte; nel senso, se non riesci a farti una vita di coppia prima o poi inizi a cercarti qualcos'altro che ti soddisfi in misura analoga... ma queste soluzioni erano destinate a morire perché se manca il requisito di esclusività, se "ci si guarda intorno", prima o poi quella cosa tende a collassare.

 

Non nego, in via teorica, che il single felice ad libitum possa esistere; tuttavia occorre riconoscere che di fatto ciò richiede una serie di condizioni molto difficili da trovare e che comunque sono eccezione molto più che regola. La situazione si deteriora ulteriormente nella misura in cui anche le famiglie di origine si eclissano, una cosa dannatamente comune fra i gay. Il single felice lo è per periodi limitati. 
Di certo è vero che uno deve essere in grado di sopravvivere anche da solo. E anche per periodi lunghi, perché sono situazioni che possono venirsi a creare. Ma non si può chiedere, seriamente, che questa cosa diventi un'ideale di vita, una cosa sana e addirittura una specie di normalità sociale. L'assenza di una famiglia non è, non può essere, non potrà mai essere uno stato fisiologico dell'individuo. La famiglia non è, non può essere, non potrà mai essere (almeno in una società sana) il privilegio di alcuni fortunati. Deve essere la normalità, lo stato fisiologico in cui ci si trova nella maggioranza schiacciante dei casi. 

 

E trovo estremamente tossici i miti che girano sull'uomo che non deve chiedere mai che pretenderebbero che lo stato di single a vita fosse una situazione carina, sana, piacevole. Non lo è, è un cazzo di cancro e infatti c'è pure gente che ci muore. La solitudine è comoda e piacevole, se non lo so io che ne ho fatto il mio fluido vitale, quando è in piccole dosi controllate ed è attivamente scelta dall'individuo in virtù di certe circostanze specifiche e temporanee in cui si trova. Io posso pure pensare che per i prossimi due-tre anni non ho voglia di prendermi impegni seri, ma non è la stessa cosa pensare di farlo per dieci anni, o per vent'anni, o per tutta la vita. Posso anche pensare di fare la dieta dello yogurt e mangiare solo quelle per una settimana, magari è anche una variazione simpatica... ma se lo faccio per tre mesi mi ricoverano in terapia intensiva. 

E mai, MAI nella vita ho conosciuto qualcuno con un percorso di vita compiuto in cui effettivamente la solitudine fosse un tratto persistente che non fosse in cura da qualche psichiatra. Perché è fisiologia, siamo animali sociali, abbiamo bisogno di rapporti intimi, e sottolineo, intimi. La società di oggi ci sta spingendo in una direzione che non è fisiologica e non è sana, al modo stesso in cui non è sano mangiare solo yogurt tutta la vita. È una possibilità, magari c'è qualche sardo con un pool genico fenomenale che ci campa pure a lungo, ma non si può proporlo come una norma. 

 

Certo: se uno si trova costretto nella solitudine per anni, ed anni, ed anni ed anni ed anni... o ci muore, oppure deve iniziare per forza ad adattarcisi; magari a una certa se la fa pure piacere.

Pochi sanno che in origine sulla Terra vi era pochissimo ossigeno, è questo è stato un bene, perché l'ossigeno è una molecola corrosiva e se ci fosse stato Ossigeno sin da principio la vita non sarebbe potuta nascere. Poi però sono arrivati gli organismi fotosintetici e hanno iniziato a fare ossigeno a non finire, ha iniziato ad esserci ossigeno ovunque... A quel punto, chi voleva sopravvivere ha dovuto iniziare ad utilizzarlo come carburante. Oggi noi non possiamo fare a meno dell'ossigeno... ma esso è ancora oggi una molecola corrosiva, a causa sua invecchiamo e moriamo.

Ecco, ci si può adattare alla solitudine e perfino iniziare ad usarla come carburante, fino ad un punto che senza averne almeno un po' intorno non potremmo sopravvivere. 

Ma resterà sempre e comunque, in ogni tempo e in ogni luogo, corrosiva.  

 

 

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2 hours ago, FreakyFred said:

Ma resterà sempre e comunque, in ogni tempo e in ogni luogo, corrosiva.  

Plotino dissentirebbe:

phygé monou pros monon.

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davydenkovic90

Ed ecco che ritorna l'encomio di Elena...

7 hours ago, FreakyFred said:

E trovo estremamente tossici i miti che girano sull'uomo che non deve chiedere mai che pretenderebbero che lo stato di single a vita fosse una situazione carina, sana, piacevole. Non lo è, è un cazzo di cancro

Certe affermazioni valle a fare sui forum incel, dove staresti meglio.

 La famiglia (intesa come marito+marito) è una costruzione sociale, non è naturale e non è desiderabile per chiunque, anche perché comporta delle conseguenze che per molti sono spiacevoli, per esempio per quelli che si divertirebbero di più ad andare in giro a scopare col primo turista che passa, piuttosto che a cena con il gruppetto di amici accoppiati o coi genitori del proprio ragazzo. 

C'è sicuramente un mondo etero, da cui forse molti di noi provengono, borghese o giù di lì, che spinge i figli a "sistemarsi" prima possibile.  Se non sei sistemato ti fanno sentire inadeguato, ti pungolano, e magari uno arriva a interiorizzare la cosa e si sente davvero un lebbroso o uno sfigato, finendo poi per dare troppo peso a quello e paralizzandosi un po' a livello sociale, o altro.

Per me questa cosa non esiste affatto. Fortunatamente la mia famiglia borghese ha smesso di farmi pressioni in tal senso nel momento in cui ho detto di essere gay. Ho una zia (in famiglia l'hanno soprannominata "Marta Flavi" non a caso, che, fino ai 20, mi ha sempre proposto quella e quell'altra squinzia da conoscere, poi ha smesso del tutto. Altro grande vantaggio di essere gay). 

Un gay, poi, ha tante battaglie da condurre e mondi da esplorare, che il senso della sua vita e le sue relazioni non possano racchiudersi nelle quattro mura di casa propria alla Fladimiro. Non rientra nei miei gusti una comunità formata da piccoli nuclei tutti concentrati o fossilizzati su loro stessi, preferisco di gran lunga, e credo che in ambito gay sia più fattibile, che nel corso della vita riusciamo a mantenere rapporti più o meno profondi e di cura, anche all'esterno del portone di casa e soprattutto con altri "simili", oltre che col vicino di casa. E credo sia anche per questo che si va ai raduni del Gay-Forum, o no?

Edited by davydenkovic90
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9 hours ago, davydenkovic90 said:

Forse Iron (provo a ipotizzare) senti di avere pochi assi nella manica da giocarti, ancora. Cioè, non ti conosco ma ho seguito un po' quello che scrivevi... ti sei trasferito, hai conosciuto varie persone, forse hai frequentato locali, associazioni, ecc. e magari ti senti anche un pochino a corto di idee su come risollevare un po' il tutto.

Io ho fatto un po' il contrario. Conosco pochi gay nella mia zona e ho frequentato pochissimo di tutto... quindi se fossi solo, un domani, e stessi male, avrei diversi tentativi da fare per ovviare alla cosa che fino ad oggi non ho fatto...

Quello è vero, cioè avendo vissuto in città abbastanza aperte, avendo frequentato abbastanza certi "giri", diciamo mi sono fatto un'idea del mondo emerso gay ed ho fatto qualche riflessione.
Attenzione non sto dando la colpa agli altri, ho avuto un numero altissimo di persone che sarebbero state con me, tanti bravi ragazzi, tante occasioni che per un modo o per un altro non ho colto perchè non era quello che cercavo. Attenzione non lo dico con rimpianto, non ho perso nessun treno che non passerà più semplicemente mi chiedo, guardando anche chi è più grande di me, se ci sarà ancora la voglia di prenderlo.
Tempo fa sono uscito con dei ragazzi di un'associazione e c'era un signore vecchio, malandato che viveva in una casa decaduta con la sorella in un appartamento vicino alla fine scopro che non era nemmeno tanto vecchio. Uno che aveva vissuto, non la vecchia repressa che ha fatto i pompini nei bagni della stazione fino a 60 anni, parlo di un uomo risoluto ma palesemente solo e malato.

"La solitudine di un gay, secondo me, non è tanto quella di non avere nessuno nel letto (che, ripeto, spesso è pure comodo!) ma di essere isolati nel contesto sociale, non avere attorno a sé un numero sufficiente di gay fidati che, oltre che esserti amici, possano capirti." quest'ulitmo punto, invece, se non ci riesci è colpa tua del tutto in maniera perfettamente conscia senza particolari seghe mentali. CI si sforza molto poco per le amicizie soprattutto superati i 30 anni, quindi ho poca comprensione per questo tipo di problema.

 

La verità è che ci chiudiamo nelle nostre tossiche zone di comfort e se non troviamo il coraggio di uscirci li finisce la nostra vita.

 

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10 hours ago, Fred said:

La solitudine non cercata è ugualmente aspra: c'è un "di più" per una categoria o l'altra, riconsiderando anche le tue parole? Mi sento di dire di no

Però per come descrivi la situazione in cui credi, sembra l'esatto contrario : la situazione dei gay sembra peggiore

Lo dico rimanenedo su un piano di stretta logica, non perchè io condivida o smentisca ciò che dici

10 hours ago, Fred said:

Me devi spiegà bene sto fatto della madre, però, scusami ma sono io che non ho capito. 

Se il figlio gay sceglie  di non fare CO, si sentirà inevitabilmente più solo, perchè la conseguenza sarà un allontanamento ed una estraneità addirittura verso la madre

Se il figlio gay sceglie di fare CO è vero che non deve deve corrispondere alle aspettative materne su matrimonio e nipotini etc., ma non lo deve fare perchè facendo CO le ha già infrante una volta per sempre

La madre - rassegnata - si intrometterà di meno nelle nostre vicende sentimentali o sessuali, per certi versi "si è tolta il dente" una volta per tutte ed è libera da ogni dovere sociale che avrebbe nei confronti del figlio etero, al contrario il figlio gay è potenzialmente in colpa senza aver fatto niente, i suoi fallimenti saranno irrilevanti ma dai sensi di colpa deve liberarsi da solo ugualmente. Cosa che si spera faccia nel 2019, non è che dobbiamo essere tragici...ma certo in passato molti figli gay dalle madri consolatrici venivano divorati ( ovviamente più è forte l'isolamento sociale e l'omofobia più la madre diventa rifugio ed  è umanamente comprensibile ) e dai sensi di colpa non si liberavano facilmente

 

 

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