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Un mese dopo...


Montanaro

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Rieccomi dopo un po’ dall’altro argomento. Beh penso di aver fatto passi avanti, la lezione mi è servita

Punto primo ho conosciuto 4-5 ragazzi solo per delle chiacchierate ed è andato tutto bene, alla fine alla società di quello che faccio io non frega nulla. Li ho contattati sulla solita applicazione, poi sono passato a instagram e infine ci siamo trovati per berci qualcosa. Almeno ho trovato delle brave persone e dei potenziali amici. In fin dei conti la fuori c’è tanta brava gente e nemmeno io credevo così tanta.

Ho conosciuto anche un ragazzo come me, con lo stesso segreto da nascondere (+) e mi ha aiutato e aiuta visto che lo sento quasi ogni giorno. Insomma ho fatto passi avanti e non ho paura o vergogna. Se quel barista è stato il primo al quale ho detto di essere gay, ora lo sapranno un 7-8 persone e la cosa non mi turba.

capitolo famiglia però, da qualche giorno mia madre comincia a dire che sono vecchio e dovrei farmi una famiglia. Penso che prima o poi le dirò che la famiglia che vuole lei non l’avrò mai. Magari lo capisce...

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14 minutes ago, Montanaro said:

sono vecchio e dovrei farmi una famiglia

Forse vuol solo dirti di andare via di casa, e lo dice a suo modo. Potresti farlo, in effetti! 

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11 minutes ago, Montanaro said:

No, è un discorso ampio

Appunto. Vivi coi tuoi, giusto? Ricordo male o un lavoro lo hai? 

"Mamma ho deciso che mi sistemo. Da solo." 

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15 minutes ago, Montanaro said:

No, è un discorso ampio, mi fa che i miei compagni di scuola sono tutti sistemati, che un mio cugino di 25 anni si è sposato. 

"Che il mondo è cambiato e tu sei rimasta fossilizzata ai modelli di qualche decennio fa,cara mammina. A proposito, tra 7-8 anni,quando ormai sarà passato tanto tempo dal mio trasferimento a Los Angeles col mio ragazzo,fammi sapere quanti di questi compagni di scuola hanno divorziato". Scusa,non voglio mancare di rispetto a te e tua madre,ma l'idea del sistemarsi non esiste più,  tant'è che anche gli etero si stanno adeguando allo "stile di vita gay"

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bene, molto bene che tu sia più aperto socialmente… mi fa piacere

quello che non capisco invece è questo rapporto perverso che hai con la tua famiglia, direi perfino masochista

hai 32 anni e una famiglia, lo dici in altri topic, fasciobigotta e apertamente, aggressivamente omofoba:

non sarà il caso di andare a vivere per conto tuo e liberarti dal loro giogo?  mi sembra che vivi vicino milano, trasferisciti li, un bel monolocale….  :D 

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Sì, è chiaro che dovresti frapporre una distanza fra te e loro.

E' vero che mi pare di ricordare che tu stia relativamente vicino a Milano, ma questo poteva andare nella misura in cui ti limitavi a delle incursioni scoperecce, se vuoi crescere come gay e come persona e non incarnare lo stereotipo negativo dell'omosessualità che loro hanno,  non puoi più rimanere con loro.

Devi iniziare ad immaginare la vita che desideri per te.

 

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Se il tuo prossimo obiettivo è quello di fare coming out in una famiglia fasciocattolica, allora è fondamentale che per prima cosa tu trovi il modo di essere indipendente da loro. 

Dovranno fare un lungo percorso di accettazione delle circostanze e non ti consiglierei di essere presente, costretto a sopportare la loro instabilità.

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davydenkovic90
1 hour ago, wwspr said:

Se il tuo prossimo obiettivo è quello di fare coming out in una famiglia fasciocattolica, allora è fondamentale che per prima cosa tu trovi il modo di essere indipendente da loro. 

Dovranno fare un lungo percorso di accettazione delle circostanze e non ti consiglierei di essere presente, costretto a sopportare la loro instabilità.

Non sono per niente d'accordo. L'indipendenza va trovata a prescindere e la dichiarazione di omosessualità va fatta a prescindere. Non è sano cercare l'indipendenza per poter vivere la sessualità o l'affettività liberamente, come non è sano mantenere un rapporto ipocrita coi genitori e nemmeno dichiararsi solo e se mai riusciremo ad approdare su una qualche isola tropicale congedando i genitori con un "sono frocio, ma ho un aereo per Bora Bora, gestitevela fra di voi".

Il fasciobigottismo dei genitori è lo stesso che hanno ereditato i figli che hanno paura del coming out, per cui procrastinano, decidono di tenere nascosto tutto fino a quarant'anni (se va bene) buttando via la propria  gioventù a reprimersi a non dare valore e importanza alle interazioni con altri lgbt, invece che, piuttosto, sfruttare le possibilità che ci offre il fatto di vivere in questo momento storico, grazie anche alle tante battaglie condotte dalla comunità lgbt negli ultimi cinquant'anni.

Il rapporto coi genitori, inoltre, si mantiene per tutta la vita, per cui decisamente meglio investire del tempo per far accettare loro la cosa, finché sono ancora giovani, possono informarsi, capire e pian piano metabolizzare il tutto.

A maggior ragione nel caso del topic starter che è anche sieropositivo. Io non riesco davvero a immaginarmi uno scenario in cui  a me capita una cosa del genere e lo tengo nascosto a tutti. Dovrei dirlo immediatamente, per una serie di motivi che non sto qui a elencare, ma anche e soprattutto perché avrei bisogno del sostegno morale dei miei. Così come io darei loro il mio sostegno se avessero un qualche problema di salute (non c'entra l'indipendenza, e indipendenza non vuol dire menefreghismo). Un tale nascondimento non solo dell'omosessualità ma anche della sieropositività secondo me ha risvolti di grande sofferenza. In nome di cosa? Della paura del giudizio, della vergogna... di queste cazzate? E deve anche aspettare di avere l'indipendenza per dire un semplice "sono gay e sieropositivo"? Siamo nel 2019, please. Si rivolga a un''associazione o ad Agedo, si trovi degli amici gay (come sta facendo) che lo aiutino a compiere questo ed altri passi importanti, amici verso i quali proverà empatia, affetto e rispetto tali da surclassare qualsiasi imbecille paura anni settanta di uscire dalla fogna o di imbrattare l'ideale del cazzo di figlio cattolico perfetto, boyscout e bravo ragazzo di provincia. Io la penso così.

 

 

Edited by davydenkovic90
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11 hours ago, Montanaro said:

Se quel barista è stato il primo al quale ho detto di essere gay, ora lo sapranno un 7-8 persone e la cosa non mi turba.

quindi capisci perchè ti dicevamo tutti quanto può essere liberatorio non nascondersi in eterno?

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@davydenkovic90 ha ragione, purtroppo a me è mancato sempre il coraggio. Coraggio che in contesto che ha represso me e fatto reprimere me stesso non è facile trovare. Dovevo trovarlo a 20 anni, adesso è molto più difficile. 

Pur facendo parte da sempre della categoria mi era stato fatto passare il messaggio fasciobigotto e questo mi ha sempre portato la paura che si poteva sapere di me. Poi piano piano ti apri al mondo e capisci che là fuori ci sono tante brave persone come me, che nessuno è pronto a sputtanarti o andare in giro a dire cosa fai. Ma ormai però è tardi..

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davydenkovic90
10 minutes ago, Montanaro said:

@davydenkovic90 ha ragione, purtroppo a me è mancato sempre il coraggio. Coraggio che in contesto che ha represso me e fatto reprimere me stesso non è facile trovare. Dovevo trovarlo a 20 anni, adesso è molto più difficile. 

Pur facendo parte da sempre della categoria mi era stato fatto passare il messaggio fasciobigotto e questo mi ha sempre portato la paura che si poteva sapere di me. Poi piano piano ti apri al mondo e capisci che là fuori ci sono tante brave persone come me, che nessuno è pronto a sputtanarti o andare in giro a dire cosa fai. Ma ormai però è tardi..

Non è mai tardi, se il tardi dev'essere un'ennesima scusa...

Ti capisco su alcune cose, meno su altre.

Per esempio, come ti dissi già in altro topic, non capisco come tu possa aver avuto tante esperienze sessuali con ragazzi gay senza mai contemplare la possibilità che ci potesse essere altro oltre al sesso anonimo. Ma sono contento che tu lo stia facendo adesso.

E non capisco come tu possa aver ricevuto una notizia non facile, quella di essere sieropositivo, e comunque tu abbia continuato a non dire niente alla famiglia per paura del giudizio. Come direbbe Mario1944, "ubi maior minor cessat". Non dev'essere stato per niente facile affrontare da solo tutta la questione, non dico a livello pratico ma piuttosto a livello psicologico. Tanta sofferenza che potevi risparmiarti semplicemente dicendo ai tuoi le paroline magiche.

Comunque, continua a frequentare il ragazzo di cui parli nel primo post, abbi cura di questo rapporto e pian piano, secondo me, ti darà anche la giusta spinta per affrontare la cosa in famiglia.

Un abbraccio.

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Una cosa è cercare di stabilire una distanza salutare, un'altra è agire

2 hours ago, davydenkovic90 said:

congedando i genitori con un "sono frocio, ma ho un aereo per Bora Bora, gestitevela fra di voi"

Non ho suggerito di tagliare tutti i ponti, volevo dire che vivere con i suoi esacerberebbe la pesantezza del processo di accettazione, che in gran parte i genitori dovranno fare per conto proprio, ché @Montanaro non può ristrutturare la loro testa al posto loro né farsi carico di tutte le nevrosi che ne conseguiranno.

Al di là del fatto che, per come la vedo io, vivere con i propri genitori da adulti è castrante nei confronti della propria crescita personale in senso lato.

Edited by wwspr
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davydenkovic90
39 minutes ago, wwspr said:

Una cosa è cercare di stabilire una distanza salutare, un'altra è agire

Non ho suggerito di tagliare tutti i ponti, volevo dire che vivere con i suoi esacerberebbe la pesantezza del processo di accettazione, che in gran parte i genitori dovranno fare per conto proprio, ché @Montanaro non può ristrutturare la loro testa al posto loro né farsi carico di tutte le nevrosi che ne conseguiranno.

Al di là del fatto che, per come la vedo io, vivere con i propri genitori da adulti è castrante nei confronti della propria crescita personale in senso lato.

Pesantezza del processo di accettazione? Mi spieghi esattamente dov'è la leggerezza nel rimanere velati fino a trent'anni? nelle mancate esperienze che non si fanno per paura di essere scoperti? nel simulare e nel dissimulare di continuo? nel tenersi per sé il fatto di essere hiv+ e relativa terapia?

Non nascondiamoci dietro a un dito, per favore. Uno evita il coming out perché è lui stesso ad avere paura e vergognarsi della cosa, non è per evitare che i genitori gli riversino addosso le nevrosi. Anche perché, se sono davvero così nevrotici, gliele riverserebbero comunque addosso, come dice lui stesso, perché ha un'età e ancora non ha mai portato una ragazza.

Io ho un ex che ha fatto coming out a 14 anni e i suoi non l'hanno presa di certo bene. Adesso ne ha 26, ha appena finito la sua esperienza da fuorisede e ha un rapporto splendido coi suoi, bada sua nonna mentre i genitori sono al lavoro o in vacanza e assiste la sorella che ha una grave malattia (prima di ammalarsi, sua sorella lo accompagnava al pride quando gli amici gli davano buca).

L'abbiamo detto tante volte sul forum e ne abbiamo tutti esperienza diretta: il coming out non è altro che un atto d'amore verso se stessi. Può dare problemi a breve termine, ma è un ottimo investimento per il futuro, che non ha senso ritardare a 30 o 40 anni. Un cattivo investimento, sia a breve che a lungo termine, è rimanere velati e fare vite schizofreniche fino a non si sa quando, covando e coccolando la propria omofobia interiorizzata. E anche di questo ne abbiamo esempi a bizzeffe, anche nel forum.

Per me, rimanere velati pensando alla vita futura emancipata non è altro che un ennesimo modo per non affrontare direttamnete il problema del CO perché non lo si vuole affrontare, nonostante si abbaino tutti gli strumenti per farlo. Per esempio le associazioni, l'Agedo, in generale conoscere altri ragazzi gay verso i quali provare un rispetto e anche dei sentimenti amicali, per finalmente poi trovare una strada e un senso al proprio coming out. Questa è una strada molto più interessante e fruttuosa da percorrere nel 2019, secondo me.  Poi fate voi.

 

Edited by davydenkovic90
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4 hours ago, davydenkovic90 said:

  Poi fate voi.

 

il problema è che lo deve fare il topic stater.

ed è facile fare il frocio col culo degli altri…  :D

nessuno ha detto che @Montanaro deve rimanere velato o cmq reprimersi

ma una cosa è vivere liberamente la propria identità e sessualità a 32 anni e sei mesi in una casa propria

altro è fare coming out a 30 anni vivendo dentro una casa con famigliari chiaramente ed aggressivamente omofobi, e fasciobigotti

quest'ultimo mi sembrerebbe un atteggiamento meramente masochista,

che non aiuterebbe l'equilibrio anche psichico del topic stater

Edited by castello
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davydenkovic90

Non ho voglia di discutere con castello, quello che dovevo dire l'ho detto e chi doveva capire spero che abbia inteso.

Buon proseguimento e auguri al topic starter che sta facendo preziosi passi avanti 🙂 

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2 hours ago, castello said:

Altro è fare coming out a 30 anni vivendo dentro una casa con famigliari chiaramente ed aggressivamente omofobi, e fasciobigotti

Senza contare il fatto che, una volta diventato indipendente e autonomo, il terrore di fare coming out potrebbe ridimensionarsi, perché se sei autosufficiente, allora l'opinione che gli altri hanno di te è messa in prospettiva.

In altre parole: se la prendono male e vivi con loro dovrai incassare il 100% della loro negatività e loro possono renderti la vita impossibile, mentre se sei indipendente puoi decidere tu quale è la tua soglia di tolleranza e nel peggiore dei casi ti metteranno il broncio per un po'.

È anche vero che gli adolescenti gay emancipati e intraprendenti fanno CO pur dipendendo da genitori omofobi, ma non si tratta dello scenario ideale e @Montanaro potrebbe decidere di rendere la cosa più indolore (e per questo anche più appetibile).

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@davydenkovic90 mi sa che hai centrato tutto in pieno. Forse il primo a vergognarmi sono io, ma non di essere quello che sono, mi vergogno perché ho finto per una vita e adesso sono ingabbiato nella parte. È vero che nelle ultime settimane ho visto e contattato dei ragazzi ma nessuno della mia cerchia. Se si sa fuori non mi faccio problemi perché nessuno mi conosce, ma non si può sapere a casa o i miei amici dopo che per anni ho finto. Non reggerei psicologicamente e mi vergognerei terribilmente 

Diciamo che passi avanti ne ho fatti, per me enormi: ho trovato solo bravi ragazzi e disponibili che sia stato per un caffè o per una passeggiata. E sono in contatto con tutti loro ancora.

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2 hours ago, Montanaro said:

 È vero che nelle ultime settimane ho visto e contattato dei ragazzi ma nessuno della mia cerchia. Se si sa fuori non mi faccio problemi perché nessuno mi conosce, ma non si può sapere a casa o i miei amici dopo che per anni ho finto. Non reggerei psicologicamente e mi vergognerei terribilmente 

questa cosa l'hai ripetuta anche in altri post;

francamente non capisco.

Cioè capisco il tuo eventuale imbarazzo ma la realtà è diversa, se non opposta:

TU puoi rivelare la tua omosessualità in famiglia e a una cerchia ristrettissima di amici,

e mantenere un assoluto riserbo nell'ambiente di lavoro e nel vicinato, nella tua realtà sociale ecc...

L'opposto, che vorresti fare tu, mi sembra quantomeno irrealizzabile:

se non fai più incontri clandestini, se sviluppi amicizie omosessuali, se frequenti gay dichiarati come il tuo bel barista...

sicuramente arriverà notizia della tua omosessualità ai tuo familiari.

Non capisco come si possa avere una vita relazionale e sociale gay e vivere in casa di famiglia e pensare che i tuoi consanguinei non lo vengano a sapere??!!

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davydenkovic90
18 hours ago, wwspr said:

Senza contare il fatto che, una volta diventato indipendente e autonomo, il terrore di fare coming out potrebbe ridimensionarsi, perché se sei autosufficiente

Non è quello che ho osservato nei ragazzi, già autosufficienti, che ho conosciuto: hanno continuato tutti a tenerlo nascosto alle famiglie, e non solo!

Una volta ho conosciuto uno di 35 anni, autosufficiente, aveva un buon lavoro, una casa e - udite udite - amici gay e amiche lesbiche (anche accoppiati) coi quali usciva regolarmente a fare cenette, a mio avviso, molto ipocrite.  Nonostante questo, l'unica persona che sapeva della sua omosessualità ero io, un utente a caso che aveva pescato online (ma ci eravamo visti anche di persona), perché la paura di fare coming out è una paura del giudizio, perché si cova omofobia interiorizzata, e non una paura che qualcuno possa tarparti le ali. Per questo ragazzo io ero uno sfogo, da tenere nascosto, e infatti non è potuto nascere neanche un rapporto di superficiale conoscenza, perché ho preferito allontanarmi subito e lasciarlo al suo destino.

La forza di fare coming out non nasce dall'indipendenza raggiunta, ma dal superamento dell'omofobia interiorizzata, da una maturazione che spesso nasce spontaneamente quando cominci a frequentare altri lgbt e li tratti come persone, non come oggetti, e quindi provi verso di loro anche un affetto e un rispetto che escludono totalmente la possibilità di relegarli a una fogna, a delle uscite di serie B che non devono minimamente intaccare i rapporti "veri" e le persone "importanti".  Quello che accade (ammesso che accada qualcosa) nelle tue mutande lo puoi tenere nascosto anche in eterno, ma un conoscente, un amico o un fidanzato non lo puoi tenere chiuso nel cassetto della camera sperando che tua madre non lo scopra.

Tra l'altro, ragionando un attimo, la tua tesi si smonta in due secondi: se fai coming out (o comunque se frequenti ragazzi gay e necessiti di fuggire dalle quattro mura domestiche) e ammesso che da quel momento i genitori ti rendano la vita impossibile, allora hai ancora di più la spinta per andartene e renderti autonomo che se invece resti velato nella bella casetta di mamma e papà, facendoli contenti di non essere un brutto frocio ma un timido e casto bravo ragazzo (con l'hiv...) che un giorno porterà a casa la fidanzatina annunciando l'imminente matrimonio. 

Il ragionamento che fai è molto ingenuo. Associ il coming out al male, alle conseguenze nefaste che avrà sulla tua vita, e quindi cerchi di rimandarlo il più possibile. Ma vogliamo parlare invece delle conseguenze nefaste del mancato coming out? Se il mancato coming out deve essere la priorità, quali sono le conseguenze? Se hai qualche amico o amica o collega, devi simulare/dissimulare continuamente oppure mantenere solo rapporti superficiali, social network oscurati, ecc. ecc. Se uno è un bravo attore fa come il 35enne di cui sopra; Se uno non lo è, rimane solo tutte le sere, a casa coi genitori, nevrotici, che ripeteranno a ogni occasione: "ma perché non esci mai?"

Edited by davydenkovic90
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13 hours ago, castello said:

Non capisco come si possa avere una vita relazionale e sociale gay e vivere in casa di famiglia e pensare che i tuoi consanguinei non lo vengano a sapere??!!

Sicuramente non si può, forse molto semplicemente non se n'è reso conto perchè si è per ora limitato a 4 chiacchiere, cioè è solo all'inizio di un percorso ed il problema per come la vedo io è che noi non possiamo sapere con assoluta certezza, cosa succederà quando si troverà di fronte alla scelta fra 2 cose che tenderanno a diventare fra loro progressivamente incompatibili.

Farà la scelta giusta? O quella sbagliata?

Certamente la possibilità della "doppia vita" prefigurata da davydenkovic non può essere esclusa, di per suo ci si può materialmente allontanare dai genitori e costruire delle relazioni amicali gay con cui condividere una diversa sensibilità e diversi valori ( rispetto a quelli omofobi di genitori e conoscenti che ti fanno vergognare della finzione ) ma non avere la forza di rompere o confliggere.

D'altronde una persona che si sente ingabbiata in un ruolo da recitare per dei genitori e dei conoscenti omofobi e non ha trovato la forza per uscirne, dovrebbe trovarla ora e 4 chiacchiere forse sono troppo poco come motivazione

 

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5 hours ago, Hinzelmann said:

una persona che si sente ingabbiata in un ruolo da recitare per dei genitori e dei conoscenti omofobi e non ha trovato la forza per uscirne, dovrebbe trovarla ora e 4 chiacchiere forse sono troppo poco come motivazione

hai ragione, ovviamente.

e però, quale mai potrà essere una motivazione sufficiente per dargli il coraggio/la forza di rompere sta gabbia di ipocrisia in cui si è rinchiuso, e non da oggi?

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1 hour ago, freedog said:

hai ragione, ovviamente.

e però, quale mai potrà essere una motivazione sufficiente per dargli il coraggio/la forza di rompere sta gabbia di ipocrisia in cui si è rinchiuso, e non da oggi?

La voglia di vivere

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1 hour ago, freedog said:

e però, quale mai potrà essere una motivazione sufficiente per dargli il coraggio/la forza di rompere sta gabbia di ipocrisia in cui si è rinchiuso, e non da oggi?

Concordo con @davydenkovic90 quando dice l'essere o meno autonomi forse c'entra poco con CO e che quest'ultimo è un atto d'amore verso se stessi. Mi aggancio , però, alla domanda di @freedog che fare una considerazione. Innamorarsi di una persona, sentire di voler lottare per questa persona, sentire di non essere più soli, non può essere una straordinaria spinta a fare CO? Nel senso che io a volte penso - e qui mi sto aprendo con voi - che sarebbe inutile fare CO se non supero prima i miei blocchi, se non incontro prima una persona a cui voler bene? Oppure pensate che proprio perchè non faccio CO poi finisco col trovarmi bloccato? Il caso di Montanaro è ovviamente diverso, visto che nasconde anche l'infezione.

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@marce84 e si è più complicata per me. Ma per assurdo l’infezione l’ho relegata in un angolo della mia testa, io su quel versante mi sento una persona identica a tutte le altre. 

Sul CO la strada è più lunga, diciamo che penso che se lo dico mi sentirei un peccatore. Purtroppo sono nato e cresciuto in un contesto opprimente, che mi ha sempre fatto passare l’omosessualità nei modi peggiori che non saprei nemmeno descrivere. Io incontravo ragazzi ma non accettavo dentro me stesso di essere gay, diciamo che l’ho realizzato a pieno dopo la sbandata per quel ragazzo e ora sto cercando di uscire.

@davydenkovic90 si, associo il CO a una sorta di vergogna non per me ma per i miei. 

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11 hours ago, marce84 said:

Innamorarsi di una persona, sentire di voler lottare per questa persona, sentire di non essere più soli, non può essere una straordinaria spinta a fare CO?

certo che sì.

ma mi pare alquanto improbabile riuscire a beccare il principe azzurro, se passi tutto il tempo rinchiuso nell'armadio;

pure cenerentola al ballo c'è dovuta andà, con tanto di zucca/carrozza e scarpette de cristallo..

nel real, come fai ad 'agganciare' un tipo così, se manco sa che esisti e che sei gay?

12 hours ago, marce84 said:

pensate che proprio perchè non faccio CO poi finisco col trovarmi bloccato?

e già...

10 hours ago, Montanaro said:

Io incontravo ragazzi ma non accettavo dentro me stesso di essere gay, diciamo che l’ho realizzato a pieno dopo la sbandata per quel ragazzo e ora sto cercando di uscire.

in che senso 'uscire'?

  1. metter il naso fuori dalla porta di casa e frequantare altri ragazzi?
  2. uscirNe nel senso di tornare etero? modello povia, insomma
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  • 2 weeks later...

Ciao, faccio breve aggiornamento 

in queste settimane sfruttando i social ho avuto modo di conoscere sia virtualmente che realmente ragazzi: piano piano sto uscendo dalla gabbia e pure fb l’ha capito visto che ora mi mette tra i suggerimenti solo ragazzi 

qualche sera fa però con dei colleghi siamo finiti a fare aperitivo in quel bar dove c’è quel ragazzo di cui parlavo in un vecchio argomento. È stato cordialissimo come sempre e dopo 24 ore a pensarci e ripensarci gli ho scritto. So che non avrei dovuto ma l’ho fatto. Non mi ha risposto ma quando ho pigiato il bottone mi sono sentito molto meglio 

 

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