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Le malattie mentali sui social sono uno status?


Aarwangen

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Se cerchi su Instagram l’hashtag #depressione, verrai immerso in un archivio di più di 140.000 post. In mezzo a foto in bianco e nero e gif di cartoni animati in lacrime, compaiono ragazze carine con in mano sigarette fumanti e gli occasionali sadbois pieni di tatuaggi con annesse grafiche che recitano: "Aiutami" o "Voglio scomparire… Per sempre."

Questi ritratti romanticizzati delle malattie mentali sono ciò che Aditi Verma, esperta di salute mentale, chiama “sofferenza estetizzata”: una versione meme-ificata delle malattie mentali che riduce ansia e depressione a un sentimento temporaneo, capace di essere riprodotto tramite postproduzioni dark e frasi drammatiche.

Questo trend è apparso su Tumblr più du un decennio fa, ma si è espanso anche su altre piattaforme come Instagram. Interi profili come @sadthoughts_1 e @__depressionquotes, che hanno migliaia di follower, hanno dedicato il loro feed esclusivamente a questo tipo di contenuti. Con la consapevolezza che negli ultimi 10 anni c’è stato un aumento del 71% nelle diagnosi di malattie mentali negli adulti tra i 18-25 anni, la pratica di mal-raffigurare queste stesse malattie è diventata una minaccia ancora più forte per il benessere di molti più giovani.

“Dovrei poter avere un rapporto con queste immagini, ma non ci riesco,” ha spiegato Mason Smajstrla, una comica che soffre di ansia. “Mi sento in difetto quando guardo un’immagine su Instagram che dovrebbe descrivere cosa sto provando, e che invece descrive soltanto la superficie di quello che è l’ansia. Viene sminuita e dunque lo sono anche io, la mia ansia è qualcosa di completamente diverso.”

Mentre Internet fornisce diversi ambienti per far crescere comunità che condividono le difficoltà di avere malattie mentali, è allarmante come queste immagini romanticizzate sembrano essere invece dedicate esclusivamente al ‘manipolare’ i tumulti interiori a suon di like e follow. Specialmente da quando c’è stata un discernimento tra quali sono le malattie mentali che ‘vale la pena’ toccare e quali no, cosa che isola completamente persone con disturbi meno ‘popolari’ come il bipolarismo, bipolarismo e schizofrenia.

“Il mio primo pensiero dopo che il mio psichiatra mi ha diagnosticato i sintomi del bipolarismo è stato ‘Cavolo, non è nemmeno una di quelle fiche’” ha detto Alex, una studentessa di 20 anni. “Mi sono resa conto di quanto fosse assurdo che stessi pensando a una cosa del genere, e mi sono accorta che su Tumblr non ci si riferisce alla parola ‘bipolare’ solo ed esclusivamente per dire ‘persona completamente pazza’.”

Questa moda della “sofferenza estetizzata” ha innata il fatto di dividere le malattie “cool” da quelle “non cool”, creando uno scisma che costringe alle malattie troppo taboo per essere estetizzate ancora di più nell’abisso e nell’oblio. Questo permette ad alcune di queste malattie di essere associate a figure come Lana Del Rey, la cui immagine è sempre stata legata a una bellezza esteriore nella quale si nasconde un istino suicida, melanconia e abuso; mentre altre sono associate a figure come Kanye West, affetto da bipolarismo, che viene direttamente categorizzato come “pazzo.”

Mentre è chiaro che questa estetizzazione delle malattie mentali sia dannoso per chi ne soffre davvero, cosa succede alle persone che invece soffrono di quelle considerata ‘uncool’ e che vengono ignorate dai social media? In una società che si professa totalmente comprensiva e paladina dell’accettazione delle malattie mentali nella loro totalità, la tua diagnosi non si qualifica adatta al makeover digitale di cui tante altre invece hanno preso parte. Queste immagini conferiscono implicitamente le qualità di intelligenza, unicità e glamour a chi soffre delle malattie reputate “cool”. L’allusione contraria è invece che i portatori di malattie “non cool” non solo non hanno tutte queste qualità, ma continueranno a essere categorizzato con lo stereotipo di “pazzi”.

Ancora più importante e allarmante, il fatto che può portare le persone con malattie mentali a sentirsi in potere di sentirsi al di sopra della loro esperienza personale. “Risposte che andrebbero cercate parlando con un esperto, diventano risposte che cerchiamo online,” ha detto Verma. “La disinformazione della salute mentale può portare persone a non avere un’idea reale e veritiera di ciò che stanno sperimentando."

Più di un secolo fa, Eli Siegel, l’autore di The Philosophy of Depression, ha scritto che per capire disordini mentali come la depressione la persona soggetta deve “essere vista.” Mentre la crisi delle malattie mentali è in ascesa continua, questa frase non può essere più vera di così. Abbiamo bisogno di un resoconto vero di cosa vuol dire vivere con malattie mentali, invece di rappresentazioni che ricercano solo approvazione e appropriazione dalla cultura popolare. Farebbe molto meglio se si incontrassero più racconti personali, veri e documentati di queste difficoltà, piuttosto che tutti questi tramonti malinconici e ragazzini tristi.

https://i-d.vice.com/it/article/a35de4/finta-depressione-instagram

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Non credo che l'estetizzazione del disagio psichico sia un fenomeno nuovo, anzi...ed è certo più interessante leggere Holderlin, Cesare Pavese o Alda Merini che preoccuparsi di collezionare like sotto l'hashtag depressione :D

Io non lo so se sono stato matto, ma quando non stavo benissimo (e non ho mai voluto condividere il disagio con nessuno, non ho mai voluto che gli altri mi vedessero stanco, impacciato, incapace, poco autonomo a causa dei miei disturbi) mi ha molto aiutato la terapia cognitivo comportamentale, che tra le opzioni terapeutiche non è la più fine -l'approccio anzi mi sembrava molto grossolano-, ma s'è rivelata efficace proprio perché molto concreta e poco incline all'eccessiva verbalizzazione.

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Secondo me spesso c'è dietro anche un bisogno di attenzione (derivante da carenza) che si manifesta unendo la propria debolezza (in questo caso il disturbo psicologico) all'estetica; il suscitare insieme compassione e ammirazione raddoppia la possibilità di attirare l'attenzione. E' un po' come il discorso dei cantanti da talent show con particolari problemi, menomazioni o storie tragiche: questi elementi di "debolezza" vengono accentuati per attirare di più l'attenzione.

Ovviamente non faccio di tutta l'erba un fascio; la mia migliore amica soffre di disturbo bipolare e mai sognerebbe di sbandierarlo sui social. Però secondo me spesso persone con disturbi più lievi ne approfittano, consapevolmente o meno, per avere quell'attenzione in più di cui sentono il bisogno. E dato che è una retorica efficace, ecco che anche i finti depressi / depressi occasionali salgono sul carro solo per avere attenzione, senza avere la benché minima idea di che mostro sia un vero disturbo psichico.

 

 

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Proprio non sopporto le persone che dichiarano sfacciatamente "sono depresso/a" solo per suscitare attenzione e/o pietà in chi li ascolta, lo ritengo sminuente nei confronti di chi soffre davvero di depressione: peccato che quando glielo fai notare vieni accusato di essere un rompicoglioni, visto che vogliono soltanto sfogarsi. :aha:

Comunque sono d'accordo con @iamtheibis, credo che gran parte di questa estetizzazione delle malattie mentali sia solo un fuoco di paglia adolescenziale, periodo in cui tutti bene o male trascorriamo momenti di merda che per essere digeriti vanno razionalizzati in ogni modo possibile. Quale panacea migliore per superare la propria sofferenza rispetto al renderla pubblica, fondendola grazie ad internet ad un sentimento corale e quindi contribuendo a viverla meno in solitudine ?

Ok, 'memificare' - si può dire? :look: - la depressione e altre malattie risulterà utile per osservarle a cuor leggero e sentirsi cool, ma d'altra parte è dannoso se poi non ci si informa su come queste ultime influenzino pesantemente le persone che ne soffrono.

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Aggiungerò solo un po' di fatti sparsi. Una persona in trattamento farmacologico per depressione o disturbo bipolare può, per esempio, vedersi rifiutata la patente, perché ovviamente con un disturbo di quel tipo sei un pericolo pubblico alla guida. Un novantenne che guida no, è sano e sicuro. Uno con una storia di alcolismo o droga è sicuro. Ma dare la patente ad un depresso o un bipolare, o anche ad uno con un disturbo da tic? Hell no, mica possiamo prenderci questa responsabilità. Potrebbe perfino avere una leggera sonnolenza ogni tanto!

Personalmente non mi irrita particolarmente il disturbo psichiatrico finto à la page, ma non fa che acuire il senso di ipocrisia che emerge dal contrasto fra questa romanticizzazione del disagio, di facciata, e lo stigma e la discriminazione che invece subisci ogni giorno nella realtà e che può colpire letteralmente ogni aspetto della tua vita. Sì, uno potrebbe farsi fare esenzioni e sussidi per la malattia... al solo lieve prezzo di essere marchiato "handicappato" per il resto della vita, con tutto quanto ne consegue.

Gli adolescenti "depressi" direi che non sono il problema principale. C'è diritto anche a stare male in quel modo lì, dopotutto. Se poi però devi sentire che una persona considerata svitata è "bipolare"...

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Forse una patologia psichiatrica viene esibita e fatta oggetto di comunicazione in maggior misura rispetto ad altre malattie (esempio: congestione del plesso emorroidario interno) proprio perchè colui che ne è affetto è un paziente psichiatrico? La sto facendo troppo semplice? 

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davydenkovic90
On 10/8/2019 at 1:05 AM, iamtheibis said:

Secondo me spesso c'è dietro anche un bisogno di attenzione (derivante da carenza) che si manifesta unendo la propria debolezza (in questo caso il disturbo psicologico) all'estetica; il suscitare insieme compassione e ammirazione raddoppia la possibilità di attirare l'attenzione. E' un po' come il discorso dei cantanti da talent show con particolari problemi, menomazioni o storie tragiche: questi elementi di "debolezza" vengono accentuati per attirare di più l'attenzione.

Ovviamente non faccio di tutta l'erba un fascio; la mia migliore amica soffre di disturbo bipolare e mai sognerebbe di sbandierarlo sui social. Però secondo me spesso persone con disturbi più lievi ne approfittano, consapevolmente o meno, per avere quell'attenzione in più di cui sentono il bisogno. E dato che è una retorica efficace, ecco che anche i finti depressi / depressi occasionali salgono sul carro solo per avere attenzione, senza avere la benché minima idea di che mostro sia un vero disturbo psichico.

Concordo.

Io ho conosciuto anche gente che ha diagnosticato malattie psichiche all'ex partner - che semplicemente aveva deciso di interrompere la relazione  - al punto addirittura da contattare psicologi per mandarci lui (ovviamente non si può fare) oppure, in definitiva, per avere rassicurazioni per sé sul fatto che quell'altro avesse problemi mentali. Non sarebbe stato più sensato dargli dello stronzo e conoscere qualcun altro, alla vecchia maniera? Forse sto cominciando a diventare antico.

Il male viene anche da internet perché, se cerchi e ti documenti (senza laurea in medicina), anche partendo da un banale sintomo o da una normale condizione (essere tristi perché rifiutati, oppure non avere amici) volendo, leggendo e spulciando, si può arrivare a qualunque autodiagnosi. 

E il problema, come giustamente osservi, è che chi fa ricerche su google e mira ad autodiagnosticarsi la malattia mentale più  comoda e che meglio si adatta al suo stile di vita o meglio giustifica le sue scelte di vita, azioni, mancate azioni, successi, insuccessi (o quelli altrui) quasi sempre non ha avuto esperienza diretta di persone che veramente soffrono di determinate patologie, altrimenti, va da sé, rigetterebbe la sua sciocca autodiagnosi.

Le malattie mentali sono le più alla moda forse perché più "pulite", nell'immaginario, di tante altre malattie, e ne parlano sempre i personaggi più di grido (quale vip, modella, attore, non ha sofferto di depressione o ansia o attacchi di panico?) al punto che addirittura talvolta vengono viste come "una marcia in più". Le emorroidi, che certamente sono una patologia meno grave di un disturbo bipolare, borderline, evitante, o degli attacchi di panico ecc., nessuno le considera una marcia in più, né se le autodiagnostica o ne parla mai, mi risulta.

Quando si tratta di malattie conclamate e diagnosticate dallo specialista, è giusto "sbandierarle"? Secondo me sì e no, nel senso che se lo fai per essere trattato da "bimbo speciale", coi guanti di velluto da tutti perché, poverino, è tanto malato, non credo che la cosa faccia tanto bene, perché se certamente da un lato la tua condizione ti toglie qualcosa, dall'altro, a meno che non si tratti di una malattia gravissima per cui hai bisogno di continue premure e assistenza qualificata, comunque quando ti presenti nel mondo e cerchi di portare a termine determinate attività o relazionarti con le persone, lo vuoi fare come lo fanno tutti gli altri, e cioè vuoi che un amico sia tuo amico perché sei simpatico, e non perché hai  la depressione o il morbo di Chron.

Viceversa ritengo che ci siano patologie, come appunto il Chron,  che sono semisconosciute (io ne ho sentito parlare per la prima volta su questo forum e tramite i media)  e che però sono talmente rognose che la persona stessa può decidere di "sbandierarle"  per farsi comprendere meglio da chi è ignorante in materia e  soprattutto per tentare di sdrammatizzare ciò che gli/le è accaduto e accade giornalmente, che non dev'essere facile da affrontare se non, in qualche modo, buttato fuori e "normalizzato" come una delle tante altre caratteristiche della persona. (nel senso che, trattandosi di malattie incurabili, uno deve imparare a conviverci) 

p.s. non ho il Chron e mi corregga eventualmente chi ne soffre se avessi mal interpretato la testimonianza che ho letto, comunque spero che si sia capito il senso generale del mio discorso: va bene rivelare pubblicamente di avere una patologia, ma se questa rivelazione ha scopi propulsivi, propositivi, positivi, ecc. non per crearsi alibi, per allontanare da sé il problema di agire, la paura di fallire, di essere rifiutati. E ancor meno se si tratta di un'autodiagnosi e la patologia neanche c'è.

Edited by davydenkovic90
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