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Vorreste avere figli?


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Guest altromè

Una domanda: per i ragazzi, vi sentireste più papà o mammo nel tirare su i vostri pargoli? E le ragazze? Più mamme o papine?  :love:

 

Anche pre me stessa risposta: mi sentirei più papà, e molto modestamente sarei il miglior babbo del mondo.  :rotfl:

Tra l'altro vado daccordo con i bambini soprattutto perchè sono più giocherellone di loro...

  • 2 weeks later...

Bellissimo questa discussione. Comunque io adoro i bambini soprattutto quando sono piccoli, di sicuro ne adotterei uno, però sempre quando sarò più grande. Però la unica cosa che secondo me me lo impedirà è la società, cioè ho paura che a mio figlio succedano casini solo perchè ha due papà e quindi viene isolato dal mondo. Sinceramente questo è un argomento serio, da affrontare con massime convizioni e conseguenze.

A me piacerebbe molto...

però di solito dopo che sono già un po grandicelli, tipo dai 6 annii..

prima proprio per niente, troppi problemi, e poi non mi piacciono  :D:love:

 

Mi piacerebbe insegnarli come si vive, giocare con lui,

raccontare...insomma fare il buon padre affettuoso, sempre presente

(forse quello che non ho avuto io). Seguirlo nella sua crescita nei momenti

tipici dell'adolescenza, ripercorrendo i tempi che ho passato anch'io.

:love:

La parola figli al momento mi fa pensare solo a anticoncezionale che ha fatto cilecca! Secondo me quando si mette un figlio al mondo si dovrebbe avere una maturità assurda, che spesso manca pure a papà di 50anni: io mi sento ancora parecchio acerbo e credo che mi sentirò così ancora per svariati anni!

  • 1 year later...

Ritiro fuori questo topic perchè tratta di un argomento su cui rifletto molto....soprattutto negli ultimi tempi....

Io rispondo di si...Mi piacerebbe moltissimo un giorno poter diventare padre...

Credo che costruire una famiglia assieme al mio compagno sia uno dei miei sogni...Sono realista e mi rendo conto che qui in Italia non sarà mai fattibile...

Ma per fortuna in molti paesi europei la cose stanno cambiando e questo mi rassicura...

Credo che l'adozione sia un gesto bellissimo che rispecchia un grande senso di umanità nei confronti del prossimo.... :gha:

Penso che volere a tutti i costi un figlio proprio sia una fissazione assurda...Ci sono milioni di bambini negli orfanotrofi che non hanno la possbilità di avere di una vita serena,un'istruzione adeguata e cure sanitarie di un certo livello...perchè non aiutarli??

Secondo me non è adesso il caso di mischiare il discorso della "maturità" necessaria per avere figli e

quello del "desiderio" di averli. Se si tira avanti il discorso della maturità (che tra l'altro è un discorso

ingannevole, perchè io posso essere convinto di essere maturo, per questo, e in realtà non possederla

affatto, questa maturità; così come posso dubitare fortemente di possederla, e poi dimostrare, nei fatti,

di possederne molto di più di quanto non credessi) è facile reprimere e non portare alla luce il

pure e semplice desiderio di avere figli da parte di omosessuali.

 

Ora secondo me questo desiderio è importante e se si affermerà segnerà un nuovo fondamentale

discrimine tra l'omosessualità di oggi e di domani e quella di ieri e l'altro ieri. A patto che il figlio sia

generato o adottato in coppia omosessuale, ovviamente. Non fatto da un omosessuale "col trucco",

tanto per averlo, cioè per un gay, ad esempio, con una donna, che poi resti una sorta di avventura,

o di presunta parentesi bisessuale, o cose analoghe.

 

Vedo che molti giovani partono col desiderio di avere figli e questo mi sembra un immenso passo avanti

rispetto al passato.

Sì, li desidero, vorrei averne almeno due...

Credo che i figli siano ciò che ci completa, l'ultimo passo della nostra crescita, un'immensa occasione che la vita ci dona di mostrare a qualcuno il mondo un po' con i nostri occhi mentre lo cresciamo.

Sì, li desidero, vorrei averne almeno due...

 

 

Casper, parli proprio come un futuro mammo! :gha:

 

 

Credo che i figli siano ciò che ci completa, l'ultimo passo della nostra crescita,

un'immensa occasione che la vita ci dona di mostrare a qualcuno il mondo un po' con i nostri occhi mentre lo cresciamo.

 

 

Io ricordo sempre la frase di un mio amico etero, ragazzo molto intelligente,

il quale, lui, non voleva avere figli. E mi diceva di avere notato che gli omosessuali, secondo lui,

hanno un grande desiderio di averne, sono pronti a farli. La sua frase mi aprì gli occhi.

Fu un etero che aveva notato in noi questa attitudine a rivelarmela.

Oh... addirittura? In effetti i miei amici che hanno bambini mi dicono sempre che sarei un buon baby-sitter.

E' che i bambini mi sono sempre piaciuti... sono quello che eravamo noi prima di sbattere il naso con la realtà del quotidiano: fedeli, idealisti, puri.

Poi non so... forse è un po' il desiderio di poter dare ad un figlio cose che avrei voluto anche io.

Mi sa che io ho capito male il tuo post e tu ancora peggio il mio (ma come hai fatto anche solo a PENSARE una roba simile???) :gha:

Invece di scrivere 5 parole che non chiariscono il tuo post potevi spiegarmi meglio cosa intendevi, perchè non l'avevo e non l'ho capito, tutto qui :gha:

Adesso mi documento e cerco di capire cosa intendevi con la storia dell'antica Grecia...  :sisi:

Fatto! Adesso ho capito... scusami ma non ho fatto studi classici e non sapevo... pace fatta...  :gha:

Ho trovato su Boy-Toy.org questa dettagliata spiegazione:

 

 

L’immagine stereotipata dell’omosessualità classica che ci è stata trasmessa è quella di un’omosessualità intergenerazionale, cioè tra uomo adulto e adolescente.

Vedremo che quest’immagine, su cui è comunque importante soffermarsi, ha finito per nascondere una realtà ben più complessa che cercheremo di mettere in luce. Possiamo dire che l’omosessualità era intergenerazionale, per la quale i Greci coniarono il termine paiderastia.

In pratica il modello teorico prevedeva che un uomo adulto avesse un giovane amante, un adolescente (ephebos), in sostanza un giovane pubere, tra i 12-14 e i 17-19 anni circa. L’uomo era detto erastes, e idealmente doveva rappresentare un maestro, un modello, per l’adolescente-discepolo, detto eromenos.

Idealmente, l’erastes traeva soddisfacimento anche sessuale dalla relazione con il suo eromenos, poteva vantarsene con gli amici, decantando le virtù del suo giovane amante (che in teoria contavano più della bellezza). L’eromenos non doveva, ma questo sempre in teoria, mostrare eccitazione sessuale, né doveva prendere l’iniziativa o corteggiare un uomo adulto, non doveva nemmeno mostrare di provare piacere, ma semplicemente mostrare ammirazione e lealtà al suo erastes.

Le eccezioni a questo modello esistevano sicuramente, e sono anche ben documentate: già la vicenda di Alessandro Magno ed Efestione ci illumina al riguardo, poiché i due erano pressoché coetanei. Oppure pensiamo, per altri versi, al giovane fanciullo Alcibiade che metteva in serio imbarazzo Socrate con le proprie avances.

In teoria, comunque, la relazione adulto-adolescente aveva valenze educative, o almeno così viene presentata da molti autori classici: l’erastes si preoccupa di infondere nel giovane le virtù civiche e guerresche (coraggio, lealtà, rispetto, …) nonché di iniziarlo alla sessualità e, quindi, prepararlo alla vita adulta. Terminata l’adolescenza, il giovane uomo sarà pronto per cercarsi, a sua volta, un giovane adolescente da istruire e amare.

Il corteggiamento dell’adolescente, poi, seguiva delle precise regole: ciò ci può permettere di parlare di un’omosessualità “ritualizzata”, o almeno istituzionalizzata, e quindi caricata dall’intera società di precise valenze e significati sociali. Documenti di epoca abbastanza arcaica descrivono ad esempio il “protocollo” del rapimento rituale degli adolescenti, attuato da uomini adulti che appunto prendevano con sé degli adolescenti, riportandoli ai genitori dopo due mesi, colmi di regali. Per inciso, il rapimento rituale degli adolescenti si ritrova in diverse altre culture primitive, o semplicemente un allontanamento temporaneo dal villaggio, non necessariamente (o forse non più) accomunato con pratiche omosessuali.

 

Luoghi tipici dell’eros omosessuale classico erano, indubbiamente, il gymnasium e il symposium.

Quest’ultimo era l’evento sociale per eccellenza, dal quale erano escluse le donne e durante il quale gli ospiti venivano intrattenuti con danze e canti, spesso di giovani schiavi adolescenti.

Il ginnasio è invece molto più che una semplice palestra: è il luogo dove gli adolescenti venivano educati, nelle virtù civiche e militari (idealmente l’uomo greco è un cittadino-soldato). Il ginnasio era situato al centro di tutte le città greche. Secondo Vitruvio (De architectura) era costituito da un grande peristilio, un cortile del perimetro di circa 90 metri per lato, circondato sui 4 lati da arcate singole o doppie; una di queste permetteva l’accesso all’Ephebeion, dove si addestravano i giovani. Sugli altri lati vi erano bagni, saloni e varie stanze, dove filosofi, rètori (insegnanti di retorica) e poeti si occupavano dell’educazione intellettuale dei giovani.

Tra gli altri principali locali, vi era lo xystos, per l’addestramento degli uomini adulti, e vicino a questi la palestra vera e propria. Per inciso, il termine gymnasium deriva da gymnos, “nudo”, in quanto le attività sportive (e questo valeva anche per gli atleti dei giochi olimpici) venivano svolte completamente nudi: in tutta la cultura classica vi è un diffuso culto per la nudità maschile, un fatto certamente connesso al culto per la bellezza maschile, e in particolare per quella adolescenziale, considerata massima espressione della bellezza.

Possiamo dunque dire che l’omosessualità greco-classica si basava su una netta e rigorosa divisione dei ruoli attivo (l’erastes) e passivo (l’eromenos), anche in senso prettamente fisico. Un adulto che avesse preferito il ruolo passivo si esponeva al ridicolo: era considerato debole, poco mascolino, effeminato, e si usava al suo riguardo l’appellativo dispregiativo di “kinaedos”, e lo si riteneva anche inadatto a ricoprire ruoli pubblici.

Le leggi greche punivano invece gravemente, e in questo si deve ravvisare la manifestazione di una generale condanna sociale, l’omosessualità tra uomini adulti. In tutte le città greche, l’adulto che accettasse infatti il ruolo passivo (pathikos) era punito in maniera molto grave, talvolta anche con la morte.

 

Come detto, questo è un’ideale: la realtà poteva essere ben diversa. Innanzitutto il modello intergenerazionale non poteva valere nel caso, ad esempio, della famosa Legione Tebana, formata da coppie di soldati-amanti, in cui pare che la spinta a salvare la vita al proprio compagno determinasse l’eccezionale efficacia di questa formazione di opliti (i soldati greci armati di una lunga lancia, schierati fianco a fianco in una lunga fila).

Ancora, in molte scene omoerotiche ritratte su ceramiche attiche, non risulta del tutto chiaro chi sia il partner attivo e chi quello passivo, mentre in altri vasi sono dipinte scene omoerotiche tra coetanei, sia giovani che adulti. Come sostenuto da Charles Hupperts in Eros Dikaios (2000), in effetti, in diverse raffigurazioni l’erastes non ha barba, nell’iconografia classica segno di maturità, e questo rende chiaro che l’omosessualità non si restringeva al caso ideale della pederastia, e che gli stessi adolescenti avevano i propri “appetiti” sessuali, ed erano ben lungi dal mostrarsi indifferenti di fronte agli aspetti più prettamente sessuali della relazione con l’erastes, come invece la “ideologia” ufficiale del mondo classico cercava di far credere.

In effetti, è più credibile che vi fossero forme diverse di omosessualità:

A. Omosessualità intergenerazionale

B. Intragenerazionale adolescenziale

C. Intragenerazionale del cittadino-soldato

D. Intragenerazionale adulta

Quanto al punto B, oltre all’esempio tipico di Alessandro ed Efestione, dobbiamo citare l’esempio che ci viene fornito dalle iscrizioni del tempio di Apollo Karneios, scoperte negli anni ’60 a Santorini, un’isola della Grecia, di cui diremo di più al paragrafo 5. Queste iscrizioni ci danno un’immagine gioiosa e spensierata della vitalità (omo)sessuale di un gruppo di epheboi, molto diversa dall’istituzionalizzazione dei ruoli nella relazione tra erastes ed eromenos.

Per il punto C, accanto all’esempio citato della Legione Tebana (peraltro un esempio tardo, risalente al IV sec. a.C) dobbiamo considerare che, in particolare a Sparta, fino al ritiro dalla vita militare attorno ai 35 anni, gli uomini vivevano in “caserme”, segregati dal sesso femminile, e le relazioni omosessuali dovevano essere frequenti, se non addirittura favorite allo scopo di cementare lo spirito di gruppo. Quanto al punto D, si trattava certamente di un fenomeno più raro, e probabilmente oggetto di una certa condanna sociale, ma non inesistente: abbiamo notizia che nel IV secolo non fosse così strano che due uomini adulti convivessero: la condanna sociale doveva essere un prezzo irrisorio rispetto alla possibilità di vivere il proprio amore.

In questo, e nelle difficoltà che queste coppie dovevano affrontare, ci sembra di vedere molte somiglianze con la situazione odierna della comunità omosessuale. Si può dunque considerare superata la tesi, a suo tempo espressa da Michel Foucault (1926-1984) che vedeva la sessualità greca come centrata su un uomo adulto, forte, maschilista e dominante, che indirizzava le proprie pulsioni sessuale verso donne totalmente sottomesse (anche legalmente) o verso adolescenti timidi e inesperti. In realtà gli studi degli ultimi vent’anni, in particolare seguiti alla pubblicazione dello studio di K.J. Dover (Greek Homosexuality, 1978) hanno ormai fatto luce sulla complessità della sessualità classica.

 

In generale, comunque, bisogna sempre tenere presente che la società greca si aspettava che un uomo si formasse una famiglia e avesse dei figli, preferibilmente maschi, e molti autori indicano i 35-38 anni come età ideale per sposarsi. Il matrimonio era dunque un dovere sociale, che aveva in genere ben poco a che fare con l’amore.

Inoltre, si tenga presente anche che, nel complesso, le ceramiche con decorazione a tema omoerotico sono decisamente poco numerose, circa 80 su un totale di decine di migliaia di reperti in ceramica di epoca classica, e sono per giunta anche inferiori numericamente alle ceramiche a tema eteroerotico: probabilmente questo è dovuto al fatto che nella relazione omosessuale intergenerazionale, forse l’unica completamente accettata dalla società, si tendeva a sottolineare (forse in maniera ipocrita o comunque non troppo realistica) soprattutto l’aspetto educativo e spirituale su quello prettamente sessuale. Infine, è opportuno sottolineare che non è realistico pensare che in Grecia la gran parte degli uomini fosse omosessuale: le considerazioni fatte in precedenza fanno capire che, in realtà, l’omosessualità come la intendiamo noi in Grecia era un fenomeno limitato, spesso disapprovato: si può dire con maggiore correttezza che tra gli uomini adulti greci prevalesse una tendenziale bisessualità. In generale, comunque, teniamo sempre presente che i Greci non avevano la consapevolezza di una distinzione eterosessualità-omosessualità. Avevano invece un unico termine: aphrodisia, amore.

Sul piano strettamente sessuale, si può ricordare che in Grecia nei rapporti omosessuali era molto diffuso il rapporto intercrurale (cioè lo sfregamento dei genitali sulle cosce del partner), forse anche più di quello anale, mentre era del tutto vietato quello orale. Nelle ceramiche conservate, nei rapporti orali il partner “ricevente” è quasi sempre uno schiavo o una prostituta, dunque un partner con consenziente. Sappiamo che in generale in epoca classica la bocca, essendo luogo deputato all’espressione oratoria, si riteneva dovesse rimanere “pura”: i rapporti orali erano quindi considerati molto degradanti.

 

Il mondo classico, dunque, accettava come normale che un uomo adulto provasse attrazione sia verso le donne che verso maschi adolescenti, e riteneva anche normale che, in genere, il singolo propendesse verso le prime o i secondi. I filosofi greci discutevano normalmente, e anche piuttosto seriamente, su quale dei due tipi di amore fosse più nobile, e in genere aveva la meglio quello verso gli adolescenti. Del resto, come già detto, l’ideale greco di bellezza è incarnato dall’adolescente maschio: non è un caso se, a fronte di poche opere scultoree che ritraggono figure femminili (in genere peraltro ritratte vestite: pensate alla Nike di Samotracia e alle varie sculture che ritraggono Atena, Era o Afrodite), si hanno moltissimi esempi di sculture che riprendono il tradizionale modello del kouros, il giovane nudo ritratto di solito frontalmente.

 

Come detto tuttavia, si osserva nelle fonti classiche una dicotomia tra quelle fonti, in genere i dialoghi dei filosofi, dove l’aspetto sessuale dell’omosessualità viene sublimato, e si esalta invece l’aspetto più intellettuale e spirituale, e le fonti letterarie dove viene dato maggiore spazio all’eros più fisicamente inteso. D’altra parte, anche molti poeti classici tendono a censurare gli aspetti sessuali della relazione tra erastes ed eromenos, al punto che occorre talvolta una certa malizia per capire il vero contenuto di tale relazione. In questo senso, per chi volesse avere alcuni esempi di poesia omofila classica, posso consigliare la lettura dell’Antologia Palatina, una raccolta di oltre 4000 epigrammi (brevi componimenti in versi), a partire dal più arcaico mondo ellenico fino alla metà del X secolo d.C.. A tal proposito, tra le edizioni facilmente reperibili, posso citare: Antologia palatina. Epigrammi erotici, della Rizzoli, oppure la Antologia Palatina a cura di S. Quasimodo, della Mondadori, o ancora Antologia Palatina: tutte le poesie d’amore, dell’Einaudi.

Un interessante appunto dobbiamo fare riguardo a Platone e alla sua concezione del rapporto erastes-eromenos. Rifacendosi all’insegnamento del suo maestro Socrate, Platone afferma che l’amore può essere terreno oppure spirituale, e quest’ultimo si colloca ad un livello più alto. Il vero erastes, secondo Platone, preferirà la bellezza dell’anima a quella del corpo. Da questa concezione, tra l’altro, deriva appunto l’espressione di “amore platonico”. Del resto, all’amore omosessuale Platone dedicò ben due dialoghi, il Symposium e il Phaedrus. Stando a quanto Platone e Senofonte ci hanno tramandato, il loro maestro Socrate non riusciva davvero a resistere alla bellezza dei suoi giovani allievi… davanti a loro veniva preso da una specie di pazzia, e diceva di poter affrontare la situazione solo distraendosi ponendo ai suoi giovani allievi difficili domande di filosofia. Non solo, si costringeva a prendere una serie di misure: non permetteva ai ragazzi di abbracciarlo o baciarlo, e cercava di evitare ogni contatto fisico con gli allievi… tuttavia ci risulta che usasse stazionare all’ingresso degli spogliatoi della palestra del ginnasio, per spiare i giovani ateniesi intenti a spogliarsi!

Acquarius70

Vengo da una famiglia dove i miei sono separati. Sinceramente, in casa nostra non si e' mai avuto l'impressione della "unità familiare"... non credo di essere un buon padre, nè di volerlo essere. Preferisco essere il papa' di un quadrupede a 4 zampe, che sa ricambiare il mio affetto e il mio amore... Non credo che riuscirei a reggere la cocente delusione, se mio figlio diventasse un poco di buono, o peggio un drogato... segnerebbe ancora di piu' quello che sento come "aspetto genitoriale": un vero fallimento !

 

Preferisco, se devo, occuparmi dei figli degli altri, ma non ho proprio voglia ne' piacere all'idea di essere svegliato in piena notte, di cambiare fetidi puzzolenti pannolini, ecc...

Secretwindow

Assolutamente sì!

 

E' un desiderio intenso, che spero di poter realizzare in futuro. Mi piacciono i bambini e io piaccio a loro,  riusciamo a stabilire un feeling profondo con molta naturalezza. Sono solari, spontanei, teneri, mi sciolgo nel vedere le espressioni buffe di un bambino quando fa le sue piccole scoperte. il mio desiderio è quello di poter adottare un neonato, penso che far crescere un bambino, vedere i suoi progressi sia un'emozione indescrivibile e non vorrei perderne neanche un minuto.

Non mi sento minimamente pronto per avere un figlio: sarà che a 24 anni sono troppo giovane, sarà che non ho la stabilità economica o sentimentale, sarà che non sono il tipo da "figlio"; nel mio futuro mi vedo col mio compagno e con un bel cagnone in giro per casa/giardino, non sono mai riuscito a immaginarmi con un figlio/figlia.

no, non vorrei avere dei figli per dei motivi molto semplici... io sono uno che molto spesso la pensa al di fuori del coro, che faccio gli comunico il mio modo di pensare, facendone un disadattato, o i modelli che seguirebbero i suoi coetanei, violentandomi psicologicamente? E poi per motivi pratici, io e il mio compagno lavoriamo full-time, chi se ne occupa, mia madre e mio padre che sono pensionati? (I suoi lavorano); sarò egoista ma non voglio stare a costruire la mia vita intorno un figlio e caricarlo delle mie frustrazioni (delle quali in parti anche da lui proverrebbero) e poi io sto simpatico ai bambini, ma ho il terrore di tenerli in braccio e similaria, sono troppo goffo...

Si mi piacerebbe avere un gatto o un cane (più un gatto), ma anche li si torna al fatto che durante il giorno io lavoro e chi lo cura?

 

permettemi di finire con una boutade...

Io sono gay, se volevo avere dei figli sarei stato etero :gha:

Si mi piacerebbe molto avere un figlio/a.. è indifferente se maschio o femmina  :gha:

 

 

Una domanda: per i ragazzi, vi sentireste più papà o mammo nel tirare su i vostri pargoli? E le ragazze? Più mamme o papine?  :D

 

Mi sentirei più mamma!! :gha: Ma penso che qualsiasi donna etero, bsx o lesbica che affronti una gravidanza si sentirebbe più mamma che papina!!  :sisi:

Credo di aver già risposto tempo fà a questa cosa, però ad allora diciamo che il pensiero si è fatto più serio. Io penso che in un futuro sicuramente considererò seriamente la possibilità di avere figli perchè la cosa mi piacerebbe. Prima però appurerei come stanno effettivamente le cose per i figli di gay, contattando quindi persone che hanno già avuto la stessa esperienza, per capire fino a che punto i figli possano avere problemi con la società. Oltre a quello mi premurerei dal punto di vista giuridico. Che diritti avrebbe mio figlio verso me e verso il mio eventuale compagno? Sono cose che valuterò seriamente accuratamente, per quanto la cosa mi possa piacere non voglio essere imprudente.

  • 1 month later...

Ora come ora detesto i bambini :no: Mi sembrano solo dei gran rompisc***le :sisi: E non sento per nulla l'istinto paterno :no: Ma alla fin fine ho solo 22 anni, magari tra dieci anni mi verrà il desiderio di avere dei bimbi da crescere, ma ora come ora, NO!!! :no:  Io mi immagino con tanti cani più che altro :asd::sisi:

Egocentrico

A me piacerebbe molto diventare papà...o mamma (dipende dai punti di vista XD )...diciamo che sono entrambi e lo noto con i miei nipotini...

Mi temono come se fossi il loro papà e spesso trovano rifugio in me come se fossi la loro mamma...ci tengono a  fare bella figura con me...il piccolo mi ha detto una cosa bellissima giorni fa, ovvero: "zio io da grande voglio essere come te" e mi rendo conto che ho una grande responsabilità...in alcuni atteggiamenti del grande (7 anni) vedo me alla sua età...

Spesso penso che sono stato proprio io ad insegnarli a camminare, a dire la prima parolina...Auguro a tutti un'esperienza così...

Spero un giorno di poter adottare un bambino...perchè un figlio è un figlio anche se non ti "appartiene"...

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