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Le nostre poesie


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Goliardata patavina frutto dello stress per l'esercitazione di Civile(come si noterà dal testo)...

 

Se Tizio e Mevio e Caio

avessero in fine sentore

che certo devon morire

cesserebbero i loro litigi

sopra ad un fondo contiguo

e tacerebbero di servitù

apparenti, acquedotti,

accessioni e usucapioni

e insieme farebbero festa 

essendo tra loro vicini

né professori solenni

come vescovi ad un funerale

girerebbero di grigio vestiti

goffi e ingobbiti

a quarant'anni d'età

ma ebbri di vino

in allegra compagnia 

griderebbero alla vita:

resta ancora un po'

ch'io goda di te

e tardi il sole a calare!

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  • 1 month later...
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Ragazzi ho visto qualche poesia da lasciar senza fiato!!!Grazie .... ogni tanto scribacchio qualcosa anche io ... e ho deciso di condividere con voi un paio dei miei scritti ... forse non sono tra le più belle poesie fino ad ora pubblicate sul forum ... però nel momento in cui le ho scritte le vivevo in questo modo ....

 

Arde il corpo.(scritta molti anni fa)

 

Buio,buio e luce sulle scintille del nostro cercarci,

l’istante si avvicina,mentre qualcuno se ne sta andando,

non si può che percepire l’inevitabile che scivola,

che scorre,che grida che ritorna,che arriva …

così, le lenzuola cominciano a sfiorare la pelle,

il freddo della stanza divampa nel profumo di un inizio

c’è qualcosa che sfugge alle mie mani,

c’è una sete di ciò che mi sembra di aver sempre cercato …

che di tanto ragionar non se ne debba fare più nulla?

Che del continuo mio abbracciare il passato non ne rimanga che l’ennesima malinconia?

Pare di sentire una prima certezza

E intanto scivola,

E intanto fuggo e intanto grido,

mentre niente par più volermi fermare

Solo se il nostro respiro continuerà la sua lotta,non vorrò che quello

Non posso nemmeno assaggiare ciò che in quel momento si sta creando.

Il profumo di una mattina d’autunno,il sorriso di una sera qualunque,

cadranno le stelle e si solleveranno gli oceani,

mentre l’erba sotto di noi non sarà mai stata così fresca.

Morirà la notte che ci ha cullato,

moriranno le stelle di un triste passato.

 

 

 

 

Il terreno che vive

 

Gocce di vino sulle mie dita,

tra le mani vuote e la mente affollata sogno …

sogno un giorno qualunque imbevuto di sapore

sogno una notte  perduta in una realtà diversa

sogno …

attorno a me si stringe l’arrivo della stagione,

passi condotti per via perduta

per gli scenari trascorsi e mai esplorati

cammino …

Gocce di vino sulle mie labbra,

tra parole morte infanti

nascono forti tra le rocce i pensieri.

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  • 1 year later...
  • 1 month later...

Ho aperto la Luna

che giace nel cuore

la Luna composta

di bianche farfalle

e di menzogne lievi

come origami

 

Ho trovato domande

virtuose e imprecise

che seducono l'assenza

e ricoprono i volumi

domande evanescenti

come vapore

 

Domani l'umore

rinnegherà il seme

che è in me 

e guiderà fuoriserie

dipinte di rosso

come puttane

 

Labbra di puttana

cucite alla riconoscenza

chiuderanno la Luna.

Fino al nuovo giorno

reciterò la vita

come un rito

Edited by ciuciuta
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  • 1 year later...

Rasserena le mie giornate saper che alla sera parlerò con te

Penso a quanto reciprocità trovo nei nostri intenti e qualcosa in me si esalta a sapere che anche tu hai piacere della mia compagnia , nel parlare .

Penso al momento in cui mi hai guardato sussurrandomi " ho capito ".

Quello per me diventerà un sodalizio , un Unione , fu come se avessi sentito strapparmi un frammento di cuore dal petto .

Ho fatto mio quel momento , diventato un ricordo indelebile nelle mie carni piene e bagnate di linfa .

L'anima diventa eterna e gira ovunque e per sempre , come queste parole ,che resteranno intrise di noi in essa .

Edited by Tristano
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  • 2 years later...

Siccome è un racconto breve e siccome c'è scritto così nel regolamento, pubblico qui dentro.

Storia senza titolo

«Scrivo una canzone senza titolo
Scrivo una canzone senza pensare a dove andrà
E chi l'ascolterà, libero
Per raggiungere l'essenza»
(Marracash, Untitled)



C’era una storia. Ma la storia se n’è andata, volatilizzata.
L’avevo scritta a penna sul mio diario, ma le pagine ora sono illeggibili e non so più cosa c’è scritto.
La parte di memoria da cui era nata è stata cancellata.
Non ne rimane più nulla. Era una storia bella, profonda, malinconica. Tutti quanti l’avrebbero amata.

C’era un titolo per questa storia. Ma il titolo se n’è andato, volatilizzato.
Il post-it su cui era stato scritto è stato spazzato via dal vento quel giorno in cui ho aperto la finestra. Lo feci proprio nel momento in cui la folata era diretta verso la mia stanza. E tutto, compreso quel foglietto giallo, ha cominciato ad alzarsi per aria, a mescolarsi, e allontanarsi sempre di più, con l’obiettivo di spargersi nel mondo e per il mondo, raggiungendo case conosciute e città sconosciute, volando a ovest, oltre l’orizzonte osservabile a occhio nudo, oltre i grattacieli della città, superando con noncuranza i confini tracciati dall’uomo.
Era un titolo bello, ad effetto. Tutti quanti avrebbero voluto leggere una storia con un titolo del genere.

C’era un’idea. Ma l’idea se n’è andata, volatilizzata.
Travolta da decisioni improvvise e comportamenti non previsti.
È affondata sollevandosi per aria, riuscendo a fuggire dalla presa delle mie dita, semplicemente oltrepassandole. E per quanto io cercassi di riprenderla, per quanto le mie dita si chiudessero ad uncino, lei si sollevava sempre più in aria. Cosciente di quello che stava facendo, come se fosse sadica, crudele.
Fuggiva verso l’alto, finché ai miei occhi non rimase nulla. Invisibile.
Se ne va via tutto a questo mondo: le storie, i titoli, le idee. È tutto così leggero, tutto si solleva con estrema facilità e sparisce prima che possa cercare e tentare di riportarlo a terra, al tuo fianco. Tutto sembra esser privo di radici, parola che ormai non ha più un significato. Tutto sembra privo di un attaccamento capace di darci una certezza. Una certezza che sarebbe tollerabile anche se fosse flebile. Ma quantomeno presente.

C’erano le parole per definire il rapporto alla base di questa storia. Ma le parole se ne sono andate, volatilizzate.
È successo quel giorno al mare.
Quel giorno in cui il sole non scaldava, il vento non soffiava e la luce non illuminava, la sabbia non scottava. I pesci non nuotavano, gli uccelli non volavano e gli squali non mangiavano. Le ruote delle biciclette non ruotavano, le macchine non si muovevano e il treno non sfrecciava.
Due forze si erano scontrate senza guardarsi, senza parlarsi, senza toccarsi, senza brandire alcuna arma propria o impropria. Dopo lo scontro era diventato tutto fermo, tutto era morto. Si era creato un vuoto da cui qualsiasi forma di vita era bandita e laddove ce ne fosse stata traccia, sarebbe morta per la mancanza di amore, quel tipo di amore necessario al mantenimento della vita.
Erano parole belle, importanti, ricercate. Tutti quanti avrebbero riflettuto sul loro significato.

C’era un protagonista per questa storia. Ma se n’è andato, volatilizzato.
Lo aveva detto tante volte: «Un giorno vi sveglierete e non mi troverete più» e così ha fatto. È l’unica cosa che ricordo di lui, il resto è stato cancellato.
Qual era il suo nome? Quanti anni aveva? Quale era il suo tono di voce? E i suoi capelli?
Nulla, non ricordo nulla. Solo le minacce di andarsene. Quante volte lo aveva fatto? E quante volte era rimasto al suo posto? Il proprio posto, come i peluche che la mamma poi ti dice di mettere via dopo che si è cercato di conquistare il mondo tra le mura della propria camera.
Non gli credeva nessuno. Ma ormai anche lui stesso faceva fatica a credere a quello che diceva.
Poi però lo ha fatto ed è sparito, senza possibilità di ritorno. Sgretolato. Di lui rimase soltanto polvere, perché fondamentalmente quello è sempre stato.
Scappato, ma perché. Per partire alla ricerca di un brivido che potesse destarlo dalla sua apatia. Scappato per lasciarsi alle spalle quella gabbia di vetro che diventava sempre più piccola, sempre più soffocante e opprimente. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo i muri di quel carcere gli parevano avvicinarsi sempre di più. Ma niente ti desta dall’apatia, nessun brivido è capace di smuoverti, niente ti libera dalle tue prigioni. Neanche te stesso. E scappare, scappare non servirà a niente. Gli alberi storti rimarranno storti. Le case storte saranno sempre storte. E una gabbia di vetro sarà sempre il luogo in cui sarai imprigionato se si tratta di uno stato mentale e non di un luogo fisico.
Se n’è andato via. Nessun lettore lo avrebbe amato, nessuno avrebbe provato simpatia per lui. Eppure era così fondamentale. E da quando se n’è andato anche la storia è venuta meno.

C’era un protagonista per questa storia. Ma te ne sei andata, volatilizzata.
E non a causa della memoria cancellata, non a causa di una folata di vento o di comportamenti e decisioni imprevisti. Anche te sei scappata, ma questa volta tutti, davvero tutti sapevano che lo avresti fatto.
Avresti dovuto salvare il protagonista, il tuo ruolo era questo, delineato, scritto dal destino. Ma non credevi al destino. Per te non esisteva, per te non esisteva niente che ti desse qualche responsabilità che non volevi assumerti convintamente. Forse era proprio questo il punto. Non esiste una macchina con due volanti e qualcuno deve farsi da parte. Lo devo ammettere, come autista sei sempre stata perfetta, impeccabile. Ma era stanco di essere un passeggero, era stanco di non poter impostare il navigatore, era stanco di non poter decidere di prendere la strada a destra piuttosto che svoltare a sinistra. Allora ha fatto fermare la macchina ed è sceso. E in quel momento è scappato. E da quel momento la storia s’è cancellata, i titoli sono volati via, le idee si sono frantumate.
Ma come se n’è andato lui, te ne sei andata anche tu e non ti trovo più. E allora sono tornato nei tuoi luoghi. Ma non c’eri. Non c’era il tuo profumo, non c’era la tua anima. C’erano solo i ricordi. E questi ricordi sono l’unica cosa che mi è rimasta. Nessuna storia, nessun titolo, nessuna idea, nessuna parola, ma questi ricordi sì.
Fanno male i ricordi. Ti legano al passato, ti impediscono di andare avanti. E tra un ricordo e l’altro, nascosto, ho intravisto il protagonista che avevo immaginato e dimenticato. Si era nascosto in quel mucchio. E li fissava, come se fossero un programma televisivo ma ho capito che in realtà erano l’unica cosa che gli permetteva di vivere.
Eri così fondamentale. E sai, non riesco a ricordare cosa accadde prima: se la sua fuga o il tuo allontanamento. A chi mi chiede di te rispondo con una stretta di spalle. Non penso che tutti i lettori ti avrebbero apprezzato. Ma sono sicuro che nessun di loro ti avrebbe odiato.

Ci sarà un’altra storia. Ci sarà un titolo. Ci saranno delle idee, delle parole e dei protagonisti che rimarranno. E la protagonista sarà sempre la stessa. Ma non sarò io a scrivere di lei.
Una staffetta.
Quando tutto è venuto a mancare so di aver ceduto il testimone. E chissà che il nuovo autore non riesca a scrivere qualcosa. Ma fino ad allora mi considererò il legittimo proprietario dei diritti d’autore.

Non c’era un finale per questa storia. Ma il finale si è presentato, concretizzato.
Improvviso, come un frontale in automobile quando ti distrai per guardare il telefono. Il rumore delle lamiere che si accartocciano è ancora impresso nella mia testa. Queste saranno altre cose che non dimenticherò mai.
La prossima volta prometto di fare più attenzione. Lo prometto, lo prometto, lo prometto, lo prometto...

  • 1 year later...
  • 1 month later...
LA MIA STORIA DELL'INFINITO
 
Ho sofferto e ho pianto.
E così riderò di te quando piangerai, 
perché ti potrò spiegare quant'è leggero il riso,
che è uguale al pianto.
Riderò, perché c'è un bene;
ho pianto perché non trovavo il bene.
 
La vita mi bagnava come pioggia,
ma la pioggia asciuga; la poggia
non è niente, non puoi neanche berla. 
 
 
Ti spiegherò che l'infinito si raggiunge;
ti dirò che possiamo.
Oppure possiamo rimanere senza fiato,
e restare indietro, perché l'infinito corre sempre. 
Ma ti prenderò la mano e ti sembrerà che
anche noi corriamo, verso un orizzonte irraggiungibile
e vedrai persino l'infinito. 
Io lo sapevo, e ora anche tu lo sai!
Ma non mi chiedere il perché, questo
nessuno lo sa.
 
Chiedimi sempre "Dov'è l'infinito?"
Io ti dirò "Sta sempre lì, è per noi e gli apparteniamo".
Ma non chiedermi mai "Dove siamo? Con chi siamo? Saremo sempre noi quando vediamo l'infinito?",
perché io sono certo che non saprò ogni volta darti una risposta. 
Chiedimi: "com'è?" È come quando inciampi, ma voli invece di cadere.
-"Saremo solo noi?"- Noi soli ci saremo, non so se alcuno ci sarà.
 
Ma tu comprenderai, perché la vita è un vento dolce;
e allora ti tramuterai in nuvola, nebbia o brezza. 
E sublimerai il vapore in cristalli, luce e meraviglia.
E m'insegnerai "Bellezza e Amore corrono su una strada che è la Libertà.
Senza questa nessuno dei due vive, l'una
all'altro toglie il fiato, l'altro
dell'una ruba lo spazio,
ignari che entrambi precipitano nel vuoto."
Edited by MARIO8530
  • 6 months later...

Promessa di Rosso, crepa nel Grigio

 

Guardavo uno spensierato tramonto di Primavera, 

nell'azzurro mi sento volare; oh, la libertà di quel colore.

Ti avrei dato la mano e invitato a volare con me.

 

Guardavo il sereno tramonto di Primavera,

e quel rosa di nuvole rosa è caldo, e quasi m'inebria del suo profumo;

come il rosa di cui il viso tuo è acceso.

 

Guardavo le nuvole scure di una sera di Primavera.

Ma i miei occhi ridono pel bianco di luce e di nuvole,

la luce del tuo amore che trionfa, come quel tramonto

che vinceva la tempesta, nel cielo della mia vita.

 

Edited by MARIO8530
  • 1 year later...

satelliti

tu sei la luna
tutti vogliono essere delle stelle
ma tu sei la luna
la sera non sei sempre luminosa
ogni tanto non ti vedo perchè sei giù
ma tu sei la luna
a volte mezza piena, a volte mezza vuota
le stelle si confondono con gli aerei, che sfrecciano nel cielo e poi se ne vanno
le stelle sono piccole, lontane, tutte uguali
un sogno lontano, sfocato, irraggiungibile
tu sei la luna
sempre lì anche quando non si fa vedere
e si nasconde sotto una coperta di nuvole
o il cappuccio della sua stessa ombra
non so mai cosa dire alla luna
infatti non ci parlo spesso
ma osservo ogni volta l'oscurità del cielo per vedere se se la sente di mostrarsi a un mondo che non la merita, ma che ne ha bisogno
tu sei la luna
piena di cicatrici e crateri
che si vedono solo se la scruti attentamente
tu sei la luna
luce brillante nella notte
che per ora ha bisogno del sole per splendere
ma ti giuro, su ogni stella, galassia e universo
ti giuro che un giorno riuscirai a brillare da sola e a rimarginare quei crateri lasciati in un passato che, purtroppo, ne tu ne nessun altro riesce a dimenticare.
ti prometto che ti farò compagnia ogni sera della mia vita, sarò sempre con te
sotto quella luce abbagliante, ma piacevole
a rimarginare insieme le ferite
siamo satelliti che girano in tondo
io non so ancora bene chi sono
ma tu
tu sei la luna

Non credere alla pseudoscienza che dice che l'acqua conservi memoria:

neppure il sasso mantiene coscienza della montagna da cui si staccò

né gloria di ciò che fu conserva il rudere antico alla campagna.

 

Non soffrire - anima mia - se non ricordi la poesia che scrissi

negli anni degli eccessi a quell'amante o gli accordi di una canzone tanta cara

o l'androne dove si ripara quella voglia di scoparlo a fine notte.

Né le botte sul fango della strada, né la peluria rada del liceo;

perché io non rimpiango la furia del corteo in cui Bacco m'ha guidato in giro.

e quando sospiro se ho perso un nome o un volto

e perché rivorrei quello che ho dato e non ho colto.

 

 

 

 

 

  • 4 months later...

Qualche anno fa avevo scritto questo:

 

 

Sul crinale del tempo perduto, lacrime di un mondo che fu, sordo e muto,

Ingiustizie di ere passate, tu l'ancora, nei mari in tempeste consumate.

In attesa, soli, per una luce che squarcia il velo della notte inquieta,

frantumiamo la vita, in questo gorgo che ci sfida, ci soggioga e ci interroga.

Nell'abissale superficie, dove l'acqua tocca l'infinito oscuro

Tra flutti che nascondono segreti, serbo un'essenza che pare immutata, una scintilla preservata.

Siamo isole, l'una all'altra sconosciute, circondate da silenzi e distanze infinite,

Il tuo silenzio è rifugio, dove tra le ceneri del tempo, una nuova vita s'invita.

La gioia, l'illusione, ci spinge oltre, in un mare dove il confine è solo sfumato.

Senza catene, senza piani, abbraccia l'essenza del vuoto, dell'essere inesplorato

Cadute e rinascite, in un ciclo dove ogni fine è solo un inizio mascherato.

Un'onda, nel suo eterno ritorno, non traccia mai lo stesso sentiero,

sussurra di danzare sull'orlo dell'abisso, sfida l'ignoto senza sprofondare.

Non eco del passato, ma melodia che si sprigiona,

Porta semi di sogni, su scogliere di isole ignote risona.

Edited by Timiga
  • 6 months later...
MARIO8530

Colombina, nei templi silvani



Nacqui sotto una Colomba bianca,
operoso, rapido e candido singulto.
Una sera di luna piena, la strige veniva.
Colomba mi disse: "Non sembrar che ti sei mosso"
e rimasi, però, dietro il vetro di mia gabbia.

E garrulo sollazzo, ma con profondi occhietti neri, ridevi.
E con tenere piume candide, di
caldi abbracci morbidi amavi;
'sì che un nido di modi dolci e di storie saggie intessemmo, forte.

E nessun vento è tanto freddo,
nessuna crepa resta intatta,
non c'è strige tanto forte;

ma perviene a fragili cor, perché eterno è il suo soffio gelido
e la paura grama ha più lunga vita;
alimenta al crepuscolo di ogni vita, più forte la fiamma
del demone etruro.

E callido arto, strappò te ratto a questo mondo.
E colsi l'attimo, nel cor, di fuggire affranto pe' templi di legna,
per rade di foglie, levando al cielo un grido stozzato, preghiera volata
di giustizia negata.

Lasciasti me, Colombina,
ma io subito ti facevo appresso,
ché la notte più buia strappava un'anima e l'altra filzava;
nelle spire iniziava così, strige,
a sfilarmi ciascuno gli oscuri miei dì.

Edited by MARIO8530

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