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Discriminazione al contrario


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Io non penso che ciò di cui parli, Deed, sia "omofobia al contrario" (che certamente esiste, così come esiste il "razzismo al contrario"). Penso che nel primo caso (quello di tuo padre) si tratti di semplice incredulità. La stessa che, per intenderci, coglie chiunque quando si sente di borghesotti annoiati che, novelli emuli di Polifemo, lanciano sassi dal cavalcavia. La stessa che, per intenderci, nasce ogni volta che si vede uno stadio trasformarsi in una zona di guerriglia, con tanto di morti, feriti e bombardamenti di motorini.Non è questione di fiducia, purezza o delusione delle proprie aspettative nella gente: è soltanto una reazione più che naturale a eventi che vanno al di là del bene e del male, che travalicano il buon senso.Altro discorso, invece, è quello del secondo esempio che porti. Posso dirti per prima cosa che non credo assolutamente che i "personaggi di spicco" di cui parli siano in buona fede. Ad ogni modo, foss'anche questo il caso, nel momento in cui si finisce su un pulpito si ha l'obbligo di comportarsi e parlare in un certo modo; se non si vuole o non si è capaci di farlo, semplicemente ci si leva dai piedi e avanti il prossimo. Non si può infilare la testa sotto la sabbia per compiacere questo o quel padrone, o perché si è troppo deboli o pigri per riconoscere un problema.Ma quella del "non vedo-non sento-non parlo", ripeto, è una pratica che per me ha poco a che fare con la questione dell'"omofobia al contrario".

Deed, quello di tuo padre potrebbe essere un istinto di autodifesa. La maggior parte degli eterosessuali che non si credono omofobi credono nello stesso tempo che l'eterosessualità non sia, come invece è, eteronormatività assordante, continua e violenta. Si stupiscono perché non hanno messo a nudo le strutture sulle quali l'eterosessualità si regge come Norma imperante (e non come semplice prevalenza numerica). Non riconoscono il loro proprio dominio. Ti porto un altro esempio. Il ragazzo di una mia cara amica, laico, di sinistra e bravo ragazzo, 38enne, mi ha detto recentemente - eravamo in epoca di Gay Pride Torino - «secondo me, oggi un omosessuale ce la può fare». Credi che si sia reso conto dell'enorme carica di discriminazione, di inconsapevole razzismo, e di complicità con la violenza, della sua frase?

Io se penso ad "omofobia al contrario" penso istintivamente al concetto di frociara ovvero: troppo amore "insensato" per gli omosessuali rispetto ad altre persone. Concordo che quella di tuo padre sia più che altro ingenuità e troppa fiducia nel genere umano, ma tante volte un atteggiamento di questo genere nasconde anche un non voler guardare al problema, un autoconvincersi che non esista per non doverlo affrontare.Per quanto riguarda la frase dell'amico di Isher se devo essere sincera capisco perché possa essere vista come discriminatoria ma per una volta mi sento di non essere la solita disfattista e dire che magari era detta in buona fede e anche con ottimismo! Non credo intendesse "ce la può fare" "nonostante sia inferiore agli altri" ma ce la può fare "nonostante sia ostacolato", perché è innegabile che ancora siamo ostacolati per tanti versi.

Guest SlowSuicide17

quando ho letto "omofobia al contrario" ho pensato ad una sorta di "eterofobia".comunque prima di leggere questo topic non avrei sospettato l'esistenza di un fenomeno del genere, perché l'omofobia è talmente evidente in italia che mi sembra strano che persino la più pura delle persone possa ignorarla. forse sono io troppo diffidente.

Non credo esisti un termine preciso
Sembri Fantozzi... :asd:Comunque è vero: ci sono persone che tendono a sminuire e sottovalutare i fatti di cronaca che quotidianamente avvengono e che coinvolgono persone discriminate per il loro orientamento sessuale.Quando si parla di casi di discriminazione razziale tutti (giustamente!) si scandalizzano e urlano allo scandalo. Ma se a subire la discriminazione è una persona (o una coppia) omosessuale, allora nella testa di molti c'è l'idea che infondo non è una cosa così grave, che "forse se la sono cercata", perchè "quelli lì cercano di provocare e un po' strani lo sono, in effetti".Quando io faccio notare che tutt'ora, nel 2007, ci sono adolescenti che tentano il suicidio perchè la società non li aiuta a vivere serenamente quella che loro sono indotti a percepire come una "diversità", mi guardano tutti perplessi ed increduli.A volte capita di leggere sui giornali di ragazzi che si sono suicidati. I giornalisti puntualmente scrivono che era un ragazzo sereni, allegro, pieno di amici, studente modello ed ottimo figlio. Si sottolinea il fatto che nessuno riesce a spiegarsi il gesto del ragazzo in questione, nemmeno il suo amico del cuore, che ora è distrutto dal dolore. E pensare che solo qualche giorno prima erano stati in vacanza assieme.Mah...

Sweet, non ho mai pensato che quel ragazzo volesse sottintendere «nonostante sia inferiore agli altri». In questo caso mi sarei alzato e me ne sarei andato da casa sua - essendo incapace di prenderlo a schiaffi. La frase è discriminatoria perché sottintende che un omosessuale deve limitarsi «a farcela», deve essere contento se ce la fa. Troppo poco, per me. E l'ottimismo, che tu giustamente rilevi, è proprio quello che me la rende odiosa. Una frase come quella andrebbe detta, semmai, con profonda amarezza. Se non sei amareggiato, dalla constatazione della discriminazione cui sono sottoposti gli altri, in qualche modo ne resti complice.Non voglio, con ciò, esprimere pessimismo, o disfattismo, sia chiaro. Ad esempio, il tu post mi dà l'occasione di completare quello che ho scritto in risposta a Deed.Mi viene da osservare che mio padre, molti anni fa, non si sarebbe affatto stupito che il mondo è omofobo, pieno di difficoltà per le persone omosessuali. Lui lo sapeva benissimo. Ma perché? Perché era molto più interno lui stesso a quel mondo omofobo, molto più schiavo di esso, del padre di Deed. Dunque le cose cambiano, per fortuna, e il padre di Deed è migliore del mio. Resta che molti eterosessuali o fanno finta o sembrano non capire che fanno parte di, o che comunque l'eterosessualità è, una maggioranza...ecco...non proprio democratica.

Essere consapevoli della natura violenta dell'essere umano è una conquista di pochi illuminati proprio perchè negarla è più facile, dal momento che riduce notevolmente le riflessioni etiche e morali di ciascuno di noi.Esserne consapevoli non vuol dire giustificare questa caratteristica umana, bensì ricercarne le cause, che secondo me possono solo ritrovarsi nell'ignorare sistematicamente la responsabilità che ciascuno di noi ha per i gesti e le scelte che compie, non solo riguardo alla propria vita, ma nell'impatto che possono avere nella vita degli altri.Lasciando da parte questo discorso, penso che ignorare una cosa enorme come la violenza nei confronti delle minoranze, noi omossessuali, i ragazzini torturati a scuola perchè ritardati, le violenze domestiche su bambini e accorgersene come se si cadesse dalle nuvole, sia semplicemente evadere dalle proprie responsabilità di individuo e non ingenuità o tantomeno fiducia nell'essere umano. Abbiamo la sfortuna di avere dei media che focalizzano l'attenzione dell'opinione pubblica su tutti queste manifestazioni di violenza ma con il torto di guidare l'attenzione solo sui fatti, sul dolore di chi si trova direttamente coinvolto in una situazione del genere, sull'anestetizzare il nostro coinvolgimento personale rassicurandoci della distanza fra il nostro mondo e "quel mondo" dentro la scatola. I fatti però ci sono noti ugualmente e se l'introspezione non nasce in quel momento, se la consapevolezza che quello che sentiamo è parte della realtà di ognuno, davvero non posso pensare che si tratti di buona fede, ma semplicemente di superficialità.Deed chiedeva però se anche questa "ingenuità" non debba essere combattuta al pari dell'omofobia. Beh certo, non tanto come concetto a sè stante, non c'è nulla di pericoloso nell'ingenuità, ma è uno stato di incoscienza che porta una sorta di passività, ed è solo questo secondo me il problema legato a questo stato: l'incapacità di avere un ruolo attivo nei confronti dei problemi di tutti.

divido la risposta in due parti, noi dell'Ufficio Complicazione Affari Semplici dobbiamo pur distinguerci :D

Ecco quindi il centro del mio discorso: E' possibile che, al pari dell'omofobia, la troppa fiducia nella civiltà di uno stato o di una persona o la completa ignoranza dei fenomeni discriminatori siano dei comportamenti che dobbiamo combattere?
Combattere è forse un termine un po' forte, sicuramente dobbiamo ricordare noi per primi e farlo poi ricordare agli altri quanto sia ancora difficile per tanta, troppa gente, essere omosessuali... e di quanto sia difficile ancora per tanti fare coming-out, pensando che il vero obiettivo dovrebbe essere arrivare a far sì che il "coming-out" sia una parola senza senso, un qualcosa che non è più nemmeno necessario fare. Non è solo tuo padre, anche i miei amici etero più "stretti" spesso rimangono letteralmente esterrefatti leggendo sui giornali gli episodi di omofobia che ci sono in giro, proprio perchéè una cosa talmente estranea al loro modo di pensare e di essere che gli sembra impossibile che possa esistere ancora.Ti riporto giusto per cronaca un pezzo di chiacchierata che abbiam fatto su MSN ierisera io, un mio amico e la sua ragazza:Lei: dani ti chiedo una cosa che ovviamente io non posso capire....ma veramente come dice marco (un suo amico) ancora non è accettata l'esser gay??? insomma ultimamente avevo notato che non c'era bisogno di andare in un locale gay perchè rimorchiasse... insomma perchè frequentare dei locali esclusivi???Io: perché se in un pub o in locale qualsiasi io ci provo con uno che non è gay, rischio di trovarmi un cazzotto nell'occhioLei: è assurdo peròLui: basta dire..."no guarda...sono etero"...Lei: vedi????? alla fine è assurdo perchè quello che tu e il tuo ragazzo provate non è diverso da quello che possiamo provare io e andre all'interno della coppia...cavolo se io vi vede baciare, vi vedo innamorati che problemi mi devo fare????? sarò felice e basta!!!!! (e questo vale anche per i figli!)è ovvio che per delle persone così l'idea dell'omofobia sia quanto di più astruso possa esistere...
Dopo tutto mi vengono in mente anche affermazioni da parte di personaggi di spicco (purtroppo, lasciatemi dire) del panorama politico e culturale italiano. Quante volte abbiamo sentito "non è necessario questo perchè inutile", "non serve quest'altro perchè già presente nel nostro ordinamento in altre forme","meglio in Italia che in Arabia Saudita", eccetera?
queste affermazioni invece sono fatte da gente che sa benissimo come stanno le cose, e per prima vuole che le cose rimangano come sono adesso... e sono pericolose come l'oblio...
La frase è discriminatoria perché sottintende che un omosessuale deve limitarsi «a farcela», deve essere contento se ce la fa. Troppo poco, per me. E l'ottimismo, che tu giustamente rilevi, è proprio quello che me la rende odiosa. Una frase come quella andrebbe detta, semmai, con profonda amarezza. Se non sei amareggiato, dalla constatazione della discriminazione cui sono sottoposti gli altri, in qualche modo ne resti complice.Non voglio, con ciò, esprimere pessimismo, o disfattismo, sia chiaro. Ad esempio, il tu post mi dà l'occasione di completare quello che ho scritto in risposta a Deed.
Dipende da come la vedi, secondo me per "farcela" si intende "essere realizzato nella vita", cosa che pochi anni fa per un omosessuale era assolutamente impensabile. Ancora ora le difficoltà sono tantissime, ma magari di meno, quindi forse il tuo amico intende che magari aggirando qualche ostacolo, l'omosessuale può essere felice, nonostante la legge gli vada ancora contro eccetera."Farcela" è un'espressione che io userei anche nel caso di un etero, per questo non la trovo particolarmente discriminatoria. Per me è giusto che chiunque sia contento se "ce la fa!" Anche gli etero possono farcela o non farcela ma hanno comunque sempre avuto più opportunità loro degli omosessuali quindi forse il tuo amico stava dicendo che al giorno d'oggi le possibilità di un omosessuale di farcela sono cresciute e diventate QUASI tanto quanto quelle degli etero.Sia chiaro che non sto cercando di giustificare una persona che nemmeno conosco. Sicuramente tu sai in che senso la intendeva meglio di me e la sto usando solo come spunto di riflessione con te, mi piace vedere come una stessa frase possa essere presa in due modi così diversi.
"Farcela" è un'espressione che io userei anche nel caso di un etero
Scusa Sweet, ma in che senso la useresti nel caso di un etero? Non è possibile. Tu la useresti nel caso di Beatrice o Gianna, o Andrea, che sono etero, e, come tutti, hanno il problema e il desiderio di farcela, nella vita: ma non la useresti «in quanto sono etero» - non potresti: non sono loro ad essere discriminati. La felicità, non credo c'entri molto. Dalida si è suicidata al culmine di una carriera meravigliosa ed essendo una grande artista (tanto per fare un esempio). Se io soffro di qualcosa, non soffro di mancanza di felicità, perché so di potermene procurare tantissima, in tanti modi diversi. Soffro «del fatto» della discriminazione, dell'omofobia, della censura, della repressione e della ineguaglianza giuridica. Tornando a quella frase e a quel ragazzo, è un'ottima persona, cara, generosa. Ma la sua frase non va, per le ragioni che ti ho detto, e che sono proprio le stesse che sono alla base di questo topic. Al limite, la trovo paternalistica. Se Spike Lee in un film mi indica la strada che un giovane nero deve seguire per uscire dal ghetto (dove rimarranno tanti altri), e mi dice chi e perché "ce la può fare" e chi no, mi sta bene. Ma me lo deve dire uno come lui...mi capisci? :asd:

Sìsì ti capisco :rotfl: E capisco anche l'obiezione che mi fai all'inizio. Nel senso che in realtà io la userei la frase generica, senza nome proprio di persona, "un etero può farcela" così come userei "un omosessuale può farcela", insomma, per farla breve... qualsiasi persona nella vita "può farcela" ;)Solo, gli omosessuali hanno tanti di quegli ostacoli in più, che probabilmente per loro (per noi!) farcela è un evento più notevole e appagante di quanto non possa esserlo per un etero :)Per quanto riguarda l'aver parlato di felicità, quella è una convinzione mia personale secondo cui lo scopo nella vita è semplicemente essere felice. Non so, le mie personali esperienze mi hanno portato a pensare che la vera cosa importante per te e le persone a cui vuoi bene è che semplicemente siano felici. Quindi qualsiasi persona si senta realizzata secondo me "ce l'ha fatta", anche se poi magari fa un lavoro massacrante per il quale non viene pagato abbastanza ma che gli piace da impazzire (ogni riferimento a me stessa è puramente casuale :P)Direi che il discorso ormai ha teso troppo verso l'OT e può considerarsi concluso... ti ringrazio dello scambio, comunque :look: E' stato davvero interessante :asd:

Ripensando al mio coming out con mio padre mi è venuto in mente un aspetto della questione "omofobia" che non avevo considerato: la totale mancanza di ogni sospetto di presenza di omofobia nel mondo.  [...] E' possibile che, al pari dell'omofobia, [...] la completa ignoranza dei fenomeni discriminatori siano dei comportamenti che dobbiamo combattere?
penso che ignorare una cosa enorme come la violenza nei confronti delle minoranze, noi omossessuali, [...] sia semplicemente evadere dalle proprie responsabilità di individuo e non ingenuità o tantomeno fiducia nell'essere umano.
ricordare agli altri quanto sia ancora difficile per tanta, troppa gente, essere omosessuali...
Metto insieme queste tre frasi per formulare una domanda (e due domande sussidiarie).1. Dovremo sempre ricordare agli eterosessuali, e agli amici etero, quanto sia difficile essere omosessuali, o non dovremmo piuttosto imputare agli eterosessuali, e agli amici etero, di essere o creatori, o spettatori indifferenti, dell'omofobia?2. A voi, è mai venuto in mente questo che dico, questa domanda che io stesso mi faccio e che faccio a voi? Vi è mai venuto fuori questo impulso?3. Io constato sempre più spesso come amici etero e colleghi con i quali ho un rapporto più che affettuoso e più che stretto, tacciano. Se non ne parlo io, della questione dei diritti gay, e dell'omofobia, loro non ne parlano. Non voglio focalizzare, ora, questo tema, che forse porterebbe in un altro topic, ma vi domando solo: per voi, è indifferenza, o scarsa assunzione di responsabilità (come direbbe Cassian), oppure è un sintomo che, in qualche zona del cuore (non dico in tutto), costoro sono - uso un'espressione certamente troppo forte, per far capire ciò che intendo - mezzo morte? Insomma, leggermente anestetizzate. Serenamente anestetizzate.E mi viene da dire (e sarà pure un pensiero autoconsolatorio): io non ho diritti civili, ma non mi sento anestetizzato.
Guest Aleister

Non ne parlano perché non sentono il problema. Ed in effetti non è un problema loro. Oltretutto devo constatare la tendenza degli omosessuali a parlare di continuo dei diritti degli omosessuali, dell'omofobia ecc...A volte sembra quasi che se queste persone non avessero di questi argomenti non avrebbero altro di cui parlare, o comunque poco di interessante da dire.Non credo che tu con i tuoi amici parli molto dei problemi dei ceceni. Certo che se i ceceni vi sentissero direbbero "hey, ma questi qua non parlano mai dei nostri problemi se non ne parliamo noi?"Estremo per dire che se la gente non ne parla è perché è estranea al problema, e NON è una colpa e NON SONO anestetizzati (modo orribile per definirli).

bella tematica...ma preferisco questo tipo di ignoranza...che è un ignoranza buona,bianca,di chi semplicemente non sa...ma che nel momento in cui sa si meraviglia e si informa...piuttosto che la vera omofobia...riguardo al titolo del topic...io credo che omofobia al contrario sia quella di noi gay che temiamo il coming out con chi c ama o con la gente,per paura di perdere queste persone o di soffire...e posso garantirti che esiste...esiste eccome...ma è inevitabile,visto che i tempi sono cambiati,ma ancora esistono strascichi di alcuni anni fa,in cui si credeva che essere gay fosse una disgrazia,una malattia...e anche per questo,l'unico modo di debellare ciò...è crescere tutti assieme...

Guest equalmarriage
Non ne parlano perché non sentono il problema. Ed in effetti non è un problema loro.
Aleister...Il razzismo e tutto ciò che esso comporta è un virus che riguarda tutti, invece.Il fatto che io abbia subito, o possa subire, bullismo anti-omosex riguarda eccome i miei etero-genitori, i miei etero-nonni, i miei etero-zii, i miei etero-amici, ecc. Non vedo come questa non possa essere considerata una questione collettiva.
Oltretutto devo constatare la tendenza degli omosessuali a parlare di continuo dei diritti degli omosessuali, dell'omofobia ecc...A volte sembra quasi che se queste persone non avessero di questi argomenti non avrebbero altro di cui parlare, o comunque poco di interessante da dire.
Non è forse perchè l'omofobia, la violenza omofobica, sconvolge le loro vite?
Non credo che tu con i tuoi amici parli molto dei problemi dei ceceni. Certo che se i ceceni vi sentissero direbbero "hey, ma questi qua non parlano mai dei nostri problemi se non ne parliamo noi?"
Non so gli altri gay... ma......Io ne parlo molto.Non solo perchè ho amici che vengono dalla Russia.Parlo anche dei condannati a morte, all'ergastolo, dei torturati, ecc.
se la gente non ne parla è perché è estranea al problema
Forse si sente estranea al problema. Ma non lo è.
e NON è una colpa
Credo sia inopportuno farne un discorso di colpa o non colpa. Trovo più opportuno parlare di come sensibilizzare, risolvere le situazioni problematiche.

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