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Il comunismo è morto?


Jak

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Hinzelmann
In Francia nessuno si definisce Girondino, Ultramontano, Montagnardo o Giacobino, ma tutti riconoscono la Rivoluzione Francese e i suoi principi, che hanno interiorizzato.Lo stesso accadra' quando al sistema economico-sociale vigente succederà (pacificamente? violentemente? non lo sappiamo e non è importante saperlo) un nuovo sistema.
Consentimi di correggerti, non è del tutto vero.La Francia si ritiene a torto o a ragione figlia dei principi dell'89, ma tale espressione spesso implicita proprio il rigetto della fasedella violenza rivoluzionaria giacobina ( il cd. terrore rosso ) A dire il vero la rivoluzione aveva già conosciuto moti violenti nelle campagne prima del 1792 ed il piccolo terrore fu innescato da Danton, senza parlar del fatto che al terrore montagnardo seguì il terrore bianco, la reazione direttoriale. Tuttavia il revisionismo francese per liberarsi di questi non piccoli problemi storiografici, nel bicentenario dell'89 ha aderito alla comoda definizione coniata da Furet che distingue la "Rivoluzione felice" o "il biennio felice" (1789-1790), quello appunto di cd. elaborazione dei principi.In realtà, come tutte le formule, anche questa rischia di essere una formula stretta, da un lato crea una contrapposizione o cesura storica non del tutto veritiera, dall'altro di fatto cancella i primi moti delle campagne e si sbarazza del vero problema ( la cd. violenza girondina ). In effetti non è un mistero che gran parte della storiografia liberale si riteneva figlia della rivoluzione liberale girondina, ora con questa formula c'è stato un riflusso alla fase costituente dominata da Mirabeau e Lafayette, che erano foglianti.
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RichardIII

Un'osservazione di sfuggita senza alcun impegno. A mio parere è morta tutta la politica fatta di definizioni e confronti con il passato. Non so se questo sia poi una così brutta notizia.Se non ci sono diritti da reclamare (o comunque quelli che restano sono molto meno impellenti) tutte le questioni storiche e definitorie secondo e non servono a nulla, per l'appunto le uniche vere organizzazioni politiche che hanno un convolgimento di popolo serio oggi sono le associazioni gay, alcuni sindacati e la chiesa.Non riesco proprio a capire l'entusiasmo di persone giovani attorno a questioni come quelle che vengono trattate in questo topic, non prendetela come un giudizio è solo la mia visione (limitata) della faccenda. La politica è noiosa e si sa, ma secondo me avrebbe più successo se fosse basata su noiosi progetti per il futuro che noiosi revival del passato.

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>la paura del comunismo ha spinto il grosso capitale a tener conto delle rivendicazioni delle >masse

 

Condivido. Fin tanto che è esistito il pericolo "rosso", ossia la possibilità concreta o solo ipotetica che il socialismo reale potesse affermarsi e riformarsi, l'occidente capitalista è dovuto venire a patti con le rivendicazioni delle masse lavoratrici portando a quello che chiamiamo stato sociale: diritti e redistribuzione della ricchezza.

Con la crisi della sinistra tutto questo è messo in discussione. Il lavoro s'è fatto meno garantito e precario, la scuola e la sanità, è smantellata e sempre più privatizzata...Non mi pare che dopo la fine del comunismo si stia tutti meglio, anzi....

 

>La politica è noiosa e si sa, ma secondo me avrebbe più successo se fosse basata su noiosi >progetti per il futuro che noiosi revival del passato.

 

La politica per me non è affatto noiosa. Sono noiosi certi politici semmai. Spesso si confonde la politica con i politici. Non mescoliamo le cose.

Poi qui non mi pare proprio si stia facendo un revival del passato. Si sta discutendo di comunismo, di una idea o ideologia che ha caratterizzato tutta la politica del 900. Ti pare poco? Se uno non è interessato a questa discussione perché deve intervenire dicendo che è inutile discutere di queste cose? Mah!

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Da un lato Richard ha ragione.Che cosa propongono oggi i politici?Tutti puntano a gestire la baracca, ma nessuno si avventura a proporre interventi radicali nella speranza di risolvere i problemi veri.La contrapposizione non è sparita (e non sparirà mai).Provate a dirlo per esempio ai precari, a quei giovani la cui propsettiva è di trascorrere la vita con contratti a termine, a progetto, ecc. Voglio vedere quale banca concederà mai un mutuo a questa gente, il rischio di essere buttati in strada è sempre in agguato. E c'e' una bella differenza tra l'essere buttati in strada a 25 anni piuttosto che a 40.Ricordiamoci che se arretrano le conquiste sociali arretrano anche i diritti civili, perchè quando si deve mettere insieme pranzo e cena il resto diventa secondario.Lo sanno benissimo Berlusconi, i preti, la confindustria.

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Secondo me non si ha mai ragione nel dire che la politica fa schifo. Perché la politica riguarda tutti; e tutti sono chiamati a dare il loro contributo in un modo o in un altro. I diritti non piovono dal cielo, nessuno li regala, ma sono conquiste frutto delle lotte di chi ci ha preceduto. E' una verità storica elementare, ma che spesso si dimentica.

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RichardIII

Questo tuo ultimo intervento bside mi ricorda chi, quando dice "tumore", abbassa la voce perchè la parola stessa è un cattivo presagio.Ho tutto il diritto di esprimere la mia idea di fastidio e noia riguardo ad una politica fatta di manifesti, definizioni, poche idee ma confuse. La metapolitica sì, mi fa schifo.Sono arrivato ad entusiasmarmi rileggendo il lavoro della Tatcher in Inghilterra negli anni 80. E non è strano, perchè la politica può entusiasmare indipendentemente dalle sfumature di colore. Il concetto è semplice: ci sono dei problemi, si cerca di risolverli.Rimescolare nello stesso pentolone non entusiasma nessuno se non i burocrati, figuriamoci chi avrebbe realmente un potenziale (in termini di pretesa di diritti) attorno al quale potrebbe nascere realmente un movimento politico.

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Se per "comunismo" s'intende la dottrina marxista, penso che sia morto, si, perché Marx è un pensatore del XIX secolo, e le sue dottrine direi che si sono verificate tutte false. Alcuni suoi aspetti possono essere ancora attuali ed essere ripresi, ma è indubbio che il marxismo, preso globalmente, non ha più nulla da dire al mondo del XXI secolo. La situazione storica, e soprattutto le conoscenze antropologiche e sociologiche, sono troppo cambiate per renderlo proponibile.Se per "comunismo" intendiamo una ipotetica società fondata sulla comunione dei beni (e sarebbe quella la dicitura più corretta, penso, perché "comunismo" significa appunto "dottrina dei beni in comune"), allora diciamo che allo stato attuale delle cose appare utopistica ma chissà.... può darsi che in un futuro lontano qualcuno riesca a realizzarla senza trasformarla in una opprimente dittatura.Io personalmente però non mi sento attratto da simili idee, perché mi accontenterei semplicemente di una società dove i poveri non sono troppo poveri e i ricchi non sono troppo ricchi, senza bisogno di mettere tutto in comune.Se per "comunismo" poi s'intendono i regimi del socialismo reale, allora io spero che quel comunismo, che è già agonizzante da tempo, per fortuna, scompaia definitivamente, dato che i regimi comunisti hanno dimostrato di essere un fallimento, se volevano creare una "società felice".Inoltre, non posso dimenticare, né perdonare, che i regimi del socialismo reale sono sempre stati spaventosamente intolleranti nei confronti dei gay, mentre sono state in genere le società più capitaliste a far avanzare per prime i diritti degli omosessuali. Lo so, non è gradevole ricordarlo, ma purtroppo è così. Questo perché, penso, nelle società capitalistiche sono i diritti dell'individuo che contano, mentre in quelle del socialismo reale, sono soprattutto i diritti della collettività, che vengono considerati, mentre l'individuo viene schiacciato spesso e volentieri.Se per "comunismo" s'intende genericamente il pensiero di sinistra, dico allora che bisogna smettere di chiamarlo tale e inventargli un altro nome, dato che questo è improprio.Ma se il comunismo è morto, non sono morti i problemi da cui è scaturito, e in aggiunta ce ne sono altri.Io sono operaio metalmeccanico, e constato che, anche se certamente la condizione dei lavoratori è molto cambiata dai tempi di Marx, quelli come me subiscono ancora ingiustizie o non sono abbastanza tutelati nei loro diritti. Inoltre viviamo in una società dove non viene nemmeno riconosciuto il diritto a lavorare, dato che abbiamo un sacco di disoccupati (e la costituzione dice che l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro... da ridere!).Io penso che sarebbe ora di formulare nuove idee e nuove dottrine sociali, in sostituzione di quelle vecchie, invece di farci sempre le stesse masturbazioni cerebrali sempre con gli stessi argomenti....Certamente, non possiamo più dirci comunisti, ma possiamo ancora dirci progressisti e riformisti....

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Hinzelmann
Inoltre, non posso dimenticare, né perdonare, che i regimi del socialismo reale sono sempre stati spaventosamente intolleranti nei confronti dei gay, mentre sono state in genere le società più capitaliste a far avanzare per prime i diritti degli omosessuali. Lo so, non è gradevole ricordarlo, ma purtroppo è così. Questo perché, penso, nelle società capitalistiche sono i diritti dell'individuo che contano, mentre in quelle del socialismo reale, sono soprattutto i diritti della collettività, che vengono considerati, mentre l'individuo viene schiacciato spesso e volentieri.
Credo che tu intenda riferirti agli U.S.A. con il termine "società più capitalista".In realtà non esistono diritti della collettività in senso proprio. I paesi del socialismo reale ad un certo punto per contrastare lapolemica sui diritti umani, lanciata dalle amministrazioni americane coniarono la formula dei cd. "diritti umani socialisti", che poi altro non erano che i diritti sociali di istruzione e salute. Come a dire: voi avete i vostri diritti umani, noi i nostri....libertà VS diritto sociale Tuttavia se ci pensiamo bene, da non un lato esiste un diritto alla salute nella misura in cui io decido se e come curarmi. Cioè il servizio pubblico universale e gratuito è il presupposto, la struttura collettiva necessaria all'esercizio di un diritto individuale.Dall'altro lato se pensiamo ai diritti di libertà individuali classici, non è del tutto vero che esistano senza e a prescindere dallaesistenza di una struttura collettiva necessaria.Noi siamo abituati a pensarli così, perchè nascono storicamente dalla limitazione del potere del monarca assoluto.Io sono libero nella misura in cui tu non puoi più arrestarmi senza un motivo. Già ma questo è vero nella misura in cui esista un corpo di polizia, un sistema giudiziario che poteva e può togliermi lalibertà, un sistema di sicurezza pubblica.Mentre il finanziamento del sistema sanitario pare eventuale, nessuno si pone il problema del finanziamento di quello di poliziache tutti danno per scontato essere necessario.Quindi in realtà tutti i diritti individuali hanno alle spalle una struttura collettiva.Precisato questo ovviamente hai ragione, ma d'altronde la differenza è quella che corre tra democrazia e dittature,più che tra sistemi economici. Il socialismo reale è stato sostanzialmente una dittatura.
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Tutto si evolve e il vecchio confluisce in qualcosa di nuovo (anche in tempi lunghissimi).Ovviamente se in lui vi è stato qualcosa di valido.Non abbiamo avuto un solo socialismo o un solo comunismo. Penso al pensiero socialista e comunista premarxiano e prelienin, al socialismo di Proudhon, ecc.ecc.Non dimentichiamoci che la conflittualità in seno alla società non sparira mai, e quando i governati non sono organizzati e combattivi allora l'altra parte può fare quello che vuole.

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Sono ancora una volta d'accordo con Rigoletto, le idee di libertà, di liberazione, di eguaglianza non sono morte col crollo del socialismo reale, perché mai si sono storicamente realizzate. oggi vivono ancora in forme chiaramente diverse. La sinistra dai tempi di marx s'è arricchita e contaminata con altri tipi di culture pacifismo, ambientalismo e ha fatto propri anche certi principi liberali...

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