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Viviamo nella società di "Odio universale" di Black Mirror?


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In un futuro non lontano, le api si sono estinte e gli esseri umani le hanno sostituite con delle omologhe robot per non far collassare l'ecosistema del pianeta. Allo stesso tempo, l’episodio si presenta come un film poliziesco in cui una detective e la sua stagista devono risolvere dei misteriosi omicidi, le cui vittime sono persone odiate dal pubblico di massa. Una giornalista che aveva scritto una critica ad un'attivista disabile era stata brutalmente assediata su internet e in seguito era stata trovata morta. L’episodio segue le fasi tradizionali di un’indagine: la raccolta di prove, le interviste ai sospettati, le autopsie. Sono proprio quest’ultime a mostrare l’inevitabile verità nascosta: a compiere gli omicidi sono le stesse api-droni e le vittime non sono casuali. Sono gli utenti dei social network a puntare il dito contro una persona e a chiedere che questa venga punita (nella serie ciò avviene attraverso l’hashtag #DeathTo/Morte a). 
"Odio universale", così facendo, pone la riflessione del pubblico su un tema attuale: l’umiliazione pubblica di utenti attraverso le nuove tecnologie come i social media, una pratica meglio conosciuta come online shaming/shitstorming. E le conseguenze, come abbiamo visto, sono letali, dato che le api-robot non hanno autocontrollo e si rivelano un'arma di distruzione di massa invincibile, uccidendo letteralmente chiunque sia indicato dagli hashtag della rete. Le api meccanizzate attaccano tutti gli utenti che hanno contribuito alla diffusione dell’hashtag #DeathTo. I leoni da tastiera che si sono nascosti dietro un piccolo schermo sono le vere vittime del gioco. Il loro odio ha finito per ucciderli e ha dimostrato la loro ingenuità nei confronti delle nuove tecnologie. Le azioni di online shaming hanno delle conseguenze pesanti, che non colpiscono solo chi è sotto accusa. Questo è certamente uno degli episodi di Black Mirror più potenti, tragici e... vicini alla realtà dei nostri giorni.

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