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Jusep Torres Campalans


Serpente

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Nel 1958 lo scrittore spagnolo Max Aub diffonde la voce dell'esistenza di un pittore catalano, nato nel 1886 vicino Lleida, di nome Jusep Torres Campalans, coetaneo di Picasso e Braque e, come loro, inventore del Cubismo. Scrive una sua biografia dopo averlo incontrato da anziano, pochi anni prima, tra i monti impervi del Messico, nello Stato di Chiapas, tratteggiandone un opportuno inquadramento storico e due interviste, trovando sue fotografie in compagnia di Picasso a Barcellona, dei suoi genitori contadini catalani, e pure molte sue opere e disegni. Infine, allestisce mostre dei suoi dipinti a Città del Messico e New York.
La formazione di Torres si svolge fra Vic, dove frequenta il seminario, Girona e Barcellona, con una breve tappa a Palamós. La capitale catalana gioca un ruolo fondamentale nel suo futuro di pittore, posto che rappresenta il luogo di iniziazione alle arti figurative, favorito dall’incontro rivelatore con il giovane Picasso. La Barcellona che emerge dall’esperienza del protagonista è dunque un luogo affascinante, europeo e moderno, in cui Torres perde l’ingenuità adolescenziale e diventa uomo, seguendo le orme di Picasso, al tempo suo maestro di vita. 
Una volta lasciata Barcellona, Torres rientra a Girona, dove risiede fino al 1905. Ed è proprio a Girona che il giovane pittore mette a frutto l’insegnamento picassiano e realizza le sue prime tele. 
Nel Quaderno verde del periodo parigino 1906-1914 ci sono gli appunti del pittore e la sua evoluzione artistica: l'inclinazione al fauvismo, la partecipazione al primo cubismo, l'avversione per l'arte astratta e infine il suo definitivo abbandono della pittura allo scoppio della Prima guerra mondiale. Anarchico e credente in Dio, dopo essere emigrato ventenne a Parigi e avervi conosciuto artisti del calibro di Juan Gris o Apollinaire e la vivace atmosfera culturale della capitale francese, decide di abbandonarla nel 1914 ritenendo che il Novecento abbia già dato il meglio e il resto sia solo maniera e menzogna. Scappa quindi verso l'idillio di vita selvaggia con gli indios messicani, smettendo per sempre di dipingere e rifiutando la civiltà per la primitività; muore nel 1956, a San Cristóbal de Las Casas.
L'esistenza di questo artista così stravagante, anarco-cristiano, instabile, cosmopolita, generoso e visionario appassiona galleristi, critici d'arte, aspiranti pittori e intellettuali di varie parti del mondo. Tutti cercano di portare le sue opere alle mostre, di dargli il giusto peso che merita nell'arte figurativa e di dover riscrivere necessariamente la storia delle avanguardie del primo Novecento.
Poi, nel 1961, dopo alcuni anni, messo "alle strette" Max Aub rivelò qualcosa di sconvolgente: la biografia, le interviste, i riferimenti, le fotografie e le opere erano tutti falsi perché Jusep Torres Campalans non era mai esistito, era stata un'abile finzione letteraria dello scrittore che, mentre illustrava le sue "opere", la nipotina sulle sue ginocchia le colorava. Perfino lo scrittore francese André Malraux si era prestato a raccontare del pittore mai vissuto. Attraverso questo spettacolare inganno letterario Aub fece riflettere sull'arte, sulla sua funzione sociale e sui meccanismi commerciali che la condizionano. Ancora oggi il libro su Campalans è presentato come una vera biografia.

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No, ho letto poco quel che hai copiato perche' i tuoi post sono sempre una scopiazzata e non leggo km se non sono preparato e motivato su un testo giornalistico.

Piu' che il testo per i pittori mi interessano i quadri e per questo chiedevo altri quadri.

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19 hours ago, marco7 said:

No, ho letto poco quel che hai copiato perche' i tuoi post sono sempre una scopiazzata e non leggo km se non sono preparato e motivato su un testo giornalistico.

Piu' che il testo per i pittori mi interessano i quadri e per questo chiedevo altri quadri.

Veramente non è una scopiazzata di niente, è la mia recensione al libro che è molto bello, stupido.

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