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"Non mi piacciono le etichette"


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Spesso ho letto questa frase (solo una volta invece l'ho sentita dire) quando qualcuno fa CO.

Voi come la trovate? Io rispetto chi vi ricorre ma personalmente non la userei MAI, la trovo ridicola e mi chiedo esattamente che cosa spinga una persona a pronunciarla.

Mi sembra di aver capito che indichi la volontà di non precludersi nulla in futuro, nel senso "Adesso penso a gente del mio medesimo sesso, ma non voglio assolutamente che mi venga fatto pesare se in futuro mi tornerà interesse per il sesso opposto" ... Ma perché, ricorrere ad una definizione significa necessariamente che sia immodificabile???

Uno potrebbe benissimo dirsi omosessuale ma, nel caso in cui una donna gli facesse perdere la testa, dire semplicemente "Con lei è diverso, forse sono bisessuale od omoflessibile", o no?

Qual è il problema nel definirsi? Possibilie che si abbia ancora così paura delle parole, perfino più dei fatti in sé ? O sono io che ho una visione ristretta?

Ci pensavo da anni, ma pochi minuti fa ho letto di un attore straniero che ha appena fatto CO ed ha asserito che le etichette sarebbero per gli indumenti... Boh... 🤔

Edited by Thebaios
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https://www.gay-forum.it/topic/57807-non-mi-piacciono-le-etichette/
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davydenkovic90

Una volta scrissi una risposta "da matematico" a questa domanda. Ci riprovo (poi magari provo a recuperarla, sul forum)

Le definizioni (condivise), in matematica ma anche nella vita quotidiana, non sono mai delle limitazioni, ma servono per fluidificare il discorso, e cioè per potersi esprimere e comunicare in modo più conciso ed efficace per giungere più agevolmente a risultati interessanti e utili.

L'esempio è quello del barattolo nella dispensa della cucina: se non scrivo che in quel dato barattolo c'è una marmellata di prugne, potrei confonderla con altre 10 marmellate, e, soprattutto, non avrebbe senso e causerebbe solo fraintendimenti e equivoci scriverci che è marmellata di fragole, oppure veleno di drago...

Lo stesso vale per la parola "gay", per esempio.

E' chiaro che è una semplificazione e un'approssimazione, così come lo è la parola etero, ma così come della marmellata di prugne non vado a specificare se ci ho messo tanto o poco zucchero, o se l'ho fatta io o l'ha fatta mia nonna, e se le prugne le ho colte personalmente sull'albero o le ho comprate. Per quanto dettagliata, l'etichetta non può dire tutto di un certo argomento. E infatti anche in matematica le definizioni non includono tutto, ma rimandano a concetti più generali già definiti in precedenza o, talvolta, a quei pochi concetti che, in molti casi, è comodo assumere come primitivi perché definirli porterebbe via troppo tempo e porterebbe fuori strada. Ad esempio, se m'interessa parlare del calcolo differenziale, non è che posso spendere 50 pagine o 50 ore a definire cos'è un insieme o cos'è una funzione. Ne do una descrizione sommaria, che va benissimo in quel contesto, e vado avanti. Così come, se mi interessa fare una scopata o andare a cena con un bel ragazzo, o in generale presentarmi a qualcuno,  non ha proprio nessun senso che io rifiuti a priori l'etichetta, e mi presenti (a lui o al mondo) declamando il cursus honorum di tutte le relazioni avute, su chi mi sono masturbato, o, ancor peggio, discorsi alla grande fratello sui traumi infantili, e assurdità di questo genere. il tutto per timore di una parolina di tre lettere, da dire comodamente nell'arco di un secondo e che magicamente evita ogni possibile equivoco e problema.

Magari uno non si rivede pienamente nell'etichetta gay, per mille motivi: può non piacere l'etimo, uno può collegarla a qualcosa che non fa parte dei suoi gusti (per esempio il pride), oppure, in alcuni casi, ci sono dell'omofobia interiorizzata e della mancanza di coraggio tali da impedire di rivelare chiaramente e direttamente al mondo che "mi piacciono i maschi", senza tanto girarci intorno, magari per paura delle reazioni o dei pregiudizi. Ci sta, ma va superato. La via del "non amo le etichette", per me, non è la giusta via da intraprendere e il giusto fronte su cui dover lavorare per migliorare un po' la percezione della propria e altrui sessualità. Direi piuttosto che quell'etichetta va accettata esattamente come tutte le altre con le quali si può esser descritti.

In sintesi: l'etichetta serve, a me è servita, per evitare grotteschi equivoci e per semplicità, e tra l'altro, "gay" a me personalmente negli ultimi tempi piace abbastanza come parola, ed è quella nel nome della quale sono state fatte numerose battaglie, quindi la uso spesso e volentieri.

 

Edited by davydenkovic90

se lo dice qualcuno dello show-biz usually trattasi di sfrante che l'hanno dato a mazzi e che però, per difendere l'immagine di idolo delle ragazzine, al momento non possono fare un bel Co palese.

Citofonare Mahamood, Michele Bravi o, qualche decennio fa, TZN o Ricky Martin.

Se-come-quando la loro carriera poi si consoliderà, compariranno improvvisamente fidanzati storici e/o mariti.

Oh, per carità, rispetto alle omertà di Dalla (ancora oggi Ron nega di esser stato "la prima moglie", cosa ridicolissima) sono passi avanti considerevoli, però ste ipocirisie/segreti di pulcinella m'hanno sempre fatto venire feroci attacchi d'orticaria alle mani...

Ma sai credo sia anche una questione di certezza dei propri gusti, che nel tempo possono consolidarsi e definirsi meglio

una frase del genere potrebbe dirla una persona che ha appena realizzato di non essere eterosessuale ma che ha l’ansia di definirsi e non sa cosa effettivamente sia, se gay bisex o altro 

Per me bisogna avere coraggio e guardare in faccia la realtà. Poi ripeto, se le cose cambiano nessuno impedisce di rettificare. Non vedo perché una definizione che ci si dà debba essere intesa necessariamente permanente.

Edited by Thebaios
Mercante di Luce

Sono tendenzialmente d'accordo con il fatto che "non etichettarsi" faccia sorridere.

Però può essere un passaggio nel percorso dell'auto accettazione che non mi sento di condannare.

A patto che non si trascini all'infinito, a quel punto non sarebbe male guardare in faccia la realtà.

Negare le etichette è un fenomeno relativamente recente però. Una maggiore libertà sociale lascia liberi di ricadere nel limbo della paura. In tempi in cui rivendicare la tua essenza era fondamentale per esistere infatti tutti si definivano, anche gli etero curiosi stessi si affibbiavano un'etichetta. 

Precisazione interessante! Non ci avevo mai pensato...Probabilmente nei decenni scorsi si dichiarava solo chi poteva permetterselo (essenzialmente gente dello spettacolo) e comunque risolta, che aveva poco o niente da perdere (forse). Insomma, sapeva più di lotta e sensibilizzazione. Oggi magari è più una liberazione. 

Edited by Thebaios

Sarebbe una risposta che mi farebbe salire il nervoso

Trent'anni diintrospezione e di drammi interiori e di sentimenti confusi per arrivare a capire cosa sono e cosa fare della mia vita, e poi quando te lo dico "gnigni non mi piacciono le etichette, ma perché senti questo bisogno di definirti?" ma vaff...

Perfetto, @Hazel226 !!!

Che poi spesso vogliono fare la parte dei moderni quando obiettano che è insensato sentire il bisogno di una definizione. Bah! Spesso te lo dicono con un sorrisetto da maestrini che fa solo girare gli attributi.

Edited by Thebaios
22 hours ago, Thebaios said:

Io rispetto chi vi ricorre ma personalmente non la userei MAI, la trovo ridicola e mi chiedo esattamente che cosa spinga una persona a pronunciarla.

Forse è spinto dal suo giudizio di rifiuto dei confini aforistici di quell'etichetta, perché l'etichetta è sempre ovvero implica sempre una definizione.

22 hours ago, Thebaios said:

Uno potrebbe benissimo dirsi omosessuale ma, nel caso in cui una donna gli facesse perdere la testa, dire semplicemente "Con lei è diverso, forse sono bisessuale od omoflessibile", o no?

Entia non multiplicanda sunt praeter necessitatem.... 😉 

 

Siamo in un secolo in cui si dice "app" in luogo di "applicazione" per non perdere tempo prezioso pronunziando lettere inutili....

D'altronde i tituli (etichette) sono sempre stati usati giusto per significazione breve del contenuto di ciò cui erano applicati e dunque dirsi "gay" dovrebb'essere un'etichetta brevemente esplicativa:

il problema è che già sulla natura e sulla misura del contenuto molti, che pur la usano semplicemente, dissentono gli uni dagli altri.

 

5 minutes ago, Mario1944 said:

i tituli (etichette) sono sempre stati usati giusto per significazione breve del contenuto di ciò cui erano applicati e dunque dirsi "gay" dovrebb'essere un'etichetta brevemente esplicativa:

il problema è che già sulla natura e sulla misura del contenuto molti, che pur la usano semplicemente, dissentono gli uni dagli altri.

lascia perde sti sofismi inutili, la realtà è molto meno complicata:

se ti piace il cazzo o i maschi in genere e fai parte anche tu della categoria, sei rikkione. O al massimo bisex/pansex.

tutto il resto è aria fritta

Edited by freedog
1 minute ago, Thebaios said:

Per il resto concordo con freedog,

Dunque la realtà è meno complicata delle etichette che le applichiamo?:

direi che sia vero o, meglio, verisimile il contrario....

2 minutes ago, Thebaios said:

ricchione è veramente orribile come parola. Suono sgradevole oltre che significato offensivo.

Insomma siamo sempre al contenuto cui sono applicate le etichette, ma che esse si presume rivelino almeno come indizi, se non come prove.

La realtà sarà anche più complessa delle etichette, ma una volta che si dice che si è attratti sia da uomini che da donne è ASSURDO dire che non piacciono le etichette, no? E su ! La verità è che la parola "bisex" fa paura, diciamocelo.

4 minutes ago, Mario1944 said:

Insomma siamo sempre al contenuto cui sono applicate le etichette, ma che esse si presume rivelino almeno come indizi, se non come prove.

Stile troppo sofistico per me, scusami.

Edited by Thebaios
5 minutes ago, Thebaios said:

La realtà sarà anche più complessa delle etichette, ma una volta che si dice che si è attratti sia da uomini che da donne è ASSURDO dire che non piacciono le etichette, no? E su ! La verità è che la parola "bisex" fa paura, diciamocelo.

Mi pareva aver capito che la questione fosse circa la corrispondenza dell'etichetta allo stato, vero o supposto, di colui che la usi o per cui sia usata.

D'altronde un'ampia descrizione di ciò che alcuno sia, voglia, speri, temi forse non sarebbe considerata etichetta, almeno da chi descrivesse adeguatamente a suo giudizio sé stesso.

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