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quale accento vi eccita di più?


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21 minutes ago, blaabaer said:

e dato che le lingue se ne strafregano di quali siano i confini nazionali, ovviamente vale anche per i c.d. "dialetti" dell'italiano

Be' ma molti dialetti (solo centro-meridionali per la verità, ma a nord il problema non si pone perché tanto non esistono più) io li sento come molto affini anche se stretti. Vuoi perché assomigliano al dialetto delle mie parti, vuoi perché mi capita di sentire alcune cose in cui si parlano quei dialetti (vale soprattutto per il siciliano e il napoletano che intendo abbastanza bene grazie a musica e documentari). 

Sarà per questo che non mi fanno l'effetto lingua straniera.

Poi è ovvio che un dialetto lucano astruso mi farebbe un effetto straniante, però insomma.

Edited by Bloodstar
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1 hour ago, Tyrael said:

Da napoletano mi rallegra sapere che vi piace il nostro accento 😆  

Na volta tanto non dobbiamo vergognarci di essere napoletani

Non me ne intendo, ma ho l'idea che esistano due accenti tra gli stessi napoletani . Nel gruppo discord in cui giro c'è un folto numero di ragazzi napoletani e hanno un accento marcato e "signorile", alla De Crescenzo o alla Matty il Biondo o alla Principe De Curtis per intenderci, e poi in tv si sente quell'accento alla Castello delle Cerimonie o allo sceneggiato Mediaset che proprio non reggo . Tu che ci vivi, @Tyrael, si tratta davvero di due tipologie di parlata ?

6 hours ago, Bloodstar said:

Ma perché avete tutti 'sta cosa?

E che dovemo fa'? Ci piace così...

8 hours ago, Bloodstar said:

 a nord il problema non si pone perché tanto non esistono più

Cosa zè che te disi...?😂 il veneto comunque non eccita nessuno, neanche noi autoctoni. Al cinema è rarissimo che sia parlato correttamente.

9 hours ago, blaabaer said:

comecome?

Quello che dico lo baso su una poco attenta e molto svogliata lettura dei manuali Profilo linguistico dei dialetti italiani di Michele Loporcaro e La lingua italiana di Claudio Marazzini. Quello che mi è parso di capire è che i dialettofoni, e di conseguenza i dialetti, a nord stanno scomparendo del tutto, in special modo fra coloro che hanno meno di 30 anni (cioè quelli che mi interesserebbe scopare).

In effetti i miei superficiali contatti con dei piemontesi confermerebbero questa cosa. A Torino città l'idea di un dialetto non è più nemmeno concepibile ma anche la gente che viene da paeselli minuscoli in mezzo al niente non ha nessuna cognizione di dialetto. Ragazzi provenienti da dei buchi di culo in mezzo alle montagne, in cui in teoria dovrebbe esserci almeno una competenza passiva del dialetto, mi guardavano come una specie di alieno perché, cucinando, usavo delle parole gergali laziali... 

Ribadisco che, andando completamente fuori tema, sto parlando di dialetti e non di italiano regionale. Che sono due cose molto diverse che giusto a Roma e in Toscana si toccano.

 Probabilmente in Veneto poi è diverso, quindi aspetto vostre delucidazioni. 

2 hours ago, schopy said:

Al cinema è rarissimo

Io l'unico contatto che ho col veneziano (nemmeno col veneto) viene da Goldoni perché per preparare un esame mi vidi parecchie sue commedie dialettali. 

Ovviamente non fa minimamente testo.

Edited by Bloodstar
1 hour ago, Bloodstar said:

Quello che dico lo baso su una poco attenta e molto svogliata lettura dei manuali Profilo linguistico dei dialetti italiani di Michele Loporcaro e La lingua italiana di Claudio Marazzini. Quello che mi è parso di capire è che i dialettofoni, e di conseguenza i dialetti, a nord stanno scomparendo del tutto, in special modo fra coloro che hanno meno di 30 anni (cioè quelli che mi interesserebbe scopare).

In effetti i miei superficiali contatti con dei piemontesi confermerebbero questa cosa. A Torino città l'idea di un dialetto non è più nemmeno concepibile ma anche la gente che viene da paeselli minuscoli in mezzo al niente non ha nessuna cognizione di dialetto. Ragazzi provenienti da dei buchi di culo in mezzo alle montagne, in cui in teoria dovrebbe esserci almeno una competenza passiva del dialetto, mi guardavano come una specie di alieno perché, cucinando, usavo delle parole gergali laziali... 

È del tutto sbagliato. Forse non hai molte conoscenze nel Nord, oltre al moroso, ma gli abitanti delle regioni settentrionali, anche giovani, di fatto hanno una parlata ben identificabile nella maggior parte dei casi. 

 

1 hour ago, Bloodstar said:

Ragazzi provenienti da dei buchi di culo in mezzo alle montagne

Ma che eleganza!

1 hour ago, Bloodstar said:

A Torino città l'idea di un dialetto non è più nemmeno concepibile

Nelle grandi città del nord ovest il dialetto è morto a seguito del melting pot creatosi dopo le immigrazioni di massa del secondo dopoguerra dal sud e dal nord est.

Quasi nessuno parla torinese perché quasi nessuno può considerarsi tale, almeno non completamente.

Mio padre è torinese e mia madre foggiana però crescendo, sia io che mio fratello, siamo sempre stati scoraggiati a parlare in dialetto. Mio padre lo parlava al telefono con le sue sorelle e con i miei nonni, ma mai in nostra presenza. E mia madre non lo parlava quasi mai, tranne quando andavamo a trovare i nostri nonni in Puglia.

Capisco entrambi i dialetti ma non sarei in grado di parlarli, se non alcune espressioni.

Ho sempre visto i dialetti come qualcosa da cui prendere le distanze, a dire il vero.

A Torino abbiamo solo un vago accento... risultato di queste dinamiche ma è davvero molto blando, seppur identificabile.

Anzi a dirla tutta chi a scuola, per varie ragioni familiari, aveva un accento forte veniva discriminato e bullizzato.

Al liceo un ragazzo veniva chiamato montanaro o “barotto” (che vuol dire contadino) solo perché avendo entrambi i genitori piemontesi parlava in dialetto a casa e quindi poi parlando in italiano aveva un accento più forte.

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Anche a me piace l’accento dei romani e anche quello dei salentini e dei siciliani.

Edited by Beppe_89
2 hours ago, Bloodstar said:

i dialettofoni, e di conseguenza i dialetti, a nord stanno scomparendo del tutto, in special modo fra coloro che hanno meno di 30 anni

Io (e credo anche @blaabaer) sono stato cresciuto da persone che tra loro parlano ancora in dialetto ma che con figli e nipoti hanno sempre parlato italiano. Ho imparato il dialetto quando lavoravo in banca, per non sembrare troppo formale con alcuni clienti...però molti miei coetanei sono stati cresciuti da persone che non parlavano un buon italiano, quindi trentenni che parlano una terribile lingua "mista" se ne sentono eccome, specie in campagna. Che poi è peggio del dialetto, è una cosa che fa un po' tenerezza.

Ci sono poi anche da noi alcune comunità piuttosto fiere del loro dialetto, che non se me vergognano e a cui piace parlare con una cadenza ben definita, su tutti direi i veneziani e i chioggiotti.

18 minutes ago, schopy said:

trentenni che parlano una terribile lingua "mista" se ne sentono eccome, specie in campagna. Che poi è peggio del dialetto, è una cosa che fa un po' tenerezza.

Italiano di bocca veneta, mi pare di ricordare che sia questa la definizione. 

Come appunto hai detto anche tu, è una cosa distantissima dal dialetto. E fra i giovani è molto più diffuso del dialetto, su questo mi pare non ci siano dubbi.

1 hour ago, Beppe_89 said:

Ho sempre visto i dialetti come qualcosa da cui prendere le distanze

Io non vengo da una famiglia di dialettofoni, però nemmeno ho mai preso le distanze dal dialetto in maniera nettissima. 

La parte paterna non ha proprio alcuna cognizione di dialetto perché è gente che, già negli anni '30, si era "romanizzata" prendendo la parlata della gente con cui avevano più spesso a che fare. 

Nel lato materno il dialetto era più vivo ma non era il dialetto del posto esatto in cui sono nato, quindi mia madre lo parlava pochissimo e mi ha lasciato solo una competenza blanda. Nel dialetto del paesello di mia madre, in buona sostanza, riesco a parlare ma solo sforzandomi e qualche imprecisione mi scappa.

Diciamo che mia madre non si vergognava di parlarlo in mia presenza e non mi ha imposto l'italiano troppo severamente (tant'è che il mio italiano non è per nulla buono al parlato, come Almadel può testimoniare), però neppure lo usava spesso nella vita di tutti i giorni. 

34 minutes ago, Bloodstar said:

La parte paterna non ha proprio alcuna cognizione di dialetto perché è gente che, già negli anni '30, si era "romanizzata" prendendo la parlata della gente con cui avevano più spesso a che fare. 

Okay però tu forse fai una distinzione ancora diversa. Perché dici che si sono “romanizzati”? Anche il romanesco dell’Urbe è un dialetto. È vero che anche Roma è stata uno degli scenari di “the invasion” negli anni '50, ’60 e ’70 come Torino, Milano e Genova però il dialetto credo sia ancora parlato abitualmente.

Mio padre e le mie zie sono dei cittadini, non sono originari di paeselli di campagna o di montagna... però tra loro parlavano in dialetto eccome. Mio nonno era di Torino città e mia nonna di Alba quindi suppongo avessero imparato un po’ un misto dei due dialetti (che pur molto simili presentano delle differenze).

43 minutes ago, Beppe_89 said:

Perché dici che si sono “romanizzati”? Anche il romanesco dell’Urbe è un dialetto.

E' un dialetto, sì, ma dopo i vari dialetti toscani è quanto di più simile esista rispetto all'italiano standard. Il romanesco, ad esempio, ha poco lessico e ha pochissime costruzioni sintattiche che lo differenzino dall'italiano. E' forse proprio questa sua somiglianza all'italiano che lo salva e lo fa restare vitale, più o meno.

Per i miei bisnonni e i miei nonni paterni passare, nel basso agro romano degli anni '30, dal dialetto locale, già piuttosto meridionale, a una mezza specie di romanesco era visto come un passo verso l'italiano e non con l'acquisizione di un nuova lingua. 

Edited by Bloodstar
17 hours ago, Bloodstar said:

Be' ma molti dialetti (solo centro-meridionali per la verità, ma a nord il problema non si pone perché tanto non esistono più)

 

6 hours ago, Bloodstar said:

i dialettofoni, e di conseguenza i dialetti, a nord stanno scomparendo del tutto, in special modo fra coloro che hanno meno di 30 anni

 

6 hours ago, Bloodstar said:

A Torino città l'idea di un dialetto non è più nemmeno concepibile ma anche la gente che viene da paeselli minuscoli in mezzo al niente non ha nessuna cognizione di dialetto. Ragazzi provenienti da dei buchi di culo in mezzo alle montagne

La parlata con cadenza non è una cosa dissimile dal dialetto, dal momento che non esiste una definizione linguistica chiara e univoca della parola "dialetto". 

Nell'accezione più comune, una persona che nella lingua parlata ha una cadenza marcata, con utilizzo di poche parole, di una intonazione ed accento che rimandino in modo inequivocabile ad una specifica area geografica, in effetti ha una cadenza dialettale; parliamo di dialetto e non di lingua, ovvero un contesto dove l'80% della terminologia è uguale, e vi è mutua intelligibilità tra parlanti di dialetti diversi.

Fatta eccezione per alcune realtà prevalentemente concentrate nel Mezzogiorno e in contesti sociali poco affluenti, un linguaggio marcatamente distinto da quello base nazionale in Italia non si riscontra se non rarissimamente fra gli under 50. Quello che avete sentito nel film Gomorra, che per la comprensione necessitava di sottotitoli, non è dialetto napoletano, ma lingua napoletana.

Dunque dei ragazzi provenienti da una cittadina della bergamasca, o dell'Emilia, tendenzialmente hanno una parlata che è riconducibile a quelle zone né più né meno di un gruppo di loro pari di origine romana o toscana, o siciliana (di città, i paesi no).

Quindi, ragazzi piemontesi o lombardi o friulani o liguri provenienti da paesi di montagna, luoghi elegantemente definiti "buchi di culo", salvo eccezioni, quando parlano, dimostrano inequivocabilmente la loro origine geografica. A chi può comprenderlo.

Sperando infine di chiudere qui con certe sciocchezze, è giusto valutare in questo topic anche come i dialetti settentrionali si posino sulle labbra dei ragazzi del nord, laddove di fatto è facilmente possibile esperirlo viaggiando almeno un poco. 

 

A me sinceramente piacciono il piemontese, l'emiliano e basta, gli altri del nord non mi piacciono. Non mi piace il marchigiano, anche se un minimo lo parlo anch'io, amo il toscano, sono neutro sul romano e sul napoletano, mi piacciono moltissimo l'abruzzese, il pugliese, il sardo e il siciliano, per nulla il calabrese.

Edited by Eirene
35 minutes ago, Eirene said:

La parlata con cadenza non è una cosa dissimile dal dialetto, dal momento che non esiste una definizione linguistica chiara e univoca della parola "dialetto". 

Te ne esci con questa cosa a Linguistica italiana I e il professore ti boccia. Mettiamola così.

35 minutes ago, Eirene said:

non è dialetto napoletano, ma lingua napoletana.

Ti boccia anche se dici questo. Se è sadico ti fa prima spiegare per capire proprio cosa intendi e solo poi ti stecca.

11 hours ago, Ghost77 said:

Tu che ci vivi, @Tyrael, si tratta davvero di due tipologie di parlata ?

Assolutamente si. Io passo più tempo a parla napoletano che italiano (e i risultati se vedono LoL 🤣) però a seconda delle zone di napoli il dialetto varia abbastanza. Io talvolta manco lo capisco talmente che è diverso. 

26 minutes ago, Bloodstar said:

Te ne esci con questa cosa a Linguistica italiana I (...) Ti boccia anche se dici questo.

Ovvio. Pensavo che studiamo tanto italiano dalla prima elementare alla quinta superiore che qualcosina dei dialetti ce la potrebbero pure spiegare 😅

12 minutes ago, schopy said:

Ovvio. Pensavo che studiamo tanto italiano dalla prima elementare alla quinta superiore che qualcosina dei dialetti ce la potrebbero pure spiegare 😅

Più che altro dei dialetti o si hanno idee vagamente negative oppure delle concezioni personali fantasiose e arbitrarie. Del tipo: "il napoletano stretto è una lingua, mica un dialetto tipo il foggiano, scherziamo?" 

1 hour ago, Krad77 said:

Francesco?

Yes, lo amo

Comunque non so se siano più un turn off le "e" aperti milanesi o le consonanti raddoppiate del sud. Io purtroppo faccio un mix perché ho vissuto al nord con i genitori del sud. In realtà la gente che conosco mi dice semplicemente che non capisce di dove sono 

 Definizioni di dialetto:

il Tommaseo:

"Particolare linguaggio parlato da uomini d'una o più provincie, che, per la differenza d'alcuni vocaboli o modi o costrutti o desinenze o pronunzie, si scosta dall'uso delle altre provincie che parlano la lingua stessa.";

la Treccani:

"[dal lat. tardo dialectos, femm., gr. διάλεκτος «lingua», der. di διαλέγομαι «parlare, conversare»]. – Sistema linguistico di ambito geografico o culturale limitato, che non ha raggiunto o che ha perduto autonomia e prestigio di fronte a un altro sistema divenuto dominante e riconosciuto come ufficiale, col quale tuttavia, e con altri sistemi circostanti, forma un gruppo di idiomi molto affini per avere origine da una stessa lingua madre".

In sostanza si definisce il dialetto come variante locale d'una lingua detta "lingua madre" o "lingua stessa":

questo poteva essere vero per il greco antico, alle cui varianti regionali s'applicò primamente la definizione di dialetto (he diàlektos), tant'è che la lingua usata nel cosiddetto ellenismo fu detta koinè diàlektos, cioè lingua comune, perché sopprimeva le varianti locali, ma sostanzialmente la lingua era la medesima dei poemi omerici, che poterono infatti per più d'un millennio essere intesi universalmente sia nelle varie regioni della Grecia propria sia nell'ecumene ellenistico;

ma dubito possa parimenti essere detto vero per i vari dialetti nostrani, se vogliamo così chiamarli perché non hanno, come afferma la Treccani, "prestigio di fronte a un altro sistema divenuto dominante",  prestigio essenzialmente letterario, aggiungerei io:

in effetti non mi pare che chi conosceva solo il milanese, ai miei tempi almeno, potesse intendersi con chi conosceva solo il siciliano e forse neppure con chi conosceva solo il fiorentino;  oggi forse tale intesa è possibile  perché i dialetti sono stati ampiamente annacquati dalla diffusione pervasiva dell'italiano, che al più è parlato con diversi accenti regionali.

C'erano varie lingue nelle regioni italiane che possono essere considerate neolatine e dunque cugine tra loro, ma che non possono essere considerate dialetti nel senso di varianti d'una lingua madre italiana, essendo questa essenzialmente costituita della lingua fiorentina, che era parimenti cugina delle altre, ma che ebbe la fortuna d'una dignità letteraria che alle altre mancò del tutto, riducendole ad essere considerate suoi dialetti nel senso spregiativo del termine.

 

 

Furori erotici e cleptomani a parte, dubito che chi conosca solo il napoletano possa intendersi con chi conosca solo il francese:

che siano lingue che s'avvicinano molto vuol dir poco, d'altronde sono ambedue d'origine latina, essendo la prossimità dipendente sempre dalla distanza dell'osservatore.

Infatti anche italiano e tedesco sono lingue indoeuropee e dunque possono essere giudicate tra loro prossime da chi parli il cinese, ma non è che due monoparlanti nelle due lingue possano tra loro  intendersi molto più che ciascuno di loro s'intenda con chi parli solo cinese....

19 hours ago, Bloodstar said:

Be' ma molti dialetti (solo centro-meridionali per la verità, ma a nord il problema non si pone perché tanto non esistono più)

E' lo stesso che ti ha detto che al nord i dialetti non esistono più?

3 hours ago, Bloodstar said:

[Il Professore] Ti boccia anche se dici questo. Se è sadico ti fa prima spiegare per capire proprio cosa intendi e solo poi ti stecca.

 

2 hours ago, Bloodstar said:

concezioni personali fantasiose e arbitrarie. Del tipo: "il napoletano stretto è una lingua, mica un dialetto tipo il foggiano, scherziamo?" 

Non so cosa insegnino in alcuni corsi di alcune facoltà, e francamente non mi interessa. Con mia soddisfazione, il mio percorso di studi e professionale è differente.

Posso solo dire con sicurezza che il napoletano è una lingua*, identificata dallo standard internazionale UNESCO ISO 639-3 (applicato alle lingue e non ai dialetti), con il codice nap, e dall'istituto Max Planck col codice neap1235.

*come anche il siciliano e il sardo, questo a sua volta comprendente vari dialetti della medesima lingua.

Ah, e in calce, secondo gli studi di Consuelo Ferirer, Sergio Telmon ed Enrico Allasino, raccolti in un trattato del 2007 edito da IRES Piemonte per conto della Regione Piemonte, i locutori delle varie versioni di piemontese (ISO 639-3: pms) sarebbero circa poco meno di due milioni (!!). Ma non lo diciamo a nessuno eh!

Vabbè, esco dal thread, un bacione a tutti! 

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