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"Sotto il Cielo Stellato"


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AndrejMolov89

Premetto che non l'ho corretto a dovere, dunque non fucilatemi :awk:

 

Alberi, che inutili piante, come mai esistono, servono solo a fare ombra nei viali, è l’unica loro funzione, che insignificanti elementi ornamentali, Seijek mentre passeggiava nel piccolo sentiero del bosco di Aderion, pensava, il rumore dei rami e le foglie che cadevano non destavano in lui alcun sentimento positivo, solo una malata associazione d’idee che si concluse con una domanda, la natura è utile a sé stessa o è stata in funzione dell’uomo.

Il giovane era vestito con abiti inusuali, sembrava uno scaldo girovago, ma era diverso, i suoi abiti erano neri come la notte e non vi era un contrasto che ispirasse gioia, solo una mesta contrapposizione di colori mortiferi e vecchi.

Il suo passo era lento, funebre, ogni tanto si fermava per pensare altre cose, che gusto ricaverei nel distruggere un albero, non soffre, non mugugna, non riesce nemmeno a conservare la sua misera esistenza, che cosa veramente inutile…..Voglio comunque provare, voglio provare a sentire cosa si prova nel distruggere qualcosa consapevolmente senza una ragione, una cosa fine a sé stessa, un’azione che ha un senso, solo nel limite in cui viene interpretata.

Seijeck si avvicinò ad un piccolo alberello, isolato rispetto al gruppo, giovane e nel fiore dei suoi anni, appoggiò la sua mano su di esso dopo aver pronunciato alcune meste parole, l’albero perse vigore, divenne vecchio autunnale e morì come nacque per caso senza un volere preciso se non la follia di un giovane mesto cantore.

Niente, è morto come nato, nella sua inutilità, che odiosa ornamento di questo mondo inutile…..inutile o non apprezzato da me? Guardava la sua opera senza riuscire a trovare un perché a quel che aveva fatto, lentamente si allontanò, si perse in un fiume vuoto nella sua mente, e, lasciò quella domanda pensata senza una risposta valida.

Il tempo mutava, il passo lentamente rallentava fin quando la sera, fatale immagine della morte, non avvolse tutto in un tenero freddo e mortale abbraccio. Non vi era luce se non quella fioca delle stelle e della luna splendente. Il mesto cantore si sedette accanto ad un albero, osservava le foglie muoversi lentamente accompagnate del vento, si sentiva in pace con sé stesso, non pensava, ascoltava melodie da solo, accanto ad un piccolo caldo fuoco. Poi chiuse lentamente gli occhi, ripercorse la giornata e poi si svegliò il giorno dopo.

Un’altra giornata…….si alzò, prese i suoi possedimenti e si diresse verso est, verso la città di Edel.

 

A volte guardando qualcosa mi viene in mente lui, quello che dovrebbe essere stato il mio futuro sposo, la tristezza mi prende, mi sbatte davanti al muro della realtà, per farmi accorgere che lui è morto, e mai più tornerà, Elysa guardava fisso nel vuoto non guardava nulla di specifico, ma sembrava farlo, i suoi occhi da normali che erano, divennero sempre più cupi, ricordava qualcosa……

Eravamo molto uniti, io e Noum, ci amavamo, o meglio era quello che credevamo. Mi ricordo tante cose su di lui, su di noi, ma nulla di quello che è stato, mi aiuta a pensare a quello che sarà….Il soffitto è del colore del legno, come i suoi capelli, marroni scuro, lisci come quella trave laggiù, mi piaceva accarezzarli mentre nel bosco ci riposavano dopo una giornata di studio con il nostro maestro….. Si potevo essere definita una donna felice, amavo il mio uomo, amavo quel che facevo, ovvio che i momenti di malinconia non mancavano, ma ero felice lo stesso, con i miei, con i nostri alti e bassi. Quando litigavamo guardava il soffitto come sto facendo ora, si me lo ricordo, infatti osservando, sento un po’ di rabbia nel ricordare i nostri litigi e amore nel ricordare la sua folta chioma….sono proprio patetica, sto pensando questo….dovrei andare avanti, ma il passato è duro da dimenticare e non posso accettare la sua morte….voglio che i ricordi non mi tormentino più per poter ricominciare…. Mi ricordo come è finita la mia vita con lui come se fosse accaduto ieri….Cosa stava pensando prima di morire, mi guardava con i suoi occhi grigi, me lo ricordo, poi il sangue, forse la morte è l’interruzione dei nostri pensieri, quando non si pensa si è felici, forse….forse è questo, prima di morire stava pensando a qualcosa mentre mi guardava, io ero persa nel suo sguardo e nei suoi pensieri, non posso sapere cosa stava pensando, non posso più sentire la sua voce…è morto, il suo sangue secco si annida ancora nella mia testa…

Distolse lo sguardo, si alzò dalla piccola sedia accanto al letto e si diresse verso la finestra della piccola locanda, stava piovendo, molto probabilmente la festa annuale non si sarebbe fatta se entro le sei, la pioggia non smetteva di cadere. I suoi capelli biondi cadevano delicatamente sulle sue spalle, osservava ancora la pioggia, ogni tanto vedeva qualche goccia rossa cadere sulle pietre della strada, quando succedeva si toccava gli occhi per far andare via quei cattivi pensieri. Dopo un po’ sentì bussare la porta, si diresse abbastanza velocemente e l’aprì.

Sarà sicuramente lui, mi avrà portato il necessario per l’incantesimo, speriamo, per gli dei quanto lo spero, pensò mentre la porta veniva spalancata.

All’ingresso vi era un uomo, sulla trentina, alto e magro, i suoi capelli erano neri come l’ebano, i suoi occhi erano di color azzurro. Vestito con abiti semplici.

Starà meglio, pensò Rojek, prima non aveva una buona cerca, per questo mi sono proposto per prendergli gli ingredienti, spero di non aver fatto alcun errore, l’ultima volta non l’abbiamo preso per colpa mia, il suo sguardo si inclinò verso il basso dopo aver visto l’aria ansiosa di Elysa. Poi rialzò lo sguardo e consegnò un piccolo sacco pieno di bottigliette ed ampolle di vetro, cose che riteneva delle cianfrusaglie. Non capiva la magia e certo non cercava di capirla, però quando era utile allo scopo, tutto era utile, dunque si poneva meno domande possibile, nonostante provasse diffidenza per quell’arte, che per poco non faceva morire Elysa durante quel giorno.

“Grazie, grazie Rojek, hai preso tutto quello che ci serviva per l’incantesimo” Disse la giovane mentre osservava perlustrava il sacchetto da cima in fondo, per controllare se tutto il necessario era stato preso, non si deve essere mai certe con la gente che non pratica la magia, non capiscono niente, ripeteva a sé stessa mentre guardava e riguardava.

Devo dirglielo, non mi fido a lasciarle fare una cosa pericolosa, per cosa poi, per far si che le nostre vendette vadano ad un buon fine? Devo dirglielo, ma dopo lei, con quel carattere che si ritrova se ne andrebbe e lo farebbe da sola, e se magari si sentisse male mentre pratica quella stregoneria, mentre è da sola, non oso immaginare le conseguenze……Rojek chiuse la porta e rimase ad osservarla per un po’ mentre sentiva trafficare Elysa con le ampolle da lui comprate.

Si preoccupa per me, povero Rojek, forse non dovevo fargli prendere questi componenti, è rimasto particolarmente traumatizzato, quando ho effettuato quella magia contro Seijek, dopo me la sono presa con lui perché l’ha lasciato scappare per soccorrermi, quanto sono egoista a volte, anche lui cerca vendetta come me…….

“Non preoccuparti per me, Rojek….. Voglio che questa storia finisca più di quanto tu creda, ma non posso ricominciare sapendo che lui…Che lui rimarrà impunito della sua morte!”Il suo volto era rosso, rosso dalla rabbia, il suo tenero sguardo assente, era sofferente, era determinata, sconvolta e decisa.

“Della sua morte” non pensa a mio fratello, no….lei è dedita solo alla sua vendetta, se io morissi, vendicherebbe anche me, oppure rafforzerebbe la rabbia che prova attualmente,io conto qualcosa per lei? No….una che prova un simile odio per un singolo, come può trovare il tempo di amare o essere amica ad un’altra persona….io le sono amico, devo salvarla da tutto questo, si sta auto-distruggendo, non lo capisce?

Un coraggio indomito s’impossessò del giovane, coraggio che non tirava fuori nemmeno quando era faccia a faccia col mesto cantore e disse”Cazzo! Vuoi smetterla con questi propositi, non ti sei accorta, che…che lui Ti ha ucciso, ha ucciso anche te, non sei riuscita a ricominciare, non pensi né a te stessa né agli altri, ti sei resa conto che…che….”

Che non sei diversa da quello sporco assassino, voleva, aveva intenzione di dirglielo, ma si bloccò, completò la frase nella sua mente vedendo il viso di Elysa, perché gli ho detto questo, che cazzo ho fatto, adesso cosa succederà, dio non dovevo dirglielo….mi sento ipocrita, anche io cercavo vendetta, fino a quel lontano giorno in cui per poco lei non s’ammazzava per eseguirla, perché, perché gli ho detto….per gli dei sarebbe capace di andare da sola e se dopo muore, dovrò vivere anche con la sua morte nella sua coscienza….

Che ipocrita, mi dice che la vendetta mi sta distruggendo quando lui, anche lui la cerca, perché ora provo odio nei suoi confronti…forse ha ragione, no! Non ha ragione, è uno stupido non sa cosa sto provando da quando quel bastardo mi ha tolto il mio futuro tra i suoi canti e balli, come se le sue azioni fossero leggere come i pensieri, no… non posso perdonarlo….Ti odio, Rojek, quando fai così ti odio, ora perché te ne rimani li bloccato mentre mi guardi, vattene!.....

“Vattene via da qui, non mi faccio fare la morale da uno come te, un codardo come te, uno che cerca la vendetta come me, mi fa la predica sul perché non si deve fare, che ironia malata, non trovi? Che fai, perché mi guardi come un’idiota, io non mi sto auto-distruggendo….perchè hai strozzato quella tua ultima parola, dimmi cosa hai da dire e vattene, se tu non hai il coraggio di farlo vendicherò lui da sola!”I suoi occhi erano rabbiosi e particolarmente strani, guardava il suo compagno con un po’ di odio, sembrava che fosse lui un suo nemico, o, lo era diventato quando gli ha messo davanti una realtà a cui non aveva mai pensato.

Che egoista alla fine non gli importa niente di me…io le voglio bene, è stata lei che mi ha fatto capire che mi stavo distruggendo dall’odio, ma me l’ha fatto capire col suo odio, perché non lo capisce anche lei, perché non vuole accettare la realtà, non vuole ammettere che lei è se non peggio come il mesto cantore……

Rojek si voltò, il suo volto non era né calmo né arrabbiato, malinconico, non sapeva cosa fare, nemmeno le parole che non conosceva sarebbero servite per farle cambiare idea, si sentiva inutile, non sapeva cosa fare, non sapeva come comportarsi, preferì fuggire che affrontarla, in fondo lei aveva ragione, era un codardo, abile, ma codardo…Si ha ragione, mio fratello non è morto a causa di quel bastardo,ma a causa della mia paura, si……ora non sono nemmeno capace di salvare l’unica persona che mi è rimasta, ed ho paura di seguirla nel baratro in cui vuole andare.

“Te ne vai senza dire niente?” Disse con aria di sfida Elysa.

Il silenzio aleggiò per un po’ nella stanza e venne interrotto dalla porta che si chiuse alle spalle di Rojek. L’inquietudine era sovrana ora, non una parola, non un respiro, non una lacrima non era fonte di un ordine inquieto.

Elysa guardò il soffitto ancora una volta, si le sue lacrime, dimenticarono quanto era successo con Rojek, seppur il suo tempo venisse occupato in vane occupazioni senza pensiero, poiché se pensava sarebbe stata costretta a riflettere su quanto aveva detto il suo compagno di viaggio, e, se lo faceva si sarebbe accorta che aveva ragione, che lei aveva sprecato due anni della sua esistenza per correre dietro ad una chimera di soddisfazione.

Prese i componenti, la mano tremava un pochino, ma nulla di grave, si concentrò per scoprire dov’era diretto la sua chimera per ucciderla.

 

A volte penso cosa sarebbe successo se io non avessi avuto questa maledizione sin dalla mia nascita, forse avrei potuto apprezzare tutto quello che mi circondava, forse avrei potuto apprezzare persino quel albero che avevo distrutto ieri, forse potevo gioire del contatto umano….Già io che ho più bisogno del contatto di qualcuno che mi ama, io che voglio quel contatto, sono costretto a star lontano alla gente che potrei amare…..Un tempo credevo che gli dei mi avessero fatto dono del potere di uccidere col solo contatto perché era destino di tutte le creature morire, poi man mano che uccidevo mi accorsi che la vita non ha senso….Noi camminiamo in questo mondo senza avere uno scopo ben preciso, camminiamo senza aver valore,  la mia vita e quella dell’albero non trovano un senso né con la morte né con la vita. Se non vi è scopo nemmeno per me, che sono dotato di questo dono, che senso ha continuare a vivere, che senso ha a spegnere altre vite, forse nemmeno con la morte troverò risposta alle mie domande, ma se continuo a vivere, in virtù del mio istinto di auto-conservazione, so già che sarò sempre più patetico, in un constante movimento verso la rovina….io desidero davvero la morte? Perché dovrei desiderarla…non l’ho desiderata nemmeno quando ero solo ed ora che non ho nulla da perdere e nulla da guadagnare, come qualsiasi altra persona comune, voglio fare la fine dell’albero, voglio far la fine delle foglie secche che pesto in autunno dimenticando che un tempo erano vive.

Era arrivato finalmente in città, aveva camminato per ore in quelle strade, pensava, osservava e si perdeva nella rete di pensieri che lo circondava. Era di nuovo sera, una fatal quiete si erigeva oltre al cielo, una vitale confusione priva di senso e inutile si estendeva nel mondo in cui camminava. Vedeva le persone…non provava niente, mentre gli altri lo guardavano con aria sospettosa per il suo abito, cosa pensavano, si chiedeva, ma poi ogni sua questione si perdeva in altri pensieri, in altre associazioni d’idee, alla fine non persisteva nemmeno il ricordo del peso del giudizio altrui, ormai aveva deciso. 

Vide un bambino correre verso la madre, che era pronta per prenderlo in braccio, una scena tenera, che in cuori più sensibili avrebbe destato un sentimento caldo, invece, in lui si risvegliò da un lungo sonno una fatale aria gelida.

Quel bambino….io non ho potuto gioire del tocco degli altri senza causare sofferenza sia a me che agli altri, ora…..tocco la gente, prima li odiavo, provavo gusto, mi sentivo superiore…no… non voglio ricordare quel che è stato…..si li toccavo perché gli odiavo….poi….non so….credevo di essere portatore di un dono….tutte le creature sono destinate a morire, pensavo….per questo io con il mio dono dovevo aiutarle a perire….poi le vite spezzate divennero tante quante i fili d’erba, non ricordo nemmeno i loro nomi se non….le spezzavo, poi alla fine ho capito che nulla ha uno scopo e che nemmeno la morte è un fine, sono un caso umano, un insulso ammasso di carne che cammina senza una volontà divina e senza uno scopo….ora mi ricordo quella persona, si era il compagno di quella strega…chissà cosa stava pensando mentre moriva, si pensa quando si muore?...... Forse la morte è l’interruzione di un pensiero, mi pare d’aver già pensato a questo….forse devo morire….voglio realmente morire?

Guardava il cielo stellato oltre la città, si sentiva vuoto e perso nel contemplare l’immenso empireo, quel che pensava in quel infinita massa priva di forma e scura non contava niente, si era perso in una fatale notte, che assopiva le sue inquietudini e le sue domande e che forniva risposte che lui non aveva mai cercato, la domanda che si chiese aveva ottenuto la sua risposta. Guardando il cielo, sconosciuto come la morte, capì quale era il suo ultimo atto in questo mondo, non si domandò se avrebbe avuto il coraggio di immergersi nell’oscurità.

 

Beveva un po’ di birra in una locanda non lontano dove alloggiava prima con Elysa. Rojek osservava il tavolo, guardando un singolo particolare, il tavolo non esisteva nella sua completezza, esisteva quel dettaglio.

Che cazzo faccio….scrivere una lettera d’addio….dovrei andarmene via e basta, senza un saluto, anche la vigliaccheria di questa lettera per me sarebbe un atto di coraggio….non so nemmeno cosa sia il coraggio, sono…m’illudo e basta….sono un bastardo, non ho protetto mio fratello e…non riesco a proteggere lei….no…io non riesco a proteggermi da lei per poterla aiutare…..quanto vorrei scomparire per sempre, morire…no…io ho paura della morte e di rendere conto dei miei peccati, della mia paura da una volontà più grande della mia….Esiste un Dio? Non me lo sono mai chiesto, ho creduto e basta, ma ora che penso alla morte…no, gli dei esistono, si devono esistere…Devono…perchè devono……è un dovere morale nei miei confronti la loro esistenza?...per gli dei cosa vado a pensare, mettere in dubbio la fede…ma che diamine un altro motivo per cui sono un codardo, dubito…..si dubito….io voglio la certezza dalla mia parte anche se questo significa essere stupidi…..

Alzò lo sguardo. Vide una cosa strana, inusuale per lui, vide una cameriera che reagiva ad un uomo che la importunava…un atto di coraggio…ho il dovere di farlo io, se non l’affronto direttamente almeno le mie parole la affronteranno per me, non m’importa delle sue maledizioni, non m’importa la lettera forse la aiuterà a capire cosa sta diventando, si la aiuterà. Se….NO basta se, basta ma, basta però, devo agire, se non riesco affrontarla di persona…

Si alzò improvvisamente dal posto in cui era seduto, lasciò cadere diverse monete per pagare il debito con la locanda.

S’incamminò per la fitta rete di strade che lo separava dalla locanda in cui alloggiava Elysa, poi osservò il cielo notturno, si era fatta notte….

Guardando l’immenso cielo si rese conto che era piccolo…si rese conto di non essere mai contato qualcosa né per Elysa né per suo fratello, forse era stato un peso per tutte e due…sono infantile, pensava, perché penso a questo, forse perché non sono ancora abbastanza maturo, sono un trentenne, è sbagliato che pensi a queste cose, non sono più un bambino…non posso dare la colpa sempre agli altri, forse devo rimpiangere me stesso….sono un’incapace…non faccio mai nulla di nuovo, ho peggiorato la situazione…a cosa serve cercare di migliorare la situazione, se…se dopo la si peggiora, non voglio causarle sofferenza ancora una volta, forse magari riuscirà a trovare la risposta da solo, o almeno lo spero….cosa devo fare ora?......fra un po’ pioverà che aria umida…..meglio scappare.

Gettò nell’aria la sua lettera e se ne andò via, si diresse verso le porte della città per non far ritorno mai più sui suoi passi.

Addio Elysa…..

 

Elysa camminava furiosa tra le persone, si aveva trovato dove si stava dirigendo, gli spiriti che guardavano l’andamento delle scelte umane, le avevano detto che si stava dirigendo al campanile.

Ora sentiva uno spirito guerriero, che dentro di lei ruggiva, sentiva una forza indomabile, una gioia mista a paura, una gioia mista a rabbia, un coraggio da leonessa.

Non si curava degli altri, nemmeno la sera la calmava…tutto era inutile, persino gli alberi erano inutili, le persone erano voci vacue nell’infinita massa caotica di quella realtà, nessuno le avrebbe ascoltate, ne era convinta…a cosa serve parlare se dopo si viene dimenticati, solo con i fatti le cose si risolvono, ormai sono vicina, vicinissima.

I passi erano sempre più veloci, i battiti ancora più adirati, spingeva spintonava chiunque la intralciava, non una scusa, solo uno sguardo e un continuar per la sua strada, nemmeno alle più fameliche offese rispondeva.

Mentre andava per la sua strada si scontrò con una bambina che cadde, si mise a piangere, sentendo quel pianto riuscì a vedere la giovane…..

Cosa ho fatto…sono davvero diventata così…..aveva davvero ragione Rojek…no…. Io non sono diventata così…no…ma guarda cosa hai fatto Elysa! Sei diventata così insensibile da non preoccuparti nemmeno di una bambina?...Perchè sento la voce di Rojek, nella mia testa, cose che non ha mai detto…Per gli Dei….non sono diversa da lui….forse voleva dirmi questo, si….voleva dirmi proprio questo….ma cosa devo fare ora, non ho fatto altro che pensare alla vendetta, devo vendicarmi? Cosa succederà dopo…..

Dopo aver guardato lacrimando la bambina continuò il suo cammino per forza d’inerzia, non pensava si muoveva, era divenuto solo un’inutile ammasso di carne che camminava, il vecchio campanile ora era vicino.

La sera illuminava il suo cammino nello sconosciuto mondo vedeva la morte del suo animo alle porte.

 

Camminava per la piccola ringhiera della terrazza del campanile, sentiva il rischio, sentiva la morte fra le braccia, guardò verso il basso, vide tutto in uno strano modo, si accorse di aver paura, lui che prima voleva uccidersi, in quel momento aveva paura della morte…che assurdità!

Perché voglio vivere? Perché, perché io non conosco nemmeno quella cazzo di persona chiamata Seijek, perché diavolo non mi conosco, eh si che sono io….devo specchiarmi ed intrattenere una conversazione, perché ora che sono sull’orlo della morte il mio corpo mi impone di retrocedere, perché la vita si auto-conserva? Perché…perché gli esseri viventi pur essendone profondamente consapevoli che la loro vita non ha significato né se si vive sino in fondo, né se si muore, vogliono viverla fino in fondo! Dei, io vi odio, odio questo mondo, odio me stesso perché la mia vita non ha avuto un alcun senso, e che i sensi che ho cercato di dargli erano solo costruzioni malate…io uccido senza un perché, faccio soffrire senza una ragione, io vivo senza avere un fine….forse perché importante la vita?  Che domande mi faccio ora vicino alla morte, mi domando simili cazzate ora? Quando distrussi l’albero lo feci come atto fine a sé stesso, non aveva una ragione, però è avvenuto lo stesso….anche la vita è come quel albero….la vita è un atto fine a sé stesso…per questo voglio viverla…ora ho capito….finalmente ho capito qual è il fine della mia esistenza….devo vivere….

Scese da quella posizione pericolosa e vide nell’ombra Elysa, una faccia piegata dalle lacrime e dalla inerzia della sua posizione, era lì senza averlo voluto, Elysa era stata condotta lì dalla parte che non voleva accettare la sua rivelazione, era lì per volere del sentimento che l’aveva tenuta in vita.

“Elysa, giusto, ti chiami così…non voglio ucciderti, vattene via….ora se devo uccidere lo farò per proteggere la mia vita….vivi la tua vita senza trovare scopi artificiali e l’apprezzerai meglio…non far che la vendetta,atto temporaneo, diventi la tua unica ancora per vivere…..”

Questa strega non vuole ascoltarmi, ha intenzione di uccidermi, no, io non gli permetterò di farlo, ora che so cosa significa vivere, proteggerò me stesso a costo di altre vite…..si voglio vivere….ora ho capito…basta domande, basta questioni, non esistono volontà superiori per la nostra vita, esiste solo quel che abbiamo sin da quando siamo nati….

Elysa non sembrava ascoltarlo era in trance, sembrava che fosse da un’altra parte, non era nel suo corpo, ora quel che la comandava era una passione, una passione che l’avrebbe portata verso la vendetta, cosa che aveva rigettato prima quando vide la bambina.

Non mi ascolta, sento ancora quella sensazione, paura, si chiama così, che nome brutto per qualcosa che ci permette di sopravvivere….Devo farla fuori è l’unico modo per riuscire a vivere, dovrò usare ancora il mio dono, che ironia, ora che apprezzo la vita devo usare il mio dono per uccidere ancora una volta…

Si tolse rapidamente il guanto sinistro e corse verso di lei, la toccò, la sua guancia era calda, sentiva pietà da quel tocco, sentiva il perdono dalla parte più profonda della ragazza.

Come mai non appassisce come tutti gli altri, come mai non muore? Oddio….no…non può essere….ora che faccio…..che dolce tocco, soave non mi ricordavo che il tocco con un’altra persona fosse così dolce, speranzoso, non me lo ricordo perché forse non l’ho mai vissuto, e, perché ora lo sto vivendo…perché lei vuole uccidermi quando prova pietà per me, come sono strane le cose….

Elysa estrasse rapidamente dalla borsa un piccolo pugnale, lo conficcò nel suo cuore, il sangue invase tutta la scena, il freddo tocco del mesto cantore abbandonò la guancia di Elysa, che si rese  conto di ciò che aveva fatto.

E’ giusto…sto morendo…che freddo, che dolce tocco, me lo ricordo come se fosse accaduto poco fa, forse è così, ma sembra passato un secolo… ora finalmente scoprirò cosa è la mort….

Elysa osservò il cadavere del suo nemico, le sue mani gronde del suo sangue tremavano, aveva compito la vendetta, perché si odiava…si odiava forse perché aveva rinnegato la vendetta e nonostante avesse capito che era sbagliata, aveva continuato per la sua strada senza domandarsi? Non riusciva a darsi una risposta, dopo due anni non era cambiata, la sua rabbia nonostante tutto era ancora con lei, non aveva risolto niente, non ricordava più niente…

Lentamente si perdeva nell’infinto cielo nero della sera, stava per piovere, pensava, si accorse di essere piccola.

La sera volteggiava, danzava e cantava. Era finita la giornata…..Era finita e basta.

   

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Una domanda.

 

Che funzione hanno i puntini di sospensione a sostituzione quasi totale della punteggiatura ordinaria?

 

E' forse una punteggiatura alternativa?

 

Adoro le punteggiature alternative:

 

Una volta ho conosciuto uno che al posto di qualsiasi segno di interpunzione metteva "dio can".

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AndrejMolov89

Uwao figo il tuo amico, no era perchè volevo dare interruzione ai pensieri delle persone se dovessi essere + realistico non ci sarebbe nè punteggiatura nè cognizione di causa nei pensieri^_^

I paragrafetti in cui uso volontariamente il presente e la prima persona in certi la terza sono ciò che pensano i protagonisti, senza filtri, la punteggiatura se dovessi seguire lo stile che ho scelto non dovrebbe nemmeno esistere

com'è il racconto?

 

 

 

[modbreak=yrian]Si prega di non quotare il post precedente, grazie.[/modbreak]

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Beh il racconto non è affatto male, ma ahimè non è proprio il mio genere.

Comunque i puntini di sospensione vanno bene nei pensieri e riflessioni, purchè non si esageri: spesso si tende a sottovalutare l'effetto che può fare un'inciso, una parentesi, un punto e virgola, una semplice virgola o banalmente un punto. O altrimenti, se si vuole uno "stream of consciousness" conviene proprio togliere tutta la punteggiatura (a proposito di Stream of consciousness, hai mai letto niente di Joyce? Io sì, e mi ha fatto passare la voglia di scrivere in maniera "realistica" i pensieri :rotfl:). Insomma, lo stile rischia di andare troppo a rilento, e la faccenda si appesantisce parecchio, si smorza, diventa tendenzialmente deprimente e in alcuni casi sfocia nell'emo (per carità!). Personalmente quando scrivo controllo il segno di interpunzione che ricorre troppo frequentemente e vedo se riesco a sostituirlo con qualcosa per rendere il tutto più scorrevole e non appesantire lo scritto.

Ma non voglio sembrare un prof d'italiano: lo stile lo sceglie ognuno per sè, i miei sono solo consigli, ma del tutto personali.

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AndrejMolov89
:rotfl: io l'ho letto in lingua originale joyce, mi piace lo steam ... però lo voglio riadattare a modo mio, rendendolo non solo più sopportabile ma meno noioso, infatti, ho cercato di stare attento a fare una serie d'associazioni di idee decenti che rimanessero in tema col racconto i punti di sospensione rappresentano o una divagazione interna ininfluente oppure silenzio e stop di pensiero
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