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18 minutes ago, Krad77 said:

il potenziale,

appunto, "ha il potenziale".

Una persona può capire molte cose ma molte altre non le comprende. Ha il potenziale? certo. Si sa applicare? non sempre e ciò va riconosciuto, per questo che dico che la gente si deve fare un grosso e grasso esame di coscienza e dire "sta cosa non la riesco a capire". E' umano, è normale che ci siano delle cose che non riusciamo a capire.

21 minutes ago, Krad77 said:

sto dicendo che, a meno ripeto di gravi problemi, ogni essere umano ha questa possibilità, perché è possibile proprio per la mente umana fare questi passaggi di fronte al racconto dell’altro, di base è sempre possibile perché è una capacità umana. Spero di essermi spiegato meglio.

ora si, ti sei spiegato meglio, però tu ti concentri su un aspetto teorico, io mi concentro sull'aspetto pratico.

Tutte le persone possono capirti ma poche lo sanno fare come si deve. Nella pratica, non me ne faccio nulla di sapere che uno ha il potenziale di capirmi perché se ho bisogno di parlare, necessito che sia già pronto a farlo. Non addestro la gente coi miei problemi, preferisco puntare su persone che sanno applicare quel potenziale.

20 minutes ago, Almadel said:

Io metto in conto sempre un po' di incomprensione quando esco con gli etero.

e il mio discorso e il mio approccio mi portano inevitabilmente a ragionare così.

6 minutes ago, Sokka99 said:

tu ti concentri su un aspetto teorico

Sì perché sento spesso l’idea “non mi puoi capire perché non hai vissuto questa cosa”, è un’idea che combatto, proprio ci impoverisce. E purtroppo è un’idea che si diffonde sempre più. È possibile capire un altro che ha vissuto qualcosa che io no, questa è la base, se non ci si riesce sarebbe meglio analizzare i motivi. Se invece vince il pensiero “ti capisce solo chi ha vissuto la stessa cosa”, allora in generale le persone saranno anche meno motivate a fare qualcosa che viene generalmente considerato impossibile… ma che di fatto secondo me non lo è. E non saranno analizzati i motivi quando non ci si riesce, proprio perché “è normale” che non ci si riesca.

in realtà quando una persona mi dice “non mi puoi capire perché non hai vissuto questo” lo interpreto più che altro come una difesa, un muro che mi stanno mettendo. È un parlare emotivo, non logico.

36 minutes ago, Almadel said:

E' un po' come essere stranieri: se io sono Cinese tu non capirai mai la mia cultura fino in fondo

Un discorso è la cultura (che comunque è anche conoscibile, volendo) un discorso sono i sentimenti e le emozioni. Chi ha vissuto qualcosa di diverso ha sentimenti ed emozioni collegati a quello che ha vissuto. E sentimenti ed emozioni sono sempre gli stessi che girano, almeno tra noi umani… rabbia paura tristezza gelosia ecc

non è che se leggo Addio mia concubina mi è precluso capire ed empatizzare con i personaggi perché sono cinesi. Mi sfuggiranno dei riferimenti culturali? Sì ma capire ed empatizzare non coinvolge la cultura in primis, fermo restando che quello che non si capisce si può anche chiedere a qualcuno, si può cercare di informarsi, se c’è un minimo di curiosità.

1 hour ago, Krad77 said:

non ho capito che problema c’è con Covatta

Nessuno, è questione che anche l'empatia, per chi ne ha molta, non può essere universale ma sarà sempre incanalata. Tanto l'importante è il raggiungimento di un obiettivo positivo. 

Ognuno si sente attratto verso qualcosa che più tocca le proprie corde, ed è il motivo per cui mi piace ciò che fa Greta ma se mi mostrano le morti in Africa sbuffo. Non è cattiveria, e ciascuno di noi sbufferà su qualcosa, che siano le morti dei dissidenti in nord Korea o i focolai di ebola o le vittime innocenti dei narcos o l'obeso che ti manda messaggi su romeo e a cui non vuoi rispondere perché ti repelle. 

 

3 minutes ago, Krad77 said:

“non mi puoi capire perché non hai vissuto questa cosa”, è un’idea che combatto, proprio ci impoverisce.

potrà essere sbagliata la frase, ma il concetto rimane vero. Ci son cose che non puoi capire e ammettere che non puoi farlo è molto meglio rispetto a puntarsi sul contrario.

Ci son cose che: mai potrai capire perché sei uomo, mai potrai capire perché non sei effeminato, mai potrai capire perché sei cisgender. Alcune cose potrai capirle, ma altre no.

5 minutes ago, Krad77 said:

E non saranno analizzati i motivi quando non ci si riesce, proprio perché “è normale” che non ci si riesca.

Per quanto mi riguarda, ho trovato più deleterio l'insistenza delle persone a voler capire, che non il contrario. Perché per capire, io devo spiegare e fidati che ti stanchi dopo un po'.

Se ho un problema, non voglio star lì a dover spiegare più del necessario per far comprendere il disagio.

2 minutes ago, Sokka99 said:

Ci son cose che: mai potrai capire perché sei uomo, mai potrai capire perché non sei effeminato, mai potrai capire perché sei cisgender. Alcune cose potrai capirle, ma altre no.

Non sono d’accordo. Posso capire tutto, se mi viene raccontato o spiegato. Quello che non posso capire è eventualmente quello che l’altro non mi racconta, non mi dice.

Just now, Krad77 said:

Posso capire tutto, se mi viene raccontato o spiegato. Quello che non posso capire è eventualmente quello che l’altro non mi racconta, non mi dice.

è una dualità di fattori. Tu puoi aver bisogno del tuo tempo per capire e la persona può necessitare di sapersi spiegare meglio.

Fatto sta che le persone preferiscono andare da chi è GIà CAPACE di capirle perché spiegare, rispiegare, riformulare le frasi per farsi capire, spiegare i dettagli, affinare le spiegazioni, ecc... costa molte energie.

Dire "tu non mi puoi capire" è sbagliato in senso assoluto, perché tu potenzialmente puoi capirmi; ma se nessuno ti spiega le cose, allora non potrai mai comprendere il disagio altrui e quindi la frase diventa vera. Dire "tu non mi puoi capire" serve per evitare che le persone mettano becco in faccende di cui non sanno nulla (magari non per colpa loro, per carità, ma di fatto non ne sanno nulla o non abbastanza).

questo è anche il motivo per cui capita che le persone si "ghettizzino". I gay stanno coi gay perché è più facile e immediato trovare un confronto, relegando così gli etero a "vabbé te non puoi capire".

è naturale. Per molte cose, preferisco parlare con Loco che con le mie amiche e questo perché lui ne sa infinitamente di più. Alle mie amiche voglio un mondo di bene, ma non ho la pazienza d'insegnar loro le cose a furia di spiegazioni (e come me, anche altri ragionano così).

14 minutes ago, Krad77 said:

Un discorso è la cultura (che comunque è anche conoscibile, volendo) un discorso sono i sentimenti e le emozioni. Chi ha vissuto qualcosa di diverso ha sentimenti ed emozioni collegati a quello che ha vissuto. E sentimenti ed emozioni sono sempre gli stessi che girano, almeno tra noi umani… rabbia paura tristezza gelosia ecc

Beh se non ne fai un discorso culturale, ma tratti l'omosessualità solo nella fattispecie delle emozioni

allora probabilmente sì: chiunque abbia esperito sensazioni simili potrà capirmi.

 

Quando un mio conoscente eterosessuale sottostima le difficoltà che hanno i gay

io lo invito sempre a fare la prova e a dichiararsi gay per una settimana con famiglia e amici

o a camminare mano nella mano con un amico in centro il sabato pomeriggio.

A quel punto ho la sensazione che capiscano perfettamente.

 

In genere mi soffermo su particolari più "culturali"

come ad esempio il modo differente che abbiamo nel vivere sesso e relazioni o i nostri cult di riferimento.

I nostri problemi di disagio sociale mi sembrano piuttosto facili da conoscere,

visto che l'omofobia - magari sotto forma di machismo - è una cosa che colpisce anche gli etero.

Ma in verità le questioni di cui noi siamo oggetto non è che siano di così difficile comprensione. La difficoltà a "capirci" è casomai una difficoltà ad accettarci a causa di pregiudizi culturali inculcati dall'infanzia. Senza quei pregiudizi, rimarrebbe il dato che non tutti sono etero e non tutti sono cisgender. Non c'è niente di complicato in questo e non sarebbe necessario chissà che sforzo esplicativo; così come a ben vedere non sarebbe necessaria la nostra necessità di farci capire a tutti i costi.

Ad esempio, io posso benissimo non sapere nulla di una sindrome rara che causa un qualche grado disabilità, non per questo però mi metto in mezzo alla richiesta della 104 da parte di chi né è affetto, né mi metto a polemizzare. Io posso benissimo non sapere nulla di una certa cosa senza sentire il bisogno di interferire con essa, e posso non sapete nulla di cosa vive x persona senza sentire il bisogno di dire che x persona non dovrebbero accedere a determinati diritti...

Il bisogno delle persone di interferire coi nostri diritti non proviene dal fatto che le persone non ci capiscono, proviene dal fatto che le persone ci disprezzano. Sono due cose diverse e non mi sembra corretto confondere le acque

Guarda @Almadel dipende se stiamo sui concetti di “capire ed empatizzare”

tu hai aiutato dei migranti se ricordo bene

cosa serve per capire ed empatizzare con i migranti? Hanno storie tra loro molto diverse, ed hanno anche culture molto diverse tra loro ed anche dalla nostra. Se molti ti raccontano che sono stati minacciati con le armi per lunghi periodi, hanno fatto percorsi dove sono morte persone vicine a loro, sono stati in campi di prigionia… poi ci metti anche che hanno i flashback, dormono male, hanno improvvisi cambi d’umore e una serie di cose. Ti puoi fare un’infarinatura sul disturbo post-traumatico da stress, il meccanismo si può spiegare in 5 righe, ma puoi anche comprarti un libro che ne parla e leggerlo tutto se ti va e se ti si è smosso l’interesse, non ti è precluso. Ma ciò che conta è che tu capisca le emozioni ed i sentimenti che certe esperienze estreme comportano, e l’impatto che hanno sulla vita della persona, anche nel momento in cui la conosci e la inizi ad aiutare

non è che per questo processo però che uno sia ivoriano e uno sia afghano (due esempi che sono capitati a me per lavoro) sia più di tanto rilevante e serva tanto approfondire le relative culture; se hai curiosità qualcosa verrà fuori, che prima non sapevi, anche sul piano culturale; ma quello che è determinante è che tu capisca che hanno vissuto paura angoscia disperazione o altro, per periodi prolungati, e tu sai che cosa sono queste emozioni, e tra l’altro le hai provate, in gradi certamente diversi, ma devi provare a capire la paura quando è grande e prolungata, non un sentimento x senza nome. Questa è la base per comprendere ed empatizzare… la cultura di appartenenza è un po’ più a margine. Questo secondo me e le mie esperienze.

2 hours ago, Ghost77 said:

E spesso chi si interessa ha altri motivi dietro. Purificazione della propria coscienza con un tema sociale a caso, e via. 

Ad alcune persone piace davvero interessarsi alle situazioni altrui...poi, che a parer tuo o di altri inconsciamente lo si faccia per sentirsi migliori è un po' secondario, l'azione rimane 😅 

3 hours ago, Bloodstar said:

Come dice giustamente Ghost, noi sappiamo qualcosa dei peruviani in Italia? Ce ne importa qualcosa?

Avessimo un amico peruviano inizieremmo magari ad interessarcene.

Comunque, lo spunto del topic era molto più freddo, provo a riformularlo declinandolo in chiave pubblica:

La comunità LGBT, quando interviene su mezzi di comunicazione di massa, si preoccupa di farsi intendere?

Il ddl Zan è diventato tema di pubblico dibattito grazie a Fedez, che ha aiutato molti non gay a capire quelle che per noi sono ovvietà.

1 hour ago, Almadel said:

Quando un mio conoscente eterosessuale sottostima le difficoltà che hanno i gay

io lo invito sempre a fare la prova e a dichiararsi gay per una settimana con famiglia e amici

o a camminare mano nella mano con un amico in centro il sabato pomeriggio.

A quel punto ho la sensazione che capiscano perfettamente.

Cominciavo a pensare che conosceste solo etero particolarmente rincoglioniti. 😂

58 minutes ago, Renton said:

Il bisogno delle persone di interferire coi nostri diritti non proviene dal fatto che le persone non ci capiscono, proviene dal fatto che le persone ci disprezzano. Sono due cose diverse e non mi sembra corretto confondere le acque

Non credo che il disprezzo sia il sentimento prevalente ma ciascuno ha la propria storia...insomma, lo dico io che a quel che capisco sono stato uno dei più bullizzati qui nel mucchi.

I pregiudizi culturali di cui parli pesano come macigni, ma allora non è proprio per questo che farsi comprendere dalla maggioranza diventa un'urgenza?

2 hours ago, Almadel said:

Io metto in conto sempre un po' di incomprensione quando esco con gli etero.

Inevitabile. È uno dei motivi per cui se mi chiedono qualcosa di nostra competenza e credono poi di fare osservazioni acute al riguardo tendo ad essere più indulgente di quanto sarei con un gay (che la sufficienza se la deve sudare). Con gli etero premio lo sforzo 😁

Edited by schopy
20 minutes ago, schopy said:

Ad alcune persone piace davvero interessarsi alle situazioni altrui

Eh ma ho scritto la stessa cosa nelle righe che seguono lo stralcio che hai citato 😝

21 minutes ago, schopy said:

Avessimo un amico peruviano inizieremmo magari ad interessarcene.

Magari. O magari ci interesseremmo soltanto della sua, di situazione. 

26 minutes ago, schopy said:

La comunità LGBT, quando interviene su mezzi di comunicazione di massa, si preoccupa di farsi intendere?

Magari si preoccupa anche, ma se non aggancia la controparte da cui vuol farsi intendere, ha voglia ad urlare. Se gli eterosessuali volessero il diritto di figliare in un mondo in prevalenza gay, dovrebbero far passare il loro messaggio attraverso uno di noi, che altrimenti ci cureremmo solo di evitare la sovrappopolazione, alla faccia dei loro cortei per accoppiarsi come pervertiti. 

38 minutes ago, schopy said:

Non credo che il disprezzo sia il sentimento prevalente

Lo so, tu sei molto ottimista, positivo, naive. Pensi sempre che in fondo siano tutti bravi, buoni, belli, che forse non abbiano capito, che forse bastava spiegare, e ci saremmo ritrovati a fare un girotondo tutti felici in un prato pieno di fiori. È il motivo fondamentale per cui la pensiamo in modo diverso lol

Edited by Renton
1 hour ago, schopy said:

Ad alcune persone piace davvero interessarsi alle situazioni altrui...poi, che a parer tuo o di altri inconsciamente lo si faccia per sentirsi migliori è un po' secondario, l'azione rimane 😅 

Questa è la classica argomentazione che usa chi non ha empatia.

"Non sono io che me ne frego degli altri!

Sono quelli che fanno i buonisti ad avere la coscienza sporca!

Chissà cosa devono farsi perdonare gli etero che vanno ai Pride

o i bianchi che manifestano contro il razzismo! " :D

10 minutes ago, Renton said:

Lo so, tu sei molto ottimista, positivo, naive. Pensi sempre che in fondo siano tutti bravi, buoni, belli, che forse non abbiano capito, che forse bastava spiegare, e ci saremmo ritrovati a fare un girotondo tutti felici in un prato pieno di fiori. È il motivo fondamentale per cui la pensiamo in modo diverso lol

Non credo che Schopy lo dica per ingenuità.

Per me è più tendenza ad auto-colpevolizzarsi.

"Se non ci amano è perché non ci siamo impegnati abbastanza" 🙂

48 minutes ago, Almadel said:

Questa è la classica argomentazione che usa chi non ha empatia.

In realtà volevo prendermela esclusivamente con Ghost77, che mi  sembrava voler giustificare razionalmente il diritto a fregarsene su tutta la linea, tanto in termini di intenzioni tanto in termini di azioni, sulla scorta della convinzione che spesso chi si interessa ad altri lo fa per "purificare la propria coscienza con un tema sociale a caso" 😛

1 hour ago, Renton said:

Lo so, tu sei molto ottimista, positivo, naive. 

Ma no, è che io osservo, mi immedesimo...non credo d'essere un ingenuo, l'ho studiato a lungo il nemico 😂

1 hour ago, Almadel said:

Per me è più tendenza ad auto-colpevolizzarsi.

Sì, può essere

@schopy Ma alla fine il discorso di Ghost mi sembra più che altro spiegare il disinteresse verso determinate questioni

Non spiega il fatto che esistano persone che fanno propaganda politica attivamente contro i diritti di alcune minoranze.... O ad esempio l'esultanza delle persone alla notizia dell'affossamento del DDL

 

Edited by Renton
4 minutes ago, schopy said:

realtà volevo prendermela esclusivamente con Ghost77

E infatti ribadisco che non hai quotato il pezzo in cui dico che molti invece empatizzano per maggiore predisposizione 😘. Ciò non toglie che l'oggetto dell'empatia è sempre dato da qualcosa, che nasce da vissuti personali o da somiglianze con il proprio modo di condurre la vita. E non è equivalente a dire che c'è sempre un doppio fine. È semplicemente così, ogni motivazione ha una sua origine, non per nulla è raro trovare chi si occupa del mondo attorno a sé a 360 gradi e non sia milionario da poterlo fare senza sforzo. 

2 minutes ago, Ghost77 said:

E infatti ribadisco che non hai quotato il pezzo in cui dico che molti invece empatizzano per maggiore predisposizione 😘

Sì, poi avevo visto.

Comunque, forse mi son spiegato male io (vogliate apprezzare l'autoironia 😄), ma l'oggetto del topic non era "come farsi accettare & ben volere", piuttosto "come star sicuri che i termini del discorso siano chiari e poco equivoci". Solo io ho amici eterosessuali che mi chiedono di spiegargli cosa significa "identità di genere", "pansessualità", "etero cis"...? Potrei continuare...

16 minutes ago, schopy said:

Solo io ho amici eterosessuali che mi chiedono di spiegargli cosa significa "identità di genere", "pansessualità", "etero cis"...?

Io non li ho. È capitato che uno sconosciuto abbia osato farmi domande sulla mia vita sessuale (quindi cose personali a cui non ho risposto), ma nessuno mi ha mai chiesto, di sua iniziativa, di spiegargli che sia l'identità di genere, ecc...

Edited by Sokka99

Decisamente le persone che chiedono il significato dei termini non sono il problema per noi 

Anzi, quando vuoi sapere il significato di un termine e lo chiedi mostri umiltà e interesse

Il problema è la gente che ti ride in faccia quando ne parli, perché dalle sue parti, o ai suoi tempi, o a casa sua, quelli come te erano degli spostati mentali, e basta. Uomini pervertiti, donne isteriche, gente che dovrebbe essere rinchiusa e di certo non stare in mezzo alle persone normali. Quelli che quando parli dei tuoi diritti ti rispondono che sei un vittimista lagnone, che pretendi troppo e che anzi dovresti ringraziare che non stai nei forni o che non te menano

Edited by Renton
54 minutes ago, Renton said:

Il problema è la gente che ti ride in faccia quando ne parli, perché dalle sue parti, o ai suoi tempi, o a casa sua, quelli come te erano degli spostati mentali, e basta (...) Quelli che quando parli dei tuoi diritti ti rispondono che sei un vittimista lagnone, che pretendi troppo e che anzi dovresti ringraziare che non stai nei forni o che non te menano

Gente proprio così per fortuna non ne ho incontrata (mio padre ogni tanto si lascia andare a qualche vaneggiamento, ma non arriva alle battute sui forni), però alle medie venivo preso a sassate. Quindi non sono ingenuo, né sono stato granché fortunato; ma se, ad esempio, ci preoccupiamo di educare già i bambini nelle scuole alla tolleranza per le diversità di genere, o alla decostruzione degli stereotipi, non sarà che farsi capire è più importante di quanto ci sembri?

I bambini capiscono con molta più facilità degli adulti proprio perché il problema non è che devi essere intelligente ma che devi semplicemente essere disposto a superare determinati pregiudizi, e i bambini questi pregiudizi non ce li hanno. È crescendo casomai che glieli inculcano

4 hours ago, schopy said:

Comunque, lo spunto del topic era molto più freddo, provo a riformularlo declinandolo in chiave pubblica:

La comunità LGBT, quando interviene su mezzi di comunicazione di massa, si preoccupa di farsi intendere?

Io fin dall’inizio ho interpretato la domanda rivolta da schopy al forum in senso politico – e intendo “politico” in senso molto generale, anche se non per questo meno...politico.

Mi spiego, e ciò che voglio dire è davvero semplice: parliamo, noi omosessuali, con il mondo, nell‘ambiente di lavoro, con amici, ma anche con estranei e con chiunque, all’università, in famiglia, in occasioni pubbliche e virtuali, di cose omosessuali (libri, film, cultura, storia, storie di vita, fino ad arrivare al tema dei diritti e delle richieste generali) e da un punto di vista omosessuale? Lo facciamo veramente, e abbastanza? Forse no. È vero che bisogna assolutamente avere degli “intercessori” e mediatori eterosessuali, ma forse in Italia, complessivamente, la popolazione omosessuale parla poco in prima persona. Il discorso del sapersi fare intendere lo legherei subito dopo a questo quesito fondamentale.

9 minutes ago, Isher said:

parliamo, noi omosessuali, con il mondo, nell‘ambiente di lavoro, con amici, ma anche con estranei e con chiunque, all’università, in famiglia, in occasioni pubbliche e virtuali, di cose omosessuali (libri, film, cultura, storia, storie di vita, fino ad arrivare al tema dei diritti e delle richieste generali) e da un punto di vista omosessuale? Lo facciamo veramente, e abbastanza? Forse no.

oppure, e questo sarebbe interessante capirlo, come ci (pro)poniamo agli etero?

siamo ancora ad un'immagine tipo Accorsi nelle Fate ignoranti?

per carità, grandissimo film, manco mi sfiora l'idea di criticarlo male; ma comincia ad avere i suoi bei 20 anni.

E forse da allora ci siamo anche un pelo "evoluti"

33 minutes ago, freedog said:

un pelo "evoluti

E secondo me proprio in questa evoluzione o normalizzazione rigettiamo la" cultura omosessuale " di cui non ci sentiamo emotivamente come parte integrante. Non troviamo scopo nel parlare di cose omosessuali proprio perché, al di là delle nostre esperienze di vita, non ne sappiamo, non ci tange o non vogliamo apparire agli occhi degli altri come dei fanatici monotematici. 

Appunto, i tempi della grande famiglia gay allargata, della comune vita con la matriarca frociarola e le mega cene sul terrazzino sono cose che iniziano a suonare quasi come documentaristiche. 

22 hours ago, schopy said:

Chi ci dà noia lo fa senza nemmeno cogliere il suo errore, tanto è lontano da noi su molti temi. Di qui la mia domanda, non sarà che noi non ci spieghiamo? 

Beh io mi sento chiamato in causa dal tuo esempio, quindi provo a rispondere. Spoiler: il succo della mia risposta è che forse fai effettivamente una ricognizione sulle eventuali colpe della vittima, un po' di victim shaming, come dice @Renton, che cinicamente si può anche provare a fare, però sento che potrebbe esserci una sfasatura nelle premesse, almeno andando a sensazione, perché stai usando un paio di esempi poco calzanti, i cui contesti sono spiegabili in modo specifico, cioè sono fortemente circostanziati. Nel momento in cui uno si secca perché un etero viene a pontificare in un forum gay, si secca letteralmente perché un etero viene a pontificare in un forum gay, non c'è dietrologia, c'è minority stress e fastidio per una percepita invasione di campo che si preferirebbe non dover subire, soprattutto in luoghi in cui essa appare di solito altamente improbabile, e quindi il suo verificarsi avviene "a difese abbassate" e l'obiettivo primario è l'allontanamento del fattore disturbante, non una qualche forma di conciliazione.

15 hours ago, schopy said:

Perché le distorsioni fanno più presa dei contenuti effettivi? Non sarà che quei contenuti non sempre li proponiamo in modo chiaro noi per primi?

Il secondo esempio è di tipo politico, cioè alludi a come un argomento possa essere manipolato nel discorso pubblico. Il punto è che la tua ricognizione su eventuali colpe della vittima non penso possa partire nemmeno da questo contesto perché non è in atto un dialogo, né un dibattito, ma un incrocio di fallacie logiche intenzionalmente utilizzate da chi lo fa di mestiere con la finalità di esercitare potere (quindi con obiettivi terzi estranei all'obiettivo di "chiarire un malinteso" o "riappacificare gli animi", che anzi, sono viste come eventualità molto dannose). Le forze politiche cercano di impastare il tema X "a immagine e somiglianza" dell'elettore, cioè la strategia non è mai parlare della "verità", ma parlare pro/contro quella specifica cosa che riesce a catalizzare il maggior consenso possibile in quello specifico momento.

Provo a spiegarmi meglio: il bravo politico non ha una "opinione sul tema X", tipo non ha una "opinione sui gay", ma mostrerà di avere quell'opinione, con relative sfumature e precisazioni, che il suo staff si rende conto andare per la maggiore nel suo bacino elettorale in ogni singolo istante.

Il passo successivo è ovviamente capire quale sia la sfumatura che raccoglie il maggior consenso in quel momento, e lo si fa procedendo empiricamente, con accurate oscillazioni: per oscillare servono almeno due "poli" contrapposti, cioè due tesi assolutamente antitetiche, e pertanto qualsiasi tema che diventi di pubblico dominio tenderà facilmente ad essere polarizzato fra un "assolutamente sì" e un "assolutamente no", fra un "moriremo tutti" e un "ma va là", fra un "come siete saggi" e un "come siete idioti".

In un contesto simile è irrilevante cosa sia reale e cosa sia falso, rileva solo la direzione temporanea che assume il flusso maggioritario dell'opinione comune in ogni dato momento.

Quindi non ci sono proprio le basi per fare victim shaming, perché la vittima non ha una reale voce in capitolo, è a priori estromessa da qualsiasi intervento.

 

Magari cambiando esempi si può provare a rifare una ricognizione delle colpe della vittima per vedere se può funzionare meglio. Potremmo accennare ad un dialogo particolarmente difficoltoso nella vita reale, fra amici o con i parenti, che chi ha appena fatto coming out può trovarsi a dover intrattenere. Secondo me, detto proprio in modo banale, l'esponente LGBT medio (fra cui mi includo) tenderà a rinunciare ad argomentare nel momento in cui percepisce, a torto o a ragione, che l'interlocutore non ha gli strumenti culturali per comprendere, o ne ha talmente pochi che servirebbe una vita passata a lavorarci su per svilupparglieli, e per economia di energie non ne vale la pena.

19 minutes ago, Sampei said:

Quindi non ci sono proprio le basi per fare victim shaming, perché la vittima non ha una reale voce in capitolo, è a priori estromessa da qualsiasi intervento

Ecco, appunto. Quando la vittima interviene per dire la sua, generalmente l'interlocutore si è già schierato ed è già stato istruito su come rispondere alla vittima per neutralizzare ciò che sta dicendo

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