Androgyny Posted February 24, 2008 Share Posted February 24, 2008 Scusate so che questo topic non riguarda una tematica gay ma diciamo generale.... vorrei sapere cosa ne pensate: Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due esseri si avvicinano tra loro, molto più probabilmente si feriranno uno con l'altro. Ciò viene dall'idea che i porcospini possiedono aculei sulla propria schiena. Se si avvicinassero tra loro, i propri aculei finirebbero col ferire entrambi. Questo è in analogia con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e a fidarsi l'uno dell'altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ferirebbe anche l'altro, e le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più grandi. Eppure i porcospini hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi a vicenda. Da questa contraddizione nasce il dilemma. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Geko21 Posted July 13, 2010 Share Posted July 13, 2010 Credo che semplicemente se vuoi stare vicino ad una persona devi condividere gioie e dolori! Attenzione: non è stato postato in questo topic per almeno 120 giorni. Nonostante tu sia sicuro di voler rispondere, prendi in considerazione l'idea di aprire un nuovo topic. ahahahaha dopo 120 giorni questo post ha ricevuto una risposta! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
rosa_delle_alpi Posted July 17, 2010 Share Posted July 17, 2010 oh già, se ne parlava in neon genesis evangelion, vero? c'è addirittura una voce sulla wiki... (e lì ho scoperto che è un'idea di schopenhauer, e non dell'autore di evangelion) Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due esseri si avvicinano tra loro' date=' molto più probabilmente si feriranno uno con l'altro. Ciò viene dall'idea che i porcospini possiedono aculei sulla propria schiena. Se si avvicinassero tra loro, i propri aculei finirebbero col ferire entrambi. Questo è in analogia con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e a fidarsi l'uno dell'altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ferirebbe anche l'altro, e le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più grandi. Eppure i porcospini hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi a vicenda. Da questa contraddizione nasce il dilemma. Il concetto ha origine dal Parerga und Paralipomena di Arthur Schopenhauer. Esso è entrato a far parte dell'ambito della psicologia dopo che il concetto fu scoperto ed adottato da Sigmund Freud in Psicologia delle masse e analisi dell'io. La psicoanalisi spiega in modo breve ed immediato molte delle reazioni patologiche, tipiche di quelle persone che vengono diagnosticate come affette da patologia borderline. Sono persone, infatti, che provano angoscia di distruzione e invasione quando l'altro si avvicina "troppo" e angoscia di vuoto e di abbandono quando l'altro si allontana "troppo".[/quote'] praticamente, il dilemma sta nel trovare la distanza giusta, quella che permette sì di creare un legame, ma non stretto al punto da far soffrire... insomma, una cosa quasi impossibile da ottenere. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
dreamer_ Posted July 17, 2010 Share Posted July 17, 2010 E' ovvio che quando ci si sente in sintonia con un'altra persona ci si tende ad avvicinare e ovviamente i problemi del singolo diventano i problemi della coppia. Ed è anche giusto che sia così: rifiutare metà dell'empatia verso l'altro e quindi spesso di aiutarlo sul piano fisico e sentimentale è un atto profondamente egoistico perché porta a concentrarsi unicamente sul proprio dolore. A mio parere non è in realtà una contraddizione perché ha come risultato un rapporto di reciproco sostegno e fiducia che l'altro ricambierà la sopportazione del dolore altrui. E' un comportamento comune in molte specie. Vi faccio un esempio metaforico: i pipistrelli vampiro rigurgitano (bleah!) ai compagni che non hanno trovato una preda un po' di sangue per nutrirli, e allo stesso modo essi lo faranno se i primi saranno nello stessa situazione. Allo stesso modo l'uno supporta l'altro nei momenti di difficoltà con una forma di "sacrificio" emotivo, certo che l'altro farebbe sa stessa cosa. (difatti ci sentiamo "traditi" se questo non avviene) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Diony Posted July 18, 2010 Share Posted July 18, 2010 beh, il dilemma del porco spino, secondo me, esplica il fatto che più due persone si amano e si vogliono bene, più devono stare a contatto con le loro gioie e i loro dolori. Quando si pungono troppo si lasciano. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
rosa_delle_alpi Posted July 18, 2010 Share Posted July 18, 2010 Quando si pungono troppo si lasciano. già, tristemente vero. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
FireSpirit Posted July 18, 2010 Share Posted July 18, 2010 Fa parte delle relazioni umane il ferirsi e il riavvicinarsi, l'uomo non è fatto per essere solo. Per quanto una persona ti possa fare del male, senti la necessità di sopportare tutto pur di poterle stare accanto e impari ad amare tutto di lei. Comprese le ferite che infligge con i suoi "aculei"... (Adoro Schopenhauer) "I porcospini quando hanno molto freddo si raggruppano e si stringono l'uno a l'altro per riscaldarsi. Più si stringono più cominciano a sentire gli aculei dell'altro porcospino che li ferisce. E allora si separano. Ma torna il freddo e si riavvicinano. E di nuovo si feriscono. E si staccano. Provano e riprovano fino a trovare la giusta distanza per non ferirsi e per non morire di freddo." Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
milano2010 Posted July 19, 2010 Share Posted July 19, 2010 Sarebbe monotona una vita perfetta ! Ogni tanto è bello anche pungersi e pungere Se l'unione ha delle basi forti non c'è puntura che tenga la ferità si rimarginerà in fretta :) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Mooncat Bluerose Posted September 14, 2011 Share Posted September 14, 2011 Stavo curiosando tra le vecchie discussioni quando mi è capitata sott'occhio questa che dal titolo mi ispirava, l'ho letta ed ho deciso di aggiungervi un mio messaggio perchè è un tema che mi ha colpito e che mi ha fatto riflettere. Premetto che Schopenhauer manco sapevo come si scriveva e che di questo dilemma conosco solo quello che è stato scritto in questo topic per cui parlerò più di quello che è il mio sentire rispetto a questo argomento piuttosto che delle sue implicazioni a carattere generale ed oggettivo. Trovo interessante quello che è l'aspetto patologico della questione, cioè il fatto che vi siano persone incapaci di collocarsi più o meno "a distanza di sicurezza" e di avere una scambio affettivo sano che non li faccia soffrire in maniera insopportabile. Penso che il limite di tolleranza dipenda molto dalla sensibilità personale e che in alcuni casi la cosa sia così esasperata da spingere ad isolarsi e ad avere solo contatti brevi e superficiali con gli altri. Non so se le persone omosessuali siano più predisposte verso questo tipo di situazione o se sia invece un malessere più globale, il cui diffondersi venga incentivato anche dal modificarsi delle abitudini sociali che spesso facilitano la ricerca di conforto in un mondo virtuale in cui è più semplice "filtrare" le cose e le persone sgradevoli. Purtroppo a volte, per quanta attenzione si possa mettere nel misurare i gesti e le parole, la "puntura" è inevitabile e credo che l'unico modo per contrastarla sia quello di avere un motivo valido per rimanere. Si può arrivare a voler proteggere se stessi e gli altri dalle ferite reciproche creando un desolante distacco, si può essere accusati di farlo per comodità ed egoismo, e tutto questo alla fine peggiora il quadro generale creando un circolo vizioso che si autoalimenta e dal quale diventa sempre più difficile uscire man mano che si va avanti. Secondo me è come se in parecchie occasioni ci fosse un difetto di trasmissione che fa sì che la parte "positiva" dell'interazione tra le persone non venga percepita, non solo per quanto riguarda il ricevere qualcosa ma anche per quello che concerne la soddisfazione di dare un contributo piacevole o costruttivo nella vita altrui. In una globalità sempre più ampia è facile che la propria voce si perda, che ci sia chi ha già detto o scritto le parole che avevamo in mente, e questo può generare una sensazione di sentirsi di superfluo che può facilitare l'allontanamento. Sicuramente nel momento in cui entra in gioco una patologia l'unico che abbia le carte in regola per intervenire in maniera più o meno risolutiva è un medico specialista, ma io mi chiedo se ci sia comunque un qualche tipo di accorgimento che chiunque possa adottare per far sì che il "porcospino" non muoia di freddo. Basta essere aperti e disponibili al dialogo o occorre fare di più? Meglio lasciar decidere al "porcospino" se e quando avvicinarsi di nuovo oppure andargli incontro col rischio che si ritragga ulteriormente? Ogni caso andrebbe analizzato nel proprio contesto in base alle persone coinvolte ed ai loro rapporti, ma forse qualcuno del forum ha avuto esperienze simili ed ha le idee più chiare in proposito, io personalmente sono per evitare le forzature ma di fronte al rischio di perdere una persona cara per aver assecondato una volontà di isolamento dettata da motivi come quelli che ho citato prima mi chiedo se veramente sia la cosa più saggia. Il sostegno reciproco è un bel progetto da realizzare ma se non è mutualistico in maniera paritaria, se non è bilanciato, dubito che possa funzionare, ad un certo punto secondo me subentra l'orgoglio per cui ci si ribella ad una posizione di presunta debolezza o dipendenza nei confronti dell'altra persona finendo per guastare il rapporto a meno di non trovare un modo per riequilibrare lo scambio. Tutto nasce a mio avviso dal non valorizzarsi, dal pensare che il calore offerto dalla propria vicinanza sia ben misera cosa rispetto alle ferite causate da un carattere che è un groviglio di spine, si ha una visione negativa di se stessi talmente radicata nel profondo da essere spinti a cercare continue smentite e rassicurazioni, e nel momento in cui queste dovessero venire a meno (vuoi per stanchezza o perchè sono cose che si danno talmente per scontate da non sentire il bisogno di ribadirle) si ha un'impressione di perdita di interesse che acuisce questo senso di inadeguatezza e spinge a farsi da parte. E' qui che dal mio punto di vista entra in gioco il valore fondamentale della condivisione espresso da questo dilemma, ma mentre ciò a cui mira il porcospino è il calore e le spine sono una conseguenza che è costretto a sopportare nel caso degli esseri umani penso debba esserci la volontà di "impossessarsi" della sofferenza dell'altro, di offrirsi come puntaspilli, come sfogo per quei pensieri oscuri che appannano l'anima, senza avere la pretesa di risolverli ma per far capire che anche quelli sono una parte importante del legame che unisce due persone e che tenerli per sè è un gesto di rifiuto che fa più male di qualunque ipotetico fastidio possa venire dal confidarsi. L'ultima cosa che volevo aggiungere prima di chiudere questo messaggio è a proposito dell'avvicinarsi procedendo per tentativi, nel senso che ritengo importante il non scoraggiarsi di fronte a qualche punzecchiatura allo stesso modo del non voler fare i martiri a tutti i costi, le difficoltà sono inevitabili ma non può essere solo una persona a farsene carico, ed inoltre l'equilibrio è una cosa mutevole per cui fossilizzarsi su una posizione di comodità alla lunga può portare ugualmente a non sopportarsi più, perchè nel tempo tutto cambia e se ogni tanto non si varia la prospettiva da cui ci si osserva finisce che non ce ne si accorge e ci si ritrova un giorno all'improvviso con a fianco un estraneo che non si sa più come prendere per non farsi male. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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