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Classica


Guest Jess81

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Allora passiamo alla Prima di Mahler  :D

Detta «Il Titano». Io l'adoro, e ci ho anche scritto un articolo sopra.

 

:D

 

Questa faccina non basta,

l'ascolto in continuazione... :roll:

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hook, Isher... ogni tanto mi intrometto ma spero di non "disturbare" troppo la vostra interessante disquisizione.

Questa volta... un po' di coro... come al solito in una magistrale esecuzione tedesca:

 

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Bravo, Casperino, non solo non ti intrometti, ma partecipi a questo bel momento di scambio e,

data l'età del nostro giovane amico Hook, di paideia musicale :roll:

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Addirittura paideia... un concetto nobile Isher!

Anche se la symphonia di prima, sarebbe potuta essere un semplice colpo di fortuna!

 

Devo considerarmi vostro discepolo? :roll:

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Riguardo a Sibelius: l'anno scorso mi sono ascoltato tutte le sinfonie di seguito (l'integrale di Simon Rattle), una al giorno per una settimana... La verità? Non le ho capite. Temi bellissimi, orchestrazione molto particolare, ma francamente non si capiva dove volesse andare a parare. :(

Meglio il concerto per violino; direi quasi pessimo, per gli stessi motivi, il quartetto per archi. :/

 

@Hook: direi che ti manca Dvorak. Settima, Ottava e (soprattutto) Nona sinfonia sono imprescindibili. Poi il concerto per violoncello (un po' meno importante quello per violino, assolutamente evitabile quello per piano) e almeno il quartetto per archi comunemente detto "Americano", oltre alla celebre Serenata per archi. Mi permetto anche di aggiungere il misconosciuto Scherzo Capriccioso (http://www.youtube.com/watch?v=oA3C95DYFt0).

 

@Casper: non dovrei dirlo, visto che frequento il Conservatorio che porta il suo nome, ma Respighi mi lascia davvero perplesso: a volte sembra solo Mendelssohn orchestrato meglio. :asd: Non è che voglio fare l'avanguardista per forza, ma ha scritto davvero un sacco di brani che poteva tranquillamente risparmiarsi: non è ovviamente il caso delle Impressioni Brasiliane da te postate, o degli Uccelli, che ha un senso in quanto trascrizione di brani di secoli precedenti (come anche le Antiche Danze e Arie per liuto, d'altronde). Però, ecco, rielaborare opere del passato è un conto, ma scrivere opere del passato è un altro.

Poi che sia un piacere ascoltarlo non c'è dubbio, basta non pensare a quando è nato. :(

 

@SirPatrick: Ma... è una chitarra a 10 corde! °°

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SirPatrick

@SirPatrick: Ma... è una chitarra a 10 corde! °°

 

Si si, Narciso Yepes è famoso per aver promosso l'uso di questa particolare chitarra, che permetteva di eseguire anche pezzi barocchi e rinascimentali che di solito erano per liuto.

 

A questo proposito, Fantasia para un Gentilhombre sempre di Rodrigo:

Villano y Ricercare (Adagietto - Andante moderato) -

Españoleta y Fanfare de la Caballería de Nápoles (Adagio - Allegretto molto ritmico) -

Danza de las Hachas (Allegro con brio) -

Canario (Allegro ma non troppo) -

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Sibelius è un compositore che mi piace particolarmente, e il concerto per violino secondo me è la sua opera più bella! Questa versione è una delle mie preferite, è eseguita da un violinista greco, Leonidas Kavakos, che trovo veramente fantastico

 

 

 

 

Quando lo ascolto mi viene da pensare ai paesaggi scandinavi (così come me li immagino io, putroppo non ci sono mai stato!), la tundra sconfinata e nebbiosa, foreste ricoperte dalla neve... Ricrea atmosfere cupe e solenni, statiche, fredde, nordiche. Il suo tono è riflessivo ma desolato, anche quando si accende in temi appassionati sembra che dia sfogo a una passionalità repressa, sfiduciata, irrazionale. Questo concerto è... grigio. Mi da proprio quest'impressione, in particolare i primi due movimenti.

 

Il terzo è totalmente diverso, ed è una gran figata  :asd:

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Oh sì lo conoscevo! Questo tipo è un drago, quello studio di Chopin è pazzescamente difficile, ed è impressionante come suona sui pedali, ma che razza di addominali avrà?! Non ci avevo fatto caso ma hai ragione, è estremamente gaio XD

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Questa sera mi fa compagnia Claudio Monterverdi  :D

 

Finale da L'incoronazione di Poppea

 :rotfl:

 

Zefiro torna e di soavi accenti

 

E questo, non so come mi è tornato alla memoria... mi ricorderà sempre un bellissimo libro di Saramago  :)

Chopin - Studio op. 25 n. 9

http://www.youtube.com/watch?v=Fl3Crt_vUAg

 

e sempre per rimanere con Saramago, e con il medesimo libro, la commovente Allemande, dalla Suite n. 6 di Johann Sebastian Bach (Rostropovich):

http://www.youtube.com/watch?v=bwJ0C2Pu4OE&feature=related

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Vediamo.

 

Il duale Brahms; un classico e romantico. Lirico e drammatico.

Il maestoso Beethoven; possanza, cinetismo, invitto eroismo.

Il dolce Schubert; apolide emotivo, gioioso e melanconico.

 

E come dimenticare l'estro superiore di

?

Sul pezzo proposto, è leggenda il Maestro sia defunto durante la composizione.

 

..il primo metallaro della storia (dicono alcuni). :salut:

 

Qualcosina di più nuovo

 

Luce eterna per Ligeti; questione irrisolta per Ives;ed ancora

.

 

E chi non ha mai avvertito i terribili presentimenti di

? Presagiva la disfatta.
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@Casper: Carpenter era già stato postato. Non potrei mai dimenticare tale kitsch. Ridicolo. ;)

 

@D. : contesto la definizione di "dolce" data a Schubert, specie in relazione a quel che hai linkato... Lo puoi dire di moltissimi lieder, di qualche pagina pianistica, ma "dolce" non lo userei proprio per la Grande. :pausa:

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"dolce" non lo userei proprio per la Grande. :pausa:

Non v'è stretta correlazione tra il link e il Nostro; Schubert è uno dei compositori più sensibili cui prestare orecchio.

 

La Nona [non per antonomasia, si sa], è datata 1828 (ma composta intorno al 1825), anno tra quelli più esagitati del fervore romantico: ovunque vi fosse spiraglio di umanità, il sentimento, la passione che tutto divora e consuma era avvertito come unica via percorribile. Riaccese passioni per il Medioevo, culto del gotico, dell'oscuro e misterioso. Divampa in tutta Europa la parola hegeliana - tra le più influenti di ogni tempo - e Schubert non mostra particolari esenzioni. Quanto meno non è esente dall'idealismo tedesco, né dalla concezione triadica delle dialettica del professor Hegel. E in fondo cosa è la Grande, mescenza perfetta di romantico sentire e classico centellinare, se non la sintesi sinfonica tra una tesi fatta di sfrenato sentimento ed una antitesi che è forma, classicismo? Già, lo stesso Schumann, udendo legni e ottoni a due, nonché tre tromboni (il che lasciava trasparire la grandiosità dell'opera), ebbe a dire un ponderoso romanzo in quattro volumi, ad esempio di Jean Paul. Il caro Franz riuscì nell'intento di fondere l'eruttività dell'animo non formalizzabile, in una perfetta simmetria di forme originali. Ed ancora una volta: tesi, antitesi, sintesi.

Il risultato? Lo conosciamo tutti. Il suo ultimo tentativo di abbandono del pessimismo, la celebrazione solenne (grande, appunto) di tutte le cose, al di là del romantico individualismo, della mera introspezione. La sua opera raggiunge spazi e tempi fin nelle più recondite estensioni, brulica di vitalità, si espande nell'etere con inoppugnabile ottimismo. L'imposizione di guardare avanti, di valicare gli opposti per concludere, infine, nei giardini della creazione.  Un fede cieca nell'unità del cosmo, tacitata da un'altra ben differente nella tenuta della forma, tanto da essere detta Sinfonia delle lunghezze celestiali, quasi che l'unità della sua maggior composizione, potesse riflettere il segreto amalgama degli enti.

 

E tutto questo, per lei, non è dolce?

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Beh, allora dipende dalla definizione che si dà di "dolce" (e comunque puoi anche darmi del tu, eh).

 

Fatto sta che certo genere di interpretazioni della volontà musicale mi lascia sempre perplesso. Forse si dovrebbe parlare di meno e ascoltare di più; leggere meno libri sulla Musica e più partiture.

La prima parte di ciò che scrivi mi sento di condividerla, anche se bastavano tre parole: espansione della forma. Credo sia quello che intendi per "fondere l'eruttività dell'animo non formalizzabile, in una perfetta simmetria di forme originali": il modo per fare ciò non è forse mantenere la forma classica, ma "riempirla", gonfiarla, portarla al limite del punto di rottura? Non credo che Hegel c'entri qualcosa con tutto ciò; conoscendo Schubert, probabilmente non gliene importava granché, di Hegel, né della filosofia in generale.

Dalla seconda parte del tuo discorso rimango più distante. L'idea della sinfonia del tutto, dell'infinito, della creazione... mi ricorda la recensione che ne fece Schumann. Visione troppo romantica (peraltro, di uno schizofrenico, con tutto il rispetto dovuto). Siamo - sono - nel 2010, ho una visione più materiale delle cose.

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e comunque puoi anche darmi del tu, eh.

 

Con piacere. :kiss:

 

Forse si dovrebbe parlare di meno e ascoltare di più; leggere meno libri sulla Musica e più partiture.

 

Vengo contro i miei interessi e dico: concordo.

Mi offri comunque il destro per una discussione davvero interessante.

 

Non credo che Hegel c'entri qualcosa con tutto ciò; conoscendo Schubert, probabilmente non gliene importava granché, di Hegel, né della filosofia in generale.

 

Probabilmente no; non era uomo dalle inclinazioni filosofiche. Tuttavia ha vissuto quegli anni.

Di certo Schubert non fu esente dal clima della sua epoca: clima romantico, idealista.

 

Visione troppo romantica (peraltro, di uno schizofrenico, con tutto il rispetto dovuto). Siamo - sono - nel 2010, ho una visione più materiale delle cose.

 

Ecco, per quanto mi riguarda questo è un ragionamento non corretto.

Non si può ragionare del passato come se accedesse adesso: anche io ti scrivo dal 2010, e allora?

Schubert non ha conosciuto i nostri anni, l'evoluzione del pensiero, il materialismo.

La musica, come tutto il resto, perde di senso se non storicizzata, almeno finché vi si voglia congetturare sopra. Pensare a Schubert materialista sarebbe come avere un Foscolo dedito al crepuscolarismo o Sant'Agostino intento a discutere di intelligenza artificiale. Insomma, le idee, che siano poste il trattati o spartiti, hanno i loro contesti nelle epoche in cui si manifestano.

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Nulla da eccepire finché concordi con me.

Nella parte che mi contesti, ti chiedo scusa perché evidentemente mi sono spiegato male, o troppo concisamente: non intendevo voler calare Schubert nel Terzo millennio. Mi riferivo al modo di interpretare un'opera: volerne vedere emenazione del senso di infinito è lettura romantica, indipendentemente da quali fossero le intenzioni di Schubert. Siamo sicuri che fossero queste? Siamo sicuri che a uno come Schubert interessasse costruire un monunento all'Universo, all'unità di tutte le cose? Non staremo forse affibbiandogli pensieri non suoi, solo perché è vessuto in quel tempo? Finché si tratta di una critica scritta nell'800, è giustificabile quest'approccio. Ma a due secoli di distanza, forse possiamo vedere le cose con più obbiettività. Penso (e questa è solo mia opinione personale, sia chiaro) che a Schubert non fossero poi congeniali certi pensieri, e si preoccupasse molto più di ciò che la Musica, fisicamente, è: a ciò che la forma poteva fare, a ciò che l'armonia poteva diventare, a ciò che il ritmo poteva scandire. Niente creato da celebrare.

Poi magari non sarai d'accordo con questa mia interpretazione, ma intanto dovrei aver chiarito quello che intendevo.

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Siamo sicuri che fossero queste? Siamo sicuri che a uno come Schubert interessasse costruire un monunento all'Universo, all'unità di tutte le cose? Non staremo forse affibbiandogli pensieri non suoi, solo perché è vessuto in quel tempo?

 

 

Tu poni un quesito assai difficile da chiarire, tuttavia darò le mie ragioni in favore di una lettura romantica.

 

Com'è noto, Schubert non fu mai allettato da un completo superamento della tradizione, al più un atteggiamento di mimesi originale o di aperta deferenza; insomma, un guardare avanti senza smarrire le tracce del passato. All'esatto opposto del possente [musicalmente] Beethoven. L'ammirazione per la musica del secolo (ricordiamo Salieri) appena trascorso apparve sul diario di un Franz appena diciottenne come espressione naturale, senza tutte quelle bizzarrie oggi alla moda presso la maggioranza dei musicisti e di cui dobbiamo quasi esclusivamente ringraziare il nostro maggiore artista tedesco, da qui l'ambivalenza nei confronti di Ludwig. Un periodo giovanile, dunque, intriso di culto della forma. E tale rimase fino alla fine, benché negli anni qualcosa sia accaduto: lo spirito romantico della sua epoca fece ingresso nell'uomo e nell'opera, tanto che il 14 marzo 1824 annota ancora sul suo diario le mie creazioni sono il frutto della conoscenza della musica e [della mia conoscenza] del dolore; non più mero centellinare, pio lavorio come artigiano degli spariti, s'introduce la conoscenza del dolore, di qualcosa terribilmente diverso dalla matematica. E se la citazione risale al 1824, ricordiamo la Grande è stata iniziata un anno dopo, più o meno. In un accesso di romantico sentire, scrive in tutta esagitazione o fantasia, inestinguibile fonte dalla quale bevono l'artista e lo scienziato! Vivi presso di noi, anche se sei riconosciuta ed onorata da pochi, per preservarci dalla cosiddetta ragione, da quel fantasma senza carne e senza sangue. Sono bastevoli queste sue stesse parole a dimostrare quanto lo spirito dei suoi giorni l'avesse pervaso.

 

E come dimenticare la poesia scritta poco prima della dipartita? L'eloquenza del Mein Gebet?

 

Riporto:

 

Nostalgia profonda, sacro timore,

voglia di mondi più belli;

riempire gli spazi oscuri

d'un immenso sogno d'amore.

 

Grande Padre! Dona al tuo figlio,

come premio di dolori infiniti

il cibo della redenzione

il raggio eterno del tuo amore.

 

 

E di certo l'interpretazione si conservò fino al 1958, anno in cui Giulio Confalonieri ebbe a dire la musica è il solo mezzo di cui Schubert dispone per chiarire a se stesso l'interrogativo del proprio io e l'interrogativo delle cose create.

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(ricordiamo Salieri)

E non dimentichiamoci Mozart! Pura devozione, da parte di Schubert (pensiamo alla Quinta sinfonia, ricalco della celeberrima 40, o a una messa - non ricordo mai quale - che è praticamente un patchwork di citazioni mozartiane).

 

da qui l'ambivalenza nei confronti di Ludwig.

Pure sui rapporti con Beethoven ce ne sarebbe, da dire. Quasi ogni novità linguistica del genio di Bonn veniva immediatamente recepita da Schubert, se ci fai caso (certi passaggi armonici nei quartetti e nelle sonate, l'orchestrazione nelle opere sinfoniche); sarà che io non sono in buoni rapporti - per usare un eufemismo - con Beethoven, ma mi è sempre sembrato pure che Schubert ruscisse sistematicamente a fare di meglio (come se dicesse: "Ah, ma era questo che volevi fare, Ludwig?").

 

E tale rimase fino alla fine, benché negli anni qualcosa sia accaduto

Certo che qualcosa è accaduto: la sifilide. Porta notoriamente a squilibri mentali, e quelle che all'epoca erano le cure (arrivarono a somministrargli mercurio, mi pare) di certo non aiutavano. Da un certo punto della sua vita, Schubert cambiò radicalemente carattere e personalità (a fasi alterne) per via della malattia, è testimoniato da molti suoi amici. Per cui, delle lucidità delle ultime dichiarazioni avrei seri dubbi (altro eufemismo). Idem per la poesia: Grande Padre? Già è strano che si rivolga una volta tanto a Dio, figuriamoci se può chiamarlo padre, coi pessimi rapporti che aveva col padre vero...

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SirPatrick, ma io ti stimo! :sbav:

Non sono solito usare queste espressioni giovanili, quindi pensa che effetto mi ha fatto sentire Dandrieu e Rameau. :look:

 

Rispondo con Du Mage:

 

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J. S. Bach - Toccata in do minore BWV 911 (secondo tempo)

al pianoforte Glenn Gould

un'interpretazione che lascia senza fiato

 

 

difficile ascoltarla e non pensare al "Soccombente" di Thomas Bernhard

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Certo che qualcosa è accaduto: la sifilide. Porta notoriamente a squilibri mentali, e quelle che all'epoca erano le cure (arrivarono a somministrargli mercurio, mi pare) di certo non aiutavano. Da un certo punto della sua vita, Schubert cambiò radicalemente carattere e personalità (a fasi alterne) per via della malattia, è testimoniato da molti suoi amici. Per cui, delle lucidità delle ultime dichiarazioni avrei seri dubbi (altro eufemismo). Idem per la poesia: Grande Padre? Già è strano che si rivolga una volta tanto a Dio, figuriamoci se può chiamarlo padre, coi pessimi rapporti che aveva col padre vero...

 

Di fatto, non possiamo sapere quanto i suoi accessi romantici siano riconducibili alla malattia, e quanti ad intenzionalità.

Visse in tempo di romanticismo e fu a sua volta romantico (a suo modo, beninteso), il perché resterà sempre mistero.

 

Sul Gran Padre.. non saprei, ma presumo sia una reazione assai condivisibile ravvedersi in punto di morte.

 

J. S. Bach - Toccata in do minore BWV 911 (secondo tempo)

al pianoforte Glenn Gould

un'interpretazione che lascia senza fiato

:look:

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SirPatrick, ma io ti stimo! :sbav:

Non sono solito usare queste espressioni giovanili, quindi pensa che effetto mi ha fatto sentire Dandrieu e Rameau. :look:

 

Rispondo con Du Mage:

 

 

:sbav:

 

Per quella Gavotte di Rameau ho una predilezione particolare  :sbav:

 

 

Jean-Henry D'Anglebert, Folies d'Espagne:

 

 

Jacques Champion de Chambonnières, Suite in Re minore:

 

http://www.youtube.com/watch?v=SzVlOC73q70&translated=1

http://www.youtube.com/watch?v=BNUUE49EsvY

 

Giovanni Gabrieli, Canzon septimi toni a 8:

 

http://www.youtube.com/watch?v=RlSe-x_KaOE&translated=1

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Guest I_am_igor_stravinskij

Se imbocco in questo discorso con la suite sciita di prokofiev mi sa che rischio il linciaggio  :love:

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No, ma davvero, siamo arrivati a Gabrieli. Per evitare che il prossimo posto di SirPatrick sia su Leonino e Perotino (:eek:), vi riporto nel ventesimo secolo:

.
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