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Capirci qualcosa


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nonsochisonoio

Ho postato nella sezione Coming Out, ma a distanza di 24 ore, mi sono reso conto di aver sbagliato sezione. Ma neanche tanto. L'intenzione era giusta del postarlo lì, proprio lì, ma il tarlo che ho citato, in meno di una giornata mi ha divorato dentro. Si può parlare quindi di una bomba in testa. Sarà che sono anni che giro in forum (di ben altre tematiche) e che ero riuscito ad uscire dal vortice, ma a quanto pare, sarà per il tema a cuore o per la fame di forums che avevo sono tornato a riscrivere.

Come da nettiquette mi astengo dallo sterile copia e incolla che produrrebbe il triste duplicazione topic tanto odioso nel forum.

Così, preso il computer portatile e trasferitomi in un tranquillo terrazzo (la potenza della WiFi) che dà su una fantastica corte in stile fiorentino riaffronto il tema, ma ovviamente tralasciando, o dando solo come trampolino di lancio all'argomento che sto per scrivere. Apprezzate come minimo il fatto che l'abbia riscritto e approfondito il tema.

 

Per farla breve chi vuole lo va a leggere: http://www.gay-forum.it/forum/index.php?topic=13223.0

Per farla ancora più breve, vi dico che sono da sempre stato un indeciso su molti fronti compreso quello dell'orientamento e, qualche sera fa ho ricevuto un Coming Out da un amico (neomaggiorenne) che in preda a crisi era pronto a dichiararsi in famiglia.

Bene, questo suo passo, che da me è stato corredato di un (spero) adeguato supporto, ha mosso in me qualcosa che per ora e fin'ora faceva due passi avanti e uno e mezzo indietro.

Ecco, ora il problema sta nello scrivere. Non so cosa scrivere. Diciamo che nella mia vita non ho mai avuto storie di nessun genere, forma e intensità. Ho sempre avuto voglia di una storia etero per essere "normale" (non mi picchiate), per essere protettivo nei confronti di qualcuno, per entrare nei giri di amicizie di persone accoppiate (e non scoppiate). Non sono mai caduto in preda ad ormoni impazziti, ma spesso sono caduto in periodi di malinconia e forte solitudine dove non chiedevo altro che un essere vivente che mi consolasse o che mi stesse vicino. Raramente ho avuto voglia di contatti fisici, i quali mi bastavano si limitassero ad un semplice abbraccio sincero ed una carezza ben assestata.

Ho spesso cambiato stili di vita, cambiato luoghi, abitudini, comportamenti per cercare di aggraziarmi più gente possibile ed invece mi sono sempre trovato con un pugno di amici che spesso risultano pesanti, tristemente indifferenti o addirittura falsi.

 

Tornando al tema orientamento posso dire anche che non ho mai vissuto con determinata chiarezza la situazione. Non sono in grado di dire sto di quà o sto di là poichè prima di tutto non so cosa significa stare di quà o di là (di cosa?), e secondo di poi devo ancora entrare in me stesso e capire cosa ho dentro. Questo mio amico mi ha scosso dentro; lui non lo sa come non lo sa nessuno, questo "problema" lo sto affrontando da solo. Sarà un errore ma per ora non ho altri appigli che la fragilità di me stesso sulla quale gravano anche diversi aspetti che si astraggono dall'orientamento.

 

Cito me stesso dall'altro topic: "Da una parte mi affascinerebbe per poter risolvere molti dubbi e portermi dire "sono carne" da una parte mi frena e mi impressiona perchè potrebbe pregiudicarmi molte cose."

 

Spero di non essere stato lungo e pesante ma per ora è il mio unico livello e punto di sfogo che ho per questo argomento.

 

Un abbraccione a chi mi risponderà.... :asd:

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https://www.gay-forum.it/topic/8039-capirci-qualcosa/
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Caro nonsochisonoio, ricambio l'abbraccio di cuore.

Ti do un consiglio un po' insolito forse. E anche un po' difficile sotto un certo punto di vista. Ma a mio avviso le indecisioni si superano senza pensarci. Senza pensarci su, senza rimuginarci. Io parto da un assunto che forse non condividerai: che l'identità che ci ritroviamo addosso non è ciò che siamo. Il corpo non lo scegliamo noi; il nome ce lo danno quando siamo neonati e impariamo ad associare quel suono ad es. alla soddisfazione di certi bisogni; le morali, i costumi, l'educazione ci viene impartita dall'alto a suon di botte e si sa che se fossimo in altre zone del mondo e altre culture potrebbe essere anche radicalmente tutto diverso. Viviamo in una società abbondante in senso consumistico che ci bombarda con segnali discordanti ed affossanti e nella quale è facile perdere il proprio 'centro di gravità' e dimenticarsi dei propri gusti.

Quindi cosa dovremmo fare? Cercare affannosamente, rimuginare e dare tutta questa attenzione a questa 'identità' che è davvero poco più che una nuvola, un fumetto, un personaggio di un film che la società-regista vuole girare SU di noi? Vogliamo davvero aggrapparci a questa bolla di sapone e identificarci con essa?

L'essere umano è meraviglioso perché è complesso, contraddittorio, il suo spirito è anarchico e caotico e proprio grazie a questo è creativo. Inutile cercare di ingabbiarlo in un'identità, in un nome, in classificazioni e categorie: eppure la società cerca di fare questo in tutti i modi e l'ego è ben felice di farsi ingabbiare, lo trova più sicuro e protettivo, ma è ovvio che poi la natura fondamentale profonda di ognuno, che è anarchica, soffre inevitabilmente di piccole e grandi nevrosi e insoddisfazioni che derivano dal dover far combaciare uno spirito che è libero e frastagliato con un'identità che è chiara e fissa ma fittizia.

Quindi quello che ti suggerisco io, per quanto possa sembrarti disorientante o difficile, è: smetti di pensarci su. Proprio elimina il pensiero. Non hai bisogno di fare sforzi per essere te stesso, perché lo sei già. L'unica cosa che ti ostacola, l'unica barriera è il pensarci sopra. 'Essere' non è capire, non è pensarci su, è spontaneità, è accettare il mistero, è lasciare che le cose accadano a noi e attraverso di noi senza dare nomi, porre paletti e creare barriere che non ci sono. Fai ciò che senti di voler fare. Per citare il mio libro preferito (La storia infinita, che ti consiglio), "Fa' Ciò Che Vuoi". Oppure, per citare Osho: qualsiasi cosa per te sia gioiosa, seguila. E se non trovi nulla che per te sia gioioso (mi riferisco a quando dici che non provi il desiderio di intimità), concentrati di più sul qui e ora, senza pensarci, nominarlo, giudicarlo etc.etc. Il presente è ricco e meraviglioso, ti stupirà. Probabilmente questa 'demotivazione' che senti deriva solo da questo. Immergiti. Prima o poi qualcosa ti renderà gioioso. Ma quando sarà, non classificarti in base a quello: vivitelo e basta.

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Guest liverpool

Io parto da un assunto che forse non condividerai: che l'identità che ci ritroviamo addosso non è ciò che siamo. Il corpo non lo scegliamo noi; il nome ce lo d quando siamo neonati e impariamo ad associare quel suono ad es. alla soddisfazione di certi bisogni; le morali, i L'essere umano è meraviglioso perché è complesso, contraddittorio, il suo spirito è anarchico e caotico e proprio grazie a questo è creativo

                                             

 

 

Povero nonsochisonoio!  Dopo quest'aggiornamento lo saprà ancora meno    ;)

 

Verlaine, ti ricordo che una delle opere di misericordia spirituale è:  consigliare i dubbiosi. Consigliare, capito? Non incasinare    ;)

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Pensaci tu, liverpool  ;) Sono sicuro che saprai rassicurarlo magistralmente sulla sua identità e dissipare i suoi dubbi!!

 

Permettimi di starne al di fuori però.. per come la vedo io l'unico incasinamento è l'identità con tutte le sue serie di classificazioni, catalogazioni, nomi, giudizi etc... vivere semplicemente il proprio essere sembra diventato impossibile, eppure sarebbe la cosa più facile e spontanea da farsi! É quello che tutti chiamiamo l'età d'oro... e non sappiamo che è qui e ora, a portata di mano..

 

Anche sulla misericordia spirituale abbiamo idee diverse e questo è fin troppo evidente dato che tu sei un prete  ;)

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caro liverpool un po' condivido quello che ha scritto verlain, ma un po' sono anche in disaccordo..

se è vero che dovremmo vivere il più possibile e per quanto possibile come siamo, credo che allo stesso tempo non possiamo fare a meno di notare se ci piacciamo o non ci piacciamo, e soprattutto se le persone che ci stanno vicino non fanno altro che smontarci pezzo per pezzo, beh allora iniziamo a pensare che qualcosa in noi non va, non credi?

 

secondo me, caro nonsochisonoio, se come penso sei nel punto di non piacerti oltre che di non accettarti, devi iniziare a notare che anche gli altri non sono poi cosi tranquilli con sè stessi, e cercare a poco a poco di tirarti su, non perderti d'animo, la tua ricerca spasmodica darà i suoi frutti!! secondo me ripeto XD, il mio parere vale quanto se non meno del vostro!

 

bacioni

mik

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Guest liverpool

caro liverpool un po' condivido quello che ha scritto verlain, ma un po' sono anche in disaccordo..

se è vero che dovremmo vivere il più possibile e per quanto possibile come siamo, credo che allo stesso tempo non possiamo fare a meno di notare se ci piacciamo o non ci piacciamo, e soprattutto se le persone che ci stanno vicino non fanno altro che smontarci pezzo per pezzo, beh allora iniziamo a pensare che qualcosa in noi non va, non credi?             

 

 

             

 

Infatti, Mik, hai ragione. non possiamo vivere facendo finta che il nostro corpo sia irrilevante, che le nostre emozioni siano solo fantasmi e che la nostra inserzione nel mondo/storia non sia affatto determinante ai fini della nostra autocoscienza. Sarebbe molto bello, come consiglia il Nostro, lasciarsi attraversare da tutto questo senza subirne il minimo affronto; tuttavia le potature radicali di Verlaine, facci caso, portano il soggetto non all'autocoscienza, ma all'autonegazione: l'essere semplicemente scompare, l'ego non funziona più, è come una gomma a terra...Cosa rimane? Purtroppo l'unico effetto è -citando Musil- un uomo senza qualità, dove le qualità non sono virtù etiche (manco l'etica esiste più...) ma quelle che Aristotele chiamava le categorie, i modi cioè in cui l'essere si dà.

Il pensiero di Verlaine non funziona nella cultura occidentale, dove il problema dell'essere -l'assillo della filosofia fin dal suo insorgere- e quello dell'io -indizio di una biografia estremamente complessa e perloppiù "sommersa"-, non sono il passatempo di qualche fuori di testa, ma l'espressione teoretica di quella che per l'uomo occidentale è la ricerca fondamentale : quella delle proprie radici, della sostanzialità del suo vivere.

Do pienamente atto a Verlaine della complessità, contraddittorietà e irriducibilità dell'essere umano, come pure condivido assolutamente quando parla dell'anarchia dello spirito.

Allo stesso tempo tuttavia lo invito ad approfondire il rapporto che intercorre tra ego ed anarchia, magari (ri)leggendosi "L'unico e le sue proprietà" di quel simpatico caprone di Max Stirner.

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Con tutto il rispetto, mi permetto di declinare l'invito (per ora, ovviamente), sulla base di una semplice convinzione che trovo difficile da provare - ma questo vale anche per te, Esymio: la differenza che tu vuoi marchiare a fuoco tra 'cultura' occidentale e resto del mondo è una differenza appunto 'culturale', e quindi ancora mentale: sta tutta solo dentro l'identità collettiva di una fetta di mondo e non ha niente a che fare con la natura umana, che è una e identica in ogni tempo e luogo. Voglio sperare che tu non faccia differenza tra vari tipi di nature umane - questo sarebbe un po' aprire di nuovo il varco per teorie da terzo Reich - però ognuno la pensa come vuole - per me, occidentale o orientale, nord o sud, medioevo o futuro, la natura umana in profondità è una sola. Le differenze stanno in superficie, costruite da palate e palate di filosofie, pensieri, rimuginii - chiacchiere, insomma. Belle, eleganti, fortemente motivabili, addirittura giustificabili e legittime, ma sempre chiacchiere. Che mancano puntualmente la Realtà. Al centro c'è la natura umana nella sua realtà, che è sempre la solita dovunque e quandunque ci troviamo. A me, anche se mi è capitato in superficie di essere un occidentale, interessa preminentemente quella. A te, dato che ti è capitato di essere un filosofo e oltretutto un filosofo-prete cattolico, capisco che possano interessare di più gli strati superficiali aggiunti.

 

Quanto a quella che individui come la ricerca fondamentale della natura-uomo-Ovest, cioè la ricerca delle proprie radici e della sostanzialità del proprio vivere, basta che ci rifletti un attimo - almeno così mi pare - per vedere come sia la stessa ricerca che occupa anche la natura-uomo-Est e tutte le altre nature-uomo che vuoi individuare e isolare: cambia il DOVE si va a cercare queste radici e questa sostanzialità.

La natura-Ovest, sepolta dalle chiacchiere, identificata col passato e con l'ego, si lascia persuadere che tali radici e tale sostanzialità stiano nella superficie; e infatti della natura-Ovest rimangono solo tonnellate di filosofia e una immane nevrosi-psicosi collettiva, con l'alienazione diffusa nelle masse e la depressione che è stata intitolata il male del secolo.

La natura-Est ha capito che tali radici e tale sostanzialità stanno più a fondo, dietro - o a lato - del pensiero mentale ed egoico e del sistema temporale-causale. E infatti ha prodotto il fior fiore della mistica. Poche parole, perlopiù suggerimenti pratici, tecniche e strategie che insegnano come vivere in gioia e in pace con il Cosmo e come fare direttamente in sé l'esperienza ultima della propria natura profonda. Vediamo cosa conta di più.

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nonsochisonoio

Ehm ;)

Io non ci sto capendo un fico fritto... Sapevo di essere contorto e problematico ma addirittura a questi livelli no... Si potrebbe fare un mezzo passo indietro e farmi cercare di capire qualcosa, magari con un lessico più semplice e diretto? Per ora ho capito poco.....

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Scusa nonsochisonoio, ogni tanto io e liverpool ci divertiamo a battibeccare  ;)

 

Senti, ma non hai capito neanche il mio primo post? Isolalo dal resto della discussione, quello l'hai capito? Posso spiegartelo meglio... pensavo di aver scritto semplice.. quali termini ti rimangono ardui?

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nonsochisonoio

Scusa nonsochisonoio, ogni tanto io e liverpool ci divertiamo a battibeccare  ;)

 

Senti, ma non hai capito neanche il mio primo post? Isolalo dal resto della discussione, quello l'hai capito? Posso spiegartelo meglio... pensavo di aver scritto semplice.. quali termini ti rimangono ardui?

 

Diciamo che il primo è stato il meno peggio dei tuoi... Il resto è tutto in discesa

Se ho capito bene dici, in soldoni, di fregarmene e di continuare per la mia strada. Beh, diciamo che in oltre vent'anni ho cercato di lasciar scivolare molte cose, di aspettare, di cercare di vedere come vanno le cose, di adattarmi alle situazioni. Un problema, se vogliamo, intrinseco di tutta questa confusione interna, è anche il fatto che l'età avanza. Non sono vecchio ma oramai giovane non lo sono più. Vedo persone coetanee, o magari più piccole di me che magari raggiungono la felicità (se vogliamo brutalmente riassumerla in una parola), con meno fatica e meno tempo. Senza contare le granate lanciate dentro di me quando qualcuno immancabilmente esordisce "alla tua età etc, etc...". Altra cosa che potrebbe ad esempio avvalere la tua teoria (se l'ho ingranata) che spesso mi trovo nella situazione di beata immobile felicità, ossia sto bene come sto e guai chi mi tocca, ma ad esempio, allo stesso tempo nasce una "voglia di famiglia" che evidentemente contrasta con il concetto precedente o, addirittura peggio, per un eventuale "passaggio di stato" che ancora dovrei inquadrare.

In effetti mikkk ha centrato un'altra parte del problema, ossia sul punto di non piacermi e non accettarmi. Gli altri possono non essere così tranquilli con se stessi ma, comunque vedo che qualcosa compicciano. Io, nonostante gli sforzi (e vorrei capire se sono sbagliati), vedo che comunque è tutto in salita senza alcun traguardo raggiunto.

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mmm beh non proprio... smettere di rimuginarci su e di cercare di far derivare l'azione da delle categorie mentali, non è esattamente fregarsene. Rimane tutto con la stessa importanza che aveva prima, solo che si tratta di perdere l'ansia e acquistare la spontaneità. In questo modo più che lasciarci scivolare le cose, le viviamo molto più profondamente. Ma è un processo graduale quello che ti dicevo, non è immediato: è difficile e graduale. Ascolta. Puoi provare per un po' a smettere di pensare alla voglia di famiglia, all'età che avanza, a proiettarti nell'idea che hai nella mente di una famiglia ideale, nel futuro ipotetico in cui sarai 'troppo vecchio' (per cosa poi? e quando mai l'età ha cambiato qualcosa?), di fare confronti mentali con chi più piccolo di te ha qualcosa che tu non hai e che ti sembra fondamentale (se è per questo c'è anche chi è più grande e non ha quelle cose e ne ha ancora meno di te ad esempio..), far tacere tutti questi giudizi, questi confronti, queste proiezioni in un futuro in cui ti giudichi da buttar via etc.etc., e cominciare a -vivere- nel qui e ora, nel presente, libero da queste costruzioni mentali?

Se puoi farlo, se puoi provarci, almeno per un breve periodo... ma dev'essere un'attenzione costante ai tuoi processi mentali, e appena sorge uno di quelli che ho elencato, devi ignorarlo - non lottarci, semplicemente ignorarlo..guardarlo, è lì, c'è, ma non ti riguarda, non gli dai importanza; e seguire ogni cosa che ti rende gioioso, nel piccolo e nel grande, che si tratti di frequentare una persona, esprimere una certa cosa, prenderti un caffè o leggere un tal libro... senza pensarci su, alle conseguenze, a che proiezione potrà o non potrà avere nel futuro, su perché ti sta rendendo felice una certa cosa (sarà perché 'sei' omosessuale, o non lo sei, sei bisex, sei vecchio, sei giovane..lascia cadere tutte queste parole...)

... se puoi fare queste due 'semplici' (ma difficilissime) cose, almeno per un periodo, fare la prova.. poi vedi tu stesso cosa sperimenti dentro di te, se va meglio o peggio. Altrimenti, non importa ;) il mio è solo uno di tanti suggerimenti, e ognuno ha il proprio percorso!!

 

Ah, una piccola aggiunta sulla tua ultima frase.... vedere che è tutto in salita e non hai raggiunto nessun traguardo implica che stai facendo un altro confronto tra un te ideale, che per te è giusto e corretto, ma è un'immaginazione, e il te che sei realmente nel qui e ora, che non corrisponde alla tua idea, ma è -reale-. Se riesci a stare nel qui e ora, l'atteggiamento migliore è: non c'è nulla da 'raggiungere'. Vado bene come sono e come faccio, ho tutto ciò che mi serve, di cui ho realmente bisogno; sono completo e libero qui e ora. - Ovviamente sempre come prova... per un periodo di tempo breve se vuoi. Provare non ti costa nulla ;)

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Guest liverpool

A te, dato che ti è capitato di essere un filosofo e oltretutto un filosofo-prete cattolico, capisco che possano interessare di più gli strati superficiali aggiunti.

                               

 

 

 

Questo non è vero! Si tratta evidentemente di un grosso equivoco, perchè quelli che per te sono "strati superficiali aggiunti" per me rappresentano l'essenza....l'uomo allo stato puro non esiste in natura e  non esiste nemmeno nella mente di Dio. Se però vogliamo prendere congedo dalle nostre responsabilità nei confronti del mondo, anche solo come semplice presenza, e se vogliamo abdicare alle responsabilità nei confronti di noi stessi...beh basta che ci mettiamo d'accordo, no?  Ci saranno sempre gli schiavi e i poveracci a fare il lavoro sporco.

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nonsochisonoio

Vedo che ti accanisci sul concetto qui e ora. Permettimi di insistere, sarò palloso, ma il mio qui è relativo poichè di qui ne ho cambiati tanti per ottenere poco. Il mio ora, spesso è vuoto, spesso è variabile, spesso è variato rispetto al passato, con risultati come sopra. Lo stare fermo, il non pensarci mi rende ancora più nervoso ed impotente di non fare per cambiare una situazione di stallo ingestibile. Come ho detto nell'altro topic, nella sezione Coming Out, avrei voglia e vorrei avere la forza di dire "sono carne", per essere in un posto specifico, e se vuoi, tistemente traslato, rinchiuso in un recinto ma con almeno un cartello sopra, e non allo stato brado. Gente pagherebbe per essere allo stato brado, io invece voglio il recinto. La mia indole, daltronde, è sempre stata quella del bastian contrario. Se fossi nel recinto almeno avrei dei diritti e dei doveri, delle etichette e dei compiti, delle responsabilità e, non dimentichiamoci, dei limiti! Mettila così: allo stato attuale non ho forma, non ho confini.

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credo che sarai felice o inizierai ad esserlo,quando comincierai a valorizzare più te stesso,con la consapevolezza che tu sei tu e gli altri sono gli altri...identità scisse...

 

 

vedere persone felici per quello che hanno,non equivale al fatto che esse lo siano veramente...e poi tu devi capire bene cosa veramente rende felice te,in prospettiva...

 

 

l'età avanza per tutti,pure per chi te lo sottolinea,quindi non badarci,e non piangerti addosso sull'età che avanza,sennò cosi facendo non vivi nulla della vita che hai davanti,e che andrebbe sempre vissuta appieno,nonostante le difficoltà...

 

 

tutti abbiamo desiderio di famiglia,ma spesso tocca anche capire che anche due persone che si amano,sono una famiglia( e famiglia è quel luogo in cui t senti amato,e stai bene...)quindi anche te stesso,nel rapporto che hai dentro di te e in relazione al mondo che t circonda...

 

 

;)

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nonsochisonoio, ci siamo capiti benissimo, questo mi fa piacere! Quello che ti fa parlare così è l'ego. Basta che ti rileggi per capirlo, tu stessi dici: "voglio il recinto". L'ego è un comodissimo recinto. Ha un suo prezzo, ma finché sei disposto a pagarlo, va bene. Evidentemente per te quel prezzo non è ancora troppo alto. ;)

Perdonami anche tu se insisto, se vuoi puoi anche non continuare a leggere o non rispondermi ;) scrivo e rispondo ancora non per polemica ma per esplorare io stesso insieme a te questa questione, perché la sto scoprendo piano piano da poco, e mi sta intrigando molto. Permettendomi di discutere con te di questo mi fai un favorone :)

 

Anzitutto un paio di precisazioni mi sembrano utili. Il qui non è mai relativo. É relativo solo se lo confronti, con quello di altri o con i tuoi 'qui' del passato o del futuro: ma questi sono confronti che stanno nella mente. Il tuo qui è per forza assoluto perché è ora. Qui e ora non si possono separare. Nel momento presente, se cerchi di stare fermo nel presente senza vagare con la mente, sei in UN 'qui'. Quel qui è concreto, misurabile, lo puoi toccare, è assoluto. La sua relatività comincia quando lo valuti e lo giudichi attraverso il passato e la mente. Inoltre, usare il momento presente come mezzo per uno scopo, come ti ho scritto, è una strategia dell'ego per non farti sentire bene qui e ora: e infatti tu scrivi: "di qui ne ho cambiati tanti per ottenere poco". Classica frase dell'ego. Il tuo qui è quello di ora, il passato non c'entra, e non c'è nulla da ottenere attraverso il qui e ora, c'è da viverlo. Il momento presente è già tuo completamente, lo devi solo vivere. Anche riguardo all'ora, dici che è vuoto, ma questo è impossibile: sei immerso in un Universo che è tutto fuorché vuoto. Lo senti vuoto perché è "variato rispetto al passato, con risultati come sopra": questo è un confronto. Continui a fare confronti con il passato e con uno stato ideale che immagini, ma tutto questo non è reale. É l'ego che vuol farti sentire a disagio. Prova a lasciare andare confronti e giudizi e comincia a esplorare il qui e ora per com'è, senza affibbiargli giudizi e etichette. Scoprirai che è molto diverso e più ricco da come l'ego te lo dipinge! E se cerchi davvero di lasciar cadere questi giudizi, questa barriera mentale, non ti potresti sentire nervoso - il nervosismo è mentale e deriva dall'ego. E esplorare il qui e ora, viverlo intensamente senza la barriera dell'io, è tutt'altro che 'stare fermo'!!!!

 

"vorrei avere la forza di dire "sono carne", per essere in un posto specifico, e se vuoi, tistemente traslato, rinchiuso in un recinto ma con almeno un cartello sopra, e non allo stato brado. Gente pagherebbe per essere allo stato brado, io invece voglio il recinto."

"Così come sono qui e ora non vado bene, devo essere in un modo diverso." Meccanismo tipico dell'ego. Non c'è bisogno di 'dire' qualcosa per renderla reale. Hai qualcosa accanto a te, anche il mouse. C'è bisogno che gli dici "sei mouse" per farlo essere? No, anche se smetti di nominarlo, il mouse è sempre lì, puoi toccarlo, scontrartici con le dita. Tu sei già carne, sei già tutto il tuo essere, sei già te stesso, e sei già peculiare, perché non c'è e non potrà mai esserci nessuno uguale a te in tutta la storia del mondo. Non c'è bisogno di dire nulla per rendere reale questa realtà!!!!! Ma tu cerchi un recinto che ti ingabbi, perché ti dà sicurezza - quel recinto ha un prezzo, come ti ho scritto... ma evidentemente per te il rapporto pro-contro è ancora vantaggioso.

 

"Mettila così: allo stato attuale non ho forma, non ho confini."

Ma l'essere umano, l'esistenza, è un mistero vastissimo che non è forma e non ha confini!! L'identificazione con le 'forme' è il desiderio più forte dell'ego, vuole una forma in cui sentirsi limitato, per paura, per sentirsi sicuro, ma prima o poi arriva sempre il momento in cui la vastità dell'essere deve scontrarsi con una forma che è troppo limitante e che non gli appartiene, e quello scontro fa male! L'esistenza non ha confini, il tuo essere interiore non ha confini, la tua complessità non ha confini... pensi davvero che se un giorno scoprirai il confine dentro cui ti piace limitarti, quel confine, quella denominazione, quella 'identità', sarà sufficiente a esaurire tutto ciò che sei? Una manciata di parole e di etichette potrà mai contenere e definire in modo esaustivo tutto ciò che hai dentro? ..

 

 

---PICCOLA AGGIUNTINA per liverpool

Non riesco a capire cosa intendi per uomo allo stato puro e ancora non riesco a capire come possa non esistere l'uomo in natura, io parlavo di natura umana che a mio parere non può essere distinta tra varie nature ma è e sarà, in profondità (cioè: sotto o a lato di quella che tu da bravo filosofo identifichi con "l'essenza"), sempre la stessa (e tutta l'arte di ogni tipo e tempo nel suo complesso è una dimostrazione che, se non ti basta, non saprei trovarne migliori).

Noto comunque che conosci ciò che c'è nella mente di Dio, e davanti a una persona che conosce ciò che c'è nella mente di Dio, devo per forza tacere. Anche perché probabilmente sa già anche tutto ciò che c'è nella mia mente, che è tanto più piccola e facile da sondare di quella di Dio. Quindi, chino il capo e mi taccio. :D

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Guest liverpool

Sono io che non riesco a capire chi e dove stia l'uomo di cui parli tu, Verlaine. E' talmente evanescente che mi ricorda la favola del vestito nuovo dell'Imperatore.

Per quanto riguarda ciò che sta nella mente di Dio, è ovvio che sto pensando al Dio del giudaismo e del cristianesimo, il quale ci ha sufficientemente rivelato il suo pensiero sull'uomo. Di altre divinità ignare, inaccessibili e sprofondate nel loro aristocratico distacco dal mondo e dall'uomo non so granchè e se anche esistessero non mi cambierebbero la vita, suppongo.

Non so come, ma sento che il tuo pensiero sia un ottimo escamotage per cavarsela sempre con onore davanti allo spessore o -se preferisci- alla carne e al sangue della realtà. E' un po' il salvacondotto per dire/non dire senza tema di contraddirsi, chè tanto poi il principio di non contraddizione al pneuma vigoroso delle tue teorie è pura e semplice tautologia.

 

;) 

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Dovrei essermi taciuto, ma visto che la mente di Dio di cui parli è solamente la Bibbia, allora posso tornare tranquillamente a parlarti  ;)

Ma solo per dirti che anzitutto questo non è il MIO pensiero - io sono troppo piccolo - ma quello di millenni di mistica orientale, e che non sono io che voglio sfuggire alla carne e sangue della realtà, bensì è l'ego. Tu chiami carne e sangue della realtà l'identità che come una buccia di cipolla avvolge e falsifica la natura profonda dell'individuo. Ti suggerisco un possibile criterio: anziché dire reale e finto, diciamo effimero e duraturo. Quando si parla dell'ego e dell'identità, ciò che tu chiami essenza e radici, si parla del lato effimero e passeggero dell'entità umana. Anche se non si ammette facilmente perché l'ego si sente monoliticamente identificato con sé stesso, si cambia 'amore idea umore' ad ogni passo, ad ogni giorno, ad ogni istante, e non è possibile bagnare due volte la stessa persona nello stesso fiume. Se non sei d'accordo su questo, non possiamo molto parlare. Se sei d'accordo, invece, allora mi devi spiegare come fai a chiamare 'carne e sangue' qualcosa di così astratto ed effimero.

Cosa, invece, è duraturo? Ciò che di te c'era quando eri bambino e quando sarai in punto di morte. Ciò che di te c'era, c'è e ci sarà sempre. E vuoi dirmi che è la tua idea? La tua 'identità'? Un luogo? Un'epoca? Una classificazione? Un'opinione, una religione, una morale? Tutte queste cose sono in un modo ora e fra un po' di giorni o anni potrai cambiare idea e percezione del tuo ego. Ma c'è qualcosa che rimane immutabile. Quello io chiamo natura profonda. Ed essendo come il cielo laddove idee, morali, identità, sensi di appartenenza, etichette etc.etc. sono nuvole che arrivano, stanno un po' e poi passano, per me quella è reale e tutto il resto è finto, in quanto passeggero. Ma degustibus. Se vuoi continuare ad identificarti con ciò che presto o tardi sarà passato, sarà scivolato da te, fai pure.  ;)

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Ohhappyday

Si Nonsochisonoio, l'indeterminatezza dell'anima si confà di due precetti agnostici.: il primo postula che la nevrosi della coscienza scinde te e quell'altro, il secondo afferma che l'IO è insieme diverso e uguale a se stesso diviso due periodico.. :D;):D :D :D;)!

Ok scusate non ho resistito :D.

 

Scherzi a parte, il discorso che fai mi coinvolge molto...anch'io sono da molto tempo in questo "limbo" emotivo (anche se un pò è dovuto al fatto che sono sostanzialmente un tipo solitario. Ho avuto solo relazioni trascurabili con ragazze, più spinto dalla necessità di far vedere che mi davo da fare piuttosto che da un sentimento. E dire che, almeno per ora, provo ancora pulsioni forti nei confronti di entrambi i sessi e questa fatto mi confonde ancora di più. PERO', c'è un però, da quando ho iniziato a frequentare questo forum e anche la chat sento che mi sto sbloccando, in qualche modo, sento di essere più consapevole e di aver voglia di sperimentare. In effetti non c'è cosa migliore, per uscirne, che confrontarsi con gli altri perché spesso e volentieri, se ci proviamo da soli, continuiamo a farci domande dandoci sempre le stesse risposte. Il mio consiglio è quindi di rimanere "nei paraggi", rispondere anche ai topic apparentemente più superficiali (tipo, cosa ti colpisce di un'altra persona), se possibile parlare un pò in chat e leggere le esperienze che gli altri utenti vivono...potrebbe essere rivelatorio! :)

 

Se no ricordati i postulati agnostici e la consapevolezza che deriva dall'imprescindibile senso di vertige che l'uomo vive solo sul bruco di Gardaland!

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Non riesco a torvare così solida e duratura la verità da te raggiunta, Verlaine.

Mi ricorda una discussione che avevamo fatto a lezione su un passo di Kant, nel quale egli parlava di determinate abitudini di vita come di una "seconda natura" dell'uomo; questa espressione dichiara implicitamente che esista una "prima natura", ovvero una natura originaria dell'essere umano, l'essenza, quella che abbiamo appunto da bambini prima di contaminarci con la realtà.

Il problema è che nessuno ha mai fatto esperienza di questa prima natura: esiste davvero questa dimensione pura, incontaminata, o non è forse un'utopia e un luogo mentale, una meta irraggiungibile? Il discorso è simile a quello, lunghissimo e complesso, che riguarda la cosa in sé, l'essenza di ciò che esiste: la dimensione fenomenica del reale muta ed è effimera e inconstante, ma dietro deve esistere qualcosa di duraturo e immutabile; il problema è che dietro non è mai riuscito ad andare nessuno.

 

L'uomo sarebbe dunque una specie di cipolla a cui devi togliere gli strati uno ad uno per arrivare al centro, alla vera, originaria natura? E tutti gli strati sarebbero contaminazioni che ci impediscono di vivere in armonia con noi stessi e col cosmo, ci fanno perdere di vista le cose realmente importanti, durature, non effimere? Se quello che ho detto esprime il tuo pensiero, la mia domanda è: a forza di togliere strati ci resterà davvero in mano qualcosa, alla fine?

Il nostro ego è davvero una parte separata da noi, asportabile, ignorabile, o forse non vogliamo accettare la verità che non abbiamo altro che il nostro io?

 

D'altronde io parlo e penso secondo termini e categorie della nostra tradizione filosofica: tu fai riferimento a una filosofia diversa, che appartiene a una diversa cultura, quindi forse il mio modo di ragionare è sbagliato: in ogni caso non pretendo di imporvi delle certezze, perché non ne ho: allo stato attuale ho solo dubbi e questo post è solo per riflettere.

 

Nonsochisonoio, io purtroppo sono giovane e inesperto quindi forse non avrei diritto di dare consigli: spero di non peccare di presunzione se dico che è necessario guardare dentro di sè per capire quello che vogliamo, quello che ci fa stare bene (e non sono il solo a scriverlo); non è semplice, perché la tentazione di non risolvere i problemi che ci fanno paura, di lasciare che sia il tempo a risolverli è grande: e il tempo è galantuomo e si sa, in un modo o nell'altro, risolve sempre tutto. D'altronde penso che per quanti luoghi tu possa cambiare, se non avrai risolto i conti con te stesso sarai sempre al punto di partenza, come succede a tutti quelli che scelgono di sopravvivere: perché è meno rischioso, perché è più sicuro ma, come ti sei accorto, si finisce per vivere di rimpianti perché non siamo realizzati e appagati nelle nostre scelte.

Per questo vale la pena di fare chiarezza dentro di sè, per vivere meglio.

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blunotte, mi incuriosisci. Grazie per il tuo spunto. Mi potresti dire quindi secondo te cos'è l'uomo? Se poniamo, come tu proponi, non c'è questa natura profonda dietro tutte le sovrapposizioni, significa che rimane solo l'effimero, il passeggero? Quindi diciamo tu vedi te stesso come una realtà continuamente mutevole e che non ha nulla di proprio, nessuna proprietà intrinseca? Non esiste nulla che distingue te da ogni altra cosa, se non il fatto di essere una specifica somma di parti che comunque sono passeggere (e quindi come somma è continuamente mutevole)? Non lo dico in modo retorico, mi interessa capire come la pensi.

[Aggiunta->UHM però forse dovremmo andare in un altro thread. Forse, eh. ;) ]

 

Quanto al fatto che nessuno abbia mai sperimentato la propria natura, questo mi permetto di dirti che però non è vero. Molti hanno -detto- di aver sperimentato la propria natura: gli illuminati. Puoi non crederci: ammetto che è un atto di fede, non possono portare nessuna prova concreta e scientifica a loro vantaggio; però ti dicono incessantemente, da millenni, tutti la stessa cosa: prova anche tu. Fai la stessa cosa che ho fatto io, sperimentala dentro di te. Scopri il cielo che sta dietro le nuvole. Questo è il discorso che sta alla base di ogni mistica: la mistica è pratica, non ti dà sistemi in cui credere, ti dà strategie e modi per sperimentare su di te. Poi tu puoi ritenere questo tentativo inutile o noioso e non farlo, questo è un altro discorso...

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Anch'io in effetti trovo che il problema di nonsochisonoio sia tutt'altro che banale o adolescenziale...

 

Da un lato, ciascuno di noi può avere la maturità per capire quanto sia "ingiusto" sbattersi a cercare di capire la propria identità, non soltanto sessuale o di genere... succede quando capiamo (poi certo vai a vedere quanti arrivano ad averla davvero quella maturità, gli anni passano e pare che più il paese diventa scolarizzato e istruito e più la gente diventa infantile...) che l'identità c'imbriglia in un ordine di comportamenti, impedendoci di spaziare o di esplorare liberamente l'impulso del momento, del periodo...

 

D'altro canto, c'è la doppia questione dei progetti che coinvolgono altre persone, come il matrimonio: se ho dubbi al riguardo e però m'innamoro di una tipa, è giusto sposarsi e fare figli con lei? ovviamente informandola, e chissà quante fughe e addio occasioni...

 

E quindi ovviamente c'è la questione  dell'etichettamento che comunque le altre persone tendono a fare per inquadrarci:

in teoria anche dire "non so su che sponda sto", è un coming-out, il punto è che poi la gente lo intende come vuole, in un contesto omofobo o repressivo è chiaro che viene spesso interpretato come l'indizio di forti pulsioni della sponda meno desiderabile, per così dire, altrimenti non si dichiara neppure perché lo si dà per scontato che si è sicuri di essere della sponda desiderabile... a patto poi che esista una sponda e l'altra, chi se lo chiede ha dubbi ma quei dubbi spesso non sono condivisi dagli altri che giudicano e che usano queli indizi per classificarci nel loro target...

 

Specie oggigiorno, è tutta una questione di target, per i divi come per la gente comune, io inizio a pensare che anche molti vip chiamati a rappresentare modelli tradizionali di virilità come i calciatori ecc., si siano accettati benissimo per sé stessi ma si reprimano per semplici questioni di carriera, fare coming-out magari non gli distruggerebbe più la vita ma gliela cambierebbe radicalmente, cambia la gente che prova a corteggiarti rispetto a quella che invece ti cerca per le confidenze intime, cambiano gli sponsor e le cose che ti offrono di fare perché cambia almeno in certa misura il bacino di gente che fai sognare...

 

Chiaramente la cosa più matura sarebbe dichiarare apertamente ciò che si sente, quindi anche "non so chi sono io", benissimo, ma si ha la forza di affrontarne le conseguenze? qual è il prezzo? forse questo, almeno in Italia credo,

molti potenziali partner del proprio sesso e dell'altro inizierebbero a evitarti per loro inibizioni,

altri ti rivolgerebbero avances apposite per aiutarti a capirti e in ogni occasione di contatto anche modesto finirebbero per farti sentire sotto esame,

quasi tutti i genitori credo ti eliminerebbero dalla rosa di potenziali candidati che vorrebbero come marito per la loro figlia o come compagno per il loro figlio, e ti farebbero la guerra a meno di non sottrarsi in modo più o meno drastico,

per non parlare poi dei conoscenti poco coinvolti, che, in un paese come il nostro dove la omosexuality è ancora uno spiacevole incidente con cui convivere, adottano atteggiamenti di sostegno formale ed esteriore, ti applaudono nei talk show, ti soccorrono se subisci la minima discriminazione, insomma diventi il caso umano per la loro buona azione quotidiana.

 

E' meglio tutto questo oppure è meglio decidere di essere carne o pesce per forza?... forse non c'è da meravigliarsi che allora molti "aspettano", forse nella speranza che il tempo giochi a favore per l'evoluzione della società, della scienza che magari fa più luce su quell'aspetto, chissà. Purtroppo però intanto la vita trascorre, e passa presto.

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nonsochisonoio

Ehm, è ripartito il treno filosofico... Siamo ripartiti per la tangente e non ci capisco nulla...

Ho molto piacere a leggere i discorsi altamente acculturati che si versano in questo topic ma, gli studi agresti da me fin'ora condotti non mi concedono di poter cogliere il meglio di queste vostre discussioni.

 

Ohhappyday ha inquadrato anche lui il livello della mia comprensione di questi discorsi con quelle frasi ;).

@blunotte, posso dire che quello che, detto brutalmente, dici di fare "pace con me stesso", sono sicuro che potrebbe essere la Chiave di Volta della situazione ma spesso ho cercato di fare ordine dentro di me per poter affrontare serenamente un percorso di riordino interiore, ma sono sempre arrivato a situazioni più che disastrose, facendo casino come e più di prima.

Ganimede, invece mi ha letteralmente tolto le parole di bocca (o dalle dita). Grande analisi, perfetta e dettagliata. Dipinge con decise ed impercettibili sfumature ciò che ho dentro ed intorno a me: paure, situazioni, scelte, indecisioni. Un quadro quasi perfetto!

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https://www.gay-forum.it/topic/8039-capirci-qualcosa/#findComment-256311
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che mi potevano interessare anche i ragazzi l 'ho capito presto ma non ci ho mai pensato più di tanto all'inizio, successivamente ne ho preso seria coscienza ma non vi ho mai agito , era molto più rassicurante per tutti che avessi la ragazza etc ,  sono arrivato al punto che da bisex che ero ora voglio una storia con un ragazzo, ( decisione presa adesso devo solo trovarlo ;) ) non è semplice ognuno ha il suo percorso, il tuo potrebbe essere simile , le accettazioni propria e degli altri e dei propri desideri e subconscio sono importanti ,ovvio che prima le fai meno tempo bruci , la vita ci offre tanti bivi , qualche volta è anche necessario fare un inversione a u.

questa è la mia esperienza non so quanto ti possa aiutare ma comunque......

un abbraccio forte

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https://www.gay-forum.it/topic/8039-capirci-qualcosa/#findComment-256327
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blunotte, mi incuriosisci. Grazie per il tuo spunto. Mi potresti dire quindi secondo te cos'è l'uomo? Se poniamo, come tu proponi, non c'è questa natura profonda dietro tutte le sovrapposizioni, significa che rimane solo l'effimero, il passeggero? Quindi diciamo tu vedi te stesso come una realtà continuamente mutevole e che non ha nulla di proprio, nessuna proprietà intrinseca? Non esiste nulla che distingue te da ogni altra cosa, se non il fatto di essere una specifica somma di parti che comunque sono passeggere (e quindi come somma è continuamente mutevole)? Non lo dico in modo retorico, mi interessa capire come la pensi.

[Aggiunta->UHM però forse dovremmo andare in un altro thread. Forse, eh. ;) ]

 

Ho notato che con la discussione sull'uomo e sulla sua natura originaria si richiava di andare OffTopic e allora mi sono permesso di aprirne uno su questa tema, dove si possa continuare la discussione. Il topic porta il titolo molto informale di "Sulla natura umana" ;).

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nonsochisonoio

Una vacanza in una fantastica isola, al mare, tra amici mi ha soltato ulteriormente confuso le idee, portando i due antipodi sempre più lontani tra loro. Purtroppo vedo che il discorso filosofico che mio malgrado non ho afferrato per il livello troppo altro della discussione non mi ha aiutato a schiarirmi le idee. Certo, pretendo forse troppo, modello bacchetta magica ma considerando il fatto che oltre che a questa divisione ne ho altre per la testa che esulano totalmente da questo forum (per ora ne sono orgoglioso di parteciparvi), sembra, come sempre, che mi sfugga la situazione di mano. In momenti come questo vorrei uscire dalla vita ed avere qualcuno su cui contare e appoggiarmi, anche saprofiticamente (e me ne vergognerei, ma lo desidererei), uscire dagli appuntamenti, scadenze, inquadramenti etc....

 

Insomma, vorrei capirci qualcosa...

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Beh, mio caro nonsochisonoio, come ben dici, e` difficile trovare la bacchetta magica. Tuttavia, poiche` mi pare che tu abbia bisogno di un po` di umanita`, ti parlero` d'altro che di parlare di concetti e personalita` e blabla` filosofici. Ti raccontero` un po` come funziona con me. Magari potra` essere inutile, ma magari potrebbe anche servirti a qualcosa.

 

Allora, per evitare di andare per le lunghe la raccontero` in modo riassuntivo. Diciamo solo che per la prima volta nella mia vita, in quarta ginnasio (il che vuol dire piu` o meno cinque anni fa) mi sono innamorato davvero di un ragazzo. Sentivo il bisogno di stare con lui, vivendo drammaticamente la sua assenza quasi quanto la sua presenza: infatti ovviamente (e dico ovviamente perche` ogni tanto tirarmela da sfigato mi viene quasi automatico) non era per niente interessato a me - in generale, non era interessato ai ragazzi, in realta`. Percio` ho passato l'anno piu` terribile e confuso della mia vita. Questo primo amore romantico non corrisposto veniva poi dopo la morte di mio nonno, che ha segnato quasi la fine dell'infanzia per me, e mi ha un po` "sbloccato" i sentimenti. Comunque e` successo che la cosa si e` trascinata in un rimuginare tra me e me in cui ho sofferto come un cane e alla fine, di punto in bianco, un mattino ero gelido e disilluso.

 

E da allora non mi sono innamorato piu` di nessuno, sebbene abbia avuto vari ragazzi, ma alla lunga mi sentivo depresso. Non disperato per non aver trovato il "vero amore": semplicemente giu` di tono perche` non avevo piu` provato un sentimento pieno che mi desse la convinzione di essere vivo. Poi e` successo che grazie alla musica, all'affetto dei miei amici e all'universita`, dove ho conosciuto un sacco di gente, mi sono "aperto" di nuovo, e cosi sono rinato nuovamente, buttando giu` lo scudo che mi ero costruito per non dover soffrire piu` per amore. E adesso amo con tutto il cuore Paolo, e mi riempie di gioia anche solo sapere che esiste.

 

Ora. A me pare che tu abbia un problema simile. Non si tratta di una difesa perche` hai sofferto, ma di un muro che hai tu da sempre. Ecco, secondo me dovresti essere piu` libero nelle manifestazioni d'affetto, circondarti di gente calorosa, inseguire i tuoi sentimenti. Mi rifiuto di credere che tu non ne provi. E non si tratta di "decidere": se fosse una ragazza di cui sono innamorato, allora sarei contento lo stesso. Ma devi cedere ai tuoi sentimenti, devi vivere del tutto, non so se capisci cosa intendo. Non devi prendere una decisione. Apriti a chi ti sta intorno, cogli la bellezza e l'amore che c'e` in ogni atto. Ora sto diventando stucchevole, chiedo perdono, ma ci vuole una tonnellata di miele per addolcire tutta la tua amarezza. Non c'e` qualcuno con cui ti trovi molto bene, con cui ti piace stare? Secondo me, se una persona cosi` per te c'e`, l'unica decisione che puoi prendere e` quella di stare con quella persona, maschio o femmina che sia, e dedicarti a lei, e lasciarti vincere dalla passione.

 

Parlo come i film americano di dubbio gusto che piacciono molto alle ragazzine. Spero pero` che tu abbia capito cosa intendo. Non si tratta di "fare un lavoro su te stesso": sii semplicemente spontaneo, abbi il coraggio anche di fare le pazzie. Mi dispiacerebbe veramente tanto che tu non potessi vivere appieno i tuoi sentimenti, perche` so quanto sia triste e inconcludente.

 

Un grosso abbraccio  :poeta:

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nonsochisonoio

Ecco un altro che ha centrato uno dei problemi. Grazie Wotan!

 

Come si suol dire, ti rispondo per le rime.

Mi dispiace che a causa di un evento traumatico tu abbia avuto quelle conseguenze ma, è del tutto apprezzabile che tu sia riuscito ad individuare un "fantomatico" giorno in cui sei passato da uno "stadio evolutivo ad un altro. Lo stato di depressione è comune ed è indipendente dal mio orientamento (per ora ancora dubbio), ma causato sia da quest'ultimo aspetto che da altri fattori, alcuni dei quali abbastanza importanti (come peso).

Nella mia breve vita, poco più lunga della tua, ho avuto diverse fasi, che hanno portato a diverse conseguenze. In ciascuna di queste fasi, più o meno diverse l'una dall'altra, ho avuto una costante che non mi abbandonava mai, ossia l'essere solo od essere circondato da poche persone e di scarso interesse. Come detto in precedenza, ho cambiato diverse variabili spazio temporali, una tra le quali la scelta di azzerare la vita che avevo e trasferirmi di sana pianta in un altra città, molto più grande ed in una realtà (cittadina, sociale etc) diversa dall'origine. Questa scelta (l'università a 500km da casa) mi ha dato il primo anno una forte forza di impegnarmi ad essere indipendente con effetti pari al contrario delle aspettative. Negli anni successivi, man mano ho cambiato diverse compagnie, ma sempre rimanendo nel ciclo universitario, per poi conoscere un collega che mi ha inserito nel suo gruppo storico di amici personali. Dapprima credevo di aver fatto bingo ma nel giro di qualche mese sono rimasto molto deluso da molti dei componenti. (Ti starai chiedendo dove voglio andare a finire). Ebbene, da episodi vari (di cui alcuni conclamatamente negativi, con prove DIRETTE), avrei potuto stringere la mano a tutti quanti (perchè sono un signore) e dare il benservito ed andarmene; eppure ho continuato a frequentarli (come anche stasera), perchè di meglio non avevo, anche se dentro di me il vermicello mi rode e mi fa pensare a strane cose. Non avendo di meglio, pur di non restare solo (che mi avrebbe fatto tornare indietro nel tempo e mi avrebbe ucciso), mi son tappato il naso e ho (sto) continuando.

 

Il muro c'è eccome! Anche se l'ho costruito io, lo sento! Scegliere, comunque è una bella fetta della scelta dei sentimenti, inoltre ti posso dire che non avendo mai provato cosa significa provare qualcosa per qualcuno è difficile essere libero nelle manifestazioni d'affetto. Di gente calorosa, poi ne vedo poca intorno a me, forse per la gente che mi circonda (vedi sopra) o forse perchè io non sono tanto caloroso (nel modo, nella quantità (troppa/poca) e nella forma) da poter attrarre gente calorosa (in questo caso indipendentemente dal sesso). Non vorrei passare per una persona lunatica e bandieruola (come la definisco io) perchè non lo sono affatto, ma di gente con cui mi piace stare ce n'è poca. Quella poca o è "sbagliata" (orientamento, impegnata, non capirebbe, non sono alla sua altezza, non mi caga) o è lontana (fisicamente, geograficamente, mentalmente, psicologicamente). Non sono, inoltre, tipo da discoteca, gentri aggregativi (nel senso posti di divertimento, approccio, conoscenza) di nessun genere e quindi non ho la possibilità di variegare nelle conoscenze.

Detto questo, non nego che se domani avessi l'occasione qualsiasi di conoscere qualcuno/a non starei con le mani in mano ma cercherei fino in fondo di poter arrivare in fondo anche ad una semplice amicizia. Se poi questa amicizia comprendesse anche una chiave di lettura che mi consenta di poterci incastrare qualcosa con quello che ho dentro, allora sì che quello è un bingo.

 

Scriverei delle ore, parlerei delle ore, se qualcuno mi sentisse e mi ascoltasse, se qualcuno mi desse un abbraccio sincero, spaccacostole. Ma c'è anche il fatto che mi blocco, e ti dimostra il fatto che questa manifestazione di disordine interno oltre che questo forum e questo topic nessuno sa nulla. Da una parte avrei voglia di manifestarmi con alcune persone, ma contestualmente parte la paura e la chiusura (negativa). È questo il reale motivo per cui mi sono iscritto, cercando, ossia, qualcuno che senza conoscermi possa darmi una mano e un consiglio "esterno".

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io ho una teoria, tu vuoi sentirti dire, sei così e cosà è inutile che lo neghi fregatene di quello che perdi e vai per la tua strada.

 

se vuoi io te lo dico perché so esattamente cosa sei, scusa la presunzione ma sono ore che l'ho capito!

 

non voglio offenderti, ho risposto anche all'altro post e anzi il mio tono è più di semplice analisi.

 

io devo dirtelo, condivido quel che dice verlaine quasi in tutto, anzi in tutto proprio (soprattutto le risposte immediate a liverpool, grazie verlaine, qualcuno doveva pur dirglielo^^).

 

ho notato che quando qualcuno ti racconta come si sentiva e che prova a capire come ti senti tu ti trovi perfettamente d'accordo e ti sforzi di non prendere in considerazione il saggio consiglio di verlaine proprio perché non ti dice tu sei così quindi comportati di conseguenza...

 

ancora una precisazione prima di entrare nel vivo dell'argomento (sempre se all'alba ci riesco ancora).

a me le frasi tipo "nella bia breve vita" "una vita di poco più lunga della tua" o citazioni di luoghi "università a 500 km da casa" ecc ecc mi danno un po' sui nervi e mi sembra che gettino tutto ancora più in confusione.

 

allora, non voglio sapere chi sei, ma aiutati, visto che ci tieni tanto ad essere incasellato, ad avere le idee chiare. "nella mia breve vita" sono un numero precisato di anni! quanti? dillo, di la tua età, ma non per me (io so esattamente che dimostro più di 30 anni, ne ho anagraficamente 30 ma ne ho realmente compiuti a giugno 520 tondi tondi!), per te stesso, inquadra bene il tempo in cui sei, e guarda le cose nella giusta prospettiva. dove? dove vivi? si può dire? se è una città universitaria sarà anche abbastanza grande perché tu possa nominarla e noi non sapremo comunque mai chi sei...

ma in realtà tu non vuoi nominarla non perché hai paura che noi capiamo chi sei, ma perché vuoi rimanere ai nostri occhi in questo limbo di stasi. anche il dove è importante, la gente con cui hai a che fare dove sei è sicuramente diversa da quella con cui potresti aver a che fare in un altro posto. ok?

quindi hai un'età e un domicilio. non c'è niente di più chiaro e definito di questo.

 

adesso veniamo al tuo mondo interiore e alla nebbia che dici di avere. come scrittoti nell'altro topic secondo me tu sai cosa sei ma non vuoi prenderne consapevolezza perché hai paura di doverti comportare di conseguenza. insomma, dici di volere il recinto ma in realtà non lo vuoi nemmeno per sogno, perché in fin dei conti ti piace rimanere nel dubbio, ma io ho l'impressione che una decisione tu l'abbia già chiara in mente, altrimenti perché ti porresti il problema di cosa ti perdi? se non avessi deciso non ci sarebbe nulla da perdere giusto?

per quello ha ragione verlaine. fra qualche anno o tra qualche minuto probabilmente non ti fregherà nulla di ciò che ti perdi, ma nonostante questo tu oggi, pur non sapendo veramente che cosa sia di preciso ciò che ti pregiudichi ne hai già nostalgia...

vedi c'è una cosa che tu secondo me non prendi in considerazione e che verlaine aulicamente ti suggeriva di fare: la tua natura è tale e non puoi cambiarla decidendo di farlo, non quella più intima e più profonda. puoi cambiare contesto socioculturale, puoi cambiare un abito, puoi cambiare città, puoi cambiare quello che vuoi, ma se sei un uccello non puoi decidere di diventare leone e non c'è nessuna pippa mentale che tu possa farti per cambiare questo stato di cose!

 

chiudo raccontandoti la mia personale esperienza visto che ti piace entrare nella mente della gente senza in cambio aprire la tua (ma con me caschi male... io leggo nei pensieri!).

 

io sono gay, sono molte altre cose, ma questo non è il topic giusto per capire chi sono io giusto?

sono gay e l'ho capito o meglio ne ho preso consapevolezza e ho cominciato ad accettare la cosa più o meno a 15 anni. un bel giorno nonostante io corressi dietro ad una ragazza mi sono detto che era inutile prendersi in giro a me piacevano i maschi e non avevo mai fatto sesso, non avevo mai provato amore non avevo mai patito la solitudine... però mi piacevano i maschi, lo so, mi masturbavo pensando a loro non potevo negare l'evidenza a lungo... questa consapevolezza mi ha fatto riflettere su alcune implicazioni:

1 chi glielo dice ai miei?

2 non potrò avere dei figli

3 non potrò sposarmi in chiesa

4 finirò all'inferno

5 rinuncio alla possibilità di avere una vita "normale" e semplice

6 avrò sempre problemi a rapportarmi con amici etero maschi

 

la cosa mi spaventava non ti credere, ma in fin dei conti la mia non era una scelta da fare, nn avevo nessuna scelta era così e basta. come ho risolto?

 

1 inizialmente non gli ho detto nulla, ho sempre mentito su miriadi di altre cose questa era solo una in più! poi ad un certo punto ho deciso di dirlo a mia madre. e mio fratello l'ha scoperto da solo frugando tra le mie cose. continuo ad avere una vita familiare serena e mia madre si scambia le ricette di cucina col mio ragazzo.

2 pazienza prendo dei cani e un giorno quando avrò mille anni forse anche in italia si potranno avere dei diritti civili

3 non voglio sposarmi in chiesa, in comune, sempre quando avrò mille anni e forse anche in italia avremo dei diritti civili

4 sono ateo adesso, libero dal pregiudizio di dio

5 come dettoti non era una rinuncia era così e basta e francamente se ogni volta che avrei voluto fare sesso avessi dovuto invitare donne a cena che poi mi dicevano no perché dovevo invitarle ancora chissà quante volte sarei nel lastrico e non lo troverei affatto semplice!

6 non è affatto vero, anzi a distanza di poco proprio un amico etero mi ha aiutato a capire che non c'era niente di male a essere gay (era pure disposto a fare sesso con me per provarmelo... ma non si è dato il caso di arrivare a tanto!)

 

facci sapere, se proprio non ce la fai te lo dico io cosa sei^^

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In effetti credo che Amadan abbia sviluppato aspetti che fanno emergere l'ambiguità della questione:

la domanda o il problema che ti poni, Nonsochisonoio, è "chi sono io?"... oppure "cosa devo fare?".

 

Perché come avevo già osservato, già il fatto di porsi la domanda è già una consapevolezza: io sono uno che non sa bene chi è o cosa è, questa è almeno la realtà di adesso, ed è inutile farsi assillare dal timore di future nuove consapelvolezze tipiche, cioè che 5 o 10 anni più tardi scopro che l'avevo sempre saputo ma che non volevo ammetterlo perché qui, perché là, e via dicendo.

 

Il cosa fare, a mio parere, puoi capirlo già da altri dati di fatto che ti riguardano:

tu sei qui, sei dichiaratamente insoddisfatto della tua vita, e almeno in parte sei qui proprio perché ti senti insoddisfatto.

Dici esplicitamente che continui a tenerti attorno certe compagnie e ad accettare certe occasioni soltanto per paura di restare solo, ma poco dopo fai capire che ti senti comunque molto solo: tutto questo carico di sopportazione insomma non produce alcun beneficio, se non quello di continuare a illuderti di stare forse risparmiandoti una sofferenza maggiore. Sai quel che lasci ma non quel che trovi, peccato però che l'inferno che stai vivendo è sicuro perché infatti lo conosci, mentre non puoi essere sicuro dell'inferno cui andresti incontro dichiarandoti, le chances sarebbero sicuramente favorevoli (credo di star dicendo la stessa cosa di Amadan), e per te sicuramente irrinunciabili. Alludi a una vacanza che hai fatto, te la sei davvero goduta? le serate in compagnia con quel gruppo di amici storici, te le stai godendo?

 

Forse tu già sai che probabilmente anche molti di quei tuoi attuali amici hanno problemi simili ai tuoi, cioè non sono soddisfatti delle compagnie e dei rapporti cui hanno accesso, e cionostante sopportano e continuano a fingere per paura di restare soli; ma tu dirai, e allora ancora peggio, cioè se c'è scarsa speranza di una vita relazionale gratificante, e se tutti i rapporti in fondo richiedono compromessi, allora tanto vale continuare così. Se però vuoi un parere definito, da noi, io personalmente posso dirti che tu non mi sembri uno che possa vivere così, altrimenti non saresti qui - indipendentemente dal tuo orientamento e via dicendo - e non avresti scritto queste cose e così tanto; altri forse possono vivere così (fermo restando che fanno danni a sé stessi e agli altri, ma questa è altra faccenda), tu no.

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