Guest liverpool Posted July 20, 2008 Share Posted July 20, 2008 voglio conoscere questo Gowiththeflow...dice cose che "donnent à penser" Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Shamrock Posted September 2, 2008 Share Posted September 2, 2008 Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare. Bertold Brecht, E non c'era rimasto nessuno. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
toraepantote Posted September 10, 2008 Share Posted September 10, 2008 IL TUO CUORE di Edward Estlin Cummings Il tuo cuore lo porto con me, Lo porto nel mio, Non me ne divido mai, Dove vado io, vieni anche tu… mia amata, Qualsiasi cosa venga fatta da me, la fai anche tu… mia cara, Non temo il fato, perché il mio fato sei tu… mia dolce, Non voglio il mondo, perché il mio mondo, il più bello,il più’ vero… sei tu. Questo è il nostro segreto profondo Radice di tutte le radici, Germoglio di tutti i germogli, Cielo dei cieli di un albero chiamato vita Che cresce più alto di quanto l’anima spera E la mente nasconde La meraviglia che le stelle separa, Il tuo cuore esiste nel mio… Ecco il segreto più profondo Che nessuno conoscerà’ mai Radice delle radici Germoglio dei germogli E cielo dei cieli di un albero chiamato vita Che cresce più alto di quanto l’anima possa sperare Più vivo di quanto la mente possa celare Prendo il tuo cuore lo porto con me…nel mio. Ho scoperto questa poesia qualche giorno fa con il film "In her shoes", se l'avete visto l'avrete sicuramente ascoltata. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
coeranos Posted September 21, 2008 Share Posted September 21, 2008 Per me la più bella poesia mai scritta è La pioggia nel pineto di Gabriele d'Annunzio, l'ho pure musicata. Ne trascrivo solo la prima parte: Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Sherlock Posted September 26, 2008 Share Posted September 26, 2008 Penso che in questo forum non può assolutamente mancare un componimento di Saffo, donna e poetessa eccezionale. Un boschetto di meli:sugli altari bruciano incensi. Mormora fresca l'acqua tra i rami tacitamente, tutto il luogo è ombrato di rose. Stormiscono le fronde e ne discende molle sopore. E di fiori di loto come a festa fiorito è il prato;esalano gli aneti sapore di miele. Questa è la tua dimora, Cipride: qui tu recingi le infule sacre, e in auree coppe versi copiosamente nettare e gioia. ------------------ Come la dolce mela rosseggia in cima al ramo, alta sul ramo più alto; se ne dimenticano i coglitori; no, non se ne dimenticano, ma non poterono raggiungerla. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
CutHere Posted October 18, 2008 Share Posted October 18, 2008 "..sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami. E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze, quella solitudine immensa d'amarti solo io.." (salinas) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Hunter Posted October 18, 2008 Share Posted October 18, 2008 La mia poesia preferita: Charles Baudelaire - "La morte degli amanti" "Avremo letti pieni di profumi leggeri, divani profondi come tombe e sulle mensole strani fiori dischiusi per noi sotto cieli più belli. Usando, a gara, i loro estremi ardori, i nostri cuori saranno due grandi fiaccole, che rifletteranno le loro doppie luci nei nostri spiriti, specchi gemelli. Una sera di rosa e azzurro mistico ci scambieremo un unico bagliore, simile a un lungo singhiozzo, risonante d'addii. Più tardi, un Angelo, dischiuse le porte, verrà, gaio e fedele, a ravvivare gli specchi offuscati e le fiamme ormai morte." Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest bambolo Posted November 30, 2008 Share Posted November 30, 2008 piangono le stelle nel cupo cielo, un sospiro spiritato illumina l'alone di mistero. Un grido di morte... Ti chiama... Lo senti? Ti vuole. Non puoi sottrarti, dal suo potere ignoto e indolore. (Anonimo) Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest bambolo Posted November 30, 2008 Share Posted November 30, 2008 Le mie poesie del mio autore preferito (Camillo Sbarbaro) ESCO DALLA LUSSURIA "M'incammino per lastrici sonori nella notte. Non ho rimorso o turbamento. Sono solo tranquillo immensamente. Pure qualche cosa è cambiato in me, qualcosa fuori di me. Ché la città mi pare sia fatta immensamente vasta e vuota, una città di pietra che nessuno abiti, dove la Necessità sola conduca i carri e suoni l'ore. A queste vie simmetriche e deserte a queste case mute sono simile. Partecipo alla loro indifferenza, alla loro immobilità. Mi pare d'esser sordo ed opaco come loro, d'esser fatto di pietra come loro. Ché il mio padre e la mia sorella sono lontani, come morti da tanti anni, come sepolti già nella memoria. Il nome dell'amico è un nome vano. Tra me ed essi s'è interposto il mio peccato come immobile macigno. E se sapessi che il mio padre è morto, al qual pensando mi piangeva il cuore di essere lontano ora che i giorni della vita comune son contati, se mi dicesser che mio padre è morto, sento bene che adesso non potrei piangere. Son come posto fuori della vita, una macchina io stesso che obbedisce, come il carro e la strada necessario. Ma non riesco a dolermene. Cammino per lastrici sonori nella notte." TACI ANIMA STANCA DI GODERE Taci, anima stanca di godere e di soffrire (all'uno e all'altro vai rassegnata). Nessuna voce tua odo se ascolto: non di rimpianto per la miserabile giovinezza, non d'ira o di speranza, e neppure di tedio. Giaci come il corpo, ammutolita, tutta piena d'una rassegnazione disperata. Non ci stupiremmo, non è vero, mia anima, se il cuore si fermasse, sospeso se ci fosse il fiato... Invece camminiamo, camminiamo io e te come sonnambuli. E gli alberi son alberi, le case sono case, le donne che passano son donne, e tutto è quello che è, soltanto quel che è. La vicenda di gioia e di dolore non ci tocca. Perduto ha la voce la sirena del mondo, e il mondo è un grande deserto. Nel deserto io guardo con asciutti occhi me stesso. IO CHE COME UN SONNAMBULO CAMMINO o che come un sonnambulo cammino per le mie trite vie quotidiane, vedendoti dinanzi a me trasalgo. Tu mi cammini innanzi lenta come una regina. Regolo il mio passo io subito destato dal mio sonno sul tuo ch'è come una sapiente musica. E possibilità d'amore e gloria mi s'affacciano al cuore e me lo gonfiano. Pei riccioletti folli d'una nuca per l'ala d'un cappello io posso ancora alleggerirmi della mia tristezza. Io sono ancora giovane, inesperto col cuore pronto a tutte le follie. Una luce di fa nel dormiveglia. Tutto è sospeso come in un'attesa. Non penso più. Sono contento e muto. Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
parole_alate Posted December 4, 2008 Share Posted December 4, 2008 Una delle mie preferite di Ungaretti è questa: DESTINO Mariano il 14 luglio 1916 Volti al travaglio come una qualsiasi fibra creata perchè ci lamentiamo noi? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Tristano Posted January 14, 2009 Share Posted January 14, 2009 La poesia che voglio dedicarvi è stata composta da me (il mio primo bacio a 23 anni) QUEL TUO DOLCE SUSSURRO Quella sera ci tenemmo per mano Come due ragazzi innamorati I nostri sentimenti maturi e vivi Ricordo il dolce accarezzare della mia mano sulla tua. Il timido calore emanato dalle nostre mani. Il rossore delle mie guance, che da rosse diventavano rosee per poi impallidire e nuovamente arrossire. Ad un tratto tu mi stringesti la mano Il primo bacio provai a dartelo io Tu mi aiutasti raggiungendomi Ne seguirono altri quella sera Come due anime che finalmente si erano ritrovate. Mi reno conto che non sia grammaticalmente molto corretta, ma la scrissi quella tessa sera con le mani gelate e il cuore pieno di emozioni,non mi sembrerebbe giusto modificarla. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Tristano Posted January 18, 2009 Share Posted January 18, 2009 Amore esisti… Amore di sguardi Amori di labbra Amori di corpi Esausti all’alba… Amore mi ami? Amore lo giuri? Sei vero ,davvero? …O solo m’illudi? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest Ickretta Posted January 24, 2009 Share Posted January 24, 2009 INNO ALLA BELLEZZA Vieni dal ciel profondo o l'abisso t'esprime, Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino piovono senza scelta il beneficio e il crimine, e in questo ti si può apparentare al vino. Hai dentro gli occhi l'alba e l'occaso, ed esali profumi come a sera un nembo repentino; sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice che disanima il prode e rincuora il bambino. Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri? Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni; tu semini a casaccio le fortune e i disastri; e governi su tutto, e di nulla t'affanni. Bellezza, tu cammini sui morti che deridi; leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l'Orrore, mentre, pendulo fra i più cari ciondoli, l'Omicidio ti ballonzola allegro sull'orgoglioso ventre. Torcia, vola al tuo lume la falena accecata, crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe! Quando si china e spasima l'amante sull'amata, pare un morente che carezzi la sua tomba. Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa, Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco, se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta m'aprono a un Infinito che amo e non conosco? Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio, che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto, luce, profumo, musica, unico bene mio, rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto? Charles Baudelaire Grandissima poesia! un inno senza retorica, bravissimo Baudelaire. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest Ickretta Posted January 24, 2009 Share Posted January 24, 2009 Verso le Terme di Caracalla Vanno verso le Terme di Caracalla giovani amici, a cavalcioni di Rumi o Ducati, con maschile pudore e maschile impudicizia, nelle pieghe calde dei calzoni nascondendo indifferenti, o scoprendo, il segreto delle loro erezioni... Con la testa ondulata, il giovanile colore dei maglioni, essi fendono la notte, in un carosello sconclusionato, invadono la notte, splendidi padroni della notte... Va verso le Terme di Caracalla, eretto il busto, come sulle natie chine appenniniche, fra tratturi che sanno di bestia secolare e pie ceneri di berberi paesi - già impuro sotto il gaglioffo basco impolverato, e le mani in saccoccia - il pastore migrato undicenne, e ora qui, malandrino e giulivo nel romano riso, caldo ancora di salvia rossa, di fico e d'ulivo... Va verso le Terme di Caracalla, il vecchio padre di famiglia, disoccupato, che il feroce Frascati ha ridotto a una bestia cretina, a un beato, con nello chassì i ferrivecchi del suo corpo scassato, a pezzi, rantolanti: i panni, un sacco, che contiene una schiena un po' gobba, due cosce certo piene di croste, i calzonacci che gli svolazzano sotto le saccocce della giacca pese di lordi cartocci. La faccia ride: sotto le ganasce, gli ossi masticano parole, scrocchiando: parla da solo, poi si ferma, e arrotola il vecchio mozzicone, carcassa dove tutta la giovinezza, resta, in fiore, come un focaraccio dentro una còfana o un catino: non muore chi non è mai nato. Vanno verso le Terme di Caracalla Pasolini giusto? amo molto questa poesia, dissacrante Pasolini, uno schiaffo in faccia all'ipocrisia sempre, grazie per averla postata. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest Ickretta Posted January 24, 2009 Share Posted January 24, 2009 Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare. Stupenda! (dopo questo commento giuro che ne posto una anche io). Bertold Brecht, E non c'era rimasto nessuno. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest Ickretta Posted January 24, 2009 Share Posted January 24, 2009 Charles Baudelaire Delfina e Ippolita: Al fioco lume di lucerne languide, Sopra cuscini profondi impregnati D'odori, Ippolita fantasticava Delle potenti carezze che il velo Toglievano al suo giovane candore Ella cercava, con L'occhio turbato Dalla bufera, il cielo già Lontano Della sua ingenuità; come il viandante Che volge il capo agli azzurri orizzonti Superati al mattino. Le accidiose Lagrime dei suoi occhi spenti, l' aria Affranta, la meraviglia, la cupa Voluttà, le sue braccia vinte, sparse Come armi inutili, tutto serviva, Tutto ornava la sua bellezza fragile. Stesa ai suoi piedi, tranquilla e ricolma Di esultanza, Delfina la covava Con occhi ardenti, simile ad un forte Animale che sorvegli la preda Dopo averla marchiata con i denti. Forte bellezza inginocchiata innanzi Alla bellezza fragile, superba Con voluttà il vino del suo trionfo Fiutava, e a lei si protendeva, come Per coglierne un ringraziamento dolce. Nell,occhio della sua pallida vittima Cercava il muto inno del piacere, L'infinita e sublime gratitudine Che come un lungo sospiro esala Dalle palpebre. - « Ippolita, cuor mio, Che dici di queste cose? Comprendi Ora che non si deve offrire il sacro Olocausto delle tue prime rose Ad aliti violenti che potrebbero Farle appassire? 1 miei baci son lievi Al pari delle effimere che a sera Vanno sui grandi laghi trasparenti Come carezze; quelli del tuo amante Invece scaveranno i loro solchi Come dei carri o vomeri squarcianti; Passeranno su te come un pesante Tiro di buoi e cavalli, dagli zoccoli Senza pietà... Ippolita, sorella! Rivolgi dunque il viso, tu, mia anima E cuore mio, mio tutto e mia metà, V olgi a me gli occhi tuoi pieni d, azzurro E stelle! Per uno solo di questi Sguardi incantevoli, divino balsamo, Solleverò i veli dei più oscuri Piaceri, e ti addormenterò in un sogno Senza fine! » Ma Ippolita, levando La sua giovane testa: « Non ingrata Sono, o pentita, mia Delfina; soffro E sono inquieta come dopo un pasto Notturno e spaventevole Io sento Piombare su di me grevi terrori, E neri battaglioni di fantasmi Dispersi, i quali vogliono condurmi Su strade instabili, che da ogni parte Un orizzonte insanguinato sbarra. Abbiamo dunque fatto un atto strano? Spiega il mio turbamento e il mio terrore Se puoi; rabbrividisco di paura Quando mi dici « Angelo mio,,, ma sento Che la mia bocca va verso di te. E non guardarmi così, mio pensiero! Tu che pet sempre amo, o mia elettiva Sorella, anche se fossi insidia tesa E il principio della mia perdizione! Scuotendo quella sua tragica chioma, E come scalpicciando sopra il tripode Ferreo, Delfina, con occhio fatidico E con voce da despota rispose: « Chi dunque osa parlare d'inferno Di fronte all'amore? Sia maledetto In eterno quel sognatore inutile Che primo volle, nella sua sciocchezza, Invischiato in un problema insolubile E sterile, mischiate 1, onestà Alle cose d'amore! Chi pretende Di unire 1,ombra in un mistico accordo Con il calore, la notte col giorno, Mai scalderà il suo corpo paralitico Al rosso solc che si chiama amore! Se vuoi, vatti a cercare un fidanzato Stupido; corri a offrire un cuorc vergine Ai suoi baci crudeli; di rimorsi Piena. d' orrore e di lividi, a me Riporterai i seni stimmatizzati . No, non si può accontentare, quaggiù. Che un unico padrone ! , Ma la bimba Dando sfogo a un dolore immenso, subito Gridò: « Sento un abisso spalancato Slargarsi in me; è il mio cuore! bruciante Come un vulcano, fondo come il vuoto. Nulla potrà saziare questo mostro Gemebondo, o ristorare la sete Dell,Erinni che con la torcia in mano Lo brucia a sangue. Le nostre cortine Ben chiuse ci separino dal mondo, E la stanchezza porti quiete. V oglio Annientarmi nel tuo profondo petto, Trovarvi la freschezza delle tombe! » Discendete, lamentevoli vittime, Discendete la china dell'inferno Eterno! Al più profondo dell, abisso Precipitate, dove tutti i crimini Flagellati da un vento che non è Del cielo, bollono confusamente Con un fragore d'uragano. Ombre Folli, correte pure alla meta Dei vostri desideri; mai potrete Placare il vostro furore, e il castigo Vi nascerà dagli stessi piaceri. Mai un fresco raggio schiarì i vostri antri; Attraverso le crepe di quei muri Filtrano a voi dei miasmi di febbre, S'accendono come lucerne, pènetrano Con orrendi profumi L vostri corpi. L,aspra sterilità del godimento AttiZza ancor di più la vostra sete, Vi rende rigida la pelle, e il vento Furibondo della concupiscenza Come vecchia bandiera fa schioccare La vostra carne. Lontano dai popoli Vivi, randage, dannate, correte Attraverso i deserti come i lupi; Portate a termine il vostro destino, Anime dominate dal disordine, Fuggite L'infinito che vi abita! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest Ickretta Posted February 6, 2009 Share Posted February 6, 2009 Un pezzo di una poesia (sempre di Baudelaire) dedicata all'amore, sapeva essere molto travolgente questo amante dell'assenzio... : "L'Amore sta assiso sul cranio dell'Umanità e da quel trono profano, con riso sfrontato, soffia gaio delle bolle rotonde che s'innalzano nell'aria, quasi a raggiungere i mondi al fondo dell'etere. Il globo fragile e luminoso prende un grande slancio, scoppia e sputa la sua anima gracile come un sogno d'oro." Charles Baudelaire Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
GlassOnion Posted February 7, 2009 Share Posted February 7, 2009 Conoscente e.e. cummings (scritto proprio così, minuscolo!)? :P E' un poeta americano del Novecento molto molto particolare che scriveva un tipo di poesia molto rivoluzionario e atipico, spezzando le parole, usano la punteggiatura in modo assolutamente anticonvenzionale, disperdendo le parole nel foglio per dare proprio un effetto visivo alle sue poesie. uccelli ( qui,inven tano aria U ) sando del crepuS ( colo la v va vas ( vast ità.Di)vedi ora (vengono anima; &:e le cu) i vo c i ( so no s Beh, questa è una delle più particolari, poi ce ne sono altre meno ostiche e un po' più tradizionali, ma comunque relativamente. forse non sarà sempre così; io dico se le tue labbra, che ho amato, dovessero toccare quelle d'un altro, e le tue care dita salde stringere il suo cuore, come il mio poco fa; se i tuoi dolci capelli poseranno su un altro viso in quel silenzio che io conosco, o quelle parole grosse e contorte, di quando troppo dici, tenere a bada dovessero lo spirito indifese; se ciò fosse, dico, se ciò fosse- tu del mio cuore, mandami una parolina; e mi recherò da lui, e prendendogli le mani, dirò, Accetta ogni felicità da me. Poi girerò il volto, e udrò un uccello tanto lontano cantare nelle sperdute lande. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
parole_alate Posted February 10, 2009 Share Posted February 10, 2009 Caspita, ma sai che non lo conoscevo? Veramente meravigliose! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest Ickretta Posted February 11, 2009 Share Posted February 11, 2009 Domanda... Parole Alate ti piace Meg? (io adoro quella canzone di Meg) chiesto ciò (che è OT credo...) Posto un'altra poesia che adoro: Il poeta è un operaio Gridano al poeta: "Davanti a un tornio ti vorremmo vedere! Cosa sono i versi? Parole inutili! Certo che per lavorare fai il sordo". A noi, forse, il lavoro più d'ogni altra occupazione sta a cuore. Sono anch'io una fabbrica. E se mi mancano le ciminiere, forse, senza di esse, ci vuole ancor più coraggio. Lo so: voi non amate le frasi oziose. Quando tagliate del legno, è per farne dei ciocchi. E noi, non siamo forse degli ebanisti? Il legno delle teste dure noi intagliamo. Certo, la pesca è cosa rispettabile. Tirare le reti, e nelle reti storioni, forse! Ma il lavoro del poeta non è da meno: è pesca d'uomini, non di pesci. Fatica enorme è bruciare agli altiforni, temprare i metalli sibilanti. Ma chi oserà chiamarci pigri? Noi limiamo i cervelli con la nostra lingua affilata. Chi è superiore: il poeta o il tecnico che porta gli uomini a vantaggi pratici? Sono uguali. I cuori sono anche motori. L'anima è un'abile forza motrice. Siamo uguali. Compagni d'una massa operaia. Proletari di corpo e di spirito. Soltanto uniti abbelliremo l'universo, l'avvieremo a tempo di marcia. Contro la marea di parole innalziamo una diga. All'opera! Al lavoro nuovo e vivo! E gli oziosi oratori, al mulino!Ai mugnai! Che l'acqua dei loro discorsi faccia girare le macine. Vladimir Majakovskij Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
parole_alate Posted February 27, 2009 Share Posted February 27, 2009 Una scoperta recentissima, per me, di un autore che già amavo... che in un forum come questo non può proprio mancare. Felice chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo egli comune. Sandro Penna Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Chiara86 Posted May 10, 2009 Share Posted May 10, 2009 I RICORDI Passeggeri silenziosi ci accompagnano in questo lungo cammino... sempre con noi sempre muti. Tristi negli occhi solari nel sorriso bussano ogni tanto alle porte del nostro cuore distratto. Ci fermiamo. Luci di un tempo perduto colorano di nuove e sempre identiche sfumature la strada sulla quale viaggiamo... ed ecco che in un batter di ciglia ci troviamo dove non siamo più... Soli antichi piogge primordiali oceani di speranze abbandonate tornano a riempirci gli occhi di lacrime e tremiamo... Il tempo è passato. Con una nuova cicatrice asciughiamo gli occhi ancora umidi di disillusione e ripartiamo... più tristi ma ripartiamo. Non c'è sosta in questo viaggio. I soliti vecchi compagni sono ancora lì... ...passeggeri silenziosi i ricordi. Carlo Lanzillo Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
jacopo87 Posted May 29, 2009 Share Posted May 29, 2009 Ho notato che nessuno ha ancora citato Kavafis... Sebbene sia piuttosto sconosciuto dai più in genere è abbastanza conosciuto dai gay visto che anche lui lo era (ebbene sì, nato nel 1863 in Egitto e gay). Vi trascrivo una delle sue poesie che preferisco, Itaca. Metto il testo originale in lingua neogreca, una traduzione molto famosa in Italia ma che a mio modesto parere è piuttosto brutta e un link ( ) a un video che contiene una piccola parte di un film sulla vita del poeta in cui si può ascoltare la lettura di alcuni versi (musicalissimi come tutta la lingua in cui sono scritti) di questa poesia. Godetevela! Ἰθάκη Σὰ βγεῖς στὸν πηγαιμὸ γιὰ τὴν Ἰθάκη, νὰ εὔχεσαι νἆναι μακρὺς ὁ δρόμος, γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις. Τοὺς Λαιστρυγόνας καὶ τοὺς Κύκλωπας, τὸν θυμωμένο Ποσειδῶνα μὴ φοβᾶσαι, τέτοια στὸν δρόμο σου ποτέ σου δὲν θὰ βρεῖς, ἂν μέν’ ἡ σκέψις σου ὑψηλή, ἂν ἐκλεκτὴ συγκίνησις τὸ πνεῦμα καὶ τὸ σῶμα σου ἀγγίζει. Τοὺς Λαιστρυγόνας καὶ τοὺς Κύκλωπας, τὸν ἂγριο Ποσειδῶνα δὲν θὰ συναντήσεις, ἂν δὲν τοὺς κουβανεῖς μὲς στὴν ψυχή σου, ἂν ἡ ψυχή σου δὲν τοὺς στήνει ἐμπρός σου. Νὰ εὔχεσαι νἆναι μακρὺς ὁ δρόμος. Πολλὰ τὰ καλοκαιρινὰ πρωϊὰ νὰ εἶναι ποὺ μὲ τί εὐχαρίστησι, μὲ τί χαρὰ θὰ μπαίνεις σὲ λιμένας πρωτοειδωμένους• νὰ σταματήσεις σ’ ἐμπορεῖα Φοινικικά, καὶ τὲς καλὲς πραγμάτειες ν’ ἀποκτήσεις, σεντέφια καὶ κοράλλια, κεχριμπάρια κ’ ἔβενους, καὶ ἡδονικὰ μυρωδικὰ κάθε λογῆς, ὅσο μπορεῖς πιο ἄφθονα ἡδονικὰ μυρωδικὰ• σὲ πόλεις Αἰγυπτιακὲς πολλὲς νὰ πᾶς, νὰ μάθεις καὶ νὰ μάθεις ἀπ’ τοὺς σπουδασμένους. Πάντα στὸν νοῦ σου νἄχεις τὴν Ἰθάκη. Τὸ φθάσιμον ἐκεῖ εἶν’ ὁ προορισμός σου. Ἀλλὰ μὴ βιάζεις τὸ ταξεῖδι διόλου. Καλλίτερα χρόνια πολλὰ νὰ διαρκέσει• καὶ γέρος πιὰ ν’ ἀράξεις στὸ νησί, πλούσιος μὲ ὅσα κέρδισες στὸν δρόμο, μὴ προσδοκῶντας πλούτη νὰ σὲ δώσει ἡ Ἰθάκη. Ἡ Ἰθάκη σ’ ἔδωσε τ'ὡραίο ταξεῖδι. Χωρὶς αὐτὴν δὲν θἄβγαινες στὸν δρόμο. Ἄλλα δὲν ἔχει νὰ σὲ δώσει πιά. Κι ἂν πτωχικὴ τὴν βρεῖς, ἡ Ἰθάκη δὲν σὲ γέλασε. Ἔτσι σοφὸς ποὺ ἔγινες, μὲ τόση πεῖρα, ἤδη θὰ τὸ κατάλαβες ἡ Ἰθάκες τί σημαίνουν. Itaca Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere, non sarà questo il genere d'incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo né nell'irato Nettuno incapperai se non li porti dentro se l'anima non te li mette contro. Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d'estate siano tanti quando nei porti - finalmente, e con che gioia - toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d'ogni sorta, più profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti. Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio, senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos'altro ti aspetti? E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest macavity Posted May 29, 2009 Share Posted May 29, 2009 é una delle mie preferite In memoria Giuseppe Ungaretti Locvizza il 30 settembre 1916. Si chiamava Moammed Sceab Discendente di emiri di nomadi suicida perché non aveva più Patria Amò la Francia e mutò nome Fu Marcel ma non era Francese e non sapeva più vivere nella tenda dei suoi dove si ascolta la cantilena del Corano gustando un caffè E non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono L’ho accompagnato insieme alla padrona dell’albergo dove abitavamo a Parigi dal numero 5 della rue des Carmes appassito vicolo in discesa. Riposa nel camposanto d’Ivry sobborgo che pare sempre in una giornata di una decomposta fiera E forse io solo so ancora che visse Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
dreamer_ Posted November 11, 2009 Share Posted November 11, 2009 Profonda, mi ricorda tantissimo un periodo che ho passato. Herman Hesse E' strano vagare nella nebbia! Solo è ogni cespuglio e pietra, Nessun albero vede l'altro, Ognuno è solo. Pieno di amici era per me il mondo, Quando la mia vita era ancora luminosa; Adesso, che la nebbia cala, Nessuno si vede più. In verità, nessuno è saggio Se non conosce il buio, Che piano ed inesorabilmente Da tutti lo separa. Strano, vagare nella nebbia! Vivere è essere soli . Nessuno uomo conosce l'altro, Ognuno è solo. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Sara 87 Posted November 13, 2009 Share Posted November 13, 2009 La Chimera Non so se tra roccie il tuo pallido Viso m'apparve, o sorriso Di lontananze ignote Fosti, la china eburnea Fronte fulgente o giovine Suora de la Gioconda: O delle primavere Spente, per i tuoi mitici pallori O Regina O Regina adolescente: Ma per il tuo ignoto poema Di voluttà e di dolore Musica fanciulla esangue, Segnato di linea di sangue Nel cerchio delle labbra sinuose Regina de la melodia: Ma per il vergine capo Reclino, io poeta notturno Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo, Io per il tuo dolce mistero Io per il tuo divenir taciturno. Non so se la fiamma pallida Fu dei capelli il vivente Segno del suo pallore, Non so se fu un dolce vapore, Dolce sul mio dolore, Sorriso di un volto notturno: Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti E l'immobilità dei firmamenti E i gonfii rivi che vanno piangenti E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera. Dino Campana Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Bea Posted March 28, 2010 Share Posted March 28, 2010 Ascolta, il passo breve delle cose - assai più breve delle tue finestre - quel respiro che esce dal tuo sguardo Ascolta, il passo breve delle cose - assai più breve delle tue finestre - quel respiro che esce dal tuo sguardo chiama un nome immediato: la tua donna. È fatta di ombra e ciclamini, ti chiede il tuo mistero e tu non lo sai dare. Con le mani sfiori profili di una lunga serie di segni che si chiamano rime. Sotto, credi, c'è presenza vera di foglie; un incredibile cammino che diventa una meta di coraggio. Alda Merini Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Mattia89 Posted April 19, 2010 Share Posted April 19, 2010 Vi propongo qui una rarità. Un sonetto scritto a quattro mani dai due busoni più famosi della storia della letteratura, Verlaine e Rimbaud. "Sonetto del buco del culo" Scuro e increspato come un garofano viola respira, umilmente rannicchiato in mezzo al muschio ancora umido d'amore che segue il dolce pendio dalle bianche natiche al limite dell'orlo. Filamenti simili a lacrime di latte hanno pianto sotto il vento crudele che le respinge attraverso piccoli coaguli di marna rossiccia per andare dove il pendio le chiamava. La mia bocca spesso si accoppia con la sua ventosa, la mia anima, gelosa del coito matrimoniale, ne fece il fulvo nido di lacrime e singhiozzi. E' l'oliva in deliquio e il flauto carezzevole, è il tubo il cui scende la celeste pralina, Canaan femminile del dischiuso madore. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
conrad65 Posted April 20, 2010 Share Posted April 20, 2010 La casa dei doganieri Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: desolata t’attende dalla sera in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri e vi sostò irrequieto. Libeccio sferza da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: la bussola va impazzita all’avventura e il calcolo dei dadi più non torna. Tu non ricordi; altro tempo frastorna la tua memoria; un filo s’addipana. Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana la casa e in cima al tetto la banderuola affumicata gira senza pietà. Ne tengo un capo; ma tu resti solo né qui respiri nell’oscurità. Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende rara la luce della petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente ancora sulla balza che scoscende...) Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. (Eugenio Montale) Ps Mi sono permesso una piccola licenza poetica... ho cambiato una "a" in una "o" Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
SirPatrick Posted May 29, 2010 Share Posted May 29, 2010 La farfalla Contento proprio contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla. Tonino Guerra Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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