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L'angolo della poesia


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Anche tu se l'amore.

Sei di sangue e di terra

Come gli altri. Cammini

Come chi non si stacca

Dalla porta di casa.

Guardi come chi attende

E non vede. Sei terra

Che dolora e che tace.

Hai sussulti e stanchezza,

Hai parole - cammini

In attesa. L'amore

È il tuo sangue - non altro.

 

C. Pavese

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Schlechtbumen

Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio
      Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
      Che seguono, indolenti compagni di vïaggio,
      Il vascello che va sopra gli abissi amari.

5    E li hanno appena posti sul ponte della nave
      Che, inetti e vergognosi, questi re dell'azzurro
      Pietosamente calano le grandi ali bianche,
      Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.

      Com'è goffo e maldestro, l'alato viaggiatore!
10  Lui, prima così bello, com'è comico e brutto!
      Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
      L'altro, arrancando, mima l'infermo che volava!

      Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
      Che abita la tempesta e ride dell'arciere;
15  Ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
      Per le ali di gigante non riesce a camminare.

 

 

         C.Baudelaire

Tenendo conto che, la mia poesia preferita è La pioggia nel pineto, vi dedico queste due :

 

Sonetto alla scienza di E.A.Poe

 

Scienza, vera figlia ti mostri del Tempo annoso,

tu che ogni cosa trasmuti col penetrante occhio!

Ma dimmi, perche' al poeta cosi' dilani il cuore,

avvoltoio dalle ali grevi e opache?

Come potrebbe egli amarti? E giudicarti savia,

se mai volesti che libero n' andasse errando

a cercar tesori per i cieli gemmati?

Pure, si librava con intrepide ali.

Non hai tu sbalzato Diana dal suo carro?

E scacciato l' Amadriade dal bosco,

che in piu' felice stella trovo' riparo?

Non hai tu strappato la Naiade ai suoi flutti,

l' Elfo ai verdi prati e me stesso infine

al mio sogno estivo all' ombra del tamarindo?

 

 

Pablo Neruda

 

Lentamenre muore

 

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni

giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non

rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

 

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su

bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,

proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno

sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti

all'errore e ai sentimenti.

 

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul

lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un

sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai

consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi

non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente

chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i

giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

 

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non

fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli

chiedono qualcosa che conosce.

 

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo

richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di

respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida

felicità.

Edited by Mitrandir

Io sono verticale

ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un'aiuola
ultradipinta che susciti gridi di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima d'un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.

Stasera all'infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo, ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo e io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resterò sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno,
i fiori avranno tempo per me.

 

(Sylvia Plath)

Edited by Phyl

Io sono verticalema preferirei essere orizzontale.Non sono un albero con radici nel suolosucchiante minerali e amore maternocosì da poter brillare di foglie a ogni marzo,né sono la beltà di un'aiuolaultradipinta che susciti gridi di meraviglia,senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.Confronto a me, un albero è immortalee la cima d'un fiore, non alta, ma più clamorosa:dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.Stasera all'infinitesimo lume delle stelle,alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.Ci passo in mezzo, ma nessuno di loro ne fa caso.A volte io penso che mentre dormoforse assomiglio a loro nel modo più perfettocon i miei pensieri andati in nebbia.Stare sdraiata è per me più naturale.Allora il cielo e io siamo in aperto colloquio,e sarò utile il giorno che resterò sdraiata per sempre:finalmente gli alberi mi toccheranno,i fiori avranno tempo per me.

 

(Sylvia Plath)

Quoto la poesia. Adoro la Plath. E adoro questa poesia, nello specifico.

  • 5 weeks later...

I ragazzi che si amano si baciano in piedi

Contro le porte della notte

E i passanti che passano li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

Ed è la loro ombra soltanto

Che trema nella notte

Stimolando la rabbia dei passanti

La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Essi sono altrove molto più lontano della notte

Molto più in alto del giorno

Nell’abbagliante splendore del loro primo amore

 

Prevert

  • 1 month later...
mastermind75

Mi sono ritrovato questa poesia tra i vari link di Fb che affollano le bacheche, non so di chi sia, ma mi piacerebbe tanto saperlo, semplice ma mi piace davvero tanto e ve la ripropongo qui:

 

Amare costa.
Costa dire "hai ragione"
costa dire "perdonami"
ed anche dire "ti perdono" costa.
Costa la confidenza,costa la pazienza.
Costa fare una cosa 
che non hai voglia di fare ma che l'altro vuole.
Costa cercar di capire.
Costa tenere il silenzio.
La fedeltà costa
e sorridere al suo cattivo umore
e trattenere le lacrime che lo fanno soffrire.
A volte costa impuntarsi,a volte cedere.
Costa dir sempre "è colpa mia".
Costa confidarsi e ricevere confidenze.
Costa sopportare i difetti,
costa cancellare le piccole ombre,
costa condividere i dolori.
Costa la lontananza e costano i distacchi.
Costano le nubi passeggere,
costa avere opinioni differenti,
costa dir sempre di "si".
Eppure a questo prezzo si genera l'amore.

Edited by mastermind75
  • 2 months later...
Angelo1900

Eccola qui, fra le mie preferite, abusata dagli spot televisivi:

 

Oh me! Oh life! of the questions of these recurring,
Of the endless trains of the faithless, of cities fill’d with the foolish,
Of myself forever reproaching myself, (for who more foolish than I, and who more faithless?)
Of eyes that vainly crave the light, of the objects mean, of the struggle ever renew’d,
Of the poor results of all, of the plodding and sordid crowds I see around me,
Of the empty and useless years of the rest, with the rest me intertwined,
The question, O me! so sad, recurring—What good amid these, O me, O life?

 

                                       Answer.
That you are here—that life exists and identity,
That the powerful play goes on, and you may contribute a verse.
  • 4 weeks later...
Angelo1900

S’Ode Ancora il Mare

 

Già da più notti s’ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d’una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d’uccelli delle torri, che l’aprile
sospinge verso la pianura. Già
m’eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora di me un’eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.

 

Salvatore Quasimodo

  • 3 weeks later...
  • 5 months later...

Dai Canti di Leopardi, una parte del Canto XXII - LE RICORDANZE

 

 

  Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea

Tornare ancor per uso a contemplarvi

Sul paterno giardino scintillanti,

E ragionar con voi dalle finestre

Di questo albergo ove abitai fanciullo,

E delle gioie mie vidi la fine.

Quante immagini un tempo, e quante fole

Creommi nel pensier l'aspetto vostro

E delle luci a voi compagne! allora

Che, tacito, seduto in verde zolla,

Delle sere io solea passar gran parte

Mirando il cielo, ed ascoltando il canto

Della rana rimota alla campagna!

E la lucciola errava appo le siepi

E in su l'aiuole, susurrando al vento

I viali odorati, ed i cipressi

Là nella selva; e sotto al patrio tetto

Sonavan voci alterne, e le tranquille

Opre de' servi. E che pensieri immensi,

Che dolci sogni mi spirò la vista

Di quel lontano mar, quei monti azzurri,

Che di qua scopro, e che varcare un giorno

Io mi pensava, arcani mondi, arcana

Felicità fingendo al viver mio!

Ignaro del mio fato, e quante volte

Questa mia vita dolorosa e nuda

Volentier con la morte avrei cangiato.

 

Nè mi diceva il cor che l'età verde

Sarei dannato a consumare in questo

Natio borgo selvaggio, intra una gente

Zotica, vil; cui nomi strani, e spesso

Argomento di riso e di trastullo,

Son dottrina e saper; che m'odia e fugge,

Per invidia non già, che non mi tiene

Maggior di se, ma perchè tale estima

Ch'io mi tenga in cor mio, sebben di fuori

A persona giammai non ne fo segno.

Qui passo gli anni, abbandonato, occulto,

Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza

Tra lo stuol de' malevoli divengo:

Qui di pietà mi spoglio e di virtudi,

E sprezzator degli uomini mi rendo,

Per la greggia ch'ho appresso: e intanto vola

Il caro tempo giovanil; più caro

Che la fama e l'allor, più che la pura

Luce del giorno, e lo spirar: ti perdo

Senza un diletto, inutilmente, in questo

Soggiorno disumano, intra gli affanni,

O dell'arida vita unico fiore.

  • 2 months later...

io sono di Vigevano.. prov Pavia

amo e adoro Salvatore Quasimodo

li mia preferita è ed è subito sera..

 

 

Ognuno sta solo sul cuor della Terra

trafitto da un raggio di sole

ed è subito sera.

 

estremamente brutale ma nella sua brutalità bellissima

  • 4 weeks later...

Canto della mia nudità

 

Guardami: sono nuda. Dall’inquieto
languore della mia capigliatura
alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color avorio.
Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra.
Rosso non ne traspare. Solo un languido
palpito azzurrino sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre. Incerta
è la curva dei fianchi, ma i ginocchi
e le caviglie e tutte le giunture,
ho scarne e salde come un puro sangue.
Oggi, m’inarco nuda, nel nitore
Del bagno bianco e m’inarcherò nuda
domani sopra un letto, se qualcuno
mi prenderà. E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.

 

(Antonia Pozzi)

  • 5 months later...

Testa di fauno

 

Nel fogliame, scrigno verde macchiato d'oro,

Nel fogliame incerto e fiorito

Di splendidi fiori dove il bacio dorme,

Vivo e lacera il delizioso ricamo,

 

Un fauno attonito mostra i suoi due occhi

E morde i fiori rossi coi suoi denti bianchi

Brunito e sanguinante come un vecchio vino

Il suo labbro scoppia in risate sotto i rami.

 

E quando è fuggito - come uno scoiattolo -

La sua risata trema ancora in ogni foglia

E si vede spaventato da un fringuello

Il Bacio d'oro del Bosco, che si raccoglie.

 

Rimbaud

  • 2 months later...

Vi riporto una poesia di Walt Whitman, tratta dalla raccolta "Calamus", titolo "O cronisti in secoli venturi"

 

O cronisti in secoli venturi,

Venite, voglio farvi penetrare sotto queste apparenze impassibili, voglio dirvi ciò che dovrete dire di me,

Pubblicate il mio nome, esponete il mio ritratto come quello del più tenero amante;

Il ritratto dell'amico, dell'amante, che il so amico, il suo amante meglio amava,

Che non era orgoglioso dei suoi canti, ma dell'immenso oceano d'amore che era in lui, e lo spandeva liberamente,

Che spesso passeggiava solitario pensando ai suoi cari amici, ai suoi amanti,

Che pensieroso, lungi da chi amava, sovente trascorreva afflitte notti insonni,

Che conosceva anche troppo bene l'amara stretta dolorosa al pensiero che alcuno che egli amava potesse mostrarsi indifferente,

I cui giorni più felici erano quelli trascorsi lontano tra campi, boschi, colline, lui e un amico a errare tenendosi per mano, loro due lontano dagli altri,

Che sovente, mentre gironzolava per le strade, con il suo braccio incurvava la spalla dell'amico, mentre il braccio dell'amico poggiava sulla sua.

Innamorato di questa poesia...

 

 

 

(Neruda)

 

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio

o freccia di garofani che propagano il fuoco:

t'amo come si amano certe cose oscure,

segretamente, tra l'ombra e l'anima.

 

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca

dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;

grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo

il concentrato aroma che ascese dalla terra.

 

T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,

t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:

così ti amo perché non so amare altrimenti

 

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,

così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,

così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

  • 3 weeks later...
IlSuonatoreJones

LAVANDARE

Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi, che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene.

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
Quando partisti, come son rimasta!
Come l’aratro in mezzo alla maggese.

  • 2 weeks later...

Bloodstar, spero non ti dispiaccia se completo per te...

 

 

Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.

Edited by Katabasis
  • 4 months later...

A volte lei...

 

Triste in modo sobrio
mi morde il suo ricordo,
come parte d'un elenco
che, quasi ogni dì,
fiscale torna.

 

Ma talora esso penetra,
come un lento arpione,
nella carne di vita già scritta
e, d'un gelo rovente,
il tempo sviene.

 

Le sue fattezze esatte
sfocate son ancora,
ma la sua presenza,
il suo gentil sorriso,
sensuale e pur arcano,
son come un alito caldo,
umido e vivo.

 

In un sol giorno la conobbi,
quanto ad intuir bastava
quel tanto e quel poco
per desiderarla come poche.

 

Gentile e colta,
mite e seducente,
focosa e riservata;
tutto questo sommar dovetti
quando nascosto il suo flirt
venni a scoprire.

 

Una brama immensa,
quanto confusa,
di non restar fuori
da quel mistero,
e goder di quel che,
tant'altre volte,
negato mi fu.

 

Presto, come le altre,
anche lei svanì;
lasciandomi solo,
col suo fantasma crudele
che ancor può, a tradimento,
sbucare dai miei sogni
e azzannare.

  • 2 weeks later...

Buonanotte papà

 

Così come sei vissuto
così te ne sei andato,
nemmeno col dolo
della tua riservatezza,
che tutto condizionò.

 

Senza celarsi
il male t'invase,
ma senz'anco palesarla,
la scadenza che sola
diradata l'avrebbe
nostra tenebra reciproca.

 

Di tanti anni freddi,
di sole amarezze punteggiati,
cui tanto m'ero assorto,
a serbar rancore continuavo.

 

Vicina sapevo la fine,
ma non quanto d'istinto,
uso al passato,
avevo calcolato.

 

Così quella sera,
nella qual seppi
la scadenza vera,
un'impalcatura
cadendo si mostrò.

 

Di quel tempo remoto
mi ravvidi:
in cui, tutto malgrado,
qualche bacio e carezza
sapesti talora darmi.

 

Il caldo fluido,
che gote carezzava,
l'assenza total d'amore
in abisso mio interiore,
a smentire giunse.

 

L'indomani certezza
il sospetto si fece,
quando il tuo volto,
debole e pur sereno,
una pena immensa emanava

 

e le mie lacrime,
ad ogni mio sguardo,
a scorrer ripresero,
verso tal corpo inerme

 

del padre col quale
ogni dì condivisi,
che ancor dormiente
a parer continuava.

 

Buonanotte papà...

  • 4 months later...

Innamorato di questa poesia...

 

 

 

(Neruda)

 

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio

o freccia di garofani che propagano il fuoco:

t'amo come si amano certe cose oscure,

segretamente, tra l'ombra e l'anima.

 

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca

dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;

grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo

il concentrato aroma che ascese dalla terra.

 

T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,

t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:

così ti amo perché non so amare altrimenti

 

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,

così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,

così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

 

Hai ragione, è davvero molto bella!   :give_rose:

  • 2 years later...

Su un volume di poesia vernacolare ho trovato questo anonimo:

I nomi del cazzo

Sempre in bocca alla gente, il cazzo

cambia nome in base all’ambiente:

asciugamano in casa e alzabandiera

all’aperto. Cresce in mano la verga

 

e il cacchio, ma anche negli zoo cresce

come anaconda, merlo o pesce

a volte spunta anche una proboscide.

Lo scambiano per banana e pisello

ma non si offende, neanche se lo chiamano

biscotto o salame. Ma certo tra gli arnesi

preferisce il bastone, la chiave, l’idrante, il manico

di qualsiasi scopa e la marmitta. Mazza, pertica o pacco

palo sleppa o righello, basta che funzioni

bene lo stantuffo e sia soddisfacente il sigaro.

Più aggressivi il bazuca, la spranga e il manganello

la banale pistola. Le arti sono invitate alla festa

con il flauto e con il pennello più grande.

Non mancheranno il socio e il calvo

o i dialettali minchia e pirla. Nei peggiori bar

però lo chiameranno sempre sfondaranocchie.

  • 2 years later...
clockietockie98

Il passero solitario - Leopardi

D’in su la vetta della torre antica,
passero solitario, alla campagna
cantando vai finché non more il giorno;
ed erra l’armonia per questa valle.
Primavera d’intorno
brilla nell’aria, e per li campi esulta,
sí ch’a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
gli altri augelli contenti, a gara insieme
per lo libero ciel fan mille giri,
pur festeggiando il lor tempo migliore:
tu pensoso in disparte il tutto miri;
non compagni, non voli,
non ti cal d’allegria, schivi gli spassi;
canti, e cosí trapassi
dell’anno e di tua vita il piú bel fiore.

Oimè, quanto somiglia
al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
della novella etá dolce famiglia,
e te, german di giovinezza, amore,
sospiro acerbo de’ provetti giorni,
non curo, io non so come; anzi da loro
quasi fuggo lontano;
quasi romito, e strano
al mio loco natio,
passo del viver mio la primavera.
Questo giorno, ch’omai cede alla sera,
festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
odi spesso un tonar di ferree canne,
che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
la gioventú del loco
lascia le case, e per le vie si spande;
e mira ed è mirata, e in cor s’allegra.
Io, solitario in questa
rimota parte alla campagna uscendo,
ogni diletto e gioco
indugio in altro tempo; e intanto il guardo
steso nell’aria aprica
mi fère il sol, che tra lontani monti,
dopo il giorno sereno,
cadendo si dilegua, e par che dica
che la beata gioventú vien meno.

Tu, solingo augellin, venuto a sera
del viver che daranno a te le stelle,
certo del tuo costume
non ti dorrai; ché di natura è frutto
ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
la detestata soglia
evitar non impetro,
quando muti questi occhi all’altrui core,
e lor fia vòto il mondo, e il dí futuro
del dí presente piú noioso e tetro,
che parrá di tal voglia?
che di quest’anni miei? che di me stesso?
Ahi! pentirommi, e spesso,
ma sconsolato, volgerommi indietro.

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