kuppolotto Posted September 29, 2008 Share Posted September 29, 2008 - tutto era partito da una divagazione su nietschze--- nel 1888 nicce diede segni di pazzia abbracciando un cavallo a torino. (io dico: abbracciare il cavallo potrebbe anche essere un atto perfettamente sano, dipenden dai punti di vista...un abbraccio resta comunque un atto d'amore!). Dalla cattedra guardando altrove... come scusandosi o fuggendo...o fingendo? (è che non l'ho mandata giù, quindi sono banale) "seguite una vita normale, pensate alla professione, bere mangiare" * allude in qualche modo al sesso* -dal romanticismo in poi tutti i geni sono rovinati nella pazzia- sì, ma voglio dire, non sono forse più pazzi tutti questi morti-consumatori, questi cadaveri col vestito-firmato? non ho abbastanza forza per essere chiaro O_O sintetizzando: è meglio una vita che preveda la cultura, e rischi magari (ma è solo un'ipotesi tra tante) di essere affaticate dal peso varie volte definito gravoso della conoscenza, o è preferibile passare attraverso la vita non ragionando affatto, rifiutando ed osteggiando tutto ciò che tenti di andare oltre l'apparenza delle cose? è più lieta la vita, o la sopravvivenza? e cosa è meglio? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted September 29, 2008 Share Posted September 29, 2008 Ok, starò lontano dalla cultura. Ma prima dimmi: "tu di cosa ti fai?" Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
kuppolotto Posted September 29, 2008 Author Share Posted September 29, 2008 no, cioè, ma è una domanda seria o una meta-domanda? questa tua risposta non fa che avvalorare la tesi che osteggio che depressione... no, in realtà sono felice perchè ho trovato un modo pieno di stile con cui controbattere.... ---aggiornamenti nella prossima puntata--- Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
parole_alate Posted September 30, 2008 Share Posted September 30, 2008 No, guarda, la dicotomia non è MAI tra vita una vita banale e conformista e una di lucida follia. E' un'idea germogliata dopo i fumi del romanticismo (che ricordiamolo, ha fatto il suo tempo) che l'artista debba essere in qualche modo dannato, folle, e che il raggiungimente della conoscenza porti a vivere una vita allucinata, del tutto diversa da quella delle altre persone. La consapevolezza, che si raggiunge (o si tenta di raggiungere) anche senza essere artisti, ha il solo scopo di aiutarti a vivere meglio. Non a giocare al "poeta maledetto". Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
kuppolotto Posted September 30, 2008 Author Share Posted September 30, 2008 ...sai...stavo cercando di dire la stessa cosa.... Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
coeranos Posted September 30, 2008 Share Posted September 30, 2008 Non a giocare al "poeta maledetto". di rimbaud ce n'è uno e tutti gli altri non son nessuno! Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Almadel Posted September 30, 2008 Share Posted September 30, 2008 Qualunque cosa tu intendessi dire, nessuno ne ha afferrato il senso... E' possibile fare un elogio della Cultura esprimendosi in modo incomprensibile? Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
kuppolotto Posted September 30, 2008 Author Share Posted September 30, 2008 è un po' come attaccare la cultura coi suoi mezzi... ma in fondo, si fottano gli elogi! ma scusa! io stavo cercando di risolvere un mio problema, un po' egoisticamente forse, ma non egocentricamente! mi prendono questi momenti in cui non riesco più a dire nulla... non so, li accetterei se capissi la differenza con i momenti in cui un messaggio passa, benchè naturalmente-distorto. "non so più parlare". Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
parole_alate Posted September 30, 2008 Share Posted September 30, 2008 Ti diamo un'altra possibilità, dai... Spiegati. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
kuppolotto Posted September 30, 2008 Author Share Posted September 30, 2008 non mi vergogno della mia esistenza fisica, non mi vergogno del mio linguaggio così insicuro, impreciso ecc ecc, mi vergogno un po', involontariamente, di parlare della mia contingenza fisica però, però: c'è un professore di italiano, che è il mio, con una barba grigia da non-curanza e degli occhi azzurro scuro, che mi fanno sempre domandare se la loro profondità debba finire da qualche parte. Ho sempre considerato questa persona una persona colta, e lo è, una persona degna di stima, addirittura degna di nota. ieri si è messo a parlare di nietszche, senza che ce ne fosse bisogno, poi ha parlato della ben nota scena del cavallo,a torino, che io non ricordo più (dato che oltretutto non c'ero, io, a torino...non mi piace neanche come città). ha iniziato dicendo, poi "ragazzi, state lontani dalla cultura!" io rimasi piazzato, sono rimasto, stupito, ho detto allegramente "pensate piuttosto a drogarvi" poi mi sono accorto che era serio e ho appoggiato la testa sul banco, ho chiuso gli occhi. -il discorso argomentativo a favore del fatto che sia opportuno stare lontano dalla cultura non lo ricordo, parlava appunto della carriera e del cibo, del sesso, e ridacchiava un po' troppo- forse mi farei capire di più parlando, con il mio tono di voce e le espressioni del mio viso. o forse sarebbe peggio ancora. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
That's Hot Posted August 14, 2012 Share Posted August 14, 2012 @@kuppolotto Ti capisco benissimo. Spesso mi sono fatto questa domanda. Credo che il dubbio me lo abbiano insinuato I Simpson, nell'episodio in cui Homer diventa un genio. Capire e sapere troppo può davvero essere triste e certe volte preferirei essere all'oscuro di talune cose, o vedere la vita con maggiore felicità. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Aquarivs Posted August 15, 2012 Share Posted August 15, 2012 di rimbaud ce n'è uno e tutti gli altri non son nessuno! Non puoi non menzionare il grande Charles Baudelaire.. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
coeranos Posted August 15, 2012 Share Posted August 15, 2012 (edited) Vabbè, era una battuta di 4 anni fa... In realtà i "poeti maledetti" erano quelli di cui Verlaine aveva scritto nella sua opera intitolata così, Baudelaire non c'era ma c'era Mallarmé. Poi il termine si è esteso. (Avrò letto e riletto quel libriccino un bel po' di volte negli anni) Edited August 15, 2012 by coeranos Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Aquarivs Posted August 15, 2012 Share Posted August 15, 2012 Non c'era nel suo trattato ma è ufficialmente il padre di tutti loro xD Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
Silverselfer Posted August 28, 2012 Share Posted August 28, 2012 << Io crederei solo in un Dio danzante .... e quando vidi il mio Diavolo, lo trovai serio, esatto, profondo e solenne, Era lo spirito della gravità - per lui precipitano tutte le cose >> Citazione seria, esatta e profondamente solenne dal "Così parlò Zarathustra" - frutto della compianta genialità di Nietzsche e non certo della sua follia. Sarei propenso a credere che il tuo professore si riferisse al Dio danzante, quando vi ha incitato a godere della vita, e pensasse a quel nozionismo sclerotico cui si è ridotta la cultura dei quiz delle esametterie di stato, quando vi ha incitato ad abbandonare il mito dell'erudito che scrive "dottore" avanti al proprio nome e cognome. Sulla follia di Nietzsche sono, come spesso accade, gli altri che attribuiscono un valore "romantico". Altro che filosofo/poeta maledetto. Nietzsche soffriva da sempre di psicosi maniaco depressive di carattere ereditario, probabilmente aggravate dalle violente emicranie causate da un tumore benigno che lo rese ceco all'occhio destro e poi causò una demenza frontotemporale degenerativa. Le malattie non sono mai romantiche. Socrate che si scaglia contro la parola scritta, già ravvedeva il pericolo che questa si fosse sclerotizzata in un esercizio sterile di nozionismo. Le parole avrebbero preso il sopravvento sui pensieri che esprimono, togliendo loro la capacità di evolversi. Qui si trova l'intendo "distruttivo" dell'idea di Nietzsche e che era già stato iniziato dalla filosofia di Schopenhauer. Far brillare il basalto dove erano state scolpite le parole e su cui si edificavano le cattedre dei dottorati, per liberare di nuovo il pensiero .... la gaia scienza dell'uomo. Per essere chiaro - una nozione si recita a pappagallo, un pensiero, invece, va innestato come si fa con il ramo di un albero, cioè su un altro pensiero, quello dello studente. La fecondazione delle idee produce l'evoluzione dell'uomo iperboreo. Questo si può realizzare solo con la discussione del pensiero, cioè l'introduzione del dubbio filosofico. I dubbi sono per loro natura "laceranti". Si vive sereni solo tra le certezze, quand'anche fossero solo fittizie. L'artista, specie se intellettuale, rifiuta gli agi di un'esistenza condotta negli alvei di una società regolata per essere collettiva, quindi rassicurante. Il termine "maledetto" non appartiene all'artista, bensì gli viene propinato da quanti lo guardano dall'esterno nell'intento di sterilizzarne l'esempio "individualista" proprio allo spirito libero. << Una cintura di spine è per me il loro elogio - mi graffia persino quando me la tolgo >> Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
privateuniverse Posted August 28, 2012 Share Posted August 28, 2012 sintetizzando: è meglio una vita che preveda la cultura, e rischi magari (ma è solo un'ipotesi tra tante) di essere affaticate dal peso varie volte definito gravoso della conoscenza, o è preferibile passare attraverso la vita non ragionando affatto, rifiutando ed osteggiando tutto ciò che tenti di andare oltre l'apparenza delle cose? è più lieta la vita, o la sopravvivenza? e cosa è meglio? Se ami la conoscenza, preferirai comunque la verità ad essere un ignorante felice. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
angoloinstanza Posted August 30, 2012 Share Posted August 30, 2012 (edited) Ma ora se mi rileggo penso che solo l’inidentità regge il mondo, lo crea e lo distrugge per poi rifarlo sempre più spettrale e inconoscibile. Resta lo spiraglio del quasi fotografico pittore ad ammonirci che se qualcosa fu non c’è distanza tra il millennio e l’istante, tra chi apparve e non apparve, tra chi visse e chi non giunse al fuoco del suo cannocchiale. È poco e forse è tutto. se ti metti a leggere cose capita che poi stai male, si. Edited August 30, 2012 by angoloinstanza Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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