Shamrock Posted October 30, 2008 Share Posted October 30, 2008 Nati da una costola degli Squirrel Bait, gli Slint sono i progenitori della scuola di Louisville, che si rivelerà nei Novanta una delle più prolifiche del post-rock. La band si forma per opera del chitarrista Brian McMahan e del batterista Britt Walford, con Ethan Buckler al basso e David Pajo alla seconda chitarra. E già nelle prime session del 1987, registrate con Steve Albini, si intuisce che il suo sound è decisamente particolare. E' una mistura complessa di punk, acid-rock, progressive e free-jazz, che travalica i confini tradizionali della forma canzone. L'esordio avviene nel 1987 il mini Tweez, collage di brani complessi ed eccentrici, ognuno dei quali è dedicato a un genitore del quartetto (più il cane di uno dei quattro). Quasi interamente strumentale, con qualche canzone soltanto "parlata", come nell'iniziale "Ron", è un album sorprendente e anarchico, con chitarre di derivazione hardcore e strutture ritmiche fratturate, ma anche accenni funk rallentati ("Carol"), assoli raga ("Kent"), divagazioni psichedeliche delicate ("Darlene"), bizzarri minuetti bucolici ("Nan Ding"). Mentre a Seattle spopola il grunge di Nirvana e Soundgarden, che rinverdisce i canoni del rock duro e puro, a Louisville ci si muove nella direzione opposta, partendo dall'idea che proprio quel rock andasse superato. Rivisitando l'hardcore, gli Slint gettano così le basi di quello che sarebbe diventato il post-rock dei vari Tortoise, Dirty Three, Trans am, June of '44, Gastr del sol, Labradford. Ma è con Spiderland, nel 1991, che la band statunitense si consacra come una delle realtà rock più importanti (e più influenti) di fine secolo. Mettendo a fuoco le intuizioni dei lavori precedenti, gli Slint svolgono una ricerca ancor più raffinata su ritmi e timbriche, e finiscono per pervenire a sonorità quasi trascendenti. Un sound originale, che rifugge gli stereotipi del rock e che sarà invece imitato da moltissime band delle decennio. A partire dai Codeine e da tutte le band dello "slo-core". I pezzi di "Spiderland", infatti, sono lenti e catatonici, fino ad assumere le forme di stralunate ballate lisergiche. Dall'ouverture di "Breadcrumb trail", con le cadenze di un post-blues, alla conclusiva "Good morning, captain", con ritmiche più definite ed echi arabeggianti, l'album è una sequenza di piccole gemme, come la nevrotica "Don Aman", successione di accordi e disaccordi, l'ipnotica "Washer", con una cantilena sussurrata e suoni dilatati, o l'anemica "For dinner". Ma in ogni brano, per quanto abulico, c'è un scossa rock. Quella di "Nosferatu man", forse, la più virulenta. Ma con gli Slint e i post-Slint, il rock è morto? "Band come Stereolab e Tortoise hanno avuto il grande merito di aprire nuove frontiere musicali al rock - osserva il chitarrista David Pajo che, chiusa l'esperienza con gli Slint, ha collaborato con entrambe le band -. Mi piace molto l'elettronica, dai Suicide in poi e credo molto nelle possibilità della tecnologia nella musica. Ma guai a pensare che il rock sia morto. Il rock è ancora forte. Si sta solo evolvendo". Avanguardisti come solo i Sonic Youth erano riusciti a essere negli anni Ottanta, sempre in anticipo sui tempi, gli Slint hanno coniato una musica cerebrale, impalpabile, straniante e distaccata. Una musica che ha fatto diventare adulta la generazione dell'hardcore. "Con gli Slint è come se la generazione cresciuta con gli Husker Du fosse improvvisamente arrivata al proprio Grande Freddo - scrivono Stefano Bianchi ed Eddy Cilìa nel volume "Post-Rock e oltre" -. Raccogliendo l'eredità di quel corpo fibrillante, destrutturandolo fino a renderlo irriconoscibile, procreando sopra i suoi resti qualcosa di nuovo e inaudito, tentarono persino di rifondare il rock stesso. Riuscendoci quasi". Fonte: Ondarock Good Morning Captain Don, aman Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
SanRoger Posted July 1, 2010 Share Posted July 1, 2010 Fondamentali. Quote Link to comment Share on other sites More sharing options...
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