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"Troppi tagli alle scuole cattoliche" e il governo ci ripensa..


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Scuola cattolica, la Chiesa attacca.

Il governo annulla subito i tagli

 

L'ufficio dei vescovi, parlando di "crisi profonda", aveva annunciato una mobilitazione.

Poi interviene anche il Papa: "Inalienabile dell'educazione religiosa dei figli"

 

Il sottosegretario Vegas: "I fondi verranno ripristinati con un emendamento"

Ma a decidere come destinare i soldi dovrà essere il ministero dell'Istruzione

 

 

Il ministro Giulio Tremonti

CITTA' DEL VATICANO - Non sono servite manifestazioni, sit-in, o lezioni all'aperto. E' bastata la minaccia della mobilitazione delle scuole cattoliche per far cambiare idea al governo nel giro di qualche ora. I fondi per le scuole paritarie "vengono ripristinati", ha assicurato il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato sulla finanziaria. "C'è un emendamento del relatore che ripristina - dice Vegas - il livello originario, vale a dire 120 milioni di euro. Possono stare tranquilli, dormire su quattro cuscini". Nonostante le rassicurazioni, anche il Papa ha fatto sentire la propria voce: "Gli aiuti per l'educazione religiosa dei figli - ha detto Benedetto XVI - sono un diritto inalienabile".

 

La palla, comunque, viene rimbalzata al ministero dell'Istruzione: sui 120 milioni di fondi in arrivo per la scuola sarà il dicastero guidato da MariaStella Gelmini, di concerto con quelli degli Affari regionali e dell'Economia, a valutare successivamente, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge finanziaria, la quota da destinare agli istituti scolastici privati. Lo stabiliscono due diversi emendamenti dei relatori al disegno di legge finanziaria e al bilancio approvati oggi dalla commissione Bilancio del Senato. L'emendamento del senatore Saia (Pdl) al ddl Bilancio stanzia 120 milioni per il 2009 all'istruzione scolastica. La proposta del senatore Pichetto Fratin (Pdl) invece stabilisce che "fermo restando il rispetto delle prerogative regionali in materia di istruzione scolastica, con decreto del ministro dell'Istruzione di concerto con il ministro degli Affari regionali e il ministro dell'Economia, sentita la conferenza stato-regioni, sono stabiliti entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, i criteri per la distribuzione alle regioni delle risorse finanziarie occorrenti alla realizzazione delle misure relative al programma di interventi in materia di istruzione".

 

Dal Pd, Maria Pia Garavaglia chiede chiarimenti al governo: "l'annuncio del ripristino dei fondi per le paritarie rappresenta soltanto un segnale, ma, come il governo sa benissimo, la cifra intera e' ancora lontana dall'essere ripristinata e mancano all'appello ancora molti dei milioni che il precedente governo aveva assegnato alle scuole paritarie''. ''Il punto centrale della questione - e' la conclusione della Garavaglia - dovrebbe essere quello di garantire pari diritti agli studenti e alle famiglie. Invece il governo conferma di guardare all'istruzione nient'altro che come a un costo da contenere''.

 

Secondo il senatore del Pd Antonio Rusconi, mancano all'appello ancora 14 milioni di euro per le paritarie. "Tutto questo finirà inevitabilmente per penalizzare non solo le scuole cattoliche ma anche i cittadini e le famiglie delle scuole dell'infanzia che si vedono in difficoltà e sono costretti a ricorrere al portafogli per l'inevitabile aumento delle rette. Come sempre, tante rassicurazioni, tante promesse e scarsi risultati".

 

Positivo il fatto che il governo abbia accolto le richieste della Cei, commenta il capogruppo alla Camera dell'Italia dei Valori Massimo Donadi, "ma ora dovrebbe fare lo stesso per quelle altrettanto legittime che provengono dal mondo della scuola pubblica e della ricerca".

 

Più duro Paolo Ferrero, segretario di Prc: "Mentre il governo ha ignorato, quando non ha represso, le manifestazioni di centinaia di migliaia di giovani studenti, ricercatori e docenti della scuola pubblica, rifiutandosi di cambiare i suoi provvedimenti che massacravano scuola e università e che tagliavano soldi e risorse, è bastata una semplice minaccia di mobilitazione da parte delle scuole cattoliche private per far cambiare idea al governo e nel giro di pochissime ore. Insomma, il Vaticano fischia e Tremonti e il governo ubbidiscono. Siamo alla farsa, se non fossimo alla tragedia, sulla scuola", ha detto.

 

Contro il taglio originario di circa 130 milioni di euro aveva tuonato stamane monsignor Bruno Stenco, direttore dell'Ufficio nazionale della Cei per l'educazione, annunciando che "le federazioni delle scuole cattoliche si mobiliteranno in tutto il Paese", contro i tagli previsti dal governo Berlusconi.

 

"Non si tratta di restituzione - aveva lamentato Stenco - a questo punto si è aperta una crisi molto più profonda e le federazioni delle scuole cattoliche presto si mobiliteranno in tutto il Paese". "Qui - aveva detto ancora - si vuole la scuola statale e la scuola commerciale, lo stato e il mercato ma non il privato sociale che rappresentiamo noi e che fa la scuola non per interesse privato, ma per interessi pubblici".

 

"Nel 2000 - aveva spiegato ancora Stenco - la legge sulla parità scolastica ha previsto un contributo di 530 milioni di euro per tutto il sistema delle scuole paritarie, mentre la spesa per la scuola statale è di 50 miliardi. Il contributo, dello'1% per cento, è quindi già irrisorio". "Nel 2004 - ha proseguito - per tre anni consecutivi Tremonti ha tagliato 154 milioni sui 530 di contributo totale, cioè il 33 per cento. La scuola cattolica ha taciuto - ha aggiunto - e li abbiamo recuperati anno per anno con emendamenti, con fatica e con ritardi. Ora, però, il ministro ripete la stessa manovra". "La Chiesa adesso - aveva concluso - deve tirare le sue conseguenze perché senza contributi le scuole dell'infanzia non vanno avanti e di certo rischiano di chiudere".

 

Dopo le parole di Vegas, il portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, don Domenico Pompili, ha sfumato i toni della polemica. "I vescovi italiani - ha ricordato - sono preoccupati come emerso anche di recente da diverse voci del mondo cattolico, per il destino delle scuole pubbliche non statali, tuttavia pur consapevoli del momento economico e sociale che il Paese sta attraversando, confidiamo negli impegni che il governo ha assunto pubblicamente".

 

Ma poco dopo arriva la voce del Papa. "Il ventunesimo secolo sta mostrando con sempre maggiore chiarezza la necessità di forgiare la vita personale, familiare e sociale in accordo a quei valori irrinunciabili che esaltano la persona e tutta la comunità", e fra questi rientra "l'adozione di misure a favore dei genitori che li aiutino nel loro diritto inalienabile di educare i figli secondo le proprie convinzioni etiche e religiose, come pure la promozione della gioventù", ha detto Benedetto XVI questa mattina, ricevendo le lettere credenziali del nuovo ambasciatore di Argentina presso la Santa Sede, Juan Pablo Cafiero.

 

(5 Dicembre 2008)

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e ci vuole un bel commento...ribadisco che tutto ciò che riguarda la chiesa il più delle volte mi fa innervosire...

sono state fatte manifestazioni, riunioni, assemblee, programmi in tv dedicati all'argomento, proteste etc... e non è cambiato nulla, si taglia e deve andare bene a tutti, non si torna indietro! visto che si tagliano fondi all'istruzione si tagliano a tutte le scuole no? no! i vescovi protestano perche vengono tolti i fondi alle loro scuole e nel giro di poche ore POCHE ORE ritorna tutto com'era e quasi tutti gli esponenti politici si congratulano con chi ripristina i fondi??? ma siamo rincoglioniti? vogliamo dare mezzi migliori alle scuole cattoliche e mandare a rotoli quelle pubbiche?

ulteriore conferma che la chiesa ha un potere non indifferente (e si pronuncia sempre su argomenti che riguardano il potere sulle persone e sui soldi)!

torniamo a quando a saper leggere e scrivere erano gli uomini di chiesa!

che tristezza 'sto paese!

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i vescovi protestano perche vengono tolti i fondi alle loro scuole e nel giro di poche ore POCHE ORE ritorna tutto com'era

 

La cosa buffa, sottolineata giustamente dal TG3 (e da chi, altrimenti?), è che oltretutto a parlare e a lanciare una "frecciata" al governo, non sono stati gli alti quadri della CEI (avesse parlato Monsignor Bagnasco, per esempio, pur permanendo l'indignazione per i due pesi e le due misure applicate dall'esecutivo quando si tratta di ascoltare le parti in causa, sarebbe stato forse più facile "farsene una ragione"), bensì un capo-dipartimento di "secondo piano"..

Eppure è bastato lui per far fare al governo un dietrofront talmente precipitoso che neanche la ritirata del Don..

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Massì, in fondo sono solo tre mesi che protestiamo, occupiamo dì qua, autogestiamo di là, manifestazioni, scioperi, cortei, striscioni, assemble.. Cambiamenti? Zero.

 

Poi ieri il papa, si gira e dice "Ennò!", e il nano subito che si cala le braghe.

 

Cazzo di repubblica delle banane.

 

Cheers!

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